I had a hold on your soul, but I lost my grip, so let you go

sabato 10 ottobre

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    1,200
    Reputation
    +323
    Location
    Holyhead, Galles

    Status
    🗲
    Ottobre era ormai arrivato. I toni caldi dell'autunno avevano iniziato a dipingere le albe ed i tramonti anche a Denrise, nonostante la temperatura elevata per la stagione. Era il secondo sabato del mese ed Elisabeth si sentiva irrequieta, confusa e desiderosa nel mettere i primi punti fermi in quella che sarebbe stata una nuova vita ancora tutta da scoprire. Aveva perso il suo punto fermo da troppo poco tempo, con quella ferita aperta che continuava a sanguinare nonostante cercasse di lenirla attraverso l'impegno e la dedizione nello studio e nell'allenamento in vista delle selezioni di Quidditch. Qualche punto l'aveva messo già il primo giorno -anche se in parte erano stati gli altri a farlo per lei- ed ora doveva metterne qualcun altro dopo il punto e virgola messo all'osservatorio astronomico con Blake Barnes. Con il forse ex migliore amico si erano feriti oltre ogni misura, alimentando i rispettivi asti e le proprie prese di posizione in merito ai problemi che condividevano. Dolorose erano state le parole che aveva udito, ma altrettanto erano state quelle che aveva pronunciato. E poi... c'era il fattore solitudine, mitigato parzialmente dalla strana presenza di un Cohen selvatico, che sembrava condividere la sua stessa nomea, e da quella di un silenzioso quanto attento mezzo gigante che già si era posto al suo fianco sul molo, oltre che nella sala comune. Aveva adorato le numerose pause silenziose che avevano condiviso davanti al fuoco del camino sull'unico divano presente nel loro rifugio rossonero, così come piacevoli erano stati gli scambi di opinioni e di osservazioni fatti su di lei e sulla sua situazione, sebbene la serpe nutrisse qualche dubbio sull'effettiva comprensione di quanto avesse detto ad Hinds. Quel sabato però era arrivato il momento di prendere una posizione -o almeno cercare di farlo- con una delle persone più importanti che si era lasciata dietro, in parte ancor prima di lasciare Hidenstone per stare vicino a sua madre: Lucas Jughead Jones. L'Ametrin le aveva chiesto tempo quel primo settembre e, da quel giorno, erano passate diverse settimane dove i due avevano condiviso qualche messaggio nel cuore della notte. Lui le sembrava felice al fianco della bionda che l'aveva pietrificata e lei non era più nessuno per poter pretendere qualcosa, non dopo il comportamento che aveva assunto nei suoi riguardi. Eppure... eppure non le sembrava che la storia tra i due fosse ancora finita. Non sapeva esattamente identificare cosa ma una parte di lei era conscia che altro doveva essere detto e fatto. Magari solo prendendo una decisione sarebbe potuta andare avanti con o senza il ragazzo col cappello al suo fianco. Una decisione che non per forza avrebbe inteso un allontanamento definitivo tra i due. Erano troppo legati per perdersi del tutto.
    Così quel sabato pomeriggio l'Opale aveva chiamato l'attenzione di Tronky, lo stesso elfo domestico che le si era avvicinato un anno prima con un messaggio del ragazzo, cui avrebbe lasciato una busta sigillata al cui interno il ragazzo avrebbe trovato l'istantanea che proprio lei aveva scattato nella Stanza delle Necessità l'anno prima. Sul retro, in un'elegante scrittura femminile, un po' stretta e tendente a destra, l'ametrino avrebbe potuto leggere:

    Ho bisogno di vederti.
    Ti aspetto lì dove sei diventato un maestro per un giorno.

