Pace

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    Ayla Holmes
    Dioptase | 17 anni

    Ayla non ricordava da quanto tempo stava correndo, pochi minuti forse, o pochi secondi, ma le sembravano un’eternità.
    Alle sue spalle, tre ragazzi poco più grandi la seguivano. Ormai c’era abituata, era così tutti gli anni, non solo ad Hidenstone ma fin da quando era piccola. Era il prezzo da pagare quando si era come lei.
    Sapeva di essersi ripromessa di non farsi più mettere i piedi in testa, ma era più forte di lei, non ce la faceva a reagire, in parte perché non voleva passare dalla parte del torto e in parte perché non voleva avere problemi con nessuno. Aveva cercato di ignorare i tre bulletti, senza rispondere loro e cercando di proseguire per la sua strada ma non era servito, li aveva solo resi più nervosi.
    Spaventata, si era ritrovata così a correre verso i giardini.
    Il bello di essere piccoli era quello di essere anche veloci e agili, soprattutto se si era abituati a scappare da dei bulletti presuntuosi, così, una volta arrivata a destinazione, ad Ayla sembrò di averli seminati. Rimase nascosta ancora per qualche istante ma, non sentendo nessuno, si rilassò.
    Aveva un polso leggermente indolenzito e le sembrava stesse iniziando a gonfiarsi e le mani, laddove avevano stretto forte il libro che portava con se, avevano dei segni ma cercò di coprire il polso con la manica e andò a sedersi in un angolo, tranquilla, leggermente nascosta, con il suo libro, pergamena e penna e calamaio per rispondere ad una lettera di suo fratello e di sua madre, cercando di evitare di parlare dell’esperienza appena passata, scrivendo che andava tutto bene, sia i rapporti con gli amici che le lezioni, e che si sarebbe sforzata per migliorare sempre di più nello studio e nei rapporti con i compagni. Belle, il suo barbagianni, era restia a lasciarla da sola dopo ciò che era appena successo, e se il gufo non aveva cavato gli occhi a quei ragazzini era solo perché sapeva che la padroncina non avrebbe approvato e sarebbe finita nei guai, ma alla fine si decise e a volare via con la lettera tra gli artigli. Ayla tornò così al suo libro e alla pace e alla tranquillità di quella zona del giardino.

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    UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
    «Dove diavolo si è cacciata quella ragazzina?!» - tre ragazzi stavano sicuramente cercando qualcuno, quando uno di questi, girandosi aveva scontrato Lucas.
    L'ametrino sollevò lo sguardo, cacciando fuori quel fumo bianco della sigaretta, investendo il volto del ragazzo del quarto anno «Che vuoi, Jones? Vuoi prenderle?» - Lucas socchiuse gli occhi sospirando annoiato, quindi calò il tubicino di catrame e riaprì gli occhi «Certo, prima o dopo che dica ai tuoi amici che porti le mutande con i cuoricini?» - i due ragazzi che erano con il teppistello, guardarono quest'ultimo per poi scoppiare a ridere.
    Il bulletto divenne rosso di rabbia e sbattè un piede a terra «Io ti... io ti ... io ti ammazzo Jones. Andiamo! Quella stronzetta dovrà tornare per cena, la incontreremo allora.» - quindi come due cagnolini, seguirono il padrone, dando una spallata ciascuno a Lucas, che rimase immobile e fastidiato.
    Quei tre erano dei teppistelli con cui aveva avuto già a che fare, ma adesso non era più il primino che prendeva pugni. Aveva i suoi assi nella manica e quell'anno aveva promesso di non fare a botte con nessuno a scuola.
    Proseguì lungo il vialetto del giardino, quindi avrebbe svoltato per raggiungere l'angolo di pace che lui spesso utilizzava per scrivere il suo romanzo.
    Quando arrivò lì, quasi sussultò nel notare che fosse occupato.
    «Hm?» - mugugnò appena, quindi notando la ragazzina, fece due più due e si guardò attorno «Non dovresti star sola qui in giro, lo sai?» - domandò con un tono di voce caldo, mentre tirava su una boccata della sua sigaretta. Guardò poi in direzione del barbagianni «E non vale come compagnia.» - disse indicando l'animale.
    Quindi poi allungò la mano in sua direzione e «Lucas» - disse semplicemente, evitando il suo cognome com'era solito fare, per non incappare in conoscenze indesiderate «Quei ragazzi stavano cercando te?» - domandò facendo cenno con il capo, dietro di lui.
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    Ayla Holmes
    Dioptase | 17 anni

