UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
Era furioso, si sentiva tradito da quel modo che aveva scelto per comunicargli di un loro incontro, quando aveva tutte le possibilità di questo mondo per porterlo invitare a vedersi. Sicuramente non tutte le scelte avrebbero portato ad una risposta affermativa, come l'aveva avuta quella del bigliettino, ma sicuramente avrebbe potuto arrivare meno arrabbiato di com'era giunto.
Sentire il suo nome proferito da Jessica, fu una strana sensazione. Era da tanto che non lo chiamava e ora stavano litigando come non avevano mai fatto.
«L'unica cosa sensata? L'unica! Davvero, JJ?» lui continuava a chiamarla con quel soprannome che le aveva affibiato qualche mese prima, gli piaceva ed era perfetto per lei, era solo loro e lo faceva sentire come qualcosa di intimo
«Sai quale sarebbe stata la cosa sensata? Venire da me, al mio banco e dirmi: ehi, Lucas, ti aspetto in Sala Grande, dopo la lezione. Dobbiamo parlare.» assottigliò il tono, gesticolando mentre parlava, perché era talmente nervoso che non riusciva a star fermo. Alla sua pausa, poi, incalzò con il parlare
«Non solo! Hai rischiato che Emma vedesse quel bigliettino! Capisci?!» questa era una preoccupazione secondaria, ma l'aveva aggiunta alle altre perché in quel momento tutto sembrava qualcosa di grave.
Respirò profondamente, facendo avanti e indietro davanti a Jessica, mentre cercava di calmarsi. Un tentativo fallito quando sentì Jessica pronunciare quel nome. Si congelò all'istante e gli occhi celesti che guardavano il pavimento, si sgranarono. Scosse il capo in maniera fenetica
«No? Non sei lei?» sbuffò con una risata sarcastica e nervosa. Si avvicinò alla mora con l'indice che la indicava, accusatorio
«Oh, sì... Sì che lo sei. SEI SPARITA. COME HA FATTO LEI.» alzò il tono ancora una volta, mentre dietro di lui, le porte della Sala Grande si chiusero, forse perché gli unici due studenti che erano presenti, avevano capito che era meglio filarsela e lasciar soli quei due, piuttosto che rimanere lì a guardare la scena.
«SPARITA. NON UN MESSAGGIO, NON UNA SPIEGAZIONE. PER QUANTO? TRE MESI? DAVVERO, JJ? IN TRE MESI NON HAI AVUTO LA POSSIBILITA' DI DIRMI NIENTE, O DI SCRIVERMI? SUL SERIO?» aveva sbottato, era diventato rosso in faccia e aveva urlato. Cercò di nuovo di riprendere la tranquillità, quindi lasciò spazio a Jessica per parlare.
Chiuse gli occhi, fermandosi e premendo appena con pollice ed indice, alla base degli occhi. Le sue parole arrivavano come lame al petto, come se stesse realmente soffrendo della lontananza che aveva messo tra loro la ragazza. La guardò, di nuovo, questa volta non aveva le forze di urlarle contro
«Ci tieni a me? E quando te ne sei accorta? Quando per tre mesi non mi hai scritto o quando mi hai visto a lezione con un'altra?» sollevò un sopracciglio, quasi con sufficienza. Lui si sentiva tradito, solo lei sapeva la verità di quello che era successo con Liz mesi prima, solo lei lo aveva visto piangere e aveva raccolto i pezzi.
Quando ripetè la sua domanda, Lucas allargò le braccia quasi a voler dire
allora?, poi ascoltò quelle parole che sembravano solo infilare di più le lame nel petto e quando le sue braccia arrivarono al collo del ragazzo, Lucas si girò, d'istinto verso di lei, quasi non accorgendosene. Non ricambiò con una stretta, ma non l'allontanò. Strinse gli occhi per resistere all'irrefrenabile voglia di stringerla e di dirle quanto cazzo l'era mancato un suo abbraccio, ma non lo fece. L'orgoglio maschile ebbe la meglio, al momento. Non rispose alla sua supplica di restare amici, rimase in silenzio e lasciò che lei continuasse a parlare. Jessica poteva sentire il suo respiro profondo riempire il petto del ragazzo, che cercava di riequilibrare la sua calma.
