Dammi un'altra possibilità

Jess&Lucas

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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Divinazione si era conclusa e finalmente era riuscita ad ottenere una E, dopo mesi di sole O. Non che fosse un brutto voto, chiaro, ce n'erano di peggiori, ma lei aspirava al massimo. Insomma, la sua priorità non era aggiudicarsi qualche carica come quella di Prefetto e via dicendo, ma ci teneva ad avere bei voti per se stessa, perché si sentiva estremamente orgogliosa. Ma ad ogni modo, anche le altre lezioni della giornata erano andate e Jess si sentiva sollevata, da un lato, anche se doveva ancora affrontare il confronto più importante: Lucas. Gli aveva dato appuntamento per la fine delle lezioni in Sala Grande con un bigliettino. Sapeva che gli avrebbe fatto male, sapeva che anche Liz si era comportata così, non presentandosi poi all'appuntamento. Ma Jessica no. Jessica si sarebbe presentata, Jessica gli avrebbe parlato a cuore aperto, gli avrebbe spiegato tutto. Lui se lo meritava; non si meritava che la corvina si fosse allontanata in modo così silente ed inaspettato, senza una parola, senza uno straccio di spiegazione. Ma al tempo, aveva le idee così dannatamente confuse! Voleva chiarire che a lui ci teneva davvero tantissimo, che non voleva perdere la sua amicizia... sperava solo che lui l'ascoltasse e le concedesse una seconda possibilità. Le sembrava il momento giusto per chiarire, anche se aveva il cuore in subbuglio in quanto, ora aveva lasciato Daniele, dal momento che aveva trovato la sua ex a casa sua. Quel pensiero fu un'ennesima pugnalata dritta al petto, così precisa ed affilata, da essere fatale per la giovane che avrebbe solo voluto essere felice con l'uomo che amava, nonostante le avversità.
    Ma sarebbe stata in grado di dire a Lucas che si era innamorata di un professore? Che un professore si era innamorato di lei? Non era il fatto che non si fidasse, perché nonostante tutto, credeva di conoscere l'ametrino almeno in minima parte ed era sicura che non lo avrebbe sbandierato in giro, il fatto era che non voleva ferirlo più di quanto non avesse già fatto. Ma alle lezioni lo aveva visto con una biondina della sua casata... quindi alla fine forse ora stava meglio. Nonostante un'altra piccola fitta al cuore, Jess si augurò che fosse davvero così e che le proprie parole non avrebbero avuto un impatto troppo negativo sul moro, sperava davvero in un'altra possibilità per dimostrargli che comunque gli voleva davvero bene.
    Quei pensieri la distrassero abbastanza, tanto che non si accorse di essere arrivata proprio in Sala Grande. Erano appena finite le lezioni e la maggior parte degli studenti era ai dormitori per prepararsi per la cena e rilassarsi un po' prima di essa, quindi pochissimi bazzicavano nella grande stanza. Jess si sedette sul bordo più vicino alla porta della panca degli Opali e attese che Lucas arrivasse, sperando lo avrebbe fatto.
    "Parlato" - 'Pensato'- "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Perchè in quel modo? Perché aveva scelto di invitarlo a vedersi con quel messaggio tramite biglietto? Lei che sapeva esattamente cosa fosse successo all'unica persona che aveva fatto la sua stessa cosa, lei aveva raccolto i pezzi di quello che era venuto dopo e si era permessa di fare lo stesso?
    Dopo aver ottenuto un bel voto a Divinazione, aveva deciso di lasciare l'aula quasi immediatamente, congedando Emma con un "torno subito" e seguendo la via per arrivare in Sala Grande.
