Pace fatta o bombarda 3?

Blake&Elisabeth

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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Suo fratello diceva sempre "chi ha più intelligenza la utilizzi" e quando pensava a quella frase gli veniva sempre in mente Elisabeth. Con lei era stato pessimo. Pessimo perchè sapeva benissimo cosa si provava a perdere una madre e sapeva benissimo anche cosa si provava a sentirsi solo, senza amici e non voler parlare con nessuno. Lo sapeva benissimo e non si era neanche posto il problema di come potesse stare lei. Non che Blake Barnes fosse proprio famoso per il suo essere generoso ed altruista, ma con lei era diverso. Non era la sua migliore amica, non era semplicemente una conoscente e forse non era e non sarebbe mai stata neanche la persona del suo cuore, ma c'era qualcosa che lo legava a lei. Forse la sfiga a livello famigliare o forse il fatto che riuscivano ad essere veramente come il gatto con il topo. Litigavano sempre e non facevano mai niente per far "vincere" in qualche maniera l'altro. Gli scontri che avevano avuto non erano mai stati leggeri e nessuno dei due si era mai risparmiato in niente, ne con le parole, ne con le frecciatine, ne tanto meno con i silenzi. Blake era testardo, Elisabeth peggio ancora. entrambi avevano ragione e torto allo stesso momento, ed entrambi vivevano nella convinzione che l'altro doveva sicuramente chiedere scusa a lui. Blake non aveva pensato neanche una volta al fatto che lui avesse sbagiato in qualcosa e non ci pensava neanche minimamente a fare un passo avanti verso di lei ne tanto meno un passo indietro, ma a differenza di Elisabeth, lui aveva una persona dietro che gli stressava le palle in maniera magistrale: Aaron Barnes. Quel suo modo di mettersi sempre in mezzo nella vita del ragazzo era veramente qualcosa di magicamente influenzante ed alla fine, anche se con uno sbuffo enorme e tante imprecazioni e parolacce, riusciva sempre a far ragionare il fratello minore. Ma quella volta era stato stesso Blake ad andare dal maggiore per sbottare e sapere da solo che quello che doveva dimostrarsi più maturo e smetterla di sbattere i piedi era lui. Lo faccio solamente perchè è una femmina. Maledette, con quegli occhietti chiari che sbattono ogni tanto e gli si fanno lucidi appena succede qualcosa. Ti giuro non le sopporto! Aveva sbattuto la porta della sua camera ed era andato direttamente nella stanza delle necessità mandando direttamente la posizione alla ragazza. Blake era tante cose, ma quando decideva di fare il primo passo lo faceva e basta. Non usava intermediari e non si nascondeva dietro a nessuno. Se era il caos fatto persona, riusciva anche ad essere responsabile ed a prendersi le conseguenze di tutte le sue azioni. Forse le rivendicava con un certo orgoglio neanche fosse un terrorista arruolato nell'ISIS!

    La stanza delle necessità era diventata una stanza media, con le pareti completamente nere ed uno sgabello al centro, una luce puntata per illuminarlo, un pianoforte fornito di asta con un microfono. Quando e se Elisabeth, lo avesse raggiunto, una volta entrata avrebbe visto Blake guardarla e cominciare a suonare una Canzone. Era ovvio che gliela stesse dedicando ed era altrettanto ovvio che stesse deponendo l'ascia di guerra in quel momento. In fondo Liz era una delle prime persone che aveva conosciuto in quella scuola e forse la conosceva anche prima ad Hogwarts, semplicemente non si erano mai davvero beccati.
    Elisabeth era un nome troppo lungo e sopratutto non è per niente musicale. Lo avrebbe detto finita la canzone. Sapeva che non era stupida, anzi forse era molto più intelligente di lui, ma Blake era sempre lo stesso e lei lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Non disse altro, attese qualcosa.
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    I go crazy cause here isn't where I wanna be

