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.“Tra tanti occhi che potrei incontrare, io cerco quelli che non posso avere.■ Data di nascita + Età:21.06.90 (30)■ Provenienza:Romania■ Professione:Prof. Incantesimi■ Razza:MetamorphomagusPensa, credi, sogna e osa.Il coprifuoco era scattato da un po' e lei aveva deciso di fare un giro di perlustrazione per valutare la situazione. Si fidava dei suoi studenti Prefetti, tuttavia era da Ottobre che doveva fare qualche giro prima di essere sicura che tutto fosse tranquillo, ad Hidenstone.
Camminava per i corridoi della scuola, che erano silenziosi come mai erano stati durante la giornata. La notte, quella scuola prendeva un aspetto decisamente diverso.
La tranquillità del suo passo, non lasciava trasparire l'irruenza di quei pensieri che le creavano preoccupazione.
Era stato un anno intenso per questi studenti ed Eva aveva timore che non tutti riuscissero a superare i M.A.G.O. visto lo stress a cui erano stati sottoposti durante l'anno.
Lei stava cercando di venire incontro a molte sufficienze e tentava di concedere ad ogni studente delle lezioni di recupero, tuttavia non era certa che gli altri colleghi provvedevano come stava facendo lei e che forse a qualcuno nemmeno interessava se gli studenti avessero - o meno - fatto una buona riuscita ai M.A.G.O.
Voltò il passo in uno dei corridoi del castello, il suo lumos acceso a far luce per le viuzze e fu allora che notò l'ombra di una figura, accoccolata a terra.
Il suo passo era così leggero, che probabilmente Jessica non si sarebbe accorta della docente fino a quando questa non si sarebbe seduta accanto a lei, calando il suo lumos fino a spegnerlo «Whitemore...» il suo tono melodioso sarebbe stato distinguibile fra mille, non erano molte le docenti ad Hidenstone, rispetto alla mole maschile che vi era e poi, quella tonalità così materna, era solo ed esclusivamente di Eva.
La mano della docente cercò di poggiarsi sulla schiena della ragazza.
Era di questo che Eva era preoccupata, quei ragazzi erano troppo giovani ed avevano già visto troppe cose che non avrebbero dovuto conoscere a quell'età «Signorina Whitemore...» ripetè lei, cercando di avvolgere il braccio attorno alla ragazza e di farla appoggiare al suo petto «Oh, piccola... se hai bisogno di piangere fallo pure...» a lei non interessava il motivo per cui lo stesse facendo, ma sapeva bene quanto fosse uno sfogo, talvolta necessario «... se vuole parlare, sono qui...» le carezzava dolcemente i capelli, come una mamma avrebbe fatto con un figlio svegliato dagli incubi.©. -
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.“Tra tanti occhi che potrei incontrare, io cerco quelli che non posso avere.■ Data di nascita + Età:21.06.90 (30)■ Provenienza:Romania■ Professione:Prof. Incantesimi■ Razza:MetamorphomagusPensa, credi, sogna e osa.Eva era una di quelle docenti, che cercava di tenere sempre a mente che quei ragazzi, prima di essere studenti erano degli adolescenti che avevano a che fare, per la prima volta, con la vita e con tutti gli ostacoli che metteva loro davanti.
Trovarsi davanti a Whitemore, in quelle condizioni, era quasi come se il fato avesse deciso di farle incontrare nuovamente, come quella volta al lago, per farle riavvicinare in un altro momento difficile e importante, allo stesso tempo.
Senza farsi problemi di forma, la strinse a sé, sentendola accasciarsi sul petto. La lasciò piangere, mentre le carezzava delicatamente i capelli corvini e non diceva niente. Cercava di respirare profondamente e con tranquillità, così da trasmettere alla piccola opale, almeno un minimo della sicurezza che voleva darle. Sembrava calmarsi, ma le lacrime non si arrestavano. Andava bene così, doveva cacciar fuori tutto quello che aveva dentro e sentirsi libera, altrimenti non avrebbe metabolizzato mai niente di quello che la faceva soffrire.
Quando riprese a parlare, la mano della docente non si fermò e si fece più dolce e morbida, quasi come un velo che scivolava ritmicamente sulla sua testa.