    Il passo era frettoloso, lui era nervoso ed agitato, che quasi, strada facendo, si era pentito di aver intrapreso la strada che lo avrebbe portato proprio nella Sala dove Jessica gli aveva dato appuntamento. Non appena vi giunse, Lucas entrò, trovando subito Jessica, al tavolo degli Opali «Un biglietto? Davvero?! Non sapevi fare di meglio?! Tu sai!» iniziò lasciando cadere la borsa accanto a sé, mentre allargava le braccia quasi a chiedere implicitamente cosa l'era saltato in testa. Con Jessica era stato un periodo molto intenso, non si parlavano, tuttavia, da quasi un mese e per quanto la cosa gli dispiacesse, non lo avrebbe ammesso, non ora almeno «Hai fatto esattamente come ha fatto lei! E tu lo sapevi! Un biglietto!» scrollò il capo, con un sorriso sarcastico e infastidito della cosa, mentre voltava le spalle all'Opale. Era nervoso e agitato, camminava avanti e indietro senza un vero motivo «Che cazzo ti prende, JJ?! Cosa vuoi da me?!» ora era fermo davanti a lei e la guardava, con quegli occhi glaciali che la supplicavano di darle una risposta. Stava morendo dentro e voleva solo abbracciarla, ma questo non lo fece. Non ora.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Appena lo vide arrivare, si alzò improvvisando un sorrisetto che, però, si spense subito alle parole aggressive di lui. Sospirò ma non disse nulla per qualche attimo né reagì. Capiva quella sua reazione e capiva che aveva sbagliato -ancora- ad usare un bigliettino anziché qualsiasi altro metodo, ma davvero lo aveva fatto con le migliori intenzioni.
    Lucas iniziò, con un tono di voce dolce e pacato. Lo so benissimo di aver usato il metodo sbagliato, ma non volevo ferirti... mi è parsa l'unica cosa sensata da fare in quel momento, anche se forse è stata abbastanza stupida. Fece una pausa, ponderando benissimo le parole successive. Io non sono Elisabeth, hai capito? E quelle parole furono pronunciate abbassando la voce di parecchio, mentre i suoi occhi scuri lo scrutavano attentamente. Ho sbagliato. Ho sbagliato ad allontanarmi! Lo so! Ma se ti ho mandato quel biglietto, non era per ferirti! Non avrei mai fatto come quella... quella... si interruppe. Non sapeva nemmeno come definirla. Non sapeva nemmeno cosa provasse verso di lei. Odio era una parola davvero esagerata, Jess non odiava nessuno, ma non provava nemmeno stima o un briciolo di simpatia verso l'altra opale. Prese un respiro profondo, tentando di calmarsi e di racimolare le idee per mettere in piedi un discorso che, in qualche modo, avesse un minimo di senso. Senti. Ora il tono era più stanco. Non volevo farti star male con quel biglietto, ma l'ho fatto con la sola intenzione di chiarire o meglio, spiegarmi. Come vedi, sono qui. Non ho fatto come lei, non ho evitato di presentarmi facendoti stare ancora peggio. Perché io tengo a te, Lucas. Avrebbe voluto mettergli una mano sulla spalla e costringerlo a girarsi per guardarla negli occhi, ma voleva lasciargli il suo tempo... infatti si girò, rivolgendole altre parole aggressive che un po' la ferirono, ma se le meritava. Cosa voglio da te? ripeté, in un filo di voce. Io ti voglio bene, Lucas. Ci tengo a te e alla nostra amicizia; vorrei che continuassimo ad essere amici... ti prego sussurrò, ma stavolta non ci pensò due volte prima di buttargli le braccia al collo. Non le interessava se lui lo volesse o se l'avrebbe respinta. Lo avrebbe tenuto stretto tra le braccia, posando il mento sulla sua spalla. Sono nella merda, Lucas. Davvero, credo di aver fatto un casino. Annunciò, allontanandosi lievemente da lui e asciugandosi velocemente una lacrima dalla guancia. Mi sono innamorata di... una piccola pausa, carica di preoccupazioni. Cosa le avrebbe detto? L'avrebbe allontanata? Respinta? Se ne sarebbe andato? Non lo sapeva, ma veramente meritava una spiegazione. ...di un professore. Concluse, evitando accuratamente il suo sguardo di ghiaccio. Si morse il labbro nervosamente. Quindi... è per questo che mi sono allontanata, non ha preso bene il fatto che noi due... hai capito. Ma ero così confusa... non mi voglio giustificare, però. Avrei potuto parlarne con te... sì avrei dovuto farlo, ti prego perdonami. Ma non era e non è un argomento facile da affrontare. Non sapevo come dirti il fatto che mi fossi innamorata di un insegnante. Si fermò per qualche secondo, giusto perché potesse metabolizzare la notizia. Ma a te ci tengo davvero. Sei un amico speciale, sul serio. Non voglio aver rovinato tutto, anche se non avrei dovuto allontanarmi... sei un ragazzo intelligente, sono sicura che avresti capito. Ti voglio bene, Lucas. Concluse, tornando a sedersi sul bordo della panca Black Opal, quasi come se fosse svuotata da tutte le energie.
