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.Jessica WhitemoreI MAGO erano giunti a termine, finalmente. Non le restava che scoprire i tanto attesi risultati, dopodiché si sarebbe lasciata alle spalle quella scuola per i successivi due mesi, non pensando ad altro che alla magnifica stanza che avrebbe avuto a Dubai e al suo splendido mare, dove si sarebbe goduta del tempo con i suoi migliori amici senza nessun tipo di pensiero negativo -almeno sperava-, magari sempre con un bicchiere in mano con qualcosa di alcolico dentro. Anche se non aveva idea di come sarebbe stato, per lei, mettere piede a Dubai e quali emozioni avrebbe provato, visto i recenti sviluppi della propria relazione.
Ma non aveva manco fatto tempo a gioire come si conveniva, che un elfo attirò la sua attenzione, poco dopo aver varcato la soglia del castello. Era ancora euforica, comunque, per esserne uscita viva e soprattutto da sola, senza il bisogno di chiede aiuto a qualche docente o alla preside stessa. Sorrise, non aspettandosi minimamente ciò che l'esserino aveva da dirle. Credeva che fosse prassi, anche se strana, magari gli elfi si accoglievano uno ad uno gli studenti, una volta finiti i MAGO e, che so, magari offrivano loro un buffet per rimpinzarsi prima di tornare nelle proprie case per tutta l'estate. Ma non andò come previsto. Quando l'elfo le comunicò che era attesa nell'ufficio della preside, le si gelò il sangue nelle vene, mentre nella sua testa cominciavano a formarsi le peggio ipotesi che ci fossero. Magari non ho superato gli esami, magari ho fatto talmente schifo che non crede sia degna di questa scuola, oppure sa che sono molto amica di Blake e ha paura che sia esplosiva come lui e, per prevenire i danni, ha deciso di espellermi? D'altro canto io non ho il fratellone ricco sfondato che può allungare qualche mazzetta a quella vecchia mummia, né sono sicura che i prof farebbero carte false per farmi rimanere... tutti questi pensieri turbinavano nella sua testa ad una velocità impressionante, non riusciva proprio a calmarsi, il cuore pareva batterle furiosamente contro le costole, quando un'altra consapevolezza fece breccia nella sua mente un po' come un fulmine a ciel sereno. E se.... no, non può aver scoperto tutto... si morse il labbro e, per togliersi ogni dubbio, decise di dirigersi immediatamente verso l'ufficio di Victoria sperando che non fosse niente di così grave e che, anzi, magari voleva complimentarsi con lei per i voti eccellenti. Ok no, non ci avrebbe mai creduto nessuno a quella versione. Sbuffò piano e, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò davanti alla porta del suo ufficio che, mai come quel giorno, le era sembrata tanto minacciosa. Prese il cellulare per scrivere velocemente un messaggio al suo migliore amico: Sono dalla Preside, aspettami in sala Grande. Poi ti racconto. Fu vaga, poiché nemmeno lei sapeva il motivo di quella sua visita. Bussò con timore reverenziale e, dopo poco, la porta si aprì e a Jess parve di udire dei cigolii inquietanti, ma forse era tutto nella sua testa. Buonasera salutò lei, perdendo gran parte della sua spavalderia. Voleva vedermi...? chiese, a mo' di Capitan Ovvio. Fosse stato un docente, sarebbe entrata quasi come una furia chiedendogli di sbrigarsi, ma la preside le faceva una certa impressione... l'ultima volta che l'aveva vista così da vicino, probabilmente, era stato subito dopo la nascita di Alexander.❝ This may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪ ❞code © psìche. -
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.Jessica WhitemoreDire che avrebbe voluto scomparire, era davvero fin troppo riduttivo. La corvina era sempre stata una ragazzina che non aveva mai avuto paura del confronto con gli adulti -e si era già visto in più battute- ma trovarsi così vicina alla preside ed essere completamente all'oscuro delle motivazioni, le metteva un certo nervosismo non indifferente. Con cautela, andò a sedersi dove le stava indicando, con un flebile Permesso prima di mettere realmente piede nella stanza, deglutendo più volte a vuoto. La sua voce pareva tranquilla e pacata, ma non serviva a placare quella sorta di timore reverenziale che stava provando e che, probabilmente, mai aveva provato. Quando riprese a parlare, facendole quella domanda enigmatica, inarcò un sopracciglio, confusa e si prese del tempo per rispondere, non sapendo esattamente come iniziare. Ma che cosa vuole da me? Pensò, quasi affranta. Ho appena finito quei fottutissimi MAGO ed è stata forse la cosa più impegnativa della mia vita, non può essere diretta e non parlare per enigmi?
