son ratti o scoiattoli?

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Il sole splendeva alto quel sabato pomeriggio, ma i suoi raggi poco potevano fare contro il rigore dell'inverno 'E' comunque una bella giornata'
    Era un sabato come tanti in accademia e Lancelot aveva dismesso i panni del docente, quel pomeriggio, per concedersi una serena passeggiata tra i giardini pensili.
    "Semola, Cassiopea, non correte!" il biondo docente indossava pantaloni color cachi sui quai aveva posato scarpe in cuoio e una camicia verde con sopra una giacca del medesimo colore dei pantaloni. Camminava con passo calmo, inseguendo due scoiattoli, i suoi due scoiattoli, i quali si stavano divertendo tra loro, anche alle spalle del povero docente di rune, il quale però non pareva prendersela troppo a male, forse perché, al suo fianco, come sempre, vi era il suo catalizzatore 'Se si allontanano troppo uso la magia' si disse infatti, osservando i roditori balzare qui e là, rapidi, giocando ad acchiapparella e finendo tra una cosa e l'altra, sul quaderno di una ragazza che urlò.
    "Merlino!" strepitò lui sgranando gli occhi, correndo da lei e porgendole le sue più sentite scuse "Perdonali Carol: purtroppo oggi sono davvero pestiferi!" disse infatti con due enormi da cucciolo, tornando poi all'inseguimento dei due, anche se a quel punto aveva un passo più deciso.
    "Cassiopea, Semola!" li richiamò ancora, più rigidamente, quasi inascoltato da parte degli animali, che alla fine, nel loro folle inseguimento andarono quasi a sbattere contro una riproduzione della Venere di Milo.
    Semola, che al momento stava venendo inseguito, annusò il marmo, poi spiccò un salto, artigliando la dura roccia fino a salire sulla spalla della dea desnuda, ben presto seguito dalla compare, iniziando una danza circolare di inseguimento.
    "Oh, finalmente un po' di pace" rise lui, osservando le due beate creaturine saltellare qui e là con non poche capriole e salti mortali in aria.


    Aibileen Beatrix
     
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    Aibileen Beatrix
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    Un paio di jeans sull’azzurro, un maglioncino lilla, il suo cappotto verde foglia con guanti e sciarpa di un verde più chiaro, e via: era pronta per uscire alla volta di qualche luogo verdeggiante di quella meravigliosa accademia!
    I lunghi capelli sciolti sulle spalle contribuivano a ripararla dal freddo e dal gelo di quella stagione, che arrivava comunque ad infonderle una sensazione di gradevole frescore sulla pelle. Il sole che illuminava quel giorno l’isola di Denrise metteva addosso un’allegria ed una positività degne di nota.
    Passò buona parte della mattinata a camminare in lungo e in largo, senza una meta precisa, salvo poi tornare di gran carriera all’interno della scuola per rifocillarsi (leggasi: strafogarsi di cibo) davanti ad una tavola imbandita più che degna di quelle di Hogwarts.
    Nel pomeriggio, decise di dedicarsi ad un’attività fisicamente meno attiva, e che adorava oltre ogni dire: il disegno. Nella speranza di avere la fortuna di veder passare l’adorabile Dama Cupcakes, per scambiare due chiacchiere e, sì, anche per poter buttare giù uno schizzo che la raffigurasse, foss’anche in maniera appena accennata, optò per i giardini pensili.
    Si sistemò comodamente seduta sull’erba, abbozzando l’aiuola dei papaveri in cui, durante una passeggiata della sua prima settimana ad Hidenstone, si era ritrovata addormentata come una broccola (dopo la delucidazione che le diede sull’argomento una sua compagna di stanza, si premurò di non ripetere più un simile errore – le oche erano carinissime, per carità, ma il loro caratterino e le loro beccate lo erano decisamente meno!).
    Dopodiché, cominciò a disegnare uno scheletro immaginario di uno dei suddetti papaveri, come se essi, invece di piante magiche, potessero essere delle creature magiche.
    Concentrata al massimo sul suo disegno, si accorse della venuta di due animaletti pelosi che si rincorrevano, soltanto quando udì il gridolino della ragazza (che, come lei, aveva un quaderno in mano).

    << Ma che… >>

    Le risultò impossibile non scoppiare a ridere alla scena del Prof Olwen, docente di Antiche Rune e responsabile della sua casata, che rincorreva e rimbrottava i suoi due scoiattoli, di cui uno ricordava essere una specie di reincarnazione di una ragazza fantasma la cui anima era stata liberata durante la battaglia della notte dell’Halloween dell’anno scorso.
    Premurandosi di ridarsi un contegno, si alzò, desiderosa di provare ad aiutare, in qualche modo, l’insegnante, sistemando il proprio quaderno e la matita nella sua borsetta verde.
    Quando arrivò accanto all’uomo, questi si era fermato: ne dedusse che la situazione si fosse calmata, i due scoiattoli stavano infatti compiendo svariate acrobazie, ma non si stavano più muovendo troppo.
    Per esserne totalmente sicura, però, e già che era lì, decise comunque di chiedergli conferma (all’insegnante, non agli animaletti).

    « È tutto a posto, p.. Professore? »

    Esordì quindi, sorridendo gentilmente, per quanto un po’ timidamente, al docente.