    Liz

    Lei nel frattempo si sarebbe diretta proprio nella stanza magica che si sarebbe presentata in misura molto simile a quella dell'anno prima anche se diversi sarebbero stati i dettagli. Non c'erano foto appese a curiosi palloncini, ma delle mura vuote, di un tenue tortora macchiato da una punta di rosso. Non ci sarebbe stata una vecchia cabina da fototessere ma solo la luce soffusa, un grande divano in pelle nera, un tavolino di acciaio con il ripiano in vetro. Su di esso tre erano gli oggetti che il moro avrebbe potuto riconoscere: il libro di Romeo e Giulietta, che lui le aveva regalato ma che lei aveva sempre ritenuto in prestito; la felpa, che lui le aveva dato la notte che era stata liberata, dove però non avrebbe riconosciuto il suo profumo bensì quello della Lynch; una striscia di scatti che aveva immortalato, nero su bianco, il loro primo bacio. Le dita corsero a carezzare proprio l'ultimo riquadro ricordando perfettamente la sensazione di sorpresa, curiosità e smarrimento che l'avevano travolta.
    Quello era stato il suo primo bacio e lui glielo aveva rubato. Quello era stato il suo primo bacio e lei gli aveva chiesto di insegnarle. «Ed io, come al solito, ho rovinato tutto...» Mormorò a voce bassa, portando le mani sul capo e sfilando il cappellino che lui le aveva regalato per Natale, la sua ancora di salvezza, la sua coperta di Linus. Lo strinse con forza tra le mani mentre sentiva gli occhi inumidirsi, non era ancora pronta a dire addio a quelle cose ma forse, soprattutto dopo quell'incontro se Jones avesse accettato, avrebbe dovuto farlo senza più guardarsi indietro. Scivolò all'indietro sul divano, tirando giù il maxi pullover beige che indossava a mo di abito e che contrastava, in parte, con gli anfibi decisamente più dark e non solo per il colore nero. I capelli erano stati lasciati sciolti ed il viso era quasi privo di trucco, ad eccezione del mascara waterproof e del rossetto rosso opaco a pennellare le sue labbra. Accavallò le gambe ed iniziò quel logorante quanto infinito viaggio delle sue iridi che si fissavano prima su ogni singolo oggetto, ogni pezzo di sé e di loro, e poi sulla porta che forse sarebbe stata attraversata dal suo Jug. «No, ormai non è più il mio Jug.» E le dita si contrassero in due piccoli ma decisi pugni sulle sue gambe nude. Voleva la certezza di quello che i suoi occhi avevano visto e che il suo cuore ormai sentiva e l'unico a farlo poteva essere solo lui.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Quidditch

    code by ©#fishbone



    Lucas Jughed Jones
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Ametrin
    Posts
    549
    Reputation
    +223

