Tumulti adolescienziali

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    Samuel Black
    Docente di Alchimia
    - Uno stupro! - lo sguardo pesto, il passo infuriato; poi la mano si contrasse - Anzi due! -
    Un ragazzino sobbalzò guardandolo poi con occhi vitrei. Samuel superò senza tante cerimonie lui e la finestra da cui aveva distolto la sua attenzione; stava diluviando.
    - Cos'è stanno iniziando a drogarsi tutti quanti senza di me?! - la lingua schioccò con fastidio mentre le gambe continuavano a macinare metri metri di fredda pietra - Io smetto ed il mondo comincia e me lo rinfaccia! - il piede agitato prese una mattonella sconnessa. - Porco Merlino!- Il vicepreside perse un solo istante l'equilibrio; non cadde, ma si trovo le mani sulle cosce e lo sguardo puntato al pavimento. - Calmati Samuel Black - le pupille focalizzarono con tale intensità la nuda pietra da poterla quasi sciogliere - Calmo. -
    Si rialzò piano, la mano scivolò fra i ciuffi bruni sistemandoli per poi scendere a lisciare il panciotto scuro e raddrizzare il colletto a freccia della camicia bianca e la cravatta arancione. Guardò dritto davanti a sé e tirò un po' giù le maniche della giacca nera - Si riparte -
    A parte il ragazzino della finestra non aveva trovato nessun'altro per i corridoi, le lezioni erano in corso ed in effetti il Dioptase che ci faceva lì? -Mah.- Ad ogni modo era arrivato a destinazione. Aveva superato i tre oggetti magici dell'aula con sufficienza, accennando solo un sorriso alla bellissima Alba, ed ora il suo fondo-schiena era ben piantato sulla sedia della scrivania del suo ufficio, mentre gli occhi si tuffavano su una serie di documenti.
    Victoria gli aveva sbolognato carte e scartoffie di ogni tipo e lui le teneva in un mobiletto nel suo laboratorio segreto. La spessa chiave capace di sbloccare la serratura magica non era appesa al collo, come suo solito, ma riposava lì pacifica, affianco a lui; l'aveva appena usata.
    Fra quelle carte infatti vi erano anche le cartelle degli studenti, contenenti i moduli di iscrizione, i dati anagrafici e dati simili, oltre alla scuola e la casata frequentata in precedenza e le note ed i voti ricevuti ad Hidenstone. Un piccolo e superficiale resoconto delle vite di ogni alunno dell'accademia.
    Ve ne era due pile immense riguardante i Dioptase da entrambi i lati della scrivania, mentre davanti a Samuel vi era quello di Jessica WhiteMoore.
    Aveva appena finito di leggerlo quando alba lo avvisò che l'Opalina era giunta. Con un cenno della mano Samuel diede l'ok ed un rumore metallico salì dalle scale di pietra; il dipinto di alba si era aperto. Ora Jessica avrebbe solo dovuto fare i gradini, bussare gentilmente alla porta, magari annunciarsi, e poi entrare. Sarebbe andata veramente così? Samuel ne dubitava.
    Da quanto aveva compreso da lei Jessica aveva un carattere...diciamo peperino, ma non la conosceva ancora molto bene.
    L'aveva fatta chiamare dal professor Ensor in persona, lo aveva incontrato poco prima. Infatti appena finito il colloquio con Daniele si era fiondato da Brian mettendolo a corrente della situazione per poi chiedergli di prelevare l'alunna dalla lezione in corso e dirle che era attesa nell'aula di alchimia. Poi il responsabile degli Oplae avrebbe dovuto interrogare Blake.
    Il professore di difesa contro le arti oscure gli aveva lanciato un occhiata molto espressiva, ma non ci poteva fare nulla. Doveva controllare delle carte e dato che voleva sbrigare la questione il prima possibile non vi era tempo per seguire procedure od aspettare la fine delle lezioni. Quella sera voleva andare a letto con la soddisfazione di aver almeno chiarito il problema e di aver raccolto la testimonianza di tutti gli studenti coinvolti.
    Gravi accuse erano state lanciate, ed ora era da chiarire se erano infondate oppure no.
    Samuel si scoprì ad incrociare le dita.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1" Scheda | Stat.
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    Giadì
     
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Cosa poteva volere Samuel Black da lei in una tranquilla giornata di metà marzo? Lunedì, per l'esattezza. Sapeva fosse stato promosso a vicepreside non molto tempo prima e il che non era propriamente rassicurante, anche se le sue idee se le era fatte. Il weekend appena passato, era stata da Daniele e gli aveva raccontato tutto ciò che era successo nei minimi dettagli, compreso l'intervento di Blake che era stato a dir poco provvidenziale. Jess era piuttosto certa che Daniele avrebbe cercato di fare qualcosa, che non se ne sarebbe stato zitto e... quella chiamata da parte di Black le sembrava arrivata troppo nel momento giusto per potersi trattare di una semplice coincidenza, ma lo avrebbe scoperto solo presentandosi nel suo ufficio.