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    Edited by Aibileen Beatrix - 10/1/2021, 23:56
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Qualcuno si sarebbe potuto chiedere come mai Lancelot stesse inseguendo due scoiattoli o perché diamone non li avesse sedati con la magia.
    Le risposte, in vero, sarebbero state molteplici: Lance credeva nella libertà e riponeva sempre molta fiducia nel prossimo - scoiattoli inclusi, fossero essi magici o meno - tuttavia la vera e pura realtà era che tutto ciò derivava da Alexander Olwen, suo gnocchissimo cugino di cui si fornisce qui una foto: la verità era che dopo tanti anni a saziare l'ego e i capricci del cugino moro, Lancelot ormai sapeva solo assecondare il prossimo, chiunque esso fosse, purché lui gli fosse affezionato. E in questa classificazione rientravano a pieno titolo sia Semola, sia, ancor di più, Cassiopea, che essendo una sorta di reincarnazione del fantasma aveva sempre da parte del runista un trattamento di riguardo.
    Non doveva dunque stupire alcuno che una volta liberati essi si fossero dati alla pazza gioia, abilmente ignorando qualsiasi supplica da parte del docente, del resto perché ascoltare qualcuno che li avrebbe lasciati impuniti?
    Come da programma il docente si scusò per tutte le loro marachelle, sospirando rilassato quando finalmente i due si arresero, andando ad importunare la Venere di Milo di Denrise "Attenzione: i ragazzi dicono che una volta abbia preso a schiaffi chi la importunava" fece presente lui, che ovviamente doveva puntare sull'autorità altrui se voleva ottenere qualcosa dai due roditori (che lui calasse le brache era stra-appurato).
    Parlando di autorità, comunque, una ragazzina sotto la sua autorità emerse di prati, avvicinandolo, preoccupata per lui "Oh, Aibileen" il biodo sussultò alla voce di lei, ma si voltò con un largo sorriso, osservandola.
    "Certo, tutto a posto... sono solo Semola e Cassiopea che mi fanno un po' disperare, ma niente di che, anzi, penso che mio cugino mi ricorderebbe come fare un po' di moto sia indispensabile, anche per un runista musicista" propose lui con una risata, osservando poi curioso l'ametrina "Ti godevi il sole oppure sei una di quelle fortunate persone che ama fare i compiti all'aperto?" propose poi lui curioso, nel mentre i due scoiattoli si erano fermati, esterrefatti, forse anche un po' sdegnati: cos'aveva di meglio da fare il loro padrone che avere occhi solo per loro?
     
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    Passò lo sguardo dall’insegnante agli scoiattoli con un sorriso intenerito, annuendo con il capo alle parole del runista.

    << Sembrano un po' monelli! E.. Eravate molto buffi, poco fa… M.. Mi scusi, se mi è scappato da ridere! >>

    Sorrise, balbettando appena mentre faceva ammenda.

    << H.. Ha un cugino… Un po’ dispettoso? >>

    Domandò, allargando il sorriso al ricordo di come il suono del violino del docente fosse riuscito a risollevare gli animi, durante la notte di Halloween dello scorso anno.
    Quando le chiese cosa fosse venuta a fare ai giardini pensili, scosse appena la testa in risposta alle ipotesi che le propose.

    << S.. Stavo… >>

    Cominciò a torturarsi appena le mani l’una con l’altra, abbassando, per un momento, lo sguardo su di esse. Ma si obbligò praticamente subito a farsi coraggio e, rialzando gl’occhi sul suo capocasata, si accinse a terminare la frase che aveva cominciato.

    << Stavo disegnando, Professor Olwen! >>

    Disse tutto d’un fiato, portando istintivamente una mano ai suoi capelli, per sistemarne automaticamente una ciocca dietro l’orecchio.

    << S.. Speravo di veder passare Dama Cupcakes… P.. Per poter provare a disegnarla >>

    Ammise con un sorriso timido, premurandosi poi di aggiungere:

    << E.. Ed anche per fare quattro chiacchiere! È.. È un fantasma davvero molto gentile! >>

    Poi, senza rifletterci troppo, si affrettò a rigirare la domanda:

    << E.. E lei? Stava facendo una passeggiata con… Con Semola e… Cassiopea? >>

    L’ovvietà della risposta all'interrogativo che aveva appena posto la imbarazzò un po’ prima che, all’improvviso, sentisse un colpo arrivarle improvvisamente sulla testa.

    << Ahia! Ma.. >>

    Seguendo immediatamente con lo sguardo il rumore del tonfo che aveva seguito il colpo ricevuto, notò una pigna caduta a terra. Le venne subito da alzare lo sguardo verso il pino che si trovava vicino a loro.

