Puoi essere il mio lenitivo?

Lilith&Jessica - Bagno Prefetti

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    lilith clarke
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    L’ultimo messaggio che aveva mandato all’amica era di raggiungerla nel bagno dei Prefetti. Lilith era distrutta, un pezzo di lei era rimasto dentro quell’aula in disuso, forse lo sarebbe stato per sempre, frantumato e in mille pezzi per quello che l’era stato detto. In quel momento continuava a passarle davanti l’immagine di Blake nudo, con una ragazza, mentre faceva con lei quello che fino ad ora aveva condiviso con la riccia. Era bastato così poco per buttarlo nelle mani di un’altra ragazza? Era bastato qualche giorno di sua assenza? Perché questa cosa era successa?
    Quando la Prefetta raggiunse il bagno a loro dedicati, si chiuse la porta alle spalle e sentì le gambe crollare su loro stesse. La riccia si accasciò a terra, singhiozzando per il pianto che non riusciva a frenare. L’unica persona che voleva vedere in quel momento era Jessica, l’unica di cui realmente si fidava, la sola che riteneva un’amica anche fuori da quelle mura ed ora, ne era certa, era l’unica che poteva lenire quelle sue ferite, come se le sue braccia sarebbero state delle bende che l’avrebbero avvolta. Era tutto quello che desiderava, una persona di cui fidarsi senza aver il timore che in una voltata di spalle l’avesse tradita. Era così strano pensare che Jessica fosse colei che la potesse tirare su, dopo il loro passato di rivalità e incomprensioni, eppure aveva trovato nella corvina una fedele amica con cui condividere gioia e dolori ed era quello che a Lilith era sempre mancato durante la sua vita accademica reputando tutti solo dei rivali che volevano prendere il suo ruolo di perfetta studentessa dalla media alta. Quando aveva incontrato Jessica, invece, il suo primo pensiero fu quello di proteggere ciò che aveva trovato: Blake. Ed invece si era ritrovata a dover fare i conti con la realtà; lui non c’era più, Jessica, invece era ancora lì e non aveva esitato ad andare da lei quando l’aveva contattata.
    Tutto quel nervoso era troppo per il corpo di Lilith, che si ritrovò a fare i conti con quello che era un dolore lancinante allo stomaco. Cosa aveva mangiato oggi? Nemmeno lo ricordava più, una cosa era certa: gli occhi si sgranarono e Lilith si ritrovò ad alzarsi di scatto, portando una mano alla bocca e una allo stomaco, fiondandosi in un bagno e iniziando a vomitare per lo stress. Era lì che Jessica l’avrebbe trovata, abbracciata al gabinetto a rimettere quello che ormai nello stomaco non stava più, mentre continuava a lacrimare

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    Jessica Whitemore
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    Era giunta l'ora. Lilith le aveva scritto che tra lei e Blake era finita, che lo aveva lasciato... avrebbe tanto voluto passare il tempo che la separava dall'incontro in bagno, chiedendosi come fosse successo e soprattutto, andando a prendere Blake per i capelli chiedendogli che cazzo avesse fatto alla sua migliore amica, ma così non poté andare. Lei sapeva esattamente cosa fosse successo e sapeva essere gran parte della colpa, sua. Se il ragazzo aveva un attenuante, ovvero di essere stato mollato in quei giorni, lei non era stata certo esentata dall'esserle amica, eppure aveva fatto ciò che aveva fatto. Certo, erano fatti ed ubriachi, ma aveva fatto comunque una grandissima cazzata. Dai messaggi di Lilith, deduceva che Blake davvero non le avesse detto niente di lei e ne era grata, da un lato, poiché avrebbe avuto la possibilità di dirglielo di persona. Voleva guardarla in faccia mentre glielo diceva; la dioptase meritava la verità da lei, non il racconto di Blake, non poteva nascondersi dietro il ragazzo, Jessica non ne aveva bisogno. Se da un lato era abbastanza coraggiosa per dirglielo, dall'altro sapeva perfettamente fosse la cosa giusta da fare, altrimenti difficilmente sarebbe ancora riuscita a guardarla in faccia, nascondendo un segreto così gravoso.
    Quando giunse l'ora, si limitò a mettersi una felpa ed un paio di pantaloni neri della tuta siccome in quel periodo faceva ancora dannatamente freddo, ragion per cui uscì dalla sala comune e si diresse verso il bagno che proprio da quell'anno, era riuscita a conquistare grazie alla sua nuova carica, sebbene avesse non poco sorpreso anche lei, tanto che avrebbe voluto chiedere qualche spiegazione ad Ensor, ma non ne aveva ancora avuto modo.