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    Era furioso, si sentiva tradito da quel modo che aveva scelto per comunicargli di un loro incontro, quando aveva tutte le possibilità di questo mondo per porterlo invitare a vedersi. Sicuramente non tutte le scelte avrebbero portato ad una risposta affermativa, come l'aveva avuta quella del bigliettino, ma sicuramente avrebbe potuto arrivare meno arrabbiato di com'era giunto.
    Sentire il suo nome proferito da Jessica, fu una strana sensazione. Era da tanto che non lo chiamava e ora stavano litigando come non avevano mai fatto. «L'unica cosa sensata? L'unica! Davvero, JJ?» lui continuava a chiamarla con quel soprannome che le aveva affibiato qualche mese prima, gli piaceva ed era perfetto per lei, era solo loro e lo faceva sentire come qualcosa di intimo «Sai quale sarebbe stata la cosa sensata? Venire da me, al mio banco e dirmi: ehi, Lucas, ti aspetto in Sala Grande, dopo la lezione. Dobbiamo parlare.» assottigliò il tono, gesticolando mentre parlava, perché era talmente nervoso che non riusciva a star fermo. Alla sua pausa, poi, incalzò con il parlare «Non solo! Hai rischiato che Emma vedesse quel bigliettino! Capisci?!» questa era una preoccupazione secondaria, ma l'aveva aggiunta alle altre perché in quel momento tutto sembrava qualcosa di grave.
    Respirò profondamente, facendo avanti e indietro davanti a Jessica, mentre cercava di calmarsi. Un tentativo fallito quando sentì Jessica pronunciare quel nome. Si congelò all'istante e gli occhi celesti che guardavano il pavimento, si sgranarono. Scosse il capo in maniera fenetica «No? Non sei lei?» sbuffò con una risata sarcastica e nervosa. Si avvicinò alla mora con l'indice che la indicava, accusatorio «Oh, sì... Sì che lo sei. SEI SPARITA. COME HA FATTO LEI.» alzò il tono ancora una volta, mentre dietro di lui, le porte della Sala Grande si chiusero, forse perché gli unici due studenti che erano presenti, avevano capito che era meglio filarsela e lasciar soli quei due, piuttosto che rimanere lì a guardare la scena. «SPARITA. NON UN MESSAGGIO, NON UNA SPIEGAZIONE. PER QUANTO? TRE MESI? DAVVERO, JJ? IN TRE MESI NON HAI AVUTO LA POSSIBILITA' DI DIRMI NIENTE, O DI SCRIVERMI? SUL SERIO?» aveva sbottato, era diventato rosso in faccia e aveva urlato. Cercò di nuovo di riprendere la tranquillità, quindi lasciò spazio a Jessica per parlare.