«Oh, Jessica...» - sussurrò appena, a quella breve confessione, mentre il braccio che le cingeva le spalle la strinse appena un po' di più. Alla sua domanda, tirò un respiro leggero «Certo che puoi farlo, Jessica. Prima di essere la tua insegnante, sono una donna e per l'età che ho, potrei esserti madre. Ti sto vedendo crescere, di anno in anno e non c'è niente per cui potrei pensare di lasciarti da sola, soprattutto in un momento difficile come quello che sembri passare.» - il suo era un sussurro caldo e sincero, rassicurante a tratti, ma che non ammetteva menzogne verso la ragazzina - «Se non ti liberi di questi pesi, li sentirai come macigni e non potrei mai perdonarmi di non aver diviso con te questi fardelli che ti porti dietro... avanti, liberati una buona volta. Affronteremo insieme qualsiasi problema, signorina...» - le sorrise, così come una madre farebbe con una figlia e lasciò alla black opal, lo spazio necessario per togliersi quel peso che la distruggeva.©. -
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.“Tra tanti occhi che potrei incontrare, io cerco quelli che non posso avere.■ Data di nascita + Età:21.06.90 (30)■ Provenienza:Romania■ Professione:Prof. Incantesimi■ Razza:MetamorphomagusPensa, credi, sogna e osa.Quell'età era così fragile e si spezzava facilmente, che Eva era sempre preoccupata per ognuno dei propri studenti. Avere tra le braccia Jessica che piangeva, le aveva spezzato qualcosa dentro.
La lasciò piangere quanto voleva, perché sapeva quanto era importante per una donna doverlo fare, almeno una volta ogni tanto, soprattutto se sulle sue spalle c'erano tante situazioni più grandi di sé, come per esempio un bambino che era arrivato in giovane età.
La guardò strofinarsi gli occhi, sorridendo dolcemente e poi cacciando dalla tasca un fazzoletto di stoffa profumato di lavanda. Glielo porse «Usa questo» - con dolcezza le sussurrò quelle parole, cedendole il pezzo di stoffa morbido.
Quando la ragazzina iniziò a parlare, trattenne una piccola risata innocente quando si corresse per il linguaggio, ma non la volle interrompere per dirle che poteva usare anche le parolacce, in quel momento.
Lasciò che il suo sfogo prendesse il via, fino alla fine, fino a quando lei non avesse voluto fermarsi. Corrugò la fronte, sentendo come il dualismo dei suoi sentimenti era forte, una cazzata, una meravigliosa cazzata. Poi sussultò appena quando questa cazzata venne rivelata, sgranando di poco le iridi celesti.
Eva non disse niente, lasciò che la ragazza proseguisse, senza emettere alcun suono. Respirava piano e dentro di sé tante furono le domande che le nacquero, ma che probabilmente non avrebbero avuto risposta.
Lasciò un po' di silenzio dopo quella confessione, poi una mano si allungò sulla testa della mora «Eh già... hai fatto proprio una cazzata, signorina.» - sottolineò quella parola, come se le avesse appena dato il permesso di usare un linguaggio un po' più scurrile, nonostante lei fosse una sua insegnante.
Eppure, nemmeno Eva si sentiva nei panni della docente, adesso che aveva Jessica tra le braccia. La preoccupazione che dapprima l'aveva colpita, in seguito a quella confessione, infatti, non fu per il docente in questione o per quanto potesse essere sbagliata una relazione del genere, ma per la ragazza.
«Non dirò niente alla Burke, sta' tranquilla...» - la rassicurò, con quel tono basso e dolce, classico di una mamma che sta consolando la propria bambina, alle prese con le prime grandi ferite della vita.