    Aveva trovato un bigliettino ripiegato e con il suo nome scritto a caratteri cubitali -e per di più sbagliato, visto che al posto della s vi era una z con tanto di sottolineatura, indice che fosse voluto e non casuale- sotto lo stipite della porta della sua camera e già solo con quel piccolo indizio aveva compreso chi si celasse dietro. Il pizzino recava poche semplici parole e neanche una firma: porta il tuo culo ossuto in sala delle necessità, subito. Aveva sollevato gli occhi al cielo, appallottolato il bigliettino per lanciarlo con precisione nel limbo creato dalla fine della federa del guanciale e l'orlo della coperta pesante, per buttarsi sotto il getto confortante dell'acqua calda.
    Sapeva che conveniva presentarsi ogni qual volta che Blake chiamava, ma proprio per questo lei preferiva prendersela con comodo quando si trattava di lui. Giocare con la scarsa -talvolta sottozero- pazienza di Barnes era divertente, soprattutto nelle giornate noiose e monotone dell'ultimo periodo. Impiegare la maggior parte del tempo nel rassettare le sue vesti all'interno della cassapanca ai piedi del letto, dividendole per genere e colore fu orgasmico per i suoi disturbi ossessivi compulsivi del momento. Sapeva infatti che sarebbe bastato qualche giorno nel ritrovare il caos, con vestiti che sarebbero stati sparpagliati sul letto e appallottolati invece che ben piegati proprio come in quel momento. Dopo quello era passata alla pulizia della gabbietta di Rain, fornendogli dei semi di girasole freschi insieme a dell'acqua cristallina, attardandosi a giocare con lui che adorava letteralmente quando fingeva di puntargli una pistola-dita contro fingendo di morire sotto il suo colpo. Forse qualcosa era andato storto quando lo avevano curato ad una delle lezioni di incantesimi post-rapimento o, semplicemente, si erano ritrovati in sintonia perché a loro modo unici. A ben vedere, se solo non fosse stata ancora un po' irritata con il rampollo dei Barnes, avrebbe potuto traslare ciò che pensava di Rain a lui, con cui comunque aveva un rapporto che mai si era potuto definire canonico in otto lunghi anni. Con flemmatica vitalità la Battitrice scese di un piano e in direzione opposta rispetto alla nido degli Opali, fino a castare un alohomora sul pesante portone che celava la sala delle necessità. Si era più volte domandata se avrebbe finito col trovare l'amico in tutina di pelle di drago, manichino di allenamento e qualche piccolo fuocherello acceso, tutte cose molto calzanti con la sua persona ed il suo passato. Insomma tutto tranne che dietro un pianoforte a cantare un qualcosa che -con qualche aggiustamento qua e là- poteva essere la storia della sua vita. Presa in contropiede aveva avuto solo la forza di chiudere la porta alle sue spalle, ignorando la presenza del buon vecchio Khairos e lasciarsi attraversare dalla voce di Barnes. Non era la prima volta che qualcuno le dedicava una canzone ma, a differenza della prima volta, la gallese rimase fino alla fine, senza il senso di colpa a dilaniarle l'anima, forse perché quella sembrava tanto un modo per deporre definitivamente l'ascia di guerra tra di loro. Gli Stone Roses potrebbero avere qualcosa da ridire». Solo che entrambi non riuscivano a darla del tutto vinta all'altro. «E poi... Lo sai che esistono almeno una dozzina di diminutivi per il mio nome, vero?» Fece qualche passo verso di lui, ma direzionando il suo tocco solo sul profilo di quel pianoforte messo in risalto da un perfetto gioco di luci ed ombre. «Mai pensato di buttarti sul rock? Lo so che vuoi diventare una pop star... ma un tentativo con della musica più dura e non cascapalle come questa». Sebbene cercasse di dimostrarsi granitica il territoriale ex Serpeverde avrebbe potuto scorgere nelle sue movenze, in particolare sulla mancata presenza di narici allargate imbufalite, apprezzamento per quanto avesse appena fatto per lei. «Quindi è solo per due strimpellate al piano che mi hai fatto venire fin qui? O forse vuoi dirmi qualcos'altro?» Sollevò le sopracciglia in sincro, più volte, a sottolineare il ritmo incalzante della sua domanda. Il pensiero poi si concentrò sul camino, perennemente acceso nella stanza, fulcro della magia trasfigurativa, chiedendogli di fatto l'evocazione di uno sgabello alto, giusto per rimarcare -di un pelo- la sua superiorità a Barnes. «Lo farà innervosire da pazzi», un gongolare mentale che l'accompagnò fino a posare il suo fondoschiena -tutt'altro che ossuto- sulla seduta da lei richiesta, in perfetta tinta con i colori della casa che anche qui avevano finito con il condividere.

