La maledizione di Lykos

Anthony amava il suo lavoro, lo diceva sempre. Amava salvare gente indifesa dalle grinfie di persone malvagie e senza pietà. E doveva ringraziare il fatto che lavorava in Gran Bretagna e non in Italia dove le temperature, a detta di sua madre, arrivavano a toccare i 45 gradi di temperatura! E, per una volta, doveva ringraziare di dover sopportare solamente la pioggia, invece della caduta di cenere vulcanica nei paesi siciliani vicini al vulcano. Amava la Sicilia, senza alcun dubbio, ma da mesi, l'Etna non dava tregua ai suoi conterranei, tenendoli svegli la notte con boati e tremori e facendogli trovare i cortili, i tetti, i balconi, le auto e ogni singola cosa ricoperti di terra vulcanica.
Aveva sentito sua madre quella mattina, che non vedeva l'ora che venisse da lei, e ovviamente gli raccontava tutto quello che succedeva a casa sua. Al contrario, Anthony non raccontava mai nulla di ciò che gli accadeva durante il lavoro, per il semplice fatto che non voleva farla preoccupare. Lei però si preoccupava comunque, perché sapeva il lavoro che faceva il Tassorosso.
Era nel suo ufficio a scrivere il solito rapporto, quando venne chiamato da un suo collega, avvisandolo di recarsi nella hall del piano. Anthony non se lo fece ripetere più volte, anche se era piuttosto sorpreso da questa riunione urgente, ringraziò il collega, salvò e chiuse il documento del rapporto che stava scrivendo e spense il computer. Subito dopo si alzò, prese il magifonino e si avviò di corsa verso la Hall. Lì c'era già gente, vide anche Alexander ed altri colleghi e, sotto invito della donna che aveva di fronte, si mise a sedere, in attesa di ascoltare ciò che aveva da dire.
“Oh c'era la riunione coi licantropi oggi...” Anthony non aveva avuto ancora modo di partecipare alle missioni che riguardavano i Mannari ma qualche settimana prima aveva avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Samuel Starosta, che non aveva visto, appena era arrivato ma era sicuro che avrebbe partecipato a quella missione che Miranda Paget era pronta a rivelare agli auror.
Quando nominò il pastore gli venne ancora in mente quel discorso in foresta, era una fortuna averne parlato con il collega, perché non sapeva molte cose a riguardo ed avevano provato a buttare giù qualche idea. Bastava solo metterla in atto, adesso.
La donna riprese a parlare, Anthony osservò attentamente la corteccia che prendeva la forma di un viso, che Anthony avrebbe potuto vedere in qualche foto(?), mentre lei spiegava tutto ciò che dovevano fare.
Il tassorosso annuì, avendo capito tutto perfettamente. Non fece domande, però. Concordava con ciò che disse Alexander, rimanendo dietro a lui, aspettando che lei gli rispondesse, per poi toccare la bussola dopo Olwen.
Quando arrivarono al vicolo, Anthony osservò attentamente la chiesa ed ascoltò le idee che aveva riferito il caposquadra(?).
“Io non credo di aver mai visto il pastore di persona...però, non so fino a che punto possa funzionare l'idea che ha proposto alla fine...non so come funziona...ma potrebbero accorgersi del fatto che non siamo davvero dei lupi mannari. Invece penso che l'idea di entrare dalle finestre sia la migliore...Forse ci sarà una porta sul retro dell'edificio...ma dubito che non l'abbiano messa sotto sorveglianza...potremmo quindi provare dalle finestre, come ha detto lei... in assoluto silenzio, in modo che non si accorgano di noi.” Anthony aveva detto la sua. Ora stava agli altri proporre altre idee o confermare una di quelle che aveva proposto Alexander.
Intanto attese sempre il caposquadra, e lo osservò mentre chiedeva informazioni ad una passante. Anthony decise di non parlare, anche perché aveva in mente la sua stessa domanda (in modo diverso, però).

Anthony Lovegood

.Non si può essere infelici quando si ha questo: l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria, il vento.

Auror, 24 anni