    Status
    🗲
    XgMCOGc

    Lucas
    Jughed Jones

    Human
    Ametrin
    Eigthteen years
    half-blood
    1cmTIba
    UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
    I primi sabato pomeriggio chiusi dietro quelle quattro mura, facevano tutto molto vecchia cartolina vintage, dai colori caldi. L'autunno era ormai alle porte e la voglia di studiare di Lucas era già sotto terra. Le lezioni, senza nessuna distrazione che poteva essere riposta in Liz o in Emma, erano davvero più pesanti rispetto allo scorso anno, e si doveva costringere a star sveglio in modi totalmente umani, come con il caffè che prima era un qualcosa di rilassante ed ora era solo uno stress per averne un po' di più.
    Lucas era diretto alle cucine, in quel preciso momento, con l'intento di corrompere qualche elfo domestico per avere un po' di cibo sottobanco, soprattutto qualche dolce, visto che aveva una voglia da donna gravida, di prendere un po' di zuccheri.
    I suoi occhi celesti furono assecondati da uno degli elfi che aveva donato a Lucas un cestino con dentro dei muffin con il cuore di cioccolato e ora, l'Ametrino, poteva tornassene in stanza felice.
    Emma era andata a fare dei servizi con il fratello e con grande probabilità sarebbe tornata il lunedì per le lezioni, quindi lui era completamente solo con i suoi muffin.
    Solitamente, il sabato pomeriggio, non tutti rimanevano in Accademia, così lasciavano modo a Lucas di muoversi in piena libertà tra i corridoi.
    Mentre stava risalendo una delle tante scalinate, Lucas andò quasi a scontrarsi con Tronky. Il piccolo elfo brontolò qualcosa come non ricominciamo anche quest'anno che Lucas non collegò affatto a quello che stesse intendendo.
    Almeno non fin quando non aveva aperto quella piccola busta che conteneva una polaroid.
    Il cuore gli si fermò completamente per degli attimi forse immensi. Riconobbe quella foto e subito la testa dell'ametrino volò a quella giornata favolosa che aveva dedicato a Liz.
    Sorrise, quasi malinconico e poi rigirò quella foto tra le dita, vedendo la scritta che sul posteriore gli tolse altro fiato.
    Avrebbe voluto rispondere con un corro, ma purtroppo non era un messaggio sul telefono e forse, questo era un altro particolare che Liz aveva voluto richiamare alla sua mente: prima di Dicembre, non aveva mai avuto un telefono e il loro modo di comunicare, solo loro, era sempre stato particolare.
    Aveva appena dimenticato tutti i suoi progetti per quel pomeriggio, aveva scordato di avere i muffin ancora caldi in mano e aveva dimenticato, che avrebbe dovuto chiamare Emma di lì a breve.
    Tutto era completamente sparito quando quell'elfo aveva lasciato il biglietto di Liz (anche l'elfo era sparito).
    Non aveva niente con sé, se non il suo cappellino e il pacchetto di sigarette che erano nella tasca dei jeans dal lavaggio scuro rispetto al classico, leggermente strappati sulla tasca posteriore. Sopra essi aveva una t-shirt bianca che gli stava un po' troppo stretta e si attaccava al fisichetto asciutto ma delineato di Lucas.
    Non aveva bisogno di altro, il ragazzo, perché quello di cui necessitava lo stava aspettando dentro quella stanza, la cui porta si palesò non appena arrivò nel punto giusto.
    Lì era tutto iniziato e lì, probabilmente, avrebbero dato una svolta. Lucas non sapeva il motivo per cui Liz l'avesse chiamato, sapeva solo che era corso da lei, ancora una volta, com'era un tempo, senza nemmeno contare fino a cinque.
    Quando entrò nella stanza magica, l'atmosfera era decisamente diversa da quella che aveva creato lui e tutto aveva un aspetto meno romantico, com'era chiaro.
    Lucas si guardò attorno, per prima cosa e subito avanzò a passo cauto, verso il tavolino, mentre piano annunciava la sua presenza «Ehi Liz...» - gli occhi, però caddero sugli oggetti del tavolino.
    Lucas sgranò le pietre di ghiaccio: il libro che le aveva regalato, la felpa di quell'orribile Halloween che a breve sarebbe tornato e ... le dita di Lucas afferrarono quella foto, poggiando poco più avanti, in uno spazio vuoto, il cofanetto con i muffin. Sbuffò una risata «Dovevi vedere la tua faccia, dopo questo...» - con il mento indicò il bacio «Eri spaventata, ma meravigliosa come sempre... e io avevo una fottuta paura di ricevere uno schiaffo e tante parolacce, per poi vederti correre via terrorizzata...» - l'ultima frase, ebbe un tono calante, di cui Lucas non si accorse, quasi come il correre via l'avesse riportato a quella sera in dependance.
    Ripoggiò la foto lì, afferrando di nuovo i muffin e finalmente andò a guardare Elisabeth Lynch.
    Si fermò a metà percorso da lei, guardandola con gli occhi soliti con cui aveva concesso a lei degli sguardi.
    Era incerto se poteva avvicinarsi o meno, ma lo fece comunque, sentendo il cuore in gola ogni passo che tagliava la distanza dalla ragazza. Si sedette, poco distante da lei, quindi allungò il sacchetto mezzo aperto, che fece uscire un odore invitante e lo passò all'opalina «Perché hai portato tutta quella roba, Liz?» - la voce gli tremò appena, bassa e indecisa. Aveva paura della risposta, ma non poteva fare a meno di volerla sentire.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    1,200
    Reputation
    +323
    Location
    Holyhead, Galles