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Trattandosi di un Olwen, il personaggio di Lancelot era piuttosto studiato; certo, non si stava parlando di Alexander e del suo agire come influencer, ma anche a modo suo Lance si era costruito una maschera per dare una precisa idea di sé, che coincideva sostanzialmente col suo sé ideale (o almeno parte di esso): gentile, solare, affidabile, colto ma non snob. Queste erano le caratteristiche che vedeva congeniali alla sua persona e per le quali voleva essere ricordato, sicché alle risate e motivazioni di Aibileen lui si limitò a ruotare gli occhi al cielo "Ecco, lo sapevo: Semola, Cassiopea, vergognatevi, mi state facendo fare brutta figura davanti ai miei studenti!" li rimproverò quasi con tono canzonatorio, decisamente poco ferito dalla cosa "Sono qui per essere il loro mentore, il loro riferimento... non il loro giullare!" si disse lui, dovendo poi inclinare un piccolo sorriso imbarazzato 'Beh... comunque meglio giullare che trastullo' e ovviamente ogni riferimento a Daniele era squisitamente casuale. Più o meno quanto le pose sexy involontarie di Alexander, di cui si allegava esempio.
    Lancelot avrebbe dunque continuato a rimbottare contro gli scoiattoli anche tutto il pomeriggio, avesse divertito Aibileen, ma le sue seguenti congetture lo tesero come una corda di violino per la sorpresa "Alexander? Oh cielo!" esclamò lui, osservando lei, faticando quasi a non ridere.
    Socchiuse gli occhi e si ricordò del tamarro che fu suo cugino da giovane, scotendo poi la testa "Mio cugino è sempre stato troppo un lord per essere dispettoso" mentì: Alexander da certi punti di vista era sempre stato privo di filtri "E un capitano del corpo Auror: guida una taskforce antiterroristica" ammise lui, orgoglioso, così come tradiva il suo sorriso, facendo un passo verso di lei, posando i suoi gentili occhi sulla fanciulla, annuendo alle sue parole, lasciandole il tempo di gestire la propria timidezza, con indulgenza.
    "Oh, dunque anche te apprezzi le arti" fece notare lui, facendole un occhiolino "Ti va di farmi vedere qualche tuo lavoro? Sia mai che le mie arti grafiche possano aiutarti..."
    Il docente parlò con dolcezza, ben disposto anche ad accogliere un un bel sorriso un eventuale diniego, anche se di colpo sussultò, questo perché qualcuno (Semola) si era stufato di essere ignorato e quindi, per ripicca, si era lanciato dalla statua a Lancelot, risalendo poi con le sue unghiette la schiena del runista, ben presto seguito da Cassiopea, facendo sì che alla fine i due si trovassero ciascuno su una spalla del biondo, ad osservare chi stava osando privarli delle attenzioni che tanto meritavano.
    "Anche voi volete vedere i disegni di Madama Cupcake?" propose lui, ben sapendo la risposta dei due roditori, ora anche rosiconi, per quanto al sentirsi nominare i due drizzarono le orecchie, cosa che fece ridere il docente, che si interruppe quando qualcosa colpì la giovane.
    "Oh!" supito, il ragazzo emise quell'esclamazione, per quanto l'occasione sarebbe stata gradita per enunciare un sano accipigna; avanzò e raccolse ciò che aveva colpito la ragazza, osservando poi un pino non troppo lontano "E tu da dove spunti? Sei volata da là?" chiese al frutto legnoso, osservando le sempreverdi chiome con far riflessivo.
    "Semola, Cassiopea: andate a controllare che non ci sia nessun discolo sulla chioma" il tono di voce del biondo si era fatto di colpo serio, cosa che spiegò come mai i due roditori fossero scattati in un attimo, balzando in avanti e poi arrampicandosi sul tronco senza alcun ritegno.
    "Ti sei fatta male Aibileen? Hai mal di testa, le cose hanno iniziato a girare intorno a te?" chiese lui, chinandosi lievemente per essere alla stessa altezza dell'allieva, andando poi a porle una mano sulla fronte.
     
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    Aibileen Beatrix
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    L’insegnante era decisamente bravo a mettere gli studenti a loro agio, per fortuna. I suoi modi di fare davano l'idea che egli desiderasse sinceramente di ricoprire al meglio il suo ruolo di docente e di tutore degl’Ametrin.
    Ridacchiò appena al modo in cui “riprese” i due scoiattoli.

    << N.. Non mi è sembrato che lei fosse il loro giullare! Il fatto che si sentano liberi di esprimere la loro natura è, credo, positivo… S.. Si vede che le sono molto affezionati! Sono sicura che lei rappresenti davvero un punto di riferimento per loro. >>

    Cercò di recuperare, subito timorosa di poterlo avere, in qualche modo, offeso.
    Sorrise ammirata alla descrizione che l’insegnante diede del cugino.

    << Wow! Non dev’essere un lavoro facile! >>

    Quando il Professor Olwen le propose di vedere le sue creazioni, abbassò lo sguardo con imbarazzo, ma poi si fece coraggio e lo rialzò, annuendo con un sorriso:

    << S.. Sarebbe fantastico! >>

    Ogni occasione di migliorare nel disegno era sempre buona da prendere, soprattutto quando si trattava di proposte venendo da persone ben più grandi e, quindi, esperte di lei!

    << Merlino! Tutto bene? >>

    Esclamò poi, slanciandosi istintivamente in avanti con le braccia, pronta ad intervenire rapidamente in caso di bisogno, ma constatando che i due scoiattoli avevano senza dubbio un miglior equilibrio del suo, ben presto si rilassò, continuando ad osservarli, con curiosità, divertita dalla loro palese e tenera gelosia.

    << Sono davvero bellissimi! P.. Posso disegnarli? >>

    Quando udì la domanda posta ai due roditori, sorrise:

    << N.. Non ho ancora disegni di Madama Cupcake, purtroppo! Ho... Disegnato lo scheletro… D.. Di un papavero-creatura magica, però. D.. Devo ancora pensare ai suoi sistemi ed apparati esa… >>

    Il brusco arrivo della pigna la interruppe e, sentendo la testa cominciare a girarle, si lasciò subito scivolare seduta sull’erba, stringendo la mano sui bordi del cappotto per cercare di evitare di svenire, mantenendosi concentrata sul suo senso del tatto e sulla sua respirazione, massaggiandosi con una mano il punto della testa in cui la pigna l’aveva colpita.
    Quando il velo di fumo si diradò dal suo sguardo, alzò il volto verso l’insegnante, forzandosi ad imbastire e a mantenere il minimo sindacale di sorriso che poteva, in quel momento, effettivamente far prendere forma alla sua bocca.

