La maledizione di Lykos

It's never too late to become who you want to be

Poteva essere un giorno come tanti tra le corsie del San Mungo e non per questo significare normale o giusto. Ormai erano mesi che il mondo magico era segnato dalle rivolte dei lycan, un argomento che le era a cuore più del solito, dato che il suo compagno era uno di loro. Adorava Freeman, amava la sua natura e si fidava di lui così tanto da affidargli non solo la sua vita, ma anche quella dei suoi figli. E per quel motivo, tra tanti, che aveva seguito da vicino l’intera questione non sottraendosi dal partecipare attivamente con tanto di pancione. Da quel momento era passato svariato tempo, tanto da farle riacquistare il peso forma -okay, no, le mancavano ancora quattro chili per quello- e perdere il sonno. Quel giorno però, così importante per la comunità licantropie, era in prima fila ad ascoltare le direttive di un funzionare post incontro al wizengamot, in particolare sulla possibilità di realizzare una pozione ad hoc. E quella, unita alle parole della sua migliore amica, indussero la strega a porre un accento. «Ricordo che nell’antilupo avuto dallo strano mercante vi erano bacche di vischio, sangue di salamandra e fegato di drago. E, inoltre, una volta assunta sembrava avere un effetto, come dire, potenziante, oltre a donare una forte lucidità, come se coesistessero la natura umana e quella animale». Si sarebbe poi silenziata, avvicinandosi alla Welsh e a Barnes, in un revival di un’amicizia dalle radici profonde e lontane. E alle parole della rossa sussurrate non poté che dire: «un corno, ho già perso troppo, così tanto che basterebbe almeno per una dozzina di reincarnazioni, non fate scherzi». Un’occhiata penetrante ad entrambi, prolungata per il tuttofare ultramiliardario che con la sua uscita causò una grattatina al suo davanzale -lato sinistro con arto destro- in chiara funzione scaramantica. Intrecciò le iridi con la scozzese annuendo al suo pronta prima di toccare la bussola ed avvertire il familiare strappo all’ombelico che accompagnava una passaporta. E se Annie cercò di chiamare a raccolta i medimaghi, una volta giunti a destinazione, ricordando il loro giuramento, la Rheon si occupò di cercare tra la folla Charles e la sua testolina rossa. Si sarebbe avvicinata all’uomo con il solo intento di sfiorare le loro mani, quasi per caso, e non saltargli addosso. «Ciao», un sussurro prima di sentire quanto il suo ex avesse da dire sulla questione, mentre lo sguardo scivolava lungo il corpo della chiesa e del campanile alla ricerca di un minimo indizio. «Immagino che per questa volta saremo costretti a saltare la recita dei due fidanzati i con il sogno delle nozze», una finta voce affranta ed uno sguardo carico di lussuria. «So quanto ci tenessi», una risata soffocata soprattutto dalle parole noiose di Aaron. «Ma perché perdersi tutto il divertimento?» gli chiese, dimenticandosi per qualche istante di avere due bambini a cui render conto, oltretutto già orfani di padre e con uno surrogato proprio accanto a lei. Eppure non poteva farne a meno, quelle situazioni erano una droga e lei era adrenalina-dipendente. «Ehi, Xander, che ne dici se vado io? Il sacerdote mi ha vista in altre vesti e poi… ho già avuto modo di entrare nella sua mente». Avrebbe spiegato mentre con il catalizzatore tracciava una spirale verso il suo banalissimo vestito color corda. «Vestis», l’intento era di trasformarlo in una veste da suora carmelitana. Se le fosse riuscito avrebbe poi cercato di attirare la sua attenzione. «Qualche animagus tra loro?» poi uno sguardo tra i presenti, che non avevano iniziato con le domande ai passanti, soffermandosi sul suo uomo. «Fidati di me» sussurrò, tracciando una di maiuscola nella sua direzione. «Desilludo». E poi sperava che la rossa e il medimago non si arrabbiassero troppo con lei per la sua scelta. «Tenetevi pronti». Il suo marsupio nascosto dalla tonaca le abbracciava i fianchi, rendendola un attimo più tranquilla, forte di un idromaeve, una cannuccia che rendeva potabile ogni liquido ma, soprattutto, il suo unguento cura ustioni.

I hope you live a life that you're proud of, and if you find that you're not, I hope you have the strenght to start over