    Chiuse gli occhi, fermandosi e premendo appena con pollice ed indice, alla base degli occhi. Le sue parole arrivavano come lame al petto, come se stesse realmente soffrendo della lontananza che aveva messo tra loro la ragazza. La guardò, di nuovo, questa volta non aveva le forze di urlarle contro «Ci tieni a me? E quando te ne sei accorta? Quando per tre mesi non mi hai scritto o quando mi hai visto a lezione con un'altra?» sollevò un sopracciglio, quasi con sufficienza. Lui si sentiva tradito, solo lei sapeva la verità di quello che era successo con Liz mesi prima, solo lei lo aveva visto piangere e aveva raccolto i pezzi.
    Quando ripetè la sua domanda, Lucas allargò le braccia quasi a voler dire allora?, poi ascoltò quelle parole che sembravano solo infilare di più le lame nel petto e quando le sue braccia arrivarono al collo del ragazzo, Lucas si girò, d'istinto verso di lei, quasi non accorgendosene. Non ricambiò con una stretta, ma non l'allontanò. Strinse gli occhi per resistere all'irrefrenabile voglia di stringerla e di dirle quanto cazzo l'era mancato un suo abbraccio, ma non lo fece. L'orgoglio maschile ebbe la meglio, al momento. Non rispose alla sua supplica di restare amici, rimase in silenzio e lasciò che lei continuasse a parlare. Jessica poteva sentire il suo respiro profondo riempire il petto del ragazzo, che cercava di riequilibrare la sua calma.
    Sentì un brivido quando gli confesso di aver fatto un casino e quando proseguì con la frase, quasi gli venne un colpo che si fosse innamorata di lui che non poteva ricambiare.
    Ma poi si rasserenò quando capì che era un docente. Voleva iniziare con dirle quaclosa, ma lei continuò, evitando il suo sguardo. «Tu, ti sei allontanata perché sei innamorata di un professore?» c'era del paradosso in quella frase, c'era più di una cosa che non andasse bene «Oh, beh, e adesso ti viene in mente che potevi parlarmene prima?! Magari evitando di allontanarti per tre mesi?» le ricordava sempre quanto tempo fosse passato «Esattamente come hai fatto ora, Jessica. Avresti evitato tante complicazioni, questa litigata... tutto.» seppur dura, era pur sempre al verità e Lucas doveva sbattergliela in faccia «Mi hai cacciato dalla tua vita, JJ. Io non lo avrei fatto per nessuna ragazza al mondo...» era vero «Allora?! Chi è questo?! Si può sapere? Non dirmi Ensor!». Il suo tono, adesso era meno arrabbiato, seppur ferito. La guardò tornare a sedere e quasi gli si strinse il cuore per non averla stretta a lui poco prima.
    Si avvicinò al tavolo e si sedette sul bordo, scivolando fino a trovarsi rivolto verso il fianco di Jessica, quindi poi l'avrebbe costretta a girarsi, verso di lui, rimanendo sempre seduto sul tavolo (tanto alla fine non c'era nessuno) «Mi hai fatto male, JJ... tantissimo. Mi hai distrutto come non credevo mai potessi fare. E sapere ora i motivi, è ancora peggio.» la guardava dall'alto, ma non andava bene, c'era ancora troppa poco intimità per quel discorso. Quindi scese dal tavolo e si mise a cavalcioni sulla panca, allungando poi le braccia verso i suoi fianchi, costringendola ad avvicinarsi a lui. Avrebbe poi sollevato il suo volto, spingendolo verso l'alto con il pollice «Ti avevo detto che per te ci sarei sempre stato e non era solo per dirlo, altrimenti non venivi a letto con me, JJ. Quello che c'è stato tra di noi, non è stato solo sesso, ma nemmeno amore. L'affetto che io provo per te è tantissimo e mi ammazzerei se ti succedesse qualcosa.» prese un respiro profondo, approfittando per spostare una ciocca di capelli dietro il suo orecchio «Il nostro rapporto è unico e speciale, dal primo momento che ci siamo trovati in quell'orribile bar. Tu mi hai tirato fuori da un momento dove probabilmente non sarei riuscito a scapparne. Mi hai riportato qui, mi hai ridato il sorriso e io te ne sarò grato per sempre.» la mano si spostò a carezzarle la guancia, con delicatezza, mentre l'altra rimase sul suo fianco, a tirarla appena un po' di più verso di sé. Ricercava il contatto con lei, anche solo di quel poco che bastava per essere estremamente vicini «Non mi interessa di chi ti sia innamorata, mi interessa che tu abbia potuto mettere da parte me, per una persona qualunque, senza nemmeno parlarmene.» sorrise appena.
