Punizione Per Blake: mese di Aprile

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    Samuel Black
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    Blake Barnes, un soggetto alquanto "focoso".
    Aprile era il suo mese e sebbene preferisse pensare ad altro quel ragazzino gli compariva da settimane nella testa. I primi giorni di Febbraio aveva ricevuto perfino il fratello, anche se l'incontro si era tramutato in un sbronza niente male alla testa di porco, giù al villaggio. Un sorriso incantato gli comparve all'improvviso in volto, come se gli fosse apparso davanti Nicholas Flamel a dargli il riconoscimento come miglior alchimista di sempre...nulla di così sacro. I suoi pensieri furono molto più profani e peccaminoso volando leggeri alla conclusione di quella serata d'inverno - Ah, quella donna...mi farà impazzire di piacere prima o poi - Un dolore improvviso lo riporto alla realtà.
    Il galeone cadde sulla scrivania con un suono da campanella ovattata. - Ehi ma che cazzo fai?! -
    - Tu, durante mia partita volere dormire e sognare tuoi sogni da bambino pervertito? Io svegliare te! - le braccia del diavoletto erano incrociate fra loro mentre i suoi occhi sottili guardavano in quelli bruni ed incazzati dell'alchimista - e poi ridammi subito mia moneta! -
    Le palpebre di Samuel gli si spalmarono in volto - Pure! - Uno sguardo preoccupato volò affianco all'oggetto animato. Lì riposava una piccola fortuna in galeoni - Parlerà tanto, ma con le carte ci sa fare - la mano si poggiò malinconica sulla tempia - Anche troppo! -
    - Io dovere tirare a te altra moneta? - Gli occhi dell'umano mutarono ancora ritornando nella modalità " vaffanculo va bene ma prima o poi ti meno" - Ci sono, ci sono! Ed eccoti il tuo stramaledetto galeone - Gli ripassò la moneta che aveva ricevuto sulla fronte e si guardò la mano. Aveva un 3, un asso ed una regina, tutti di segni differenti - Che mano di merda!- Gli occhi si alzarono esasperati, ma la mano bussò due volte sulla scrivania svuotata per prestarsi al meglio come tavolo da gioco. - Ved..- Una voce fatata lo interruppe - Professor Black? - i piedini di Rubin picchiettarono sul tavolo - E dai! - Samuel Black si voltò raggiante verso il quadro animato posto sul muro, affianco a lui, sulla sua destra - Si cara? - Alba era sempre stupenda col suo abito bianco e la corono di alchemilla intrecciata sopra i capelli biondi; i suoi occhi rossi brillavano di gentilezza - Il signor Barnes chiede di essere ricevuto. -
    - E dai! - gli occhi di Samuel si piegarono maliziosi verso il diavoletto.- Fino a quando ci eravamo accordati di giocare. - Il musetto di Rubin era in tutto e per tutto simile a quello di un bambino di 4 anni a cui si nega il gelato perché ha appena finito di pranzare- Fino a quando arrivava bomba caso umano Barnes - Il sorriso infido si allargò ancora di più - Esattamente - - Ma io avere carte buone! - Samuel gli lanciò vicino un sacchetto di pelle vuoto.- Un motivo in più per smettere! Dai butta qui dentro i tuoi maledetti galeoni e sparisci! - La voce angelica tornò a farsi sentire - Professor Black? - L'uomo annui con forza - Si..si. Giusto cara, fallo entrare. - Ah quel punto l'immagine beata della giovane donna scomparì e pochi istanti dopo si sentì un rumore metallico. Il quadro animato di Alba, giù nell'aula di Alchimia, si era aperto.
    - Blake Barnes - un soggetto alquanto "focoso".
    Aveva aspettato qualche giorno prima di convocarlo, ma la mattina di quel sabato quattro aprile aveva fatto recapitare a Blake una lettera in cui lo avvisava di presentarsi alle 16 in punto nel suo ufficio. Al termine del foglio di carta una frase molto pragmatica "La pacchia è finita"
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    Blake Barnes
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    Erano stati i tre giorni più belli del mondo. Non aveva avuto problemi a lezione, non Lilith, la storia di Mark era finita e lui ancora non veniva convocato da Samuel per la sua punizione. Quindi si era dedicato ad attività belle come comporre le sue canzoni, correre, smessaggiare con la sua ragazza, farsi la sua ragazza e sopratutto dormire. Non dormiva in quel modo da non si sapeva quanto tempo, non aveva compiti da fare - almeno in quel momento non ne aveva voglia - non aveva intenzione di alzarsi dal suo letto ad una piazza e mezza fino a che il suo stomaco non cominciasse a brontolare come un pazzo, ma quando vide una busta sul suo comodino, nel frattempo che apriva di tanto in tanto gli occhi per vedere il suo telefono e rispondere alla Clarke, si alzò appena dal letto, posò il telefono sul comodino e lesse curioso cosa c'era scritto. Ma che palle! Alle 16:00, di sabato? Ma... cioè... davvero? La settimana era finita, non poteva aspettare il lunedì? Ma era legale far cominciare una punizione il sabato pomeriggio per un neodiciottenne? Posò la lettera sul comodino e sbuffò rimettendosi con la testa sotto il piumone. La pacchia è finita! rifece il verso del professore di alchimia e sbuffò di nuovo. Ma alla fine non aveva nessun tipo di scelta, e lo sapeva fin troppo bene. Prese il telefono e scrisse un messaggio a Lilith.

    Lil ♥Il professore di Alchimia ha deciso i rompere le palle proprio di sabato pomeriggio, quindi... oggi alle 16 andrò nel suo studio. Non so esattamente a che ora finisco, ma ti tengo aggiornata! Se non mi faccio sentire, vienimi a cercare, perchè sono sicuro che mi avrà ucciso!

    Che bella scena quella di Blake Barnes seduto in mutande sul suo letto, con i capelli scompigliati ed ancora ricoglionito dal sonno, mentre mentalmente mandava maledizioni al suo docente. Alla fine lasciò finalmente il telefono sul comodino e si andò a fare una doccia. Adesso, era sabato, doveva mettersi la divisa? Oddio, no, anche con la divisa no. Quindi alla fine si infilò semplicemente un paio di Jeans, un maglioncino non troppo pensante, scarpette da ginastica e scese nella sala grande, godendosi quegli ultimi istanti di piena ed assoluta libertà. Si mise la sveglia sul telefono ed alle 15.45, si incamminò verso l'aula di Alchimia. Terzo piano di Hidenstone, appena qualche passo dopo la sala dei troferi, sala che gli ricordava terribilmente l'incontro con Erik e tutti quegli abbracci che gli fecero venire un brivido di freddo dietro la schiena. Una volta di fronte a quell'arco enorme, Blake si ritrovò a scuotere il capo. E poi dicono a me che sono un megalomane! Beh si, Samuel armati di pazienza perchè l'umore di Blake non è dei migliori! Infondo per un bravo insegnante come lui, non poteva esserci sfida migliore di avere Blake nel piano della sua antipatia ed arroganza, se poteva tenere a bada il biondino in quello stato, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa nella vita. Quel giorno Blake era particolarmente polemico e di cattivo umore, ma questo era sia un bene che un male, ovviamente con lui non c'era mai niente di certo e definito, ma era forse questa la caratteristica principale di Blake. Sbuffò passando sotto l'arco composta dai tre archi, diede una rapida occhiata verso le gabbie in aula e poi si diresse verso Alba, con le mani in tasca e sbuffando ogni due per tre, le rivolse un sorriso. Il professor Black ha avuto la brillante idea di convocarmi qui per le 16:00 forse, tra una cosa ed u'altra dovreste ricordargli anche che oggi è sabato! Non ce l'aveva con Alba in particolare, ma con il mondo in generale. Dai, cavolo! Era sabato! Il sabato era sacro! Attese e quando vide che erano le 16:00 ed ancora la porta non si apriva alzò un sopracciglio. Forse doveva essere più... gentile? Andiamo, poteva anche essere leggermente più cordinale. é che è sabato e non so cosa faceva il prof quando aveva la mia età, ma io esco! Ma nello stesso momento in cui lui disse quelle parole, Il dipinto si aprì e Blake salì, alla sua sinistra, le scale di pietra arrivando fino all'aula del professore.
    Sorrise appena. Professore, buon pomeriggio! Come va questo SABATO? Chiese. Eh si, non si può chiedere ad un ragazzo estremamente lunatico di essere maturo, puntuale ed anche cordiale tutto quanto lo stesso giorno e nello stesso momento. Poteva essere o maturo, o puntuale, o cordiale, ed in quel momento aveva deciso che la puntualità era stata la sua priorità. Avanzò fino ad arrivare vicino a lui. Si era contrariato e non stava facendo nulla per mascherarlo.
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    Samuel Black
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    - Buon pomeriggio a lei signor Barnes! - il sorriso si era fatto malizioso alla sottolineatura del ragazzo - Spelendido Sabato vero? Il finale di un ciclo di giorni per cominciarne uno di punizione e fatica. Meglio di così - una voce ottile e metallica si intromise - si esplode! - La creaturina scoppiò a ridere rotolandosi nei propri galeoni- Barnes..ahahha bomba caso umano Barnes essere proprio esperto in queste cose! - Samuel invocò tutti gli alchimisti per trattenersi e non aggiungere la propria risata a quella dell'oggetto animato. Un sorriso però scappò, ma la bacchetta scattò a rimediare. Un solo movimento rapido e pieno d'eleganza e tutte le monete vinte dal diavolastro volarono nel loro sacchettino di pelle, poi la statuetta fu scaraventata col suo malloppo giù dalla tavola. - Tu non dovevi andartene? -
    Dopo aver lanciato imprecazioni incomprensibili Rubin si caricò il sacchettino in spalla e veloce come un lampo corse verso la porta; con fatica Blake avrebbe potuto provare a prenderlo, oppure lasciarlo andare. Di certo qualsiasi azione da lui fatta sarebbe stata registrata con attenzione dagli occhi bruni del docente.
    Qualunque fosse stata la scelta dell'Opale e qualunque conseguenza sarebbe caduta su di lui, Samuel Black avrebbe poi sorriso ed invitato il ragazzo ad accomodarsi sulla sedia.
    - Il mio Sabato, e ti ringrazio per averlo chiesto, prosegue relativamente bene. - Gli occhietti si fessurarono di poco verso la porta che conduceva all'aula - anche se quella bestiolina mi ha appena spillato 50 galeoni. - Le mani si appoggiarono con gravità sulla scrivania. - Mai sfidare a carte un diavolo - Poi il volto si distese in un sorriso. - So che cominciare di Sabato può sembrarti una punizione, ma tre giorni di libertà concessati dallo stesso uomo che ha ideato questo sistema di turnazioni come ti sembrano? Ah proposito spero tu ne abbia approfittato - Le dita si erano intrecciate e le pupille continuavano a studiare il ragazzino. - Ad ogni modo, caro il mio signor Barnes, perché secondo te sei qui e cosa ti aspetti da me? - Era una punizione fatta per educare il ragazzo, tanto valeva far parlare lui piuttosto che iniziare a sparargli contro cose da fare e parole moralizzanti.