    Ad ogni modo, era appena tornata a lezione dopo aver passato del tempo in terrazza con Blake dove si erano detti diverse cose, come per esempio il fatto che avesse detto "Ti amo" a Lilith o del fatto che Daniele avesse finalmente detto a Jess di essere innamorato di lei, quindi era piuttosto di buon umore nonostante ciò che era accaduto appena la settimana precedente. Stava quasi per fare una domanda al professore, quando vide arrivare Ensor. E non era mai un buon segno quando Brian si avvicinava... e infatti volle che lei uscisse per andare, appunto, da Samuel. Sbuffò, dirigendosi dov'era ubicato l'ufficio dell'uomo e, nel tragitto, chiuse un bottone in più -ma solo uno- della camicia che l'uniforme prevedeva. Sì, insomma, a Jess non piaceva per nulla la divisa, quindi la portava in modo alternativo e svogliato... e poi, seppur piovesse molto, in quel momento, dentro l'Accademia non faceva troppo. Ciò le permetteva di poter tenere la camicia mezza aperta. Si ravviò i capelli corvini mentre percorreva il lungo corridoio, lanciando di tanto in tanto un'occhiata al paesaggio attraverso le enormi vetrate. Pioveva a dirotto, ma non aveva iniziato da molto...beh la giornata perfetta per espellere qualcuno, no?
    L'opalina, ormai arrivata al terzo piano, si diresse verso l'enorme arco che caratterizzava l'ingresso dell'aula, varcando la soglia fino a posizionarsi vicino al dipinto di Alba, concedendole un bel sorriso e salutandola. Esso si aprì, rivelando una scalinata che l'avrebbe condotta all'ufficio dell'uomo. Salì quindi gli scalini, lentamente, per poi trovarsi davanti alla porta dell'ufficio. Avrebbe dovuto bussare ed aspettare che il docente le desse il permesso di entrare, quello era indubbio, ma... Jessica Whitemore aveva tutto un altro stile. Sospirò e posò la mano sulla maniglia della porta, avvolgendola completamente. Esitò qualche secondo prima di spalancarla, lanciando all'uomo uno sguardo a metà tra il curioso e lo scocciato. Non sapeva con esattezza perché lui l'avesse fatta chiamare, aveva solo la sensazione che c'entrasse Mark, ma se fosse davvero stato così, non avevano certo tempo per perdersi in banali convenevoli! Indi per cui, varcò di pochi passi la soglia, esercitando una lieve pressione con le punte delle dita affinché la porta si chiudesse dietro di lei. Allora? chiese con veemenza senza nemmeno salutare. Come detto, non era proprio nel suo stile perdersi in chiacchiere, se non aveva tempo. Non so cos'abbia fatto di così grave da farmi chiamare addirittura da Ensor, ma nel dubbio è colpa di Blake esordì quindi la corvina, con un mezzo sorriso. Sì, certo, era Blake che la trascinava spesso e volentieri nei guai... ma lei non si tirava di certo indietro, perché a dir la verità, le piaceva combinare qualche casino. Cosa che avevano fatto giusto un paio di giorni prima nei confronti della ex di Daniele. Ma se è per Mark, okay, mi chieda tutto quello che le pare -o quasi- e chiudiamo questa storia. Sbuffò, avvicinandosi alla scrivania e sbattendoci leggermente i palmi, fissando le proprie iridi scure in quelle decisamente più chiare dell'uomo. Oltretutto Dan le aveva detto che lo avrebbe fatto espellere. Comunque buon pomeriggio, prof decise di concedere alla fine, senza distogliere lo sguardo.
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    Il rumore della maniglia aveva risuonato - Devo oliarla - ma vi fu un momento di tentennamento. Samuel, visto come poi si sarebbe evoluta la cosa, avrebbe preferito che quel istante fosse durato per sempre.
    Un fulmine nero e rosso si scaraventò dentro l'ufficio ed iniziò a parlare, parlare, e parlare. - Dio mio è come se zia Betty ed un adolescente si fossero unite in una cosa sola - solo che sua zia non era certo così sexy. Lo sguardo scivolò per un secondo nella scollatura e l'ugola si mosse confusa.
    La lasciò parlare e nel mentre cercò di resistere a due tentazioni: quella di trasfigurare la ragazza in un calmissimo e confortante peluche ed il non voler scostare gli occhi dai due seni giovani e maturi.
    Poi lei sbatté le mani sulla scrivania.
    Le immense pile di documenti ai lati del mobile, tremarono - No..no- per poi crollare verso il professore.
    Se fosse stato un babbano avrebbe potuto anche rimanerci secco.
    La bacchetta fu mossa con eleganza e sopratutto rapidità ed i fogli terminarono la loro corsa. In un primo momento sembrò che galleggiassero nell'aria e poi tornarono al loro posto.
    Samuel si reputava un uomo colto, acuto, curioso, avvenente e paziente. Ci vuole pazienza per conquistare una donna, ci vuole pazienza per completare senza intoppi una pozione e la creazione di un golem è un altra cosa molto delicata che richiede attenzione ed una buona dose di pazienza.
    Quella però era una giornata molto particolare e ci mancava anche una ragazzina che non sapeva stare al proprio posto. Resistere a tutta una serie di tentazioni non proprio civili gli costo una fatica immensa e non era detto che ci sarebbe riuscito una seconda volta.
    - Buongiorno - sembrava più una minaccia che un saluto. - Si segga -, con la baccchetta le indicò la sedia davanti alla scrivania.
    Andò dritto al punto.
    - Si è per caso inventata un presunto tentativo di stupro per vendicarsi di qualche torto subito? -
    Non aveva risposto alla studentessa riguardo Brian, Mark o chissa che. Non era tenuto a darle spiegazioni ed inoltre era troppo incazzato.
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Non era entrata nello studio di Samuel proprio in modo educato, non aveva nemmeno bussato... non sarebbe stato da Jessica farlo, comunque. Le piaceva arrivare subito al dunque, no?