La mano scese dai capelli, alle spalle, cercando di afferrarle entrambe e farsi guardare dalla ragazza «Devi seguire quello che hai qui dentro, Jessica» - la mano, delicatamente scivolò sul petto della ragazza, in mezzo ai seni, più su di essi a sentire lì dove le batteva il cuore «Mi dispiace quello che tu abbia provato con Mark e credimi, lo sono venuta a sapere troppo tardi, purtroppo. Tuttavia, non è di questo che mi preoccupo adesso che lui non c'è più, ma di quanto questa relazione possa farti male. Suvvia, guardati... mi stai parlando di una cosa favolosa come l'amore, ma stai piangendo. Cosa ti spaventa? Di cosa hai il timore?» - le dita premettero sulle spalle gentilmente, mentre il sorriso si fece ancora più delicato «Se posso... chi è il professore di cui ti sei innamorata?» - domandò, prima di proseguire con la sua raccomandazione, avrebbe voluto sapere prima da chi doveva guardarsi la ragazza, poi Eva avrebbe continuato «Io voglio solo una cosa, mia cara, voglio che tu non soffra per lui. Hai un'età bellissima, dove ogni attimo va vissuto fino alla fine, va succhiato come se fosse linfa vitale. Fa che lui non rubi quel dolce sorriso che ti illumina, sii sempre tu la priorità di te stessa, il tuo bene e quello di Alex sono la cosa fondamentale. Se lui davvero ti ama, come ti ha confessato, saprà starti accanto e farti sentire la donna giusta ad ogni occasione...» - inclinò il capo, sorridendo appena.©. -
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.“Tra tanti occhi che potrei incontrare, io cerco quelli che non posso avere.■ Data di nascita + Età:21.06.90 (30)■ Provenienza:Romania■ Professione:Prof. Incantesimi■ Razza:MetamorphomagusPensa, credi, sogna e osa.Quella ragazzina le faceva davvero tanta tenerezza, doveva essere sincera. Provava per lei un senso di protezione speciale che non sapeva ben spiegare e quando la sentì piangere le si ruppe qualcosa dentro che adesso voleva provare a rimarginare con la stessa Jessica.
Quella rivelazione fu forte, ma non da un punto di vista morale: la preoccupazione di Eva era maggiore per l'eventuale delusione che Jessica potesse subire alle prese con un uomo più grande di lui
Dire che voleva bene a Jessica, forse avrebbe scaturito perplessità sul suo essere oggettiva, ma lì non si parlava di una questione scolastica, ma di come quella ragazza stava crescendo senza una guida materna.
Il sorriso di Eva era dolce e amorevole e non ci fu una sola volta in cui Jessica non potè osservarlo, non si spense nel parlare con lei, anzì aumentò di intensità a poco a poco che le spiegava le sue preoccupazioni.
«Jessica, ricordati che puoi fare affidamento su di me in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo.» - rispose in riferimento all'accaduto con Mark che adesso non era più un problema per nessuna studentessa.
Quando lei le raccontò il suo sogno, il volto di Eva si contrasse di dolcezza e rivide lei con le sue paure per il suo grande amore ai tempi di Hogwarts «Tesoro...» - sibillò stringendola a sé «I sogni, spesso sono le proiezioni delle nostre paure più grandi. Il nostro cervello fa dei brutti scherzi e razionalizza, nel sogno, qualcosa che spesso non è reale. Non devi lasciarti condizionare da quello che la tua mente proietta a causa delle tue paure e... fingerò di non sapere che avete rigato delle macchine, ma ricordati che per stare con un uomo più grande, devi cercare di essere anche tu più matura. E' lui che deve sentirsi piccolo davanti a te, a prescindere dalla tua età.» - le carezzò i capelli, quindi, per poi sentire il nome del docente, senza fare una piega «Chiunque esso sia, l'amore non si spiega, Jessica. Non cercare una soluzione razionale ad un'emozione che è piena di impulso e istinto. Pensa te, alla mia età ho perso la testa per uno dei tuoi professori e mi sento un'adolescente proprio come te! Non è divertente come cosa?» - cercò di farle capire che l'amore non aveva spiegazioni, a qualsiasi età «E se ti fa stare bene, vivilo fino alla fine, briciola dopo briciola, goccia dopo goccia, ogni giorno. Ma ricordati sempre di rispettare te stessa, in primis.» - concluse per un attimo. Poi fece leva per sollevarsi e allungò una mano alla ragazza «Andiamo, hai bisogno di dormire. Puoi stare da me, questa notte, ti farò una camomilla e starò attenta che i tuoi incubi non ti sveglino.» - quindi l'accompagnò nella sua stessa stanza, dove avrebbe fatto passare la notte alla studentessa.©.