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Marcus - Emma

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    La terrazza era un luogo strano per Marcus. Ci era stato poche volte, ognuna per guardare ciò che aveva da offrire quel posto, un po' come un esploratore... della scuola. Di sicuro era divertente vedere chi si buttava di sotto dalla terrazza di tanto in tanto per provare ad atterrare di sotto. Meno lo era quando si facevano male, ma quello non era comunque affar suo.

    Il suo vero interesse era il poter vedere gran parte dell'esterno da quella posizione sopraelevata. Quando la routine cominciava a diventare troppo monotona, il cambio di luoghi era tutto ciò che gli serviva. Aveva fatto un po' di incontri ultimamente, ma niente di eccessivamente approfondito, e la cosa che comunque occupava gran parte del suo tempo era lo studio, gli allenamenti che adesso cominciavano ad essere nuovamente di un livello decentemente buono. Non sapeva bene cosa pensassero gli altri di lui, a quel punto, ma non gli interessava nemmeno più di tanto. Sapeva di doversi prendere il suo tempo, quando il suo primo anno era ancora iniziato da poco. Non che gli piacesse non aver ancora fatto grandi progressi.

    Quel pomeriggio Marcus non aveva le cuffie alle orecchie come al solito, ma sembrava perso nel guardare di sotto, come se cercasse qualcosa. Sentiva voci dietro di lui andare e venire, ma nessuna era in grado di richiamare la sua attenzione. Si era perso già qualche litigata, che generalmente gli strappavano anche una risata nelle giuste condizioni. Il pensiero di come avrebbe potuto fare meglio in quella scuola però aveva deciso di prendere il sopravvento in quel giorno. Le sue mani strinsero il poggiamano del balcone, premendo contro di esso.

    Studiare non basta, non per fare quello che voglio... - Alzò lo sguardo verso l'orizzonte, un gesto istintivo più che premeditato, mentre la sua bocca si mosse per dire cose che credeva avrebbe tenuto nella sua testa. - Forse dovrei andare a trovare Blake. - Sempre se avesse avuto tempo e voglia. Gliel'avrebbe fatta venire, al massimo.

    Giurò di non voler più pensare ad una cosa del genere nell'esatto secondo successivo, ma doveva ammettere che un aiuto non lo avrebbe rifiutato, e ormai sapeva che Blake non scherzava quando gli aveva proposto la cosa. Avrebbe potuto prenderlo in giro quanto voleva, se fosse stato necessario. Non che lo avrebbe lasciato fare senza dire niente. Le sue mani si staccarono dal posto dove erano posate, voltandosi dalla parte opposta e fissando il muro, ancora distratto. Da fuori non sarebbe sembrato propriamente normale, ma non è che stesse facendo molto caso a ciò che c'era attorno a lui. Quel che era certo è che sarebbe stato facile vedere che nnon era esattamente presente mentalmente, al momento. Sarebbe anche stato facile prenderlo di sprovvista. Per fortuna, era quasi certo che in quel posto pochi approcciassero gli altri senza motivo. Da dire era che non aveva fatto molto, per evitarlo però. Forse lo sguardo contro il muro sarebbe bastato per farlo sembrare pazzo abbastanza, però.