    Pronto? Mi sente? chiese, schioccando le dita davanti al suo volto. Ma dove stava guardando? Non voleva saperlo e nemmeno gli interessava, in vero. Voleva solo che lui le dicesse il perché della convocazione e lo facesse in fretta... ma non tanto perché voleva tornare a lezione -anzi- più che altro perché era ansiosa di ciò che voleva da lei il neo vicepreside.
    Forse la sua irruenza non fu proprio una buona idea, soprattutto quando vide quelle enormi pile di documenti, cadere rovinosamente verso il professore proprio a seguito della sua mossa di appoggiare i palmi contro la scrivania. Sperava di non aver battuto troppo forte, eppure i fogli non sembravano essere stati dello stesso avviso. Scosse il capo, lasciando ondeggiare i lunghi capelli corvini. Avrebbe dovuto scusarti, ora? Ma non poté non ridacchiare di fronte a quella scenetta. Certo, provava molto rispetto per il professor Black, ma le venne così naturale quella risatina, che non poté farne a meno. Fortunatamente erano maghi e sapevano usare una bacchetta magica, quindi con un colpo di essa, i fogli smisero la loro discesa per poi tornare elegantemente dov'erano prima che lei entrasse nello studio in quel modo assurdo. Mi scusi disse quindi, alla fine. Ma non aveva propriamente il tono di qualcuno che voleva realmente scusarsi, anzi. Probabilmente per lei era stata la cosa più divertente di quella giornata uggiosa, soprattutto dopo essere stata relegata per un'ora nei sotterranei per la lezione di pozioni e dopo aver dovuto confortare il suo migliore amico solo perché aveva detto "Ti amo" alla sua ragazza. Qualcosa di buffo ci voleva, una volta tanto.
    Storse il naso quando lui parlò per la prima volta. Quel saluto non sembrava troppo allegro. Non fece altro che sedersi come le era stato ordinato, occupando una delle sedie davanti alla scrivania. Chi usa ancora "si segga" nel 2020? pensò, tentando in tutti i modi di rimanere impassibile davanti allo sguardo truce -o almeno, così lo interpretava lei- dell'uomo.
    Quando lui le fece quella domanda, gli lanciò uno sguardo a dir poco indignato. Si poteva dire qualsiasi cosa di lei. Che fosse arrogante, incosciente, a volte maleducata, una stupida ragazzina... ma mai che fosse bugiarda. Si irrigidì sulla sedia e si sedette in maniera più composta. Come si permette? sibilò. Ora era lei ad avere lo sguardo truce. Le pare che metterei in mezzo i miei migliori amici, rischiando di farli finire nei guai? continuò, con voce ferma. Comunque capisco le sue perplessità, nonostante io non mi sia inventata nulla era dura dargli un minimo di ragione, ma capiva non potessero espellere un ragazzo alla cieca, senza aver ascoltato tutte le versioni, senza avere delle prove.
    D'accordo, allora, le racconterò come stanno le cose. Concesse, prendendo un profondo respiro.
    Verso metà gennaio stavo passando per i corridoi e ho sentito delle voci, quindi mi sono avvicinata e ho visto Mark mettere all'angolo Mia e dirle delle cose poco carine. Cosa potevo fare? Non c'era tempo di chiamare un'insegnante, sarebbe potuta finire peggio. Quindi, beh, l'ho pietrificato e ho fatto allontanare Mia. Ed è stato proprio quel giorno che mi ha raccontato cos'era successo con Mark, ma questo è avvenuto ancora ai tempi di Hogwarts. Fece una piccola pausa, distogliendo per qualche secondo lo sguardo dall'uomo, prima di riprendere a parlare. Evidentemente il suo fragile ego maschile ferito non mi ha perdonata... fece un'altra piccola pausa. Finché doveva raccontare degli altri, riusciva a farlo senza tentennare, non che non le dispiacesse per Mia. Anzi, era incazzata per ciò che aveva dovuto affrontare da sola e per il fatto che adesso avesse dovuto portare quel fardello per quattro lunghi anni, ma ora toccava parlare della sua esperienza diretta e improvvisamente fu come ammutolita, quasi fosse diventata timida tutt'un tratto.
    Quindi pochi giorni fa, venerdì per l'esattezza, dopo la lezione di Astronomia, stavo tornando al mio dormitorio prima dello scattare del coprifuoco e... beh, mi ha presa alle spalle. Un brivido le percorse la schiena al ricordo di quelle sensazioni orribili, di quel panico strisciante che in quel momento stava tornando a farsi vivo in lei. E sì, mi ha detto delle cose davvero orribili. Se vuole gliele dico! sbottò, per poi iniziare ad elencarle con o senza il suo permesso. Mi ha dato della puttana -più volte- ha detto che Alex è un figlio bastardo, che apro le gambe a comando... ah, una squallida puttana -perché gli aggettivi sono importanti-, che apro le gambe con un niente.. insomma, cose di questo genere! Ora la sua voce tremava perché, per quanto volesse fare la spavalda, la ragazza forte che non aveva paura di nulla, al ricordare quei dettagli, proprio non ci riusciva. Deglutì un paio di volte prima di sospirare e tornare a fissare lo sguardo in quello di lui. È contento? Vuole qualche altro dettaglio? Tipo che mi stava davvero per scopare lì, in quel corridoio? No, decisamente Jess non badava molto spesso ai termini che usava, nemmeno con i docenti.
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    Samuel Black
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    -Ma cos'ha che non funziona questa scuola? Ci sono solo esagitati dall'ego grande quanto la torre dell'Orologio?- Pazienza Signor Black, pazienza. Questo è almeno quel che avrei voluto dirgli se solo fossi capace di sfondare la quarta parete.
