Conoscenze in terrazza

Elisabeth Lynch-Aidan Hargraves

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    AIDAN HARGRAVES
    Dioptase | xx anni
    13 settembre, era già pomeriggio inoltrato. Era lì da quanto? Dal primo di settembre! E in tredici giorni ancora non ha visto nemmeno la metà delle cose di quel posto. E dire che sta facendo lezioni e ogni lezione ha un'aula diversa. Ecco, a parte le aule, la sala grande, la sua sala comune e i dormitori, non ha potuto vedere nient'altro. C'erano così tante cose che si perderebbe. Ma lui non si perdeva quasi mai. Di solito memorizzava degli oggetti particolari durante il tragitto e riusciva sempre a ritrovare la strada.
    Quel pomeriggio Aidan voleva esplorare un luogo ancora sconosciuto che aveva sentito fosse un bel posto tranquillo per passeggiare. Era una terrazza che si trovava al secondo piano della scuola. Molto grande e con delle decorazioni particolari. Almeno così gli era stato detto. Finite le lezioni, finiti anche i compiti che gli avevano assegnato, Aidan si incamminò verso quella fantomatica terrazza. Si era portato un libro da leggere, magari avrebbe avuto il tempo di leggerlo, se non ci fosse stato qualcuno con cui chiacchierare.
    Quando arrivò in quella terrazza ne fu veramente colpito. Era davvero bellissima. Il mosaico sul pavimento, le colonne, le piante e la temperatura piacevole lo fecero sorridere soddisfatto, respirando l'aria così pulita che gli sembrava essere in mezzo alla natura.
    Alla fine decise di non leggere. Voleva godersi semplicemente quel posto. Lasciò il libro sopra una panca e si mise a camminare vicino alla balconata. C'era gente che correva, gente che passeggiava come lui...però c'era silenzio e questo a lui piaceva. Respirò a pieni polmoni e intanto camminava in giro per la terrazza. Chissà, magari avrebbe incontrato qualcuno con cui parlare.
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    Il rientro ad Hidenstone si era rivelato più complesso di quello che aveva pensato. La scarsa accoglienza da parte dei suoi amici, la scoperta di come Jughead facesse coppia fissa da diverso tempo con un'altra ragazza del suo stesso anno di corso, di come lui avesse avanzato la richiesta di tempo per pensare a come sbrigliare la sua matassa avevano gettato la Lynch nel caos più completo. Fu solo la notizia che nelle prossime settimane ci sarebbero state le selezioni per la squadra di Quidditch a non lasciarla andare totalmente nell'abbraccio della depressione. La voglia di riavere il suo posto in squadra, la rabbia che ultimamente le scorreva nelle vene erano capaci di animarla anche in giornate morte come la domenica. Fu con quello spirito che l'ex Prefetta indossò un vecchio completo sportivo nero, composto da un top e dei pantaloncini, insieme a delle consunte scarpe da ginnastica. Il giro sarebbe stato il solito: giù fino al campo, dove l'allenamento sarebbe stato più intensivo, passando per i giardini dove avrebbe iniziato a rallentare fino ad assestarsi ad un jogging di mantenimento sulla terrazza del secondo piano.
    La Lynch ormai era entrata nel pieno regime dell'allenamento: gradatamente aveva aumentato le porzioni a pranzo e a cena, complice i pasti sballati dei mesi passati ed uno stomaco che ancora si rifiutava di mandar giù qualcosa di più appetitoso e gustoso di un cosciotto di pollo al forno; ogni momento libero, complice anche i doveri da Prefetto a venir meno, lo dedicava nel riacquistare la vecchia forma fisica da battitrice, mentre la sua testa... beh rimaneva lo stesso caos calmo pronto ad esplodere.
    I capelli raccolti in una coda alta, che le oscillavano ad ogni passo, le orecchie bombardate dalla musica proveniente del suo magifonino passavano canzoni che sarebbero state più adatte ad una giornata di pioggia, una tazza fumante di cioccolata e una coperta avvolta sulle spalle.