Suppongo dipenda dalla verità in questione disse invece, cercando di non far trapelare perplessità alcuna. E dalle sue implicazioni. Se per esempio mettesse a repentaglio la sicurezza di qualcuno, credo varrebbe la pena tenerla per sé... concluse, sempre più confusa, anche se aveva decisamente poca voglia di stare ai suoi giochetti da vecchia stramba.
Stava per chiederle di arrivare al sodo, mettendo da parte l'ansia che potesse pietrificarla lì dove si trovava, ma non ce ne fu bisogno, in quanto la donna riprese il suo discorso. Un discorso, sempre preso in generale, che però la colpì. I battiti del suo cuore accelerarono, anche se non aveva capito esattamente a cosa si riferisse. Nella sua vita, aveva confidato diverse cose a diverse persone, ma cosa poteva aver scoperto di così grave da meritare una convocazione? Proprio mentre formulava quel pensiero, un'illuminazione la colpì, facendola bloccare all'istante con la bocca semiaperta, pronta a replicare. No, non può essere. Ti prego... dimmi che non è ciò che penso... Non fece nemmeno tempo ad iniziare un qualsiasi discorso, che ciò che disse dopo le fece letteralmente gelare il sangue nelle vene. Non poteva essere vero. No, era veramente esausta per gli esami e stava avendo le allucinazioni o stava facendo un incubo. Sì doveva essere così, in realtà era sul suo letto, a casa, e stava dormendo. Con questa idea, si pizzicò una gamba con forza, sperando bastasse a risvegliarla, ma... niente. Assolutamente niente. Era ancora là davanti a quella donna dallo sguardo di ghiaccio. Stava per optare per mentire spudoratamente davanti all'evidenza, ma poi si fermò a riflettere... sarebbe stata una mossa stupida, controproducente e avrebbe peggiorato la situazione. Jess era intelligente e non voleva fare un altro passo falso. Si limitò quindi ad un sospiro, ostentando tutta la tranquillità che riuscì a mettere insieme e, con fatica, volse il suo sguardo corvino verso la preside. Come lo sa? Se posso... si limitò a chiedere, rassegnata, quasi come se le forze residue le fossero state prosciugate dal corpo.
Ne sono consapevole. Non disse altro perché stava meditando attentamente sul resto del discorso della donna e su cosa replicare. Sembrava quasi assente, ma in realtà il suo cervello si era rimesso in modo per provare ad uscire da quella situazione in un modo o nell'altro e, possibilmente, in un modo che non coinvolgesse Daniele. Aveva già abbastanza problemi, non poteva permettere che venisse anche licenziato o, peggio, incarcerato per colpa sua.
Come diceva Victoria, due erano le soluzioni, ma... avrebbe cercato di fare di tutto finirci di mezzo solo lei. Nel mentre, però, nella sua testa si affacciò anche l'idea che uno dei suoi amici con cui aveva parlato, qualcuno a cui teneva, avesse tradito la sua fiducia e questo faceva male quanto rinunciare all'uomo che amava. Ma a quello ci avrebbe pensato dopo, anche perché non aveva idea di chi fosse stato... ogni opzione, era peggio dell'altra.
