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.Elisabeth LynchBlake Barnes era stato il primo ragazzo a finire nella cerchia dei suoi amici e non dei meri conoscenti, sebbene fossero entrambi Serpeverde ai tempi di Hogwarts, e quello avvenne un po' per caso dato che la Lynch non è che avesse una buona opinione del Purosangue. L'indole caotica, il volersi mettere nei costi a tutti guai come se a non sguazzarci non potesse sopravvivere, il voler essere sempre al centro dell'attenzione erano difetti che l'avevano dapprima allontanata da lui e poi avvicinata. «Sai Mushu, proprio qui abbiamo parlato la prima volta.» Spiegò al suo gatto nero che le si era acciambellato sulle gambe, distese, in cerca della sua dose quotidiana di grattini. Proprio sul muretto cui aveva posate le spalle i due Black Opal avevano sugellato un'amicizia promettente al loro primo anno, mentre Barnes junior si lasciava annebbiare da una sigaretta illegale che lei aveva prontamente rifiutato. Da quel momento tante cose erano successe: lui sembrava aver trovato l'amore in Lilith, la prefetta dei Dioptase, delle buone amicizie seppur improbabili e un ego che, nei mesi in cui era stata assente, era ulteriormente cresciuto. E pensare che non lo credeva possibile.
Fatto era che il loro rapporto si era incrinato perché lei si era data la macchia causa forza maggiore e lui aveva l'empatia di un comodino quando si trattava di mettersi nei panni degli altri. Se solo chiudeva gli occhi poteva rivedere il suo odio nelle parole, nello sguardo e nei gesti, la volontà di ferirla oltre ogni misura portandola a dubitare persino dell'affetto che aveva provato per lei in passato, senza dimenticare di come, attraverso quel breve scambio di messaggini, era consapevole come difficile sarebbe stato recuperare il rapporto se mai avessero voluto farlo. Lui era il solito escandescente Blake e lei... beh lei aveva rotto gli argini, smettendola di trovare una giustifica ad ogni suo comportamento, come aveva fatto proprio sul molo di Yggdrasill. «Che c'è?» Chiese a Mushu che nel frattempo aveva allacciato la sua lunga coda intorno al suo braccio, soffiando in direzione della porticina di legno che qualche secondo dopo si aprì rivelando proprio il suo amico. «Calmati, è solo Blake.» Cercò di tranquillizzarlo prima di sollevare il suo sguardo spento sul viso collerico di Barnes. Lo lasciò parlare, lasciandosi attraversare da ogni singola parola sputata fuori e alimentata dalla rabbia. «Hai finito?» Il suo tono era calmo, piatto con una nota di stanchezza che vibrò proprio sul punto di domanda. «Punto primo: non ti ho mentito, mai. Neanche una volta e questo lo sai perfettamente.» Sentì la stretta di Mushu farsi più forte, mentre i baffi del gatto nero vibravano. «Punto secondo: non ho "ignorato" solo te, ma tutti quanti. Tutti, dal primo all'ultimo.» Tenendo stretto il micio tra le sue braccia si rialzò da terra facendo un passo verso il mago. «Punto terzo: il fatto di non aver risposto ad un bigliettino non ti legittima nel trattarmi nel mondo che hai usato al molo. Sei stato vile, meschino e di una bassezza unica.» Il felino, con un balzo, cercò il contatto con il freddo del pavimento dell'osservatorio, rimanendo intorno alle sue gambe senza smettere di studiare l'Opale. «Io avrò sbagliato nel non inviare neanche una lettera o un messaggio ma tu... beh, neanche tu mi hai mai mandato nulla per cercare di capire dove fossi finita.» Le mani si strinsero a pugno lungo i suoi fianchi, mentre sentiva la rabbia iniziare a ribollirle dentro. «A quanto pare neanche tu sei l'amico perfetto.»❝I once had a best friend who's now a stranger❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
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.Elisabeth LynchAd Elisabeth Lynch piaceva pensare di credere di essere una persona sincera, diretta e giusta in primis con se stessa. Alla base di quella filosofia di vita vi era una massima che diceva come dire la verità, sempre, anche quando fa male è essere maturi e pronti ad affrontare azioni e reazioni di qualunque tipo. E ne era così maledettamente convinta che proprio per quella ragione aveva deciso di rivelare, alla prima occasione utile, a Lucas quanto era successo con Evans sin dalla rivelazione del suo ex compagno di stanza di essere interessato a lei. Aveva detto del bacio anche se sapeva che l'avrebbe ferito, così come l'esser diretta nell'ammettere di essere tremendamente confusa dai due. E come aveva fatto con Jones anche Joshua ebbe lo stesso destino, sapere sin da subito che le cose con lei non sarebbero state affatto semplici e tranquille come si sarebbe potuto pensare. Sulla base sempre della sopracitata verità e lo spasmodico amore che provava per quella, la Lynch aveva appellato, senza mezzi termini, il lì presente Barnes in tantissimi modi così variopinti proprio perché mai, tra di loro, vi era stata l'ombra della menzogna. Mai, neanche quando era sparita ed aveva deciso di mettere al primo posto la persona che l'aveva messa al mondo invece che un ragazzino dall'ego spropositato.