    Status
    🗲
    Più eseguiva quel percorso a tappe più si sentiva smarrita, più fissava la porta e più cresceva la voglia di non vederlo. Lei quella ritenuta senza cuore, priva di scrupoli ed un pezzo di ghiaccio era nell'ansia più totale. Cosa avrebbe fatto quando l'avrebbe rivisto? Cosa gli avrebbe detto? Non si era preparata un vero e proprio discorso, aveva preferito agire prima di pensare. Quando la porta si aprì il cuore di Liz perse un battito. Lucas era lì ed aveva usato quel diminutivo che era solo suo, così come Lyl sarebbe appartenuto per sempre ad Evans. Un sorriso timido ed ansioso increspò le sue labbra confluendo poi in una smorfia quando seguì gli occhi di Jones sgranarsi alla vista di quegli oggetti sul tavolo. Erano loro, la loro storia, macerie di una relazione che era crollata ancor prima di decollare del tutto. L'unica colpevole? Lei. Il senso di colpa si fece forte man mano che il gialloviola colmò la distanza che li separava tenendo un sacchetto bianco tra le mani che posò nell'esatto momento in cui afferrò la foto del loro primo bacio. Possibile che anche per lui fosse doloroso osservare quei momenti rubati e messi su pellicola? Per lei non era stato facile metterli lì sopra, su un altare dove probabilmente di lì a poco sarebbe stato celebrato un funerale piuttosto che un matrimonio. «Ehi, non prendermi in giro. Ero terrorizzata.» Si difese, consapevole che quel momento non era stato inciso per sempre solo nella sua memoria. «Che poi sono scappata via... solo che poi sono tornata indietro.&raquo Cosa che fece solo quella volta e non anche alla dependance dove si era fatta prendere dal panico del peso dei sentimenti che l'altro le aveva riversato addosso. In quel momento, per quanto l'Opale provasse dei sentimenti per l'Ametrin, si era resa conto di come viaggiassero su due lunghezze differenti. Una decisione dolorosa quella ma che nel momento che l'aveva presa le era sembrata la più giusta. Gli aveva chiesto del tempo per pensarci, per pensare a chi tra i due ragazzi voleva davvero. Gli aveva chiesto del tempo e lui aveva preso la strada di non ritorno ad Hidenstone. Un periodo buio quello, soprattutto per colui che andò a sedersi accanto a lei, spingendo il pacchetto che emanava un invitate profumo di muffin che però rifiutò visto che lo stomaco era chiuso da una morsa ferrea. Il motivo? Voleva capire se il ragazzo, nel tempo che gli aveva dato fino a quel momento, fosse giunto ad una conclusione. «Lo so che ti ho promesso di darti del tempo. Lo so che ti ho detto che avrei aspettato fino a quando tu...» La voce le si spezzò mentre si voltò interamente verso il ragazzo, con il ginocchio destro più verso lo schienale del divano e il sinistro a bloccare, con la parte posteriore, la caviglia coperta dalla calzatura. «Il libro e la felpa avrei dovuto darteli da tempo... prima ancora che-» Allontanò la ciocca che le era ricaduta sul viso, sollevando lo sguardo ceruleo per incontrare quello di ghiaccio. «Prima, insomma. E il cappellino...» Si sporse per afferrarlo e metterlo tra loro, lisciandone le pieghe e mordendosi con forza il labbro. «Sappiamo entrambi che il cappellino ha un profondo significato per te. E ne ha un altro per me. E... ho visto che anche la Lewis ce l'ha, anche se di un colore diverso...» Quell'ultima frase venne pronunciata con un tono più duro. Scioccamente aveva creduto che fosse una cosa solo loro, un modo di Jones per dirle che provava qualcosa per lei, che si fidava di lei, che... Dovette arrestare quei pensieri, perché l'immagine dolorosa che anche Emma avesse potuto sfilargli il cappellino quando lei era stata l'unica cui lo aveva permesso si sarebbe rivelato un colpo difficile da digerire. Forse persino più di quella relazione. E dannazione, dannazione se lo sapeva che lei non poteva avanzare pretese su di lui, non dopo che si era concessa a Josh, non dopo che l'aveva scelto non solo in preda alla passione che li aveva travolti a Bath. Allungò la mano destra verso di lui, sfiorando quel corpo che non aveva affatto imparato a conoscere come avrebbe voluto, sperando che l'afferrasse. «Io ho bisogno di sapere... ho bisogno di mettere un punto... ho bisogno di capire cosa...» Il ragazzo avrebbe potuto scorgere quegli occhi farsi pieni di lacrime, con alcune che arrivarono a minacciare di superare la barriera delle ciglia. «Solo tu puoi farlo.» Solo lui poteva fermare quel dolore e renderla libera.



    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Quidditch

    code by ©#fishbone

     
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Ametrin
    Posts
    549
    Reputation
    +223