    << M.. Mi gira un po’ la testa… M.. Ma va meglio. N.. non sento sangue sulla testa, devo solo rimanere un po’ seduta… Credo. Mi spiace. >>

    Non aveva di certo chiesto all’albero di lanciarle una pigna sulla testa, ma già che c’era, si stava anche sentendo in colpa per star causando (per quanto involontariamente) un sentimento di preoccupazione nel suo insegnante.

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    Edited by Aibileen Beatrix - 15/1/2021, 18:03
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Aibileen parve andare un po' in panico quando Lancelot rimproverò i suoi roditori di fiducia e la cosa fu accolta con dolcezza, ma anche un filo di soddisfazione da parte del biondo, che vedeva così il suo ruolo pienamente condiviso e rispettato "Decisamente siamo molto affezionati... siamo proprio una bella squadra. Quando vogliamo!" e nel dire quelle ultime parole si volse ancora verso i due, ammonendoli coll'indice, ad indicare come in quel momento non si stessero troppo occupando dei suoi bisogno e dei suoi problemi.
    Il runista lasciò Cassiopea e Semola alle amorevoli reciproche attenzioni, nonché a quelle della falsa Venere di Milo, focalizzandosi sull'Ametrina e sul decantare quanto di più prezioso avesse al mondo (suo cugino), allargando un sorriso radioso ai complimenti di lei, che un po' morì quando i due famigli risalirono il corpo del docente per spuntare dalle sue spalle, decisamente frustrati dalle poche attenzioni ricevute e che comunque lui avrebbe concesso in maniera molto avara, del resto un po' lo avevano comunque fatto disperare sul serio!
    Carezzo la coda di lei e grattò la testolina di lui nel mentre Aibileen iniziava a squittire a sua volta, da tanto balbettava, proponendosi per un ritratto dei due, in quanto soggetti tra i più interessanti nella zona, insieme a Madama Cupcake e i papaveri.
    "Avete voglia di essere disegnati" chiese dolcemente alle creaturine, posando gli occhi poi ancora su di lei al sentir parlare di scheletri e papaveri "Non preoccuparti: non sono un critico di arte pittorica, non ti giudicherò, specialmente per un lavoro ancora in fieri" propose con un occhiolino, sobbalzando quando una pigna la centrò in testa, allarmandolo non poco, specialmente quando ella verbalizzò il proprio disagio.
    "Oh, Merlino, sediamoci subito!" con fermezza il biondo mandò gli scoiattoli ad indagare, afferrando poi lei alla vita, portandola rapidamente al primo prato disponibile, ove la fece sedere.
    "Come ti senti, Aibileen? Senti male, la luce ti infastidisce?" chiese lui, nel mentre afferrava il proprio catalizzatore, puntandolo sulla mano di lei e tracciando con la magia una runa: Algiz "Ti sto tracciando una runa, dovrebbe stimolare la tua guarigione... potrebbe bruciare lievemente, ti chiedo di avere pazienza" ammise lui, lanciando poi uno sguardo ai suoi roditori e tornando alla fanciulla.
    Agitò la bacchetta, disponendo i suoi disegni e la sua borsa sul prato, accanto a lei, poi, seduto accanto, la osservò 'Sarà spaventata?' lui certamente lo era, e dubitava che ciò potesse essere di aiuto 'Sono io l'adulto' e ciò implicava che fosse suo compito rassicurarla e farla sentire al sicuro, non gettarle addosso anche le sue ansie o comunque accrescere il suo malessere. Fu per quello che si schiarì la voce "Beh... forse abbiamo il prossimo soggetto dei tuoi disegni" propose lui, sempre accanto a lei, sollevando con la mano la pigna-bomba "Non è neanche una struttura semplice da replicare in fondo... che ne pensi?" propose infine, posando i suoi occhi gentili ancora su di lei, offrendole la pigna e studiando al contempo le sue movenze, per correre segni di pericolo o cedimento.
     
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    Aibileen Beatrix
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    Per fortuna, concentrarsi sulle sensazioni che le trasmetteva la pressione che le sue dita facevano sulla stoffa del suo cappotto la stava lentamente, seppur parzialmente, aiutando.
    Si sforzò di concentrarsi sulla voce preoccupata del Professor Olwen, per riuscire a capire cosa le stesse dicendo:

    << La… Luce? N.. No… No. Quella va bene. Adesso… Non mi gira quasi più la testa. >>

    Era assolutamente vero che la luce non le stava dando alcun fastidio, la testa, in compenso, stava cominciando ad infliggerle qualche fitta che le sfigurava il volto in delle smorfie di dolore. All’improvviso, senti un bruciore all’altezza di dove l’aveva colpita la pigna, ed il suo capocasata riprese a parlare, spiegandole che le stava tracciando una runa per cercare di accelerare la sua guarigione.

    << … Grazie. >>

    Disse, sforzandosi d’imbastire un sorriso abbastanza convincente. Le dispiaceva davvero di stargli causando una tale preoccupazione… Poi si concentrò per non perdersi le parole che l’insegnante di Antiche Rune le stava rivolgendo, e quando posò gl’occhi sul soggetto da disegnare di cui parlava, sbuffò una risata, posando la fronte su un palmo della mano.

    << … Con dei… Grandi occhi al centro… Sarebbe una creatura molto carina. >>

    Timorosa di non riuscire a compiere adeguatamente il movimento di sollevare il braccio, non osò subito provarci: preferì tergiversare un po’, parlando della prima cosa che le venne in mente.