Sì, una cosa da dire ce l'ho... forse non ho diritto di farle una simile richiesta, ma glielo chiedo per favore. Fece una piccola pausa, trattenendo a stento di mettersi a piangere che Alex levati. Non lo licenzi, non ha nessuna colpa... sono io che ho iniziato questa storia, lui ha provato a resistere, ma... non è possibile decidere dei propri sentimenti. Prese un profondo respiro. Sono disposta ad andarmene, se questo significa non mettere ulteriormente a rischio il professor Salvatore. Usare quella formalità era strano, dopo mesi passati a chiamarlo per nome e lasciava una punta di amaro in bocca. Già è stato un duro colpo ciò che gli è successo, non voglio peggiorare la situazione. Si morse l'interno guancia con forza, fino a provare dolore. Desidero quanto lei che questa storia non esca da queste mura, quindi faccia ciò che ritiene giusto. Mi rimetto al suo giudizio. Quelle parole erano peggio di una pugnalata dritta al cuore. Avrebbe solo voluto uscire di lì e rintanarsi in camera sua senza più uscirne almeno per l'intera estate. Sentiva solo un enorme macigno addosso.❝ This may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪ ❞code © psìche. -
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.Jessica WhitemoreNon poteva davvero crederci. Tutto quello aveva dell'assurdo. Non poteva averlo scoperto... iniziava a disperare e quella frase la punse sul vivo. Immediatamente si odiò. Si odiò per non essere stata zitta, per non aver custodito dentro di sé quel segreto enorme e pesante. Non riusciva a raccapezzarsi su chi l'avesse tradita, anche se si rifiutava di mettere in lista qualcuno dei suoi amici o Eva, in particolar modo Blake, Mia, Lucas e Lilith... oh, cazzo. Lo aveva detto a troppe persone senza rendersene conto. Le sarebbe piaciuto dire che sbagliando si impara -quel che era certo, era che non avrebbe più raccontato nulla a nessuno- ma quello era un errore troppo grande perché vi si potesse porre rimedio, senza soffrirci, beninteso. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza che riuscisse ad articolare alcunché.
Una soluzione radicale...? squittì la sua mente alle successive parole dalla donna dai capelli argentati. Non le veniva in mente quale potesse essere, tolta la propria espulsione o il licenziamento di Daniele, certo non si immaginava che l'alternativa fosse il licenziamento o che le venissero cancellati i ricordi. Perciò pregò la preside di non prendere gravi provvedimenti nei confronti del docente la cui unica colpa, era stata ascoltare il proprio cuore.
Ascoltò le sue parole mentre, secondo dopo secondo, un macigno sempre più pesante sembrava schiacciarla contro il pavimento, così come un dolore cieco iniziò a batterle dentro, frantumando -pezzo per pezzo- una parte di lei. Le passò davanti agli occhi ogni ricordo di lei e Daniele, ogni momento, ogni carezza, ogni bacio... e l'idea di dover rinunciare a tutto quello, di non poter nemmeno custodire dei ricordi che testimoniassero come l'avesse trasformata l'amore... era distruttiva.
In un altro momento, i suoi complimenti l'avrebbero lusingata, ma in quel momento tutto ciò che sentiva, era una grande lacerazione al cuore. Le sembrava quasi che anche il suo, come quello di Eve e Daniele, avesse smesso di battere. Avrebbe voluto piangere, urlare... dirle che no, non avrebbe mai rinunciato a qualcosa di così puro e bello, per quanto illegale fosse. Ma d'altro canto, non poteva nemmeno permettere che il riccio si vedesse rovinata la carriera per uno sbaglio... per una stupida ragazzina che non aveva saputo stare al suo posto. Da un lato, però, così facendo avrebbe potuto continuare la sua relazione con l'uomo. Fosse stato solo l'anno prima, lo avrebbe fatto senza esitare un attimo... ma col passare dei mesi, era cambiata, aveva smussato quel suo lato egoista a favore dell'amore e non avrebbe mai potuto rovinargli ancora di più la vita, oltre che se lo avesse fatto licenziare, non era sicura che lui l'avrebbe perdonata e che, da canto suo, lei sarebbe riuscita a guardarlo ancora negli occhi. Dentro di sé, la decisione l'aveva già presa, ma voleva prendere tempo... voleva... voleva almeno dire addio a Daniele, stare con lui un'ultima volta, dirlo ai suoi amici più stretti ed in particolare a Blake... dirgli che anche lui avrebbe dovuto dimenticare -anche se, in teoria, non in senso letterale- e non farne più parola. Voleva anche capire chi fosse l'infame. Lottando per mettere insieme le parole, la ragazza annuì piano, un po' a caso, invero. Capisco. Mi lasci... una settimana per riflettere... tra una settimana, potrà cancellarmi i ricordi. Non le chiedo altro. Concluse, con un nodo alla gola che le bruciava da morire. Ora se posso andare, con permesso... si alzò e, non appena la donna decise di congedarla, uscì dalla porta e, non appena essa si chiuse alle sue spalle, non riuscì più a trattenere le lacrime che aveva bloccato per non sembrare una stupida davanti a Victoria.❝ This may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪ ❞code © psìche.