La maledizione di Lykos

Charles Freeman

Da quasi un anno quella situazione andava avanti senza sosta, una situazione colma di proteste violente e morti che si potevano evitare.
Quello era un giorno apparentemente tranquillo, se non per il fatto che si stava svolgendo una riunione tra il wizengamot ed i capi lycan più di spicco proprio a pochi passi da lui e dagli altri suoi colleghi.
Stava compilando alcune scartoffie quando gli giunse la notizia che fossero tutti sollevati dal loro lavoro per quel giorno e che avrebbero dovuto recarsi al più presto alla hall del secondo piano. Lasciò cadere distrattamente la penna sopra i fogli, abbandonando tutto così ed alzandosi dalla propria sedia, recandosi ad un armadio poco più in là e prendendo uno zaino dall'aspetto decisamente modesto, anche se in realtà così non era. Lo aveva magicamente espanso ed era in grado di infilarci cose fin troppo grosse. La prima cosa che ci mise, fu proprio la spada acquistata a Denrise parecchio tempo prima, non poteva certo girare con uno spadone che si trattasse di mondo magico o di mondo babbano. Inserì quindi quattro boccette contenenti svariate pozioni: due erano curative -tra cui una piuttosto potente- ed altre due erano esplosive. Qualcuno si sarebbe potuto chiedere come mai Charles andasse in giro ovunque con quella roba, ma data la situazione attuale, preferiva girare sempre preparato... era un attimo che fossero richiamati per qualche missione o, peggio, qualcuno decidesse di attaccarli a sorpresa.
Una volta preparato tutto, si issò lo zaino in spalla e si diresse nella hall dove avrebbe trovato una donna dall'aria severa e diversi suoi colleghi con i quali aveva già avuto il piacere di collaborare, tra questi il suo ex caposquadra. Solo pensandoci un secondo, si rese conto che quella donna l'aveva già vista durante il dibattito con Danielle sull'Antilupo. Doveva essere una cosa seria come serio era il suo volto. Si sedette ad una sedia libera, scrutando i suoi colleghi e salutandoli con un generico cenno del capo. Non trovava tempo per i convenevoli. Si fece sempre più attento man mano che la Paget parlava, facendosi scuro in volto. Suo malgrado, ricordava perfettamente l'incontro con il Pastore e ciò che aveva vissuto in prima persona, rischiando una trasformazione che non sarebbe stata per nulla utile ai propri compagni. Si ricordava di aver sentito una campana inquietante, da lì il proprio battito era accelerato in concomitanza ad un forte dolore al petto e tutto era diventato più difficile. Fu questo che lo spinse a fare una domanda, dopo aver ascoltato i dubbi dei propri compagni. Quando eravamo nell'ufficio del Pastore, improvvisamente ha iniziato a rintoccare una strana campana. Non so se possa avere qualche correlazione con tutta questa situazione, non pareva la normale campana di una chiesa. Secondo me non bisogna sottovalutare questo dettaglio e tenersi pronti; potrebbe usarla per richiamare dei licantropi. Incluso me. Fu costretto ad ammettere alla fine, sospirando. Non impazziva all'idea di ritrovarsi faccia a faccia con quello strano individuo, ma questa volta non si sarebbe fatto cogliere impreparato. Non so, forse dovremmo stare attenti concluse, stringendosi nelle spalle ed alzandosi dalla propria sedia quando la mini riunione finì.