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    Blake Barnes
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    Fino a quel momento Blake aveva fatto ben tre mesi di punizione. A febbraio aveva visto Olwen, e gli aveva distrutto la sedia contro il muro, ma aveva imparato che continuare in quel modo non era salutare, ne per lui, ma sopratutto per le persone che gli stavano accanto! A marzo aveva visto Andrè ed aveva capito che non era stato l'unico ad avere una adolescenza del cazzo e che forse, un pò più di attnzione verso il prossimo non poteva fare poi così male. Ad Aprile era il turno di Samuel, che nonostante la convocazione di sabato pomeriggio, aveva comunque attirato l'attenzione del giovane Barnes e lo aveva completamente rapito sia a lezione che con il compito che gli era stato assegnato per quel mese, tanto che Blake aveva detto sia dal principio, che ci teneva molto a fare una bella figura con il professore e quindi aveva intimato la compagna prescelta a prendere la cosa seriamente e a non fargli fare brutte figure. Ma andiamo con ordine. Il fatto che Blake stimasse il professor Black non voleva certamente dire che lo avrebbe risparmiato delle sue cattive maniere, ed anzi, quando entrò nel suo ufficio e sentì Rubin dire quelle cose nei suoi confronti avrebbe seriamente preso qualsiasi cosa gli fosse capitato a tiro e glielo avrebbe lanciato dietro. E così fu. Che Blake fosse un tipo che prendesse in giro tutti - ma nella sua testa lo faceva in maniera bonaria - non era di certo una novità, ma un pò come era successo al tizio al ballo, ridere di lui voleva dire farlo arrabbiare, e quindi, quando Rubin finì la frase del professore con un "si esplode" Blake non fece neanche in tempo a collegare dove si trovasse e cosa stesse facendo li, che ci mise un secondo ad infilare la mano nella sua tasca, prendere qualsiasi cosa ci fosse dentro, in quel caso il suo telefono, e lanciarlo dietro a quel tizio. Lo prese? Non lo prese? Non era importante, ma doveva smetterla di ridere. Infatti lo guardò con odio. Vuoi provare? Il fatto era che per quanto si volesse sforzare, quella mattina era cominciata già male ed adesso sarebbe finita anche peggio, ma prima ancora che lui potesse dire o fare altro, il professore cacciò via la sua creaturina e Blake si voltò a guardarlo ancora più male. Sa cosa dovrebbe inventare? Un sistema di autodistruzione che faccia stare zitto quel coso ogni volta che mi passa vicino, sempre che la prossima volta che lo fa non sia io stesso a distruggerlo! Lo disse mentre si mise seduto di fronte al suo professore. Adesso la domanda interessante è: come lo avrebbe distrutto se non sarebbe neanche riuscito a prendere il piccolo giovane Rubin? Il fuoco, era per Blake, la risposta a tutto, ma questa volta se lo tenne per se. Ascoltò le parole del docente dopo essersi accomodato in maniera del tutto scomposta sulla sua poltrona, con le dita incrociate e posate appena sulla cinta dei suoi pantaloni. é carino da parte sua dare un senso alle sue creazioni ma dovrebb farle meno impertinenti e sopratutto che sappiano stare zitte. Aveva rotto un telefono e già sapeva che Samuel non sarebbe passato sopra al suo gesto, infondo mica poteva dargli la punizione della punizione, oppure poteva? Scosse il capo e sorrise per le sue parole successive che, quantomeno, lo fecero sedere in maniera più composta. La cosa buona di Blake era che quando ti parlava lo faceva sempre guardandoti negli occhi, la cosa sconveniente, invece, era che sembrava avere sempre quello sguardo di chi ti sta sfidando. Professore Black, con tutto il rispetto, avrei preferito cominciare di lunedì e godermi un sabato sera insieme alla mia ragazza. Infondo non gli si poteva dire che non era una persona sincera e che dicesse le stupidaggini, non era neanche troppo misterioso, anzi quasi trasparente come l'acqua della Sardegna! Si ho approfittato, le devo risconocere che questa cosa mi sta piacendo e che mi sta migliorando, ma non la perdonerò mai di avermi fatto iniziare il mese di sabato! Ed in quel momento era diventata più una questione di principio che di reale difficoltà. Ma Blake era abbastanza egoista e la sua principale difficoltà era ancora quella di capire che non era vero che tutto girasse intorno alle esigenze e che era li per una punizone non per una chiacchierata con il suo compagno di bevute, quindi il fatto che a lui non andasse bene quella determinata cosa, non interessava a nessuno, ed anzi... forse era stato fatto anche apposta! Alla domanda del docente, Blake si mise seduto più verso l'estremità della sedia e posò il gomito sulla scrivania del professore. Non rispose subito, ci riflettè un secondo. Io sono qui perchè tutti voi docenti avete visto del potenziale in me, del potenziale che forse se metti tutti insieme gli alunni di Hidenstone non arriverebbero neanche ad una percenutale degna di nota, - e Blake lo pensava davvero - Ma che io non sono capace di gestire, esattamente come non so gestire la rabbia che provo verso il mondo o quando mi ridono dietro. Forse sono qui anche perchè ho delle reazioni, che secondo la vostra personalissima opinione, possono essere esagerate. La cosa interessante era che fino a quel momento nessuno gli aveva fatto quella domanda. Blake sapeva ed era cosciente del perchè era in punizione e seppur non condividesse effettivamente tutto quello, lo subiva e cercava di trarne il meglio, anche perchè sapeva che aveva fatto una cosa sbagliata e sapeva che i suoi professori avevano il diritto e l'autorità per dargli una bella lezione. Vuole sapere cosa mi aspetto da lei? Mi aspetto che non cerchi di cambiarmi. Ed anchein quell'occasione era stato sincero. E lei che si aspetta da me? Chiese di rimando. Infondo era una di quelle domande che avrebbe voluto fare a tutti quanti quelli che non facevano altro che strappargli promesse o rimproveri. E poi aveva un'altra cosa da dire al professor Samuel. Ho chiesto scusa a Federik solamente per mio fratello. Si, ho sbagliato, poteva andargli veramente male ed io potevo finire davvero in guai più grandi di me, ma adesso sa cosa succede, nonostante io abbia chiesto scusa, mi sta alla larga e quando mi vede non ha più voglia di ridere. Ho ottenuto comunque quello che volevo. Blake non era uno che si nascondeva dietro ad un dito, faceva una cazzata? Se ne prendeva tutte le conseguenze senza pensarci due volte. Non era un vigliacco e quando faceva qualcosa, qualsiasi cosa se ne prendeva sia oneri che onori!
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    Samuel Black
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    Si era aspettato che capitasse qualcosa del genere, alla fine Blake Barnes era lì proprio per quel suo comportamento.
    Il telefono graffiò l'aria, ma non fu un problema per un diavoletto abituato a fare mille acrobazie. L'apparecchio gli sfiorò la pancia, per poi proseguire la sua corsa su una porzione di scrivania fortunatamente libera ed infine fare un bel volo contro il muro. Rimbalzò un poco e poi ci fu una splendida spanciata sul pavimento; sarebbe servito un miracolo per evitare che lo schermo si fosse rotto.
    Rubin, dopo aver fatto una ulteriore precisazione, non riuscì più a trattenersi e cadde a pancia in su dalle risate. Avrebbe voluto dire altro, ma gli spasmi divertiti si mangiavano tutte le parole facendo uscire solo qualche bofonchio - Vi..st..Bom...perfetta! -
    Samuel era tra il divertito e l'incazzato, ma puntò la bacchetta contro la bestiolina che scalciava e rideva per farlo sbalzare via.
    Come se Rubin se lo aspettasse prima di ricevere il colpo afferrò con la mano il suo sacchettino ed infine, fra imprecazioni e risate saettò via.
    - Un telefono rotto, e molte più risate ricevute. Un gran bel risultato, davvero. Sei proprio riuscito a metterlo in riga -
    Non applaudì, non questa volta, ma lo invitò a sedersi. Fargli capire l'inutilità del gesto con poche e semplici parole sarebbe stato un approccio diverso dal solito. Cazziate e rimproveri avevano avuto effetti sul ragazzo, si, ma non avevano risolto nulla.
    La chiacchierata che ne seguì fu un po' meno frizzante del focoso incipit che aveva avuto quella giornata di punizioni.
    - é carino da parte sua dare un senso alle sue creazioni ma dovrebbe farle meno impertinenti e sopratutto che sappiano stare zitte. -
    Un piccolo sorriso fece capolino. - È vero che forse avrei dovuto scegliere delle rune meno selvagge per la sua creazione, ma il comportamento di quel diavolaccio è dovuto anche alla mia natura e per quella non posso farci nulla.- I polpastrelli delle mani si erano giunti e gli indici picchiettarono piano l'un con l'altro - Per dirla in poche parole: Rubin, come Alba e Nig, è una parte di me. -
    Le dita si incrociarono alla puntualizzazione di Blake sulle sue preferenze - Anche io avrei preferito evitare da farle da baby-sitter per circa un mese signor Barnes, ma è lei che ci ha messo in questa sconveniente situazione - gli occhi erano ben puntati su quelli dell'Opale; la bacchetta di Sam era ancora sulla scrivania, proprio sotto le mani intrecciate.
    Lo lasciò parlare e sfogare, non disse nulla fino a quando Blake non ebbe del tutto terminato.
    - Un paio di cose le hai capite male. - Sam non perse nemmeno per un attimo lo sguardo fiero del suo studente. - Tu non sei qui perché sei il candidato migliore ad essere il prossimo dominatore dell'universo. Tu hai evitato l'espulsione perché IO ho visto da parte tua un autocritica a lezione. Una cosa che nessuno di noi si sarebbe aspettato: un Blake Barnes che si mette in discussione.-
    SI grattò un momento il sopracciglio per poi tornare ad intrecciare le dita - Io volevo espellerti, anche se hai del potenziale. Le tue domande durante la mia lezione ti hanno salvato; e questo perché erano segnali di cambiamento. Se di un blocco monolitico che si lancia a capofitto contro il muro, seppur talentuoso, io non me ne faccio nulla. Invece, di uno studente capace di cambiare punto di vista, di pensare, di mettere in discussione sé stesso oltre che gli altri, di sopravvivere, ne posso tirar fuori molto di più. -
    I polpastrelli ripresero a giocare fra loro.
    - Invece il suo cambiamento caro signor Barnes è proprio il punto di questa punizione, ma non voglio prendere la frusta e costringerti. Il mio obbiettivo è quello di farti pensare, poi il resto sta tutto a te. -
    Aprì lo sportello di vetro interno alla sua scrivania e ne tirò fuori due bicchieri di cristallo ed un succo di mirtillo. - Desidera? - in caso affermativo ne avrebbe versato anche per lui, altrimenti avrebbe rimesso via il secondo bicchiere.
    - quello che mi aspetto io? Che farai come dico, risponderai alle mie domande e proverai veramente a maturare. Non sei stupido, ma fin troppo infantile. -
    Le mani si erano avvicinate alla bacchetta.
