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.Amelia Farley
DioptaseAmelia aveva passato l’intero pomeriggio a fare avanti indietro dal pesante libro che stava consultando al suo quaderno degli appunti, dove aveva ordinatamente trascritto tutte le informazioni utili. Stava in effetti ripassando un particolare incantesimo di cui avevano accennato a lezione, e da lì era partita una ricerca alquanto approfondita e lunga che le aveva riempito praticamente l’intero pomeriggio. Dopo aver faticato per così tanto tempo si concesse di riprendere fiato e si stiracchiò armoniosamente, puntando le braccia verso il soffitto e sentendo scricchiolare leggermente la schiena, le ossa che protestavano per la sua decisione di starsene ferma così a lungo, china sul tavolo e impegnata a scrivere rapidamente con la sua preziosa piuma nera.
Di certo non si poteva dire che la ragazza non avesse dedizione da vendere, dal momento che l’incantesimo che aveva trovato non era compreso nell’elenco di compiti che aveva dovuto svolgere – e con cui era già più che a buon punto- ma aveva comunque deciso di investire gran parte del suo tempo in quello. Eppure, nonostante lo studio costituisse una esigua fetta della sua vita, decise lo stesso di essersi impegnata a sufficienza per quel giorno e all’alba delle cinque, dopo essere rimasta a quel tavolo per ore, cominciò a mettere via le proprie cose e si decise a lasciare la biblioteca.
Dopo aver restituito il libro, disponibile solo per consultazione, le si sarebbe dipinto davanti il resto del pomeriggio, libero e pronto ad essere occupato con qualsiasi attività. Amelia, in effetti, amava fare diverse cose, ma molte di queste non erano attività prettamente magiche: adorava andare a cavallo, ma non era qualcosa che si usava fare ad Hidenstone, e per quanto avrebbe voluto fare una passeggiata nei giardini il rumore della pioggia che batteva contro il vetro le aveva ricordato per tutto il tempo che quel giorno non era proprio il momento migliore per attività all’aperto. Infondo c’erano infinite cose che avrebbe potuto fare, come leggere un libro, guardare un film, perfino ricamare qualcosa – se solo non avesse detestato con tutta sé stessa quell’attività che la madre l’aveva obbligata a fare per anni, quando era appena una bambina.
Pensò intensamente a quello che avrebbe voluto fare mentre rientrava verso il Dormitorio, e alla fine si ritrovò a pensare che sistemarsi nel Giardino delle Pietre, a quell’ora piuttosto deserto, e magari giocare un po’ con Idhogg non poteva essere una cattiva idea. Nel tragitto verso il dormitorio si sarebbe fermata a recuperare una tazza di cioccolata fumante –rigorosamente senza cannella- e poi si sarebbe sistemata proprio di fronte alla grande aiula, lasciando che quell'aura alchemica la inebriasse. Le piaceva particolarmente quel posto, ancora di più quando c’erano poche persone a popolarlo e poteva bearsi del rumore soffuso degli animaletti che lo popolavano . Trovava la sala comune Dioptase un altro posto piacevole e rilassante, ma non quando era pieno di studenti come a quell'ora, con tutto quel vociare ininterrotto. "Almeno qui nessuno verrà a disturbarci." affermò quindi: Idhogg, il suo iguana, era più che felice di passare del tempo con la sua padrona, e chiunque avrebbe potuto notare nelle movenze di quell’animale qualcosa di elegante e fiero, quasi come se fosse davvero un drago in miniatura, che in quel momento asseriva silenziosamente alle parole della ragazza. In effetti ci assomigliava, ad un drago, e non era impensabile che un giorno Amelia avrebbe potuto averne uno come compagno, di certo non le mancava il carattere per arrivare ad addestrare un drago e diventarci amica.
D’altra parte non era facile giocare con un iguana, non era di certo come un cane, ma i due avevano messo a punto una loro particolare routine e Idhogg aveva imparato anche qualche semplice “evoluzione”, e sembrava apprezzare l’idea di dare corda alla pardona, forse anche perché lei aveva sempre dei premietti pronti, nascosti da qualche parte…!