    << Una creatura dispettosa, un po’ pericolosa… Ma carina… Sì. È un bel soggetto… >>

    Alzò lo sguardo verso il Professor Olwen per sorridergli, sentendo di aver ripreso un colorito già più normale. Con movimenti lenti, spostò il braccio verso la pigna che il suo capocasata le stava porgendo, prendendola con delicatezza con la punta delle dita, per poi farsela scivolare in grembo.

    << … Grazie, Professore. Sto’ meglio. >>

    Lo rassicurò con un sorriso affaticato, ma già più convinto di poco prima.

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    Era un pomeriggio come tanti, quello, nel quale Lancelot aveva avuto anche la fortuna e il piacere di incontrare una dei suoi protetti e poter dunque tentare di socializzare con lei 'Devono sapere che la mia porta è sempre aperta, e che non è un modo di dire'
    Qualcuno avrebbe potuto in vero dire che il problema fosse l'infestare di quelle stanze da parte di personaggi discutibili come Jessica e Blake, non certo all'aura da capocasata, ma Lancelot non amava lasciar dubbi ai propri ragazzi, specialmente sulla propria reputazione.
    Sorridente e gentile, si dimostrò disponibile dal primo momento, amante della conversazione e interessato all'altra; non che ci volesse impegno, comunque, del resto la giovane aveva una certa passione per l'arte e gli scoiattoli: praticamente erano anime gemelle!
    Parlarono di soggetti da disegnare, di arte, di natura poi una pigna colpì la giovane e in un attimo furono in un episodio di ER, con Lancelot intento a chiedere se a lei desse fastidio la luce, o, perché no, volesse seguire la luce in fondo al tunnel (?) "Sia reso grazie a Paracelso e Merlino..." con palpabile sollievo, Lance si posò una mano sul cuore a seguito delle parole della moretta, non lasciandosi comunque sfuggire le sue smorfie di dolore, prova di come comunque stesse minimizzando la situazione 'Non devo abbassare la guardia'
    La fidanza di Lancelot era un medimago, sicché lui mise in pratica ciò che aveva assorbito da lei per osmosi: con dolcezza e calma le disegnò una runa per facilitare la sua guarigione, incassando con un sorriso la gratitudine per poi distrarla tornando a parlare di ritrattistica: perché non provare a disegnare la pigna, in fondo? Del resto, Newton non aveva scoperto la gravità grazie ad una mela in testa; non era forse possibile che quella pigna avesse fatto di lei la novella Picasso? Poteva anche essere, ma lui, in quel momento, bastava che lei stesse bene e, perché no, mostrasse quel tocco ironico che lo stava facendo ridere.
    "Potrebbe divenire la tua mascotte, il tuo personaggio personale" propose lui, rilassandosi nella postura parimenti a come il viso di Aibileen aveva ripreso colore, segno di come lo svago, il tempo e la runa stessero lenendo quanto leso dal legno.
    Annuì alle parole di lei di conferma, sicché con un'occhiata mandò gli scoiattoli in esplorazione, giusto per esser certo che quanto succedesse rimanesse un unicum 'Paganini non replica, ma neanche gli alberi, in questo caso'
    "Hai seguito corsi di disegno o di pittura? E' una passione, un hobby o saresti interessata a farne anche un lavoro?" chiese curioso, inclinando la testa, divertito all'idea, magari, di star mettendo un dubbio o una pulce nell'orecchio della giovane: stesse creando la carriera di una nuova stella emergente, lui non sarebbe potuto essere più orgoglioso di sé.



    Perdona l'enorme ed imperdonabile ritardo!
     
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    Sono fuori dal tunnellelelel… Dal divertimentooooooo...

    La narratrice non ha seri problemi. Ha solo avuto un’infanzia difficile, poverina (?!? Ma de che). La giovane Ametrin, tralasciando certe dinamiche esterne, era sinceramente contenta di quell’incontro. Non quello con la pigna, accipig.. nolo! Quello con Lancelunch (ok, ok, ha seri problemi, la narratrice, che pi.. gnoli!).

    << G.. Grazie per le sue premure… D.. Davvero. >>

    Insistette, con un sorriso più definito e convinto. Se, da un lato, si considerava fortunata, perché i suoi insegnanti erano visibilmente tutti molto competenti nelle loro materie, dall’altro, ce n’erano che non avrebbe troppo voluto avere davanti, nell’imperdibile esperienza (?!? Neanche la pg in sé per sé scherza, però, con i seri problemi, eh?) di ricevere una carina, ma magari un po’ troppo dura pigna in testa. Un esempio a caso? Il Professor Ensor, che le faceva venire i brividi bababividi praticamente ad ogni lezione.
    Il Professor Olwen, ad ogni modo, riuscì egregiamente nel compito (l’avete capita, vero?! Un insegnante… Che ha un compito… Come? Non faceva ridere per niente?! Era terribile?!? Ma! Uffa! Non capite niente, ecco) di farla sentire meglio e di distrarla.
    Persino dal suo rinomato imbarazzo!

    << La mia… Mascotte? >>

    La giovane inclinò appena la testa di lato con fare incuriosito, arricciandosi distrattamente una ciocca di capelli con le dita, mentre rifletteva sulle parole del docente.

    << Chissà… Perché no! Ho anche un famiglio: un gatto, sa? >>

    Concluse con un sorriso, che al pensiero del felino con il quale stava creando un legame dalla fine dell’agosto scorso, s’intenerì parecchio. Quando le chiese se avesse seguito corsi di disegno o di pittura, Aibileen annuì.