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    Blake Barnes
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    Blake aveva sempre avuto rapporti strani con tutti. Non prediligeva mai i rapporti sani e normali, tendeva sempre a trovare persone complicate come lui e che agivano con una testardaggine che li avrebbe portati tutti quanti alla morte. elisabeth, era l'emblema del suo essere amico di persone assurde e complesse e diverse da lui. Non poteva veramente farci assolutamente niente, non riusciva neanche a capire come riuscire a sbarazzarsi di tutte quelle complicazioni o di quelle persone che gliene davano. Aveva un deficit emotivo che gli dava un senso di vuoto allucinante e l'unica persona che riusciva veramente a capirlo, ma che non avrebbe mai ammesso niente di tutto quello era Jessica, ma Blake ancora non voleva neanche pensare a tutto quello. In quel momento la sua attenzione era rivolta ad una ragazza con la quale, poteva dire, di non aver mai avuto veramente un buon rapporto, ma che comunque era attratto da lei e dalla sua personalità. Era tornata a scuola e poteva benissimo ignorarla e fare finta di niente, trattarla come trattava gli altri studenti inesistenti di Hidenstone, ed invece non ce la faceva. ogni volta che era nella sua stessa stanza doveva rompere le scatole e doveva rivendicare il fatto che lei aveva sbagliato e lui aveva ragione. Non perchè davvero avesse un senso oppure uno scopo, era così e basta. Lo diceva la sua pancia, il suo stomaco ed ogni centimetro del suo corpo. Quando la vide arrivare non disse niente e quando fece quell'appunto alzò un sopracciglio,. Stava schrzando vero? Il fatto era che a Blake non interessava, lei gli cacciava il lato più stronzo e antipatico e sopratutto permaloso che aveva. Strose appena il naso ed arricciò il labbro. Per una volta che volevo fare qualcosa di carino... vedi? Il fatto è che non ti meriti proprio niente! Comunque, se proprio ci tiene al fatto che io debba usare un tuo soprannome, la canzone, invece di Giusy, la chiamerò Betty!" Betty sai che sei diversa ed è per questo che sai amare" l'ultima frase gliela ricantò al pianoforte prima di sogghignare. Odiava quel soprannome, ed infatti, Blake tendeva a chiamarla sempre Beth. Era la sua passione farla innervosire, e da quello che poteva vedere, anche quella di Elisabeth! Non potevo strimpellare qualcosa di rock, se la persona per cui l'ho fatto è una noiosa scassapalle! Non l'avresti capita! Si era innervosito per lo strimpellare, ma aveva anche imparato a conoscere la neo capitana della