    Non ci mise molto ad arrivare a destinazione. Non aveva ancora avuto modo di esplorarlo davvero, quel posto, però... sapeva quanto fosse magnifico, infatti appena vi entrò, fu invasa dai profumi di quel luogo, ma non furono di nessun conforto alla prefetta riccia, a quanto pareva. Jessica una volta entrata, non la vide da nessuna parte, quindi per un attimo provò a chiamarla. Lilith? Lilith sei qui? Ma poi dei rantoli attirarono la sua attenzione verso uno dei gabinetti, quindi con cautela si avviò in quella direzione, non riconoscendone il proprietario... almeno finché non vide una chioma riccia accompagnata da un corpo che ben riconosceva, abbracciato al gabinetto che in quel momento la ospitava, accasciata a terra. Lilith! La richiamò ancora, inginocchiandosi affianco a lei e spostandole i lunghi capelli dal viso, iniziando a carezzarle la schiena con la mano destra. Che ti è successo? Stai tanto male? Si preoccupò immediatamente, conscia che ora come ora, dirle ciò che aveva fatto sarebbe stato mille volte più difficile.
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    lilith clarke
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    Quando Jessica arrivò nel bagno, lei sentì la sua voce e voleva davvero risponderle se non fosse stato per quel alternare singhiozzi a vomito che le impediva di fare qualsiasi cosa se non piangere.
    Le ginocchia le facevano male per aver raggiunto il bagno strisciando a terra, senza nemmeno la forza di alzarsi sulle proprie gambe. Un braccio toccava la tazza del water, per evitare di finirci completamente dentro, il suo volto era paonazzo per gli sforzi e il pianto e quando sentì la voce di Jessica, un brivido di conforto sentì assalirla.
    Non era più sola, c'era con lei l'unica persona di cui si fidava, la sola che non l'avrebbe mai tradita. O, almeno, così lei credeva. La mano di Jessica che le spostava i capelli e le accarezzava la schiena, fu uno stimolo a cercare di fermare quei succhi gastrici che volevano continuare ad uscire dallo stomaco.
    Lilith cercò di ricacciarli indietro quanto più potesse, per poi gettarsi nelle braccia dell'amica, con i singhiozzi che sembravano farla sussultare dalla paura ogni volta che interrompevano il suo respiro «J-Jey...» - si strinse a lei come una bambina tra le braccia della propria mamma, indifesa e distrutta, quasi le fosse crollato tutto il mondo addosso. Annuì piano con il capo, cercando di calmare quel pianto sregolato e tirandosi su dalla spalla della corvina.
    Si asciugò le lacrime con la manica della camicia, che ormai era da lavare «Io e B-Blake...» - il solo nominarlo le fece riprendere le lacrime a scendere, quindi tirò sul col naso che ormai era chiuso per tutto quello che aveva tirato fuori «E' finita... mi ha... mi ha...» - non riusciva a dirlo, si strinse tra le proprie braccia, con lo sguardo liquido calato sul pavimento di quel bagno, sentendo il calore dell'acqua salata solcarle nuovamente le guance rosse «...è andato a letto con un'altra...» - la voce era strozzata mentre lo diceva, come se ripetelo la ferisse sempre più in profondità.
    Le ciocche ricce dei suoi capelli, pian piano stavano perdendo la pigmentazione naturale e stavano diventando nuovamente bianchi, una colorazione che Jessica avrebbe potuto riconoscere sicuramente e ricordare egregiamente quando l'avesse già vista.

    metamorfomaga
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    Jessica Whitemore
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    Arrivare nel bagno e vedere Lily in quelle condizioni, fu un colpo al cuore. Sapere, poi, che la causa era proprio lei -sebbene la riccia non lo sapesse- fu il colpo di grazia. No, non poteva continuare a vivere nella menzogna, non era ipocrita. Voleva dirle che era lei, era colpa sua tutto ciò che era successo, era lei che era stata con Barnes diversi mesi prima; la stessa che aveva incoraggiato Lilith ad andare da Blake solo pochi giorni dopo la rottura, la stessa che aveva tradito con così tanta leggerezza la sua migliore amica. Una morsa le attanagliò lo stomaco, però doveva andare avanti con il suo proposito. Non era una codarda, quindi non avrebbe continuato a fingere di essere una buona amica, ignorando tutto ciò che aveva fatto. Poi avrebbe deciso la Clarke se, prima o poi, avrebbe trovato il perdono nel suo cuore.
    Quando le si gettò tra le braccia, la accolse come aveva sempre fatto... anche se con il cuore pesante. Non badò alla sua maglia che fu bagnata dalle lacrime, ma cercò di consolarla come poteva, carezzandole la testa con dolcezza. Adesso ci sono io, Lil. Solo alle proprie orecchie quelle parole suonavano false, ma doveva aspettare -o meglio, voleva- che lei le dicesse il vero motivo per il quale stava così; magari era diverso da quello che pensava lei.