    Status
    🗲
    XgMCOGc

    Lucas
    Jughed Jones

    Human
    Ametrin
    Eigthteen years
    half-blood
    1cmTIba
    UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
    Non sapeva perché era lì, non sapeva perché quelle cose che appartenevano ad entrambi erano state portate con la ragazzina, ma sentiva, dentro il suo stomaco, che quella giornata sarebbe stata difficile, forse per entrambi. Era come se avesse raccolto le pietre della loro storia e le avesse messe tutte su quel tavolino, a mostrare a tutti le macerie che c'erano e che andavano ripulite.
    Non era una cosa che a Lucas piaceva, non voleva ripercorrere ancora una volta quel periodo di sofferenza, ma sapeva che per Liz era importante avere una risposta, una conferma.
    Ogni oggetto che era lì, ricordava a Lucas quanto fosse stato difficile arrivare anche solo a quel bacio che la pellicola aveva immortalato. Erano stati anni di vivere nell'ombra, anni di accontentarsi anche solo di uno sguardo fugace con cui probabilmente sarebbe andato a letto felice.
    E poi... poi c'era quel cappellino, oggetto di scherno anche da parte di Jessica qualche settimana prima, quel cappellino che era identico a quello che aveva lui e che le aveva regalato con le stesse parole che la mamma aveva detto a lui. Ma che non l'aveva protetta da niente, se non dal freddo probabilmente. E la felpa? Ricordava ancora quando era stata data quella felpa e cosa fosse successo subito dopo. Era forse stato l'ultio dono fatto da Lucas ad Elisabeth eppure... ricordava ci fosse anche ... scosse la testa. No, quello non lo aveva portato con sé, lo aveva lasciato nel cassetto dov'era, quella volta che era andata via dalla dependance. Forse era finito in qualche scatola sperduta, adesso, ma forse era stato un bene che non ci fosse lì, quel registratore.
    Rise leggermente alle sue parole «Oh, certo. Lo so. Eri comunque buffa.» - forse non avrebbe mai dimenticato quel volto, quella volta, quelle sensazioni. Il sapore della sua pelle sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua memoria e forse non avrebbe voluto nemmeno cancellarlo. Lucas scosse la testa «Non sei uscita da quella porta, non sei andata via...» - stava per completare quella frase ricordando come invece lo avesse fatto qualche mese dopo. E forse, in cuor suo, avrebbe preferito che fosse scappata prima, che non avesse creato breccia e speranza nel suo cuore.
    Quando si sedette, il profumo dei muffin addolcì quel momento che sembrava essere teso e intrinso di malinconia. Aveva rifiutato, l'Opale, quindi Lucas ritrasse la busta e iniziò ad aprirla, fin quando non sentì le sue parole. Lucas guardò dentro la busta e lo stomaco si chiuse improvvisamente.
    Lui non aveva chiamato Liz nemmeno una volta, quando lei le aveva chiesto del tempo, aveva cercato di essere lontano da lei per abbastanza tempo da farle prendere la sua scelta. Lucas sentì quasi mancargli il fiato, come se il panico lo stesse pervadendo.
    Scosse la testa «Sono tuoi... tutto quello che ti ho dato è tuo, Liz...» - sussurrò appena, come se non avesse più abbastanza voce da poter parlare.
    Quando arrivò al cappellino, Lucas si alzò di scatto. I muffin caddero in terra e si rovesciarono fuori dalla busta, ma a lui non sembrava interessare perché in quel momento l'unica cosa che riusciva a fare era scuotere ripetutamente la testa in senso di negazione «No. No. No. E' tuo. No...» - continuava a ripetere, con un tantino di affanno, come se questo lo stesse mettendo in una situazione di panico maggiore «Quel cappellino è tuo. No. No. Non posso riprenderlo.» - continuava a ripetere come se avesse appena infilzato uno spillo nel cuore di Lucas. Tornò a sedersi, sentendo le mani ghiacciate rispetto a quando era arrivato «Quello di Emma ha un significato diverso, Liz. Questo ... io... non lo vuoi più?» - soffiò fuori a fatica, come se fosse la frase più dolorosa che stesse per dire.
    Se Liz avesse restituito quel cappellino a Lucas, probabilmente il ragazzo avrebbe capito quanto volesse prendere le distanze da lui. E forse, aveva anche ragione, visto che le aveva omesso la relazione con Emma. Chinò lo sguardo e nella sua visuale arrivarono quelle dita affusolate. Lucas le afferrò appena e Liz avrebbe sentito sicuramente quanto fossero fredde quelle di Lucas, quasi cadaveriche. Quando Liz iniziò a parlare, Lucas sollevò lo sguardo e si specchio in quelle iridi liquide di lei.
    Solo lui poteva fare cosa? Lucas non poteva fare nient'altro che allontanarla per qualsiasi cosa avesse detto «Liz io...» - aveva la gola che gli bruciava nemmeno avesse iniziato a parlare ore prima. Si spinse un po' di più verso di lei, accorciando quelle distanze e senza lasciarle la mano «Io ci provo, Liz... ma non so quanto per me possa essere un punto.» - calò lo sguardo sulle loro mani che si stringevano «Se ti stai chiedendo se provo ancora qualcosa per te, la risposta è semplice.» - sbuffò una risata amara, risalendo con il ghiaccio negli occhi di lei «Sì, lo provo. Ma c'è anche Emma. E' inutile prenderci in giro, le situazioni si sono ribaltate e per quanto possa trovare ironica questa cosa, non fa altro che farmi male. Amo te e amo lei. E' vero. Mi date emozioni diverse e sensazioni contrastanti» - il cuore di Lucas stava battendo all'impazzata e si sentiva male «Vorrei avervi entrambe, per non ferire nessuna delle due. E so che è passato più di un mese da quando ti ho chiesto tempo, ma io...» - mandò giù il nulla, poi proseguì «Con te è sempre tutto difficile, Liz... anche adesso. Sto lottando per non baciarti, per non stringerti a me, perché so che questo non farebbe bene a nessuno dei due. E non sarebbe giusto per Emma.» - ammise, sperando che la mano di Liz non sarebbe andata via «Quando sto con te, sto bene. Non lo nego. Ma sento che c'è qualcosa di sbagliato, come se sapessi che Emma è con me. Ma quando sono con lei, questo non avviene. E' come se...» - si fermò, quindi, perché il cuore gli faceva male, ma una sola frase ricordò che gli girava per la testa «... come se lei pensasse solo a me e lei, quando siamo insieme.» - ammise duramente. Ancora ricordava la supplica a Londra «Per favore... per una volta, puoi pensare solo a me e te?...» - e tutto era andato diversamente. Calò lo sguardo, una lacrima scese dai suoi occhi, bagnando la mano della ragazza.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    1,200
    Reputation
    +323
    Location
    Holyhead, Galles