    Quell'Aprile, oltre ad affogare nella miriade d'impegni dovuti alla sua nuova carica, era anche il mese di Blake Barnes. Toccava a Samuel fargli da babysitter e tenergli testa non era certo catalogato tra i compiti più rilassanti che un professore avrebbe potrebbe avere -Ci mancava solo un tentato stupro e porco merlino...- La mano scivolò sulle tempie per donar loro almeno un po' di pazienza. O almeno cercare di farlo -Ok...lei è molto peggio di zia Betty-
    Jessica WhiteMoore era un fottuto fiume in piena. A parte quella uscita da fighetta americana -Pronto? Mi sente?- che aveva fatto salire la voglia di strapparle le dita a morsi (malgrado guardare le tette di una propria studente non fosse proprio the best sensei's activity), Jessica affogò il professore in un fiume di parole degne del premio "BIPOLARITÀ 2019-2020".
    Prima era incazzata come una iena, poi comprensiva e disposta a ragionare.
    Malgrado il fastidio che aleggiava tra gli alveoli dell'uomo, però, quest'ultimo seppe assorbire le parti necessarie e scartare quelle inutili, oltre che sforzarsi di alleggerire la propria espressione. D'altronde subire un tentato stupro non era certo l'attività più felice che qualcuno potesse sperimentare. -No, signorina WhiteMoore, non serva che scenda in altri dettagli di quella spiacevole esperienza. Quanto da lei detto è abbastanza e proprio ora tutti gli altri studenti coinvolti stanno avendo un colloquio con i professori responsabili delle loro casate-
    Tornò a massaggiarsi la base del naso.
    - Siamo sempre stati propensi, sopratutto il professor Salvatore, con cui ho avuto un colloquio poco fa- per curiosità stette attento alle possibili variazioni facciali della ragazza quando nominò il collega di Astronomia -di reputare il fatto come vero. Tuttavia dato che non è un insinuazione di poco peso quella che lei ha fatto nei confronti di questo fantomatico Mark- la mano si mosse ad accarezzare confusa l'aria -dobbiamo anche verificare i fatti-
    Puntò la bacchetta davanti a sé -Accio cartella Mark!- in un attimo 10 cartelle scivolarono dolcemente dalle due pile, senza provocare crolli di alcun tipo e si appoggiarono davanti al professore. Poi estrasse il primo foglio da ognuna e Jessica si trovò di fronte 10 Mark.
    -Quale di questi sarebbe il presunto colpevole?-
    La giovane iniziava però ad essere realmente agitata e se fosse stata una bugia stava recitando molto bene, in caso contrario... - Guardi con calma, non c'è fretta.- Finalmente le sorrise con sincerità, ed anche se Samuel aveva mentito sull'importanza della celerità in una situazione del genere, non era importante. Era pur sempre una ragazzina e se aveva subito davvero violenza bisognava trattarla con garbo. Non avrebbe mai voluto essere lui nei panni di un molestato. -Si serva pure se vuole.- Le aveva tirato fuori dalla teca interna alla scrivania, un bicchiere e tre confezioni di succo: pera, mirtillo e pesca. Avrebbe potuto scegliere quello che più le piaceva od al limite anche tutti e tre.
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    Edited by SamuelBlack - 4/5/2020, 17:13
     
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Jessica non si sarebbe mai immaginata se stessa nello studio del professor Black a raccontargli ciò che era successo con Mark. Era stato difficilissimo anche solo raccontarlo a Daniele, e loro tecnicamente stavano insieme, figurarsi ad un altro professore. Ma doveva immaginarlo che non avrebbero espulso Mark alla cieca, senza sentire le versioni di tutte le persone coinvolte. Sempre tecnicamente, quella era una scuola prestigiosa, seria e rispettabile quindi i docenti avrebbero dovuto comportarsi di conseguenza. Poi che la loro preside se ne stesse a prendere te e pasticcini lasciando che fossero loro a scendere i campo contro streghe psicopatiche, era tutt'altro discorso.
    Alla fine, comunque, aveva cercato di descrivere l'esperienza fornendo al docente quanti più dettagli possibili, al contempo immaginandosi che, se ne era rimasta così traumatizzata lei, per Mia deve essere stato mille volte peggio, all'epoca. Quanto avrebbe voluto cavare gli occhi a Mark con le sue stesse mani!
    Annuì alla sua risposta, riflettendo su cosa dire. Capirete presto che non mi sono inventata assolutamente nulla replicò solo, guardandolo con fierezza. Certo, forse diverse volte le ragazze si inventavano di essere state molestate pur di ottenere qualcosa, ma Jessica non era quel genere di ragazza. Era troppo orgogliosa per inventarsi una cosa del genere, per dover ammettere che qualcuno le aveva fatto del male anche se non era vero. Non si sarebbe mai inventata nulla di simile, ma i docenti non potevano certo saperlo, forse tranne Daniele...
    Quando il professor Black lo nominò, per poco Jess non si strozzò con la propria saliva e rimase in silenzio per un po', sperando che non fosse un'insinuazione di nessun genere, perché Jess su certe cose non sapeva proprio mentire... e non era sicura di come potesse apparire la sua faccia in quel momento. Ma sicuramente un po' era sbiancata.
    Sì, vi capisco. Commentò, lasciando che lui raccogliesse -con un incantesimo- le cartelle di diversi Mark e gliene ponesse davanti. Stavolta niente valanga, constatò con dispiacere la corvina. Sarebbe stato divertente.