    - A proposito di pensare. È vero. Con Frederick hai ottenuto quello che volevi, ma a che prezzo? -
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    Blake Barnes
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    Già tutto quello era partito male per il giorno in cui era partito, adesso quel coso brutto stava semplicemente peggiorando la situazione. Blake si rendeva conto di star per perdere il controllo perchè sentiva i battiti cardiaci accellerare e le mani tremargli, oltre al fatto che non riusciva a stare fermo e quando vide Rubin ridere ancora fece un passo avanti verso di lui, ma le parole e l'intervento del professore frenarono il ragazzo, che continuò a sentire le mani tremargli, i battiti completamente fuori controllo e un'agitazione in corpo non indifferente. Non posso mettere in riga un qualcosa che per vivere ha bisogno di una magia! Si, glielo aveva detto con un tono leggermente più alto ed anche con un tono molto più arrogante rispetto a quello che aveva avuto fino a quel momento. Si rese conto che stava stringendo i pugni verso Samuel. Come poteva stare dalla parte di Rubin e non dalla sua? E come si era permessa una creatura senza alcun tipo di anima giudicarlo in quel modo, oppure solo permettersi di pensare a qualcosa su di lui? Il telefono me lo ricompro!E le risate sono aumentate solamente perchè lei è in questa stanza! Rispose poi sedendosi di mala voglia su quella sedia e ringraziando mentalmente l'universo che Rubin, che era appena entrato nella sua lista nera di persone da uccidere, fosse andato via. Quando Samuel specificò che Rubin, come Alba e Nig erano una parte di lui, gli venne spontaneo sogghignare, come dire le parole successive che avrebbe potuto ed anche dovuto risparmiarsi, ma era stato il professore a tirargliele dalla bocca ed adesso se ne prendeva le conseguenze. Quindi prendere a cazzotti lei sarebbe uguale a prendere a cazzotti Rubin, e viceversa? Era una provocazione. Ovviamente era una provocazione fatta alla persona sbagliata sia per il fatto che era molto più grande e potente di lui sia perchè quello era un suo professore e non una persona alla quale si poteva rivolgere in quel modo senza sperare che non ci fossero state delle vere e proprie conseguenze. Ma era in punzione per correggere il suo carattere, giusto? E come potevano conoscere qualcosa che non conoscevano affatto? Ma per quanto il ragazzo potesse essere arrogante, egoista ed impertinente non era uno sciocco e ascoltava sempre quello che gli veniva detto cercando di memorizzarepiù cose possibili per quello che per lui era importante. Non mi sta facendo da Baby sitter, lei sta facendo il suo lavoro. Infondo in questa storia non avete fatto altro che dire che gli insegnati devono essere per noi delle guide, e dei punti di riferimento. é questo che state facendo con me no? Infondo i riformatori non esistono più e quindi ci siete voi! Poteva benissimo scegliere un altro tipo di lavoro! Blake non stava parlando in quel modo a Samuel perchè non lo rispettasse o perchè non pensava che lui lo punisse, ma era successa la stessa cosa con Lance. Aveva tirato fuori quello che era davvero, quello che sentiva davvero perchè in un certo senso si sentiva capito. Certo non si aspettava un trattamento con i guanti bianchi da nessuno, ma questo Blake non lo aveva mai preteso da nessuno! E poi successe la stessa identica cosa che successe nell'ufficio di Lance due mesi prima: le parole di Samuel furono come due schiaffi in faccia ben piazzati. Blake non disse niente, non rispose subito ed interiorizzò quelle sue parole sorridendo appena in maniera furba, con il suo modo di fare, un piccolo Tzè gli uscì dalla bocca e poi annuì quando chi chiese se voleva da bere anche lui, ma quando Samuel Black gli disse quello che si aspettava da lui, Blake non riuscì a stare più seduto con una gamba trabballante, i nervi a fior di pelle e istintivamente scattò in piedi e cominciò semplicemente a fare su e giù per la stanza cercando di scaricare l'adrenalina e cercando davvero di controllarsi. Si passò la lingua sulle labbra più volte come se stesse pensando e si morse il labbro più volte e poi si voltò verso l'alchimista con gli occhi quasi di fuoco. Perchè tutti quanti continuae a pensare che io non sia una persona che si mette in discussione. Non ho mai detto di fare le scelte giuste, non ho mai detto che io sia un santo, ne che sia perfetto, ne tanto meno voglio esserlo! Io le ho fatto quelle domande alla sua lezione perchè davvero avevo quei dubbi, non me ne frega un cazzo di essere salvato da una scuola che fondamentalmente non volevo neanche fare! Sa una cosa? Secondo me, di me, voi professori non avete capito un beneameto cazzo! A che prezzo ho ottenuto quello che volevo, all'unico che conosco! Il fatto che nessuno mai riconosca i miei sforzi di miglioraento mi fa venire un nervoso che lei neanche immagina! Davvero pensa che una persona che non vuole migliorare, cambiare o come cazzo vuole cambiarlo, si sarebbe fatto già due mesi di punizione?!NO! La risposta è no! Avrebbe voluto prendere la sedia e fiondarla sul muro come aveva fatto con Lancelot? Si, lo voleva veramente, ma no, non lo fece, anzi, si rimise seduto e continuò a far trabballare il piede e la gamba, non distogliendo mai lo sguardo dal professore. Si massaggiò la tempia con due dita e fece un respiro profondo. Aveva il cuore davvero a tremila. Sa perchè le ho chiesto come si faceva a distinguere un comportamento buono da uno cattivo? Perchè io non so farlo. Al momento la mia soluzione sarebbe prenderla a calci nel culo fin quando non mi sono sfogato. A me sembra un comportamento giusto, ma in qualche modo so anche che non lo è! Ma è facile quando di fronte si ha, in un certo senso, un'autorità... ma quando non si ha? Voleva capire il problema di Blake? Quale modo migliore di un Blake incazzato nero. Inoltre, visto che non la reputo stupido, comunque ho chiesto scusa, ma la mattina della sua lezione io non ce l'ho fatta, quando ho visto Federik in sala comune avere quel sorrisetto di merda fare il prepotente con una ragazzina, ho aspettato di stare da solo con lui e gli ho rotto il naso. é stato davvero sbagliata come azione? Non era una domanda retorica, Blake voleva davvero una risposta. Infondo Samuel era li per aiutarlo no? Aveva un magone alla gola come se di li a poco avesse davvero vomitato il cuore ed i pomoni per la rabbia e si era reso conto, solamente in quel momento che stava stringendo le maniglie della sedia talmente tanto forte da avere le mani completamente bianche. Ed inoltre, ci tengo a precisare che solamente perchè credo in me stesso e mi ritengo superiore a molti miei coetanei ed anche a molti adulti, non vuol dire che io non mi metta in discussione, io lo faccio completamente, solo che non mi piace piangermi addosso e non mi piace chiedere aiuto. Sono cresciuto completamente da solo, se davvero vuole farmi da baby sitter... preferisco essere espulso! Non era certamente un discorso conseguenziale, e forse neanche del tutto logico ma aveva così tante cose da sputargli in faccia in quel momento, ed in più le risate di Rubin non se ne andavano dal suo cervello. Fece un momento di pausa, era quasi stanco per tutte le energie che aveva impiegato nel tirar fuori tutto quello che aveva dentro in un qualche modo. Avrebbe fatto a botte con il suo professore di alchimia? ci poteva scommettere!
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    Il telefono me lo ricompro!E le risate sono aumentate solamente perchè lei è in questa stanza!
    Sgranò gli occhi verso l'Opale come a dirli "Ne sei sicuro?" perché su questo Samuel era veramente certo; Rubin sarebbe scoppiato a ridere in ogni caso. - A quel diavoletto non gliene frega niente di nessuno. Che ci fossi stato o meno, la cosa non sarebbe cambiata e tu hai perso su tutta la linea. -
    Era forse il caso di essere così duri con un ragazzo del genere? Sicuramente. Con lui nessuno si era comportato in maniera così ferma, almeno da quanto il professore aveva capito.
    Eva gli aveva parlato del passato burrascoso di Blake, ma l'Opale non poteva usarla come scusa in eterno per comportarsi di merda con l'intero pianeta no matter what. Doveva maturare e per il momento la strada da seguire era ancora tutta in salita, come dimostrò l'aperta minaccia.
    Samuel lo ignorò bellamente. Anche se per un attimo rischiò di mettersi a ridere, in un millesimo di secondo soppresse quell'istinto e continuò a portare avanti il discorso come se nulla fosse. Poi usò quelle parole: Baby Sitter.
    Blake non ce la fece a stare zitto e disse la sua, tuttavia in qualche modo incamerò quella parola, che rimase come sottoterra, pronta a riemergere.
    Il ragazzo si lamentò dell'esser stato convocato il sabato, si auto-elogiò nel rispondere alla domanda "perché sei qui" , fu sincero nello spiegare cosa si aspettasse dal professor Black e dimostrò la sua immaturità nel parlare di Frederick.
    Tutte munizioni utili per l'acuta lingua dell'alchimista ed una volta che lei sparò Blake non incassò molto bene; alcune frasi vennero perfino travisate.
    Blake era palesemente arrabbiato. Su di giri. Samuel non intervenne mai per interromperlo. Il ragazzo era come una cascata appena nata dalla roccia crepata dai proiettili verbali del professore: voleva e doveva scaricarsi di molti litri d'acqua.
    Samuel non lasciò gli occhi scuri del ragazzo, nemmeno per un momento. Non guardava cosa stava facendo, guardava lui. Era lì per lui. Pronto ad ascoltarlo ed a ricevere tutte le secchiate di malessere che riposavano sotto la sua pelle e la sua carne.
    Samuel non era Blake, ma ciò non toglie che anche lui era stato un ragazzo. Non aveva certo vissuto le stesse cose, ma anche lui aveva dovuto lottare contro la rabbia. Anche lui aveva dovuto affrontare la solitudine ed il fastidio di non sentirsi capito.
    Non era certo Blake Barnes, e nel profondo non avrebbe mai potuto comprendere quel ragazzo, ma ad ogni modo qualcosa l'aveva afferrato e lo voleva aiutare.
    Quanto era cambiato quel professore in soli pochi mesi di insegnamento.
    Dopo la sfuriata di Blake imperò il silenzio per qualche secondo. Poi Sam avvicinò al ragazzo il suo bicchiere e si riempi il proprio - Dissetati un po' - shottò in un attimo tutto il liquido scuro lasciandosi per un attimo rinvigorire dal gusto e dai sapori delle bacche di mirtillo.
    Il tono dell'uomo non era stato imperioso, né incazzato, in quella breve frase; forse solo un po' stanco.
    Il contatto visivo fu nuovamente interrotto da una mano che lisciò la fronte e le tempie, poi gli occhi tornarono sul ragazzo.
    - Io sono qui per guidare tutti voi verso una maturità intellettuale e morale. Dovrei farlo in classe, ma tu sei qui e ci starai per il resto del giorno e del mese. Il fatto che tu abbia bisogno di una mano, oltre a questo, lo certificano il tuo telefono rotto, la paura che i tuoi compagni hanno provato quando hai minacciato Naga, rischiato di dar fuoco ad uno studente e fatto quasi scoppiare un incidente diplomatico che li avrebbe messi tutti in pericolo. - aprì con calma il cassetto della scrivania, la bacchetta sempre sul tavolo a portata della mano sinistra. - e lo certifica anche la fiducia che tuo fratello ha riposto sia in me che sopratutto in te; e prima lo capirai e lo ammetterai a te stesso, Blake, meglio sarà per te e quindi anche per chiunque ti voglia bene. - Tirò fuori una piccola scatolina nera per poi appoggiarla sul ripiano, vicino a Blake. - Aprila pure -
    Dentro Blake avrebbe trovato un braccialetto di Aaron appoggiato con cura su una piccola stuoia bianca. Il braccialetto che sua madre aveva regalato a lui ed al fratello.
