Ai Giardini a godersi un pò di pace

Benjamin - Amelia

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    Benjamin D' Angelo
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    Dopo aver finito, le lezioni Benjamin aveva bisogno di rilassarsi un po’ così gli venne in mente di esplorare i magici giardini della scuola di Hidestone. Si stava abituando, sia al ritmo della nuova suola, sia alla sua vita lì, anche se non sapeva cosa avrebbe voluto fare. Appena arrivò, sentì lo scorrere dell’ acqua che gli ricordava la tranquillità e serenità nella sua nuova casa, anche se sapeva che gli mancavano i suoi genitori naturali.

    ‘ Wow! È un bellissimo qua! Non pensavo fosse cosi grande! Sembra un parco ’

    Pensò e poi chiuse gli occhi celesti lasciando che la sua mente arrivasse al momento in cui lui aveva conosciuto ad Alberobello, Jane, la sua fidanzata, anche se era un ricordo prima che entrò ufficialmente ad Hidestone. Non parlò e rivisse quel giorno come fosse ieri sedendosi sotto un albero in tranquillità senza essere disturbato da nessuno.

    Lui era a passeggio tra le vie del paese quando incontrò Jane, una bellissima ragazza dai capelli rossi di cui s’innamorò perdutamente. Non la conosceva benissimo, ma sentiva che aveva qualcosa di speciale. Ovviamente suo padre quando lo seppe non fu felice. Cercò di farglielo capire, ma lui non voleva sentir ragione. Solo sua madre aveva preso a cuore i due e alla fine riuscirono ad andare a vivere assieme finché successe quel brutto fatto…tornò a casa …. E non la trovò, ma quando la vide … per terra i medici gli comunicarono la brutta notizia.

    Benjamin fece ritorno nel mondo reale grazie al profumo dei fiori che trovò li accanto a sé. La dolce fragranza che gli inebriò le narici facendogli pensare subito alla sua famiglia adottiva cui era legato ormai da quando aveva sei anni.

    " Mhm! Adoro quest’odore, mi ricorda la mia mamma adottiva quando se lo mette o quando la aiutavo a fare l’orto del nostro piccolo giardino in casa. "

    Non sapeva chi avrebbe incontrato in quel pomeriggio di pace che tanto cercava e sperava che nessuno glielo scombinasse.

