... N.. Non mi dovevi un fumetto?

Lucas&Aibileen

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    Aibileen Beatrix
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    Aveva appena finito la quarta porzione di mousse al cioccolato che si era servita in una comoda e pratica (?) ciotola, ridendo e scherzando con Siria, con la quale condivideva la classe e la Sala Comune sin dai tempi di Hogwarts e che, ormai, poteva dirsi più che abituata al rapporto che aveva l'Ametrin australiana dai capelli castani con il cibo (che non mancava di mantenere anche a casa dei suoi, in Australia).
    In effetti, oltre la mousse al cioccolato, si era anche servita (udite, udite) tre porzioni di anatra, con tanto di patate arrosto belle croccanti e con il rosmarino spolverato sopra.

    “... Che meraviglia!”

    << Mamma mia, quanto è buona! >>

    Esclamò infatti poco dopo, con fare entusiasta e concitato, rivolta alla bionda dalla pelle color latte. La giovane Ametrin dai colori dalle tonalità più scure di quelle della suddetta, indicò, infine, il più discretamente possibile, con un cenno del capo, un ragazzo del terzo anno dai capelli mori e gl'occhi azzurri seduto alla loro stessa tavolata.

    << … V.. Vado a chiedergli un attimo una cosa, Siria! >>

    Disse alla bionda appartenente alla casata dei giallo-viola, balbettando leggermente non di certo per la presenza di lei, ma più per quello che stava effettivamente per fare (nulla dell'altro mondo, chiariamoci)!
    Alzandosi dal posto che aveva occupato per quel pranzo, si lisciò istintivamente la gonna della divisa (della quale non aveva mancato di togliersi la cravatta, almeno per quel momento della giornata!), ed attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita, prima di pregare che il trucco fosse in condizioni ancora abbastanza decenti e di non avere l'aspetto di un panda drogato e, con lo sguardo, individuare nuovamente il punto dove si era seduto il suddetto moro del terzo anno con gl'occhi azzurri.
    Concedendosi un attimo per prendere un bel respiro profondo, nonché ripetersi qualche frase a caso d'incoraggiamento, si avvicinò, poi, finalmente a lui, trovando il coraggio, non seppe neanche bene lei come, di toccargli una spalla con una mano.

    “Non fare figuracce, non fare figuracce, non fare figuracce...”

    << E.. Ehi, Lucas! >>

    “Ehi?! E perché non “Ehi fratello, come butta!”, già che ci sei?”

    Si vergognava terribilmente a chiedere le cose in prestito. O a sentire di star, potenzialmente, disturbando qualcuno. Ma l'idea di scoprire quale fosse la vera storia di Groot l'aveva decisamente intrigata!

    << Ehm... >>

    “Ti prego: niente, figuracce!”

    << C.. Come stai? >>

    “Non mi stanno guardando tutti, vero? Vero?”

    << T.. Ti ricordi del fumetto... C.. Che mi avevi proposto di prestarmi? >>

    Non riuscì a guardare oltre il ragazzo dritto negl'occhi, ed abbassò i propri verso le sue scarpe, sentendosi un'autentica cretina.

    << E.. Ecco... >>

    Prese un bel respiro per ritrovare il coraggio di alzare il proprio sguardo verso quello del moro concasata, e quando, effettivamente, vi riuscì, riprese finalmente a parlare:

    << L.. La proposta è ancora valida? >>

    … Ci voleva tanto, Aibileen?

    “Adesso mi dice che sono una sconsiderata, una maleducata, una... Una Farfalla Cambiavolto, e che... E che... Che quelle erano solo delle parole dette così, sul momento, che io ci ho dato troppo peso, e...”

    Oh Santo Cielo!

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    Edited by Aibileen Beatrix - 3/7/2021, 17:55
     