Sentì un brivido quando gli confesso di aver fatto un casino e quando proseguì con la frase, quasi gli venne un colpo che si fosse innamorata di lui che non poteva ricambiare.
Ma poi si rasserenò quando capì che era un docente. Voleva iniziare con dirle quaclosa, ma lei continuò, evitando il suo sguardo.
«Tu, ti sei allontanata perché sei innamorata di un professore?» c'era del paradosso in quella frase, c'era più di una cosa che non andasse bene
«Oh, beh, e adesso ti viene in mente che potevi parlarmene prima?! Magari evitando di allontanarti per tre mesi?» le ricordava sempre quanto tempo fosse passato
«Esattamente come hai fatto ora, Jessica. Avresti evitato tante complicazioni, questa litigata... tutto.» seppur dura, era pur sempre al verità e Lucas doveva sbattergliela in faccia
«Mi hai cacciato dalla tua vita, JJ. Io non lo avrei fatto per nessuna ragazza al mondo...» era vero
«Allora?! Chi è questo?! Si può sapere? Non dirmi Ensor!». Il suo tono, adesso era meno arrabbiato, seppur ferito. La guardò tornare a sedere e quasi gli si strinse il cuore per non averla stretta a lui poco prima.
Si avvicinò al tavolo e si sedette sul bordo, scivolando fino a trovarsi rivolto verso il fianco di Jessica, quindi poi l'avrebbe costretta a girarsi, verso di lui, rimanendo sempre seduto sul tavolo (tanto alla fine non c'era nessuno)
«Mi hai fatto male, JJ... tantissimo. Mi hai distrutto come non credevo mai potessi fare. E sapere ora i motivi, è ancora peggio.» la guardava dall'alto, ma non andava bene, c'era ancora troppa poco intimità per quel discorso. Quindi scese dal tavolo e si mise a cavalcioni sulla panca, allungando poi le braccia verso i suoi fianchi, costringendola ad avvicinarsi a lui. Avrebbe poi sollevato il suo volto, spingendolo verso l'alto con il pollice
«Ti avevo detto che per te ci sarei sempre stato e non era solo per dirlo, altrimenti non venivi a letto con me, JJ. Quello che c'è stato tra di noi, non è stato solo sesso, ma nemmeno amore. L'affetto che io provo per te è tantissimo e mi ammazzerei se ti succedesse qualcosa.» prese un respiro profondo, approfittando per spostare una ciocca di capelli dietro il suo orecchio
«Il nostro rapporto è unico e speciale, dal primo momento che ci siamo trovati in quell'orribile bar. Tu mi hai tirato fuori da un momento dove probabilmente non sarei riuscito a scapparne. Mi hai riportato qui, mi hai ridato il sorriso e io te ne sarò grato per sempre.» la mano si spostò a carezzarle la guancia, con delicatezza, mentre l'altra rimase sul suo fianco, a tirarla appena un po' di più verso di sé. Ricercava il contatto con lei, anche solo di quel poco che bastava per essere estremamente vicini
«Non mi interessa di chi ti sia innamorata, mi interessa che tu abbia potuto mettere da parte me, per una persona qualunque, senza nemmeno parlarmene.» sorrise appena.
Respirò piano e non tolse la mano dalla sua guancia, non voleva farlo e continuava a guardarla senza distoglie un attimo lo sguardo, sollevò poi le gambe, piegandole e facendole finire dietro la ragazza, così da simulare un abbraccio anche con queste, mentre il pollice che le carezzava la guancia, sfiorò lentamente le sue labbra
«Quello che abbiamo io e te, è unico, Jessica...» le sussurrò appena, posando la fronte su quella della mora.