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    Era sorprendentemente irritante quanto le cose, nella Natura, fossero destinate sempre a ritornare, a ripetersi in quel ciclo infinito e sempre uguale. Le stagioni, lo scorrere del giorno e della notte, il passare del tempo … e l’arrivo della Luna Piena. Poco importava come si sentisse, quanta poca voglia avesse di rivivere le stese emozioni ogni mese: quel periodo tornava, sempre puntuale, indifferente a qualsiasi altra cosa, ignaro che lei potesse avere altro programmato e altri desideri.
    Odiava sentirsi così aggressiva e stanca al tempo stesso, detestava l’idea di dover stare attenta a ogni cosa, di sentire le proprie emozioni scorrerle tra le dita e sfuggire al suo controllo. Non che di solito Amelia fosse un’adorabile Dioptase, aveva un caratterino affilato tutti i giorni dell’anno ma nei giorni che precedevano la luna piena la situazione peggiorava sensibilmente, rendendole ancora più difficile tollerare la presenza dei suoi compagni. Infondo pensava che fosse normale, dopo un anno passato lontano dai suoi coetanei si era abituata ad una vita più tranquilla, non perché priva di stimoli ma perché priva di persone pronte a farle venire l’orticaria, esclusa sua sorella, l’unica eccezione a quella meravigliosa regola.
    In quei giorni aveva saltato diverse lezioni, usando la scusa di sentirsi poco bene che con ogni probabilità molti avrebbero associato al suo ciclo più che alla sua licantropia: nessuno dei suoi compagni avrebbe mai potuto sospettare la sua vera natura, questo era certo, e anche se avrebbe dovuto farla sentire bene, in realtà la cosa le dava sui nervi.
    Tutto era partito con Tracy, una insulsa Ametrin che quella mattina aveva ben pensato di passarle accidentalmente davanti nella fila per prendere la colazione. Amelia l’avrebbe guardata dall’alto al basso, in un giorno normale, e si sarebbe limitata a farle una battutina al vetriolo per poi riprendere il suo posto: quella mattina invece aveva sentito l’improvvisa voglia di tirarle i capelli e farla urlare davanti a tutti, per ricordarle che non poteva permettersi di superare una Farley nemmeno quando si trattava di colazione e non aveva fame.
    “Devo calmarmi.” si impose, lasciando lentamente la presa sulla matita che stava stringendo febbrilmente e imponendosi controllo. Si allontanò quindi dalla scrivania, costringendosi ad alzarsi e prendere le distanze non solo dal posto che aveva scelto per studiare ma anche da quella stanza. Nonostante non stesse bene aveva cercato di tenersi in pari, di imporsi una routine per non perdersi troppo, ma tra il suo telefono che continuava a vibrare per i messaggi di qualcuno e lei non aveva proprio l’umore adatto per concentrarsi.
    Si vestì quindi di tutto punto, indossando anche sciarpa e mantello per tenersi ancora più al caldo –nel caso qualcuno avesse avuto da ridire per la sua idea di uscire anche se indisposta, ma era sicura che un’occhiata delle sue sarebbe bastata a far desistere chiunque- e poi uscì dalla stanza, dirigendosi verso i giardini. Se non altro una cosa positiva era che quel giorno il cielo era nuvoloso, per quanto qualche fastidioso raggio di sole di tanto in tanto penetrasse dalle nuvole.
    Amelia non era un’amante dei giardini di Hidenstone, preferiva di gran lunga il cortile di Pietra e in realtà aveva intenzione di andare proprio lì, ma per qualche ragione aveva deviato, forse nella speranza che quel tempo non troppo piacevole avesse fatto desistere gli altri studenti, costringendoli a starsene in biblioteca o dovunque andassero quando non erano in mezzo ai piedi a romperle le scatole.
    Alla fine aveva trovato un angolo apparentemente tranquillo e si era seduta su una panchina, le mani che stringevano il legno della seduta con forza, mentre ad occhi chiusi prendeva profondi respiri nella speranza di ritrovare un po’ di pace e calmare la sua crescente irritazione. Ma quel giorno non era il suo giorno più fortunato , evidentemente, perché Ben scelse proprio di passarle accanto, facendo l’errore di parlare ad alta voce nel mentre. Amelia avrebbe aperto gli occhi all’istante, stringendo così forte il legno da farsi sbiancare le nocche, e avrebbe serrato la mascella, chiaramente infastidita. “Almeno pensalo e basta, visto che qui non interessa a nessuno.” avrebbe commentato a denti stretti, trafiggendolo con uno sguardo di ghiaccio.


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    ‘ Che spavento mi ha fatto prendere accidenti! ‘


    Pensò Benjamin mentre fece un salto al tono di voce della ragazza che aveva visto a malapena a una lezione, però non si ricordava, dove l’aveva vista. La guardò mentre incrociò le braccia e poi cercò di parlarle:

    “Scusami non volevo disturbarti, ma il giardino è di tutti ed io avevo bisogno di un po’ di pace e a volte mi capita di parlare ad alta voce. “

    Disse lui ad Amelia mentre la sua mente focalizzava il ricordo della ragazza che sembrava una faccia conosciuta. Forse l’aveva notata alla lezione d’incantesimi che si era appena svolta qualche mese prima. Così la salutò e poi le domandò con calma:

    “ Ciao! Come stai ?“

    Mentre attese una risposta da Amelia che gli sembrava la sua ex fidanzata, anche se i suoi lineamenti erano un po’ diversi dalla ragazza che aveva prima; Jane così si chiamava la giovane e in silenzio la osservò meglio gli sembrava una principessa di ghiaccio.

    ‘ Oh! Credo che sia una principessa del Ghiaccio come nel Trono di spade una serie che ho già visto e poi assomiglia un po’ alla mia ex, anche se non dal carattere ’

    Si alzò in piedi e si mise un po’ distante dalla ragazza che l’aveva spaventato. Non succedeva quasi mai l’ultima volta è stata quando gli avevano detto che non l’ avrebbe più vista. Anche se non era la prima volta che la vedeva e forse andare d’accordo con lei non è neanche facile, ma ci avrebbe comunque provato nonostante fosse al primo anno di scuola ad Hidestone. Almeno qualche nuova amicizia era forse assicurata, anche se loro si conoscevano poco intanto fu anche un modo di conoscerla meglio nonostante era un carattere diverso dal suo poiché il carattere arrogante nascondeva la sua insicurezza.