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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Emma, Spider in spalla, aveva deciso di cercare un posto dove allenarsi. Sarebbe potuta andare senza problemi al Campo da Quidditch, usare qualche lattina vuota come bersaglio, oppure semplicemente divertirsi a constatare quale fosse la gittata del suo arco. Ma trattandosi della Lewis, nessuna scelta era scontata né lo era mai stata, da quando aveva messo piede in quella scuola. Per esempio durante la gita al Louvre aveva deciso -o forse se n'era dimenticata, ma questo non ci è dato saperlo- di non usare l'insulina, dando la precedenza alle vite degli altri e a ciò che stava succedendo. Conseguenze? Era morta assieme alla maggior parte dei suoi compagni. Era stato il momento più brutto di tutta la sua vita, le era seriamente passato tutto il suo vissuto davanti ed aveva detto mentalmente addio a tutti coloro che conosceva. Poi puf, si era ritrovata stesa contro il duro pavimento del museo ed aveva scoperto che era stata tutta una simulazione, non erano stati davvero catapultati a Babilonia. Il sollievo che aveva provato non era stato equiparabile a nessun'altra sensazione che avesse mai provato nell'arco della sua giovane vita, ma era passata. Così come aveva fatto una scelta stupida quel lontano marzo dell'anno precedente, così aveva preso una scelta imprevedibile quel giorno. Aveva deciso che avrebbe posizionato delle lattine sul cornicione della terrazza, mirandole e provando a farle cadere giù di sotto. Poi pensò che sarebbe stato carino provare a mirare a qualche bersaglio lontano, come per esempio un albero presente nei giardini.
    Quindi i suoi passi risuonavano per i corridoi rimbalzando tra le pareti, finché raggiunse la meta tanto agognata, sorridendo e tenendo stretta quella faretra color azzurro mare, dove alloggiava nel posto d'onore, la freccia che aveva ricevuto la notte di Halloween, unico ricordo di Phoebe. Pensò anche che avrebbe dovuto andare a cercare un negozio d'armi a Denrise e comprarsi delle frecce nuove, più affilate e potenti.
    Entrò in terrazza saltellando, i capelli leggermente ricci che scorrazzavano di qua e di là sulle sue spalle ed un sorriso a trentadue denti.
    Aveva già iniziato a meditare su quale sarebbe stato il posto migliore dove tirare, quando un profilo conosciuto fu in grado di attirare la sua attenzione. MARCUS! Trillò, senza troppo chiedersi se la sentisse con le cuffiette, come se la ragazza vivesse in un mondo tutto suo.
    Non dirmi che sei amico di quell'idiota! Esclamò, dopo aver sentito le sue parole e riferendosi chiaramente a Blake. Non era mistero che Emma non lo sopportasse, considerandolo solo un ricco ragazzino viziato, stupido ed arrogante, esattamente il contrario di suo fratello che, nonostante fosse ricco, aveva anche un grande cuore.
    Sorrise nella direzione del ragazzo che aveva tentato di aiutarla durante Difesa, prima che subentrasse Nathan, ancora grata che comunque ci avesse provato. Si avvicinò anche lei al cornicione, facendo scivolare Spider lungo la spalla e posizionandolo con cura contro un pilastro. In suo arco nero e rosso faceva parecchio contrasto con i colori più tenui del mosaico che formava il pavimento.
    Che fai? Ti disturbo? Me ne devo andare o posso rimanere? Lo bombardò di domande come se fosse la cosa più naturale del mondo o come se fossero amici da una vita, proprio incurante del fatto che magari lei gli stesse antipatica o semplicemente che non avesse voglia di parlare. Anche la faretra scivolò lungo la sua spalla per finire con dolcezza in terra affianco a Spider.
    Uh comunque grazie ancora per la lezione di Difesa! So che hai provato a salvarmi, anche se poi lo ha fatto Nathan! Ma lui è molto protettivo insomma, non sei mica tu il problema, ci mancherebbe! Nat è fatto così, non ti odia mica! Ed ecco la sua famosa parlantina incontrollabile con la quale sommerse il povero dioptase di informazioni assolutamente non richieste e che forse nemmeno stavano passando per l'anticamera del cervello all'altro, ma anche quella era una peculiarità di Emma. Aveva persino sentito il bisogno di scusarsi per Nathan e per il suo carattere, anche se forse -anzi, quasi sicuramente- Marcus non l'aveva mai presa come un affronto personale e lei, come da Modus Operandi, si stava costruendo castelli in aria senza nessuna base stabile.
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    I passi rimasero a lungo ignorati dal ragazzo, almeno finchè non sentì il suo nome venir chiamato. Balzò, colto di sorpresa, e si voltò di scatto verso Emma, il cuore che saltò un battito. Non aveva nemmeno motivo di essere preoccupato per qualcosa, ma in quel momento era stato preso troppo alla sprovvista. Chiuse gli occhi per un attimo, maledicendo internamente la sua distrazione, e lasciando un sospiro di sollievo nel vedere che fosse solo la ragazza. Le sorrise, affrettatamente coprendo l'espressione sorpresa. Sorriso che si fece più tirato e strano quando nominò l'essere amici con Blake.

    N-no, non che io sappia almeno. - Che in fondo era la verità. Ma che avesse contatti con lui, invece, era un'altra storia. Si fermò solo in quel momento ad osservare l'arma che la bionda portava con sè, un attimo rapito dai colori intensi. Ci mise poco però a riconcentrarsi successivamente sulle sue parole. La sua voce stavolta era tranquilla, spavento passato. - No, non disturbi, e non sto facendo nulla. Mi stavo organizzando per... - Esitò, fermandosi un breve attimo e discostando lo sguardo dagli occhi di Emma verso le piante sottostanti alla terrazza, e poi rimbalzando di nuovo su lei. - Capire come organizzare meglio i miei sforzi. - Annuì. - Ah, e se non fosse ovvio, puoi rimanere se non hai di meglio da fare.

