Ricordi: evanescenti o indelebili?

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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Cosa ci facesse il giovane Erik all'interno dell'aula di Pozioni quel sabato pomeriggio era difficile da spiegare. Aveva espressamente chiesto alla professoressa la mattina precedente se potesse aver accesso all'aula per aver modo di esercitarsi con qualche pozione che avevano già avuto modo di studiare. In fin dei conti Pozioni era una materia cardine del percorso che aveva scelto per il triennio e nonostante adorasse la professoressa O'Neill la sua era la materia che più lo preoccupava. Pozioni per Erik era un po' come i peperoni. Quando frequentava Hogwarts era la materia che meno preferiva, ma comprendendone meglio i meccanismi lì a Hidenstone - sicuramente anche complice un'insegnante appassionata nella sua disciplina - lo aiutarono a ricredersi, non cancellandone però le difficoltà.
    Coraggio, alla fine le preparazioni sono sempre le stesse, devo solo migliorare nella tecnica. Si disse, arrivando in aula e posizionandosi di fronte a un banco da lavoro.
    Pozione della memoria, a noi due! Aveva scelto l'ultima pozione che avevano studiato. Se riesco a prepararla a dovere, potrei finalmente riuscire a farmi notare. Si morse appena il labbro, mentre afferrò un panno umido che posò alla base del calderone, giusto per assicurarsi che fosse pulito. Solitamente le postazioni di lavoro erano sempre immacolate, tuttavia la previdenza non era mai troppa. Assicuratosi che la sua postazione fosse pronta all'uso, dalla tracolla tirò fuori il manuale di Pozioni, cercando sull'indice la pozione che intendeva replicare. Lesse rapidamente la ricetta, sottolineò quelli che a parer suo erano i passaggi critici e si armò di bricco dosatore. Aprì così il rubinetto per riempirlo d'acqua, prestando estrema attenzione a raggiungere i 700 ml d'acqua. Chiuso il rubinetto avvicinò il viso ai numeretti di fianco al dosatore. Oh, devo aver superato di un poco. Per mezzo del beccuccio lo privò di qualche centilitro, dopodiché era perfetto. Rovesciò il liquido nel calderone e accese il fuoco al massimo della sua potenza.
    In quel momento notò un punto interrogativo che aveva segnato nella ricetta. Doveva aggiungere una piuma di Jobberknoll, ma non c'era scritto se farlo prima o dopo aver raggiungo il bollore. Non c'è scritto, non devo lavorare di testa. Pozioni è un po' come la cucina e le ricette vanno seguite alla lettera. Annuì a se stesso, afferrò una delle due piume che aveva adagiato a un angolo e la inserì nel calderone, afferrando poi il mestolo e aiutandosi con questo a farle immergere nel liquido, mescolando poi per ben cinque volte in senso orario. Secondo gli appunti questo passaggio dovrebbe servire ad aiutare la piuma a diffondere le loro proprietà magiche nel liquido. Cominciava a parlare da solo, era giunto il caso di preoccuparsi? Scosse rapidamente la testa, afferrando poi il recipiente che conteneva il sangue di Salamandra. Non appena lo aprì, corrugò la fronte. Intorno a lui si sparse un forte aroma amaro, ferroso che però pian piano stava imparando a riconoscere. Impugnò il contagocce e lo riempì, dopodiché lo avvicinò al calderone e le fece precipitare lentamente. Una, due, tre. Affondò i denti contro le labbra. Quattro, cinque, sei. Riempì nuovamente il contagocce, inserendo le due mancanti. Fatto ciò mise nel lavandino il contagocce, chiuse il contenitore del sangue di salamandra e si riappropriò del mestolo, girando per lo stesso principio di prima in senso antiorario. Ho fatto bene a disfarmi del contagocce e del sangue. Una postazione ordinata è sinonimo di ordine mentale. ACCIDERBOLINA! La pozione sta cominciando già a cambiare colore! A dir il vero aveva cominciato con la piuma, ma la variazione era troppo delicata per poter essere notata da un occhio non ancora esperto.
    Ora arrivava uno dei procedimenti più delicati. Se finora la precisione era l'ostacolo principale, qui subentrava la velocità. Doveva essere rapido, poiché altrimenti la pozione avrebbe cotto troppo, così senza perdersi in chiacchiere prese il mazzolino con dieci margherite che aveva già contato in precedenza, prese un elastico con cui le legò sul ricettacolo, ovvero il punto tra il gambo e la corolla. Fatto ciò si armò dell'affilatissimo coltello e con un taglio netto staccò i gambi, dopodiché sminuzzò ciò che rimane del fiore in modo tale da aver componenti estremamente sottili e facili da integrare a qualunque altro ingrediente. Forse quello dell'elastico era un mezzuccio poco tradizionale, ma senz'altro lo aiutò a risparmiare tempo per concentrarsi sulle radici di ginseng. Lì non c'era trucchetto che reggeva. Sminuzzò la radice con meticolosità, facendo ben attenzione nel generare tutti pezzi dalla medesima grandezza, in modo tale da evitare che alcuni potessero cuocersi prima di altri. fatto ciò posò sulla bilancia prima tutti i frammenti di margherità, dopodiché aggiunse i pezzi di radice di ginseng fino a raggiungere il peso di 60 grammi. Abbassò rapidamente il fuoco a temperatura media e rovesciò tutti i 60 grammi all'interno di un sacchetto che agitò molto rapidamente affinché si mescolassero al meglio e li aggiunse dentro al calderone. Fatto ciò ci fu il passaggio di rito: mestolo e girare due volte in senso antiorario. Rispetto a prima il composto si era fatto più denso. Non percepiva più la piuma e dopo il primo giro, nel secondo avvalorò la sua ipotesi secondo cui il liquido stava assorbendo anche questi ultimi ingredienti.
    Il fumo che di tanto in tanto usciva dal calderone stava cominciando a far sudare Erik. Afferrò un salvietta dal pacchetto che teneva in tasca, se la passò lungo la fronte mentre afferrò il panno che conteneva le scaglie di Ramora. Ne inserì dieci, aggiungendo poi l'ultima piuma di Jobberknoll, afferrando il mestolo e girando tre volte in senso orario.
    Ok, ci sono quasi. L'ultimo punto della ricetta gli chiedeva di pesare 50 grammi di caffè in grani. Fatto ciò li inserì all'interno del mortaio e col pestello cominciò a schiacciarli. Qui entra in gioco la forza. Per raggiungere al risultato ottimale sfruttò il suo peso affinché i grani fossero ben pestati, perdendo la consistenza prima della lavorazione, inserendoli così nel calderone. L'ultimo step gli imponeva di mescolare sete volte in senso orario.
    Se tutto fosse andato come previsto la tonalità che la pozione che avrebbe assunto non sarebbe stata color pastello, ma intenso e scuro. Sembra... porpora? Si chiese, riempiendo una fiala per poterne testare il risultato ottenuto.