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    Forse stava chiedendo troppo: le sembrava il minimo pretendere di avere qualche attimo di pace, ma era evidente che l’universo non fosse poi così d’accordo. Quando si era avviata verso i giardini era convinta che lì avrebbe potuto godere di un po’ di sana calma, soprattutto in quel momento della giornata, e l’ultima cosa che voleva era che qualcuno minasse alla sua precaria tranquillità. Già aveva i nervi a fior di pelle, figuriamoci se aveva bisogno di qualcuno che la mettesse ancora più alla prova…!
    Aveva già incontrato Benjamin all’evento di Capodanno, e lo aveva trovato irritante anche quando non si stava avvicinando la luna piena: aveva sottolineato l’ovvio, se lo ricordava bene, e Amelia ce l’aveva a prescindere con chiunque parlasse quando non era strettamente necessario. Beh, ce l’aveva con chiunque a prescindere, volendo essere onesti, e forse quella era solo una scusa per non sopportare proprio Ben.
    Il ragazzo l’avrebbe vista alzare un sopracciglio, sorpresa e dubbiosa, quando lo vide sussultare al suo della sua voce. “Dovresti stare più attento, non si sa mai chi potresti incontra.” gli avrebbe buttato lì con finta casualità, e non era chiaro se fosse una diretta minaccia oppure no. Era più probabile la seconda, anche se quel giorno aveva così poco controllo su stessa che non sarebbe stata molto capace di rispondere delle sue azioni, ancora meno del solito se non altro.
    Per il momento non aveva voglia di sbranarlo ma aveva quasi la sensazione che quel momento non fosse troppo lontano. Di certo si aspettava che il ragazzo se ne andasse, che cogliesse la sua aria poco pacifista e il suo umore pessimo e la lasciasse in pace, ma era evidente che Ben non fosse uno che si arrendeva facilmente, o forse era solo inconsapevole del pericolo che stava correndo.
    “Proprio perché è pubblico sarebbe il caso di stare attenti anche alla pace altrui.” lo avrebbe informato con distacco per poi inclinare la testa e studiarlo con freddezza.
    “Starei decisamente meglio se ci fosse più silenzio.” avrebbe quindi replicato con franchezza, per poi sistemarsi su una panchina e tirare fuori telefono e cuffiette, nella vaga speranza che quel ragazzino si decidesse ad alzare i tacchi e levarsi di torno perché lei proprio non aveva alcuna intenzione di fare conversazione, quel giorno. Si sgranchì la schiena comunque e cercò di riprendere la calma, facendo profondi respiri e provando a ricontattare i suoi ciacara interiori o qualsiasi stupido nome avessero quei cosi che certi invasati pensavano di poter attivare a loro piacimento. Anche Ben avrebbe notato quanto fosse nervosa, a sua discrezione cercare di tentare di aiutarla o lasciarla perdere.

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    Benjamin capì che quel giorno la sua compagna di classe Amelia non aveva nessuna voglia di parlare almeno con lui. Non voleva disturbarla ancora ma notò che la giovane era talmente nervosa. Voleva solo godersi un attimo di pace, anche se non era facile perché si conoscevano poco entrambi.

    “ Forse hai perfettamente ragione sono ancora piccolo e ancora inesperto della vita “

    Disse Benjamin mentre parlava con un tono mortificato e ascoltava ancora una volta le parole di Amelia, la sua compagna di classe che raramente vedeva a scuola. Benjamin capì che lei, era una ragazza un po’ particolare e si vedeva e poi continuò:

    “ Farò più attenzione la prossima volta promesso “

    Mentre notò che la ragazza sembrava innervosita cosi cercando di mantenere la calma per cercarla almeno di aiutarla in qualche modo, anche se sembrava difficile ma ci sarebbe riuscito nonostante tutto ad aiutarla. Così cercò di capire che cosa aveva Amelia, la giovane, anche se si erano visti pochissimo nell’ arco della scuola in quel periodo invernale. Era intenzionato conoscerla meglio quindi si fece coraggio non era un tipo che lasciava le cose a metà. Doveva almeno reagire dopo la morte di Jane e non pensaci più. Lo sapeva bene che era doloroso il passato ma doveva provare ad andare oltre, anche se in quel periodo non fu così facile, perché aveva da fare tutte le lezioni del primo anno che amava ogni giorno di più. Sperava che finalmente in qualcosa ci fosse riuscito, ma vedremo col tempo e poi dimenticare anche la sua ex fidanzata che occupava troppo la sua mente e non si era impegnato troppo nella lezione di Magia verde, ma comunque ci aveva provato come sempre a fare del suo meglio. Doveva cambiare forse registro se voleva guadagnarsi qualche Eccezionale, anche se non era facile ma ci avrebbe provato comunque Così si avvicinò ad Amelia e le domandò:

    “Come mai sei cosi nervosa ? “

    Mentre attese la risposta della ragazza Diopase che poche volte aveva visto a lezione forse avrebbe potuto aiutarla.

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    Se Benjamin l’avesse osservata di più o avesse avuto modo di conoscerla meglio prima di quel momento si sarebbe accorto da solo che la ragazza non aveva quasi mai voglia di parlare con nessuno, fatta eccezione per una fetta molto limitata di persone alle quali regalava la sua compagnia con più facilità. Non si trattava di niente di personale, non ce l’aveva direttamente con lui ma era più che altro un sentimento che provava in ugual modo per tutti, aveva solo avuto la sfortuna di incontrarla in un giorno non troppo favorevole per fare amicizia, per quanto la ragazza si sentisse spesso così.
    Non era una che si sprecava per creare legami con chiunque, preferiva selezionare accuratamente le persone con le quali circondarsi, forse perché le sue esperienze precedenti le avevano insegnato come fosse meglio sospettare di chiunque e non fidarsi mai del tutto.
    Di certo Benjamin era abbastanza particolare da confonderla e non farle capire troppo bene che cosa gli passasse per la testa.
    “Penso che al massimo abbiamo un anno di differenza…” avrebbe osservato banalmente. I due si erano già visti in diverse occasioni, e di fatto frequentavano entrambi lo stesso anno quindi era certa che, con ogni probabilità, Benjamin avesse un anno in meno di lei visto che lei ne aveva perso uno –cosa che detestava- per colpa della maledizione. Non gli aveva mai parlato direttamente ma aveva già notato diverse volte come il ragazzo fosse particolare, anche se ahimè la Farley non era una tipa molto avvezza alle cose fuori dal comune: non appena vedeva una stranezza storceva il naso, nella maggior parte dei casi, e mirava altrove. Era una che credeva nell’importanza della perfezione, anche se come tutti aveva le sue eccezioni, come quel ragazzo che era sicura aveva fatto vibrare ancora una volta il suo telefono, nella tasca della giacca.
    Avrebbe voluto fargli notare che forse per farsi perdonare avrebbe potuto lasciarla in pace ma si limitò a distogliere lo sguardo e provare a socchiudere gli occhi e rilassarsi ancora una volta, convinta che il ragazzo si sarebbe allontanato da lei e l’avrebbe lasciata sola. Si sbagliava però, e fu costretta a riaprire gli occhi poco dopo per tornare a guardarlo, sorpresa da quella domanda.
    Alzò un sopracciglio guardandolo con aria confusa, negli occhi un chiaro “pensi che davvero ne parlerei con te?”, inclinando la testa e accennando un mezzo sorriso di scherno. “Non è periodo.” avrebbe quindi tagliato corto, perché cominciava a pensare che rispondergli male lo avrebbe solo convinto ad insistere ancora di più.


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    Benjamin si mise ad ascoltare le parole di Amalia, la ragazza Diopase accennando appena un sorriso poi capì che non era una ragazza molto socievole e non amava parlare di se stessa agli altri, ma forse le farebbe bene aprirsi un po’, però non poteva costringerla se lei non voleva. Così la osservò meglio e notò che Amelia era un poco più grande di lui e poi esclamò:

    “ Uh! E’ vero scusami tanto se non me ne sono accorto subito. Ti chiedo perdono soltanto che mi sembravi più grande.”

    Disse Benjamin posando gentilmente lo sguardo verso Amelia mentre cercava qualche idea per aiutarla ma non sapeva come fare sembrava un’ impresa impossibile forse se l’ avrebbe per un attimo ascoltata la soluzione sarebbe giunta lì per lì. Così cerco di non farla agitare ancora una e tirò un respiro di sollievo poi provò ad andare dietro alle sue parole che aveva pronunciato Amalia poco dopo.

