Bombarda parte 1

Blake&Elisabeth

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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Quando lesse quel messaggio alzò un sopracciglio. Lei si permetteva davvero di dirgli che lui non eranessuno e che gli avrebbe bruciato quella coda da pavone che aveva? Lei a lui? Lei si permetteva davvero? Se in quel momento fossero stati in un cartone animato, Blake avrebbe avuto il fumo che gli usciva dalle orecchie ed il suono del treno dal naso. Non poteva credere che stava succedendo, ancora. Si permetteva davvero di parlargli in quel modo dopo quello che aveva osato fare? Perchè si, per Blake quello era stato seriamente un affronto e la cosa non gli era mai scesa davvero giù. Non aveva nessuna intenzione di badare alle sue parole come gli aveva chiesto Lilith e non aveva neanche nessuna intenzione di risparmiarle ad Elisabeth. Si mise una felpa, si allacciò le scarpe con una scoccata di bacchetta e con questa in mano si diresse all'osservatorio, dove la loro amicizia era cominciata e dove lei aveva detto di stare. Si, soffriva di vertigini e quello era il posto più brutto e meno indicato dove potevano andare a litigare, ma almeno se l'avesse buttata giù, sarebbe morta seriamente. Il fatto era che Blake quando era arrabbiato non pensava neanche minimanete al fatto che potesse stare ad esagerare anch esolamente con i pensieri, lui partiva in quarta e quando c'era qualcosa di non detto e non risolto, esattamente come stava succedendo con Elisabeth, Blake diventava veramente una bestia, poi, senza contare, che dopo la cerimonia di inizio anno lui e Lilith avevano cominciato una sorte di guerra fredda dove nessuno dei due faceva un passo indietro e nessuno dei due un passo avanti. Quindi era nervoso ancora di più. Si mise il telefono in tasca ed una volta arrivato sull'osservatorio chiuse per un momento gli occhi entrando in quella porticina di legno e salutando il fantasma della torre. Si morse il labbro e cercò seriamente di non pensare a dove stesse. Per fortuna il muretto della torre era abbastanza alto da non fargli prendere qualche giramento di testa assurdo. lei er già li. Sai cosa penso? Che io sono qualcuno perchè sono in grado di mantenere dei rapporti di amicizia stabili e non fatti di menzogne e di cose non dette! Era la risposta che le avrebbe dato per messaggio solamente che Blake era una di quelle persone che dal vivo riuscivano ad essere più stronze e più incisive, quindi doveva guardarla in faccia. Mi hai ignorato per un anno intero, sai cosa sto ancora aspettando? Che tu mi risponda a quel dannato bigliettino che ti ho inviato più o meno un anno fa! E TU INVECE DI CAZZO TI CREDI DI ESSERE? Er arrabbiato e non gli interessava il suo stato emotivo. Infondo quando mai si era interessato allo stato emotivo altrui?
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal II anno | ex-Prefetto | parlato | pensato | database: | scheda: | stat.:

    Blake Barnes era stato il primo ragazzo a finire nella cerchia dei suoi amici e non dei meri conoscenti, sebbene fossero entrambi Serpeverde ai tempi di Hogwarts, e quello avvenne un po' per caso dato che la Lynch non è che avesse una buona opinione del Purosangue. L'indole caotica, il volersi mettere nei costi a tutti guai come se a non sguazzarci non potesse sopravvivere, il voler essere sempre al centro dell'attenzione erano difetti che l'avevano dapprima allontanata da lui e poi avvicinata. «Sai Mushu, proprio qui abbiamo parlato la prima volta.» Spiegò al suo gatto nero che le si era acciambellato sulle gambe, distese, in cerca della sua dose quotidiana di grattini. Proprio sul muretto cui aveva posate le spalle i due Black Opal avevano sugellato un'amicizia promettente al loro primo anno, mentre Barnes junior si lasciava annebbiare da una sigaretta illegale che lei aveva prontamente rifiutato. Da quel momento tante cose erano successe: lui sembrava aver trovato l'amore in Lilith, la prefetta dei Dioptase, delle buone amicizie seppur improbabili e un ego che, nei mesi in cui era stata assente, era ulteriormente cresciuto. E pensare che non lo credeva possibile.