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    I pasti non erano proprio il momento migliore della giornata, per Lucas, in quanto andava a finire sempre che non poteva rilassarsi nemmeno un secondo che subito si ricordava di fare qualcosa che non aveva portato a termine. E per uno che amava mangiare, manco fosse un dono degli déi, era una tragedia.
    Tuttavia, quella volta le cose erano un tantino diverse: aveva fatto davvero tutto quello che doveva, dai compiti alle lezioni, fin anche la relazione del tirocinio e gli articoli per il giornale scolastico, quindi poteva davvero godersi i pasti che gli elfi di Hiddenstone stavano preparando da ore per loro.
    Con sé, nella borsa che era tra le sue gambe così che nessuno potesse schiacciarla, c'era il suo fidato amico uovo, avvolto da coperte e coperte, come se il freddo, per lui fosse sempre in agguato. Doveva rimanere al caldo e Lucas si stava davvero impegnando per farlo, sentendo che era prossimo alla schiusa. Aveva anche chiuso la patta della tracolla, così che non avesse sbalzi di temperatura.
    Si stava davvero rilassando, anche dopo l'ultimo boccone di mousse al cioccolato, che aveva addolcito tutto, quando si stiracchiò leggermente sulla sedia, alzando le braccia verso il cielo e stendendo le gambe sotto il tavolo. Forse era anche grazie all'effetto dell'erba che aveva fumato qualche minuto prima del pasto che si sentiva così rilassato e terribilmente e piacevolmente deliziato dal pasto.
    Tornò in una posizione un po' più consona e riprese il magifonino in mano, per mandare un messaggio a Blake, chiedendogli se gli andava di rilassarsi ancora meglio con una delle loro speciali sigarette, quando alle sue spalle, qualcuno cercò di attentare alla sua vita.
    Lucas non era uno che si spaventava, a dirla tutta, infatti nemmeno quando sentì il delicato tocco di Aibileen sulla spalla accadde. Con la coda dell'occhio, appena appena scocciato, Lucas voltò di poco lo sguardo.
    Ora vi chiederete: che male aveva fatto la ragazzina? Beh, niente. Lucas credeva fosse qualche altro idiota dei Black Opal che voleva attaccare briga con lui; infatti quando il moretto con il cappellino sempre indosso, aveva riconosciuto il color cioccolato della pelle della ragazza, subito si voltò verso di lei, mutando la sua espressione in un sorriso dolce, ma allo stesso tempo enigmatico, che vedeva l'angolo sinistro delle labbra sollevarsi appena «Leen.» - mormorò un po' roco a causa del fumo, mentre anche il busto si voltava in sua direzione, con il braccio destro poggiato sul tavolo e il sinistro sullo schienale della sedia, gambe che si andarono ad allargare, in una posizione comoda e accogliente. Aggrottò la fronte a quell'ehi balbettato, ma non disse niente, continuando a mantenere quel solco sulle labbra.
    «Sazio, decisamente sazio.» - mormorò lui, ancora malcelando quel ghigno leggero «E tu? Come stai? Perché non ti siedi un po' con me?» - le fece cenno di accomodarsi alla sedia accanto a lui e se lo avesse fatto, avrebbe tentato di avvicinare quindi la sua, per accorciare appena le distanze dalla concasata «Non dimentico niente, Leen. Soprattutto se certe promesse le faccio ad una bella ragazza come te.» - l'accenno di un occhiolino fece capolinea sul volto del ragazzo, mentre istintivamente la mano si spostò sullo schienale della sedia di lei.
    Quando Leen gettò fuori la domanda, Lucas inclinò il capo, guardandola appena e fingendo di pensarci «Mmm... lasciami pensare...» - disse distogliendo lo sguardo da lei e portandolo in avanti, mentre la schiena poggiava di nuovo sulla propria sedia. Sospirò appena, cercando poi, se lei si fosse seduta sulla sedia accanto, di afferrare quest'ultima e girarla in sua direzione, se lei non fosse scappata a gambe levate, cercando di avere le proprie gambe, una a destra e una a sinistra di quelle di Aibileen; quindi si sporse in avanti, osservando la ragazzina con un sorriso, dritta negli occhi «E' ancora valida, ma ad una condizione: che tu resti il pomeriggio con me e il mio uovo e mi racconti un po' chi è questa Aibileen così timida che ho davanti.» - sollevò un sopracciglio, ghignando appena.
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    Mangiare, che attività meravigliosa. Poche cose erano realmente capaci di distrarre l'australiana dai capelli castani dal cibo, dall'alto dei suoi 17 anni a dir poco recentemente compiuti (nonché del suo 1 metro e 71 di altezza). Era, incontestabilmente e a tutti gli effetti, ancora un'adolescente, per'altro piuttosto ingenua, oltre che timida. Era un qualcosa, tra l'altro, che si vedeva alquanto facilmente, anche perché non è che la ragazza cercasse, in qualche modo, di nasconderlo. Perché mai avrebbe dovuto, d'altronde?
    Aibileen desiderava superare la sua timidezza e le sue insicurezze, non camuffarle in chissà quali strampalati, grotteschi o roccamboleschi modi... Per quanto, un giorno, sarebbe stato anche il caso di riuscire ad accettare il fatto che, un po' timidi ed ingenui, lo si resta sempre, quando lo si è.

    “... E Pazienza, Aibileen. Pazienza.”

    Per una frazione di secondo, la neo-maggiorenne ebbe la netta impressione che il ragazzo che, effettivamente, era andata a disturbare alla fine di quel pranzo, nel bel pieno di un sabato a fine mattinata, fosse piuttosto scocciato della sua venuta. Dopo il primo attimo di timore, però, fortunatamente, poté notare come Lucas si fosse completamente voltato verso di lei con un sorriso... Per quanto anche con uno sguardo un po'... Come dire... Assente?

    “Forse è un po' stanco?”

    Aibileen non avrebbe indovinato che il suddetto, per rilassarsi, si fosse fumato una canna, neanche in un milione di anni. Non aveva mai avuto a che fare con quel tipo mondo e, anzi, aveva sempre seguito le suggestioni genitoriali in tal senso (in particolar modo quelle materne), tenendosene debitamente alla larga! Non giudicava in una maniera definita chi ne faceva uso, semplicemente, era abituata a non pensarvi, non avendo mai neanche provato la benché minima forma di curiosità verso di esso, tra l'altro!
    In nome di quanto appena scritto qui sopra, la giovane Ametrin si limitò a ricambiare il sorriso del concasata, non riuscendo ad evitare di sentirsi comunque in colpa, al pensiero di averlo, con la sua venuta, disturbato proprio nel bel mezzo della fine del suo lauto pasto!