Chiunque fosse arrivato in quel momento avrebbe quindi visto Amelia, nella sua uniforme dioptase immacolata, i capelli lasciati sciolti sulle spalle, che insegnava a fare qualche piccolo salto al suo iguana, illuminata dalla luce calda e piacevole dei lampioni. Non si sarebbe mai scomposta in espressioni troppo intenerite, non l’avrebbero sentita ridere sguaiatamente, ma era evidente che fosse tranquilla e alquanto rilassata.code made by gin
Edited by Amelia Farley - 21/1/2021, 12:48. -
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.Amelia Farley
DioptaseAmelia era un’amante del silenzio forse anche perché era convinta che poche persone valessero la pena di venire ascoltate. Molti avrebbero potuto tacciarla come stronza o viziata, e probabilmente era anche vero, ma continuava a pensare che quello la salvasse da infinite e inutili perdite di tempo. Dopotutto come biasimarla? Una Farley come lei aveva vissuto situazioni nelle quali le persone avevano cercato in tutti i modi di guadagnarsi le sue attenzioni solamente per avere accesso a tutti i privilegi che una persona ricca poteva portare con sé: una villa da capogiro, feste esclusive, abiti eleganti, esperienze sfarzose… tutte cose che per lei erano pane quotidiano e che molti altri avrebbero fatto carte false pur di ottenere.
Come si poteva biasimarla se era arrivata al punto di credere che le persone non fossero poi così tanto interessanti, nella maggior parte dei casi? Certo, facevano eccezione i membri della borghesia magica inglese, gli unici che non avrebbero avuto ragione di invidiarle nulla e con cui lei era abituata ad avere a che fare. In quel caso c’era da dire che la maggior parte si rivelavano essere piuttosto prevedibili e noiosi, ma era convinta di non avere alternative su quel fronte.
La solitudine, dopotutto, si rivelava molto spesso l’unica risposta fattibile e anche la più piacevole. A lei stare con sé stessa non dispiaceva affatto, e a parte qualche eccezione rara –sì Nathan, la biondina sta pensando proprio a te- non aveva ancora trovato alcuna ragione per ricredersi e non era di certo una che le mandava a dire, quando qualcuno la disturbava doveva solamente sperare che non fosse di pessimo umore o fulmini e saette si sarebbero infranti sul malcapitato.
Idhogg era se non altro abile nel rilassare la sua padrona e Amelia era abbastanza presa dalla loro routine quando quell’uragano di Blake Barnes arrivò nel giardino di pietra, portando con sé un baccano sufficiente da costringere Amelia ad alzare i suoi occhi verdi, in quel momento gelidi, puntandoli sul ragazzo spuntato dal nulla, con quel suo gatto al seguito. Due sono le cose che le saltarono subito all’occhio: quel gatto aveva un miagolio fin troppo alto per i suoi standard, e quello che si stava facendo guidare dal felino era Blake Barnes.
Non c’era da sorprendersi se Amelia lo riconobbe all’istante, facendo parte dell’elitè londinese era impossibile non aver mai visto nemmeno uno foto di Blake, e per un attimo Amelia sentì la voce di sua madre che le ricordava di comportarsi a modo e di non far fare figure pessime ai Farley di fronte a persone così importanti. Ma Amelia, per quanto elegante e raffinata anche in quel momento, con la rabbia che comincia a riempirle le vene per essere stata disturbata e pure insultata –lei o Idhogg non faceva differenza- era quanto più di diverso da un Farley qualunque che ci potesse essere, se non si contava il sarcasmo e il carattere affilato che accumunavano i membri della sua famiglia.
“E’ un’iguana.” replicò fredda alla sua domanda, fissandolo intensamente per poi abbassare lo sguardo e accarezzare piano la testa dell’animale, che sembrava già piuttosto infastidito dalla presenza di Blake e del suo gatto. “Sai? Dicono che sono animali molto intelligenti e una piacevole compagnia. Ora ne ho la conferma. Lo è di certo più di te.” esalò con leggerezza, come se avesse appena fatto un’affermazione casuale sul tempo, rialzando lo sguardo e dedicando a Blake un mezzo sorriso stentato, che la diceva lunga su quanto poco di buon umore l’avesse appena messa.code made by gin. -
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.Amelia Farley
DioptaseSe Blake Barnes si considerava padrone del mondo aveva appena trovato un’ottima compagnia. Amelia, per come era cresciuta ma anche per il suo carattere, era sicura che la sovranità assoluta spettasse a lei, e in generale a ben pochi eletti di cui il ragazzo di fronte a lei avrebbe potuto fare parte solo per il suo sangue, se proprio. Conosceva la sua famiglia per notorietà, non era da escludere che i due si fossero visti anche da qualche parte e rientrava comunque nella lista di persone che la ragazza aveva annoverato tra quelle meno noiose e più papabili per stringere amicizia. Certo, a differenza di quello che i Farley avevano sempre cercato di impartirle, lei alle volte faceva delle eccezioni: se qualcuno del suo stesso rango si dimostrava insopportabile era in grado di metterlo in lista nera, indipendentemente dal suo ceto e dal suo buon nome. Ecco, Blake era sulla buona strada.