    “ Capita spesso di essere nervosi, stai tranquilla Amelia se, però avessi bisogno sappi che potrai contare su di me quante volte vorrai. ”

    Disse l’Ametrin mentre cercava di calmarla avendo quella capacità che utilizzava nella scuola precedente a Hidestone, anche se a volte la gente non aveva voglia di avere a che fare con lui perché era fin troppo insicuro di se stesso e faceva l’arrogante per non mostrare a tutti il suo lato da debole. Se non si mostrava forte poteva dire addio alle amicizie che lui stava facendo lì a scuola ormai da un po’ di tempo sennò non avrebbe potuto aiutare le persone con un carattere come quello di Amelia, la sua compagna di scuola che faceva parte di un’ altra casata come quella dei Dioptase, anche se già conosceva sia Aidan sia Howard con cui aveva fatto brillantemente la prova pratica di cui andava molto fiero e sul volto del giovane si formò un lieve sorriso soltanto al pensiero che rivolse un attimo alla lezione con il professor Olwen svolta qualche mese dopo. Non voleva annoiarla con un ricordo così continuò.

    “Spesso mi innervosisco anche io, ma riesco a calmarmi ascoltando un po’ di musica. Posso chiederti se a te la musica o no ?”

    Domandò il giovane Benjamin mentre per un attimo sorrise a Amelia, aspettando una risposta dalla ragazza, sperando di conoscerla meglio in quella situazione.




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    Non sapeva più nemmeno lei che cosa ci facesse lì con quel Benjamin, che cosa la stesse convincendo a restare quando avrebbe potuto di certo trovarsi qualcosa di meglio da fare, sicuramente qualcosa che le desse meno i nervi, anche se quel giorno difficilmente qualcosa avrebbe potuto calmarla, se la sarebbe presa con chiunque in ogni caso.
    Si strinse nelle spalle, scuotendo la testa. “Lo so. Non lo sono.” replicò banalmente anche forse con una punta di orgoglio, solo perché pensava di apparire più matura dei suoi coetanei non certo più vecchia, in quel caso non l’avrebbe presa così bene.
    Sospettava che Ben non fosse consapevole di che cosa potesse innervosirla in quel momento, le sembrava così innocente che si chiese distrattamente come avesse fatto a sopravvivere fino a quel momento. “Se ne va davvero in giro a offrire il suo aiuto a chiunque?! E’ uno psicologo forse?”. Probabilmente il ragazzo era mosso dalle migliori attenzioni, ma lei non riusciva ad immaginare qualcuno che potesse volere il bene del prossimo senza ricevere niente in cambio, lei di certo non lo avrebbe mai fatto. Che cosa ci guadagnava? Fama forse, nel dire in giro a tutti che anche Amelia aveva un cuore, dei sentimenti e poteva aprirsi con qualcuno?! Non avrebbe corso il rischio, in ogni caso.
    “Me la cavo benissimo da sola. Non vedo come potresti aiutarmi.” gli fece notare, forse troppo secca, tanto che lei stessa di fronte ad un ragazzo così dannatamente innocente si ritrovò a scuotere la testa poco dopo, sbuffando piano. “Non sono solita chiedere aiuto a sconosciuti.” aggiunse poco dopo, forse perché aveva capito che prendersela con Ben non portava ad altro se non ad altro nervosismo, visto che sembrava in grado di risponderle solo in modo gentile.
    Più ci parlava, più riceveva risposte gentili da parte sua, più le sembrava che non avrebbe potuto migliorare la sua situazione. Non poteva nemmeno prenderlo a schiaffi, non aveva alcuna ragione per farlo, eppure aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e non voleva davvero essere consolata. Sospirò piano. “Preferisco il silenzio.” ammise per poi guardarsi la punta delle scarpe e alzarsi, poco dopo, lanciandogli un’ultima occhiata. “Ora è meglio che vada. Ci vediamo a lezione, immagino.” rispose tranquilla, sentendosi stranamente più rilassata di quando era arrivata e al tempo stesso innervosita all’idea di non aver potuto litigare come e quanto avrebbe voluto.

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