    Ayla non si aspettava di trovare compagnia, era immersa in quel mondo di pace e silenzio, e avrebbe voluto non finisse mai. Erano quei momenti in cui si estraniava dal mondo e da tutto ciò che aveva attorno, dalle proprie ansie e preoccupazioni e dai propri problemi.
    A strapparla via da quel suo momento di pace assoluta fu Lucas, Lucas Jughed Jones, altrimenti detto l’ingrato ragazzino che non aveva neanche ringraziato Ayla quando lei aveva cercato di soccorrerlo, sulla nave che portava ad Hidenstone, dopo che lui era stato schiantato da una misteriosa ragazzina di nome Phoebe. Ma Ayla, benché ci fosse rimasta un po’ male quella volta, non era il tipo da rinfacciare o portare rancore. Dopotutto Lucas ai tempi era troppo occupato a difendere la sua ragazza, anche se Ayla non aveva capito se fosse Elisabeth o Emma, o tutte e due... in fondo chi era lei per giudicare? Di certo non si aspettava che nessuno in quella cabina si sarebbe preoccupato per lei, che di solito sembrava completamente invisibile.
    Non dovresti star sola qui in giro, lo sai?
    Ayla si riscosse dai propri pensieri, sussultando, temendo inizialmente che quei bulletti l’avessero ritrovata, invece no. Si trattava solo di Lucas. Chiuse il libro che stava leggendo, alzandosi e stringendolo tra le braccia. Ad Ayla Lucas non era mai sembrato un bulletto da quattro soldi, ma non lo conosceva neanche abbastanza bene da dire che non lo fosse, quindi per un momento si preoccupò e rimase ferma ad osservarlo sperando non intendesse farle del male.
    E non vale come compagnia. Lo vide indicare Belle e per un momento accennò un sorriso, rilassandosi. Non sembrava fosse lì per darle fastidio.
    A volte tengono più compagnia loro di qualunque essere umano... Ayla accarezzò il proprio barbagianni, che chiuse gli occhi godendosi le coccole per poi però tornare a guardare il ragazzo, volendosi assicurare che non facesse qualcosa di sbagliato.
    Ayla guardò stupida il ragazzo porgerle la mano per presentarsi. Allora davvero non si era mai accorto della sua esistenza fino ad allora? Beh, non ci rimase troppo male, c’era abituata.
    Si, lo so come ti chiami... Lucas Jughed Jones, giusto? Sono Ayla... Ayla Holmes... eravamo in cabina insieme sulla Drakkar e... l’anno scorso abbiamo fatto diverse lezioni insieme...
    Si zittì subito. Beh... non che io sia proprio la prima persona che si nota all’interno di una stanza...
    Quei ragazzi stavano cercando te?
    Oh, ehm... si... sono venuta qui per nascondermi... ma, se ti da fastidio, posso sempre cercare un altro posto!
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    Lucas non aveva programmato compagnia per quella giornata, tuttavia non gli sembrava affatto una cattiva idea restare lì dov'era. I motivi, principalmente, erano due: era tanto affezionato quel posticino riservato dove si rintavanava; il secondo era che avrebbero potuto fare marcia indietro quei bulletti che sembravano cercare Ayla. Non gli sarebbe andata giù l'idea che avrebbe potuto fare qualcosa per lei che non aveva fatto perché aveva girato i tacchi e se n'era andato.
    Quando vide la ragazzina sussultare, quasi si pentí di non aver fatto rumore prima di parlare, così da tentare di non farla spaventare «Scusa, non volevo spaventarti...» - le disse toccandosi appena dietro la nuca, quasi imbarazzato con un sorriso accennato.
    Quello stesso sorriso si addolcí nel vedere il barbagianni godere delle attenzioni della dioptase e poi gli occhi di ghiaccio di Lucas si spostarono sul libro di lei.
    Scosse il capo, come a volersi riprendere da un momento di distrazione, quando sentí la ragazzina parlare «Questo è sicuro... Ma quando certa gente è in giro, dovresti essere in mezzo ad altre persone.» - era certo che non avesse bisogno di specificare a chi si riferisse con la parola gente.
    Sgranò lo sguardo quando si accorse di aver fatto un'altra figuraccia con la ragazzina, non accorgendosi di lei per un intero anno accademico.
    Divenne appena appena rosso in volto, quindi ancora la mano andò a toccare i capelli, mentre lo sguardo si calò verso il basso «Scusami, io non... Diciamo che non sto molto attento a lezione e lo scorso anno non è stato poi così fantastico... Insomma... Tra i M.A.G.O. e altri problemi... » - no, non aveva scusanti. Rialzò gli occhi sul volto della ragazzina e le sorrise dolcemente «Per farmi perdonare, potrei farti compagnia, se ti va. Che ne pensi? Stavi leggendo qualcosa? » - domandò curioso indicando con il mento il libro che la ragazzina stringeva tra le mani.
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    Ayla Holmes
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    «Scusami, io non... Diciamo che non sto molto attento a lezione e lo scorso anno non è stato poi così fantastico... Insomma... Tra i M.A.G.O. e altri problemi... »
    Oh, ma non ti preoccupare! Non voleva essere una critica... non sei l’unico... mi capita molto spesso di non venire notata. Diciamo che un po’ me la cerco, non sono esattamente l’anima della festa o la prima persona che si nota all’interno della classe... ma mi va bene così! Gli sorrise e gli fece cenno di sedersi accanto a lei, per fargli capire che non era né offesa né arrabbiata.
    Quindi guardò il libro che aveva tra le mani: Il gabbiano Jonathan Livingston, di Richard Bach, uno dei suoi autori preferiti.
    L’ho letto un sacco di volte, e nonostante tutto continua a non stancarmi mai... è un libro splendido, te lo consiglio. Jonathan Livingston è uno dei personaggi che più al mondo rappresenta il concetto di anticonformismo, la voglia di essere sé stessi e seguire la propria strada anche a costo di rimanere soli.
    Aveva il libro aperto a pagina 36, su una delle sue parti preferite: quando Jonathan viene esiliato dal suo stormo per non aver voluto smettere di imparare a volare sempre più in alto, e se ne và, ma senza rammarico, perché finalmente libero di poter essere sé stesso senza doversi preoccupare dei pregiudizi della sua gente.
    Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita di un gabbiano. Ma, con l’animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo.
    Quella frase l’aveva aiutata molto durante la sua vita, quando iniziava a soffrire la solitudine per il dover essere diversa, non solo tra i babbani ma anche tra i maghi.
    Mise un segno e mise via il libro, sorridendo, e guardò Lucas. Ma non vorrei annoiarti, capisco che non è un genere che può piacere a molti. A molti non piace neanche tanto leggere...

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