    Respirò piano e non tolse la mano dalla sua guancia, non voleva farlo e continuava a guardarla senza distoglie un attimo lo sguardo, sollevò poi le gambe, piegandole e facendole finire dietro la ragazza, così da simulare un abbraccio anche con queste, mentre il pollice che le carezzava la guancia, sfiorò lentamente le sue labbra «Quello che abbiamo io e te, è unico, Jessica...» le sussurrò appena, posando la fronte su quella della mora.
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Jessica si era aspettata la sua reazione furiosa, ma ciò non le impedì di sentirsi profondamente ferita dalle sue parole, nonostante se le fosse aspettata e nonostante fossero più che legittime. Ma non parlò più, lasciò che si sfogasse, ascoltando ogni sillaba da lui pronunciata con attenzione, facendosi scura in viso ogni secondo di più. Non credeva che lui avesse il diritto di trattarla così, sebbene fosse stata lei la prima a non essere corretta nei suoi confronti. Ma faceva comunque male. Dannatamente male. E la cosa peggiore, è che era lei e solo lei la causa di tutto. Prese un lento e lungo respiro, cercando di calmarsi e di riordinare le idee in modo che potesse esprimersi in modo chiaro e cercando, con tutte le sue forze, di trattenere le lacrime.
    Provò anche ad abbracciarlo per calmarlo e per fargli capire che era sincera, ma sebbene non l'allontano, nemmeno ricambiò e questo la ferì ancora di più. Era quindi convinta che fosse peggio così, piuttosto che essere fisicamente respinta dall'abbraccio. Ma non parlò. Non proferì più una parola, restando seduta su quella panca che ora le sembrava così fredda, quasi quanto il gelo che era calato nel suo cuore. Si sentiva male per tutto quello, avrebbe voluto disperatamente rimediare ma il ragazzo non le stava dando la possibilità di farlo, continuando imperterrito ad inveire contro di lei. Non fece una piega nemmeno quando lui si avvicinò e si sedette sul tavolo, anzi cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo poiché il proprio, era velato di pura tristezza.
    Quando lui la costrinse a girarsi, lei lo fece, guardandolo senza vederlo davvero, come se davanti a lei ci fosse solo uno schermo nero, come se tutto fosse nero, come se Lucas non esistesse, come se non fosse seduto a quel tavolo. Stavolta le sue parole le trapassarono un cuore già martoriato dalla tristezza per le sue parole che lei sola percepiva come cariche d'odio, anche se fondamentalmente non era vero. Le sue successive parole con un tono più dolce, i suoi gesti, i suoi movimenti... la ragazzina sembrava insensibile a tutto, quasi come se davvero Lucas non fosse stato là. Si lasciò accarezzare passivamente, finché le sue parole la riscossero definitivamente, spingendola a guardarlo davvero, questa volta.