    Uh, questa scuola ha fin troppi Mark disse, prima di gettare un'occhiata ad ognuna delle cartelle. Avrebbero potuto esserci cento Mark, anche mille, ma Jess avrebbe riconosciuto quello giusto anche fra un milione. Si prese comunque qualche attimo per esaminare ogni singolo ragazzo che portava quel detestabile nome. Sembravano tutti innocui, in realtà... ma alla fine, Jess posò gli occhi sulla foto di un ragazzo biondo e con un'aria forse più strafottente degli altri. Non lo indicò ancora, limitandosi ad osservarlo per diversi secondi, alzando poi lo sguardo sul prof e annuendo, ricambiando il suo sorriso. Perché stava sorridendo in quella situazione, la giovane? Beh, semplicemente perché era ad un passo da liberare se stessa e le sue amiche da quello schifo. Osservò i succhi che lui aveva posato sul tavolo, prima di puntare con estrema sicurezza il dito sulla foto scelta. È lui. Mark Wright. Ne sono assolutamente sicura esclamò alla fine, versandosi nel bicchiere il succo alla pera. La ringrazio molto gli disse, abbassando un po' il tono e tornando a sorridergli. Mi scusi se sono stata un po' sgarbata e sulla difensiva, prima aggiunse, prima di portarsi il bicchiere alle labbra. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva la gola riarsa. Bevve il contenuto quasi d'un fiato e posò il bicchiere sulla scrivania, stavolta cercando di posare l'oggetto delicatamente. L'ultima cosa che voleva, era tirarsi addosso ancora una volta l'antipatia del docente facendo crollare tutto.
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    Uh, questa scuola ha fin troppi Mark
    Samuel annuì con un sorriso -Lei non sa quanto ha ragione- e fortuna che Jessica aveva specificato la casata durante il suo "colloquio" con Daniele, altrimenti la scrivania del docente d'alchimia non sarebbe bastata per contenere tutti i documenti di tutti gli studenti di tutte le casate.
    Ad ogni modo l'ascia di guerra era stata infilata in tasca da entrambe le parti e Jessica scelse con la giusta calma, ma con sicurezza, una delle foto. -Mark Wright- le dita dell'uomo si incrociarono lente mentre lei bevve il suo succo alla pera per poi ringraziarlo del gesto e chiedere scusa per l'inizio burrascoso. Un sorriso per la ragazza. Uno stanco, ma sincero. -Io come mi comporterei nel mezzo di una situazione simile? Già ho i nervi a fior di pelle solo nel dover sistemare questo sciagurato intoppo, figurarsi se fossi al suo posto.- Sempre dal lato giusto della cattedra, Sam avvicinò il busto alla sedia per gli ospiti -L'importante è che abbia riconosciuto i propri errori e capito che io sono qui solo per aiutare.-
    Forse l'atteggiamento di Samuel Black sarebbe dovuto essere più serio; un docente rispettoso, severo e distante quasi quanto un giudice. Imparziale e, appunto, giusto. Tuttavia questo non era il suo stile. D'altronde non era mai stato un tipo rigido, altrimenti, con tutta probabilità, quel posto da vicepreside non sarebbe nemmeno stato suo e forse non avrebbe nemmeno fatto l'insegnante; chissà. Tuttavia il motivo della scelta di alcune parole ed atteggiamenti avevano anche un altro perché: si stava sempre più convincendo della sincerità di Jessica. Alla fine la conosceva abbastanza per dare assoluto credito ad una delle tante frasi che aveva pronunciato. -Ha rischiato la vita per i suoi amici, malgrado le sue condizioni... figurati se ora li mette in mezzo a casini che non esistono.-
    -Lo so che lei non vede l'ora di lasciarsi tutta questa situazione alle spalle, ma le devo chiedere se è assolutamente certa che sia lui.- Questa domanda però doveva fargliela e gliela pose con la giusta serietà; anche lui non vedeva l'ora di passare oltre, farsi una bella sega e magari saltellare pure nella camera della docente di incantesimi; non ci si sfoga mai abbastanza. Tuttavia era necessario mantenere un minimo di compostezza. Era sempre il vicepreside...per Merlino!
    Se Jessica avesse confermato di nuovo la sua scelta, con un sorriso, Samuel avrebbe agitato la bacchetta ed il foglio con la faccia di Mark Wright si sarebbe re-infilato nella giusta cartella. Poi -Chartanimus!- L'intera documentazione del giovane vibrò per poi piegarsi ed accartocciarsi in un turbine trasfigurativo. Ne usci una taccola di carta dalle notevoli dimensioni, zampettò un po' sul tavolo, poi Samuel le aprì la porta e lei volò via seguendo le indicazioni che l'alchimista vi aveva inscritto. -Alba aprile per favore- un lontano schiocco avvisò che il dipinto animato si era dischiuso.
    -Bene ed anche questa è fatta!- era tornato a sedersi. -Ora sarebbe anche libera di andare...tuttavia ho una cosa da chiederle- Si, lo aveva notato.
    Prima Daniele aveva dimostrato nervosismo quando si era parlato della giovane. Un nervosismo strano, che sembrava in parte slegato dalla situazione di merda in cui, come era loro dovere, si stavano impelagando; dai mordersi il labbro all'udire "Perché Jessica WhiteMoore ha parlato con te"?
    In generale pareva fin troppo coinvolto mentre ne parlava e la elogiava e poi c'era stata anche la scusa dei compiti. Era legale far correggere i compiti di altri da una ragazzina del secondo anno? Capito che Jessica era una studente modello, ma questo pareva fin troppo a Samuel; ed ora quella reazione esagerata da parte dell'Opalina quando era stato nominato il docente di astronomia. Qui la faccenda puzzava.