Strano a dirsi, ma Amelia era per lo più immune al fascino dei felini, e avrebbe riservato al gatto una rapida occhiata per poi guardare altrove, senza mostrare alcuna emozione in particolare.
“No, in effetti non lo hai fatto. Ma mi sembravi ignorante abbastanza da averne bisogno.” avrebbe replicato caustica, senza degnarlo di molti sguardi. Amelia doveva aver vinto un qualche premio per chi riusciva a ignorare meglio il prossimo, dal momento che era davvero molto brava nel farlo, abbastanza da sembrare sempre pronta a entrare in qualche guinness world record. Non era paziente, quello no, ma sapeva fare finta di nulla di fronte a quasi qualunque cosa, e in quel momento non le richiese alcuno sforzo ignorare per lo più Blake: se non fosse stato un Barnes probabilmente si sarebbe risparmiata anche la mezza occhiata che gli riservò, dirottando comunque lo sguardo altrove poco dopo. Non aveva voglia di perdere tempo dietro qualcuno che era lì solamente per criticarla e buttare lì frecciatine inutili, e si fece leggermente da parte quando il ragazzo la raggiunse sulla panchina, alzando un sopracciglio e guardandolo di nuovo.
“Non vorrei mai insultarti e vedere che non cogli i miei riferimenti.” avrebbe replicato prontamente, senza il minimo tentennamento, per poi dedicare ad Idhogg qualche altra carezza sulla testa, mentre l’inguana si posizionava sapientemente sulle ginocchia della sua padrona, giusto per rivendicare la sua posizione di comando e per ricordare al gatto di non avvicinarsi troppo.
In effetti Amelia andava fiera del suo famiglio, i due si erano trovati e a quella domanda non potè evitare di sfoggiare un sorriso orgoglioso, di quelli che una regina avrebbe rivolto al suo consigliere di guerra che si complimentava per la sua idea strategia.
“Perché è una buona palestra per quando avrò un drago.” buttò lì con la leggerezza di chi sa che una cosa accadrà per certo e non nutre il minimo dubbio in merito.code made by gin. -
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.Amelia Farley
DioptaseNon era per niente concorde con la filosofia di Barnes e avrebbe alzato un sopracciglio, studiandolo attenta. Era evidente che avesse intenzione di farle perdere la pazienza –anche se per lei anche un uccellino troppo rumoroso aveva lo stesso intento- eppure non era così facile averla vinta con lei. “Ma tesoro” avrebbe cominciato con un tono chiaramente tutt’altro che affettuoso o amichevole. “se usassi un linguaggio che non puoi capire che divertimento ci sarebbe? Non potrei osservati mentre cerchi di darti un tono e provi a tenermi testa.” gli avrebbe fatto notare, concludendo con un sorriso sornione e strafottente, giusto per spronarlo ad andare pure avanti se ci teneva tanto, non escludendo l’idea che non appena il gioco si sarebbe fatto noioso se ne sarebbe andata.
Dopotutto anche lei amava le sfide e per il momento quella conversazione sembrava avere tutte le carte in regole per diventare un passatempo non troppo banale. Barnes sembrava intenzionato a tirarla per le lunghe e Amelia non disdegnava chi riusciva quantomeno a risponderle a tono e aveva la faccia tosta di farlo, una combinazione di fattori più unica che rara. Per lei non era facile trovare persone disposte a sfidarla, spesso il suo cognome intimidiva i suoi interlocutori abbastanza da convincerli che non era il caso di tirare la corda e si arrendevano prima ancora di cominciare.
Ecco, quello era probabilmente uno dei lati delle sue radici che detestava di più, il modo in cui influenzava le persone e le portava a dargliela sempre vinta a prescindere o ad arrendersi per paura di qualche ripercussione. Non che non ci sarebbe stata ma Amelia sapeva difendersi a prescindere dal fatto di essere una Farley e spesso scalpitava per far uscire la sua lingua lunga, che alla fine giaceva sempre in un angolo, inutilizzata.