squadra di quidditch e non poteva, seriamente, prendersela, non in un momento del genere. Quindi si alzò dal pianoforte e si avvicinò a lei, scosse il capo. Visto che tu non sei minimamente capace di ammettere i tuoi sbagli ed io sono una persona nettamente al di sopra di tutti voi e delle vostre mediocri aspettative... Già stava facendo qualcosa che non era nelle sue corde, minimamente e già stava cercando di trattenersi da non prenderla a schiaffi per quello che aveva detto, non poteva cominciare in maniera differente, anche perchè, era vero che era cresciuto parecchio, ma di base, lui era sempre una persona che non amava chiedere scusa, dire mi dispiace o in generale, ammettere qualcosa che aveva fatto. O meglio lui ammetteva sempre le cose che faceva ma quando si parlava di essere mediamente emotivi o empatici, era qualcosa che lo distruggeva sia mentalmente che fisicamente. Infatti aveva lo stomaco contratto, ma i suoi occhi azzurri erano puntati in quelli della ragazza e, visto che la riteneva, davvero, ma davvero, intelligente, sapeva che tutto quello non era detto per offenderla. Mi dispiace tantissimo per tua madre. So quello che hai passato e so che non è stato facile. Ma puoi pensare a tutte quelle cose belle che hai fatto con lei. E volevo congratularmi con te per essere diventata capitano della squadra di Quidditch e che sei riuscita anche a diventare una battitrice. Insomma, sei un pò scarsa, ma possiamo accontentarci. Quello era il suo massimo. Davvero. non sarebbe riuscito a fare di meglio di così e la sua espressione contratta era li a dimostrazione di quello che provava. Poi, l'incanto di tutta quella storia finì e Blake tornò ad essere quello che era sempre. E vorrei proprio vedere te a strimpellare. Quando dovrai pagare anche solo per vedermi, allora vedremo chi è o strimpellatore e chi invece non ha mai fatto niente nella vita. E non dirlo mai più! La indicò con l'indice e poi,si mise seduto di fronte a lei, con uno sgabello regolare. Era un maschio, non si sarebbe accorto che quello della giovane opalina era leggermente più alto. Sorrise ancora. Ho pensato a quello che mi hai detto su me e Lilith. Come si fa a dire qualcosa che fa male a qualcuno a cui tieni tanto? Di palo in frasca. per lui era tutto risolto, quindi si poteva anche andare avanti e continuare conversazioni più produttive. In fondo Blake era proprio così, non poteva assolutamente cambiare e neanche voleva veramente.
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    [QUOTE=Elisabeth Lynch,17/3/2021, 21:09 ?t=78328284&st=0#entry648514083]