    Samuel si aggrappò di nuovo, saldo e fermo, allo sguardo del ragazzo. - Tuo fratello ti ama, come non ama nessun altro e non ti vuole cambiare. Riconosce la tua natura e forse è proprio l'unico a farlo.- Il professore chiuse piano il cassetto, senza perdere di vista il ragazzo ed avvicinando la mano sinistra alla bacchetta. - Noi possiamo vedere di te solo ciò che ci mostri ed è proprio per questo che non ti capiamo, ma per lui è diverso. Lui ti conosce davvero e non vuole veder cambiare il tuo nucleo, il tuo essere Blake.- un sorrise leggero tinse delle labbra che si prepararono ad aggiungere qualcosa che Aaron non gli aveva detto quella sera alla testa di porco- ed è pronto a spaccare la faccia a chiunque provi a farlo. - La mano sinistra si strinse piano attorno al catalizzatore in quercia rossa - Desidera solo che esci dal tuo riccio difensivo e che la smetti di attentare alla tua stessa vita ed a quella degli altri. -
    La bacchetta fu inserita nel fodero stretto alla cinta. Voleva fidarsi del giovane arrabbiato.
    - Noi abbiamo intuito che stai cercando di capire, di pensare perché il mondo ti va contro, perché molti ti dicono che sbagli. Lo hai dimostrato a me facendomi quelle domande a lezione ed io ho rassicurato tuo fratello a riguardo. Tu per me sei cambiato molto dal 23 di Dicembre ed è proprio per questo sei ancora qui con i tuoi amici e la tua ragazza. -
    Samuel appoggiò entrambe le mani sul tavolo.
    - Ora però parliamoci chiaro e torniamo a quel che mi aspetto da te in questo mese di punizione. Che tu - lo indicò - risponda alle mie domande.- Lo guardò fisso negli occhi. - Citandoti "A me sembra un comportamento giusto, ma in qualche modo so anche che non lo è". Quindi mi vuoi venire a dire che tu non sai cosa sia giusto e cosa sia sbagliato? Lo hai detto tu stesso che in qualche modo qualcosa ti dice che riempirmi di pugni non è la cosa migliore da fare. - Lo sguardo bruno del prof scavava e scavava nei pozzi scuri dello studente -Tu sai benissimo cosa è giusto e cosa no, non sei stupido, ma preferisci prendere la strada più semplice, quella che ti soddisfa di più. Sbaglio? -
    Tornò ad indicare il giovane - Poi Tu, mi stai chiedendo se è sbagliato prendere a cazzotti un ragazzo prepotente? Da come me l'hai posta ora si tratta solo di questo, vero? - alzò palesemente la voce - Era solo per questo o ce l'avevi ancora con lui perché ti rimbalzava ancora la sua risata nella testa?- Si alzò in piedi - Forse perché alla fine non eri riuscito a fargliela pagare?! Volevi dargli fuoco ma non ci sei riuscito ed allora gli hai spaccato il naso?! -
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    Samuel aveva semplicemente acceso il fuoco nella mente di Blake. In genere con i professori si riusciva a comportare in maniera più decente, ma in quel momento le risate di quel coso metallico erano nella sua testa e non facevano altro che rimbombare e rimbombare ancora nel suo cervello. Non ce la faceva più, non riusciva seriamente ad avere il sedere piantato sulla sedia ed aveva voglia di prendere davvero a cazzotti il suo professore, anche solo per il fatto che aveva accennato un sorriso verso la sua reazione e verso quella del suo mostro animato. Si morse il labbro alle sue paorle. Lui aveva perso su tutta la liena? Questa sua uscita lo fece alterare ancora di più. Certo, perchè invece ridere e prendere in giro qualcuno è vincere? Che cosa cavolo sono venuto a fare? A farmi spiegare quello che so fare? Era così che si sentivano gli altri quando lui faceva le stronzate e quando lui stesso prendeva in giro qualcuno? Non gliene importava niente, seppur in quel momento, qualcosa nel suo stomaco si mosse, come per fargli capire che si forse era così che si sentivano e come non piaceva a lui, magari non piaceva neanche agli altri! Ma Blake era bravo a soffocare quella minima vocina e così fece lasciandola zitta. Quello che seguì fu un semplice e pratico sproloquio dove faceva capire al professore che quello che pensava era la cosa giusta, Blake non sapeva gestire i suoi impulsi, le sue emozioni e forse seguiva il modello sbagliato. Il fatto che Samuel lo osservava senza dire niente non lo rendeva nervoso, ma anzi, aveva fatto in modo che quasi si fidasse di lui. Era una cosa strana e come ogni logica di un Barnes, andava oltre ogni schema di una persona normale. Si morse il labbro quando ebbe finito e quando si mise di nuovo seduto su quella sedia e prese senza dire niente la tazza che alla fine gli aveva passato il professore. Cosa c'era dentro? Ancora non lo sapeva, ma lo bevve con una certa velocità ed avidità, come se ne avesse bisogno, come se era tutto quello di cui aveva bisogno per affrontare un secondo round. Solo quando ebbe finito la sua bevanda fece un respiro profondo e continuò a tamburellare il piede per terra. Mirtillo ecco cos'era il retrogusto dolciastro ed ecco anche spiegato perchè la bevanda aveva un colore così scuro. Si passò il dorso della mano sulla bocca e posò la tazza di fronte a lui. Io credo che abbiamo cominciato con il piede sbagliato. E si, era una frase del tutto fuori contesto ma Blake era una persona che non poteva essere inquadrata in nessun tipo di contesto, quindi, esattamente cosa c'era di strano? Si morse il labbro internamente, era nervoso e quando il professore cominciò a parlare, a Blake si dipinse un ghignetto strano sul volto, non era un vero e proprio sorriso compiaciuto, ma non era neanche triste o se ne era pentito, si mise meglio sulla sedia. I miei compagni hanno avuto paura di Naga anche solamente perchè voi avete permesso a persone come Mia Freman o Jessica Whitemore di uscire da un fottutissimo castello. Avevano paura anche molto prima del mio gesto ma ehi! Bisognava salvare quattro ragazze in libertaà, mandiamo chiunque a farlo, poi conteremo i morti alla fine della battaglia! Le utlime frasi erano dette quasi come strafottenza e si, aveva detto una cosa giusta ma non per tuti. Avevano paura perchè non avevano la giusta motivazione per stare li. Hanno stuprato la mia ragazza, l'hanno portata via da me co uno schiocco di dita. Lei che avrebbe fatto professore? Si accedeva una pipa e guardava gli altri fare il lavoro sporco? Bene, io non sono così e le dirò di più! Io se dovessi mai rincontrare Naga sarò pronto. E manterrò la mia promessa, quindi se mai dovesse succedere, si preoccupi di tenere i suoi alunni lontani da me perchè avranno davvero paura! E forse quella era la prima volta che riusciva ad affrontare quel discorso senza rompere qualcosa. Il suo sguardo celeste era fisso in quello scuro di Samuel. Blake non sapeva se classificare quel suo lato del carattere come un pregio o come un difetto ma non riusciva in nessun modo ad essere pentito delle sue azioni. Quando faceva una cosa era perchè voleva veramente farla e Naga era stata minacciata perchè davvero la voleva morta. Per quanto riguarda quello che è successo ad inizio anno i miei compagni sono suscettibili per tutto, anche davanti ad un cazzo di molliccio tremano e questa, ancora una volta, non è una mia responsabilità. Io ho sbagliato e mi sono sopravvalutato andando ad imitare il mio professore di rune. Ok, ho fatto una minchiata, ma volevo semplicemente aiutarlo. Ho visto che a lui era riuscito quell'incantesimo e l'ho fatto. Ho sbagliato, lo so, e ne sto pagando le conseguenze. Mio fratello mi ha preso la bacchetta fino a data da destinarsi e non posso neanche pensarlo il fuoco che mi fulmina dall'alto. Volevo aiutare. E per l'incidente diplomatico, hanno cominciato LORO e non io. Ho semplicemente fatto un'esplamazione, dicendo dannata isola. STOP. Non ho insultato nessuno e sinceramente mi sembra esagerato dovermi dare per forza la colpa di qualsiasi cosa accada intonro a me. Non si stava giustificando. Non lo stava facendo in nessun modo. Ci pensò un momento ancora e poi si toccò la tempia. So che non avrei avuto nessuna speranza contro Naga. Non sono stupido professor Black. Ma non può chiedermi di non fare assolutamente niente davanti ad una persona che mi ha rovinato la vita per 3 mesi, come se alla fine prima fosse tanto più bella! Lei non ha idea di che inferno è stata la mia vita per colpa di Naga, di quell' Igor... Strinse il pugno. Se qualcuno stuprasse ripetutamente la sua ragazza, cosa farebbe? Perchè nessuno capiva che il problema contro Naga non era lui che non sapeva riconoscere il pericolo, ma era il dolore che aveva provato ad averlo fatto agire in quel modo? Perchè nessuno si poneva il problema del perchè aveva agito in quella maniera?! Era vero, in quel preciso istante Blake non aveva idea di quello che era successo a Lilith ma era tornata a casa mezza nuda, sporca, graffiata, con il sangue da per tutto senza le mutande... cosa diavolo si aspettavano da un adolescente di 17 anni con un temperamento emotivo che faceva schifo?
    Quando il professore gli mise davanti quella scatolina nera e l'aprì a Blake venne un infarto seguito da un'apertura di boccae chiusura ripetutamente, come se avesse voluto dire qualcosa ma non ci riusciva. Aveva perso la voce? Non sapeva che dire? No, era semplicemente sconvolto. Aaron non aveva mai dato a nessuno quel braccialetto, braccialetto che aveva anche lui. Si morse il labbro e richiuse la scatolina. Ascoltò le parole del moro e questa volta lo fece in religioso silenzio, abbassando lo sguardo quando lui disse che suo fratello lo amava e che avrebbe fatto di tutto per lui, e che non voleva che cambiasse la sua essenza. Se non lo voleva Aaron, allora forse non era così sbagliato...! Parlare di suo fratello, deludere suo fratello era l'unica cosa che lo faceva ragionare, in un certo qual senso, in un certo qual modo. Non aveva nessuna intenzione di farsi espellere e non perchè gliene fregasse qualcosa dell'accademia ma perchè non voleva che suo fratello perdesse altro tempo dietro a lui e non dietro ai suoi sogni. Gli uscì un piccolo Tzè quando Samuel disse che Aaron era pronto a spaccare la faccia a chiunque ci avrebbe provato. Mio fratello è uno di quelli che prima di uccidere una zanzara cerca di farla andare fuori dalla finestra. Non spaccherebbe la faccia a nessuno! Ed era quella una delle caratteristiche che più gli piaceva di suo fratello maggiore, lui era il suo contrario, era un uomo che sapeva valutare, decidere e soppesare. E quella frase uscì con un tono totalmente differente rispetto a quello che aveva utilizzato prima per parlare di se stesso. Aaron era l'eroe, l'idolo di Blake e quello non sarebbe mai cambiato. Tornò a guardare il professore. Annuì alla sua domanda. Si, certo che prendeva la strada più semplice e più soddisfacente per lui, chi non lo avrebbe fatto? Si. L'ho fatto perchè ha riso di me e perchè volevo fargliela pagare. Ma ho promesso che non alzo più le mani e sto mantenedo la promessa. Infatti credo che Skyler si stia annoiando in infermeria! Era una persona sincera fino in fondo ed anche a discapito di se stesso. Non era uno che si nascondeva dietro un dito e non aveva intenzione di diventare una di quelle persone. Si morse il labbro vedendolo alzare, vedendo la bacchetta essere messa finalmente e completamente dentro il fodero. Mi sta mettendo alla prova?Chiese poi facendo riniziare a tamburellare il suo piede. Cioè, davvero lo avrebbe colpito? Insomma lui era un suo alunno ed era anche abbastanza disarmato visto che non aveva la sua bacchetta, ma se voleva poteva anche reclamarla - se già Samuel non aveva provveduto a farsela dare da Jesse - e lo avrebbe sfidato ad un duello. Sapeva che avrebbe perso senza neanche riuscire ad alzarla la bacchetta contro quel professore, ma ehi, qui stiamo parlando di Blake Barnes! Lo sguardò con aria di sfida. Aveva notato che il professore aveva la sua mano sulla bacchetta, lo aveva notato per tutto il tempo ma, come aveva più volte sottolineato, lui non era stupido, o comunque cercava di non esserlo davvero, peccato che si perdeva alla fine. Davvero avrebbe sfidato un suo professore a duello? Si! Blake Barnes lo avrebbe fatto davvero!