Quando eravamo alla chiesa aggiunse, come illuminato, ho bevuto una pozione... non so esattamente cosa ci fosse dentro, ma sembrava in grado di accentuare l'istinto animale. Certo, anche Eilidh aveva fatto notare questa cosa con molti più dettagli, ma si trovavano al cospetto di personaggi diversi, perciò pareva giusto a questa narratrice, avvisare entrambi. Sono certo, però, che al San Mungo sapranno darvi maggiori informazioni. Concluso il suo discorso, posò il proprio indice sulla bussola messa a disposizione da Miranda ed in un attimo tutto e tutti svanirono, lasciandolo nel buio più totale. Non durò molto, poiché ben presto i suoi piedi toccarono terra e si trovò in un posto completamente diverso da quello di partenza: si trovava in un vicoletto assieme ad i suoi colleghi e... Eil? Domandò con un filo di voce, non appena la donna gli si avvicinò. La guardò non molto felice di vederla lì, prendendola quindi per il polso -senza farle male- ed attirandola a sé di qualche passo. Che cosa ci fai qui? Il suo tono suonò più duro di quanto avrebbe voluto, tuttavia la donna ormai lo conosceva fin troppo bene ed avrebbe facilmente notato una vena di preoccupazione nella sua voce, invisibile a chiunque altro. Guardò prima le loro mani che si sfioravano, poi tornò sui suoi occhi. Si morse il labbro. Non sai stare senza metterti in pericolo, eh sospirò alla fine, stringendole le dita in una muta promessa di fare attenzione se non per lui, almeno per Logan, Brianna e Bau -il loro husky siberiano, nome scelto dal piccolo Logan-.
Magari un giorno potrebbe non essere più una recita ammiccò, chiaramente in tono scherzoso, sorridendo alla sua donna. Ascoltò lo scambio di battute tra Eilidh ed Aaron con parecchio scetticismo, quasi con l'idea di legare la viola da qualche parte fino a fine missione, ma si trattenne, anche se non poté non rispondere. Non ti devi divertire, devi stare al sicuro e pensare ai bambini. Aaron ha ragione; lascia che siamo noi a combattere. Non voleva sembrare "l'uomo alpha" che da ordini alla donna, ma era parecchio preoccupato di ciò che le sarebbe potuto succedere, soprattutto se lontana da lui. La osservò trasfigurare le proprie vesti e non poté non ridacchiare, osservandola da capo a piedi. Certo che sei bellissima con qualsiasi cosa addosso... anche se ti preferisco senza. Questo lo sussurrò in modo che potesse sentirlo solamente lei, quindi la osservò renderlo invisibile -o tentare ciò. Mi fido le assicurò ed in quelle due parole, c'era tutto il sentimento prorompente ed improvviso che provava per lei e sperò lo percepisse. Un ennesimo sospiro gli sfuggì e se tutto fosse andato secondo i piani, sarebbe parso provenire dal nulla, cosa in cui lui sperava. Diede un'occhiata all'edificio che non sembrava celare proprio niente di buono. L'ultima azione che spese prima di allontanarsi, fu attirare l'attenzione della sua medimaga mettendole una mano sulla spalla e chinandosi verso di lei, posando le sue labbra forse invisibili, su quelle di lei per un bacio fugace. Ci vediamo dentro, okay? Le mormorò, allontanandosi solo momentaneamente, scomparendo dai radar. Non che non volesse collaborare con gli altri, ma quella questione lo toccava molto da vicino ed era davvero delicata per lui, dal momento che fin da quand'era stato trasformato, aveva subito discriminazioni di tutti i generi sia al Ministero che fuori, sebbene nell'ambiente esterno fosse noto in minor misura chi fosse lui in realtà. Iniziò quindi a muoversi più silenziosamente possibile -era invisibile, certo, ma ciò non bloccava i rumori- avviandosi verso una finestra abbastanza in basso da potergli permettere l'accesso, dunque posò i palmi sul davanzale e si issò su di esso, sedendovici sopra. Puntò la bacchetta verso il vetro, in caso fosse stata chiusa. Finestra avrebbe sussurrato, mirando quindi a rompere il vetro senza far rumore; fatto ciò, spingendo le gambe al di là verso l'interno, avrebbe atteso qualche secondo di abituare gli occhi in caso di oscurità, dopodiché si sarebbe calato sempre facendo attenzione.

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