Nuove conoscenze

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    Smaug Daingus | BLACK OPAL I anno
    I passi si muovono lentamente sopra il pavimento di marmo della zona, gli occhi scrutatori color ghiaccio si posano in ogni posto o oggetto che per lui ha una parvenza interessante. Settembre si sta inoltrando e non molto da parte dell’ungherese è stato visto nei giorni scorsi, quasi nulla, in veritas ha praticamente oziato e studiato per tutto il tempo senza avventurarsi troppo ne all’interno delle mura dell’accademia ne all’esterno. Il pomeriggio del sabato gli è sembrato però un buon giorno per non starsene nel dormitorio o in biblioteca e si è deciso con un colpo di spirito a buttarsi nei giardini pensili.
    L’atmosfera è piacevole, il chiarore del pomeriggio inoltrato tende pian piano a sfocarsi in un rossastro cielo anche se ancora si è lontano dal veder scomparire il sole. Il biondo dei capelli lo accompagnano sventolando ad ogni passo, accarezzati dolcemente dal vento, le lunghe ciocche sono tenute da ambo gli orecchi in un precario ordine con le punte arruffate che arrivano arricciate dietro le spalle. Le scarpe nere con lacci altrettanto scuri si muovono guidate da un passo lento e solcano il terreno dirette di un piccolo anfratto poco più avanti. I pantaloni ugualmente scuri sono corciati nel tratto finale, sulle cosce sono abbastanza stretti da permettere la visione dei suoi contorni e sulla tasca destra l’immancabile rilievo a forma di bacchetta. Il busto è ugualmente coperto dai colori della sua casa, la camicia rossa aderente infilata dentro le calze, giacchetta e cravatta scure a completare l’abbigliamento, nel complesso i riflessi di nero e rosso dei Black Opal si alternano su di lui.
    Se gli avessero raccontato di quanto fantastica fosse la vista in quella zona avrebbe di certo storto il muso come il suo solito, restio a credere se non toccando con mano, eppure ora si trova lì e causa di tutte le circostanze del momento e della sua spontaneità il suo intercalare non è del il più raffinati <cazzo che figo>. Le braccia si poggiano sulla ringhiera con le iridi che si avventurano a scrutare lo stagno con la diversità di animali che leggermente lo incuriosisce. “Avrei di certo facilità a rimorchiare con questi aiuti” non può far a meno di pensare che il posto appare ai suoi occhi vagamente romantico eppure ora si trova li, solo, non ancora amalgamato al resto degli studenti di Hidenstone ed e la cosa lo rattrista.

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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    Le fasi del lutto sono principalmente cinque: negazione, quando si tende a rinnegare la perdita; rabbia, con il senso di ingiustizia che porta o alla richiesta di aiuto o alla chiusura in sé; patteggiamento, la speranza irrazionale di riportare in vita la persona cara in cambio di rinunce o buone azioni; depressione, quando tutto è nero, vuoto, inconsolabile; accettazione, riprendere le redini della propria vita solo dopo aver abbracciato il dolore.
    Elisabeth Lynch aveva già sperimentato quella della negazione, corrispondente alla colossale sbronza che aveva preso il giorno in cui Glynnis si era spenta in un ultimo respiro sereno e che aveva superato nel giardino di casa Jones, stretta tra le braccia di Lucas. La fase della rabbia, invece, era stata innescata al molo di Yggdrasil il primo settembre, quando aveva rivisto i suoi amici -o i suoi ex amici- dopo i mesi di silenzio stampa in cui si era trincerata. Una fase quella della rabbia che si intervallava con la depressione, saltando a piè pari quella della negoziazione perché troppo razionale nel poter sperare di poter riportare in vita sua madre -o suo padre- con il solo effimero ricatto basato su promesse che avrebbe sì potuto mantenere ma che non avrebbero fatto altro che alimentare una speranza vana.