    << S.. Scusami se ti ho disturbato... D.. Desideri che io me ne vada via? >>

    Ci tenne infatti presto ad informarsi, accarezzandosi appena un braccio con fare incerto, salvo poi abbassare la propria mano per andare, come spesso le accadeva in quei casi, a stropicciare la gonna della sua divisa.
    Lei, comunque, non avrebbe mai imposto la sua presenza al concasata, nel caso quest'ultimo avesse dato altri segni di non trovarsi bene in sua compagnia! Quando, però, Lucas le disse di essere sazio, e le chiese di sedersi vicino a lui, Aibileen allargò il proprio sorriso, prendendo posto accanto a lui senza pensarci due volte, con la fiducia istintiva che le era propria.

    << Io sto bene, grazie! C.. Che mi.. >>

    Al sentire e vedere la sedia di lui spostarsi, però, le venne chiaramente un colpo, e si dimenticò istantaneamente del resto della frase che era in procinto di formulare!

    << C.. Che... ? >>

    Aveva sgranato gl'occhi, visibilmente in imbarazzo e presa in contropiede da quanto stava accadendo, piantando il proprio sguardo confuso e perplesso, dai colori scuri, in quello dalle sfumature chiare del concasata.
    Nell'ascoltare le sue parole assunse, però, un'espressione più marcata, lasciando che sul suo volto andasse a prendere forma, di botto, un broncio un po' contrariato, nonché leggermente deluso.

    << Qu.. Quindi... S.. Se mi avessi trovata brutta, l'altra volta... Te ne saresti dimenticato? >>

    Quando lo vide assumere un'espressione pensierosa, però, i lineamenti del suo viso si sciolsero nello stesso lasso di tempo di uno schiocco di dita, praticamente in automatico. Al sentire, questa volta, la sua di sedia spostarsi, Aibileen portò una mano, altrettanto in automatico, sui bordi della sedia sulla quale si trovava ancora (per il momento) seduta, afferrando, con l'altra, un braccio di Lucas, cercando di evitare come poteva di finire irrimediabilmente con lo sbattere il sedere contro il suolo della Sala Grande di Hidenstone.

    “Ma che... ?”

    << L.. Lucas! V.. Vuoi farmi cadere a terra come una Broccola Traballante, per caso? >>

    “... Ci sono paragoni certamente più carini. Ma hai reso l'idea, direi. Sì.”

    Guardò nuovamente il ragazzo che, ormai, le stava indiscutibilmente e letteralmente seduto di fronte, dritto negl'occhi, sempre più confusa, oltre che in imbarazzo!
    Dopo una buona manciata di secondi, si decise a lasciare il braccio di lui, andando a posare entrambe le proprie mani in grembo, strabuzzando gl'occhi alla proposta che le fece... Ed andando a posarli, in un lampo, sulle mani nominate poc'anzi!
    Passò qualche istante a guardare le suddette con un'attenzione, in realtà, completamente inesistente, salvo poi, una volta recuperato a sufficienza il controllo della sua respirazione, rialzare nuovamente i suoi occhi scuri verso quelli chiari di lui.

    << Lucas... >>

    Gli sorrise con una tenerezza imbarazzata, sì, ma per certi versi anche divertita, non tardando ad alzare lievemente anche il suo, di sopracciglio, con fare visibilmente perplesso!

    << P.. Potevi propormelo senza porlo come una condizione, sai? >>

    Cominciò a stringere le proprie mani tra di loro, in modo da infondersi il coraggio necessario per non abbassare il proprio sguardo, timido, da quello decisamente più sicuro di Lucas.

    << C.. Come sta il tuo uovo? >

    Riuscì a chiedere infine, sinceramente interessata dalla risposta che avrebbe, eventualmente, ottenuto a tale domanda, ma cercando anche, allo stesso tempo, di svicolare verso un argomento di conversazione che l'avrebbe portata ad una notevole diminuzione del suo stato d'imbarazzo che, in quel momento, considerava decisamente troppo elevato, per avere una conversazione decente con qualcuno!

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    Edited by Aibileen Beatrix - 4/7/2021, 12:10
     