Ragazzino che chiarì presto come lui non era altro che all'inizio nel vomitarle addosso la rabbia accumulata in mesi e mesi di silenzio radio da entrambe le parti. «Tu rigore morale? Oddio, Barnes, se tu hai rigore morale io allora sono la persona più dolce, empatica e disponibile sulla faccia della Terra.» Scoccò, dal basso dove si trovava, un'occhiata carica di scherno, tagliente ancora più delle parole che ne seguirono. «Vuoi buttarmi giù per farmi provare un dolore ancora più intenso? Allora sei proprio uno stupido ignorante visto che quel dolore, che finirebbe con la mia probabile morte, è quanto di più vicino alla pace e alla beatitudine che potrei provare in questo momento.» Viveva ogni giorno un inferno e davvero mettere fine alla sua vita per mano del suo ex migliore amico sarebbe stato invece perfetto per smettere di sentirsi spezzata, divisa e persa come era ormai da diverso tempo.
Ma era risaputo che la vulcanicità di Blake non sempre andava di pari passo con uno spirito di grande intelletto, tanto meno con la capacità di saper vestire i panni degli altri anche solo per una volta. Non che lei ne fosse capace, seppur per motivi diversi dall'ex Serpeverde. «Ed è qui che ti sbagli. Tu sei esattamente come tutti. Sei nato e morirai, perché per tutti arriva la morte prima o poi. Nel mezzo puoi imparare cose, puoi provare sentimenti, puoi divertiti, puoi addirittura crescere ma... sei un comune mortale Blake Barnes. Faresti meglio ad iniziare ad accettarlo.»
Se lui stava vertendo l'intero discorso con il solo scopo di ferirla ulteriormente, l'ex Prefetta cercava di fargli aprire gli occhi abbattendo a colpi di lingua tagliente quel piedistallo su cui Barnes si ergeva ormai da più di diciotto anni. «Non nasconderti dietro la tua ragazza. Avanti, dì quello che pensi davvero di me! Io sono stata vigliacca, vile ed egoista perché ho preferito passare gli ultimi mesi accanto a mia madre che stava morendo, Blake?» La distanza fisica andò diminuendo, con l'ex spillata che si portò ad un palmo dal naso del biondino, con Mushu che continuava a soffiare nella sua direzione. «Stai davvero facendo la prima donna perché ho preferito mia madre, Blake, mia madre a te? Tu, proprio tu tra tutti avresti dovuto capire cosa significava. Tu che al mio posto avresti smosso mari e monti per salvare tua madre se avresti potuto?» Lo avrebbe incalzato senza mai abbassare lo sguardo, dimostrando di essere ancora una fiera arpia nonostante la macerie. «Io ora sarò anche sola ma almeno mai mi pentirò di aver perso cose o persone solo per non perdermi neanche un respiro, neanche l'ultimo respiro di mia madre. Mai.» Gli occhi le si sarebbero inumiditi a quelle parole, la voce si sarebbe abbassata di un tono, ma neanche una lacrima sarebbe scesa a rigarle il volto.
Eppure il Pavone era così pieno di sé che iniziò a dare davvero numeri mettendo sul fuoco cose che lui non avrebbe dovuto neanche sapere.
La prima reazione a quello sproloquio fu così veloce quanto sorprendente persino per lei: la mano destra fu lesta nello stamparsi sul viso sbarbato dell'inglese. Era stata la rabbia a guidarla, l'adrenalina a farla reagire e l'incredulità ad indurla a fissarlo con quel mix di sentimenti. «Mi disgusti.» Un passo indietro, una smorfia di ribrezzo ad indurire i tratti del suo viso. «Io non ti ho detto niente perché in quel momento la Clarke aveva bisogno di te. Lei, la tua ragazza, non io un'amica. Era difficile starle vicino ed io sarei stata solo un peso e lo sai, lo sai perfettamente che io odio esserlo.» Ingoiò quel groppone amaro che le si era formato in gola, ancora scossa nell'udire dalla sua bocca il nome di Evans e il sospetto che potesse sapere di quel weekend a Bath che custodiva gelosamente. La sua ultima bolla di felicità. «Ed inoltre, Blake, pensavo che mi conoscessi almeno un po', almeno quel tanto che bastava nel sapere che io non apro le gambe a chiunque, che sono incapace nell'aprirmi con le persone e ancor meno nel chiedere aiuto. E poi... solo perché hai visto che è venuto in mio soccorso al Ballo di Natale, perché priva di cavaliere, allora io non l'avrei ignorato?» Il riferimento allo Jul Ball era volutamente rimarcato dalla Lynch dato che mai lei e Josh erano stati avvistati insieme nei corridoi, al villaggio di Denrise o in qualsiasi altra occasione pubblica tolto il ballo iniziale. Erano stati volutamente riservati, proprio perché la situazione che li aveva visti protagonisti non era esattamente così facile da gestire.❝I once had a best friend who's now a stranger❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