    -Come mai ha denunciato il fatto proprio al professor Salvatore e non all'insegnante responsabile della sua casata, oppure alla preside od al vicepreside?- appoggiò il palmo della mano al proprio petto quando si nominò.
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Quella conversazione si stava svolgendo fin troppo in fretta, a parer dell'Opalina. Ma sperava davvero che sarebbe andato a buon fine e che Mark sarebbe stato espulso una volta per tutte, senza la minima possibilità che potesse tornare a tormentare lei ma soprattutto Mia. Anche se un pensiero la stava torturando davvero. Mark sapeva dove Mia abitava, era andato da lei già una volta, l'estate precedente... era solo questione di tempo prima che trovasse anche casa sua. Era certa che non si sarebbe rassegnato, dopo le svariate umiliazioni subite in poche settimane. La bionda aveva il fratello maggiore che la proteggeva, quand'era in casa, o in alternativa i suoi zii, mentre il proprio di zio, era spesso in viaggio. Ma questo al docente non lo disse, preferendo cavarsela da sola come aveva sempre fatto, almeno finché la situazione non si sarebbe messa davvero male. No, Jessica non imparava davvero mai. Sorrise alla sua frase. Okay, c'erano molti Mark ma non avrebbe avuto dubbi a riconoscere quello giusto e infatti lo fece, indicandogliene uno in particolare. Quegli occhi freddi come il ghiaccio, quei capelli biondi e quell'espressione invincibile non sarebbero stati dimenticati in fretta dalla ragazza.
    Sì proprio lui. Impossibile non riconoscerlo. Rabbrividì, lasciando un'ultima occhiata alla foto del ragazzo. Era un bellissimo ragazzo, a scuola andava davvero bene e aveva degli amici... perché si era rovinato tutto così? A quella domanda non avrebbe saputo dare risposta, perciò si limitò a bere il succo gentilmente offerto dal docente e ad aspettare che fosse lui a dire qualcosa.
    Si sentì felice, comunque, dopo essersi scusata e dedicò all'uomo un sorriso sicuramente più aperto. Ha ragione, ma come dice lei... è qui per aiutare e anche io dovrei mettermi nei vostri panni. Se bastassero le parole di una studentessa per espellere qualcuno, beh questa scuola sarebbe deserta. Si concesse una risatina, prima di riprendere il discorso. Quindi comprendo che serva indagare e capire i fatti da tutti i punti di vista. Lo avrei fatto anche io. Concluse, finendo un ultimo sorso di succo. Si perse per un secondo ancora alle possibili ritorsioni di Mark, cercando al contempo di convincersi che fosse abbastanza maturo da capire che era finita, che aveva perso, che non era più il caso di farsi vedere da lei o da Mia. Tantomeno da Lilith. Sapeva che avesse scherzato un po' col fuoco, parlando alla dioptase. Ma la prossima volta sarebbe stata pronta, non si sarebbe fatta schiacciare al muro da quel ragazzo.
    La sua domanda la sorprese un poco, ma non perché fosse strana... più che altro, era immersa nei suoi pensieri. Sì, ne sono assolutamente sicura. Non scherzo quando dico che lo riconoscerei tra mille. Non oso immaginare cosa mi avrebbe fatto se non fosse arrivato Blake... sospirò. Quindi mi è rimasto ben impresso nella mente; potete pure procedere. Concluse, sistemandosi leggermente meglio sulla sedia.
    Dopodiché, osservò il docente muovere la bacchetta e pronunciare un incantesimo, finché il fascicolo non prese la forma di un uccello, una taccola per l'esattezza. Proprio lo stesso animale nel quale si trasformava Samuel.
    Pensava che tutto si fosse concluso e che avrebbe potuto tornare alle sue lezioni, lasciandosi per sempre dietro quella storia -sperando per il meglio- ma l'uomo la fermò. Mentalmente, era già pronta per andarsene. Inarcò un sopracciglio alla sua frase così criptica, chiedendosi cosa diavolo avesse fatto. Non aveva combinato nessun casino con Blake ultimamente, anche perché lui doveva rigar dritto ed era da un po' che la giovane non violava il coprifuoco. Quindi... qual era il problema?
    Quando la risposta a quelle sue tacite domande arrivò, avrebbe voluto scomparire, essere risucchiata dal pavimento dell'ufficio. Cercò di stare calma e di dare una risposta sensata, ma era pur sempre una ragazzina che stava facendo qualcosa di non propriamente lecito, quindi fu abbastanza normale -o così si diceva per giustificarsi- la sua reazione. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di aprir bocca.
    Beh il tutto è successo di venerdì sera qualche minuto dopo la sua lezione, quindi... è il primo professore che mi è venuto in mente, oltre che il più vicino a dove mi trovavo. Cercò di buttare lì una scusa, sperando fosse credibile. Aveva il cuore a mille e si sentiva le guance in fiamme, ma dall'alto del suo orgoglio, cercò veramente di essere impassibile. E... probabilmente Ensor non sarebbe stata esattamente la persona giusta aggiunse, cercando di distogliere l'attenzione dalla principale perplessità del docente. Ensor era il responsabile degli Opali, per questo lo aveva nominato. Sperava che Samuel lasciasse cadere l'argomento, ma non ne era poi così sicura.
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    Samuel Black
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    Una situazione scomoda.
    Samuel Black si sentiva un po' un passerotto con la responsabilità di spostare un albero.