    Fatto era che il loro rapporto si era incrinato perché lei si era data la macchia causa forza maggiore e lui aveva l'empatia di un comodino quando si trattava di mettersi nei panni degli altri. Se solo chiudeva gli occhi poteva rivedere il suo odio nelle parole, nello sguardo e nei gesti, la volontà di ferirla oltre ogni misura portandola a dubitare persino dell'affetto che aveva provato per lei in passato, senza dimenticare di come, attraverso quel breve scambio di messaggini, era consapevole come difficile sarebbe stato recuperare il rapporto se mai avessero voluto farlo. Lui era il solito escandescente Blake e lei... beh lei aveva rotto gli argini, smettendola di trovare una giustifica ad ogni suo comportamento, come aveva fatto proprio sul molo di Yggdrasill. «Che c'è?» Chiese a Mushu che nel frattempo aveva allacciato la sua lunga coda intorno al suo braccio, soffiando in direzione della porticina di legno che qualche secondo dopo si aprì rivelando proprio il suo amico. «Calmati, è solo Blake.» Cercò di tranquillizzarlo prima di sollevare il suo sguardo spento sul viso collerico di Barnes. Lo lasciò parlare, lasciandosi attraversare da ogni singola parola sputata fuori e alimentata dalla rabbia. «Hai finito?» Il suo tono era calmo, piatto con una nota di stanchezza che vibrò proprio sul punto di domanda. «Punto primo: non ti ho mentito, mai. Neanche una volta e questo lo sai perfettamente.» Sentì la stretta di Mushu farsi più forte, mentre i baffi del gatto nero vibravano. «Punto secondo: non ho "ignorato" solo te, ma tutti quanti. Tutti, dal primo all'ultimo.» Tenendo stretto il micio tra le sue braccia si rialzò da terra facendo un passo verso il mago. «Punto terzo: il fatto di non aver risposto ad un bigliettino non ti legittima nel trattarmi nel mondo che hai usato al molo. Sei stato vile, meschino e di una bassezza unica.» Il felino, con un balzo, cercò il contatto con il freddo del pavimento dell'osservatorio, rimanendo intorno alle sue gambe senza smettere di studiare l'Opale. «Io avrò sbagliato nel non inviare neanche una lettera o un messaggio ma tu... beh, neanche tu mi hai mai mandato nulla per cercare di capire dove fossi finita.» Le mani si strinsero a pugno lungo i suoi fianchi, mentre sentiva la rabbia iniziare a ribollirle dentro. «A quanto pare neanche tu sei l'amico perfetto.»


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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Era così in collera che non fece neanche caso al fatto che Elisabeth avesse il suo atto nero tra le gambe o comunque vicino a lei. Ares non era con lui, ma se lo fosse stato sicuramente avrebbe litigato con il gatto del suo stesso manto. Si, Ares e Blake avevano sempre lo stesso umore e come ogni animale da compagnia di un mago, riuscivano sempre a stare dalla parte del proprio padroncino. Ma in quel momento, non era giusto neanche pensare al gatto. Le parole gli vennero così in maniera sfrontata e naturale che Blake non si rese neanche conto che era rimasto li sulla porta. Una parte di se voleva andarsene, l'altra parte gli implorava di rimanere e chiarire la situazione, una volta per sempre, una volta per tutte. Il fatto era che quel percorso, e quella delusione provata nei suoi confronti era evidente sul suo viso e nei suoi occhi. Non era solamente rabbia, era proprio disapprovazione per un comportamento che non aveva capito prima e non avrebbe compreso neanche in quel momento. No non ho finito,perchè la tua sola presenza mi irrita ad un punto che se non fossi una persona con un certo rigore morale, ti butterei giù dalla torre solo per farti provare un male intenso! E lo pensava davvero, purtroppo per tutti. Infondo si erano sempre detti la verità e Blake non era una persona che si nascondeva dietro ad un dito. Diceva le cose esattamente come le pensava, e si quello era uno dei suoi più grandi difetti, ed era anche una di quelle persone che non pensava