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    Mangiare dopo una canna era una cosa favolosa. Questo appunto era da fare per cercare di spiegare la situazione in cui Aibileen si era ficcata, involontariamente. E forse, se Lucas fosse stato lucido sicuramente non avrebbe fatto sentire così a disagio la ragazzina, che poveretta doveva fare i conti con la sua poca nitidezza mentale.
    Lucas non le avrebbe mai detto, nemmeno, che aveva fumato e che tutto quello che stava dicendo e facendo era causato dall'effetto che lui amava da impazzire, dell'erba; non diceva questa cosa a tutti, forse solo Livs, Jessica e Blake sapevano, ma piuttosto perché loro fumavano con il Jones e quindi condividevano quel piccolo momento di relax che dopo le lezioni meritavano. Secondo il Jones, dovevano quasi renderla obbligatoria dopo una giornata di lezione, ma a quanto pare tutta questa teoria che aveva esposto diverse volte agli adulti non sembrava piacere a nessuno, finti perbenisti come lui credeva, che fingevano di non averne mai fumata una.
    Era chiaro che quando non era così padrone delle sue azioni, Lucas diventava imprevedibile, ma questo non significava che potesse lanciare sedie dietro le persone a caso: voleva essere lasciato in pace da chi non desiderava avere intorno e diventava molesto con chi invece aveva piacere di vedere.
    A differenza della piccola e tenera Aibileen, lui non era stato suggestionato dai propri genitori, né dai suoi nonni che si erano occupati di lui dopo la morte dei genitori: la sua famiglia non era delle migliori, questo lo sapevano tutti che anche solo minimamente conoscessero il suo nome e lui ancora credeva che i suoi genitori non erano finiti in un incidente casualmente, ma che fossero stati spinti, ricordando ancora le ultime parole della mamma e quell'abbraccio di chi sapeva che non si sarebbero mai più rivisiti.
    Forse lo aveva nel dna quel suo lato oscuro che lo spingeva a fare ciò che era sbagliato come coltivare piante, fumare, bere... tutte cose che a quel faccino cioccolato di Aibileen, Lucas non avrebbe mai attribuito, nemmeno per sbaglio.
    Sollevò un sopracciglio e sbuffò un piccolo ghigno «Scherzi? Se voglio che tu vada via, te lo dico. Invece...» - inclinò il capo appena appena a guardarla dal basso «...voglio esattamente il contrario.» - proferì con quel sorriso enigmatico che gli sollevava solo l'angolo sinistro delle labbra, mentre una mano ricercava la sua attenzione a sfiorare la mano di lei, se glielo avesse concesso, a fermare quello stropicciamento della gonna «Non rovinarla, l'hai stirata così perfettamente...» - sorrise ancora, per poi lasciare la sua mano, sempre se lei gli avesse concesso di sfiorarla.
    Quando lei si sedette, la sua sedia venne avvicinata, anche perché non desiderava che gente curiosa si ficcasse in mezzo o iniziasse a guardare e origliare la loro conversazione.
    Questo bloccò la frase di Aibileen, facendo sospirare un sorriso al ragazzo, che si spostò con la schiena verso lo schienale della sua sedia, per poi incrociare al petto le braccia e scivolare appena con il sedere verso il basso «Dicevi?» - domandò, sollevando un sopracciglio ed osservando quanto fosse carina con quell'espressione imbarazzante sul volto.
    Quel broncio, poi, lo uccise, facendolo arrossire e istintivamente prendere tra i denti il proprio labbro inferiore. Una canna bastava per sentire tutto più accentuato, rispetto al naturale «Rallenta, adorabile broncetto!» - disse, per poi spingersi in avanti verso di lei e poggiare i gomiti sulle propria ginocchia «Nessuno ha detto che trovo che tu sia bella fisicamente... non solo per lo meno, ecco. Una bella ragazza può esserlo sia fuori che dentro... sono rare, ma ehi, esistono.» - gli fece un occhiolino, a chiarire quella sua posizione che non negava la sua bellezza fisica, ma accentuava che oltre a quella ci fosse ben altro che Lucas aveva visto in lei.
    Quella sedia sembrava non avere pace e la ragazzina sembrava non fidarsi tanto della stabilità minata da Lucas, che rise appena a vederla mantenersi e poi guardò con un ghigno enigmatico la mano che gli strinse il braccio, sentendo una specie di scarica elettrica a quel tocco. Istintivamente Lucas portò la mano opposta sua, a sfiorare quelle dita che stringevano il proprio braccio, per poi spostare le iridi celesti nelle sue scure, sorridendole «Non ti fidi ci me, Leen? Se dovessi cadere, puoi starne certa che ti afferrerei prima che tu possa toccare il pavimento.» - e nel proferire l'ultima frase aveva appena stretto le dita attorno alla sua mano, senza farle male, ma a voler confermare che la sua presa su di lei sarebbe stata salda e decisa, qualora fosse caduta. «Broccola Traballante» - ripetè appena, scoppiando a ridere «Ma come l'hai pensato questo adorabile paragone?» - non la mollava un attimo con lo sguardo e rimaneva fisso in quello di lei.
    Quando lei lasciò il suo braccio, a fare il broncetto, adesso, fu Lucas, che la guardò quasi deluso da quell'interruzione di contatto, ma non disse di più.
    Alla sua proposta, Lucas si godette la reazione dell'ametrina e quando lo chiamò, la sua espressione variò sul curioso, inclinando nuovamente lo sguardo. Il suo sorriso imbarazzato colpì nuovamente il moro, mentre passava a guardare le sue labbra per qualche istante e poi lentamente tornare sui suoi occhi.
    La vedeva cercare quella sicurezza, martoriandosi le mani, quindi si sporse in avanti e se glielo avesse concesso, avrebbe portato indice e pollice sotto il suo mento, sollevandole il capo appena e rimanendo a distanza ravvicinata «Hai ragione; ti andrebbe di passare il pomeriggio con me, BroccoLeen?» - le disse in un sussurro a pochi centimetri dalla sua bocca, senza distogliere lo sguardo dal suo, sempre se l'avesse fatto avvicinare così tanto, per poi spingersi lentamente indietro e lasciare andare quel volto cioccolato.
    Sollevò le spalle e le lasciò ricadere «Tutto bene, secondo me, un altro paio di mesi e potremmo goderci la schiusa insieme, che ne pensi?» - una nuova proposta, alla ragazzina, mentre prendeva la borsa e cacciava da lì un mucchio di coperte dov'era l'uovo «Deve rimanere al caldo, per questo tutte queste coperte...» - le disse, spostando l'uovo sul tavolo, al centro tra entrambi «Raccontami, da dove vieni, Leen?» - il suo tentativo di cambiare discorso era fallito; se davvero voleva evitare di raccontarsi, doveva impegnarsi di più.
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    Aibileen Beatrix
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    Ecco, tutta quella situazione la stava indubbiamente mettendo in imbarazzo. Era anche innegabilmente piacevole parlare con quel ragazzo, però.
    Leggere il fumetto della storia di Groot la interessava veramente, sì, ma avrebbe potuto tranquillamente fare qualche ricerca sul suo magifonino e comprarlo da sé. Invece, aveva raccimolato tutto il coraggio di cui era capace per avvicinarsi a lui, e parlargli...
    Perché anche lei aveva voglia di conoscere meglio il ragazzo che aveva davanti. Ed anche se era imbarazzata e leggermente stranita da alcuni comportamenti, nonché dallo sguardo appena, appena annebbiato che stava avendo in quel momento, neanche lei voleva andare via da lì. Nonostante avesse le spalle rigide e si sentisse tesa come una corda di violino a causa della timidezza, c'era qualcos'altro, in quell'attimo, nel modo di fare gentile ed alla mano di Lucas, che la stava facendo sentire bene.

    << M.. meno male! >>

    Esclamò infine con un sorriso, prima di sentire la mano di lui fermare con delicatezza il modo in cui la propria stava stropicciando la sua gonna.

    Ora. In nom del vero, Aibileen non ci pensava molto, a portare a stirare i suoi vestiti. Erano le sue compagne di stanza che glielo ricordavano, di solito!
    Non allontanò la sua mano, semplicemente la guardò, annuendo ed aprendo la propria per lasciare il lembo di gonna che stava effettivamente, fino a qualche attimo prima, massacrando per sfogare il disagio ed i timori che stava provando. Poi, al vedere il gesto di Lucas che la invitava a sedersi vicino a lui, non tardò, effettivamente, ad occupare il posto della sedia vuota accanto a lui. Le venne da pensare, però, che quella sedia non era sempre stata vuota. Aveva notato l'allontanamento di Emma e Lucas con un genuino stupore misto a dispiacere, qualche tempo addietro, senza osare però intromettersi in qualcosa che non la riguardava assolutamente. Non era abbastanza in confidenza con Emma, e le due non avevano avuto modo di approfondire la loro conoscenza in quei mesi, per sentirsi in diritto d'intromettersi in un modo simile nella vita sentimentale e, manco a dirlo, privata, della sua concasata!
    … Era chi aveva un rapporto più sciolto con lei che poteva preoccuparsi delle sue uscite e domande poco, poco inopportune ed irriflettute!
    Quando, dopo un po' che la conversazione era andata avanti, Aibileen s'imbronciò per qualche istante, la ragazza si stupì di vedere la pelle chiara del ragazzo che le stava seduto di fronte arrossarsi, intenerendosi.

    << Oh! S.. Scusa... Non volevo offenderti... >>

    Il pensiero di essere stata indelicata, qualche attimo prima, la fece sentire in colpa all'istante, e la ragazza lo guardò con occhi dispiaciuti, allungando istintivamente una mano verso di lui, per sistemargli meglio il berretto che era abituata a vedergli calato sul capo.
    Quando il concasata parlò di nuovo, appoggiando i suoi gomiti sulle proprie ginocchia, Aibileen spalancò la bocca, nuovamente in imbarazzo e presa in contropiede:

    << E.. Ecco... M.. Mi pareva che l'avessi detto l'altra volta... Ma forse ricordo male... >>

    Abbassò lo sguardo verso la gonna della propria uniforme, portandosi, in un gesto istintivo, una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

    “Devo essere un vero disastro... Avrei dovuto ricontrollare il trucco prima di andare a mangiare!”

    … Ma il cibo aveva (quasi?) sempre la meglio su tutto. La sensazione che dei compagni della loro tavolata e di quelle vicine potessero starli, eventualmente, osservando, non la stava aiutando a gestire meglio il suo imbarazzo, anzi, quel dettaglio la stava soltanto portando a sentire le guance sempre più accalorate!

    << C.. Comunque... >>

    Dopo aver preso un bel respiro, Aibileen riuscì nuovamente a sollevare lo sguardo verso Lucas. Le mani tornarono, senza che lei avesse il tempo di pensarci, a stropicciare la sua gonna.

    << … Allora... Pensi che io sia una bella ragazza... Sia dentro... Che fuori? >>

    Voleva assicurarsi, quella volta, di aver capito bene che cosa volesse dirle. Quando arrivò il momento in cui la sua sedia parve divenire una sorta di giostra, la ragazza cercò di mantenersi ben in equilibrio appoggiandosi, con una mano, al braccio del concasata mantenendo piantati i suoi occhi in quelli azzurri di lui, nel tentativo di capire meglio che cosa stesse succedendo. Quando gli parlò, spostò per un istante lo sguardo verso la mano che Lucas stava portando sulla sua, prima di tornare a guardarlo e ad ascoltare per intero la risposta che lui diede alle sue parole. Strabuzzò gl'occhi e si morse il labbro inferiore, insultandosi mentalmente in maniera particolarmente colorita, quando le venne da pensare che sì, se ne era veramente uscita con un paragone assurdo come “Broccola Traballante”! I broccoli erano forse l'unica cosa che ad Aibileen non piaceva per niente. Cucinato in qualsiasi forma, e con qualsiasi salsa!

    << Mi fido... >>

    Lo disse con un filo di voce, all'improvviso, mentre osservava le espressioni ed i modi del moro concasata.

    << Sì. Mi fido. >>

    … E fiducia gliela ispirava sul serio, per quanto Aibileen non fosse propriamente portata per l'arte della diffidenza. Ci aveva messo quasi un anno, prima di cominciare a diffidare dei metodi e delle buone intenzioni del Professor Ensor! Ma era vero anche che, tra non diffidenza e fiducia vera propria, ci fosse un abisso.
    Sorrise timidamente al ragazzo che si trovava, ormai, letteralmente e precisamente seduto di fronte a lei, ma già più rilassata. Come se avesse appena compiuto una scelta importante. Ed in qualche modo, era proprio così.
    Al vedere il broncetto che mise su Lucas quando lei interruppe il contatto tra le loro mani ed il suo braccio, Aibileen sentì una strana stretta mista a tenerezza e senso di colpa assalirle lo stomaco, per quanto si sentisse, razionalmente parlando, anche confusa da quella situazione! Quello che accadde poco dopo, però, la spiazzò completamente: vide e sentì due dita sollevarle il mento, e si sentì chiedere in maniera diretta se volesse effettivamente passare il pomeriggio con lui... Ma quando si sentì chiamare “BroccoLeen”, qualcosa sembrò sciogliersi nel suo stomaco, e scoppiò inevitabilmente a ridere!

    << Merlino... Ma a me non piacciono i broccoli! >>

    Puntualizzò, scuotendo la testa, non riuscendo però a frenare le risa che l'avevano travolta.
    Quando si fu calmata, l'imbarazzo tornò a fare capolino sul suo volto, portandola a cercare di porre la prima domanda “interessante” che le venne in mente. La risposta che le diede, comunque, la fece aprire in un sorriso allegro ed emozionato:

    << Sarebbe fantastico! >>

    Esclamò con entusiasmo, salutando l'arrivo dell'uovo con una carezza appena accennata con i polpastrelli sulla sua superficie. All'udire la domanda di Lucas, spostò lo sguardo dall'uovo nuovamente su di lui, sorridendogli con timidezza, sì, ma decisamente più sciolta di poco prima!

    << V.. Vengo dalla Terra dei Canguri! E.. E dei Chibi Koala.. >>

    Raccontò, prima di fare un cenno del capo nella sua direzione.

    << … E tu? >>

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    Edited by Aibileen Beatrix - 8/8/2021, 11:35
     