    Quel sabato pomeriggio era uno dei suoi giorni down, dove neanche il suo allenamento mattutino era riuscito a scacciare i pensieri tristi che la travolgevano quando non sapeva più come impegnare il tempo. Non poteva mandare messaggi, come le volte precedenti, a Lucas con il timore di beccarlo in giusti atteggiamenti intimi con la sua nuova fidanzatina ametrina perfetta. Non aveva ancora chiarito con Blake e sapeva che ci sarebbe voluta una giornata da Rocky per affrontare l’ego narcisistico di Barnes junior. Joshua, a quanto aveva appreso, si era trasferito senza dire nulla né a lei né all’altro ragazzo con cui aveva dato vita ad un sordido triangolo amoroso che aveva lasciato solo macerie, incomprensioni ed odio. I compiti? Poco ci mancava che li completasse prima ancora che venissero assegnati. Per cui starsene sul letto a fissare il soffitto stava diventando davvero fin troppo logorante, senza contare il rischio di ritrovarsi sommersa dall’euforia e gioia di vivere di Gyll, davvero fin troppo fastidiosa per lei. Dopo una doccia veloce prese un paio di jeans, un maglioncino beige scuro di cotone, ma intrecciato come fosse uno di lana pesante, ai piedi un paio di sneakers da tennis in tela dello stesso colore del maglioncino. Almeno, per quanto tristi, erano meglio del total black cui era affezionata. La passeggiata, con l’intento di perdersi nei meandri del castello, la condusse dritto dritto ai giardini pensili tra le torri, luogo rinomato per la pace e la bellezza senza tempo. Lì, illuminato dalle tinte rosate del tramonto c’era l’Opale che aveva imparato ad apprezzare durante la lezione speciale di magitech che aveva unito primo e secondo anno e che si era lasciato andare ad un commento che non poteva far altro che condividere. «Decisamente sì.» Avanzò fino a raggiungerlo, osservando pigra le oche. «Se hai qualcosa da mangiare ti conviene condividerlo con loro. Sono un tantino permalosette.» Consigliò appoggiando i gomiti sulla ringhiera, artigliandovi poi le dita e piegando la schiena fino a che le spalle non fossero state in alto e parallele alla struttura su cui si sorreggeva.
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    Smaug Daingus | BLACK OPAL I anno


    Frequentare le lezioni è appagante solo nel periodo di esami, imparare cose nuove gli viene automatico da sempre, leggere e studiare sono cose decisamente troppo facili per lui ma la pratica lo mette in difficoltà, in realtà tutto ciò che riguarda un minimo di manualità lo rende nervoso, se non quando aiutato dalla sua preziosa bacchetta che gli facilita di molto tutto il lavoro e la mal riuscita di questo lo rende dannatamente nervoso e frustrato.
    Il posto trovato nella nuova scuola è incantevole, quella vista di quasi tramonto lo invoglia a restare appollaiato con i gomiti sul ferro della ringhiera con l'intento di liberare la mente e perdersi oltre i contorni visibili. La scuola è molto più impegnativa di quel che pensasse al suo arrivo, sui libri molto c’è scritto a proposito dell’accademia ma non che i corsi fossero così dannatamente difficili, prendersi un attimo di riposo è quel che ci vuole per non finire al sesto piano.
    Percepisce solo pochi rumori intorno a sé, tutti molto circostanziali e piacevoli, versi di animali innocenti, l’ululato del vento, il fruscio delle piante ma, con le orecchie ben tese, avverte anche dei passi in avvicinamento “speriamo che sia un Opal”. È assolutamente pigro nel voltarsi in questo frangente e ascoltando la direzione dei passi desiste totalmente dal farlo. La voce che sente gli appare familiare e stranamente piacevole e decide di girarsi solo infine, avvertendola praticamente al suo fianco.
    Ne consegue un movimento degli occhi atto a squadrarla, decisamente troppo affondo, intuisce che potrebbe essere un intrattenimento molto piacevole da avere, se non altro lo spera. < Sei Elisabeth giusto?> in realtà è sicuro di chi lei è ma chiede tanto per buttare giù un primo accenno di conversazione. Gli occhi glaciali dell’ungherese indugiano ancora su di lei, spostandoli dalla punta dei capelli alle caviglie molto lentamente, indagativo e pensieroso. Le labbra tornano a muoversi dato che il tempo che si è preso nel guardala ha occupato un lasso temporale decisamente lungo e probabilmente imbarazzante <non ho niente con me ora da dargli…> risponde pacato facendo spallucce <ma fosse per me avrei bevuto qualcosa volentieri> nel dirlo torna a girarsi verso l’orizzonte e lascia di lato l’opale, immagina che la sua mezza richiesta è probabilmente impossibile da eseguire.