    La raffica di domande lo aveva colto un po' impreparato ma riuscì a prendere in mano la situazione e chiudere tutto in quel modo. La parlantina dell'altra e la nonchalance con cui attaccava bottone era forse qualcosa da cui imparare... In parte. Lo sproloquio sulla situazione alla lezione di difesa lo fece ridere, in maniera leggera e spontanea. Onestamente non se l'era nemmeno presa, erano amici mentre Marcus era solo stato mosso dall'istinto di non lasciare una compagna in balia dell'acqua. Insomma, due sentimenti ben diversi. Magari c'era anche altro fra i due, ma non gli interessava. - Non l'ho mai pensato. È stato un comportamento normale, tutto sommato. E comunque dovevamo fare le cose in due lo stesso. - Già, perchè anche Addison aveva deciso di cadere nelle acque del fiume. Se la sarebbe dimenticata volentieri quella lezione, però cominciava a capire perchè Ensor non avesse una bellissima fama. Almeno le sue lezioni erano movimentate.

    I pensieri del ragazzo sparirono momentaneamente, e un sospiro uscì naturale, inconsciamente, di cui lui nemmeno si accorse. Posò di nuovo lo sguardo su Emma e l'equipaggiamento, curioso. - Sai tirare con l'arco? - Sapere usare un'arma non era male. In effetti, avrebbe dovuto imparare anche lui prima o poi. Un arco, però, non lo incuriosiva poi così tanto. Anche se sapeva bene che ogni arma aveva vantaggi e svantaggi. - Non avrai mica intenzione di usare la terrazza come terreno di prova? - Senza contare che la gente passava di lì, le frecce sarebbero finite di sotto. Dove c'era la gente. Diversa, di solito. Insomma, sperava che la ragazza ci avesse pensato, e che fosse lì solo di passaggio.

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    Emma davvero non si era mai chiesta se potesse dare fastidio a qualcuno con i suoi comportamenti a tratti infantili e giusto un po' molesti, preferendo l'azione al pensiero, quindi si sarebbe alquanto stupita se, prima o poi, qualcuno le avesse detto di smetterla di comportarsi in quel modo così stupido, sebbene lei non potesse farne a meno; era parte di lei e lo sarebbe sempre stato, nonostante tutti i tentativi che avrebbero potuto fare per provare a cambiarla.
    Ah bene! Perché distrugge ogni cosa che tocca. Non sapeva da dove provenisse tutta quella rabbia, ma non si era certo dimenticata come l'avesse fatta sentire stupida quella sera nelle segrete, come l'avesse fatta davvero sentire infantile e sbagliata, come l'avesse presa in giro. Ed ora, non poteva proprio vederlo. Gli rivolse un sorriso un po' più tirato, mentre con le dita della mancina accarezzava Spider, la sua arma di difesa contro il mondo esterno e forse anche contro se stessa. Ebbene, quando era turbata, non faceva altro che uscire con quell'oggetto e tirare, tirare e tirare fino a consumarsi le dita, nonostante avesse tutte le protezioni del caso.
    Quali sforzi? Domandò, perplessa, guardando il panorama al di là della terrazza, posandosi con le braccia sul parapetto e pensando a quanto fosse bella la vista da lassù.
    Si girò solo quando sentì la sua risata, convinta di aver detto qualcosa di divertente o di essere sporca, magari aveva qualcosa tra i denti. Ma far ridere i suoi compagni era qualcosa di cui sinceramente godeva, perché non c'era niente di meglio dell'allegria per affrontare anche le giornate peggiori.
    Uh, meno male che non sei arrabbiato! Nathan era tanto preoccupato di ciò! Quasi da non dormirci la notte! Non era affatto vero, Emma si stava inventando tutto. Ma non lo stava facendo per far sentire importante Marcus o solo per lusingarlo in qualche modo, ma perché era sinceramente preoccupata che una cosa così potesse ledere un futuro rapporto. Eh sì, la sua caratteristica principale era la forte empatia verso gli altri.
    Sìì ho frequentato per anni lezioni di tiro con l'arco, il mio insegnante mi ha sempre detto che potrei partecipare a qualche torneo! Ma ora sto andando avanti da autodidatta, non ho abbastanza soldi per permettermelo, anche se stavo valutando di pagare almeno un mese ogni estate, quando torniamo. Giusto per non perderci la mano. Fece una pausa, imbracciando l'arma ed incoccando una freccia che pareva quasi d'argento, puntandola verso il pavimento, così che non potesse colpire qualcuno per sbaglio mentre era distratta. Certo che voglio usare la terrazza. Spinse Spider oltre il balcone e lo strinse forte perché non cadesse. Sotto, in quel momento, non c'era poi così tanta gente. Vedi quella statua? Ne indicò una situata nel giardino, sorridendo. La statua aveva le braccia sui fianchi, creando quindi uno spazio a cerchio. Riesco a far passare la freccia lì in mezzo e a colpire il tronco dell'albero dietro. Detto, fatto, poiché chiuse l'occhio destro e prese la mira per bene. Uno... due... tre... via! Mollò la corda, così che la freccia partì alla velocità della luce, eseguendo esattamente il percorso previsto da Emma, fino a bucare mortalmente -se fosse stata una persona- l'albero e rimanendoci incastrata. YUPPI!
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    Le parole di Emma resero ben chiaro quanto Blake fosse argomento indesiderato, il che non lo sorprese, ma non capiva nemmeno il particolare astio. Forse doveva attribuirlo a trascorsi, o forse era solo naturale antipatia, anche se con una ragazza del genere, era difficile immaginare che potesse avere un'antipatia solo sulle sensazioni. Marcus stesso aveva giusto fatto la cosa più adatta nel momento, durante la lezione di Difesa, eppure la ragazza sembrava più grata del necessario. Non commentò ulteriormente sulla cosa, lasciando che l'evidente fastidio nelle parole della bionda si perdessero nell'etere. La sua attenzione venne ridiretta dalla domanda successiva, qualcosa su cui aveva involontariamente glissato. - Quali sforzi? - Il ragazzo si fece prendere da un lieve brivido che lo percorse. Era uno strano presentimento. Ma non era la prima a cui lo raccontava, in ogni caso. Si tolse quella strana sensazione dalle spalle, rispondendole. - Gli studi, allenamenti, e specialmente devo allenarmi nel duello. Per il futuro forse dovrei anche cominciare ad imparare ad usare qualche arma, in effetti. - Adocchiò l'arco per un solo secondo. No, non faceva per lui, ma magari poteva almeno capirlo se avesse osservato qualcuno usarlo in allenamento. Era sempre conoscenza utile, in fondo.