    Status
    🗲
    C'era un momento in cui per quanto tu voglia scappare alla fine sei costretto a fermarti e affrontare il problema. In quel caso era il rapporto tra lei e Lucas che durava da anni e che era arrivato, dopo diverse peripezie, scelte e silenzi, alla resa dei conti. Chi erano, cos'erano ma soprattutto dove erano diretti? La Lynch sapeva perfettamente che con quella foto e la richiesta di incontrarsi avesse costretto Jones a fermarsi e affrontarla, ma era stata lei per prima a decidere di arrestare la corsa e mettere un punto a quella situazione. Non sapeva se ci sarebbe stato un periodo successivo continuo o un punto a capo ma qualcosa, quel giorno, sarebbe stata scelta. Un addio? Un arrivederci? Un ricominciamo? Tante potevano essere le variabili ma il suo fedele istinto le suggeriva solo e soltanto una cosa: come tu non hai scelto lui, lui non sceglierà te. Un dare ed avere. Un vento seminato ed una tempesta raccolta.
    Si era rivelata un'attesa ansiosa, spasmodica, con i ricordi ad affollare la sua vista che cercava di mantenersi ancora alla realtà grazie a quella porta che gli avrebbe rivelato in poco tempo la presenza proprio del ragazzo per cui, ancora oggi, provava qualcosa. Ed eccolo lì, con la sua aria assorta, lo sguardo acceso ed un sacchetto colmo di dolci che si premurò di condividere una volta che giunse da lei. Certo, però, non era sfuggito al suo sguardo quei cimeli di un tempo che era passato e che mai più sarebbe tornato. Non come lo conoscevano almeno. «Lo so...» Aveva sussurrato di rimando, chiudendo gli occhi dolorosamente. Non sapeva perché avesse portato tutto lì e il motivo non era poi tanto da ricercare nella volontà di restituirgli i suoi regali o le sue appropriazioni indebite. Okay no, forse la felpa e il libro li avrebbe davvero voluti restituire.
    Ma fu la reazione al cappello a spezzare il cuore della Serpeverde. Quel no sussurrato più volte ed in sequenza era piuttosto chiaro, così come certo era il proprietario definitivo. «Jug, io... no...» Iniziò a dire, con il cuore pesante e la mente ottenebrata da quella scelta di parole che risultarono infelici alle sue orecchie. «Diverso... come?» Era forse un pegno d'amore? E pensare che lei credeva che quello in suo possesso fosse il più importante tra i due. Allungò la mano verso di lui, per avere un contatto con quel corpo che poco aveva conosciuto ma che comunque l'aveva segnata. Trovò però delle dita fredde, probabilmente dovute alla paura e al dolore che poteva leggere nello sguardo sofferente dell'altro, soprattutto quando lei arrivò a chiedergli di liberarla da quel dolore che non faceva altro che mandarla giù, più vicina al fondo e lei era stanca di stagnare o periva o si ridava la spinta per risollevarsi. Ad ogni singola sillaba la ragazza stringeva con forza quelle dita, come a voler rimarcare che lei fosse lì, davanti a lui, pronta ad ascoltare quello che l'altro avesse da dirgli, anche se era stata lei a metterlo all'angolo. Quel che era certo, però, era la veridicità delle parole che Lucas le stava dicendo. Sussultò nel sentirgli dire come provasse ancora qualcosa per lei e la stretta a quella mano si fece più forte quando lui le disse che l'amava ancora. Anche se... amava anche Emma. Lì, ancor di più rispetto al molo, la ragazza riusciva a capire perfettamente il suo stato d'animo dato che proprio lei, appena un anno prima, si era ritrovata nella sua stessa situazione e sappiamo tutti com'era finita. Diversi cuori spezzati, tanto odio ed