minimamente alle emozioni o ai sentimenti degli altri. No, l'empatia non era mai nelle sue corde e quello era oramai ben chiaro a tutti quanti. Ma i punti di elisabeth successivi fecero stringere i pugni all'opalino tanto da farsi male. Si voltò e diede un cazzotto alla porta di legno dell'osservatorio che non si ruppe in quanto incantata, ma la sua mano aveva sentito tutta la forza devastante che ci aveva messo. Tornò a guardare la ragazzina e scosse il capo. ED IO NON SONO TUTTI! Elisabeth Lynch era tante cose, ma non era certamente una stupida. Il problema di Blake, infatti non era il fatto che non si erano sentiti, che lei aveva avuto dei problemi o altro,il suo problema era che lo aveva trattato come tutti quanti e non si era neanche resa conto di averlo fatto. Per lei era una gustificazione? Per Blake Barnes era un aggravante. Ringrazia tutti i giorni Lilith, perchè sarei stato anche peggiore di quello che hai visto. Sei stata una vigliacca, sei stata una vile e sei stata egoista. Sei una persona assurdamente debole e solo per questo dovresti stare da sola. Si, era cattivo e non aveva intenzione di rimediare alla cosa. Ma una cosa era certa, voleva bene ad Elisabeth più di quanto fosse disposto ad ammettere e più la insultava più, in un certo qual modo, gli stava dicendo che il suo allontanamento gli aveva fatto male. Seriamente ed in maniera incodizionata. Per essere trattato come il primo coglione che ti capitava a tiro? Quando ti ho vista stare male ho cercato un dialogo con quella che sentivo essere una delle mie migliori amiche e lei mi ha voltato le spalle. Ma non sei stata da sola no? Ti sei isolata con tutti dopo quella dannata notte, tranne che con Evans. Non mi sembra che lui sia stato ignorato. Il suo tono adesso era ironico. Se ti serviva semplicemente una sana scopata per riprenderti, allora potevi dirmelo, ti avrei trovato qualcuno che non infilava il suo cazzo in ogni buco a prescindere dalla persona che avesse davanti! Blake non sapeva che Liz aveva fatto effettivamente sesso con Joashua, ne tanto meno che era la sua prima volta, ne tanto meno tutto il resto. Sapeva di Joshua e Jesse e forse di Joshua e Lilith, e che ci aveva provato con ogni persona esistente in quella scuola, e ce l'aveva con evans perchè - non diciamolo a nessuno - aveva fatto litigare Jesse ed Erik, e Jesse era stato male! Quindi in quel momento l'insulto era doppio. E poi aveva detto quello perchè lui avrebbe fatto esattamente quellO: ossia scopare per non pensare.
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    Elisabeth Lynch
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    Ad Elisabeth Lynch piaceva pensare di credere di essere una persona sincera, diretta e giusta in primis con se stessa. Alla base di quella filosofia di vita vi era una massima che diceva come dire la verità, sempre, anche quando fa male è essere maturi e pronti ad affrontare azioni e reazioni di qualunque tipo. E ne era così maledettamente convinta che proprio per quella ragione aveva deciso di rivelare, alla prima occasione utile, a Lucas quanto era successo con Evans sin dalla rivelazione del suo ex compagno di stanza di essere interessato a lei. Aveva detto del bacio anche se sapeva che l'avrebbe ferito, così come l'esser diretta nell'ammettere di essere tremendamente confusa dai due. E come aveva fatto con Jones anche Joshua ebbe lo stesso destino, sapere sin da subito che le cose con lei non sarebbero state affatto semplici e tranquille come si sarebbe potuto pensare. Sulla base sempre della sopracitata verità e lo spasmodico amore che provava per quella, la Lynch aveva appellato, senza mezzi termini, il lì presente Barnes in tantissimi modi così variopinti proprio perché mai, tra di loro, vi era stata l'ombra della menzogna. Mai, neanche quando era sparita ed aveva deciso di mettere al primo posto la persona che l'aveva messa al mondo invece che un ragazzino dall'ego spropositato.