    -Perché devo espellere studenti a poco più di un mese dal mio upgrade? Perché i ragazzi devono immergersi in un casino dopo l'altro?- Le mani massaggiarono il principio del naso -Perché sono ragazzi.-
    L'adolescenza è bella, ma turbolenta. Ci sono tante scoperte, tanti fastidi, molte gioie e tante delusioni. I bambini diventano all'improvviso adulti e c'è chi affronta meglio di altri questo passaggio e Mark Wright sembrava proprio essere uno di quelli che avevano, e quindi davano, più problemi.
    Loro, il corpo docente, erano lì per fare la differenza, per prendere tutti per mano e guidare ciascuno di loro verso la propria strada più sicura ed illuminante. -Dio santo cosa ho fatto a mandare la domanda a Victoria?- La responsabilità di un prof è grande, ma loro avrebbero provato ancora a fare qualcosa.
    Il colloquio con Jessica era stato relativamente breve, ma aveva ascoltato la versione della ragazza e pure valutata. Tutti gli studenti coinvolti stavano dando le proprie ad altri ed una volta finito lo staff scolastico avrebbe incrociato il tutto. Se la denuncia della ragazza fosse stata effettivamente e collegialmente valutata come vera, allora avrebbero agito con la peggior punizione che a Samuel era venuta in mente: l'espulsione.
    Era tanto, ma per comportamenti simili poteva essere l'unica soluzione.
    Una sonora bastonata può incastrarsi nel cervello di chi la riceve e spingerlo a pensare. Se si pensa si può comprendere e se si comprende si può cambiare. Samuel Black credeva che Mark potesse migliorarsi, come lo credeva per tanti altri ragazzini problematici, primo fra tutti Blake Barnes.
    Dopo un inizio burrascoso, Jessica aveva finalmente capito la situazione ed i climi si erano fatti più distesi, la procedura più veloce. Samuel annuì alle parole dell'Opalina, ad alcune uscite sorrise, ma prima d'ogni altra cosa l'ascoltava, d'altronde era lì per aiutare anche lei.
    Sì, ne sono assolutamente sicura. Non scherzo quando dico che lo riconoscerei tra mille. Non oso immaginare cosa mi avrebbe fatto se non fosse arrivato Blake...
    Le dita tozze dell'alchimista s'intrecciarono. -Continui a non osare. Non vale la pena soffermarsi troppo su cosa non è accaduto- Sorrise alla ragazzina. -Lei si limiti a sapere che ora Mark Wright, qualsiasi provvedimento verrà preso, nel frattempo, ha le mani legate. Lo terremo d'occhio. Anche solo per accertare del tutto i fatti, non potrà fare un respiro senza che noi non sappiamo dov'è e cosa fa.-
    Arrivò il Charthanimus, la taccola di carta ed infine il famoso dubione. Quella ragazzina e Daniele Salvatore non gliela raccontavano giusta.
    Perché arrossire di punto in bianco quando si era parlato di Daniele? Perché mordersi le labbra e dimostrare palese imbarazzo quando si era parlato di Jessica?
    Che l'Opale avesse una cotta nei confronti del professore di Astronomia? Possibilissimo, chi non ha avuto fantasie sessuali verso un proprio docente?
    -Ma allora perché anche Daniele?-
    Un pensiero si accavallò fra tanti per poi emergere-Che invece il prof maturo coi peli sul petto che si cavalcasse la studentessa che nemmeno il rodeo?- Scosse la testa -Dai no! É il cliché perfetto di tutte quelle soap opera latino americane che affollano le teste delle quindicenni!-
    Beh il tutto è successo di venerdì sera qualche minuto dopo la sua lezione, quindi... è il primo professore che mi è venuto in mente, oltre che il più vicino a dove mi trovavo.
    Sam sorrise, ma il cervello si era appena dato un facepalm da record -Per Merlino! In tutte le soap opera l'amore proibito si consuma di venerdì- Ci aveva provato a non far trasparire quei pensieri, ma lo sguardo era un po' da pesce lesso incredulo.
    -In effetti Ensor non è un cucciolone a cui parlare a cuore aperto.- Gli occhi da pesce lesso tornarono. Non poteva credere di averlo detto sul serio; ma non erano lì per espellere uno studente? La giornata l'aveva proprio stancato.
    La mano accarezzò la propria nuca un po' imbarazzata, ma poi Samuel riuscì a ritrovare un minimo di contegno con un colpo di tosse.
    Guardò Jessica negli occhi.
    -Signorina Whitemoore... lei è veramente sicura di non aver nient'altro da aggiungere?-
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    A quanto pareva, sembrava che quella storia stesse per chiudersi una volta per tutte. Mark sarebbe rimasto solamente uno spiacevole capitolo passato della sua vita e non si sarebbe più fatto vivo o così sperava. Adesso, però, sarebbe stato lontano da lei, da Mia, da Lilith e da qualsiasi altra ragazza, per tutto l'anno scolastico e in cuor suo, Jess sperava che quei mesi dopo l'espulsione gli servissero per riflettere sulla gravità di ciò che aveva fatto, perché non voleva che altre giovani vivessero quell'incubo che aveva colpito in primis Mia e secondariamente anche lei e Lilith.