Blake sembrava non dare peso alle sue origini, si augurava che sapesse chi era –chi poteva non saperlo, dopotutto?!- ma ad ogni modo non sembrava importargliene e per un attimo quel dettaglio bastò a riempire il cuore di ghiaccio della bionda con un po’ di orgoglio. Di certo era qualcosa di apprezzabile, su quello non c’era dubbio. “Oh, solo perché così anche loro possono rendersi conto di chi è la migliore.” replicò piccata per poi stringersi nelle spalle.
“Barbuti? Ho in mente delle specie molto più affascinanti, per esempio gli Opaleye.” gli fece notare con franchezza, sorprendendosi anche lei di stare intrattenendo una conversazione sui draghi con un Barnes. Poteva quasi sentire la voce di sua madre che si complimentava con lei per la scelta della sua compagnia, e decisa prontamente di ignorarla.
“Piuttosto…famiglio banale il tuo.” avrebbe detto poco dopo, lanciando un’altra mezza occhiata al gatto che stava osservando un Idhogg poco interessato, che si rigirò sulle ginocchia della sua padrona sistemandosi per bene e dando le spalle al felino.code made by gin
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.Amelia Farley
DioptaseSi poteva quasi dire che il ragazzo avesse avuto la fortuna di incontrarla in uno dei suoi giorni “migliori”, quando non era ancora troppo in vena di attaccar briga con chiunque e prendersela col primo che passava. Non che Amelia fosse una che amava fare casino, in realtà lei era più il tipo che linciava chiunque e poi lasciava le persone da sole a vedersela con i danni che lei aveva provocato, ma c’erano periodi in cui era più difficile trattenere il suo istinto battagliero e farsi da parte.
Poteva anche ammettere di essersi persa in conflitti inutili diverse volte nel corso della sua breve esistenza, e di aver intavolato discussioni non necessarie pur di perdere tempo o pur di dimostrare la sua superiorità. Nel tempo aveva capito a quanto poco servissero determinati scontri, ma continuava a dipendere da quella sensazione di appagamento che la avvolgeva ogni volta che sentiva, con ogni fibra del suo corpo, di avere ragione e di aver battuto qualcuno.
Alla sua risposta stava quasi per replicare che le ragazzine ricche che lui conosceva di certo non avevano la storia che aveva lei e che non avrebbe potuto parlare senza conoscerla, ma tenne a freno la lingua appena in tempo. Non aveva ancora rivelato a nessuno fuori dalla sua famiglia la sua natura, non aveva intenzione di farlo e per quanto fosse orgogliosa ed egocentrica Amelia sapeva riconoscere i suoi errori –anche se non li ammetteva mai ad alta voce: era la prima che giudicava chiunque dall’apparenza, non poteva pretendere niente di troppo diverso.
“E se per questo, Barnes, anche tu mi sembri esattamente uguale a qualsiasi altro ragazzo ricco che io abbia conosciuto. Ma ora mi dirai che non è così… non è vero?” avrebbe quindi domandato con un sorriso di sfida.
Ecco, forse per quanto fosse uno dei suoi giorni “migliori” era comunque riuscita a colpire Barnes nel vivo e farlo scattare anche se si era comportata meglio di quanto non avesse fatto con molti altri suoi compagni, prima di lui. Lo avrebbe guardato sorpresa per quella “sfuriata”, quasi come se non si aspettasse che avrebbe perso la pazienza così in fretta, dandogliela vinta così presto. “Forse se te la prendi così tanto è perché sai che è vero, almeno in parte.” avrebbe replicato a tono per poi accarezzare la testa di Idhogg con delicatezza. “Anche io e Idhogg ci siamo scelti ma nel caso tu non lo sapessi li iguana non si trovano a passeggiare casualmente per la strada.” rispose quindi con orgoglio per poi tornare a puntare gli occhi chiari nei suoi. “Immagino che ti renderai conto che ho tutte le caratteristiche che hai elencato quando solcherò i cieli sopra a Londra in sella al mio drago.” replicò quindi, aggiungendo un sorriso sornione alla fine della sua frase, parlando con chi è certo che otterrà esattamente ciò di cui sta parlando e non nutre alcun dubbio in merito.