    Ragazzino che chiarì presto come lui non era altro che all'inizio nel vomitarle addosso la rabbia accumulata in mesi e mesi di silenzio radio da entrambe le parti. «Tu rigore morale? Oddio, Barnes, se tu hai rigore morale io allora sono la persona più dolce, empatica e disponibile sulla faccia della Terra.» Scoccò, dal basso dove si trovava, un'occhiata carica di scherno, tagliente ancora più delle parole che ne seguirono. «Vuoi buttarmi giù per farmi provare un dolore ancora più intenso? Allora sei proprio uno stupido ignorante visto che quel dolore, che finirebbe con la mia probabile morte, è quanto di più vicino alla pace e alla beatitudine che potrei provare in questo momento.» Viveva ogni giorno un inferno e davvero mettere fine alla sua vita per mano del suo ex migliore amico sarebbe stato invece perfetto per smettere di sentirsi spezzata, divisa e persa come era ormai da diverso tempo.
    Ma era risaputo che la vulcanicità di Blake non sempre andava di pari passo con uno spirito di grande intelletto, tanto meno con la capacità di saper vestire i panni degli altri anche solo per una volta. Non che lei ne fosse capace, seppur per motivi diversi dall'ex Serpeverde. «Ed è qui che ti sbagli. Tu sei esattamente come tutti. Sei nato e morirai, perché per tutti arriva la morte prima o poi. Nel mezzo puoi imparare cose, puoi provare sentimenti, puoi divertiti, puoi addirittura crescere ma... sei un comune mortale Blake Barnes. Faresti meglio ad iniziare ad accettarlo.»
    Se lui stava vertendo l'intero discorso con il solo scopo di ferirla ulteriormente, l'ex Prefetta cercava di fargli aprire gli occhi abbattendo a colpi di lingua tagliente quel piedistallo su cui Barnes si ergeva ormai da più di diciotto anni. «Non nasconderti dietro la tua ragazza. Avanti, dì quello che pensi davvero di me! Io sono stata vigliacca, vile ed egoista perché ho preferito passare gli ultimi mesi accanto a mia madre che stava morendo, Blake?» La distanza fisica andò diminuendo, con l'ex spillata che si portò ad un palmo dal naso del biondino, con Mushu che continuava a soffiare nella sua direzione. «Stai davvero facendo la prima donna perché ho preferito mia madre, Blake, mia madre a te? Tu, proprio tu tra tutti avresti dovuto capire cosa significava. Tu che al mio posto avresti smosso mari e monti per salvare tua madre se avresti potuto?» Lo avrebbe incalzato senza mai abbassare lo sguardo, dimostrando di essere ancora una fiera arpia nonostante la macerie. «Io ora sarò anche sola ma almeno mai mi pentirò di aver perso cose o persone solo per non perdermi neanche un respiro, neanche l'ultimo respiro di mia madre. Mai.» Gli occhi le si sarebbero inumiditi a quelle parole, la voce si sarebbe abbassata di un tono, ma neanche una lacrima sarebbe scesa a rigarle il volto.
    Eppure il Pavone era così pieno di sé che iniziò a dare davvero numeri mettendo sul fuoco cose che lui non avrebbe dovuto neanche sapere.
    La prima reazione a quello sproloquio fu così veloce quanto sorprendente persino per lei: la mano destra fu lesta nello stamparsi sul viso sbarbato dell'inglese. Era stata la rabbia a guidarla, l'adrenalina a farla reagire e l'incredulità ad indurla a fissarlo con quel mix di sentimenti. «Mi disgusti.» Un passo indietro, una smorfia di ribrezzo ad indurire i tratti del suo viso. «Io non ti ho detto niente perché in quel momento la Clarke aveva bisogno di te. Lei, la tua ragazza, non io un'amica. Era difficile starle vicino ed io sarei stata solo un peso e lo sai, lo sai perfettamente che io odio esserlo.» Ingoiò quel groppone amaro che le si era formato in gola, ancora scossa nell'udire dalla sua bocca il nome di Evans e il sospetto che potesse sapere di quel weekend a Bath che custodiva gelosamente. La sua ultima bolla di felicità. «Ed inoltre, Blake, pensavo che mi conoscessi almeno un po', almeno quel tanto che bastava nel sapere che io non apro le gambe a chiunque, che sono incapace nell'aprirmi con le persone e ancor meno nel chiedere aiuto. E poi... solo perché hai visto che è venuto in mio soccorso al Ballo di Natale, perché priva di cavaliere, allora io non l'avrei ignorato?» Il riferimento allo Jul Ball era volutamente rimarcato dalla Lynch dato che mai lei e Josh erano stati avvistati insieme nei corridoi, al villaggio di Denrise o in qualsiasi altra occasione pubblica tolto il ballo iniziale. Erano stati volutamente riservati, proprio perché la situazione che li aveva visti protagonisti non era esattamente così facile da gestire.


