Shaping things.

Marcus - Olive

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    I corridoi gli erano finalmente diventati familiari in quei cambi di scenario improvvisi e all'apparenza casuali. Percorreva sempre gli stessi tratti che però riuscivano in qualche modo a non rimanergli familiari sempre e comunque. Arrivare dove voleva cominciava a diventare sempre meno una noia mentre cercava di osservare i dintorni e trarne qualcosa che gli catturasse l'occhio, mentre la solita e familiare musica lo accompagnava nelle sue piccole "trasferte".

    Cominciava a sentirsi un po' più a casa con ogni giorno che passava. Cominciava lentamente a far conoscenza non solo dell'ambiente ma anche delle persone che lo circondavano. Non era poi così male avere a che fare con una nuova situazione come quella della scuola. Cominciava a prendere la mano con le lezioni, ed aveva i suoi ritmi e tabelle personali in mente. Variabili, certo, perchè molto poco in grado di rispettarle, ma non aveva problemi a riadattare le giornate a seconda del suo umore o, se necessario, dei suoi impegni. In quel momento, il suo obiettivo era verso la zona dei Dioptase, ma aveva preso con molta calma quella strada. Era un giorno pacato, e non sentiva il bisogno di attenersi alla sua solita frenesia del momento, prendendosi qualche attimo per godersi un po' la pace della sua musica.

    Era riuscito a farsi passare forzatamente quel brutto periodo dopo la notizia da casa, e il rientrato pericolo, motivo per cui era tornato in carreggiata con più volontà di prima. Anche il riuscire a riprendere i suoi allenamenti lo aveva risvegliato dal torpore non solo corporeo, ma anche mentale, aggiungendo carburante positivo in quella situazione che era riuscito a ribaltare. Camminando senza troppa fretta stava dunque passando vicino a quelle finestre che, imperterrite, rimanevano l'unica sezione immutabile. Ogni tanto ci si soffermava, osservando ciò che mostravano. Era più facile per lui distrasi quando non pensava a niente rispetto che a quando era pieno di pensieri assurdi.

    Quella nuova situazione aveva risvegliato non solo il suo spirito competitivo, ma aveva anche ricordato al ragazzo che era importante sì avere i proprio spazi, ma anche avere il giusto livello di socializzazione. Era un po' meno impacciato al riguardo rispetto a quando era anche più piccolo, ma l'orgoglio era difficile da mettere a parte. Però riuscire a metterlo da parte anche non interamente era un buon risultato. Aveva dunque cominciato a cercare un po' più di interazione, anche temporanea, con altre persone. Non pensava fosse così male, eppure era ancora incerto su quanto potesse funzionare. Il tempo, e i prossimi incontri, avrebbero decretato la verità.