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.Elisabeth LynchFerisce più la lingua di una spada. Un vecchio detto che sembrava calzare a pennello allo spettacolo che i due Black Opal stavano dando sull'osservatorio astronomico per un solo spettatore: Mushu, il suo bellissimo gatto nero che andava sempre più innervosendosi -come la sua padrona- man mano che Blake faceva Blake. «Sopracciunga? E che è, una nuova specie di pesce?» Lo derise per quel piccolo momento di dislessia che finì con il vanificare le minacce, dandole la spinta per spiegare, ancora una volta, perché sarebbe stato solo un sollievo per lei. «Sono sopravvissuta ad un mese di torture per colpa di quei fanatici. Un mese, Blake. Un mese dove il cibo era un lusso, l'acqua utopia e per te c'era solo il dolore e la tortura. Solo quello.» Ancora oggi aveva non pochi problemi a passare vicino a lago o a sollevare persino lo sguardo verso quella foresta teatro degli orrori. «Ottieni sempre quello che vuoi perché le persone, fino ad ora, te l'hanno permesso. Vedi... potrai anche credere di avere il coltello dalla parte del manico perché vuoi procurarmi una morte lenta e dolorosa, ma dimentichi una cosa: io-non-sento-più-niente!» Un tono piatto, calmo, fin troppo gelido per una ragazzina di soli diciottanni che era stata già pesantemente sottoposta alle difficoltà della vita senza che Barnes iniziasse a giocare ad una divinità che mai sarebbe stata. In quei mesi in cui non c'era stata era stato fin troppo idolatrato e forse la Lynch cadeva proprio a fagiolo per lui, riportandolo con i piedi per terra a suon di schiaffi e parole taglienti. «Ma scrollati di dosso il tuo ego del cazzo, Blake. Potrai anche cagare soldi, potrai anche comprarti tutto, ma sei arido, prepotente e di una bassezza unica. Potrai anche sederti sul più grande e maestoso dei troni, ma ricorda... sarai pur sempre seduto sul tuo culo.» Ormai si fronteggiavano, quasi a mancar poco che davvero prendessero la bacchetta per darsi ad un duello proprio lì. E, se fosse stata un'altra persona, lei l'avrebbe pure fatto ma lasciò che il suo lato razionale, freddo e calcolatore prendesse sempre più spazio. «Sei bravissimo a dar fiato alla bocca, il problema è che dovrebbero tappartela per impedirti di dire cazzate.» E non ci sarebbe sempre stata la Clarke a farlo per tutti. Quella ragazzina non solo aveva subito il più ripugnante degli atti che una persona potesse fare ad un'altra, ma doveva anche subirsi quel vulcano di Barnes e la sua territorialità asfissiante. «Detto da te è un complimento.» E a ben vedere, visto che se lei era stupida Barnes era inqualificabile. Lo lasciò parlare imponendosi di non bloccarlo ogni due per tre per dirgliene quattro e lasciando che la sua mimica facciale facesse il resto, insieme al suo linguaggio del corpo in posizione più d'attacco che di ascolto. Fremeva dentro, di rabbia, man mano che lui diceva cose che per lei erano scontate. Se non era andata da lui è perché proprio non era nella sua natura andare a bussare alle porte per chiedere aiuto, se non con Lucas ma quella era un'altra storia. «Ancora una volta metti te davanti ad un problema che non è tuo. Non è che se non sono venuta a parlarne con te, a sfogarmi con te... la nostra amicizia non contava nulla per me. Dannazione Blake, vuoi capire che per una volta non sei tu ad essere al centro del mondo?» E no, non aveva scelto per lui ma per se stessa seppur significava "meritarsi" tutto quelle che le stava succedendo nel lato relazionale. E in quel garbuglio c'erano proprio i nomi che Blake tirò fuori dal suo cilindro, dandole conferma di come avesse ferito profondamente Jones, che Jesse -così come lei- avevano finito con il sottostare a condividere Joshua pur di averlo vicino e che proprio l'ametrino aveva preferito tagliare la corda, anche se forse più per motivi di salute che nel prendere una vera e propria posizione tra i due Prefetti opalini. «Mi fa sorridere che hai pensato subito a me e non a qualche altra ragazza.» Lo disse a bassa voce, così tanto che non l'avrebbe potuta ascoltare nonostante la vicinanza dopo lo schiaffo che lei gli aveva dato. «Non è mettendo mano alla bacchetta o ai pugni che dimostri di essere per la parità tra i sessi. Pensa a come tratti la Clarke piuttosto. Lei è una persona, non un sacco di patate da bistrattare a tuo piacimento. Non è che se le stai con il fiato sul collo, le fai paranoie su qualsiasi ragazzo si fermi a parlare con lei o si azzarda solo a guardarla, che manterrai il suo amore.» Sollevò per un'ultima volta lo sguardo carico di odio. «Se continui così finirai con il perderla e sarai solo, proprio come me.» E lo superò decisa, con Mushu che soffiò un paio di volte in direzione dell'incendiario prima di seguirla giù per le scale.❝I once had a best friend who's now a stranger❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf.