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.₪ Lucas Jughead Jones« IN UN MONDO QUALUNQUE »Come sempre, aveva fatto una stronzata.
Non riusciva mai a regolarsi, doveva sempre rovinare tutto, soprattutto quando si faceva prendere dai sentimenti.
Aveva ferito Emma, probabilmente e con quella sua squallida dichiarazione aveva fatto in modo che il loro rapporto prendesse una piega diversa, probabilmente tragica, più dirottata verso la fine, ma per lui era sempre così.
Tuttavia, la primina aveva ragione: non avrebbero dovuto parlarne per messaggio e lui non poteva aspettare al giorno dopo.
Per questo motivo aveva preso una coperta di lana, grande, aveva indossato il cappellino, si era vestito con jeans, felpa nera e giubbino di pelle ed era uscito a passo felpato dalla sua stanza.
Mandò un messaggio ad EmmaCITAZIONECopriti, farà freddo dove andiamo. P.S.: sono fuori dalla tua stanza.
Non avrebbe bussato come aveva fatto qualche mattina prima, ma diligente avrebbe aspettato dietro quella porta la ragazzina.
Non le avrebbe detto niente, le avrebbe solo preso il polso dolcemente e sorriso «Voglio farti vedere una cosa.»
La portò con sé, stando attento a non tirarla troppo. Il tragitto non fu chissà quanto chiassoso, anche perché non c'era poi molto da dire.
La direzione era quella dell'Osservatorio ed Emma avrebbe potuto riconoscere la strada facilmente, poiché ne frequentava le lezioni.
Una volta lì, dopo aver salito tutte le scale, avrebbe fatto passare avanti la ragazzina, facendola affacciare nel suo posto preferito: l'ultimo piano dell'osservatorio.
Sopra di loro c'erano milioni di migliaia di stelle, a fare da cornice a quella strana serata che sarebbe dovuta terminare di lì a poco.
Lasciò che la ragazza si affacciasse sulla terrazza, standole dietro, poi le indicò verso l'alto e il cielo limpido disegnava costellazioni che mai erano state più belle di quel momento.
Fece qualche passo verso di lei, poggiandole la coperta sulle spalle «Vieni, sediamoci.» quindi l'avrebbe fatta accomodare, prima di sedersi accanto a lei, ficcandosi sotto la stessa coperta.
Lucas guardò verso l'alto, quindi, cercando di non invadere troppo lo spazio della ragazzina. Attimi lunghi di silenzio, con un sorriso sereno sul volto, mentre guardava le stelle.
Doveva prendere coraggio e fare i conti con quello che aveva detto pochi attimi prima, quindi chinò lo sguardo verso di lei e iniziò a parlare «Non scherzavo prima.» iniziò, anche se non era uno degli incipit migliori.
«Emma, tu mi piaci. E forse anche io me ne sono reso conto da poco, ma è così.» calò lo sguardo, mentre sotto la coperta, se Emma avesse permesso, Lucas avrebbe cercato la sua mano, per provare a sfiorarle le dita «E' una cosa inspiegabile, ma non c'è un solo giorno che io non voglia vedere quel tuo sorriso, o quel broncio che fai quando ti faccio qualche dispetto.» sbuffò una risata.
«Scusa per oggi... non volevo essere aggressivo è che pensarti con Erik mi ha martellato il cervello...» il suo tono era un caldo sussurro, mentre sollevava di nuovo lo sguardo verso l'alto «Non pretendo che tu, all'improvviso, provi interesse per me. So che non è così e non mi interessa. Io voglio stare con te, Emma... questa è la verità. Non posso essere un semplice amico, perché mentirei a me stesso, ma principalmente a te. E la cosa mi farebbe troppo male...» tornò a guardarla «Puoi dire quello che vuoi, se hai bisogno di farmi domande, sono qui... io non me ne vado, stellina.» le sorrise di sbieco e attese.code © psiche. -
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.₪ Lucas Jughead Jones« IN UN MONDO QUALUNQUE »Quello che era successo poco prima, aveva reso le cose decisamente inaspettate. Insomma, Lucas non era uno che si dichiarava così facilmente, né tanto meno urlando per messaggio, come se fosse l'unico modo per farlo.
Ed Emma lo aveva portato ad un livello di gelosia che aveva quasi superato quello che aveva provato per Joshua. Era come se la biondina avesse pigiato un bottone che non conosceva esistesse, dentro di lui. Si era appena accorto che l'idea di vederla con un altro lo faceva letteralmente impazzire e non doveva accadere. Emma doveva essere sua, lui doveva essere l'unico a tenerla per mano, il solo a stringerla... nessun altro.
Nel tragitto non disse nulla, lasciò che la ragazza protestasse, ma la sua fronte corrucciata non gli permetteva di risponderle, prendendola in giro come avrebbe fatto in un momento diverso.
Strinse il suo polso con delicatezza mentre la trascinava con sé. Non parlava, perché stava riordinando i suoi pensieri, cercando di capire come poteva iniziare il suo discorso.
Insomma, ora era chiaro che Emma sapesse di cosa si trattasse e lui non sapeva esattamente che altre parole usare.
Una volta sulla torre, lasciò che Emma guardasse dove volesse e alla sua rivelazione, Lucas sgranò gli occhi «Cazzo, scusa... hai paura e ti ho portato fin qui... sono un cazzo di disastro, Lewis... scusami.» si poggiò una mano sulla fronte e scosse la testa.
Aveva già fatto il secondo disastro a distanza di poco tempo.
Cercò di rimediare allontanandola dal bordo, quindi si sedette e fece il suo passo.
Sentì quel dito sulle labbra e la guardò intensamente, mentre faceva silenzio come lei gli aveva chiesto. Aveva brividi lungo la schiena di cui non conosceva bene la motivazione, ora sembrava toccare a lei parlare e Lucas era già pronto al suo rifiuto, quello che ben conosceva che sapore avesse e dove li avrebbe portati.
«Non devi giust---» si fermò, gli aveva chiesto di fare silenzio e lui stava già infrengendo quella regola. Si zittì di nuovo e annuì, senza togliere gli occhi dal volto della ragazzina.
Quando si fermò, lui rimase un attimo in attese, come se il suo respiro si fosse fermato e poi... quelle parole. Lucas sgranò le iridi di cristallo, non si aspettava di essere ricambiato, insomma non era normale che una come Emma avesse un interesse per lui.
Tuttavia, a poco a poco che quella notizia venne assimilata, un sorriso dolce si disegnò sul volto dell'ametrino, mentre calava la testa per un breve istante.
Sentì la sua mano, ancora una volta, ma la presa fu più salda. «Vorrei sapere chi cazzo si è preso la liberatà di farti soffrire, Emma...» Lui girò il polso, per far si che il palmo fosse rivolto a quello della ragazza, così da intrecciare meglio le loro dita.
«Emma Lewis, se c'è solo una possibilità di pensare che tu possa soffrire per causa mia, credimi, sarei il primo a farmi da parte.» il suo era un sussurro, mentre adesso era rivolto di nuovo con l'attenzione su Emma, cercò di attirarla un po' a sé, mentre piano si avvicinava a lei di rimando «Quello che sto per dire è assurdo anche per me, ma credimi quando ti dico che voglio starti accanto, voglio vederti sorridere, portarti in posti che non hai mai visto...» con la mano libera fece per uscirla dalla coperta, provando ad afferrare il suo volto, dal mento, con tutta la delicatezza che poteva metterci, per voltarla verso di lui «Stellina...» un sussurro lieve, un po' roco «...se c'è anche solo una possibilità per stare con te, non voglio buttarla via, quindi...» lentamente si avvicinava verso di lei, con il volto, mentre gli occhi di ghiaccio alternavano la visuale sulle sue labbra e sui suoi occhi, quell'irrefrenabile voglia di baciarla lo stava affliggendo, non riusciva a frenare il suo volto che tagliava quelle distanze, sotto quel cielo stellato «... se credi che io non possa starti vicino, fermami ora, Emma...» era a pochi millimetri dalle sue labbra, poteva sentire il suo respiro sulla pelle se lei non lo avesse mandato via in precedenza «... perché io, voglio star con te. E non riesco a starti... lontano...» un ultimo soffio basso, mentre tentò di poggiare dolcemente le labbra su quelle della primina, cercando di essere il meno invadente possibile, continuando a tenere le dita sotto il suo mento, come una piuma che le reggeva il volto e la mano che intrecciava quella di lei.code © psiche. -
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.UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.Cosa gli stava succedendo? Sentiva il cuore battergli all'impazzata come se fosse teso, come se avesse l'adrenalina nel sangue che lo spingeva a fare qualcosa di cui si sarebbe pentito di lì a breve. Lui ed Emma avevano passato così tanto tempo insieme, in quell'ultimo mese, che gli aveva letteralmente fottuto il cervello e non era servito a niente allontanarsi per un intero weekend occupandosi di altro, perché la testa cercava sempre qualche immagini di quel broncio, di quegli occhi così espressivi.
E quella sera era esploso, aveva confessato alla ragazzina quello che provava, portandola là dove lei aveva timore di stare. Era un perfetto coglione. «Prometto di non farti più niente che possa farti star male, Emma...» ma cosa stava dicendo? Insomma, lui non poteva sapere che soffrisse di vertigini, non poteva conoscere quella sua fobia e poi, quella terrazza era la sua zona di comfort, non poteva evitare di portarci lei.
Sorrise a quel commento, guardandola di sottecchi e respirando un attimo in più prima di poterle confessare il suo interesse per lei. Interesse ricambiato, così come quella mano che non l'aveva cacciato. Aveva tentato di violare il suo divieto, ma quel musetto arricciato lo fermò all'istante e per una volta, Lucas Jughead Jones non fece altro che star zitto.
Ascoltò quella che era la sua prima delusione amorosa, chiedendosi, in mente, come potesse qualcuno pensare di infrangere il cuore di quella biondina che sembrava non riuscire a vedere una briciola di cattiveria in nessuno. E la dimostrazione fu quello che disse successivamente. Notò la sua pausa e il suo imbarazzo, quindi strinse appena le dita attorno alla sua mano, quasi a volerle dire che era lì, accanto a lei e non sarebbe andato via.
Sentire quanto qualcuno avesse cercato di toccarla, di violare il suo corpo lo stava facendo andare su tutte le furie, ma tentò di rimanere tranquillo. Calò lo sguardo e quando lei smise di raccontare, tornò ad incastrare i loro sguardi «Emma, a me non frega un cazzo del sesso, non mi interessa se lo facciamo domani, tra un mese, tra una vita... io voglio stare con te. Solo un idiota come quel Jean poteva pensare anche per un attimo, di vedere in te solo quello che voleva... sei qualcosa che va oltre, Emma... qualcosa che ...» calò lo sguardo di nuovo, per poi voltarlo verso le stelle che facevano da testimone a quella strana notte «... con te ho ricominciato a respirare, Emma...» confessò, cercando di ritornare a concentrarsi sul suo volto, che sembrava quasi quello di una favolosa bambola di porcellana, così delicato e morbido.
Le iridi glaciali si spostarono a guardare le sue labbra, mentre lei parlava e ogni parola non faceva altro che aggiungere un battito in più al cuore del giovane Ametrin.
Quando gli occhi chiari della biondina si specchiarono negli altrettanti del moro, Lucas sentì quelle labbra chiamarlo. Come se stessero chiedendo di rompere quelle distanze. Quel lieve sussurro, fu ancora più ipnotico e mentre lei non si spostava, lui si avvicinava.
Le distanze furono distrutte completamente, ogni centimetro che li divideva era stato annullato e la morbidezza delle labbra di Emma, venne impressa su quelle di Lucas, che chiuse gli occhi, godendo del suo respiro, che sapeva di zucchero.
Sentì le dita sciogliere la stretta con la sua mano, ma non le labbra distanziarsi, poi quelle braccia attorno al collo.
Lucas non riusciva a capire perché era tutto diverso con lei. Non era il suo primo bacio, ma aveva totalmente una melodia diversa, sapeva di fresco, di genuino. Si sentì tirare, quindi poggiò il palmo della propria mano per terra, spingendosi verso di lei, ma solo fin dove lei lo avrebbe tirato.
Le diede respiro, a malincuore, mentre la mano libera si fiondò sulla sua guancia, spostandole appena i capelli e con un sorriso diverso dal solito, sul volto di lui.
Quella frase, lo fece sussultare un attimo e per pochi secondi il suo stomaco si strinse in una morsa. Un battito di ciglia e le parole di Liz si sovrapposero a quelle di Emma. Poi le riaprì e lei non era Elisabeth, lei era Emma. Quel sorriso così solare, quella voce così piacevole da ascoltare...
Sorrise, di nuovo, trovandosi spiazzato quando quella ragazzina si tuffò di nuovo in un secondo bacio.
Lucas ci stava credendo, credeva davvero che Emma potesse dargli quella felicità che pensava di non meritare. Lei non era Liz, lei era meglio. Tre, cinque, mille volte meglio.
Si lasciò andare ad un altro bacio, caricandolo di dolcezza e di voglia di star con lei. Le braccia si mossero a provare ad afferrarla e se lei lo avesse concesso, Lucas l'avrebbe sollevata per portarla sulle sue gambe, facendola mettere a cavalcioni su di lui, senza che lei rompesse la stretta attorno al suo collo.
Se questo fosse andato a buon fine, le braccia di lui sarebbero rimaste a cingerle i fianchi, mentre le labbra l'avrebbero guidata in una bacio lento e di poco più audace.
Si fermò, poi, prima di andare oltre in quel terremoto di emozioni che stava devastando la sua mente. Poggiò la fronte su quella di Emma e con il naso sfiorò quello della biondina «Voglio fare le cose per bene, Emma...» quindi allontanò il capo, senza mollare la presa su di lei «Emma Lewis, mi concedi di ... essere il tuo... ragazzo?» il cuore era in gola, aveva smesso di battere, nell'attesa di quella risposta. Se fosse arrivata e fosse stata positiva, Lucas avrebbe riso ancora, prima di ricercare le labbra di lei, per sigillare quel nuovo inizio, con un bacio romantico, dove avrebbe fatto assaggiare un sapore nuovo ad Emma, senza essere troppo invadente. L'avrebbe tenuta stretta a sé, per tutta la notte.©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.. -
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