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    Edited by Blake Barnes - 30/4/2020, 23:14
     
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    Come poco prima Samuel gli lasciò dire la sua, lo lasciò sfogare, per poi porlo davanti, prima, alla frase sulla fiducia che il fratello aveva riposto in entrambi ed infine a quella scatolina nera.
    La reazione del ragazzo fu quella sperata: si era bloccato ma non solo; si era fatto anche più attento. Una sola frase di ripicca gli uscì dalla bocca ed in risposta Sam alzò un sopracciglio. -Non ricordi la foga con cui Aaron si è scagliato sul Malboro per salvarti? Non ti ricordi forse cosa è quasi arrivato a perdere pur di salvarti?- la mano aperta si appoggiò sul proprio petto -Inoltre pur di buttare giù quel mostro e vederti sano e salvo ha rischiato di uccidere anche me.- Questo lo aveva saputo dallo stesso Aaron, durante quella famosa serata di Marzo. -Per salvare te Blake e quello che sei, credo che nulla potrebbe fermarlo-
    Poi Blake alzò nuovamente la cresta, al che Sam alzò le mani e gli concesse un sorriso -Come vedi, come tuo fratello, io mi fido di te. Se fosse vero il contrario avrei ancora la bacchetta sul tavolo- alzò un attimo il bacino per mostrargli il catalizzatore ben inforcato nella fondina alla cinta, poi però tornò serio. -Tuttavia vorrei ricordarti che tutti questi mesi di turnazione servono per metterti alla prova e vedere se sei capace di capire chi e cosa ti circonda. Perché, per il momento, ci hai dimostrato di essere capace solo di pensare a te stesso. E noi docenti possiamo valutare la condotta di un alunno solo in base a ciò che lui ci mostra.-
    Indicò il telefono ancora a terra. - Con il telefono mi hai dimostrato immaturità perché non sai rispondere alla più banale delle provocazioni se non con la violenza- indicò di nuovo Blake -con quella scusa campata per aria riguardo al comportamento di Rubin mi hai dimostrato immaturità perché pur di non riconoscere il tuo sbaglio hai voluto giudicare il comportamento di una statuetta nata da qualche mese che non può materialmente comportarsi in maniera diversa. Non è molto diversa da un bambino; e tu cercheresti di uccidere o ferire gravemente un bambino perché ride di te, per poi dare la colpa a lui?- Samuel scosse con forza la testa. -Non possiamo fare a meno di giudicarti finché ti comporterai così. Perché agendo in questo modo ci mostri solo una persona pericolosa per sé e per gli altri e per il tuo stesso bene noi dobbiamo fare il nostro lavoro e farti capire che così non va affatto bene-
    Allargò le braccia. -Non siamo qui per cambiarti ed a me, come ad Aaron, sta pure bene che tu sia un ragazzo impulsivo, diretto e sincero. Non è il tuo nucleo che deve essere corretto, ma la superficie. Non devi diventare un altro da Blake Barnes, ma devi diventare un uomo. Un uomo coscienzioso dei danni che puoi provocare con un determinato comportamento.- Si versò ancora un po' di succo -causa-effetto- se lo scolò d'un fiato. -Tutto ciò che fai provoca delle reazioni. Tutto.-
    Un gran sospiro gli uscì dalla bocca. -Vivere non è affatto una cosa semplice Blake.- La mano passò sulla fronte e fra i capelli castani per poi ricadere lenta dietro il collo -Ogni cosa comporta responsabilità, e tanta pazienza. Cose a cui stai e devi continuare a lavorare.-
    Appoggiò i gomiti sul tavolo ed appoggiò la testa sui dorsi delle mani stanche -Come pensi che io sia stato quando ho visto una banda di ragazzini battersi per la vita propria e dei propri amici contro una strega dal potenziale sconosciuto?- La voce si fece affannosa -Io non mi perdonerò mai quel giorno.- Si alzò ed iniziò a camminare per il centro dello studio. -Certo, avrei potuto andare contro il volere vostro e della stessa Preside. Andare contro i miei stessi colleghi, sprangare le porte del castello, chiuderci dentro tutti gli alunni, ricevere da voi insulti, imprecazioni, minacce...perdere il lavoro della mia vita ed andare da solo o con qualche altro insegnante a sfidare Naga-
    Si fermò a guardare blake, gli occhi pallati. -Ma cosa avrei risolto?- Si avvicinò al ragazzo. -Le stava drenando Blake!- con la mano puntò la Foresta Eterea e la tomba dove solo a pochi chilometri Naga stava scontando il suo eterno riposo. -Se non ci foste stati voi le avrebbe uccise! Ed ora non avresti avuto nemmeno una ragazza!-
    Si appoggiò con la schiena al muro. -Abbiamo dovuto fare una scelta pesante, che mai lascerà i miei incubi. Tuttavia a volte la vita ti sbatte contro cose che non si possono risolvere da soli.- Si avvicinò piano al ragazzo e dopo essersi flesso sulle ginocchia per puntare al meglio gli occhi dello studente seduto -Non esistono eroi che possono tutto ed anche tu arriverai a dover fare delle scelte che non reputerai giuste.- se glielo avesse permesso, le mani tozze si sarebbero appoggiate sulle spalle dell'Opalino.
    -Non dare la colpa alla paura dei tuoi compagni e pensa. Se fossero veramente come li hai descritti avrebbero potuto salvare Elisabeth, Ayla, Theresa e Lilith?- Gli occhi bruni erano immersi in quelli celesti sembravano quasi implorarli di dismettere quella barriera che aveva costruito attorno al suo cervello e pensare. -Tu hai fatto correre loro un ulteriore rischio inutile, che avrebbe potuto provocare la morte di tutti loro, compresa Lilith, e l'inutilità del salvataggio delle altre. Quello era il momento della tua scelta difficile. Il momento di trattenersi e semplicemente fare il possibile per aiutare. Ricorda sempre Blake: al mondo non importa nulla di chi siamo, cosa ci è successo o cosa pensiamo o facciamo, lui continua a girare e tu devi esser pronto a cavartela sempre qualsiasi cosa ti venga lanciata contro. Causa ed effetto. Ricordatelo sempre.-
    Si alzò di nuovo e tornò a sedere.- E dopo queste mie parole prova a ripensare a quanto da te detto riguardo agli altri tuoi incidenti di quest'anno- Si verso di nuovo il succo. La mano gli tremò ed il succò scivolò un po' sul tavolo -Eva-
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    C'erano molte cose che Blake non aveva mai capito di tutta quella situazione. Quella notte, di fronte a Naga, era successo qualcosa che lo aveva cambiato per sempre. Lui ancora non e ne rendeva conto ma quella era stata semplicemente la goccia che aveva fatto traboccare un vaso già troppo pieno di cose. Aver visto suo fratello essere così sconsiderato, fare quelle scelte insieme a lui pur di salvarlo non solo lo aveva fatto sentire veramente importante per il medimago, ma si era reso conto che c'erano persone disposte davvero a morire per lui. Non c'era niente che aveva fermato Aaron Barnes dal voler salvare suo fratello e le parole di Samuel Black gli arrivarono forte e chiare come uno schiaffo in faccia, in pieno viso e sopratutto indelebili. Gli aveva appena ricordato che suo fratello stava per perdere il braccio, ma anche la vita per lui. Solo perchè lui vivesse. Che tutta la vita di suo fratello maggiore era stata improntata sui suoi bisogni, che tutte le rinunce che aveva fatto erano solamente per farlo stare meglio. E lui adesso, era li, fermo immobile davanti a Samuel solamente perchè aveva fatto l'ennesima stronzata che sicuramente, Aaron, avrebbe cercato di rimettere apposto. E se non era stato espulso perchè Aaron aveva parlato con i singoli professori per farlo rimanere? Si mise più composto sulla sedia come se quel suo pensiero fosse una verità assoluta ed ancora una volta si sentì in colpa per tutto quanto. Si morse il labbro e poi distolse il suo sguardo da quello del professore quando gli disse che Aaron era pronto anche ad uccidere pur di farlo vivere. Non avrebbe dovuto... Queste parole vennero sussurrate dal ragazzo come se stesse dicendo la cosa più assurda del mondo come se non voleva neanche provare a capire che suo fratello aveva una stima nei suoi confronti che andava al di la del grado di parentela, al di la di ogni legame di sangue. Quando una persona dimostra il bene morendo per te, per Blake era quasi normale, ma quando uno come Aaron era pronto a mettere in discussione la sua intera moralità per lui allora era diverso. Fece un respiro profondo per cercare di calmare i nervi ed allontanare i suoi senti di colpa e quando il professore tornò a parlare, lui si voltò di nuovo con lo sguardo puntato negli occhi scuri e profondi del docente. Adesso aveva la sua completa attenzione.
    Stava succedendo la stessa cosa che era successa, magicamente, a lezione. Gli occhi e l'attenzione di Blake era completamente del docente, in quel momento si era messo in modalità spugna ed avrebbe assorbito tutto quello che l'alchimista gli avrebbe detto. Si morse il labbro di tanto in tanto registrando le sue parole. E si concesse un momento per cercare di imprimerle nella sua mente. Quella era una messa alla prova? Veramente avevano compreso solo in quel momento che era in grado di pensare solamente a se stesso? Alzò gli occhi al cielo come se fosse quasi sconcertato ma tenne quel suo pensiero per lui. Avrebbe risposto a fine discorso come un bravo alunno. Infondo Blake era un ragazzino sveglio ed intelligente, era veramente attento quando decideva lui, il problema era proprio quello: l'attenzione di Blake andava conquistata. Non era uno di quelle persone che ti dava la propria attenzione solamente perchè era un alunno o era più piccolo, tutto quello che riguardava la sfera emotiva di Blake andava conquistata e mantenuta dal suo interlocutore, ne più ne meno.
    Quando il professore indicò il suo telefono Blake quasi sbiancò ricordandosi del fatto che aveva fatto la stessa identica cosa con la sedia nell'ufficio di Olwen. E le parole del professore, seppur diverse, avevano mandato lo stesso segnale: era pericoloso per se stesso e per gli altri, e gli altri, per Blake, erano le persone che più amava. Aaron in primis. Lui era pericoloso per la vita di suo fratello? Assolutamente si e se ne sarebbe accorto in seguito quando lo stesso Barnes maggiore gli avrebbe dato una lezione che non avrebbe mai e poi mai dimenticato. Si morse il labbro tornando a guardare il docente di alchimia, che piano piano, si stava insinuando nella sua mente e piano piano non faceva altro che avere un posto speciale nel suo cuore. Con Blake era così facile essere odiati che poteva essere anche molto semplice che lui scambiasse quello che lui definiva odio per stima, come stava succedendo in quel momento. Samuel Black era una persona scomoda che aveva la capacità di guardarti dentro di essere uno spettatore ingombrante della sua personalità, e Blake, odiava tutto quello. Lo odiava veramente. Si morse di nuovo il labbro torturandoselo dal nervoso. Tutto quello era assurdo! Lui neanche lo conosceva come si permetteva di essere così critico ed analitico della sua vita!? E sopratutto come poteva essere che azzeccasse qualsiasi informazione sul suo conto!? Il problema è che ogni volta che io faccio qualcosa convinto che debba andare in un modo, la cosa mi si rivolta quasi contro. Lei crede davvero che io voglia essere un pericolo per le persone a cui tengo? Le mie azioni sono sempre finalizzate a proteggere quelle persone. Non volevo che mio fratello si buttasse nella nebbia con me. Ma io non volevo aspettare che dei densiriani che sono inaffidabili e stupidi per natura, facessero qualcosa. Quindi sono andato. Non ho mai chiesto a nessuno di fare niente per me! Non ho mai fatto pagare le conseguenze delle mie azioni a nessuno! Io sono fatto in questo modo. Sicuramente io debbo migliorare ma vorrei che, almeno una volta nella vita, qualcuno si sforzasse a capire le mie intenzioni e le mie ragioni invece di stare sempre li a puntare il dito contro tutto quello che faccio! Ok! A volte, anzi... se devo dirla tutta e se vogliamo essere proprio sinceri, faccio spesso cazzate, penso poco ed agisco senza criterio, ma professore, lei non ha risposto alla mia domanda. Se lei scoprisse che la professoressa Ivanova è stata stuprata neanche 15 giorni dopo che lei le aveva promesso che nessuno le avrebbe fatto del male. Lei cosa avrebbe fatto? Chiese ancora. Infondo era sempre un ragazzino di 18 anni che aveva sempre avuto le sue risposte a tutto e non avrebbe mollato quella volta. Blake non aveva nessun problema ad ammettere i propri errori, non aveva nessun problema a riconoscere i suoi limiti, anche perchè Blake aveva un'autostima che Xander Olwen levati proprio, ma non era uno che mollava le sue convinzioni molto facilmente. Voleva una risposta a quella domanda e l'avrebbe posta fin quando il professore non avrebbe dato a lui quello che voleva. Causa effetto! Non mi sono mai tirato indietro dalle mie responsabilità! Questo non lo nota nessuno!? Perchè a volte sembra quasi che io non paghi MAI quello che faccio, quando invece pago anche quello che penso! E lo disse in maniera amareggiata, come se si sentisse in dovere di rivendicare anche le sue sconfitte. Il fatto che fosse una persona così piena di se da vedere anche delle punizioni come un premio, quello era un altro discorso!
    Ascoltò lo sfogo del professore ed accompagnò il suo sguardo ad ogni movimento di Samuel. Non disse assolutamente niente e non rispose a quella domanda. Cosa avrebbe risolto? Non lo sapeva, ma sapeva benissimo che lui stesso, a posizioni inverse, lo avrebbe fatto. Magari niente! Non avrebbe risolto niente ma in questo momento non avrebbe mai detto che si sarebbe sentito una merda per quel giorno e lo farà per sempre non perdonandosi mai. Io non voglio vivere più con un senso di colpa costante addosso. Non voglio sentirmi sopraffatto dagli eventi e non voglio neanche pensare che io, con le mie azioni, seppur stupide, non possa cambiare le cose. In quella dannatissima teca c'era la mia fidanzata. Cosa avrei dovuto fare? Aspettare che voi docenti andavate li e con le vostre magnifiche competenze e forze uccidevate quella stronza? Io che facevo nel frattempo? Una sigaretta?! Si ho fatto un casino, ho messo in pericolo la mia stessa vita oltre che a quella dei miei amici. Ma i miei amici non ci hanno pensato neanche due volte a strapparmi dalle mani l'unica persona che in quel momento mi poteva tenere zitto e buono. Sa una cosa? Con il senno di poi, Evans ce lo avrei lasciato da Naga e Van Alter anche!Io non sono mai stato un vigliacco professore. E non voglio sentirmi in colpa perchè la società mi impone qualcosa. Che si fotta la società! Ma non lo stava dicendo con arroganza, il tono di voce di Blake era cambiato radicalmente, il suo avere un carattere completamente instabile lo portava seriamente ad essere una persona bipolare. In quel momento stava parlando con franchezza e gli stava permettendo semplicemente di entrare ancora di più nella sua testa. Una cosa era certa, Blake era una persona onesta sia con gli altri che con se stesso.
    Fece un respiro profondo. Il concetto era sempre lo stesso. Professore. Io sono da solo. Posso contare solo su me stesso e su mio fratello che è la parte migliore di me. Ma io sono sempre stato da solo. Lei non ha idea di quanta merda ho dovuto ingoiare da solo e me la sono dovuta fare stare anche bene. Io non voglio essere un eroe, io voglio solamente che non mi si vengano rotte le palle. Se ci fa caso, non sono mai io a cominciare niente. Ne risse ne discussioni. Io vivo la mia vita e non voglio intromissioni scomode. Le ho avute, le sto ancora pagando. Mia madre è morta, mio padre mi odia. Se non ci sono i tuoi genitori a difenderti ed ad insegnarti come si vivere in questa vita tanto diffice e per la maggior parte delle volte, merdosa... Come faccio a fidarmi ed affidarmi agli altri? Voleva davvero una risposta a tutto quello. Chiuse un momento gli occhi sentendo le mani tozze del professore sulle sue spalle. Non disse ne fece niente. Si fidava di lui? Forse un pò, ma neanche più del dovuto, infatti quando il docente continuò a parlare Blake scosse il capo e sogghignò. Davvero? Se non ci fossi stato io Lilith nessuno l'avrebbe salvata. Jesse fa quello che dice Erik o comunque era li per la salvaguardia del suo parabatai, Nikolai era li solo per sua sorella. Joshua solamente per Elisabeth, idem Lucas. Ayla ha una cicatrice addosso indelebile e nessuno le si è rigirato, Lilith non ha parlato per mesi e nessuno se ne è preoccupato. Sa cosa? Non le hanno salvate! Si sono solamente scrollati la coscienza. Se pensa che io sia così stupido e superficiale da pensare che salvare una persona sia solamente levarla dai guai, allora è inutile anche che continuiamo a parlare. I miei compagni sono dei vigliacchi perchè si sono fatti la loro avventura e ciaone. Se io le dicessi tutto quello che ho fatto per Ayla e Lilith, ma anche per Elisabeth, anche se ha deciso di consolarsi scopandosi questo mondo e quest'altro senza mai dirmelo, ma vabbè, risulterei solamente più presuntuoso di quanto lei già non pensi! Aggiunse poi scuotendo il capo. Ascoltò ancora le parole del professore che questa volta, esattamente come era successo a lezione, gli cominciarono a ronzare in testa. al mondo non importa nulla di chi siamo, cosa ci è successo o cosa pensiamo o facciamo, lui continua a girare e tu devi esser pronto a cavartela sempre qualsiasi cosa ti venga lanciata contro. Causa ed effetto. Ricordatelo sempre. Fece un momento di pausa per riflettere a quanto detto dal professore. Poi si voltò verso di lui per puntare le sue iridi celesti come il cielo verso quelle scure dell'alchimista. Se crede di avere un modo per placare il senso di vuoto che mi divora tutti i giorni da dentro lo stomaco fino ad invadere tutte le mie interiora, Professore Samuel Black. Fece una pausa, si alzò in piedi e si indicò. Sono qui per imparare. Non le dirò che mi rimangio le mie parole. Ma lei ha detto che vuole limare la supericie, che mi vuole rendere migliore ed io sono una persona che impara in fretta. Quindi vuole che io impari qualcosa? Bene, me la insegni! Infondo Blake era così. Davvero bipolare con il dramma!
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    Samuel Black
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    Samuel Black sapeva a cosa sarebbe andato incontro già quando aveva proposto al collegio docenti l'idea delle turnazioni, ma una cosa è saperla, l'altra è viverla.
    Alla fine Aprile era giunto e lui si era trovato lì con in mano uno scalpellino di legno a cercare di limare un fottuto muro di adamianto che Wolverine levati; ciao Blake Barnes.
    Era dura, durissima e, anche il qui presente narratore, sudava per il duro confronto. Fisico? No il conflitto fra docente ed alunno era del tutto verbale, ma la penna ferisce più della spada giusto? Le parole sono armi pericolose e questo lo sapevano bene entrambi.
    Come era successo prima, Samuel Black lasciò che il giovane si sfogasse senza porgli freni; era un fiume in piena. Scoppiava. Tanto che il docente era stato interrotto più e più volte e nemmeno con frasi e domande dalla risposta semplice. -Questo ragazzo è in lotta con sé stesso, sempre e comunque.- Provava pena per lui, ma questo si guardò bene dal dirlo. Almeno per il momento, Blake parlava e Sam ascoltava. Era così che doveva andare e Samuel avrebbe tenuto quella linea costi quel che costi.
    Ad ogni interruzione gli tremava di più la mano, ma lui bloccava i tremori e continuava ad ascoltare per poi portare avanti il proprio discorso. Qual'ora l'Opale si fosse stufato di non ricevere immediata risposta Samuel gli avrebbe sorriso ed alzato la mano per fargli intendere che ogni risposta sarebbe arrivata.
    Se, e solo se, questo non fosse bastato anche la voce si sarebbe levata un po' seccata -Devi imparare a pazientare Blake, altrimenti non ne verremmo più fuori.-
    Ad ogni modo, ciascuna parola del ragazzo venne assorbita e raccolta, ma poi arrivò quella fatidica frase -Quindi vuole che io impari qualcosa? Bene, me la insegni!-
    Samuel gli sorrise di cuore. -Io non ho nulla da insegnarti perché in realtà tu sai già cosa è meglio fare.- Accortosi che Blake avrebbe potuto fraintendere fece un lieve scatto con la mano -Non che tu sia onnisciente o non abbia più nulla da apprendere- La testa si scosse -No,no, anzi. Ma tu sai già bene cosa sia più conveniente fare in determinati momenti e cosa invece sia conveniente evitare. Sono sicuro che lì dentro- ed indicò la testa del ragazzo -c'è una vocina che cerca di guidarti ogni volta, ma per orgoglio, presunzione, egocentrismo e forse pigrizia, non certo per mancata intelligenza, la sopprimi e fai cazzate.-
    Che stesse usando un linguaggio troppo duro? Forse. Uno magari contro la serietà che dovrebbe avere un vicepreside? Assolutamente.