    Paragonami un'altra volta ad Elizabeth iniziò, duramente, utilizzando il nome intero della ragazza con tono pregno di disprezzo. E non ci saranno altre conversazioni tra di noi. Mai più. E le faceva ancora più male pronunciare quelle parole, ma doveva dirglielo. Non sopportava di essere paragonata a quella ragazza che era stata solo capace di distribuire odio gratuito, anche nei suoi confronti. Ma chi se l'era mai inculata prima del viaggio in nave di settembre? Che problemi la affliggevano per averla trattata così male senza nessuna motivazione apparente? Non poteva negare che avesse anche lei preferito un altro, ma le situazioni erano completamente diverse. Tra Lucas e Jess non c'era amore, come aveva detto lui, ed erano stati entrambi chiari fin da principio. Sesso, certo, e anche tanto affetto. Ma lei non lo aveva mai illuso di nulla, al contrario dell'altra opalina. Un lieve sbuffo uscì dalle sue labbra, prima di allontanarlo con una mano posata al petto. Si alzò, prima di continuare il discorso. Fortunatamente ora erano soli, nessuno poteva udire la loro conversazione. E meno male. Jess si sentiva a poco dallo scatenare l'inferno. Era sempre stata un'orgogliosa che difficilmente ammetteva i suoi errori, ragion per cui quel giorno si era sforzata fin troppo e sentire quelle parole pronunciate da lui... l'aveva irritata non poco. Innanzitutto non me ne frega un cazzo se la tua Emma avesse visto quel bigliettino, okay? Per me lei non è nessuno, non la conosco e se permetti, penso prima a me stessa che ad una completa sconosciuta. Tolto quell'argomento che la infastidiva fin troppo, passò all'attacco con il resto. No, non è che non ho avuto possibilità! Ma capisci che dovevo riflettere? Ho sbagliato e non lo sto negando! E mai lo farò! Ma sai, non era così facile dirti "Ehi Lucas, sai che sono innamorata di un professore ma non so se ricambia e sto male per questo"? Dirti che mi sono innamorata di uno stramaledetto professore, secondo te è facile? Notizia Flash! NO NON LO È! Sbraitò, stavolta lei infuriata. Si era alzata in piedi, ma non era sicura che le gambe potessero reggerla ancora per molto, visto quanto le tremavano, quindi si appoggiò al bordo del tavolo.
    Oh, Jones, non osare insinuare che io tenga a te solo quando mi conviene, perché in questo caso non avresti capito un emerito cazzo. Un emerito cazzo. Ripeté, sillabando le parole, giusto per fargliele entrare meglio in testa. Inizialmente, quel cinque dicembre, avevo voglia di distrarmi e quindi siamo finiti in quello schifoso bagno, ma poi... da quando mi sei venuto a prendere alla mia festa, non lo so provavo un affetto per te che non sapevo catalogare... affetto che è cresciuto in questi cazzo di mesi. Credi che mi sia allontanata da te per il mero piacere di farti soffrire? BEH, TI SBAGLI! Io mi sono messa nei tuoi panni, mi sono scusata al massimo delle mie possibilità, ho detto che ho fatto un grande errore perché è la verità! Ma tu, invece di rinchiuderti nel tuo guscio da povero cucciolo ferito ed indifeso, prova a metterti nei miei, di panni! È stato un periodo difficile anche per me, rendermi conto di amare un professore! Un amore che non sarebbe mai dovuto succedere! Una relazione che non avrei mai potuto avere alla luce del sole! Ma è così semplice per te, vero, puntare il dito e paragonarmi ad un'altra che ha spezzato il tuo povero cuoricino, accusarmi di non tenere a te e riversarmi addosso quelle parole? Non ci hai mai pensato a come mi stia sentendo e mi sia sentita io? No perché io a te ci ho pensato, sempre. Ed ecco perché avevo deciso di chiarire, oggi. Fece una pausa. Sentiva la gola riarsa e non era un bene. Le doleva incredibilmente. Aveva gli occhi lucidi ed appannati, non sapeva quanto avrebbe potuto resistere prima di scoppiare in lacrime. Ma lei doveva dimostrarsi forte. E non ti azzardare a farmi sentire in colpa in questo modo. Non lo so se tu davvero non avresti agito come ho agito io... la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro, un misto tra rabbia e tristezza. Un connubio perfetto, insomma.
    Basta, stai zitto... non dire più niente. Hai già fatto abbastanza. Furono le sue parole, prima che si girasse verso la porta. E sì, magari è Ensor replicò, prima di zittirsi completamente e dirigersi verso il suo dormitorio, non degnando Lucas più nemmeno di mezzo sguardo.
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