    RevelioGDR


    Reperimento degli ingredienti

    2 piume di Jobberknoll -> Comprate
    Sangue di Salamandra -> Comprato
    10 scaglie di Ramora -> Chieste agli elfi come scarto della preparazione della cena
    1 mazzolino di 10 Margherite -> trovate nella foresta di Denrise
    1 radice di Ginseng media -> Comprata
    50 gr Caffè in grani -> chiesti agli elfi prima della colazione

    Premessa del ricordo: Erik di questo ricordo non ha memoria, quindi ciò che andrò a descrivere sono fatti di cui non è a conoscenza.

    Ci troviamo nel 2018. Erik si trova nella foresta di Blackpool, è estate e accanto a lui c'è Derek, il suo amico d'infanzia. Entrambi sono all'interno di una tenda da campeggio, è notte. Fa freddo. I due sono con le torce accese e si stanno raccontando racconti dell'orrore, ma poi, all'improvviso un forte ululato riecheggia nella foresta. I due si guardano, hanno paura. Ogni rumore della notte si fa più forte, ma tra i tanti è il suono dei passi il peggiore. Purtroppo non è il vento e ne ebbero certezza quando qualcosa fece scattare la trappola per le lucertole. Sentono ringhiare, dopodiché un ennesimo ululato spinse i due giovanissimi ragazzi a uscire dalla tenda. Fu allora che lo videro di fronte a sé: maestoso, terribile, imponente. Un lupo mannaro era di fronte ai loro occhi. Vennero osservati dalle sue iridi giallognole, respirava profondamente, dalla bocca cadeva della bava. Probabilmente stava già pregustando il sapore della loro giovane carne. Urlarono a pieni polmoni, dopodiché si divisero.
    Il lupo seguì Erik, ma la corsa non durò molto. Cadde a terra a causa di una radice, si volto e osservò il lupo balzare verso di lui per morderlo con ferocia. Sentì in quel preciso istante un dolore lancinante, sentiva la forza vitale venir meno, quando Derek catturò la sua attenzione con Farfallus Explodit di eseguito maldestramente. Il lupo cambiò bersaglio e questa volta finì ciò che aveva cominciato. Erik osservò la scena a occhi stranati. Vide le interiora del suo amico venire fuori dal suo corpo, sentì i conati di vomito, percepiva il calore del sangue che colava dal proprio colpo. Poi ci fu uno sparo provenire da un campo lì vicino, forse era stato scagliato per allontanare creature feroci e il lupo fuggì via. Poi si susseguirono le lacrime, le urla e la consapevolezza di aver perso un amico che a tutti gli effetti gli aveva salvato la vita.
     
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