    Wrapped up, so consumed by all this hurt
    If you ask me, don't know where to start
    Anger, love, confusion, roads that go nowhere

    Con quella canzone che parlò direttamente ai suoi pensieri la Lynch arrestò il passo, finendo con lo scontrarsi con un ragazzo che non aveva mai visto prima se non alla lezione combinata del biennio. Il suo nome? Non lo sapeva, non se n'era neanche preoccupata di ascoltarlo, ormai erano cose che non le interessavano più. «Ehi, attento a dove vai!» Sbottò furiosa, sfilando con lo stesso sentimento le cuffiette dalle orecchie, mettendo fine a quella canzone che sembrava parlare direttamente al suo dolore. «Non ciondolare senza senso o troverai qualcuno più forte di me capace di buttarti giù.» Lei, invero, aveva avuto la prontezza di deviare all'ultimo prendendogli di fatto solo la spalla destra e, data la velocità piuttosto blanda, non doveva aver fatto poi grandi danni. Comunque sempre meglio accertarsene. Sollevò il mento, guardandolo acidamente. «Tutto bene, sì?»

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    AIDAN HARGRAVES
    Dioptase | xx anni
    Perché non ci aveva pensato prima? Poteva portarsi gli auricolari per ascoltare un po' di musica. Ma invece se li era dimenticati nei dormitori. Però poteva passare un po' di tempo sul suo magifonino, guardare qualche video, messaggiare...eh, si..ma con chi? Aveva il numero dei suoi amici, ma erano occupati, poi non aveva la ragazza, ovviamente e alle compagne dell'accademia non aveva ancora chiesto il numero (ma avrebbe rimediato appena ci sarebbe stata l'occasione).
    Era distratto da un video divertente sul cellulare, quando qualcuno lo urtò sulla spalla. “Ohi! Attenzione!”
    Si voltò per capire chi fosse la persona che aveva sbattuto con lui. Era una ragazza. Una bella ragazza. Occhi azzurri, e bel fisico...Stava cominciando a pensare che tutte le studentesse di quel posto fossero tutte stupende. Probabilmente, quella ragazza era una che amava restare in forma. L'esatto opposto di Aidan. A quel pensiero sorrise. Era uno che odiava fare ginnastica. Dice sempre che l'unica ginnastica che ama fare è quella a letto con una ragazza (ma questo è un altro discorso)
    'Ehi, attento a dove vai!'
    Esclamò lei guardando Aidan piuttosto furiosa con lui.
    'Non ciondolare senza senso o troverai qualcuno più forte di me capace di buttarti giù.' riprese poi.
    Lui la guardò accigliato. Gli sembrava un po' eccessiva quella reazione.
    “Ok ok scusami...ma...sei stata tu a scontrarti contro di me. E poi non stavo ciondolando, come dici tu! Stavo semplicemente passeggiando.” Disse massaggiandosi un po' la spalla. “Tutto bene, tranquilla...sei piuttosto forte devo dire” riprese poi sorridendo, osservando il modo in cui lo guardava. "Tu tutto bene, no? Non sembri così tranquilla..."
    Poi guardò gli auricolari che aveva appena tolto dalle orecchie e, non poteva non notarlo, il modo in cui era vestita. Tipico abbigliamento da chi faceva ginnastica.
    Non fece la domanda ovvia, tipo 'facevi Jogging?' perché ovviamente avrebbe ricevuto una risposta più acida di come lo era stata prima. Invece era curioso di sapere che musica stesse ascoltando.
    Quindi indicò gli auricolari e glielo chiese “Cosa ascoltavi?”
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    La sensazione dei muscoli che bruciavano era tornato ad essere una sensazione bene accetta per la Lynch. L'adrenalina che scorreva, la rabbia -che accumulava persino quando dormiva- riusciva a trovare una valvola di sfogo che le dava ritmo e costanza. E la musica poi non era altro che uno sprono in più, soprattutto verso la via del ritorno al dormitorio dove l'avrebbe attesa una lunghissima doccia che avrebbe scacciato più lo strato di sudore che imperlava la sua pelle che la sua stanchezza. Nonostante cercasse di arrivare a fine giornata con le pile scariche per crollare sul suo letto a baldacchino diverse erano state le volte che si era rigirata tra le lenzuola pulite di fresco in attesa che Morfeo venisse a farle visita. Se l'anno precedente poteva additare la scusa alle sue profonde occhiaie ad Alex, il figlio di Jessica, quell'anno, complice il dover ripetere il secondo anno con la sua nemesi che era passata al triennio, aveva indicato Gyll e il suo russare profondo e costante come responsabile della sua mancanza di sonno. Ma, come sappiamo bene, non era quello il vero motivo per cui Elisabeth non riusciva a dormire decentemente. Pensieri, ricordi, il peso del lutto che le si era scagliato su quelle spalle, che si erano dimostrate già compromesse dopo il rapimento della banda di Naga, che ora portavano il peso profondo della solitudine più oscura. Non un amico -anche se diverse erano le facce buone che avevano iniziato a costellare le sue giornate- e non una famiglia cui appoggiarsi. Non un amore in cui credere. Come nel peggiore dei suoi incubi si era ritrovata sola e come nella sua peggiore fobia si trovava seppellita in una tomba che aveva finito con lo scavare con le sue stesse mani.