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    Blake Barnes
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    Si che aveva rigore morale, il suo personalissimo, ma comunque eera un rigore morale che lui cercava di rispettare. Considerava Elisabeth una ragazza intelligente, svelta, una ragazza che sapeva esattamente quello che voleva e come ottenerlo. Sapeva che la Lynch avrebbe risposto al fuoco con il fuoco e per quello non si stava tenendo niente dentro. Sapeva che la stava ferendo e sapeva anche che in quel momento le sue parole erano piene di rabbia ed odio e che non se le meritava del tutto. Lo sapeva, ma in quel preciso istante non gli interessava per niente. Blake odiava essere visto come gli altri, e non perchè si vantava del suo essere, ma perchè sapeva di non esserlo. Blake odiava quello che stava dicendo in quel momento Elisabeth, nonostante non la stava neanche ascoltando veramente. Magari lo sei ed io non lo so! Chissà! Alla fine ti conosco così poco cara la mia ex prefetta del cazzo! Come detto prima, Blake quando era arrabbiato non ragionava, non filtrava e non aveva nessuna intenzione di essere gentile, ne tanto meno di sforzarsi di farlo. Non ti preoccupare. Ottengo sempre quello che voglio, non serve che specifichi queste cazzate, perchè sai benissimo che non ti toccherei neanche con un dito. E lungi da me da darti qualche sollievo! Quindi se dovessi seriamente impazzire e fare una cosa del genere, mi assicurerei che la morta non sopracciunga da te in maniera veloce! Stava svarionando e solamente perchè non aveva nessuna intenzione di darle ragione o darle il piacere dell'ultima parola. Non era una lotta di supremazia ma non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. Ascoltò quello che disse e le rise bellamente in faccia. Si, la stava prendendo in giro e si, non aveva nessuna intenzione di essere una persona come le altre. Nessuno gli avrebbe mai tolto quella convinzione, nessuno sarebbe mai riuscio nell'intento di levargli il suo piedistallo, perchè a costruirlo era stato suo fratello e Blake non avrebbe mai permesso a nessuno di levargli l'unica cosa che veramente lo rendeva diverso, ossia il suo ego. E dimmi, chi me lo dice? Una cazzo di fottutissima ragazzina che scappa di fronte ai suoi amici? Mi dispiace Elisabeth Lynch ma no, io non sono come te e non sono tutti, se è questo che nella tua vita ti hanno insegnato, se nessuno ti ha mai fatto sentire una persona davvero speciale e come nessun'altro, allora divresti rivedere le persone che hai frequentato e quelle che stai frequentando! Perchè... beh, perchè credo proprio che tu non ti renda conto! Era arrivata a pochi centimetri da lui, Blake non si spostò neanche di un millimetro e scosse il capo. Ti sembro una persona che si sta nascondendo dientro la propria ragazza? Ti sembra quasi che io non abbia il coraggio di ripeterti quello che ho detto fino a poco prima? Perchè se non ci senti te lo ripeto, ancora ed ancora ed ancora. Si era arrabbiato e sopratutto era ferito da lei. Non si regolava e non voleva neanche farlo. Aveva scelto la persona sbagliata a cui rispondere, sia lei che, ovviamente lui. Sentì quello che gli disse di sua madre e Blake non fece altro che guardare i suoi occhi azzurri. Scosse il capo ed abbassò per un momento lo sguardo come per dirle