Per quanto continuasse a pensare che i gatti fossero famigli scontati, dedicò ad Ares un’occhiata più lunga, inclinando la testa e studiandolo attentamente. “Se vuoi posso concederti che non è così male, per essere un gatto.” buttò lì alla fine, solo perché per quanto supponente rimaneva sempre piuttosto schietta.code made by gin. -
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.Amelia Farley
DioptaseAmelia amava le sfide, e non era nel suo carattere declinarne una, anche se poteva sembrare stupida, persa in partenza o inutile. Era la prima che si vendeva come superiore a chiunque, che cercava di tenersi al di fuori di qualunque sciocca perdita di tempo che invece coinvolgeva – a suo dire- tutti i suoi coetanei, prima o poi, eppure poi era la prima a perdersi in sfide anche non alla pari con le persone che la circondavano, e quel giorno era evidente che la sua testa calda avesse sbattuto contro quella di Blake Barnes, e Merlino solo sapeva che cosa quei due avrebbero potuto combinare.
Infondo i due si somigliavano, per certi aspetti, e forse era meglio augurarsi che non lo scoprissero troppo in fretta o forse l’intera Hidenstone avrebbe dovuto temere per il suo destino. D’altro canto ad Amelia interessava molto poco di quel che le persone pensavano di lei, era sicura che il suo cognome bastasse ad aprirle ogni porta e che non fosse necessario per lei battersi per cambiare l’opinione che alcuni avevano di lei, era una perdita di tempo di cui non aveva bisogno. D’altro canto spendeva gran parte del suo tempo nel fare una bella impressione a chiunque, nel mantenere alto l’onore della famiglia e difficilmente si sarebbe perdonata se avesse rovinato la sua famiglia in qualche modo, più di quanto già non stesse facendo.
Non che in quel momento si stesse facendo molti problemi, sembrava disinvolta e a suo agio e intenzionata ad “averla vinta”, qualsiasi cosa significasse in quel contesto. Lo osservò dall’alto al basso, scuotendo leggermente la testa. “Se non interessa a te, non interessa nemmeno a me. Infondo non ti stai dimostrando di certo diverso.” replicò candidamente, stringendosi nelle spalle.
D’altro canto non aveva tempo da perdere per rivalutare gli altri ed era una che si basava parecchio sulle prime impressioni. Forse sua madre le avrebbe detto di stare attenta, di rivalutare Blake perché un Barnes, ma lei non aveva intenzione di cambiare idea. “Non mi sembra di averti chiesto un parare e tu non sai niente di me.” replicò prontamente ma senza mostrarsi offesa o toccata troppo dalle sue parole. “E anche se fosse? Stai forse sostenendo che gli animali in gabbia non meritano una vita più dignitosa, accanto ad un padrone che li merita?” domandò con leggerezza, ma una punta di giudizio nel suo tono.
D’altra parte non mostrò particolare interesse per la sua frase, non si sbilanciò più di tanto quando la definì superficiale e non parve troppo sconvolta da quella ammissione. Si era sentita chiamare così e in modi anche peggiori, non era una che ci faceva troppo caso e se essere superficiali era qualcosa che caratterizzava le persone di buon gusto e che amavano circondarsi da un numero molto limitato di amici e conoscenti e che non si svendevano facilmente alla prima testa calda.
Era sicura di aver capito come funzionasse Blake, di aver intuito come volesse avere ragione a tutti i costi, cercando di metterla a tacere con le sue battutine: tutti sforzi inutili dal momento che quella era l’arma preferita di Amelia ed era brava in quello, o almeno così credeva. “Disse quello che ha appena giudicato il mio iguana e me senza conoscerci.” gli rispose quindi prontamente, con un sorrisino serafico. “Non ce la fai a non avere l’ultima parola vero?!” lo avrebbe quindi punzecchiato, a quel punto per puro divertimento.
“Ma visto che tu sei migliore di me, forse dovrei imparare da te…!” ovviamente non diceva sul serio, voleva solo vedere come avrebbe risposto.code made by gin. -
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.Amelia Farley
DioptaseSe sperava ch elei abbassasse la testa e lo facesse vincere, Barnes non aveva proprio capito niente di Amelia. La ragazza sapeva essere cocciuta anche quando aveva palesemente torto, faceva parte del suo DNA non riuscire ad arrendersi nemmeno di fronte all’evidenza, per lei era impossibile riuscire a fare un passo indietro, il suo orgoglio era troppo presente per cedere. Era raro trovare qualcuno cocciuto come lei, però, e di certo Blake si stava impegnando parecchio per tenerle testa.