    <sono qui da diversi giorni...> sbuffa con aria annoiata mentre il naso si tira verso l’alto arricciandosi buffamente <ma ancora non riesco a capire com’è il regolamento...> scuote il capo come per sminuirsi <non ho neanche capito quando devo portare queste divise> la mano si avvinghia alla giacchetta strattonandola per mettere in mostra i colori indossati e incrociando di nuovo con gli occhi la totalità del vestiario femminile; in tutto ciò si distacca dalla ringhiera e scivola di lato, finendo di poco più vicino all’altra e toccando di nuovo furtivo il freddo ferro con entrambe le mani.
    La vista di quel panorama e quello scorcio di colori lo fa stare internamente tranquillo e riposato, la compagnia emotivo e euforico contrapponendo tutto all'interno della sua anima in maniera altalenante e piacevole. <comunque…> riprende a dire tranquillo <in classe non ti ho voluto infastidire ma devo dire che mi sei sembrata decisamente migliore di tutti gli altri, probabilmente non al mio livello…> ovviamente <ma decisamente lì vicino.> sorride appena, incurvando di poco gli angoli delle labbra verso l’alto.
    Un brillio gli fa capolinea nelle mente e si erge nella sua massima statura, busto dritto e piedi ben piantati, una dolce torsione verso l'interlocutrice e si prepara con le buone maniere, quale è stato educato a non farsi mancare <sono Smaug, è davvero un piacere conoscerti… non ho avuto molto tempo libero in questi primi giorni e quindi non sono riuscito a conoscere gente, anzi a dir la verità l’unico con cui ho scambiato qualche parola più a lungo mi è sembrato strano e un fanatico di abbracci> si acciglia leggermente, l’ungherese è da sempre fortemente voglioso di farsi conoscere e farsi voler bene, ad Hogwarts è stato tutto più semplice, dopotutto erano bambini, qui si stava rivelando complesso e intuisce che questa potrebbe essere una buona occasione per gettare delle buone basi e sempre meglio con gli Opali che con altri.


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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    Cogliere di sorpresa un Black Opal è piuttosto difficile e la matricola rossonera ne era un perfetto esempio. Non si dimostrò sorpreso, anzi con estrema lentezza voltò lo sguardo nella sua direzione solo quando si portò al suo fianco, indugiando un po' troppo -per i suoi gusti- sulla sua figura. Azione che la Lynch accolse con una decisa alzata di sopracciglia come a voler comunicare «Davvero? Anche tu come Aidan?» Odiava quando le persone si soffermavano sul suo aspetto fisico, attraente non solo per via della genetica ma anche per il duro lavoro cui sottoponeva il suo corpo, quasi rifiutandosi di cercar di capire cosa si nascondesse sotto quell'involucro carino all'apparenza. Forse era per quello, che con gli anni, aveva sviluppato un carattere forte, acido, ironico e maledettamente diretto risultando avversa ed indigesta alla maggior parte degli studenti e non solo. «Sì.» Una sillaba lapidaria giusto a confermare qualcosa che fosse ovvio dato che aveva sentito più volte lo sguardo dell'opalino su di sé alla lezione di Magitech. «Finita la radiografia? No, dimmi se ho qualcosa che non va così mi risparmio l'andata al San Mungo.» Continuò sullo stesso andazzo quando l'altro proprio non ne voleva sapere di guardarla dritta nelle palle degli occhi, preferendo capire se effettivamente il suo culo fosse così sodo o se era solo l'effetto degli skinny jeans che indossava.
    «E allora meglio spostarsi da qui.» Il commento sul bere lo lasciò direttamente cadere dato che dopo la disavventura del 21 agosto che l'aveva quasi fatta affogare nella piscina di Jones aveva deciso di andarci cauta con tutto ciò che contenesse dell'alcol. Anche perché introdurre delle sostanze illegali nell'accademia non era proprio cosa per lei. E, a proposito di regole, il nuovo arrivato sembrava un po' smarrito dato che anche nel giorno in cui era permesso di indossare abiti civili avesse preferito optare per la divisa. «Non riesci a comprenderlo o non l'hai letto attentamente? Puoi trovare una copia del regolamento affisso nella bacheca della Sala Comune e lì troverai scritto che la divisa puoi lasciarla nell'armadio -o nella tua cassapanca- per l'intero weekend.» Poco mancava che arrivasse a chiedere se esistesse una zona lavanderia, dato che erano gli Elfi Domestici ad occuparsi della cura dei dormitori e delle vesti di chi li occupava.