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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Ultimo giorno della settimana in cui avrebbe dovuto mettere quella divisa per il momento, la camicia color sabbia sistemata male addosso, la gonna viola che appare più corta del dovuto semplicemente perché è allacciata in vita e non sui fianchi, le parigine a coprire la pelle pallida delle gambe, gli anfibi slacciati e la giacca che sta solo su una spalla decentemente. I capelli biondo ossigenato sono legati in quello che assomiglia ad un nido di rondine, il trucco come sempre pesante in volto. Quel volto piccolo e che la fa sembrare più piccola di quello che è, per quanto sia una nota positiva lì in quel posto. E' al primo anno e.. dovrebbe essere già fuori, o comunque in lista di uscita.
    Eppure da quando è a scuola, ancora non riesce a seguire decentemente le lezioni, il riprendere a studiare magia dopo averla abbandonata per diversi anni è qualcosa che ovviamente è più complesso di quello che sperava. Quando era piccola però non era tanto male, quindi faticando, riusciva almeno un minimo a seguire. Abbastanza da non decidere di buttare i libri in giro ed andarsene per altri lidi - anche perché, dove altro sarebbe potuta andare?
    Oltre in giro per la scuola ovviamente, come in quel momento.
    «Ronnie?!» il tono quasi esasperato mentre si infila in ogni angolo a smucinare, le dita che si infilano tra i capelli per portarli indietro. Ed ogni tanto si è anche dovuta posare a qualcosa perché mai si abituerà a camminare troppo, le gambe che ancora non rispondono come dovrebbero agli impulsi neanche i muscoli fossero atrofizzati, concedendole questo bellissimo ciondolare degno di qualcuno ubriaco o strafatto. Il fatto di non mangiare niente di solido ovviamente non aiuta quella auto-riabilitazione, nella mano libera un semplice bibitone di quelli da palestra, il classico odore insopportabile di integratori alimentari.
    «Ehi! Tu! ...Coso!» cecherebbe quindi di attirare l'attenzione del primo tipo che gli capita sotto lo sguardo, scostandosi momentaneamente dal muro per andargli incontro a mo di bloccargli la strada con la propria figura.
    «Non è che hai visto un fottuto maiale da queste parti?! E' piccolino, tipo così...» e cercherebbe di far capire le dimensioni, rischiando pure di far versare il liquido.
    «Cazzo.» ma rimane all'interno per pura fortuna, prima che sbuffi tornando a puntare gli occhi ghiaccio intorno.
    «Mi sono distratta giusto un attimo, prima o poi lo faccio al forno..» un borbottio, e lo sguardo si punta di nuovo verso lo sconosciuto, in attesa. Insomma lei non lo farebbe mai al forno, ma qualcun altro si, è forse questo a preoccuparla?
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    Per quanto la sua distrazione poteva essere di lunga durata, era facile svegliarlo da quelle situazioni, specialmente quando era solo perso nel nulla. Era questo il caso di quel giorno, in cui la voce lontana, o almeno che così gli sembrava, di una ragazza attirò la sua attenzione. Scosse la testa leggermente, concentrandosi di nuovo sul presente.

    Ehi! Tu! ...Coso! - Storse il naso per un attimo, guardandola perplesso. Alzando un sopracciglio, rimase ad ascoltarla abbastanza stordito dal "coso" che gli aveva rivolto. Lasciò soprassedere solo perchè la figura esile sembrava avere una certa urgenza nella sua richiesta. - Non è che hai visto un fottuto maiale da queste parti?! E' piccolino, tipo così...

    Marcus portò una mano sul mento, pensando a ciò che gli aveva chiesto, ma fra la distrazione e il fatto di non aver tenuto lo sguardo verso il basso era abbastanza certo di non averlo visto nemmeno di sfuggita. Scosse la testa e le rispose. - Marcus. Comunque no, non l'ho visto. - La osservò una seconda volta dopo averle risposto, solo per memorizzare chi avesse di fronte. Il suo modo di vestire e il trucco pesante la rendevano anche abbastanza appariscente, ma la cosa che contrastava con l'aspetto era la preoccupazione per l'animaletto. Lo trovò quasi divertente. Anzi, lo era, ma evitò di ridere solo per decenza.

    Vuoi una mano a cercarlo? - Nonostante questo, si offrì di aiutarla a cercare quello di cui era alla ricerca. Non aveva niente da fare di eccessivamente importante, e non ci vedeva niente di male nel dare una mano a qualcuno. Ovviamente, a patto che avesse accettato il suo aiuto. Non si sarebbe certo dilungato eccessivamente se il suo aiuto non fosse stato richiesto.

    Stava cominciando comunque ad accorgersi delle casualità che ormai cominciavano a non sembrargli più tale. Ogni incontro che stava facendo a Hidenstone era dovuto alla sua distrazione, o quantomeno avvenuto in un momento di estraneamento dal mondo. Stava iniziando seriamente a pensare che se avesse potuto entrare a comando in quello stato, lo avrebbe fatto. Sembrava portargli fortuna, quasi. Finora, almeno. Questo incontro, in realtà, poteva anche non essere nulla, o finire male. Ma i pensieri rimanevano lì, pieni di curiosità.

    È attirato da qualcosa in particolare, per caso? - Da buon osservatore, la prima domanda di Marcus fu una utile a ritrovare l'animale. Non sapeva se l'altra ci avesse già pensato, ma preferiva mettere le mani avanti.