    << D.. Da piccola, sì! Ho sempre amato disegnare… Vorrei diventare un’illustratrice di storie per bambini! Mio padre è uno scrittore di romanzi babbanofili, invece! >>

    Esclamò infine, sempre contenta di poter parlare di uno dei propri genitori, dei quali andava visibilmente molto fiera. Desiderando conoscere un po’ meglio, umanamente parlando, il proprio capocasata, colse la palla al balzo e gli domandò, incuriosita:

    << E.. E lei? Qu.. Qual’è la sua più grande passione, a parte le Rune e l’insegnamento? >>

    Non dubitava in alcun modo che egli amasse sinceramente la propria professione. Sembrava nato per fare quello!

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Erano fuori dal tunnel, o almeno vedevano la luce?
    Visto che Aibileen aveva preso una accipigna in testa, forse era meglio non vedesse luci, e soprattutto non le seguisse. O almeno, questo era il consiglio di questo umile narratore con una laurea in medicina, poi, come sempre, era libertà dell'altro narratore fare come meglio credeva: due secondi e si poteva chiamare uno snaso per constatare il decesso e dopo 15 da regolamento di polizia mortuaria si poteva dichiarare la morte (?).
    Lancelot, fortunatamente, aveva doti da guaritore (essendo un PG nato supporter) e decisamente non era un necroscopo, sicché era più che sollevato di sapere che la ragazzina stesse bene e, a differenza della sua narratrice, non stesse svarionando: non essendo Ensor, tra l'altro, poteva anche far rilassare e confidare la ragazza, e perché no, fornirle spunti per i prossimi cinque anni, e non per gli incubi (a quello, appunto, ci pensava già il collega di dcao, egregiamente!).
    "Oh, un gatto!" ammise estasiato: sapeva mostrare molto entusiasmo anche per cose molto banali, era un tratto tipico di chi proveniva da famiglie agiate ed era solito intrattenere conversazioni superficiali "Una vera fortuna non fosse con te: sia mai che Semola e Cassiopea potessero trovarsi con un predatore... anche se conoscendo il caratterino di Cassiopea, non sarebbe stata una preda gentile" ridacchiò poi, inclinando il volto e lanciando un'occhiata alla ragazza per osservare il cielo "Avere un compagno per la vita è importante per noi maghi, più ancora che per i babbani: ci servono per ancorarci alla realtà e non perderci nelle meraviglie delle nostre fantasie... ma noi artisti... siamo oltre questo e a volte ci serve dar forma al nostro estro... e in questo le mascotte, così come i simboli ricorrenti, sono fondamentali... esattamente come abbiamo rune nominali e rune che per noi hanno significati che vanno oltre il loro mero valore simbolico, artistico e magico, a maggior ragione possiamo far altro con forme da noi inventate... come quella pigna magari" propose gentile "Del resto, come pensi che siano nati simboli come la croce cristiana o la stella di davide? Qualcuno un giorno l'ha disegnato avendo un'idea in mente, e secoli dopo, quell'idea ancora esiste e anzi, ha un potere magico" spiegò, per quanto a nessuno, in primis questo narratore, fosse chiaro da dove fosse partito il punto per un pippotto da lezione "Hai visto delle recenti manifestazioni di rivolta ai governi, tipo in Indonesia? Là la gente solleva tre dita per indicare la rivolta... è un gesto che deriva da una saga babbana di libri, neanche troppo famosa o quotata" disse "Eppure quel gesto... quell'idea... è passata, e magari resterà nel cuore delle persone, nel loro modo di pensare, persino quando nessuno manco più si ricorderà del libro"
    Il tema dell'immortalità, inteso come superamento della morte, forse affascinavana e non poco Lancelot, spingendolo a quel discorso non richiesto che ben si ricollegò ai sogni della ragazza, che in effetti, a differenza di molti altri, sembrava avere un piano per il futuro 'Chi fa arte, va oltre sé stesso e il presente' si disse lui, lodandosi indirettamente nell'apprezzare la giovane, cui annuì "Sembra un bel piano" favellò, striracchiandosi e osservando i propri tornare, a mani vuote, segno che non avevano trovato nulla che potesse suggerire come mai ci fosse stato quel newtoniano attentato all'ametrina "Non credo di aver mai letto qualcosa di uno scrittore noto come Beatrix... anche se magari si serve di uno pseudonimo... e va anche detto che io sono più da saggio che da romanzo" ammise con dolcezza, infine, giustificando nel caso la propria gaffe, sperando comunque di ricevere perdono dalla giovane parimenti alla condiscendenza che manifestò lui nel sentirsi chiedere quale fosse la sua passione.
    Fu con un sorriso radioso e gentile che estrasse il proprio catalizzatore, che iniziò ad agitare "La mia passione è decisamente la musica" affermò lui nel mentre seguendo il movimento della sua bacchetta si libravano note di un violino "Sono un concertista, come mia madre... anche se purtroppo l'accademia presenta impegni tali per cui non posso fino in fondo esprimere la mia arte" concluse un po' mesto, ma per nulla dispiaciuto, in ultima analisi "Per quanto so che a voi ragazzi la musica classica sembra una cosa da vecchi" propose con un occhilino nel mentre gli scoiattoli tornavano sulle sue spalle, forse per sentire meglio le sue note.
     
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    Aibileen Beatrix
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    All’immaginarsi Nuvola, Cassiopea e Semola azzuffarsi, Aibileen scosse la testa, come a voler scacciare quella scena da lei.