che no, non ci aveva capito proprio un emerito niente. Sei più stupida di quanto pensassi. Lo disse senza urlare, questa volta il suo tono di voce era basso e freddo. Il suo sguardo incatenato al suo. Vedi Lynch? Parliamo proprio due lingue differenti. Allora te lo dirò in un altro modo. Perchè, evidentemente, non hai capito bene le mie parole. Non volevo che tu stessi con me invece che con tua madre, non voleva che dessi importanza a me invece che a tua madre e non avrei mai neanche pensato una cosa del genere, proprio perchè ti capisco. E la cosa assurda è che quando io ho pensato di avere un problema, di potermi sfogare con qualcuno, di essere capito da qualcuno, io l'anno scorso... sono venuto da te! Non era una questione di ego e di narcisismo quello. Blake cercava sempre di essere il migliore in tutto quello che faceva e proprio perchè sapeva di non essere perfetto a livello amicale, si impegnava ancora di più. Mi hai ignorato come se neanche mi conoscessi. Hai preferito stare completamente in silenzio, ma farlo da sola, come se la nostra amicizia non contasse assolutamente nulla. Cretina che non sei altro è questo che ti rimporvero non di essere stata con tua madre ed aver fatto di tutto pur di salvarla e solo il pensiero che tu possa pensare una cosa del genere di me, mi ripugna. Solo all'ora fece un passo indietro, passo indietro che non gli fece assolutamente deviare quello schiaffo che arrivò forte e chiaro. Scosse di nuovo il capo e sogghignò verso di lei. La sua arroganza quando era ferito non aveva limite ed anche si amplificava ancora di più. Hai scelto per me come se io non ti avessi dato l'opportunità di parlare con me. I problemi miei e di Lilith rimangono miei e di Lilith. Abbiamo passato un periodo di merda, ma non vuol dire che non potevo aiutare anche te o che non potevi farlo tu con me. Sei stata con lei in quell'inferno, sapevi quanto avesse sofferto e l'unica cosa che avete fatto tutto è stata allontarmi. Sai che c'è? Questo conferma il fatto che non mi conosci e che ti meriti esattamente tutto quello che ti sta succedendo. Era stronzo perchè era nella sua natura, ma in quel momento, quelle parole e quello schiaffo lo avevano ferito enormemente. Alla fine, quello che ne sarebbe uscito più devastato sarebbe stato lui. Neanche ci ho fatto caso a quello che è successo al ballo di natale. So solamente che sono dovuto andare a riprendere Jones per il capellino che aveva in testa perchè era devastato da qualcosa e quel qualcosa eri tu. Quindi, lo so che tu pensi che io sia stupido, ma wao! Non lo sono! Inoltre... Jesse mi ha detto della sua strana cosa don Evans e che aveva accettato che lui si vedesse con una ragazza.... wow che connessione assurda! Andiamo Lynch! Davvero? Davvero pensi che le persone siano stupide? Bene, se pensi questo la nostra conversazione è finita! Era arrabbiato, ma infondo la cosa che gli aveva detto di sua madre ed il fatto che lei non avesse neanche capito quale fosse il punto lo aveva veramente ucciso, come un pugno in pieno stomaco. E impara a tenere le mani in tasca. La prossima volta che solo mi sfiori ti tratterò allo stesso modo! Giusto per dimostrare al mondo che sono per la parità dei sessi! E quello lo disse perchè era arrabbiato e perchè gli veniva rimproverato continuamente che era un maschilista del cavolo!