    Tuttavia era convinto che quello fosse metodo di comunicazione migliore per convincere Blake Barnes. Diretto e senza troppi fronzoli.
    Le mani si spostarono sui poggioli della sedia e le labbra si sciolsero in una risatina leggera. -E non venirmi a dire che sei solo.- Lo guardò improvvisamente serio - Io ti ho visto ad Halloween, ti vedo qui ad Hidenstone. Sei davvero così egocentrico da ritenerti una persona sola? Sei così chiuso nel tuo piccolo mondo da non renderti conto di quel che ti sta attorno? Non fare il miope idiota, per favore.-
    Il palmo aperto fu alzato verso l'Opale come per placare la sua ira ed il tono successivo fu il più pacato possibile.
    - Calmati, respira e datti tempo per rifletterci sopra. Blake Barnes è veramente solo? Non rispondermi subito, lasciami dire poche altre cose e nel frattempo pensaci. Prova a tirar fuori il ragazzo che Aaron stima.- Indicò la scatolina contente il bracciale del fratello maggiore.
    -Per un momento, placa il fuoco che hai dentro e rifletti su te stesso, e su ogni cosa che hai detto oggi a me. Versò altro succo al ragazzo. -Ed ad ogni punto, ad ogni questione, se questo sarà possibile, prova a pensare ad un esempio realmente accaduto che provi la veridicità di quello che hai detto. Non serve che me lo dici, basta che lo pensi.-
    Le dita si alzarono dal pugno chiuso una alla volta. Un dito per ogni punto che Samuel voleva sbattere davanti a Blake.
    -Sei davvero solo? Davvero ogni tua azione è finalizzata al bene di chi ti è vicino? Davvero credi che nessuno si sforzi di capirti? Sei sicuro di preferire avere degli amici sulla coscienza oppure arrivare alla tua stessa morte pur di non aver rimpianti? Se non ci fossi stato tu pensi che Lilith non si sarebbe salvata? Perché? Non hai nessuna idea su come fare per riempire il senso di vuoto che ti attanaglia? Credi veramente che nascondersi dietro alla scusa "hanno cominciato loro e non io" possa servire a qualcosa e giustificarti?- Avrebbe voluto continuare dire tanto altro, ma si fermò. La carne sul fuoco era già tanta così.
    - Per quanto riguarda quel che avrei fatto io se fossi stato al tuo posto?- Gli occhi bruni del docente erano ben piantati in quelli azzurrini del ragazzo. -Io avrei fatto affidamento sui miei compagni affinché mi trattenessero dal spaccarle la faccia. Perché quella non sarebbe stata la priorità. La priorità sarebbe stata salvare Eva portandola il più al sicuro possibile. Ricordati Blake cosa dicevamo in classe. Il progresso è collettività. Si cresce anche affidandosi agli altri, perché molte cose non si possono fare da soli.
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    C'erano cose che Blake Barnes aveva bisogno di capire da solo. C'erano questione che Blake Barnes aveva bisogno di farsele sbattere in faccia. Se quel professore, fino a quel momento, era restato nell'ombra per la testa del piccolo Barnes, doveva ammettere che no, in quel preciso istante era un occamy nella sua testa che si espandeva il più possibile, in ogni angolo remoto del suo cervello. Blake non era mai stato un ragazzino stupido e sapeva imparare fin troppo bene le cose che veramente gli servivano. Sapeva cosa fosse la resilienza e sapeva anche che alla fine, era vero quello che il docente stava dicendo. Lo lasciò parlare, questa volta. Si sforzò molto, ed ogni tanto aprì anche la bocca per interromperlo ma la mano e sopratutto l'espressione del docente che lo fermava furono veramente straordinari. Si placò e si torturò il labbro più e più volte, cercò anche di capire cosa stesse dicendo realmente, cercò di apprendere le cose che Samuel stesso gli stava dicendo tra le righe. Il fatto era sempre lo stesso. Blake aveva sete di conoscenza, ed allo stesso tempo voleva che nessuno gli insegnasse qualcosa perchè lui lo sapeva già. La contraddizione che regnava nel suo stomaco e si estendeva fino alla sua pancia era qualcosa di sconvolgente. Voleva imparare, voleva veramente migliorare, ma allo stesso tempo non aveva nessuna intenzione di ammettere che forse non era il migliore in tutto. Si morse e torutrò il labbro più volte e quando il docente gli versò dell'altro succo lo bevve avidamente. Fece un respiro profondo e questa volta ce la fece, lo fece finire di parlare. Ma le parole di Samuel non erano facili da mandare giù, non per uno come Blake, non quando quella verità gli veniva sbattuta in faccia con tanta violenza e poco tatto. Perchè Blake pretendeva veramente di essere una persona diretta, ma la verità, fa male a tutti e brucia a chi non la vuole o non la sa ascoltare e per quantii pregi avesse il piccolo Barnes, quello era uno dei suoi più grandi difetti. Si morse ancora il labbro e poi si alzò in piedi. Aveva bisogno di camminare, aveva veramente bisogno di movimento perchè stava per esplodere. C'erano tantissime cose che avrebbe voluto sbattere in faccia al docente, ma gli era stato chiesto di pensare se davvero era da solo e di non dare una risposta affrettata. Bene. Lo stava facendo. Stava cercando seriamente di non prendere una decisione affrettata. Stava considerando il fatto che, forse, quella notte aveva veramente sbagliato lui. Si morse il labbro ancora ed ancora fino allo sfinimento, fino a quando la sua vocina interiore che gli diceva di non parlare non fu completamente sotterrata dal diavoletto che gli diceva che invece doveva parlare e ne aveva tutto il diritto. Ci sono tanti tipi di solitudine ed io non ho mai specificato di quale solitudine parlo quando l'asocio a me. So di poter contare prima di tutto su di Aaron,Annie, Jesse, Mia, Jessica, Erik, Lilith, Lucas... non ho mai detto di essere davvero solo! Ho detto che mi sento solo, sono due cose veramente diverse professore. A volte mi sembra davvero di pensare che nessuno di loro, anche se messi tutti insieme, non potranno mai capire cosa provo veramente. Non so sele è mai capitato di stare in mezzo a tantissime persone e sentirsi comunque da soli. é un concetto strano, complicato e che forse non so neanche spiegare, ma eco nessuno si sforza neanche di chiedermelo. Sa da quanto tempo qualcuno non si chiede il perchè rispondo sempre che sto bene? Da tantissimo tempo e l'unica cosa che mi si dice per la mia "rabbia" è "dovresti andare da uno psicologo!" L'ultima frase la disse con ironia mentre passeggiava avanti ed ineitro davanti alla cattedra dell'alchimista. In qualche modo doveva sfogare i suoi nervi ed in quel momento lo stava facendo. Forse stava più parlando tra se e se che con il docente, ma alla fine ogni volta che rivolgeva uno sguardo a quella scatoletta con quel bracciare gli veniva un compo al cuore, si sentiva in colpa anche solo a pensarle determinate cose. Si fermò improvvisamente quando l'alchimista gli disse che il progresso era collettività e quando il docente gli inveì contro il quel momento non smise mai di fissare le sue iridi scure con le sue azzurrissime. Non mi sono mai giustificato per i miei comportamenti, non ho mai detto una cosa del genere. Io mi sono sempre preso le responsabilità delle mie azioni e non mi sono mai nascosto dietro a niente. Quando dico che le cose le faccio perchè voglio farle, è perchè è così! Non mi tratti come uno di quegli stupidi che cercano sempre una vana giustificazione in qualcosa che non esiste. Se io le dico che in questo momento mi sta rompendo le palle per qualcosa, io lo penso davvero, non mi giustifico mai per le mie azioni, tanto che sto sempre in punizione e dei miei compagni, che lei chiama persone furbe invece io li trovo solamente dei codardi, sono coloro che vengono nei vostri uffici e piangono per farsi giustificare e la cosa assurda è che succede. Federik ha montato un casino assurdo quando poteva venire direttamente da me, invece no! "Professore Blake ha fatto questo e quest'altro... aiuto!" Si, era ovvio che stesse veramente, ma veramente arrabbiato ed era altrettanto ovvio il fatto che a Blake tutto quello non era andato giù. Mi dispiace, ma la collettività, la società e le persone in generale, hanno sempre messo i propri interessi davanti a quelli di un amico, di un parente ed addirittura di un figlio. Non riuscirei ad essere una persona che si affida ad un'altra seppur, mi creda, lo vorrei veramente! Il suo tono era più basso e forse più profondo ed adesso si era riseduto di fronte al professore stringendosi nelle spalle. Forse quella chiacchierata gli stava facendo veramente molto, molto bene!
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    Bassi da disco e parole dette a vanvera da voci sconosciute; gente che si dichiara tua amica, ma le cui parole le senti lontane anni luce da te; amici babbani a cui non potrai mai rivelare la tua natura.
    Un battito di ciglia e Samuel Black tornò nel suo ufficio. Lì, davanti a quel ragazzo tanto strano, speciale e solo.
    Le parole dell'Opale avevano inserito nel cervello alchemico una pellicola che Sam aveva cercato di nascondere nei recessi più profondi della propria mente. Quella rara sensazione di non aver nessuno che ti possa comprendere realmente.
    Il docente lasciò continuare Blake finché quest' ultimo non terminò il proprio discorso con quella dichiarazione di sfiducia verso il mondo.
    L'espressione del docente era rasserenata. A parte per la profondità che il ragazzo gli stava provando di possedere, ma anche per lo sforzo di lui di non cedere all'impulsività ed interrompere Samuel continuamente come aveva fatto fino a poco prima.
    -Prima hai detto che non è stata colpa tua se è stata messa in pericolo la stabilità fra Hidenstone e Denrise, che sono stati gli altri a cominciare. Ok, ma chi gli ha dato corda? Per te è più idiota l'idiota o chi gli va dietro?- Fece un gran respiro. Cercare di parlare di quello senza infervorarsi, ma cercare, al contrario di mantenere un tono pacato ed un'espressione amichevole era difficile. -Per non paròare di quello che hai detto di Halloween. Lì hanno sbagliato gli altri a venirti dietro, giusto? Dovevano lasciarti andare andare da solo in bocca al malboro che non avendo altri bersagli oltre a te ti avrebbe divorato in meno di qualche secondo. Buona parte di quello che hai vomitato prima mi sembrano giustificazioni prive di senso e questo tu lo sai.- Lo indicò perentorio ma poi si lasciò sprofondare sulla sedia.
    -Caro ragazzo, non ti devi nascondere. Non devi costruire per forza una maschera di invincibilità davanti a tutti. Molti ti vogliono comprendere e starti vicino ed una delle prova di questo è questa turnazione mensile.-
    Si rimise un po' composto -A parte tutto ciò. questa sensazione di solitudine di cui mi hai parlato è sentita da tutti. In questo non sei speciale. L'unica cosa che forse ti differenzia dagli altri è che magari la senti un po' più spesso rispetto alla media, ma ti assicuro che ci sono persone che sono perseguitate da ciò in ogni momento della loro vita e questo a te non accade.-
    Gli sorrise.