    18 anni

    ex Serpeverde

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    I go crazy cause here isn't where I wanna be

    Proprio non ce la faceva a farsi andare bene anche una sorpresa carina e sentita come quella che il rampollo di una delle famiglie più ricche del mondo magico aveva fatto per lei. Doveva sempre e comunque trovare un pelo nell'uovo, in quel caso il nome che aveva usato come protagonista della canzone.
    «Betty? Siamo seri, Barnes. Betty ce chiami tua nonna, mica me» lo avvertì, alzando la voce per superare la melodia con quel nuovo nomignolo che, ahimè, non si sarebbe mai più scollata di dosso. Quasi quanto la sua capacità di rimanere sempre sul pezzo e usare le stesse parole di Blake come "arma" contro di lui. Un qualcosa che però stava a significare una cosa: i loro dissidi si erano appianati, anche perché se no le bacchette sarebbero state già sfoderate per dar via ad un duello. «Stavi parlando di te? Non è un po' troppo parlare di sé in terza persona? Persino per te, dico». Sebbene le parole avessero un suo peso il tono adoperato così come un viso sereno avrebbero fatto capire al mago come le cose, tra i due, fossero tornate proprio come ai vecchi tempi.
    «Al di sopra di tutti chi? Siamo in due qui e sappiamo chi tra i due sia il migliore senza neanche doverne discutere». L'indice aveva vagato tra i loro petti, mentre la strega si sedette sullo sgabello dimostrando come, in effetti, lei fosse la numero uno. Eppure quel dettaglio era passato del tutto inosservato, dimostrando quanto colui che aveva una vera e propria ossessione nel voler essere il primo nei cuori dei suoi amici era "uomo", nel senso più stereotipato del termine.
    «Oh, ehm, grazie?» Era tutto troppo. Persino per uno come il suo vecchio amico. Insomma quel giorno era da segnare sul calendario per commemorarlo da lì alla fine dei suoi giorni: Blake Barnes, il pavone incendiario, aveva appena chiesto scusa! Era così irreale. «Sicuro di stare bene, Barnes? Non è che hai sbattuto la testa da qualche parte e il tuo "cervello" sta sanguinando?» Molto male se fosse stato vero perché lei negli incantesimi di cura era una vera e propria schiappa. «E sai che sono tutto tranne che scarsa a quidditch, però diciamo che apprezzo il tentativo di complimento. So che hai fatto del tuo meglio e quanto ti sia costato», continuò, posandogli una mano sulla spalla di fatto pat-pattandolo con fare materno prima di tornare a parlare di musica e del probabile futuro da gabbia d'oro di Barnes. Non che non ci vivesse già. «Sappiamo entrambi che in quel caso sarei la tua manager, quindi non fare minacce a vuoto, potrei rovinarti la carriera prima che decolli», gli fece notare di fatto spegnendo un principio di incendio, seppur ironico. Questo prima che il discorso tra i due si facesse serio e l'ex serpe gli presentò una domanda da un milione di Galeoni. Ovviamente lei avrebbe risposto per ciò che avrebbe fatto al posto suo, non quello che Barnes avrebbe dovuto fare. Insomma stava a lui valutare pro e contro e prendere una decisione.
    «L'ultima volta che l'ho fatto ho rimediato più schiene che comprensione», ops, aveva appena ricordato come il triangolo -che non era solo quello- con Josh e Lucas avesse portato solo male. A tutti e tre. Eppure, forte di quello che era il suo passato decise di condividere con l'amico quello che aveva fatto in prima persona. «Io sono del parere che una verità, per quanto faccia male, sia preferibile ad una menzogna». Non per nulla aveva rivelato a Jones di aver baciato il suo compagno di stanza, di come fosse confusa sui suoi sentimenti, sebbene sapesse che quello l'avrebbe ferito oltre ogni misura. Il motivo per cui l'aveva fatto? Semplice! «Mentire non è facile come sembra: devi tener sotto controllo la pressione, improvvisi problemi di balbuzie, memoria di ferro e soprattutto la capacità di guardarsi allo specchio». E quella era la parte più difficile della storia. Pensare che c'era chi si ritrovava a farlo per professione e no, non parliamo di bocca di rosa.
    «Non trovi che sia estenuante?» Condivise, sollevando le spalle con aria non curante. «E poi, ricordiamoci che le bugie sono infime, ti sbugiardano sempre nel momento meno opportuno». Ad esempio se dormi con chi stai tenendo all'oscuro qualcosa può sfuggirti una parolina di troppo, per non parlare dei lapsus in atto nel bel mezzo di un amplesso sessuale. Quelli sì che erano infimi. «Sentiamo, a chi altri avresti mentito?»

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    xscheda | blake barnes | statistiche