    Che il ragazzino stesse iniziando a perdere punti -oltre che colpi- guadagnati con il suo intervento a lezione? Probabile, dato che le parole successive non fecero altro che cadere le braccia all'opale, anche se la reazione effettiva fu una lunga ed ironica risata in direzione del biondo. «Il tuo livello? Vola basso biondino, ne hai ancora di strada da fare per raggiungere il mio di livello.» Mai, mai dire ad un Black Opal di essere meglio di lui. E doveva anche ringraziare il fatto di non aver messo mano alla sua bacchetta -e solo perché i duelli erano ammessi solo all'arena previa iscrizione- per fargli saggiare direttamente di cos'era capace. «Probabilmente era un Ametrin, forse Erik?» Del trio Foster-Barnes-Lighthouse il primo era quello che più si concedeva a dimostrazioni pubbliche di affetto in chiarissimo spirito tassorosso. «Con il tempo conoscerai così tante persone che rimpiangerai i tempi in cui potevi vagare tranquillamente per il castello senza rotture alcune.» Nel mentre l'ex Prefetta si era spostata più verso l'interno, lontana dal piccolo stagno.
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    Smaug Daingus | BLACK OPAL I anno

    Non è mai stato il suo forte far buona impressione sui suoi pari e coetanei, cosa che fortunatamente non si estende anche alle persone di una certa importanza su cui è impeccabile, dopotutto è alla ricerca di donne facili proprio per la sua assoluta incapacità di fare colpo. Tuttavia, passata quella fase di nuova conoscenza mista a imbarazzo della presentazione, qualcuno potrebbe trovare l'ungherese quasi piacevole. Purtroppo per lui il momento peggiore è proprio questo e se sotto pressione gli capita spesso di dare il peggio di se.
    Incrocia lo sguardo amaro della ragazza, ne osserva le sopracciglia femminili alzarsi non proprio con aria soddisfatta, non regge lo sguardo, inquieto e si volta nell’immediato vago. Nella maggior parte dei casi le sue intuizioni sono assolutamente perfette, scolasticamente parlando, l’intelligenza che supera la media lo aiuta in questo, ma nelle relazioni umane deve impegnarsi particolarmente solo per non apparire come strano e a quanto pare pesare bene le parole. «Cosa?» tenta di fare il vago alzando quanto prima possibile il suo sguardo che probabilmente ha toccato zone non adatte ai minori «Sei davvero carina, complimenti» un garbato complimento potrebbe giovare in situazioni non troppo disperate stando ben attento a non calcare troppo la mano, sempre ammesso che di donne ci capisse vagamente qualcosa e, dai primi secondi di dialogo con l’altro sesso, questo sembrerebbe largamente escluso; l’unica conquista di quest’oggi è quella di non aver ricevuto due sonore “pizze” in faccia. Alla richiesta di cambiare zona gli esce spontaneo solo un singolo accenno verticale del viso dato che le parole gli si strozzano in gola dal nervosismo creatosi e deglutisce rumorosamente per eliminare eccessi di saliva, cercando di ripristinare l’ordine interno della bocca.
    «Certo che riesco a comprenderlo…» risponde di getto stizzito «ma la parte del free clothing il weekend a quanto pare mi è sfuggita da sotto gli occhi...» estende il dialogo su questo per stemperare gli animi e sciogliersi leggermente «comunque non mi piace troppo vestirmi con abiti da Babbano, l’ho fatto per tutta l’estate e per ora sto a mio agio così » mezzo passetto indietro per lasciarsi ammirare nei colori opalini che tutto sommato sembrano donargli.
    Sa bene che il suo sentirsi superiore rispetto alla media e ostentare ciò senza alcun timore non è un bel modo per presentarsi anche se non riesce a far a meno di renderlo palese «Probabilmente se sei un Opal sei già migliore di tanti altri qui dentro, il tuo modo di ragionare in classe me lo ha dimostrato solo che...» il collo si inclina verso l'alto e le iridi si perdono nel cielo deciso a non farsi guardare «dubito tu lo sia più di me» ancor fermo nella sua posizione rotea semplicemente gli occhi nel tentativo di lanciargli un'occhiata furtiva come se stesse attendendo una qualsiasi reazione tragica «è un complimento questo è...» inutile maldestro tentativo di non farsi odiare più del dovuto.