    Ecco, era il momento. Si era leggermente sollevata da lei, anche se i singhiozzi continuavano a scuoterla senza volersi interrompere e parvero accentuarsi quando arrivò al punto. Ecco, lo aveva detto. Come fosse un riflesso automatico, le braccia di Jessica persero la presa dal corpo di lei, cadendo lungo i propri fianchi, le braccia che provavano ad articolare qualche parola di senso compiuto. Stava per dirle che "l'altra" era lei, ma poi -per via delle sue abilità- i capelli della prefetta dioptase divennero bianchi e l'opalina si ricordò quando l'altra le aveva detto di essere stata stuprata durante il periodo di reclusione a causa di Naga, ricordava ogni dettaglio di ciò che le aveva detto, la rabbia che aveva provato nel sentire come avessero abusato dell'amica. E ora forse, davvero le mancava il coraggio davanti a tanta fragilità. Voleva darle il colpo di grazia? No, ma doveva. Doveva essere completamente sincera.
    Lilith io... devo dirti assolutamente una cosa trasse un profondo respiro e si posò contro la porta del gabinetto, indifesa a qualsiasi eventuale manifestazione di rabbia della metamorfa, pronta ad accettarla senza fiatare.
    Quella ragazza ero io. Ecco, lo aveva detto. Niente preamboli, aveva strappato con violenza il cerotto, perché era l'unico modo in cui facesse meno male. Non lo aveva staccato lentamente, riempiendo l'amica con mille giustificazioni, anche se una spiegazione se la meritava. Prima che tu possa dire o fare qualunque cosa, lascia che ti spieghi... Blake ti avrà detto che era il periodo in cui l'avevi lasciato e, di conseguenza, lui è tornato a Londra, quindi... mi ha chiesto di vederci. Ma non perché progettassimo di fare qualcosa alle tue spalle, davvero. Voleva solo passare una serata con qualcuno che lo conosce, che conosce te ed il vostro vissuto. Voleva innocentemente svagarsi. Ma alla fine... deglutì a vuoto, facendo una lunga pausa, ora anche i suoi occhi erano lucidi. Perché aveva fatto una cosa così stupida?!
    Alla fine siamo andati nel privé di Aaron e... abbiamo bevuto e fumato molto, quindi è successo. Non sto cercando giustificazioni, davvero ma... è andata così, non lo abbiamo fatto per farti del male. Dopo quella confessione, rilassò le spalle e si lasciò andare a peso morto contro la porta, aspettando un'ondata di ira da quella che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica e che lei aveva tradito sapendo questo. Il problema di fondo era che il giorno prima del rientro a scuola, era successo di nuovo. Ma troppe pugnalate in una sola volta non erano un bene per la sanità mentale delle due ragazzine, quindi avrebbe dovuto prenderla con cautela. Blake ha voluto metterci la faccia solo lui, non essere specifico per non tirarmi in mezzo ma... non volevo continuare a fingermi l'amica perfetta, a prenderti per il culo, io... volevo essere assolutamente sincera con te, in modo da rimettermi completamente al tuo giudizio aggiunse, con un sospiro rassegnato.
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    lilith clarke
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    Fino a quel momento, cadere nelle braccia di Jessica era stata la sola cosa che aveva lenito un attimo quelle ferite che Lilith sentiva allargarsi ad ogni passo.
    Il calore di quelle braccia che l'avevano già sollevata una volta dal pavimento, avevano fermato quelle forbici e le avevano permesso di stare in silenzio e godersi quell'intimità che Lilith non aveva condiviso con nessuna, fino all'arrivo di Jessica, era una cosa solo loro. E Lilith credeva davvero nella loro amicizia, pensava che dopo i loro trascorsi che si erano creati solo ed esclusivamente per dei malintesi, lei e Jey sarebbero potute essere davvero quelle amiche che condividevano tutto.
    E seppur tutto sembra la parola giusta, Lilith non credeva che in questa rientrasse anche il pene del proprio ragazzo.
    Le parole di Jey che la consolava sembravano pian piano aiutare la riccia, che fino a quel momento si sentiva persa e non vedeva altra via d'uscita se non le braccia dell'Opalina che adesso era lì «Dimmi che... dimmi che ce la faremo... Jey... dimmi che affronteremo anche questo...» - era una disperata richiesta d'aiuto, tra i singhiozzi dolorosi della riccia, che a poco a poco perdeva la colorazione dei suoi capelli. Il suo cuore era in gola, poteva sentirlo e deglutire non aiutava a mandarlo giù, anzi, sembrava fare ancora più strada per poter risalire per essere sputato fuori. Un cuore distrutto che aveva affidato a Blake e che lui aveva calpestato, ora lei non trovava più nemmeno un granello di quel cuore, che si era frantumato e che voleva sparire per sempre.