    Nathan... Non ha fatto niente di male, tranquilla. - Le sorrise, scuotendo la testa. In realtà era l'altra che gli stava mettendo il dubbio che potesse essere fatto con un ulteriore scopo, con tutta quell'insistenza. Si era perso qualche indizio per strada? - Vedremo. - Cacciò via quel pensiero nell'anticamera del cervello, recluso ad uno dei tanti pensieri vaganti che non avevano posto di esistere.

    La cosa più sorprendente però era stata il vedersi arrivare una risposta affermativa sul campo di addestramento scelto. Sbattè le palpebre, un attimo incerto, mentre l'altra aveva già preparato tutto per tirare. Quando indicò la statua, Marcus aveva già un buon livello di preoccupazione per la proprietà scolastica, che raggiunse un picco quando l'occhio della ragazza si chiuse, mentre era intenta a prendere la mira. C'era una buona concentrazione però, doveva ammetterlo. Ma mettere a rischio qualcosa della scuola forse non era la cosa giusta... O forse si preoccupava solo troppo. Quando la freccia scoccò, socchiuse gli occhi, pronto a vedere un disastro. In effetti, forse era solo lui ad aver poca fiducia dopo averla vista così incerta durante la lezione e la conseguente caduta, targhettandola come un'impacciata, quando invece era evidente che, almeno in questo, sapesse quello che faceva. Fors eun po' troppo avventata, ma almeno non aveva fatto danni.

    Tirò un sospiro di sollievo all'esclamazione di gioia della ragazza, quindi le si rivolse, un cenno di assenso del capo verso di lei. - Ti auguro di riprendere al più presto, allora. Sembri portata. - Lo disse con naturalezza, mentre con lo sguardo sembrava valutarla. Rise, scosse la testa e parlò di nuovo. - Hai voluto iniziare tu o sono stati i tuoi genitori a farti iniziare? - Sì allontanò dal bordo della terrazza, apparendo evidentemente sovrappensiero per qualche attimo. Si stava chiedendo cosa fare, se fosse il caso di lasciarla andare, o di continuare quella conversazione. La risposta finale che si diede era forse quella che andava incontro ad entrambe le cose, e anche un po' alla sua curiosità, forse principalmente ad essa. - Senti, ammetto che mi incuriosisce, ti dispiace se osservo mentre tiri?

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