    Nel suo essere estremamente complicato, Blake Barnes era una persona dannatamente semplice. Era una persona delle volte imprevedibilmente scontata. Blake era fatto in quel modo, aveva scritto quella canzone ad Elisabeth, in realtà, un anno prima e non aveva mai fatto niente per fargliela sentire o per capire esattamente come stesse davvero. Non voleva saperlo perchè sapeva che si era legato ad una persona che essenzialmente era come lui: prima di qualsiasi ematia verso il mondo esterno. Era così, era fatta in quel modo e forse la loro amicizia si reggeva veramente solamente perchè erano così simili, si sentivano poco, si vedevano poco, ma c'erano sempre uno per l'altro. Non erano appiccicosi e forse sia Liz che Blake non sapevano quasi niente della loro quotidianità, ma funzionavano quando era necessario funzionare. Si sforzava di essere sempre davvero migliore e delle volte si sentiva quasi deluso da quello che riceveva in cambio. Sospirò per quello che disse la ragazza. Dio che palle che sei! Ammise poi sbuffando sonoramente. Era stato carino e cortese ed in quel momento avrebbe voluto che la sua amica fosse un pò più profonda. La canzone diceva un sacco di cose che racchiudevano non solo delle scuse ma anche qualcosa di molto più profondo che sperava, davvero, che Liz, non stesse dimostrando ma che avesse capito a pieno. Ma da quando non parli più correttamente e te ne esci con un accento così rozzo? Si vede che ti frequenti con un densiriano! Dal primo anno in cui suo fratello era stato scaraventato nel Tamigi, Blake nutriva un odio veramente profondo per i densieriani e non aveva nessuna intenzione di nasconderlo. In fondo perchè mai avrebbe dovuto?
    Quando parlò in quel modo, comunque, Blake capì che le cose erano tornate esattamente come dovevano essere. Ecco appunto, le cose erano tornate talmente come prima che Blake alzò un sopracciglio fino al cielo infinito della sala delle necessità e scoppiò a ridere. Sai cosa dovresti fare Lynch? SCOPARE. Blake in quegli anni era cambiato. Aveva preso lezioni private da tutti i professori di Hidenstone, c'era voluto un intero corpo docenti per renderlo una persona quantomeno affrontabile dai suoi coetanei. C'era voluto veramente moltissimo per renderlo umano e non fargli spaccare la facia di chiunque gli desse dell'inferiore, ma con Liz era comunque diverso. Avevano sempre giocato su quelle cose e di conseguenza decise seriamente di sorprenderla e lasciarle l'ultima parola. Le era morta la madre, si erano detti tutto quello che di brutto si potevano dire ed avevano deciso di andare avanti. Se non era quella amicizia, esattamente cosa era? Ti posso assicurare che il mio cervello sta alla grande, che ho visto persone molto più brava di te giocare a quel gioco noioso e schifoso e... no, potresti essere, però la mia ballerina, o porta borse. Si, ecco molto meglio, magari con vestitini succinti. Almeno sei carina! Si era tornato tutto quanto nella loro norma e la cosa non era affatto irritante, Blake era come se si fosse levato un enorme peso il che non era per niente qualcosa di scontato. Si morse il labbro e scosse il capo per quello che disse. Non sei andata dalle persone giuste. Da lui sicuramente non era mai andato, ma non voleva ricominciare quell'odissea senza fine. Oramai avevano fatto pace ed era il caso di andare avanti. Ascoltò la sua risposta a quel quesito e poi sospirò. In realtà non ho mentito a nessuno, ho semplicemente omesso un fatto. L'anno scorso mi sono lasciato per 5 giorni con la Clarke, ed in uno di quei cinque giorni sono andato a letto con una ragazza, che per me è comunque importante ma è stato solamente un momento puramente fisico e di debolezza. Forse è successo anche una seconda volta, ma davvero era qualcosa di estremamente fisico. Lilith non lo sa. Mio fratello dice che dovrei dirglielo ed io sono stufo di chi mi dice cosa devo e non devo dire. L'insofferenza era viva nella sua voce. Sbuffò e si alzò. Adesso tu lo sai e ti chiedo di stare zitta, ma comunque non è questo il punto. Aggiunse stiracchiandosi il collo. Torniamo in sala comune? Era chiaro che aveva svuotato il sacco ma che in quel momento erano successe troppe cose in troppo poco tempo. Era comunque un maschio con l'aggravante del gene Barnes che lo rendevano un bradipo morto non in grado di metabolizzare più di un'emozione alla volta e quella volta era la volta del riappacificamento con una persona a cui voleva bene. Il resto poteva rimanere fuori dalla porta ed aspettare un altro giorno, anche perchè averlo detto ad alta voce lo fece sentire solamente una merda sia nei confronti di Lilith che di Jessica.

    Revelio GdR



    Edited by Blake Barnes - 31/5/2021, 17:45
     
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