    «Si esatto era proprio lui » o Erik è una celebrità in quella scuola, avente qualche speciale abilità di cui Smaug non si è minimamente accorto o molto più probabilmente i due hanno avuto almeno qualche vago incontro e dal suo punto di vista ne vale la pena di approfondire. «Dimmi, che te ne pare di lui?» comincia così, random, tanto per avere un parere su chi è meglio o peggio di avvicinare anche se i canoni di persona interessante non sono quelli classici per lui, infatti ha trovato di gran lunga interessante Ensor. Meccanicamente i passi dell’ungherese inseguono cautamente Liz, avanzando piano e lasciandosi guidare «Non mi dispiace avere rotture, soprattutto se a darle sei tu» con ogni probabilità è ricaduto in un altro errore di abbordaggio.

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    Elisabeth Lynch
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    Diverse erano le tipologie di ragazzi: i timidi, che erano più avvezzi nel fissarsi la punta logora delle scarpe; i sarchiaponi, quelli che pur sventolandogliela amabilmente sotto il naso non si accorgono di nulla; i sicuri di sé, dove anche il più terribile dei peti era opera sua; i morti di figa, quelli che sbavavano dietro ogni singola gonnella con la speranza di ottenere qualcosa finendo con il rimediare solo l'ennesimo incontro con Federica, la mano amica. E l'opale davanti a lei cos'era? Probabilmente un ibrido tra i sicuri di sé ed il morto di figa, in ogni caso una persona capace di farle saltare i nervi con una facilità disarmante. Anche perché mai fingere di fare il finto tonto con una come lei. «Vorrei essere più quella dal bel cervello che "carina" per le tue parti basse.» Uno sguardo di sufficienza, scrollando la chioma dalle spalle, in un chiaro atteggiamento di superiorità rispetto al primino. Primino che voleva sembrare uno dei grandi fallendo miseramente già alla semplice lettura di un regolamento scolastico che ti perseguiva ovunque andassi. Andiamo, come non si poteva vedere quando, effettivamente, potevano smettere di indossare quella divisa così omologante e dare estro a quegli abiti che altrimenti avrebbero fatto la muffa nell'armadio con ancora il cartellino attaccato. «Puoi sempre optare per una veste da cerimonia con pizzo. Fa così tanto ottocento che dovrebbe andarti bene.» Inutile dire che lei adorava i vestiti babbani proprio per la loro praticità, una moda che era stata accettata persino dalla comunità magica facendola propria e rivisitandola. «Ma... contento tu.» Squadrandolo sì anche lei quando si mise in mostra ma con un'espressione di leggero disgusto pur di non dargliela vinta, da perfetta orgogliosa e testarda qual era soprattutto quando si toccava il suo ego. Ma chi era quello sbarbatello per ergersi a best studente di tutta Hidenstone e del mondo intero? «Flydown, matricola. Non ho bisogno dei tuoi complimenti e, soprattutto, inizia a ridimensionarti o la vivrai davvero male qui.» Era fermamente convinta che se il ragazzino avesse continuato su quella strada non sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno decidesse di sfidarlo a duello giusto per cancellargli quel sorrisetto dal viso pulito da bravo ragazzo. «Che serpe!» Pensò, spostando poi l'argomento verso sponde più tranquille come quella di identificare Erik come dispensatore di abbracci. Non era rimasta affatto sorpresa di aver indovinato dato che il Prefetto giallo-viola incarnava perfettamente lo spirito dei tassi e degli ametrini. «Ottimo prefetto, un po' espansivo per i miei gusti ma... mi ha salvato la vita quindi non posso che ringraziarlo.» Magari Smaug era incosciente di quanto fosse accaduto lo scorso Halloween, di come una banda di esaltati avesse deciso di rapire lei ed altre tre ragazze per far risorgere una druida e ristabilire l'ordine. Quale non era stato dato saperlo. «Andiamo, non mi dire che sei uno di quelli masochisti! Le mie attenzioni non sono così facili da gestire.» Lo punzecchiò, ridendo e mostrando il piccolo diastema tra gli incisivi. «Faresti meglio a stare lontano da me.»