    Ma torniamo alla terrazza e a quello scontro fortuito con un moro che aveva tutta l'aria di essere una matricola sprovveduta. «No, mi correggo. Lui è una matricola sprovveduta!» Il viso della Lynch invece di ammorbidirsi davanti al moro si trasfigurò in lineamenti duri e marcati quando lui osò contraddirla. «Mi sono scontrata con te perché sei così stupido da guardare su uno schermo e non a dove vai!» La voce fredda, distaccata, asettica neanche fosse stata una sala operatoria. «Ovvio se da quando sei nata ti alleni per essere una battitrice. E comunque... Un tempo lo ero di più.» Un commento lapidario a quello fatto circa la sua forza dallo studentello di cui non ricordava il nome. «Ti prego... non fare mai quella domanda se non sei sicuro di voler sentire la risposta.» Sollevò gli occhi al cielo, passandosi poi l'avambraccio destro sulla fronte mentre la mancina giocherellava con gli auricolari che ancora trasmettevano quella canzone che aveva parlato dritto al suo cuore. E forse la musica doveva arrivare fino a lui perché il curiosone non poté fare a meno di non infilare il suo nasone nelle sue cose. «Non lo so, è una playlist automatica. Se vuoi ti giro il link appena posso.» Il che significava il domai del duemilacredici all'ora di ieri. Era così acida che poi davvero doveva sorprendersi di essere senza neanche uno straccio di amico? Sì. Decisamente.
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    AIDAN HARGRAVES
    Dioptase | xx anni
    Aveva già capito che quella ragazza non aveva nessuna voglia di parlare con qualcuno. Già da come si rivolse a lui, anche se poteva capire il comportamento, dato il modo in cui scontrarono, era molto molto...incazzata. Forse per qualcosa precedente all'incidente. Delusione d'amore? Giornata storta? O forse era proprio una ragazza perennemente incazzata col mondo? Beh, non ne aveva la più pallida idea, non conoscendola ancora. Però, notando anche il fatto che fosse molto carina, la sua curiosità di conoscerla era aumentata. Lei probabilmente non aveva proprio voglia di conversare con qualcuno.
    'Mi sono scontrata con te perché sei così stupido da guardare su uno schermo e non a dove vai!'
    Aidan si accigliò divertito. In effetti non poteva dire il contrario, dato che stava davvero guardando sullo schermo. Quindi decise di non controbattere ma dire solamente “Hai ragione, stavo guardando il cellulare e non guardavo dove andavo. Quindi ti chiedo scusa.” Aidan posò il cellulare in tasca e ascoltò la ragazza quando rispose all'affermazione di lui sulla sua forza.
    'Ovvio se da quando sei nata ti alleni per essere una battitrice. E comunque... Un tempo lo ero di più.'
    “Wow!” Disse piacevolmente sorpreso “Ti piace molto il Quidditch!” ed alla risposta che diede lei su come stava lui riprese “Ma invece la domanda te l'ho fatta proprio perché vorrei sapere cos'hai. Mi sembri molto scontrosa e questo vuol dire che sei incazzata per qualcosa...a parte me, intendo. Probabilmente io sono solamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso.”
    Forse era troppo entrare nei problemi di una ragazza che aveva visto solamente a lezione e di cui non conosceva il nome. Capitava spesso di ascoltare le persone che parlavano dei loro problemi sentimentali o di altro genere. Ed Aidan, molte volte dava consigli inutili se si trattava di una bella ragazza...e a dire il vero faceva la stessa cosa con i ragazzi che parlavano con lui...così magari aveva via libera. Non era adatto a riunire le coppie...no, assolutamente no.
    “Non mi dispiacerebbe sapere che musica ascolti, devo essere sincero. Quindi mi farebbe piacere se mi passassi il link della playlist. Comunque”
    Le fece un sorriso gentile e tese la mano verso di lei. “Io mi chiamo Aidan Hargraves, nel caso tu voglia prendere le credenziali per l'assicurazione” e lì il sorriso si trasformò in uno più divertito. Anche se pensava che lei non avesse la minima voglia di ridere.
    “Tu invece, come ti chiami?”.
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    Li conosceva i tipi come Hargraves: si nascondevano dietro un viso pulito, da ragazzino della porta accanto, usavano toni affabili mentre in realtà appena vedevano una ragazza iniziavano a morirci dietro fino a quando non avrebbero visto qualcuna più carina, più dolce, più simpatica e aggiungeteci voi un più, tanto va bene uguale.