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    Lucas non poteva immaginare quanto imbarazzante potesse essere per Aibileen quella sitazione in cui la stava mettendo, per il ragazzo col berretto era tutto tranquillo, anzi aveva la percezione che tutto stesse filando per il verso giusto e quasi si stava anche divertendo. Era piacevole vederla in quello stato di imbarazzo, inutile negarlo, e forse era proprio questo che lo spingeva a continuare in quella direzione.
    E pensare che tutto era iniziato per il fumetto che le aveva promesso. Che poi, aveva trovato il coraggio di fermarlo a cena, quando poteva farlo con meno gente attorno, in sala comune? Quella ragazzina era proprio uno spasso agli occhi di Lucas, che adesso fissavano il suo volto colorato.
    Fumare quella canna lo stava solo aiutando ad essere un po' più sincero del solito, senza filtri rispetto a come parlerebbe in uno stato di lucidità e forse era quello che amava del fumare: riusciva ad allentare ogni freno inibitore e mostrare quel lato di lui che spesso nascondeva ai più, per evitare di incappare in fastidiosi sguardi di disapprovazione.
    Il suo sorriso sghembo non si era spento e il contatto con la mano dell'altra aveva fatto solo in modo di accentuarlo un po' di più. Quando sentì la mano dell'altra allentarsi, Lucas tentò di accarezzarne il palmo per brevi attimi, prima di liberarla da quell'altro momento di imbarazzo e tensione in cui la stava infilando con maestria.
    Imbarazzo che non tardò a giungere sulle guance anche di Lucas; l'imbarazzo sembrava essere un tratto distintivo degli ametrin, non poteva mancare a nessuno di quella casata e Lucas non era da meno.
    Rise appena «Non mi hai assolutamente offeso, figurati. E' il tuo broncio che mi destabilizza appena...» - disse spontaneamente, tornando ad osservarla con attenzione. Lasciò che si allungasse verso il suo cappellino, osservando con la coda dell'occhio il movimento e sbuffando una piccola risata. Per quel cappellino, le donne sembravano avere un debole. Non sapeva come mai, ma ognuna di loro aveva necessità, una volta o l'altra, di toccargli il cappellino, manco fosse la tetta di Giulietta.
    Sospirò appena, scuotendo il capo «Certo, l'ho detto; ma ho anche detto che sei una ragazzina in gamba, quella volta. Ricordi?» - passare del tempo con Aibileen stava diventando più piacevole del dovuto, questo era chiaro ed evidente, tanto che Lucas quasi si era dimenticato di essere in Sala Grande, con gli occhi di molti puntati addosso.
    Non che le cose sarebbero cambiate, a dirla tutta, se se lo fosse ricordato, ma era chiaro che per lui, al momento, non importava avere o meno gli occhi addosso, tanto che con la coda dell'occhio ed un cenno del capo, salutò un concasato che passava di lì.
    L'attenzione di Lucas, tuttavia era sola ed esclusiva per il cioccolatino che aveva davanti a lei stava concedendo ogni singolo dire, oltre che lo sguardo cristallo che non la smollava nemmeno un secondo. Alla sua domanda, Lucas non ci pensò su per troppo tempo ed, anzi, si ritrovò ad annuire quasi immediatamente alla sua compagna di casata, senza aggiungere altro, se non uno smagliante sorriso enigmatico, che metteva il puntino sulla i, di quel sì silente, mugugnò giusto un «Mh-mh.» - a completare il suo movimento del capo, ma nulla più; voleva godersi la sua colorazione senza essere disturbato da altre voci.
    Dopo aver fatto prendere novanta alla ragazzina, Lucas ascoltò quelle parole che risposero al suo timore di mancanza di fiducia rispetto al suo essere certo di ciò che faceva. Aggrottò lo sguardo, fingendo di non capire, inizialmente, con quel tono davvero basso di lei, poi sorrise quando lo ripetè in maniera più chiara e sincera «Ah, per fortuna. Non mi permetterei mai di farti far male, Leen.» - ed era sincero, nonostante quel sorriso sornione faceva da cornice al suo volto.
    Per Lucas il contatto fisico era diventato qualcosa di fondamentale per entrare in empatia con chi aveva davanti. E quando Aibileen interruppe il loro, quasi era certo di aver sentito il suo calore lasciarlo lentamente, come se fosse troppo freddo intorno, rispetto alla pelle della ragazza.
    La guardò ridere, a distanza ravvicinata e non potè che bearsi di quella immagine, mentre il suo sorriso si allargava di rimando.
    Si morse il labbro e scosse il capo «Ma se non ti piacciono, perché hai pensato subito ai broccoli?!» - chiese con tono che malcelava un ridere di lui.
    L'attenzione di lei, tornò all'uovo quasi immediatamente dopo che il suo sorriso si spense dolcemente «Guarda che poi ci conto. Non so nemmeno come chiamare questo esserino, a dire il vero. Pensavo a qualcosa come Fluffy. Tu che ne pensi?» - era un nome un po' ridicolo, ma credeva fermamente che fosse adatto per quell'essere che ne sarebbe venuto fuori.
    Ora, però, era arrivata la parte bella e mentre la guardava accarezzare il suo uovo (?), lui tirava su una delle coperte che aveva posto attorno all'involucro per tenerlo al caldo, la ascoltava con attenzione, non distogliendo mai lo sguardo dal suo più scuro «L'Australia?» - domandò azzardando come risposta quella che prevedeva che lui potesse conoscere anche solo lontanamente un chibi koala «Io vengo dalla piovosa e stracolma di humor sottile Londra. Insomma, sono di qua.» - ammise scrollando le spalle, per poi inclinare il capo e proseguire «E come mai sei finita in questo posto piovoso, dall'Australia?» - aggrottò la fronte, davvero curioso di quella parte della vita di Aibileen, non pensando nemmeno una volta che potesse essere indiscreto da parte sua chiedere questa cosa, in quanto non aveva minimamente avvicinato l'idea alla sua mente, trovando la cosa piuttosto spontanea.
    lucas j. jones

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    Aibileen Beatrix
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    Nonostante il suo lato razionale decisamente presente, che la rendeva così... Così... Così Legale, Aibileen era anche una persona particolarmente emotiva. Sensibile insomma. C'erano situazioni nelle quali andava più che altro di getto, seguendo quanto le ispirava e diceva la propria pancia (e spesso le diceva di mangiare, sì, sì, avete indovinato!).
    Quindi, in effetti, in quella decisione di andargli a parlare proprio durante l'ora del pranzo, non vi era nulla di veramente logico, men che meno di ragionato! L'aveva visto, ci aveva rimuginato su, si era convinta e... Basta. Si era lanciata. Ci era riuscita!
    E ciò la stava portando a vivere non pochi momenti d'imbarazzo, ma si sentiva anche fiera di quel piccolissimo step superato! Era andata a parlargli per prima, e pure in una sala ghermita di gente (che, probabilmente, nella stragrande maggioranza era più interessata ai propri piatti da svuotare e ai propri stomaci da riempire che a loro, ma tant'è..)! Non era roba da poco, per Aibileen Beatrix.

    "... Per una buona parte del resto del mondo , ma non divaghiamo su certi dettagli adesso, suvvia."

    ... Come su quello del tremendo ritardo della player nel rispondere, per esempio.
    ...
    Ahem.
    Chiede sinceramente venia. Alla player di Lucas. Ed una Giratempo per Natale. A Babbo Natale, tanto per cambiare. Quest'anno le darà ascolto, siatene certi!
    Tornando, invece, ai nostri due Ametrin carini e coccolosi: al momento d'imbarazzo di Lucas, e all'ammissione che le fece, Aibileen s'intenerì ancora di più, e gli sorrise.