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    Smaug Daingus | BLACK OPAL I anno

    Sicuramente i primi approcci non sono semplici in nessun contesto e forma, decisamente fuori portata dalla sua persona eppure non ci vuole un genio per capire che le poche battute scambiate tra i due Opal stanno pian piano degenerando anche per i già bassi standard dell’ungherese che tutto vuole tranne che farsi nemici interni alla sua casata. «Guarda che mi hai decisamente frainteso...» cerca di stemperare una situazione drammatica «sei bella si, è innegabile ma non ti ho fatto nessuna proposta sconcia ed oscena» puntualizza deciso dato che a questo punto tanto valeva averla fatta. Talvolta gli adolescenti capivano più da uno sguardo che da mille parole ed a quanto pare indugiare troppo sul corpo femminile può rivelarsi davvero un punto ostile e fastidioso, se non altro da ciò Smaug può trarne altre informazioni da incamerare visto che involontariamente cerca di trarre uno studio da ogni situazione. Osserva solo per un’istante i capelli altrui scuotersi e tenta come può di ignorare lo sguardo di sufficienza ricevuto andando di conto suo a combatterlo roteando gli occhi e alzandoli al cielo spazientito «era un semplice complimento, ignoralo se preferisci o cerca di prenderlo con leggerezza se proprio non puoi farne a meno» la risposta arriva pacata e tiepida tornando a guardarla solo un istante per coglierne l'umore.
    Di moda non ne ha mai capito poi molto l’ungherese, mettersi addosso il vestiario accademico gli è molto utile dato che toglie totalmente l’incombenza di scegliere qualcosa di adatto e che di certo non ha voglia di fare, eppure con Elisabeth sembra aver sbagliato anche questo «Perché in che anno siamo?» una smorfia del viso che si contrae in maniera anomala, disturbata «non mi dire che è finito l’ottocento…» quando si è presi di mira gli è stato detto che cavalcare l’onda potrebbe risultare più utile di continuare a scontrarsi fino alla stregua, tanto vale fare un tentativo. «Immagino tu sia una ragazza di spicco ed emancipata, nessuno ha bisogno dei miei complimenti figurati tu: un Opal...» e questo gli è dannatamente chiaro «Sono stato uno dei migliori a lezione come hai potuto notare quindi inutile ridimensionarsi ma potrei far finta di nulla e sorvolare a piedi pari sulla questione» che gli altri non volessero farsi dire di quanto lui fosse migliore di loro? Probabile; riuscire a farlo? Improbabile. Nonostante quanto sta succedendo in aiuto gli va un nuovo argomento e cambiare discorso in momenti così imbarazzanti e penosi è come trovare una galea colma di spezie per una nave pirata: ossigeno puro! «In che senso ti ha salvato la vita?» la mente già si è distaccata con gli occhi divenuti inespressivi in un viaggio semi-mistico intento ad immaginarsi mille scenari di improbabili morti «Cosa ti è capitato?» ormai tornato alla normalità e tirando le orecchie in avanti per poterla ascoltare al meglio sperando sia più esaustiva e accomodante possibile sia per saziare in parte la sua voglia di avventura, sia per farla pensare ad altro.
    «Tutti vogliono attenzioni, non per forza come le intendi tu comunque» sfrontato seppur innocuo, a questo ci crede davvero, se fosse già impegnata? Una buona amicizia o anche una discreta conoscenza come inizio va più che bene, meglio di farsi nemici ovviamente.«Sei Opal, non posso e non voglio starti alla larga, forse possiamo semplicemente trovare una via di incontro...» propone, non proprio convinto anche se l’unico punto in comune gli appare lampante « che te ne pare di Hidenstone?».