Forse i due erano più simili di quanto avrebbero voluto ammettere, tutte e due viziati e sempre pronti ad avere tutto ciò che desideravano, perché dopotutto nessuno sembrava capace di negarglieli. Non negava che sarebbe stato interessante per lei vedere quanto quel genere di discussione sarebbe potuta durare, perché lei di certo non si sarebbe arresa per prima e aveva intenzione di continuare così anche all’infinito, se necessario.
D’altro canto non le importava nulla di quel che si stavano dicendo, le parole di Blake non l’avrebbero scalfita poi troppo e Amelia non era il genere di ragazza che permetteva al primo ragazzo ricco e sbruffone che incontrava nella sua vita. Ridacchiò, drizzando la schiena e torcendo leggermente il collo, giusto per sciogliere la posa rigida di prima, come sempre sinuosa ed elegante, i capelli che le scivolano leggeri sulle spalle. “Mmmh ed è qui che ti sbagli… ho molte influenze sai?! Vuoi davvero mettere in gioco la tua reputazione?” lo avrebbe punzecchiato ed era difficile dire se stesse scherzando o meno, probabilmente una minuscola parte di lei lo credeva davvero.
Alzò un sopracciglio, inclinando la testa. “Non credo che femminuccia sia davvero un insulto…” replicò con leggerezza, per poi alzare gli occhi al cielo per poi accarezza il dorso rugoso di Idhogg come se fosse un animale dal pelo morbido e non squamato. “Non ho proprio niente da bruciare, sei tu che senti solo quel che vuoi sentire.” replicò con estrema semplicità, alzando un vago sopracciglio alle sue parole, decisamente poco convinta dalla sua risposta.
“Io dico che la tua frase invece non ha alcun senso.” rispose prontamente, lanciando poi un’occhiata al gatto accucciato sulle gambe di Blake e intento a fissare Idhogg. “Il tuo gatto è cocciuto almeno tanto quanto te.” osservò, senza per questo risultare poi così tanto impatica, dificamo pure che avrebbe potuto anche dire peggio. Non potè evitare di seguire la sua spiegazione così tanto accurata di cosa intendesse con quella strana affermazione.
“Non vedo perché non dovrei paragonarmi a te, e non credo di aver già conosciuto questo Lightwood di cui parli ma, sì, direi che con me lo smistamento non ha sbagliato.” gli concesse candidamente, anche se ancora dubbiosa circa la sua teoria e tutta quell’idea che lui non fosse paragonabile a nessuno di loro. “E sentiamo…che cosa ti renderebbe così difficile da paragonare a me o a questo tuo amico, che definisci essere un prodifio?!” lo incalzò alla fine, fosse anche solo perché ora stava davvero provando ad entrare nella sua testa e capire che diavolo intendesse con tutto quel discorso. Non aveva ovviamente intenzione di dargli corda o condividere la sua visione, ci sarebbe mancato altro, ma tanto valeva spremerlo fino alla fine e comprendere almeno il perché stesse dicendo quelle cose, anche se sospettava che si stesse arrampicando sugli specchi e che stesse solo trovando un modo per farsi valere ai suoi occhi. A quale scopo? Nessuno, probabilmente solo preservare il suo orgoglio con la stessa verve che lei stessa non esitava ad sfoggiare.code made by gin. -
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scheda | blake barnes | statistiche
Aveva trovato la ragazza giusta per passare del tempo diverso rispetto a quello che passava con tutte le altre. blake, era difficile da catturare davvero, e la sua essenza era altrettanto difficile da capire. Il problema di Blake era che perdeva subito interesse per tutto ed era un continuo fuoco di paglia, invece, quella conversazione lo stava prendendo. Perchè? Perchè alla fine di tutto sapeva che qualsiasi cosa avrebbe detto lei avrebbe ribattuto a tono e senza mai abbassare lo sguardo. Se c'era una cosa che attirava Blake era proprio la fierezza. Non tanto la bellezza di una ragazza o la sua sensualità, ovviamente non poteva certamente dire che si trovava davanti ad una bella ragazza- ma la fierezza con la quale rispondeva e quel mento alto e sempre spocchioso era sicuramente qualcosa che lo teneva incollato alla panchina. Si trovava, finalmente, a fare una conversazione priva di qualsiasi senso ma allo stesso tempo interessante. Non voleva dimostrare niente a lei come non aveva mai avuto intenzione di dimostrare niente a nessuno, ma allo stesso tempo, aveva voglia di un confronto leggero ma con qualcuno che gli tenesse botta. Amelia era la persona perfetta. Sogghignò per quello che