    << ... Il mio... Broncio? >>

    Ripeté, leggermente incredula, accarezzando una guancia del ragazzo con i polpastrelli di una mano. La conversazione andò avanti, e quando arrivò al punto in cui lui le ricordò che le aveva detto di essere una ragazza in gamba, s'illuminò, per quanto in imbarazzo. Il suddetto la portò semplicemente ad annuire, e a non osare aggiungere null'altro, ma il suo volto era chiaramente felice di quella constatazione!
    Quando ripresero a parlare, e l'Ametrin più grande le assicurò più volte che non l'avrebbe fatta finire a terra, e lei gli disse, sinceramente, che si fidava, la concasata proveniente dalla Terra dei Canguri si aprì in un sorriso dolce, effettivamente fiducioso riguardo le parole del compagno, non dubitando nemmeno per un istante della sincerità delle sue parole! Ed anzi, istintivamente, suggellò il tutto con un bacio sulla guancia.

    << I.. Io non sono molto forte... >>

    Ammise.

    << Ma se potrò aiutarti... Lo farò volentieri. >>

    Aggiunse, con un sorriso nuovamente un po' timido, ma con lo sguardo scuro e trasparente ben piantato in quello di cristallo dell'altro ragazzo, sicura di quello che diceva. Quando Lucas arrivò a chiederle, giustamente, perché avesse pensato proprio ai broccoli, se non le piacevano, Aibileen si strinse nelle spalle, un po' perplessa lei stessa!

    << N.. Non lo so, in realtà... La situazione mi ha fatto pensare ad un broccolo a testa in giù, incastrato in una gelatina verde... Non lo so il perché, però. >>

    Ammise, senza troppi fronzoli, né scuse. Poi, invece, arrivò lui... L'Uovo. E la conversazione virò sulla scelta del nome del futuro nascituro.

    << Fluffy sarebbe un nome adorabile! >>

    Mentre entrambi dedicavano le loro attenzioni a quel tenerissimo ovetto (non kinder), il ragazzo le chiese di parlarle di lei. La ragazza annuì all'esclamazione mezzo interrogazione del concasato, sorridendo.

    << Ci sei mai stato? Io vengo da Melbourne! >>

    Precisò, orgogliosa e palesemente affezionata alla propria città. Alla domanda più precisa di Lucas, rispose con il sorriso più rilassato che aveva da quando era scoppiata a ridere e, soprattutto, da quando era arrivato l'Uo... Fluffy?
    Fluffy Fluf!

    << Anche mia mamma ed i miei cugini vengono dalla piovosa Londra, farcita di sottile ed ingegnoso humor... >>

    Rispose con tenerezza, prima di aggiungere:

    << E tu? Anche la tua famiglia è di Londra? >>

    Aibileen non s'interessava un granché ai cognomi dei propri compagni, era già tanto se conosceva quelli di coloro che condividevano con lei le lezioni! Pose quella domanda con tutta la genuinità ed ingenuità del mondo.

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    Doveva smettere di approcciare gente quando era fumato: l'effetto del cannabinoide stava facendo dei brutti scherzi e forse, se avesse continuato così, Aibileen non si sarebbe più avvicinata a lui, scappando a gambe levate se si fosse permesso di chiederle di uscire. Ah? Voleva chiederle di uscire? Oddio, forse Livs gli lasciava davvero tanta libertà in quella specie di relazione.
    Lucas probabilmente non si era accorto che quello che aveva colpito Lucas era il broncetto strano che aveva messo Aibileen. Per l'ennesima volta aveva attirato la sua attenzione e questa volta l'aveva disarmato a tal punto che era diventato quasi impossibile nascondere quanto fosse carino quel broncetto.
    Anche il tocco della sua mano lo lasciò appena appena instabile, come se quel contatto fisico fosse ben accetto, ma comunque strano, particolare tanto che lo spinse a muovere impercettibilmente il capo verso la sua mano, così da bearsi di più di quel tocco.
    La conversazione continuò, ma la mente di Lucas, quasi inaspettatamente, si era bloccata alla sensazione di quel tocco sulla sua pelle, come se Aibileen avesse sfiorato un tasto per impedire al suo cervello di proseguire. Gli occhi di cristallo di lui carpivano ogni suo sorriso, ogni espressione della ragazzina, quasi fotografandola nella propria mente.
    Rise, risvegliandosi dal torpore, a quella spiegazione «Però è divertente e curioso. Soprattutto cosa può farci un broccolo in una gelatina verde? Forse ci è inciampato dentro... chi lo sa!» - la fantasia non mancava ad entrambi, questo era ammirevole.

    La scelta del nome non sarebbe stato un argomento che Lucas avrebbe voluto trattare con qualcuno, preferendo scegliere da solo il nome della creatura che ne sarebbe venuta fuori, tuttavia quando Aibileen avanzò quella proposta, il ragazzo sollevò un sopracciglio e «Fluffy, dici? Bene, allora abbiamo già un nome.» - disse aggiustando una delle coperte che avvolgevano l'uovo. Scosse il capo alla sua domanda «Purtroppo no, non ho viaggiato tanto da poter dire di essere arrivato fino in Australia. Com'è?» - domandò incuriosito e inclinando il capo a destra.
    Annuì alla successiva domanda, quindi «Sì, Londra anche loro.» - i suoi occhi fissavano il volto di Aibileen «Ehi Leen, ti andrebbe di spostarci da qui? Vorrei prendere un po' d'aria.» - disse lui, poi, sperando che la ragazza lo accompagnasse.
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