    -Io mi ricordo l'espressione tua e di Lilith Clarke quando in classe stavo spiegando il come le altre persone possano aiutare a cambiarti e migliorare. In quell'istante eravate uno in due. Era così palese quanto foste felici e convinti dell'unicità e potenza della vostra relazione.- Si versò e sorseggiò altro succo per poi puntare uno sguardo sornione sul ragazzo -e ci scommetto entrambi gli occhi che quella non è stata l'unica volta in cui non ti sei sentito solo con lei.- Ridacchiò di gusto, ma poi lo sguardo si fece un po' più serio. -Come spiegavo a lezione, l'essere umano non è perfetto. Abbiamo un turbine di pulsioni represse e caos che si agita costantemente dentro di noi.- Le mani si intrecciarono, i gomiti appoggiati alla scrivania.
    -Anche negli anni a venire, qualsiasi cosa farai e diventerai, e questo te lo assicuro, ci saranno sempre dei momenti in cui sentirai questa sensazione. L'unica cosa che puoi fare è cercare di diminuirne il numero; e per farlo devi trovare dei compromessi con la vita Blake e smetterla di caricare a testa bassa ogni cosa che il mondo ti scaglia contro. Pensa ragazzo, pensa di più. Valuta sempre causa ed effetto. Piuttosto che agire senza pensare torturati il labbro come stai facendo oggi con me, ma pensa. Tutte le risposte che cerchi sono già lì dentro.- L'indice si era alzato verso la testa biondo cenere.
    -E sono sicuro che fra tutte, anche se è la verità che forse più fatichi ad accettare, lì dentro c'è già la consapevolezza che da solo, senza fidarti ed affidarti di nessuno, non potrai mai andare avanti, mai evolverti e diventare un uomo, mai trovare dei momenti di vera felicità.-
    Lo guardò con una forza titanica. Lo sguardo di Samuel Black aveva raggiunta la tonnellata e mezzo di peso. -Sbaglio?-
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    Edited by SamuelBlack - 5/7/2020, 17:12
     
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    La sua corazza di superficialità era stata montata pian pianino e con uno zelo ed una meticolosità veramente assurda. Il punto era sempre lo stesso, Blake con il suo ego e con tutto quello che sapeva di essere, era una persona di fondo e di base, insicura. Non era insicuro perchè non sapeva di avere determinate capacità o comunque non aveva la sicurezza di essere bello o di avere delle qualità, era insicuro sotto un punto di vista emotivo. Si chiedeva spesso del perchè le altre persone gli andassero dietro e si, per carità, la sua risposta era sicuramente il fatto che aveva carattere, personalità, era bello, ricco, aveva tutto, ma Blake aveva costante bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione perchè, di fatto, aveva paura di essere dimenticato, di non essere più considerato. Infondo non faceva così anche con Jesse? Come si poteva mai rapportare con il suo migliore amico in maniera normale se non faceva altro che pensare spasmoticamente che Jesse preferiva Erik perchè aveva fatto un rito parabatai con lui e non con Blake? Fece un respiro profondo a quella domanda e cercò seriamente di seguire, fin da subito, il pensiero di Samuel, il cosniglio di una persona che aveva imparato a stimare e conoscere, fin dal momento al lago. Si, forse non gli aveva dato immediatamente credito, ma ehi! Blake aveva i suoi tempi e quando arrivava ad una conclusione, poi, alla fine, era sempre quella giusta e sopratutto era quella che gli andava meglio. Non era mai stato uno stupido quindi, a quella domanda, non rispose. Era una domanda retorica? Forse si, o forse no, ma Blake sapeva dove voleva andare a parare il moro di fronte a lui. Io gli ho dato corda, perchè mio fratello è statao sparato in un fiume che si da il caso sia il più inquinato del mondo e non sapevo cosa gli stesse succedendo. Io ho solamente lui. Questo braccialetto ha un senso e quando lei mi dice che mio fratello morirebbe per me, lo so! Ne sono cosciente ed io non voglio. Gli ho chiesto io di accompagnarmi e di conseguenza, lui pur di accontentarmi, non ha neanche pensato alle conseguenze. Adesso se io mi innervosisco per una cosa del genere, a lei, le sembra tanto sbagliato? Era comunque un modo per spiegarsi e non darsi una giustificazione, ma dare una spiegazione sensata al suo comportamento che poteva veramente apparire veramente insensata. Non voglio giustificarmi e sarò anche io più idiota di loro nel dargli corda, ma lei si immagina cosa sarebbe successo se io non avessi risposto? Pensa davvero che mi avrebbero lasciato in pace? Ha mai visto un bullo lasciare in pace una persona che abbassa la testa? Io no. E mi creda...c'è stato anche un momento in cui ad essere il bulletto non ero io! Quando sono stato preso di mira ad Hogwarts ne sono uscito solamente perchè, ad un certo punto, ho rispsoto e ricambiato con la stessa moneta! Non mi giustifico mai delle mie azioni, ne pago sempre le conseguenze. Non mi sono mai nascosto dietro a frasi come "sono fatto così", ho sempre detto quello che facevo e non ho mai dato la colpa ad altri, almeno non di azioni che IO e solamente e personalemente IO ho fatto. E questa, però, era la pura verità. Non aveva mai detto che non era stato lui a fare qualcosa quando invece era stato lui, e non aveva mai puntato il dito contro nessuno. Aveva provato a dare fuoco a Federik, ma non aveva mai detto che Federik lo aveva provocato, aveva semplicemente detto che lui aveva reagito, e se quel coglione non sapeva chi aveva davanti allora era bene che imparava ed anche alla svelta! Dovevano fare quello che si sentivano di fare. Io non ho mai chiesto a nessuno di salvarmi. Samuel doveva anche comprendere che aveva davanti un ragazzino di oramai 18 anni che, comunque, aveva un orgoglio smisurato, ma sopratutto era una persona che credeva vivamente e fortemente in quello che diceva. In quel momento non si stava giustificando ne tanto meno stava cercando di farsi il figo o il forte, lui credeva davvero nelle sue parole e non avrebbe mai chiesto a nessuno di fare qualcosa per lui, per tantissimi motivi, il primo tra tutti era che pensava di non meritarsi gli amici che aveva!
    Finì per ascoltare tutto il resto del discorso completamente in silenzio cercando seriamente di non interrompere il professore e cercando di aprire la mente e farci entrare tutte le parole ed i concetti utili che aveva in testa. Aveva una visione delle cose veramente interessante ed ogni volta che Samuel si ritrovò a nominare Lilith a Blake uscì un sorriso sincero e spontaneo sul volto. Si, ci vedeva lungo il professore e non avrebbe mai smentito quello che aveva detto, perchè, in un certo qual modo era quello che pensava anche lui. Si morse il labbro per tutto il tempo e quando anche Samuel gli fece notare che tutto quello non serviva e serviva solamente e semplicemente pensare, Blake si cercò di rilassare sulla sedia fino alla fine della conversazione che si rimise leggermente più composto. Non era scomposto per fare un dispetto a Samuel o per essere indisciplinato, stava semplicemente cercando di ascoltare e rilassarsi e stare zitto sopratutto. Perchè lei si sta impegnando così tanto per aiutarmi? Non era una domanda detta a caso, forse in quel momento Blake si stava seriamente rendendo conto che un sacco di persone adulte e senza un apparente motivo si stavano semplicemente prodigando per lui, forse perchè ci avevano visto del buono, quello che lui, non riusciva in nessun modo a vedere in se stesso!
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    L'angolo della bocca si schiuse con lentezza.
    - Non lo so bene nemmeno io -
    Lo sguardo del docente era piantato negli occhi del ragazzo come un picchetto appuntito. -Forse perché sei un mio studente, forse perché sei stato tra i primi che ho conosciuto, forse perché mi ricordi un mio caro amico- la mente galleggiò come un X-15 nordamericano fino a Praga. -Petr... non l'ho più sentito da quel giorno- il canino stuzzicò un poco il labbro sottile. -O semplicemente perché mi da fastidio vedere un così bravo ragazzo rovinarsi la vita, come se lo facesse apposta.-
    Si chinò per raggiungere lo sportello da dove aveva preso il succo, ma stavolta tirò fuori una bottiglia di whisky. Era già da un ora che giocava al bravo insegnante; malgrado gli sforzi ed il fatto che quasi un anno fosse già passato, doveva ancora abituarvisici.
    -Sei maggiorenne no? Un goccetto non ti farà certo male.- Detto fatto! Senza nemmeno aspettare una replica, versò al ragazzo un dito di quel liquido dalle tinte del miele, per poi favorire anche sé stesso, ma con due dita d'alcool. -Aiuta a calmare i nervi ed aprire la mente.- Lo disse mentre puntava gli occhi sul bicchiere che aveva alzato per rimirarne i riflessi colorati; poi shottò tutto.
    -Ahhh! Ora va già meglio.- Mise via la bottiglia per non peccare d'ingordigia, non davanti ad un suo alunno, e poi gli occhi volarono di nuovo ad incrociare quelli di Blake Barnes.
    -Fatto sta ragazzo mio che tu sei qui, davanti a quest'uomo che all'improvviso si è trovato una poltrona che fino all'anno scorso non avrebbe mai pensato di ricoprire; e fatto sta che quest'uomo, contro qualsiasi previsione che sarebbe stata fatta un anno fa, ti sta cercando di insegnare la cosa migliore che abbia mai imparato.- Il dito iniziò a dondolare tutto intorno, come se fosse un qualche amuleto fatto girare in circolo -guardarsi intorno e- l'indice saettò sulla fronte dell'uomo -pensare di conseguenza. Non bisogna mai smettere di pensare e mettersi in discussione.-
    La schiena sprofondò sullo schienale -Non importa cosa deciderai di fare tu, io il mio consiglio te l'ho dato.- pollice ed indice si sfregarono l'uno con l'altro con distrazione -Causa ed Effetto.- L'altra mano passò a ravvivare la chioma bruna mentre quell'indice e quel pollice continuavano a toccarsi. -Io ora smetterò di scavare dentro la tua testa, perché sarai tu a continuare a farlo- gli occhi si fecero ancor più penetranti -almeno se hai un briciolo di amor proprio- il volto però si perse in un sorriso -cosa che, con la chiacchierata di oggi, malgrado qualche tuo dubbio, sono certo tu abbia a palate.-
    Lo sguardo era sempre puntato come un picchetto -Ci sono cose che ancora non hai capito, o non hai ancora ammesso, dubbi che ancora ti attanagliano, ma è normale.- Il volto alchemico tornò a sorridere -Malgrado tu sia un promettente pilastro della conoscenza e sepppur ti piaccia atteggiarti a uomo solo e vissuto, sei sempre un ragazzo.- l'uomo si sporse un poco verso Blake. -ma sei anche un ragazzo buono, e, da quanto vedo, amato da molti- la mano dell'uomo indicò la scatoletta sul tavolo, quella contenente il bracciale. -Sopratutto da una persona in particolare.- Tornato composto Samuel Black si versò un po' di succo, mescolando poi piano il bicchiere, nella speranza che il rimasuglio di alcool desse un po' di grinta in più a quell'analcolico. - Sono sicuro che intraprenderai una strada burrascosa in futuro, ma son sicuro che farai anche del tuo meglio per uscirne- Tornò a guardarlo. -Malgrado tutto, io ho fiducia in te Blake Barnes.
    Trangugiò in un sorso tutto il succo di mirtillo. -no, per il cazzo che si sente l'alcool-
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    by Lance
     
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