disse. Hai molte influenze? Davvero? Ti prego elencami le persone che ti seguirebbero. Non maschi e morti di figa, grazie. O le persone che possono essere anche solo influenzati dalla tua opinione, le categorie escluse sono le stesse di prima! Lo disse con tranquillità. Non era sempre arrogante e la ragazzina dai capelli d'argento avrebbe potuto sicuramente notare come a differenza dell'inizio della conversazione, Blake stesse più a suo agio e disteso. In fondo non stava recitando una parte, lui era esattamente in quel modo e la cosa che lo stava spingendo a rimanere li era che Amelia sembrava essere esattamente così, senza che si dovesse sforzare per rispondergli, come se le battute erano scritte nella sua testa senza il minimo sforzo. Non è un insulto, infatti, è una costatazione. Ecco, appunto, il fatto era che entrambi erano abituati ad avere l'ultima parola ed entrambi volevano averla a tutti i costi e Blake avrebbe ribattuto anche senza alcun senso fino a che lei non gli avesse detto basta e, in questo modo, gli avrebbe dato modo di vincere, almeno nella sua testa, quel braccio di ferro a chi ce l'aveva più lungo. Dio i maschi come erano banali in certe cose! Ascoltò poi la risposta che gli diede per quello che aveva detto.Fece un sospiro alla sua domanda, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. Veramente stava chiedendo perchè non si poteva in alcun modo paragonare a lui? E perchè nessuno potesse farlo? Le diede una rapida occhiata continuando ad accarezzare il pelo nero del suo piccolo gatto che fece uno sbadiglio facendo vedere i suoi dentiti alla piccola iguana, ma non di certo per intimidirla, ma solo perchè si stava cominciando ad annoiare e la sua coda cominciava a battere sulla gamba del padrone. Lighthouse e non Lightwoo. Prima di tutto. Eppure è il prefetto dei Black Opal e tu che sei tanto perfettina e dalla "E" facile ed ovvia dovresti saperle queste cazzatelle. Comunque non puoi paragonarti a me erchè non sei me. Sono stato cresciuto con la consapevolezza di essere un pezzo unico - ed aggiungerei anche per fortuna - qualcuno difficile da imitare. Sai benissimo chi sono, come lo sa tutta la scuola e lo sai benissimo perchè ho una reputazione, brutta, sicuramente, ma comunque sono una persona che lascia il segno. Puoi amarmi, odiarmi ma non sarai mai indifferente alla mia persona. E forse quella era l'unica cosa che gli era sempre stata detta e non aveva mai pensato da solo. Lui aveva la sua personalità ed un carattere forte, non poteva passare in sordina perchè non era nella sua natura ed inoltre non era neanche una persona che riusciva a rimanere in silenzio quando avrebbe invece dovuto. Era fatto in quel modo. Se dici il contrario, allora, vuol dire che sei una che ama contraddire ma che non pensa quello che dice. Per quanto le persone pensano di conoscermi, io ti posso assicurare che faccio spesso lo stupido ma non lo sono affatto. Sei una ragazza intelligente, forse anche al di sopra della media, quindi non rispondermi con banalità perchè se no non mi diverto più!Ecco, forse l'unica differenza tra quei due era che Blake non sapeva giocare a carte coperte, era così trasparente delle volte che risultava anche prevedibile nella sua imprevedibilità. Amelia, prima di tutto in quanto donna, e poi in quanto persona attenta, era sicuramente più subdola e sarebbe riuscita, senza neanche il minimo sforzo, a far dire o far fare qualcosa a Blake che lei voleva. Insomma era una dote che ogni donna aveva intrinseca in se, in quelle più intelligenti era un'affinità veramente letale.. -
.Amelia Farley
DioptaseDi certo non era facile per lei trovare qualcuno capace di tenerle testa come stava facendo Blake Barnes. Sapeva che molte persone finivano per invidiarla, per il suo cognome di certo ma anche per la sua posizione, in generale, per il modo in cui poteva comportarsi, per il fatto che non c’era molto che non potesse avere, eppure essere lei non era semplice. Era difficile trovare persone sincere, disposte a sfidarla direttamente o pronte a rischiare di attirare la sua furia, e c’era anche da dire che spesso chi lo faceva era abbastanza debole da venire prontamente disintegrato dal forte carattere di Amelia e sparire dalla sua vista in tempo zero. Non Barnes, il che era una novità abbastanza eccitante da convincerla a non alzarsi da lì come se niente fosse e abbandonarlo da solo con il suo banale gatto.