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    Per quanto fosse strano, in realtà la biondina ossigenata si preoccupa abbastanza spesso per quell'animaletto, probabilmente più di quanto si preoccupi per se stessa. Per questo lo sguardo continua ad andare in giro mentre aspetta la risposta, e le sopracciglia si aggrottano anche per un momento. <no, non Marcus, Ronnie.> insomma, non ha neanche capito che l'altro si è presentato o forse.. semplicemente non ne é interessata al momento. Ronnie è il nome del maialino. In realtà ricordare volti, nomi, colori, è fin troppo complicato. Giusto un paio se ne ricorda della propria casata: uno perché gli ha regalato qualche tiro, l'altro perché è da evitare se non si vogliono avere ramanzine. Fine. Già le compagne di stanza non se le ricorda.
    <ma dove è andato a cacciarsi..?> insomma, non sembra comunque contenta di sapere che l'altro non l'ha notato. Che in realtà per lei non sarebbe un problema che Ronnie vada in giro, ma non vuole che qualcuno lo trasformi nel bacon da servire a tavola, di base.
    Ma stanchezza alle gambe, sempre e comunque, ha la meglio. Motivo per cui si poggia in modo da togliere un po' di peso, prende un sorso degli integratori alimentari che si scola giù sostituendoli ai pasti, e torna quindi a guardare la persona che ha davanti, puntandogli le iridi rese scure dall'ombra addosso.
    <no, tornerà. Non ce la faccio a cercarlo ancora. Magari è tornato in stanza anche se da solo non so come cazzo possa aver fatto..> aggrottando appena le sopracciglia. <o sta vivendo delle avventure fantasiose senza di me a corrergli dietro. Lo trasformino in pancetta!> insomma, è un po' offesa per la scomparsa dell'animaletto quasi. Ma in realtà il velo di preoccupazio continua a coprirle lo sguardo. Ma le spalle non troppo tese potrebbero far intuire che non sia la prima volta che succede.
    <tipo da qualsiasi cosa a cui non dovrebbe avvicinarsi, odori forti, sporco... è un maiale, da che cazzo dovrebbe essere attirato?> un po' confusa forse dalla domanda, va ad alzare un sopracciglio mentre l'osserva.
    <chi sei tu?>
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    Si fece più avanti, sbattendo le palpebre più volte, incredulo. Era davvero così distratta da non riuscire ad estrapolare una semplice informazione come un nome? Lo attribuì alla preoccupazione, perchè sarebbe stato troppo difficile da processare altrimenti, e non aveva intenzione di scavare oltre in quell'intenzione. Ascoltò quel fiume di parole e descrizioni molto colorite e... succulente, in un certo senso, specialmente a quell'ora, per poi commentare senza troppa serietà. - Credo che la porta gliela dovrà comunque aprire qualcuno... - La frase uscì incerta, come incerto era lui di voler continuare quella conversazione. L aprima impressione di alcuni studenti era molto forte, doveva ammetterlo. Nessuna in positivo. Caso o meno, se lo stava segnando che il fato era contro di lui.

    Sospirò poi alla frase successiva. A tanto era valso aver provato a dare aiuto. - L'animale è tuo, sarò anche un Dioptase ma non sono onnisciente. - Affermò a denti stretti, trattenendo a stento un'invettiva. Sforzo che minacciò di essere vanificato in un attimo a malapena. Chi era. Non aveva ancora realizzato. Tutta una sciorinata e poi non era ancora riuscita a connettere nemmeno un nome in quel tempo. Era da un po' che non sentiva quell'irritazione che quasi si trasformava in prurito vero e proprio. Fece un profondo respiro, concentrandosi, e poi aprì bocca. - Marcus, mi chiamo Marcus. - Deglutì, finalmente ritrovando la pace interiore, o quel poco che ne rimaneva. Ma dovrei chiedertelo io. Chi è che ho di fronte? - Non gli interessava, in realtà, non dopo quella scena, ma almeno un nome poteva sempre fare comodo. Per appuntarlo nella lista di quelli da evitare, magari. Fortuna che poteva sempre cambiare idea. Sperando che chi aveva di fronte gli potesse dare motivo di farlo, anche.

    Credo comunque che come sia scappato ritornerà, se non è un cucciolo. Non lo è, vero?

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