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.Jessica WhitemoreJess salì lentamente i gradini che salivano all'osservatorio, passo dopo passo, lentamente. Quella sera aveva appuntamento con Lilith ed il professore di Astronomia per guardare una cometa, ma era ancora presto. Se non ricordava male, l'incontro era verso le due di notte, eppure era ancora l'una. Non sapeva perché si fosse presentata così tanto d'anticipo, era come se una forza misteriosa l'avesse condotta verso la torre in modo irresistibile. Salì gli ultimi due gradini, fermandosi dietro quella scricchiolante porta di legno. Era ancora là, non bloccata, come se la ricordava. Non sapeva esattamente perché avesse ricordi di quel tipo, ma quando posò i polpastrelli sulle assi di legno, si sentì quasi a casa. La spinse con lentezza, osservandola aprirsi con un rumore sinistro. Il professore deve decidersi a sigillarla... pensò, mentre il piede sinistro si posava sul pavimento duro. Appena fu dentro, sembrò quasi che qualcosa la colpisse. Proprio com'era successo a lezione. Il suo cuore iniziò ad accelerare e diverse immagini si susseguirono nella sua mente senza un senso preciso. Lei in piedi sul parapetto, lei seduta contro il muretto mangiando e bevendo con Blake... ma quei ricordi non avevano un minimo di senso. Non capiva cosa stessero dicendo, non rimembrava cosa stessero dicendo. Sentiva solo tanti rumori in testa, che la stavano distruggendo. A lezione si era sentita male allo stesso modo, infatti una volta finita, era scappata via quasi senza salutare nessuno, dopo il discorso del professor Salvatore che, non sapeva come mai, l'avesse colpita così nel profondo. Come se proprio non voleva che se ne andasse. Si avvicinò al parapetto, quasi barcollante, appoggiandosi con la schiena e scivolando a terra, sedendosi e portandosi le mani alle orecchie come se fosse il modo migliore per far zittire quelle voci che le affollavano la mente. Basta... basta... sussurrò, tremando e stringendosi ancora di più le mani attorno alla testa. Non volle nemmeno il conforto di Lady Hawk, come non volle sentire le sue storie. Voleva solo essere lasciata in pace, voleva che quel vociare finisse... voleva... silenzio. Sentiva la voce di Blake nelle orecchie, ma erano parole indistinte, sentiva anche un'altra voce, solo che non capiva proprio di cosa si trattasse. Si rannicchiò, stringendo le ginocchia al petto e dondolandosi sul posto, come una bambina spaventata. Non capiva perché si fosse sentita così durante la lezione! Forse avrebbe dovuto parlarne col prof... sì, forse avrebbe dovuto.CODICE ROLE © dominionpf.
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.Jessica WhitemoreNon lo sentì arrivare, quelle voci coprivano tutto il resto, il mondo era completamente ovattato. Oppure era lui ad essere dannatamente silenzioso, ma questo non poteva saperlo. Fu normale che una voce estranea che si introdusse con forza tra i suoi pensieri, la facesse sobbalzare. Quando sentì quel suono, tutto d'un tratto, le voci cessarono. La sua mente ebbe finalmente pace, almeno per qualche minuto, come se la voce del loro docente di astronomia, avesse un effetto catartico su di lei e proprio non si capacitava del motivo, ma era comunque un loro insegnante. Si asciugò con la manica quelle lacrime che non ricordava fossero uscite, poi provò ad arrangiare un sorriso, anche se era molto stentato. Nulla era apposto, si sentiva implodere ma proprio non capiva perché. Aveva bisogno di qualcosa di forte. Aveva bisogno di Blake, in quel momento più che mai. Si decise che gli avrebbe scritto un messaggio, ma si accorse di aver lasciato il magifonino in camera, dopo aver salutato pantera.
Io... sì, cioè... no... non lo so. Era una risposta piuttosto confusionaria. Non riuscì ad alzare lo sguardo per incrociare i suoi occhi scuri; sembrava che qualcosa glielo impedisse con la forza. Solo che... durante la sua lezione non mi sono sentita bene ed ho pensato... magari venire quassù a prendere un po' di aria, mi avrebbe fatta stare meglio... confessò, senza però dire cosa fosse successo e cosa stesse succedendo nella sua dannata mente che voleva solo spegnere, zittire una volta per tutte. Lo guardò sedersi, poi guardò il baule dove giacevano le coperte, desiderando di prenderne una e di scomparire come fosse un mantello dell'invisibilità. Dice che funzioni? Domandò, volgendo le sue iridi opali, verso quel cielo tappezzato di stelle luminose. Effettivamente, infondevano una certa calma, sebbene fossero solo una "cura" palliativa a tutto ciò che le stava succedendo. Cercò di tirarsi su, tenendosi al muretto, per potersi sporgere da esso e guardare i Giardini dell'Accademia che si estendevano a perdita d'occhio, fino al bosco di Naga. Sono qui per la cometa, ma forse sono in anticipo e... volevo scrivere a Blake ma ho scordato il telefono in camera... sbuffò, abbracciandosi per proteggersi dall'aria che tirava lassù.CODICE ROLE © dominionpf. -
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.Jessica WhitemoreNon sapeva cosa le stesse succedendo ed era frustrante, dannatamente frustrante. Sentiva che il suo corpo, la sua mente, volessero dirle qualcosa che lei non riusciva ad afferrare, che continuava a sfuggirle come acqua tra le dita. E quella cosa la faceva impazzire, oltre a provocarle mal di testa frequenti e costanti, dolorosi e fastidiosi.
Alzò lo sguardo opale su di lui, alla sua frase, ed annuì. Sì, deve essere questo il motivo. Borbottò, anche se non era affatto convinta. Rabbrividì. Settembre ormai era iniziato e l'estate stava per cedere il passo all'autunno, così come il caldo stava abbandonando quell'angolo di pianeta, a favore della sua controparte. Forse dovrei alzarmi di qui ed andarmene a letto, la cometa passa tardi in effetti, ma... ho promesso a Lily che l'avremmo vista insieme. Sospirò, ben consapevole di che grande torto aveva fatto alla sua migliore amica l'anno prima, ma non era tempo di rimuginarci. Aveva davanti a sé l'uomo della sua vita e non se ne rendeva conto, anche se qualcosa dentro di sé, le diceva che era più che un professore, ma non riusciva proprio a capire cosa volesse dire il suo dannato inconscio. Sbuffò, prima di alzarsi in piedi a fissare le stelle come da lui suggerito. Quella sera brillavano particolarmente ed il cielo era limpido, sicuramente ottimale per vedere il passaggio della cometa anche senza telescopi o chissà quale strumentazione tecnologica.
La mia testa è un casino ultimamente! Non ci capisco più niente! Che schifo. Sbuffò, sentendo quasi di potersi totalmente confidare, con lui, come se fosse qualcosa in più che un semplice insegnante, quasi fosse una persona davvero importante nella sua vita. Quando le prese le mani, la ragazza sobbalzò ed una scossa le percorse tutto il corpo, insieme a svariate immagini che le colpirono la mente, ritornando a galla con prepotenza. Ascoltò a malapena le sue parole. Sembrava che la sua pelle riconoscesse quel tocco freddo e non si preoccupò che un suo docente la toccasse, non lo trovò strano. Oltre ad essere abituata alle carezze di Lance, comunque.
Quasi in automatico, strinse con più forza le sue mani, venendo percorsa dalla medesima scossa, mentre un istinto irrefrenabile, la stravolgeva. Stava per fare qualcosa che, dal suo punto di vista da studentessa senza più memoria, sarebbe stato incredibilmente idiota. Però poi la sua frase le bloccò il gesto a metà. Sì professore, è il mio migliore amico e non penso che ciò cambierà facilmente, nonostante... si bloccò, per non dire ad un suo docente che era stata a letto con Blake. Rimase ad osservare prima lui, poi le loro mani intrecciate. Si morse il labbro, mentre quella scossa continuava a provocarle sensazioni contrastanti. Il tatuaggio che aveva sotto il seno, invece, sembrava quasi bruciare -anche se non era possibile-, quindi alla fine fece ciò che non doveva fare. Si avvicinò a lui finché i loro corpi si toccarono, quindi una mano della corvina, si fece strada tra i riccioli scuri, prima di ritrarsi. Mi scusi io... non so cosa mi sia preso! Imbarazzata, distolse lo sguardo, non capacitandosi di ciò che aveva appena fatto.CODICE ROLE © dominionpf. -
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.Jessica WhitemoreVoleva andare a letto, da un lato, magari avrebbe dimenticato quelle sensazioni stranissime ed incredibili, mentre dall'altro lato, voleva approfondirle, capire perché si sentisse così in quel momento, con quell'uomo in particolare. Per lei era e doveva essere solo un suo professore... o no?
Una tisana mi farebbe piacere... mormorò, abbassando lo sguardo. Aveva già fatto troppi torti a Lilith, o meglio... ne aveva fatto solo uno che però valeva per mille. Il suo cuore scoppiava di dolore ogni volta che ci pensava, eppure era convinta che fosse servito a rafforzare ulteriormente la sua amicizia con Barnes! Ma non lo avrebbe detto a Lilith, mai e poi mai. L'avrebbe distrutta e Jess non voleva recare ulteriore dolore alla ragazza che aveva già passate così tante.
Credo che resterò, non capita tutti i giorni di vedere una cometa. Affermò, stringendosi nelle spalle ed andando a quel baule per prendersi una coperta. Forse con qualcosa di caldo, sarebbe riuscita a ragionare meglio e con la mente più lucida. Alla fine di tutto quello, le loro mani si strinsero e Jess sentì qualcosa nascerle dentro, una sensazione diversa, quasi distruttiva. Mille immagini si sovrapponevano, mandandola in confusione.
Solo le sue parole la riportarono sul piano terreno.
Non ci riesco a lasciarmi andare. Mi tormenta giorno e notte da... settimane! Ma ad inizio anno, prima del viaggio, la Ivanova ha detto una cosa strana... ha detto... "Recupereremo la tua memoria" ma non capisco che vuol dire; è giorni che ci penso ma davvero non ci arrivo. Sospirò, cercando di mettere da parte quel pensiero almeno per qualche minuto e ci riuscì meglio quando il discorso virò su Blake. Arrossì. Non sapeva proprio cosa dire, doveva girarci attorno... poteva mai dire che si era scopata il suo migliore amico, ad un professore? Non era proprio il caso! Nonostante... abbiamo avuto vari problemi, ecco! Insomma, sa com'è... siamo ragazzi... a volte capita di bisticciare, poi fare pace... cercò di girarci attorno, anche se in realtà più che fare "pace", quei due ci avevano dato dentro per ore in quella vasca, con l'acqua come unica testimone. Era stato stupendo, non poteva negarlo.
Fu strano quando lei si avvicinò e lui non si scostò subito, stringendola. Attivò nel suo cervello una leva fino ad ora sconosciuta che mise in moto uno strano meccanismo. Oh sì infatti, insomma ci sono abituata cercò di spiegare, come se davvero non fosse stato nulla. Lo sa, no, che il professor Olwen è come un padre per me. Mi è capitato di abbracciarlo, forse è stata solo abitudine. Tentò di giustificarsi, anche se proprio non era quello il motivo. Stava ancora cercando di capire cosa fosse scattato nella sua testa, quando lui ruppe nuovamente il silenzio. Sentiva uno strano collegamento con quell'uomo. Quella scena, sembrava un deja vu, come se l'avesse vissuta di già. Ed in effetti così era! Anche se lei non lo ricordava. Uh, sì..! Posso... venire con lei? Se sto qui da sola, sono sicura che i pensieri torneranno a tormentarmi. Mormorò, con un sospiro triste.CODICE ROLE © dominionpf. -
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.Jessica WhitemoreLa confusione nella sua testa aumentava ad ogni secondo che passava con il docente di Astronomia, anche se ora aveva qualcosa di diverso, rispetto a quella percepita a lezione. Era una confusione dolce e sentiva che sotto la superficie, vi fosse molto di più di quanto la situazione lasciava intendere, anche se però non aveva proprio capito che cosa, non ancora. E questa cosa la stava facendo impazzire; sentiva la testa scoppiare ogni volta che ci ripensava.
Sorrise poi al pensiero di Lily, che avrebbe rivisto di lì a poco e temette una sua possibile reazione se le avesse detto che era stata a letto con il suo ragazzo quando si erano lasciati, quando entrambi erano più vulnerabili. Si sentiva davvero un mostro.
Comunque, fu distratta da un cambiamento repentino, nell'uomo. Era evidente che si fosse messo sulla difensiva, cosa che la fece insospettire ancora di più. Inarcò un sopracciglio, ma lasciò perdere i suoi sospetti, almeno per qualche minuto, per poter rispondere. Sono sicura che ci abbia riflettuto abbastanza. Non mi direbbe mai cose senza senso, mi ha sempre trattata come una figlia anche quando... mi sono presentata da lei piangendo mesi fa... sebbene non ricordi il perché. Cercò di difendere la bionda che tanto l'aveva aiutata in momenti difficili, anche se nemmeno lei sapeva di che momenti difficili si trattasse.
Sì, Blake è impegnativo, così come lo studio e tutto il resto... ma non penso di essere impazzita. È forse questo che vuole dire? Accusò, guardandolo male, prima di girare intorno all'argomento "Oh dio ho scopato Blake". Sì sì, ma non stavo dicendo che mi è stata cancellata la memoria, solo che quella frase era strana... e sì, ho conosciuto diverse persone, come un primino -Nathan- con il quale vado molto d'accordo, ma non so se ha mai fatto una sua lezione, ancora. Si strinse nelle spalle, ravviandosi i capelli corvini con una mano. Alla fine, intrecciò appena le dita con quelle di lui, sentendo la consueta scossa elettrica e, mentre camminavano continuava a fissarlo, torva. Sì, credo di voler fare l'auror, devo vedere se è ciò che fa per me. Commentò, mentre arrivarono al suo ufficio. Lasciò che mettesse il bollitore nel fuoco ma non seguì i suoi ordini, anzi fece il contrario. Chiuse la porta e girò addirittura la chiave. No, voi tutti mi state nascondendo qualcosa. Disse, determinata e con un cipiglio serio. Pretendo di sapere che cazzo avete tutti che vi comportate in questo modo assurdo! Vi pare corretto giocare così con me? Forse non avete capito che sto soffrendo per qualcosa che nemmeno so cosa sia! Quindi ora parli, professore. Sbatté una mano sulla scrivania, quasi sconvolta da quei suo sbalzi d'umore, ma erano tutti troppo strani fin dal primo giorno.CODICE ROLE © dominionpf. -
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.Jessica WhitemoreIl suo cervello era un fottuto casino e nessuno sembrava volerla aiutare. Veniva trattata come una stupida ragazzina che vedeva qualcosa che nemmeno esisteva, una ragazzina da calmare. Una ragazzina stressata per la scuola e tutti gli impegni che ne conseguivano, aumentati dal fatto di essere un Prefetto! Questo a Jess proprio non andava giù; o parlavano o stavano zitti definitivamente, ma a volte essere trattata con accondiscendenza, proprio non lo sopportava. Stava impazzendo, era come se nella sua mente fosse scattato un interruttore che non la faceva ragionare per nulla lucidamente, tipo quando si era ubriachi, tanto da farle dire e fare cose di cui in una situazione normale, si sarebbe sicuramente pentita. Proprio come stava succedendo in quello studio proprio in quel momento.
