Ciao Orsacchiotto!

Samuel Black

L'incontro con Morrigan Dragomir Maverick era stato illuminante.
L'alchimista doveva capire la materia del magitecnico. Imparare e mettersi alla pari.
Le conoscenze di quel campo erano troppo importanti per il suo lavoro: l'animazione e lo studio degli oggetti inanimati.
Quel giorno il tempo era stato terribile.
Il rumore delle gocce umide contro le finestre del ufficio del professor Black sembrava una pioggia infinita di proiettili, ma l'uomo seduto dinnanzi all'ampia scrivania non sembrava nemmeno accorgersene.
Le ombre del focolare illuminavano tremolanti le rughe d'espressione, mentre gli occhi del professore volavano sopra le pagine di un voluminoso manuale di Chimica dei materiali.
Attorno al volume, c'erano file di oggetti ordinati per grandezza: monete, piccoli manufatti magici, vecchi calici e via dicendo. Sembravano schiere di contadini caduti in un giogo marziale non adatto a loro.
In un angolo stavano i vari strumenti di misurazione, che, quasi con la bava alla bocca, li fissavano. Cani da guardia e aguzzini affamati di sapere.
Samuel Black aveva chiesto, quella stessa mattina, la collaborazione degli elfi domestici e loro erano stati ben più che felici di consegnargli tutti quegli oggetti persi negli anni da una sfilza interminabile di studenti distratti.
La sfida che si stava ponendo il professore era quella di riconoscere alla perfezione il materiale di ognuno di quegli oggetti, senza altri mezzi al di fuori dello studio puro e semplice, poi avrebbe verificato con la magia.
Una mano cadde sulle pagine ingiallite, mentre l'altra avvolse un oggetto in ferro grande quanto una falange.
-Cominciamo con te orsacchiotto mio.-
Prese la lente d'ingrandimento e la puntò sulla testa di quel piccolo animale di metallo.
La superficie era persa tra un gioco di luci e ombre tipico della brillantezza dell'elemento chimico di numero atomico 26: il ferro puro.
Il dito scivolò fra le orecchie metalliche del soggetto di studio come se la sua pelle fredda fosse quella calda di Eva Ivanova.
-Anche al tatto- annuì -sembra ferro.-
Leccò la stessa zona, piano. L'occhio della mente focalizzò sul fiore della professoressa d'incantesimi.
Scosse la testa.
-Anche al gusto.-
Pulì attentamente la superficie, poi prese due elettrodi.
Il primo, con una membrana di vetro sensibile agli ioni idrogeno, campanelli di allarme per intuire il ph di un materiale. Il secondo, invece, era quel sensore che fornisce il segnale o il potenziale di riferimento al precedente.
Bene. Il contatore segnava il ph corretto. Non c'era alcun dubbio; quell'orsacchiotto che faceva le linguacce era sicuramente di ferro puro.
Tuttavia il suo esercizio includeva qualche altro passaggio.
Allungò la bacchetta verso il portachiavi -Detector-
Una miriade di fili arancioni avvolse il bersaglio per consegnare a Samuel un verdetto.
Dopo quella primi analisi Samuel ne avrebbe fatte almeno altre 10.

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