    << D.. Decisamente, è stato meglio che lui sia rimasto sul mio letto a dormire! >>

    Concluse con un sorriso. Al sentirlo parlare di amore e di arte, la giovane Ametrin inclinò il capo, impensierita, e definitivamente distratta dal ricordo e dalle lievi conseguenze della botta ricevuta poc’anzi.

    « … Ma noi… Artisti… Possiamo anche innamorarci, no? P.. Può essere bello, condividere le meraviglie delle nostre fantasie con qualcuno e, soprattutto, che qualcuno confidi così tanto in noi da vivere insieme a noi le sue, non crede? »

    Anche se, nel suo caso, doveva ammettere che sua madre non fosse un tipo troppo fantasioso. Sembrava apprezzare che lei e suo padre lo fossero, però. Ed aveva conosciuto altre coppie, amici di suo padre, dove erano entrambi artisti, ed in un paio di casi, l’unione le era sembrata talmente profonda e vera, da farle risultare quelle realzioni sentimentali come delle opere d’arti a sé.

    « M.. Ma… Lei crede davvero che io potrei essere… Insomma… Un’artista? »

    Sentiva che sarebbe stata davvero felice di poter arrivare a definirsi tale, un giorno!

    « I.. I casi in cui l’idea rinnova un’immagine già presente nel mondo, trasformandola ed elevandola a simbolo sono particolari e.. Ed affascinanti, s.. Sono d’accordo. L.. Lei ha u.. Un simbolo, o dei simboli che la rappresentano? »

    Chiese con curiosità, sorridendo. Quando il Professor Olwen le chiese se avesse letto delle manifestazioni in Indonesia, annuì.

    « I.. in quel caso, i.. Il simbolo ha una storia assai interessante… S.. Spesso, mi pare, i libri s’ispirano di simboli usati per delle rivolte, i.. Invece, in questo caso, è stato il contrario… L.. La realtà si è ispirata a.. Alla fantasia, a.. A fatti accaduti in un mondo immaginario. »

    Quando parlarono del padre, Aibileen annuì con gentilezza:

    « M.. Mio padre scrive sotto pseudonimo, effettivamente… N.. Non è molto conosciuto, temo, ma a me piace molto quello che scrive! »

    Concluse con fiero entusiasmo. Poi, desiderosa di saperne di più sulla storia del suo capocasata e della sua passione per la musica, chiese, allegra:

    « A.. A che età ha cominciato a suonare? C.. Cosa l’ha portata a scegliere il violino, come strumento? S.. Suona insieme a sua madre, delle volte? »

    Per lei che, semplicemente, si dilettava a cantare quando le veniva, perché farlo la faceva sentire bene, quasi più libera, saper suonare uno strumento continuava ad essere sinonimo di una magia di un livello assai considerevole!
    Scosse appena la testa, quando il Professor Olwen le disse che ai giovani non piaceva la musica classica.

    « I.. Io non l’ascolto spesso… Ma mi piace, soprattutto quando si tratta di concerti live! L.. Le andrebbe di suonarmi qualcosa? »

    Chiese infine, con un sorriso timido ma speranzoso.

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Vi erano parecchie nuvole nel cielo e tutte molto piacevoli, e forse anche per quello era un bene che Nuvola fosse rimasta a sonnecchiare, del resto quel giorno c'erano già in giro delle pigne dispettose, ci mancavano due scoiattoli isterici inseguiti da un gatto, specialmente quando uno dei suddetti roditori era probabilmente la reincarnazione di una denrisiana.
    Decisamente era una giornata da condividere, quella, ma con le persone giuste, nel contesto giusto, magari proprio con una persona che si amava. Lance in effetti schiuse le labbra alla romantica domanda della studentessa; la osservò, alcuni istanti, un po' sorpreso, poi improvvisamente addolcì lo sguardo "L'arte ha un valore personale, certo, ma è anche condivisione, e nulla è più bello che condividerla con chi ami" ammise lui, pensando ovviamente alla sua Annie, con la quale non passava mai abbastanza tempo, soprattutto perché questo player si scordava sempre di risponderle alle role (?).
    La risposta alle domande della giovane furono cristalline e gentili, questo perché era ovviamente nelle sue corde, ma anche e soprattutto perché riconosceva nell'altra un animo gentile, sensibile, che lui trovava molto affine all'arte 'Un cuore gentile sa essere grazioso' si diceva infatti lui nel mentre come sempre doveva rovinar tutto parlando di simboli, segni e quindi semiotica, discorsi che avrebbero fatto fuggire molti a gambe levate, ma che invece destarono la curiosità della giovane, forse anche perché pareva una di quelle persone così gentili da essere incuriosite proprio dalla vita in ogni sua manifestazione.
    Alla curiosità simbolica su Lance, il ragazzo dovette incrinare il proprio sorriso, resistendo forte alla tentazione di toccarsi il pettorale destro, sotto al quale vi era un tatuaggio, forse l'unico simbolo che poteva davvero considerare suo, pur non desiderandolo davvero Così come un musicista non si serve di un'unica nota, io ho deciso di servirmi di tutti i simboli, senza porre limiti" concluse lui, servendo alla giovane una mezza verità ben condita, che descriveva più quello che lui voleva che quello che davvero era successo, ma del resto Lancelot non sentiva di star davvero mentendo, questo perché stava appunto descrivendo la sua scelta 'La mia vita è andata diversamente... ma sono le nostre scelte e le nostre visioni a determinare noi stessi, non i nostri incubi' e in quello lui credeva intensamente.
    Come spesso capitava agli artisti, lui era figlio d'arte quanto lei, per quando lui, sotto pseudonimo, fosse a lui ignoto "Oh, un nome d'arte, che scelta romantica" affermò lui, non osando chiedere quale questo fosse, per non dover probabilmente ammettere di non conoscerlo comunque, lasciando che le domande nuovamente scivolassero su di lui, o meglio, su di loro.
    "Mia madre mi ha iniziato al violino a 4 anni... è stata lei a sceglierlo per me e sinceramente non so dirti perché: lei dice che ci fu un riconoscimento istintivo, ma potrebbe anche essere una storiella che mi racconta" ridacchiò "Ricordo comunque l'emozione di sentir vibrare le corde, ricordo il piacere di sentire una parte della mia anima riempire una stanza con un suono... credo... anzi, sono certo siano i miei ricordi più vecchi" sospirò poi ad occhi quasi socchiusi, vivendo ancora una volta quelle emozioni "E poi sì, c'era il piacere di suonare con mia madre, allora come ora, e anche con mio cugino... ha sempre avuto una voce incantevole, anche se non ama troppo mostrarla" rise, osservando poi i suoi scoiattoli agitarsi, chiedendosi se non stessero iniziando ad aver fame.
    'Mh...' si disse lui "Sono contento tu apprezzi la mia musica e sarà per me un onore intrattenerti, anche se ti voglio dare una dritta" e a quel punto si avvicinò all'orecchio di lei "Molto spesso nella sala da tè le canzoni registrate sono mie" ammise con un occhiolino, tirandosi in piedi e invitando lei a far lo stesso, tendendole la mano.
    "Vogliamo andare? Mi sembra che Semola e Cassiopea inizino ad aver fame... e tu comunque devi fare un salto in infermieria" propose dolcemente, pronto a scortarla fino da Skyler per un controllo di routine, che tradiva il suo animo apprensivo da mammo.
     