Chiuse la porta con violenza, riversando ciò che il suo cervello le diceva di fare, senza pensare alle conseguenze. Oddio, forse stava davvero passando troppo tempo con Blake e stava assumendo un atteggiamento simile, ovvero dire tutto ciò che le veniva in mente senza filtri ed infischiandosene di cosa avrebbero potuto pensare gli altri, l'importante era che lei si liberasse di quel peso. Ma probabilmente era quello il giusto modo di prendere la vita, di petto, senza farsi troppi problemi. Meglio centomila rimorsi che anche un singolo rimpianto e così stava diventando la sua vita. Un rimorso continuo, ma mai un rimpianto.
La reazione del docente, il fatto che continuò tranquillamente con quella sua tisana, che si girò e che addirittura le sorrise, le fece definitivamente saltare i nervi. Tuttavia non sapeva esattamente come ribattere a quel discorso freddo e razionale, però davvero qualcosa non le tornava e lo avrebbe fatto presente. Ascoltò il suo discorso sempre più basita, desiderando solo spaccare ogni più piccola cosa si trovasse in quell'ufficio ed andarsene. Sarebbe stato sicuramente infantile ma anche molto utile per disperdere lo stress. Schiuse le labbra, davvero incredula, quando le rivolse quelle parole dure e le porse addirittura la tisana, proprio come se niente fosse. Ad ogni parola pronunciata dall'uomo, la sua rabbia aumentò, tanto che colpì con forza la tazza con la tisana, facendola rovinare a terra, frantumandosi inesorabilmente. Estrasse la bacchetta... e non certo perché voleva riparare al proprio danno. Non badò nemmeno per un secondo al liquido che si spargeva sul pavimento. Puntò la bacchetta verso di lui. Voleva davvero colpirlo? Certo che no, stava solamente impazzendo, ma non voleva ammetterlo né voleva accettare ciò che lui disse. A me non frega proprio niente di chi lei sia. Potrebbe pure essere il preside, per quel che mi riguarda. Iniziò, calibrando le parole. Dal suo tono, si percepiva chiaramente la rabbia che imprimeva in ogni sillaba. C'è qualcosa che non mi state dicendo ed anche una stupida ragazzina come me, lo capisce. Marcò appositamente quelle parole per far intendere che lei non pensasse di essere stupida, ma che era ciò che aveva estrapolato dalle parole del riccio. Pensa che non mi sia accorta di come mi guardate? Che ho che non va, mh? Perché ho questo fottuto caos in testa e nessuno mi vuole aiutare a capire perché? E la smetta di insinuare che io sia pazza, perché no cazzo, non lo sono. Gli stupidi qui, siete voi. Okay, ora le parole non le calibrava più, dicendo tutto ciò che le passava per la testa, come se stesse parlando a Blake Barnes durante uno dei loro litigi. La mano armata di bacchetta tremava visibilmente, ma non voleva cedere il passo. Io non... sono una ragazzina impertinente che viola il coprifuoco, smettetela di dirlo. Minacciò, forse non capendo in toto che cosa aveva voluto dire il docente, ma ormai il suo viso era una maschera di dolore e rabbia.
Voi siete gli adulti. V-O-I! Ed invece non state facendo niente per aiutarmi davvero! Pensa che basti una camomilla a calmarmi, come se fossi un animale che ha bisogno di un sedativo, eh? sbraitò, ormai completamente fuori di sé. Cazzo, non credevo possibile che avrei mai trovato più aiuto e conforto tra le braccia di Barnes piuttosto che in un confronto con chi dovrebbe aiutarci. quest'ultimo, era un pensiero fatto a voce alta, più che una specifica frase rivolta a lui. Ricordava ancora le sensazioni che le aveva provocato il tocco di Blake quella notte da fatti ed ubriachi. Voglio andare da Bibi adesso. Sospirò, usando quel nomignolo che aveva coniato da poco per il suo migliore amico e che solo lei -decisione sua- poteva usare.CODICE ROLE © dominionpf. -
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