infinita solitudine. La vittima con maggiori ferite? Lei. Che domande. Jesse sembrava aver trovato la felicità con Adamas, Lucas aveva Emma e Joshua, beh... probabilmente negli States aveva trovato qualcuno. «Lo so, che non è facile, lo so perfettamente Jug.» Con il sedere si era spinta più vicina all'ametrino, ripiegando un po' quel braccio, senza però sciogliere quell'unione fisica. Unione che si stava rivelando profondamente dolorosa, quasi come criptonite eppure la Lynch non si alzò da quel divano, non mise distanza tra di loro, non se n'era andata quando lui le aveva rivelato come con lei tutto fosse stato difficile. E come poteva essere altrimenti? Lei odiava la noia, odiava la mancanza di libertà. Perdinci amava i Bolidi, le palle più odiose del Quidditch. Lei era un fottutissimo Bolide e ancora non era riuscita a trovare la mazza che fosse riuscita a domarla, almeno per una volta sola. Ma fu dopo che il cuore di Elisabeth si fermò. Forse Lucas non si era reso conto del carico da cento che aveva appena scaricato su quel cuore già martoriato. Il parallelismo per lei era abbastanza evidente, così come ovvia la scelta finale dell'Ametrino: quando era con lei si frenava, pensando ad Emma; ma quando era con Emma lei non era neanche un fastidiosissimo moscerino da scacciar via. Se ne stava lì, con le lacrime che alla fine avevano trovato libera strada, così come quella che disegnò il profilo di Lucas. Fu il masochismo ad allungare la mano libera e a scacciare quella lacrima solitaria, con i polpastrelli che si soffermarono qualche secondo di troppo su quella pelle un po' ruvida, per poi lasciarli ricadere sulla sua gamba. «Credo... credo che tu sappia che qui...» Dovette fermarsi per prendere un profondo respiro, scacciar via quelle lacrime e ripuntare il suo sguardo ceruleo, meno definito rispetto al solito, su quello di Jones. «Credo che qui... si sia chiuso il cerchio. Qui abbiamo iniziato e qui... qui dobbiamo f-» Non ce la faceva, non riusciva a dire quel verbo all'infinito che aveva il sapore di una triste condanna, un per sempre dal gusto agrodolce. «Vorrei che tutto fosse più facile, che tutto fosse più... semplice ma... alla fine la tua scelta l'hai fatta Lucas e va bene così, davvero.» Non poteva provare rancore od odio, non era un'ipocrita -sebbene qualcuno l'avesse dipinta così- e non avrebbe mai potuto giudicare il ragazzo per cui provava ancora qualcosa solo perché lui aveva scelto qualcuno che lo faceva stare bene, lo rendeva felice e lo amava come meritava davvero. Con lei sarebbero sempre state montagne russe, inutile negarlo. Alla fine l'Opale sciolse quelle dita intrecciate, dopo averle guardate per un'ultima volta, solo per buttare le braccia al collo del ragazzino e stringerlo in un abbraccio con quanta forza avesse. «Voglio solo la tua felicità, Jug. Solo questo. E se lei ti rende felice... sono contenta per te.» Quella frase sarebbe giunta ovattata all'orecchio di lui perché il viso di Elisabeth era nascosto tra collo e spalla, con le labbra premute sulla stoffa dell'indumento che indossava. «Ed anche se... beh, non è andata... io non voglio perderti...» E stando così vicini avrebbe sentito il cuore batterle freneticamente a quelle ultime parole, rimesso in moto dalla speranza di poter condividere comunque un eventuale rapporto di amicizia, costruito nel tempo, con Lucas Jughead Jones, il ragazzo a cui aveva dato il suo primo bacio proprio lì, in quella stanza.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Quidditch

