Lezione Biennio 20/21

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  1. Elisabeth Lynch
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    I go crazy cause here isn't where I wanna be

    «Mushu, su, andiamo!» Il gatto, dal lucido pelo nero e penetranti occhi verdi screziati dall'oro più puro, sollevò la coda piena allo stesso modo con cui lei sollevava il mento quando si trovava tra poveri plebei. E lei si chiedeva pure da chi avesse preso quegli odiosi modi di fare, come cercare attenzioni con presunzioni, rifuggire da coccole indesiderate, graffiando o soffiando. Almeno quella mattina non sembrò aver nulla da ridire sull'accompagnarla fuori non solo dal dormitorio ma persino dal castello. Indossava un paio di jeans, un maglioncino azzurro cielo e gli immancabili anfibi neri. I capelli erano tirati indietro, con dei ciuffi ribelli a cadere ai lati del viso, mantenuti da un piccolo elastico che si confondeva tra le ciocche castane.
    «Non mi guardare così, prenditela con Olwen», comunicò al famiglio quando quest'ultimo, zampettando accanto a lei, soffiò richiamando la sua attenzione e alternando lo sguardo tra lei e la direzione che stavano puntando. Il micio, insieme alle due felpe, era stato testimone dei suoi incubi dopo le settimane di prigionia, finendo con il dividere il fardello anche con Rain, il cricetino che era rimasto nella sua camera per quel giorno.
    Quante cose erano cambiate da quell'ottobre nefasto del suo primo secondo anno. Aveva perso sua madre, smarrito la via, cercato di gettare via la sua vita dandola in pasto all'alcol per poi provare a rimettersi in piedi. Lezione dopo lezione aveva ricordato -o fatto scoprire- ai docenti quali fossero le sue qualità e conoscenze; mese dopo mese aveva iniziato ad affrontare i demoni e qualcuno era riuscito persino a sconfiggerlo, come il suo rapporto con la Foresta Eterea che si stagliava di fronte a lei. Per quello doveva ringraziare Hinds che con i suoi modi burberi, molto denrisiani, l'aveva messa di fronte ad una scelta da cui non potersi tirare indietro. In qualche modo aveva finito con il ringraziarlo.
    «Ecco gli altri, tu non fare il solito spocchioso e non provare a seminare il panico con Ashura», lo redarguì, avendo visto il chocobo di Cohen che salutò con un'alzata di occhi al cielo e sistemarsi in una parte più tranquilla della zona, fino a quando non venne invitata dal runista, insieme agli altri, a scrivere sulla bacheca due termini legati alla Primavera. "Fertilità e "germoglio" furono scritti con un «atramenta», dopo aver tracciato un quadrato, con un rosso cupo, come quello della sua aura. «Germoglio non solo inteso come lo sviluppo della pianta, ma come origine di qualcosa, una nascita e, talvolta, una rinascita». La Primavera era la celebrazione della vita e del ritorno alla stessa, forse più calzante rispetto al capodanno che segnava l'inizio di un nuovo anno solare o del primo di settembre, come nuovo anno accademico. Insomma, in trecentosessantacinque giorni -talvolta trecentosessantasei- c'erano diverse opportunità per iniziare qualcosa o reinventarsi, il tutto stava nel cogliere la palla al balzo, in un'allineamento di stelle e di pianeti. Quanto a fertilità quella era una parola che si commentava da sola e che ben incarnava l'Ostara, la festa pagana che celebrava l'inizio della primavera.
    Tornata a "posto", Mushu tornò subito a infilarsi tra i suoi piedi leggermente divaricati, con la coda a stringerle il polpaccio destro e il musetto sollevato in direzione di Carter, ruotato leggermente a sinistra, per mettersi comodo nell'osservarlo meglio. E lei con lui.

    and satisfaction feels like a distant memory




    Le parole scritte sono germoglio e fertilità. Spiega ad alta voce solo la prima. Interazioni -o presunte tali- sono taggate nel post.
     
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76 replies since 3/3/2021, 00:58   2271 views
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