    Ma l'uomo aveva ragione. Nelle parole che le rivolse, vi era la verità. Lei e Mia erano state fortunate ad aver avuto qualcuno che tenesse a loro a tal punto da aiutarle -in questo caso, Blake- e Jess in particolare, ad essere riuscita a raccontare il tutto a Daniele -erano in un divano in casa di lui in una situazione poco consona, ma dettagli- che aveva sicuramente più potere di lei ed era riuscita a fare forse ciò che lei da sola non avrebbe potuto fare. Chi mai avrebbe creduto alle semplici parole di una ragazzina così sregolata? Potevano benissimo credere che fosse una stupida invenzione per attirare l'attenzione su di sé, dopotutto alla corvina piaceva essere al centro dell'attenzione, ma inventarsi una cosa del genere le sembrava totalmente impossibile. Era anche troppo orgogliosa per fingere che qualcuno avesse tentato di stuprarla. Non voleva sembrare debole per finta, sarebbe stato controproducente.
    Sospirò di sollievo, annuendo. Ha ragione, devo solo riprendermi... tutta questa situazione mi ha un po' scombussolata, però è meglio pensare al fatto che sia finita bene, sì. Fece una pausa, sistemandosi una ciocca corvina dietro l'orecchio. E l'importante è che Mark non si possa più avvicinare indisturbato a noi. Concluse, ricambiando il suo sorriso con sincerità. Era anche contenta che l'atmosfera si fosse alleggerita, anche se la giovane era arrivata da lui in modo abbastanza impetuoso e sicuramente non troppo rispettoso, tuttavia non poteva far nulla per mitigare quel lato di sé.
    Ma se prima era felice che tutta la situazione si stesse per risolvere, adesso l'ansia si stava impossessando di lei, strisciandole subdola dentro, fin nelle viscere.
    Daniele. Ecco il problema principale. Aveva capito benissimo che il professor Black sospettasse qualcosa, ma come dargli torto? Per come cercasse di mascherare le proprie emozioni e i propri sentimenti, era parecchio difficile, soprattutto con quella domanda a bruciapelo e soprattutto dato il fatto che pochi giorni prima, l'uomo le aveva detto per la prima volta di essere innamorato di lei. Il suo cuore era fin troppo in subbuglio per restare impassibile di fronte alle domande di Samuel. Avrebbe voluto sprofondare in quel momento esatto, non sapendo cosa dire. Ovviamente in quel momento non avrebbe mai ammesso di avere una relazione con il docente, non sapeva come i suoi colleghi avrebbero potuto reagire. Se avessero licenziato Daniele, si sarebbe sentita in colpa a vita e non se lo sarebbe mai perdonato. Doveva proteggere la cattedra dell'uomo anche a costo di negare i propri sentimenti.
    Ridacchiò nervosa, annuendo. Probabilmente lui, da subito, avrebbe etichettato la vicenda come una sciocchezza, senza nemmeno controllare se fosse vero. Si diverte nel vederci in difficoltà. Scosse appena il capo, senza sapere che pochi mesi dopo, sarebbe andata proprio da Ensor per non pensare.
    Mark ha ben pensato di tendermi un agguato di sera e dopo la lezione di Astronomia, deve essergli parla l'occasione perfetta. Tutti gli studenti ormai erano nelle loro sale comuni, io mi sono attardata per chiedere una spiegazione ed ecco che ha avuto una possibilità irripetibile. La cosa più sensata da fare, mi è sembrata quella di tornare sui miei passi ed andare a parlare con lui. Concluse, alzandosi con un nodo allo stomaco. Sperava che quella menzogna reggesse, almeno per ora. Doveva limitare la cerchia delle persone che ne erano a conoscenza, sebbene sempre pochi mesi dopo, quella cerchia avrebbe compreso anche dei professori, fra i quali, Eva.
    No, non ho nulla da aggiungere, professore... posso andare? Il suo cuore batteva all'impazzata.
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    Samuel aveva fiutato qualcosa e che qualcosa ci fosse era ormai ben chiaro nella sua mente.
    Jessica era stata convincente, ci aveva provato e se non fosse stato per i suoi errori precedenti, doveva ammetterlo, Samuel ci sarebbe cascato, ma l'amore per i dettagli che quell'uomo sapeva provare aveva giocato a sfavore della coppia segreta.
    Jessica, ci aveva provato, ma non importava nulla quel gesto. Ormai lei e Daniele avevano risposto in maniera strana a domande specifiche ed all'apparenza banali. Perché quelle reazioni esagerate? Samuel era notoriamente curioso, e questa curiosità lo spingeva sempre a scoprire e conoscere, ma il gossip non era mai stato il suo forte, a differenze delle ricerche alchemiche. L'alchimista decise di non forzare ancora la mano con l'Opalina. Tralasciando il brutto momento, lui aveva buttato l'amo, ma Jessica aveva evitato l'esca e se lei e Daniele non volevano svelare a lui i loro segreti andava benissimo. Tanto prima o poi sarebbero saltati fuori tutti e di ciò Samuel era assolutamente certo. -Hidenstone è piccola e chiacchierona- E questa era stata una delle prime cose che aveva imparato su quella scuola. Un segreto non durava mai abbastanza a lungo per esser definito tale. Qualcuno finiva sempre per scoprirlo.
    Ad ogni modo in quel momento aveva altro a cui pensare: Docenti da sentire, altre informazioni da raccogliere; vedere di persona questo Mark Wright.
    Sorrise un po' alla frase su Ensor e poi rispose. -Mi farò andare bene questa versione e sarà quella che riporterò al collegio docenti. Detto ciò ci tengo a ricordare che noi siamo qui. Se c'è un problema lo denunci immediatamente e noi docenti cercheremo di risolverlo, come è successo per questa volta. Per qualsiasi cosa la porta del mio ufficio è sempre aperta.- Detto ciò le concesse un gran sorriso e si preparò a terminare quella noiosa faccenda burocratica.
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