    Un cuore che forse non avrebbe retto altre delusioni, altri tradimenti, un cuore che sperava di poter ricostruire con Jessica, con quella che lei credeva la sua migliore amica. E cosa fa una migliore amica quando l'altra ha il cuore in frantumi? Prende quei rimasugli di cuore ed inizia ad incollarli, per dimostrare quanto insieme possano farcela. Vero?
    Eppure forse Jessica non era di quell'avviso.
    Tra le lacrime, Lilith smise di parlare quando Jessica richiamò la sua attenzione, poi quella pugnalata al petto fu quasi più dolorosa della rivelazione di Blake.
    Perché? Perché sentiva più dolore? Gli occhi di Lilith si sgranarono, la pelle perse il colore rosato e gli occhi cristallo divennero per qualche minuto bianchi anche loro, come i capelli della riccia.
    Quei pezzettini di cuore che aveva raccolto sperando che Jessica potesse aiutarla a ricostruire qualcosa, adesso erano stati spazzati via da un tornado, proprio dall'amica.
    «T-tu?» - soffiò via solo questa domanda, mentre le lacrime ormai erano fiumi in piena e lo sguardo non si pareva a ricolorare, ancora sgranato da quella rivelazione.
    Ascoltava quelle parole, come s fossero una voce lontana e la testa iniziava a girare di nuovo. Il capo di Lilith iniziò a scuotersi come se stesse continuamente dicendo no, non consapevole a chi stesse negando qualcosa, forse a se stessa?
    Gli occhi bianchi si posarono sul volto di Jessica «Q-quante... quante volte...?» - domandò con un solo filo di voce che l'era rimasto.
    Avrebbe aspettato la risposta, poi lo sguardo si sarebbe spostato sulla porta e barcollando avrebbe tentato di rialzarsi.
    Non avrebbe detto niente a quella che credeva essere stata sua amica se non solo poche parole «Io... io mi fidavo... eri la sola di cui mi fidavo...» - poi l'avrebbe solo guardata con un vuoto negli occhi e sarebbe uscita dal bagno, senza più nemmeno un pezzo del suo cuore. Era tutto distrutto.
    E lei, era sola.

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    Jessica Whitemore
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    Si sentiva una merda. Era una merda. Aveva tradito la sua migliore amica e lo aveva fatto consapevolmente; alcol e droga nelle vene era solo una scusante, lei sapeva a cosa andava incontro ma in quel momento non le interessava. Anche a Gennaio era successo e lì aveva dentro solo un sorso di birra al massimo. No, non poteva dirle che ce l'avrebbero fatta perché aveva appena distrutto tutto nel peggiore dei modi, facendo crollare un'amicizia nata silenziosamente, come un muro di un edificio in demolizione. La vide sbiancare. La vide sbiancare letteralmente "grazie" ai suoi poteri da metamorfomagus; vide quanto dolore le stava provocando quella rivelazione e rimase lì, braccia lungo i fianchi, senza saper cosa dire o fare per rimediare al terribile sbaglio che aveva fatto, mordendosi il labbro per non piangere a sua volta. Lei non piangeva mai, lei era quella forte, la vera Opale, eppure in certi momenti...
    Non lo so... forse un paio... ammise, il cuore stretto in una morsa e la consapevolezza che forse niente sarebbe più stato come prima, che il loro rapporto di sincera amicizia fosse andato perduto per sempre e la causa era solo lei, stupida ragazzina viziata che aveva voluto andare a letto con il fidanzato della sua migliore amica. Si sarebbe picchiata, se solo avesse potuto. Ma non era così facile, uno schiaffo non cancellava una macchia, nemmeno una spugna la cancellava mai del tutto, avrebbe dovuto lottare per provare a riconquistare la sua amica, ma la vera domanda era... lei era pronta? Lilith sarebbe mai stata pronta ad ascoltare? Non lo sapeva.
    Non sempre aveva condiviso momenti della relazione tra Barnes e la Clarke, eppure era sempre stata la loro più grande sostenitrice, nonostante spesso remassero contro tutto e tutti: lei c'era sempre stata, aveva sempre gestito entrambi quando litigavano, rassicurato Lilith per via della sua gelosia e gestito la rabbia di Blake, però ora sembrava tutto volato via con un colpo di vento. Lilith non era l'unica ad essere sola, in questo momento anche Jessica si sentiva in balia di una tempesta. E quindi rimase lì anche quando la sua -ex?- migliore amica fuggì via. Restò lì con le braccia avvolte alle ginocchia, gli occhi vuoti e spenti.
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