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    Aibileen Beatrix
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    La ragazza sentiva di non poter affermare, almeno fino a quel momento, di essersi mai veramente innamorata. Sì, le erano piaciuti dei ragazzi (con le ragazze, non le era successo di provare qualcosa, per il momento, ma non escludeva minimamente l’ipotesi che ciò potesse capitarle, un giorno), un paio anche parecchio; quelli con cui era arrivata ad avere delle vere e proprie relazioni, durante i suoi studi ad Hogwarts. Ma l’innamoramento intenso, coinvolgente e spiazzante che aveva visto avvenire ed evolversi tra altri suoi compagni, pareva essere tutta un’altra storia.
    Dagli sguardi pieni d’amore che aveva sempre visto, da quando era nata, i suoi genitori scambiarsi, lei sapeva che quel sentimento esisteva. In quel periodo della sua esistenza, però, si stava soprattutto sforzando di cercare di adattarsi alla vita lì ad Hidenstone, nonché a riuscire a balbettare sempre meno, fino ad arrivare al punto in cui non si sarebbe più sentita così timida ed insicura, in determinate situazioni! Alle parole che il Professor Olwen pronunciò sul condividere l’arte con la persona amata, Aibileen s’incuriosì, perché sembrava proprio star pensando a qualcuno in particolare! Ma non se la sentì di porgli delle domande su quell’argomento, si trattava di un tema di conversazione molto personale, e restava pur sempre un suo insegnante! Il suo modo di porsi e di parlare, comunque, sembrava essere capace di mettere a proprio agio in poco tempo chiunque, persino lei. Pareva riuscire a far risuonare delle note precise nell’animo dei suoi studenti, esattamente come era bravo a farle scaturire dal suo violino. Annuì con ammirazione, quando il Professor Olwen disse di non volersi porre il limite di un unico simbolo.
    C’era chi sceglieva di usare i propri incubi come simbolo identificatorio, in modo da risultare temibile quanto ciò che si temeva di più, come Batman. Ci volevano certamente un coraggio ed una tempra fuori dal comune, per riuscire a prendere e, soprattutto, a mantenere nel tempo una presa di posizione del genere. E c’era anche chi, invece, faceva di tutto per distanziarsi da essi, non accettando una deformazione così profonda della propria personalità da poter dire “Io sono le mie paure”.
    Sorrise emozionata al racconto che, poi, lui le fece sul suo rapporto con il suo strumento, e su come la musica sembrasse avere un ruolo di rilievo nell’intrattenimento dei suoi legami familiari. Lo ascoltò senza azzardarsi ad interromperlo nemmeno per un istante. Soltanto quando ebbe effettivamente terminato, si permise di esclamare:

    << Che meraviglia! Sembra avere un bel rapporto non solo con la musica, ma… Ma anche c.. Con la sua famiglia! >>

    Quando notò come il suo capocasata stesse osservando i suoi famigli in preda all’agitazione, aspettò in silenzio qualche delucidazione in merito a quel loro modo di agire. Che avessero visto qualcosa che li interessava poco lontano?
    All’apprendere dal docente di Antiche Rune che le canzoni registrate nella Sala da Té, erano spesso sue, sorrise con entusiasmo.

    << Le adoro! S.. Sono così emozionanti! >>

    Si complimentò, annuendo alla proposta dell’insegnante di andare, sorridendo intenerita dalla sua preoccupazione.

    << C.. Certo, andiamo! >>

    Salvo poi sentire, al rialzarsi tenendo stretta la mano del biondo capocasata degli Ametrin, che più di un buongiorno all’infermiere Skyler Mave non le avrebbe sicuramente fatto male. Sarebbe andata a farsi controllare, effettivamente, insomma. Anche se era convinta di riuscire a mantenersi in piedi, ormai.

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