Inclinò la testa alla sua domanda, guardandolo come avrebbe guardato un alieno appena sceso da Marte o un pazzo furioso. “Hai vissuto sotto ad una roccia fino ad adesso? Non ho tutta la vita da spendere ad elencarti quante persone non si farebbero problemi a seguire una Farley. E mi dispiace fartelo notare ma ho un certo ascendente anche sulle ragazze, nessuna distinzione.” osservò con superiorità, e se avesse voluto avrebbe potuto fargli recapitare una lunga lista, anche piuttosto dettagliata, di tutti coloro che avrebbero preso le sue difese anche solo perché lei era lei, senza bisogno di ragioni ulteriori. Infondo anche i Barnes non erano del tutto ignari di certi meccanismi, era abbastanza sicura che lui sapesse bene a che cosa si stava riferendo ma le dispiaceva che avesse bisogno di sottolineare una sua presunta inferiorità per sentirsi più forte.
“Dovresti rivedere i tuoi toni allora.” replicò senza problemi, per niente convinta dal fatto che non intendesse usare quella parola come insulto. Non lo conosceva ma non riteneva di avere bisogno di conoscere qualcuno per sostenere che avesse una visione abbastanza limitata e che non si facesse problemi a utilizzare certe terminologie come insulti, anche se non lo erano affatto.
Inclinò la testa, ascoltando la sua teoria con attenzione, non così tanto convinta che potesse avere senso. Condivideva una parte di quella visione, anche lei era stata cresciuta come un pezzo unico, sicura che nessuno potesse eguagliarla con troppa facilità, ma sapeva anche bene che chiunque avrebbe potuto autodistruggersi con un passo falso e non era così sicura come Blake che ciò che li circondava non potesse cambiare le cose. “Sono stata istruita nello stesso modo, ma non sono così convinta che una reputazione positiva e negativa siano equivalenti: attento a chi pesti i piedi, Barnes.” replicò e stranamente non si trattava di una minaccia, per qualche ragione lo pensava davvero ed era arrivata a dirlo probabilmente solo perché era qualcosa che riguardava anche lei.
“Non sempre paragonarsi agli altri è male sai? Alle volte ti aiuta a capire come essere ancora migliore. Non metterti in difesa prima ancora che ti abbia davvero attaccato, non lo stavo facendo, non ci fai una bella figura.” osservò , passando le dita sulla schiena della sua iguana, che non aveva ancora smesso di fissare il gatto ma che sembrava cogliere al volo il cambiamento di umore della padrona, che aveva appena deciso che quella conversazione era stata interessante ma non era il caso di prolungare oltre. Era stato interessante, quello sì, pensava che chiunque non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo umore ma Barnes era riuscito a sorprenderla in positivo e doveva ammettere che aveva anche imparato qualcosa, in un certo senso.
Si alzò quindi, lanciandogli un’ultima occhiata. “Non sei davvero uno stupido, Barnes. Questo l’ho capito. Ma non sono sicura che tu sia ugualmente sveglio: vedila così, non potrai mai raggiungermi ma se proprio non ce la fai non ti sbatterò la porta in faccia.” replicò con leggerezza, e quello era il massimo che chiunque avrebbe potuto pretendere da pare di Amelia, forse anche di più di quello che solitamente avrebbe mai potuto dire a chiunque altro. Gli stava offrendo il suo aiuto? Forse. Per che cosa? Nulla, tutto, non era facile decretarlo e di certo lei non si sarebbe sprecata a spiegarsi. Anzi, dopo quella frase cercò di allontanarsi da lì, per lei quella conversazione era conclusa anche se non escludeva del tutto che avrebbe potuto parlargli di nuovo, in futuro, senza lamentarsi troppo.code made by gin.