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    Elisabeth Lynch
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    Ferisce più la lingua di una spada. Un vecchio detto che sembrava calzare a pennello allo spettacolo che i due Black Opal stavano dando sull'osservatorio astronomico per un solo spettatore: Mushu, il suo bellissimo gatto nero che andava sempre più innervosendosi -come la sua padrona- man mano che Blake faceva Blake. «Sopracciunga? E che è, una nuova specie di pesce?» Lo derise per quel piccolo momento di dislessia che finì con il vanificare le minacce, dandole la spinta per spiegare, ancora una volta, perché sarebbe stato solo un sollievo per lei. «Sono sopravvissuta ad un mese di torture per colpa di quei fanatici. Un mese, Blake. Un mese dove il cibo era un lusso, l'acqua utopia e per te c'era solo il dolore e la tortura. Solo quello.» Ancora oggi aveva non pochi problemi a passare vicino a lago o a sollevare persino lo sguardo verso quella foresta teatro degli orrori. «Ottieni sempre quello che vuoi perché le persone, fino ad ora, te l'hanno permesso. Vedi... potrai anche credere di avere il coltello dalla parte del manico perché vuoi procurarmi una morte lenta e dolorosa, ma dimentichi una cosa: io-non-sento-più-niente!» Un tono piatto, calmo, fin troppo gelido per una ragazzina di soli diciottanni che era stata già pesantemente sottoposta alle difficoltà della vita senza che Barnes iniziasse a giocare ad una divinità che mai sarebbe stata. In quei mesi in cui non c'era stata era stato fin troppo idolatrato e forse la Lynch cadeva proprio a fagiolo per lui, riportandolo con i piedi per terra a suon di schiaffi e parole taglienti. «Ma scrollati di dosso il tuo ego del cazzo, Blake. Potrai anche cagare soldi, potrai anche comprarti tutto, ma sei arido, prepotente e di una bassezza unica. Potrai anche sederti sul più grande e maestoso dei troni, ma ricorda... sarai pur sempre seduto sul tuo culo.» Ormai si fronteggiavano, quasi a mancar poco che davvero prendessero la bacchetta per darsi ad un duello proprio lì. E, se fosse stata un'altra persona, lei l'avrebbe pure fatto ma lasciò che il suo lato razionale, freddo e calcolatore prendesse sempre più spazio. «Sei bravissimo a dar fiato alla bocca, il problema è che dovrebbero tappartela per impedirti di dire cazzate.» E non ci sarebbe sempre stata la Clarke a farlo per tutti. Quella ragazzina non solo aveva subito il più ripugnante degli atti che una persona potesse fare ad un'altra, ma doveva anche subirsi quel vulcano di Barnes e la sua territorialità asfissiante. «Detto da te è un complimento.» E a ben vedere, visto che se lei era stupida Barnes era inqualificabile. Lo lasciò parlare imponendosi di non bloccarlo ogni due per tre per dirgliene quattro e lasciando che la sua mimica facciale facesse il resto, insieme al suo linguaggio del corpo in posizione più d'attacco che di ascolto. Fremeva dentro, di rabbia, man mano che lui diceva cose che per lei erano scontate. Se non era andata da lui è perché proprio non era nella sua natura andare a bussare alle porte per chiedere aiuto, se non con Lucas ma quella era un'altra storia. «Ancora una volta metti te davanti ad un problema che non è tuo. Non è che se non sono venuta a parlarne con te, a sfogarmi con te... la nostra amicizia non contava nulla per me. Dannazione Blake, vuoi capire che per una volta non sei tu ad essere al centro del mondo?» E no, non aveva scelto per lui ma per se stessa seppur significava "meritarsi" tutto quelle che le stava succedendo nel lato relazionale. E in quel garbuglio c'erano proprio i nomi che Blake tirò fuori dal suo cilindro, dandole conferma di come avesse ferito profondamente Jones, che Jesse -così come lei- avevano finito con il sottostare a condividere Joshua pur di averlo vicino e che proprio l'ametrino aveva preferito tagliare la corda, anche se forse più per motivi di salute che nel prendere una vera e propria posizione tra i due Prefetti opalini. «Mi fa sorridere che hai pensato subito a me e non a qualche altra ragazza.» Lo disse a bassa voce, così tanto che non l'avrebbe potuta ascoltare nonostante la vicinanza dopo lo schiaffo che lei gli aveva dato. «Non è mettendo mano alla bacchetta o ai pugni che dimostri di essere per la parità tra i sessi. Pensa a come tratti la Clarke piuttosto. Lei è una persona, non un sacco di patate da bistrattare a tuo piacimento. Non è che se le stai con il fiato sul collo, le fai paranoie su qualsiasi ragazzo si fermi a parlare con lei o si azzarda solo a guardarla, che manterrai il suo amore.» Sollevò per un'ultima volta lo sguardo carico di odio. «Se continui così finirai con il perderla e sarai solo, proprio come me.» E lo superò decisa, con Mushu che soffiò un paio di volte in direzione dell'incendiario prima di seguirla giù per le scale.


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