    code by ©#fishbone

     
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Ametrin
    Posts
    549
    Reputation
    +223

    Status
    🗲
    XgMCOGc

    Lucas
    Jughed Jones

    Human
    Ametrin
    Eigthteen years
    half-blood
    1cmTIba
    UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
    Lucas non era uno che piangeva facilmente, il nonno gli aveva sempre detto che piangere non era da uomini, che non era giusto farlo, soprattutto non davanti ad una donna. Un uomo che piange davanti ad una donna è un fallito, era quello che gli ripeteva sempre quando era piccolo, quando si sbucciava un ginocchio e piangeva dalla nonna. Eppure, Lucas con Elisabeth lo aveva fatto ben due volte. Non aveva pensato minimamente a quanto stesse sbagliando, non aveva freni con lei. Lo aveva visto ridere, lo aveva visto innamorarsi, crollare su se stesso, distruggersi e piangere. Lei aveva visto tutto di Lucas ed era ancora lì. A cercare una risposta.
    E quale risposta poteva dare lui, ad una Liz che cercava una certezza, se nemmeno lui era convinto di quello che fosse giusto fare?
    Aveva riportato i pezzi della loro storia, voleva restituirli tra le mani di Lucas e lui non voleva.
    La sua domanda, ogni suo sussurro era una ferita sul cuore che si riapriva. Scosse il capo, a quella domanda «N-non lo so... diverso...» - mormorò chinando lo sguardo sulla mano della ragazza, che toccava delicatamente con la propria. Voleva sentire il suo calore, ma era troppo freddo al tatto. Forse sarebbe stato il loro ultimo incontro e probabilmente non avrebbe lasciato un sorriso sul volto perfetto di Liz. E la colpa era solo di Lucas.
    Più parlava, più Liz stringeva. E lui non voleva far altro che sostituire quelle dita con le sue spalle, voleva stringerla e sentirla viva tra le sue braccia.
    La sentì avvicinarsi e lui fece lo stesso, quasi in automatico, cercando di sfiorare i loro corpi ancora di più. Provò a passare una gamba attorno a lei, come se non volesse farla scappare da quella stanza, da quel divano.
    Sentiva le dita di Liz asciugare quella lacrima, come se si fossero invertite le cose. Guardò gli occhi di Liz, perdendosi al suo interno, cercando di alternare la vista, ma ricadeva solo sulle labbra di lei, capendo che fosse così sbagliato.
    Scosse il capo, mentre lei cercava di mettere la parola fine. Non voleva sentirlo, si sporse in avanti, cercando la sua fronte, per poggiare la propria, quindi portò l'indice alle sua labbra, se glielo avesse concesso. «Non dirlo.» - un sussurro disperato, una richiesta di non dire quelle parole. Non voleva togliere il polpastrello dalle sue labbra, ne disegnò il contorno, se glielo avesse concesso, poi inerme sarebbe caduto quel braccio sulle gambe di lei.
    Aveva davvero scelto?
    Quando Liz sciolse le dita, Lucas quasi trattenne il respiro e la guardò supplicando di non andare, ma inaspettatamente si trovò le sue braccia attorno al collo.
    Chiuse le braccia attorno al suo esile corpicino e la strinse. La strinse con tutta la forza che aveva «Non doveva andare così...» - mormorò, mentre le lacrime scendevano di nuovo. Lui voleva Liz, ma voleva anche Emma. Perché non era così facile? Perché doveva decidere?
    Scosse il capo, tra i suoi capelli «Tu non mi perderai mai, Liz. Io ci sarò sempre a difenderti, ci sarò sempre a sollevarti. Sempre. Te lo prometto. Io... io... non ho ancora smesso di amarti, Elisabeth Lynch... è solo... tutto diverso...» - quando le sussurrò quelle parole la strinse forte, mescolando i loro battiti.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
    .
5 replies since 9/10/2020, 18:12   116 views
  Share  
.
UP