    Già le aveva fatto saltare i nervi -traballanti di loro- perché non aveva avuto il buon senso di guardare dove stesse andando, poi aggiungete il fatto di ripetere quasi a pappagallo le sue parole, in chiaro segno di accondiscendenza, le diede la spinta necessaria per tornare ad essere Elisabeth dito-in-culo Lynch. Provava così tanta irritazione nei confronti del Dioptase che ringraziò mentalmente il fatto di non aver indossato il regalo di Natale di Blake, altrimenti avrebbe finito con l'abbagliare di rosso il ragazzino. «Se mi piace il Quidditch?» Lo sbeffeggiò, sollevando gli occhi al cielo, quasi non volesse credere alle proprie orecchie. «Morgana, non l'ha detto davvero!» E va bene che era solo al primo anno ad Hidenstone, ma Hogwarts l'aveva cancellata con un colpo di spugna? Era risaputo che lei fosse stata una delle battitrici delle Serpi per ben cinque anni, mica bruscolini.
    «Abbiamo un magipsicologo qui e non lo sapevamo?» Circe, quell'atteggiamento non l'avrebbe portata tanto lontano anche se le era bastato per sopravvivere agli anni scozzesi. «Senza offesa... già non racconto i fatti miei alle persone a cui tengo, figurarsi se lo faccio con chi non conosco affatto.» Una piccolissima bugia che mai l'altro avrebbe potuto smascherare data la sua fama di arpia. «Se proprio ci tieni la passerò a Cohen, tanto di sicuro avrai il suo numero, no?» Nel caso in cui non l'avesse compreso in quel modo che mai gli avrebbe lasciato un suo contatto personale, non ci avrebbe pensato due volte nel rimarcarlo direttamente e non con tanti sottointesi come in quella frase. «Assicurazione di che? Al massimo dovrebbe essere il contrario.» Miss acidità fece persino un siparietto nella sua mente e pensare che non era ancora in quel periodo del mese. «Elisabeth Lynch, ma per te andrà bene solo Lynch.» Riprese gli auricolari infilando ciascuna cuffietta al proprio posto e prima di premere play e rimettersi in marcia scoccò un'ultima occhiata sufficiente ad Aidan. «Guarda, scusami, vorrei tanto fermarmi a parlare con te ma... sai, ho una tabella di marcia da rispettare. Ci si vede in giro.» E con quell'ultima uscita, dove l'altro avrebbe potuto percepire chiaramente dell'ironia, l'ex Prefetta riprese la sua marcia perché in fondo non aveva propriamente detto una bugia al verde-blu.
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    AIDAN HARGRAVES
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    Sapeva di non essere così simpatico, ma lei lo aveva nettamente battuto. Forse è stato il modo in cui si erano incontrati scontrati, forse lei era nel suo giorno no, o semplicemente a lui stava sul cazzo. Aidan pensava proprio all'ultima cosa. Ad Elisabeth, Aidan stava molto molto antipatico.
    “Senti, lo avevo semplicemente affermato. Non c'è mica bisogno di rivolgerti così eh?”
    La reazione di lei gli sembrava un po' esagerata ma non ci era rimasto male, sono cose che capitano, non poteva stare simpatico a tutti.
    'Senza offesa... già non racconto i fatti miei alle persone a cui tengo, figurarsi se lo faccio con chi non conosco affatto. '
    Disse lei, quando lui le chiese cosa avesse. Lui alzò le mani “Okay...non era per farmi i fatti tuoi” disse solamente. E quando lei parlò di una certa (o certo??!) Cohen lui cercò di capire chi fosse questa persona ma non disse altro. Ormai aveva capito che non avrebbe ricevuto niente di niente da quella ragazza.
    Però almeno gli disse il suo nome, sempre con quella sua adorabile acidità.
    'Elisabeth Lynch, ma per te andrà bene solo Lynch.'
    Lui rise divertito. Ulteriore conferma che Elisabeth odiava con tutto il cuore quel povero Dioptase che aveva avuto la sventura di scontrarsi con lei in un momento NO.
    E poi, mettendosi gli auricolari alle orecchie disse 'Guarda, scusami, vorrei tanto fermarmi a parlare con te ma... sai, ho una tabella di marcia da rispettare. Ci si vede in giro.'
    Lui la seguì con lo sguardo e con tutta la tranquillità possibile, le sorrise e urlò “Ci si rivede Elisabeth!”
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