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    Che non esistessero filtri che addolcissero quello che pensava era ormai una cosa risaputa, soprattutto per chi viveva di gossip o aveva avuto la sfortuna di averci a che fare in qualche modo. Se lei era arrivata ad essere diretta con riferimenti ai genitali il motivo era da ricercarsi proprio nel linguaggio del corpo del Black Opal e dallo sguardo lungo con cui le aveva praticamente fatto una tc. «Però poteva almeno dirmi se il fegato fosse okay...» Un pensiero prima di aggredirlo nuovamente nel perfetto stile verdeargento. «Oh, ma nella tua testa sì.» Chissà, magari avrebbe fatto un filmino degno di magicporn hub, anche se non voleva riporci troppa speranza visto il complimento banalotto che le aveva rivolto. «Ovvio che lo ignoro, viene da te.» Rispose piccata, finendo poi con lo spostarsi nell'affondare nuovamente gli artigli quando la conversazione finì col vertere sulla moda. Almeno quello sembrò tirar fuori una parvenza di sarcasmo dalla chioma lunga del biondo, facendo comunque sorridere ironicamente l'opalina. «A quanto pare per tutti ma non per te.» Ma l'atteggiamento supponente e strafottente di Smaug sembrarono mettere a dura prova i nervi saldi e la scarsa pazienza di Elisabeth, dato che, ancora una volta, la costrinse a salire in cattedra mostrando quanto fosse competitiva ed ambiziosa. «Sai qual è la differenza tra me e te? Che tu sei tra i migliori, mentre io sono la migliore!» Magari così la matricola avrebbe capito come andava il mondo e soprattutto che quel discorso, seguito dal suo ego eccessivo, finissero con l'essere sotterrati una volta e per sempre, decretandone un solo vincitore in quel battibecco: lei. Lei la regina dei triangoli, santa patrona dei diti in culo, colei che aveva fatto dell'acidità la sua firma e che era stata rapita da un branco di pazzi esaltati che aveva voluto riportare in vita una druida visionaria sulla sua pelle e quella di altre tre studentesse. «Per fartela breve... sono stata prigioniera per un mese. Sai, un po' di torture qua e là, nessuno che ci cercava e tanto buio perché sia mai potessimo avere del senso dell'orientamento in quella grotta.» Aveva imparato che col sarcasmo, almeno in parte, riusciva ad esorcizzare quei lenti e lunghissimi giorni di prigionia, dove aveva sperimentato il senso della fama e della sete, il dolore del fuoco sulla sua pelle e la speranza farsi sempre più fievole di riuscire ad uscire viva da lì. Che poi viva dalla grotta c'era pure uscita ma solo per finire in una cassa prima e in una struttura di cristallo poi. Struttura che venne infranta a colpi di incantesimi da ben tre Ametrini. «Sì, Erik, insieme ad altri due Ametrin, mi ha salvata. C'erano anche gli altri studenti ma... loro tre mi hanno liberata.» Un senso di riconoscimento che mai sarebbe venuto meno, neanche ora che sembrava voler odiare tutto e tutti. «Ma ormai fa parte del passato, bisogna guardare oltre.» E quanto lei avrebbe dovuto imparare a farlo visto che si lasciava ancora stringere dalla morsa di un futuro che però era rimasto sigillato nel passato.
    «Andiamo, Smaug... non esistono solo le attenzioni indesiderate sessualmente. Non mi cadere su questa buccia di banana o dovrei davvero pensare che sotto sotto sei un Ametrino anche tu.» Scrollò le spalle poi nel sentire che in un modo o nell'altro erano comunque legati dai colori che proprio lui indossava anche in un giorno divisa-free. Non sapeva se prenderla come maledizione piuttosto che una possibilità effettiva di trovare un alleato tra i suoi stessi concasati. «Fammi sapere se la trovi, questa via di incontro. Cercherò di farmi trovare proprio lì.» Come no, lei non era una che attendeva quanto piuttosto una che agiva sulla base dell'istinto. «Beh il castello non è male. Almeno non è solo antico, visto che qualcosina di tecnologico è arrivata persino su quest'isola. Invece, se parli dei professori... come hai potuto vedere in queste settimane sono tutti abbastanza in gamba, anche se al momento non ti saprei proprio dire chi sia il mio preferito o quello che meno mi piace.» Una risposta abbastanza diplomatica dato che lei un'idea, sul corpo docente, se l'era fatta. Ma di certo non voleva influenzare e manipolare un altro Opale che doveva ancora scoprire tanto delle bellezze che il luogo avrebbe potuto offrire. «Beh, io ti saluto. Non ho alcuna intenzione di passare l'intera parte del giorno qui. Ci vediamo in sala comune.» E con un cenno del capo -mica sprecava un movimento della mano per nulla- si sarebbe accomiatata dal giovane per proseguire il suo cammino.
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