Sorry, but we have a problem

29 Marzo 2020

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    LILITH CLARKE
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    Erano stati dei mesi intensi gli ultimi che Lilith e Blake avevano vissuto. Finalmente avevano trovato quell'intesa sessuale che avevano perso in seguito agli avvenimenti di Ottobre ed entrambi erano felici, talmente tanto da recuperare il tempo perso ogni volta che potevano, anche più volte al giorno.
    Ma, trasportarti da questo impeto, c'erano state delle volte in cui non erano stati proprio attenti a... seguire le precauzioni del caso. Che non usassero preservativi, questo ormai era una prassi, ma avevano la capacità di trovare modi alternativi per arrivare a conclusione dell'atto, senza pericoli alcuni.
    Tuttavia, una delle ultime volte, quest'attenzione non ce l'avevano messa, perché la foga di come tutto era iniziato, non aveva dato loro molta razionalità da poter ragionare sulle possibili conseguenze.
    «Devo dirglielo... ma come...» Lilith era nella stanza che aveva visto nascere quella coppia impetuosa dal nulla, poco meno di un anno prima, seduta su quella stessa poltrona dove i loro corpi si erano cercati e le loro labbra avevano messo il punto di inizio a quella relazione.
    Aveva tra le mani il suo magifonino, con la chat di Blake aperta e lo stomaco che era in subbuglio.
    Aveva due occhiaie pazzesche ed era bianca in volto, per le nottate degli ultimi due giorni.
    Stava succedendo qualcosa di inaspettato e questo avrebbe, probabilmente, rivoluzionato le loro vite, completamente, qualsiasi decisione avessero preso.
    Provava a scrivere quel messaggio più volte, fino a quando non le sembrava perfetto. Ma di perfetto, non poteva esserci niente in quello che stava per accadere.
    La sua paura era rivolta alla reazione negativa che avrebbe potuto avere Blake, in quella rivelazione.

    Ehi amore... Dobbiamo parlare, vieni dove tutto è iniziato. Ti aspetto qui ♥

    Alla fine lo aveva inviato, iniziò a rigirarsi tra le mani l'apparecchio, portandolo di tanto in tanto alla bocca, nervosa e agitata.
    E se l'avesse lasciata?
    Forse stava sbagliando, forse avrebbe dovuto sentire prima Jessica, e con lei avrebbe dovuto fare il test, per poi decidere con lei cosa fare realmente. Forse Blake non doveva saperlo, sarebbe stato un qualcosa di ingestibile per uno come lui.
    Ma ormai il dado era tratto e lei, aveva deciso che anche questo sarebbe stato un passo da affrontare insieme.
    Rimase a guardare il vuoto, nel buio di quella stanza dove non aveva acceso nemmeno le luci, sarebbe arrivato, no? L'unica luce che si vedeva, se lui fosse entrato, sarebbe stata quella dello schermo del suo cellulare, che guardava freneticamente per vedere se avesse ricevuto risposta.

     
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    Blake Barnes
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    Ok ok, lo sapeva che dentro la scuola dovevano andare in divisa, ma quella giornata non gli andava proprio. Aveva ottenuto una mezza giornata libera in quanto si era dedicato due secondi ai compiti che aveva indietro ed inoltre aveva deciso di scrivere a Lilith per stare un pò con lei. Ultimamente non facevano altro che litigare, seppur dopo finivano sempre per fare pace, ma voleva seriamente stare un pò con lei, specialmente dopo gli ultimi avvenimaneti, non voleva che fosse gelosa di Mia, o di qualsiasi altra ragazza, per lui esisteva veramente solamente lei. Quando vide il telefono e il suo messaggio le rispose un "arrivo" e dopo essersi sistemato allo specchio andò verso l'aula multimediale. Aveva indosso una t-shirt bianca e dei pantaloni della tuta grigi, era stato tutto il giorno a studiare quindi Lilith si doveva accontentare di quello. Una felpa dello stesso colore del pantaloni - la coste entrambi- che lo teneva al caldo. Si dimenticò di prendere anche il telefono per andare da lei e quando vide la porta chiusa alzò un sopracciglio, poi aprì la porta e vide il buio, ma avrebbe riconosciuto Lilith tra milioni. Il suo profumo, il suo profilo, i suoi ricci. Tutto di lei conosceva a memoria oramai! Da quando ad Hidenstone non pagano più la corrente? Chiese poi, comunque senza accendere la luce, andando verso di lei. Si avvicinò e le fece alzare il capo con l'indice abbassandosi per darle un bacio sulle labbra. Ti stavo per scrivere! Che ci fai qui al buio?é Successo qualcosa? Sei nuda? No perchè nel caso mi spoglio anche io subito! Disse poi prendendole la mano e facendola alzare dalla poltrona. Se lei glielo avebbe permesso, Blake si sarebbe seduto su quella poltrona e se la sarebbe tirata addosso come aveva fatto la prima volta. Era strano quel silenzio ed era terribilmente strano tutto quello. Le toccò i fianchi e la gonna e poi le spostò una ciocca di capelli ricci dietro l'orecchio. Che ho fatto questa volta? Chiese, stranamente, in maniera più dolce del solito!
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    LILITH CLARKE
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    L'attesa era più straziante del solito, questa volta. Controllava nevroticamente il telefono dopo il suo messaggio e contava i minuti che passavano.
    Non ne furono molti quando sentì il clack della porta che si apriva e la voce di quello che era il suo ragazzo.
    Ingoiò a vuoto, quindi, mentre lo sentiva avvicinare «Ho dormito poco, a dire il vero, la luce mi dà fastidio...» la sua voce era, effettivamente, molto stanca. Era così bello averlo attorno, quel giorno, che quasi voleva rimandare il tutto e optare per l'opzione Jessica.
    Il viso si alzò al suo comando, come se avesse riconosciuto a chi appartenesse, quindi chiuse gli occhi ricambiando dolcemente quel bacio «No, non sono nuda... ho la divisa, cosa che tu non hai... ma non fa niente.» sorrise appena, preoccupata. Doveva ammetterlo, la tuta stava così bene a Blake che quasi non gli dispiaceva vederlo in quell'outfit. Tuttavia, non erano lì per questo, giusto?
    Si alzò, lasciando che lui si sedesse al posto suo e si mise a cavalcioni in braccio a lui, fregandosene se fosse la mutandina a poggiare su quella tuta, visto che la gonna si era sollevata.
    Portò le mani attorno al suo collo, mentre poggiò la fronte alla sua. Chiuse gli occhi e rise, scosse il capo, muovendo appena la bocca «Niente... non hai fatto niente...» in parte era vero, non era mica colpa sua, no? Erano stati entrambi «O meglio, abbiamo fatto un pasticcio, credo... entrambi.» stava cercando di essere il più diplomatica possibile, ma sapeva che a Blake non piaceva tergiversare. Cercò le sue labbra, quasi come se fosse un diversivo e le baciò intensamente, sentendone la morbidezza, come se le fossero mancate «Senti, Blake, non voglio girarci intorno, ok? Però devi giurarmi di dirmi qualsiasi cosa ti venga in mente, dopo che ti avrò detto cosa è successo, ok?» attese la sua risposta, poi lasciò che le loro labbra si incontrassero di nuovo e che le sue dita giocassero con i capelli, dolcemente. Non sapeva come dirlo, rimase a poca distanza dalle sue labbra, mordendosi l'interno delle proprie, voleva torvare il modo giusto, ma c'era solo un modo per dirlo in maniera diretta e semplice «Ho paura di essere incinta.» un sussurro, poi gli occhi che si chiusero e le mani che strinsero la presa attorno al suo collo, per paura che lui andasse via.

     
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    Blake Barnes
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    Aveva dormito poco? E perchè? Stava mesaggiando con qualche altro ragazzo? Lui ultimamente crollava presto la sera quindi non poteva essere che aveva dormito poco a causa sua, e la cosa non gli piaceva per niente. Oh... e chi ti ha tenuta sveglia tutta la notte? Le diede un pizzicotto sul fianco, ma al suo "non fa niente", ecco che la cosa divenne veramente, ma veramente, ma veramente strana. Lilith Clarke che non lo minacciava di toglierlgi i punti perchè non portava la camicia? Insomma adesso si che si cominciava a preoccupare. Ma non disse ancora niente, si mise seduto sulla poltrona che c'era li, se la tirò addosso e puntualmente poso le sue mani sul sedere della ragazza sotto la sua gonna. Era roba sua no? E poi stava comodo in quella posizione! Rispose ad ogni bacio della ragazza, perchè fondamentalmente, era incapace di dirle di no, ma si stava preoccupando davvero e quando lei gli disse che aveva paura di essere incinta Blake sbiancò e ringraziò il signore che quella stanza era buia. Non disse niente, non disse niente ma non l'allontanò, anzi la strinse ancora un pò a lui e le lasciò un bacio delicato sulle labbra. Si inumidì le labbra cercando di dire qualcosa. Che gli passava per la testa? Non cose belle ma neanche cose legate a lei. Spostò le sue mani dal sedere della ragazza alle sue coscie nude. Ok. Doveva dargli seriamente un attimo di tempo oppure sarebbe morot sul colpo, fece un respiro profondo e mandò la testa indietro chiudendo gli occhi. Non sapeva che dire sinceramente. Ma la sua più grande paura non era avere una famiglia con lei, era diventare un padre pessimo come quello che lui aveva avuto.... e se lei fosse morta durante il parto o subito dopo? E se lui avesse odiato suo figlio? E se fosse diventato violento. Non riusciva a dirlo ad alta voce, quindi si limitò ad abbracciare Lilith. Hai già fatto il test? Chiese con un sussurro e ringraziando qualche corpo celeste di poter stare al buio in quel momento. Si morse di nuovo il labbro e le accarezzò la schiena, la presa salda di Lilith su di lui voleva solamente dire che aveva paura che lui sarebbe andato via. Lilith... Abbiamo detto insieme no? Sapeva di non aver una voce molto rassicurante, ma davvero... non era per quello che lei gli aveva detto ma per le conseguenze di tutto quello!
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    Per fortuna Blake non aveva capito niente di quello che stava succedendo. Per fortuna o per sfortuna? Gli sarebbe caduto addosso tutto, nel momento in cui Lilith glielo avrebbe detto, ma poi? Cosa sarebbe successo?
    Alla sua battuta cercò di fingere un sorriso rilassato, ma non rispose, non sapeva davvero cosa dire e non poteva mica mentirgli, dandogli una risposta banale.
    Di banale, quella volta, non c'era niente: non era una delle sue scenate, non una delle sue idee romantiche. No, niente di questo era in programma per il ragazzo.
    Forse il ragazzo aveva capito che c'era qualcosa che non andava, la conosceva troppo bene e il suo atteggiamento non era dei soliti, non c'era stata nessuna minaccia di decurtare punti per la mancanza della divisa, insomma, non era la solita Lilith. E lui lo sapeva.
    Sentì le sue mani sul sedere e questo la fece un attimo rabbrividire. Non voleva mettergliele via, perché sarebbe stato ancora più strano, ma questo era solo l'inizio di una lenta caduta.
    Quando Lilith riferì a Blake cosa stesse accadendo, si aspettava tutto: urla, rottura di oggetti, fine della loro storia, ma non tutto quel silenzio.
    Lilith cercò di non guardarlo, calandò lo sguardo che si fece liquido e in un sussurro, nascosta tra quei ricci che avevano coperto in parte il suo volto, sussurrò qualcosa «Hai promesso. Qualsiasi cosa ti venga in mente. Il tuo silenzio mi uccide più di altre mille parole.» voleva sapere le sue paure quali fossero, ripensò al settembre dell'anno prima, quando aveva conosciuto Aaron e gli aveva parlato della loro famiglia, del rapporto che aveva Blake col padre.
    A quella domanda scosse la testa «Volevo aspettare te...» un respiro leggero, era il tono che aveva adottato Lilith.
    Sentì il suo abbraccio e questo fu un passo positivo, ma Lilith non capiva il perché di quello straziante silenzio. Non lo sopportava e piano lacrime calde iniziarono a scenderle sulle guance. Annuì appena, tra le sue braccia a quella domanda «Blake, se non te la senti, posso fare tutto da sola... mi dispiace... è colpa mia...» il tono era sempre più spezzato. Non riusciva a capire. Voleva azzardare delle parole più adatte, voleva che non ci fosse quello strano silenzio tra loro «Non voglio che tu ti senta costretto...» era sincera. Il battito del suo cuore era forte, talmente tanto che Blake avrebbe potuto sentirlo rimbombare sul suo petto.
    Poi prese coraggio «Blake...» un sussurro, quel nome detto con tutto l'amore che provava verso il ragazzo. Si distanziò, per potergli sfiorare il viso, le mani erano un po' fredde, ma questo non avrebbe avuto senso, ora come ora «...tu non sei come tuo padre...» azzardò, rischiando di far scattare il ragazzo, ma voleva che lui lo sentisse dalle sue labbra. Aveva preso il viso di lui, se glielo avesse permesso e quelle parole sarebbero state sussurrate con la fronte posata su quella di Blake.

     
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    Blake Barnes
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    Se il cuore di Lilith batteva così forte da riempire il silenzio della stanza, quello di Blake Barnes si era appena fermato. Avrebbe voluto dirle tantissime cose ma in quel momento non aveva seriamente niente in mente. Le sue mani scattarono sui suoi fianchi, come a comprendere che quello non era il momento per toccarla in quel modo, la sua mente si era azzerata a pensare ad altre e tremila cose, tutte che non riguardavano lei. Non avevano mai parlato di tutto quello perchè prima di tutto non si aspettava che sarebbe successo in quel momento, poi era successa la cosa fdi Naga, lei era ancora in terapia da suo fratello, Aaron gli aveva detto che doveva avere pazienza e che tutto si sarebbe risolto che Lilith cominciava a rispondere bene alle "cure" e che non c'era cura migliore dell'amore che gli dava lui, standole sempre vicina. Ma non si era neanche mai dimenticato di quello che era successo al ballo, della sua punizione e che lo stesso Aaron gli aveva detto che se continuava in quel modo sarebbe diventato veramente come suo padre. Suo padre che per qualsiasi cosa beveva, e lo faceva anche lui, e picchiava, e lo faceva anche lui. Fece un respiro per cercare di capire se effettivamente era ancora vivo e poi si morse il labbro. Odiava vederla in quel modo ma davvero... in quel momento non sapeva cosa dirle esattamente. Blake riuscì solamente a spostarle i ricci dalla faccia e farle un piccolo sorriso, voleva rassicurarla, sarebbe andato tutto bene...Io... Quello, che probabilmente, per il resto del mondo maschile che amava la propria donna, poteva essere il momento più bello del mondo, ecco... per Blake era un disastro. E non per il bambino. Amava Lilith ed adesso che lo aveva ammesso a lui ed anche a lei ne era ancora più convinto ma... come avrebbe potuto essere un padre migliore di quello che aveva avuto se si comportava esattamente come lui? Se ogni volta che succedeva qualcosa che a lui non andava bene la prima cosa che faceva era picchiare la persona che aveva di fronte. Aveva dato due cazzotti in faccia al fratello... cazzo aveva menato Aaron, poteva capitare anche con lei. Annuì quando disse che voleva aspettare lui. Ecco, si almeno sarebbero morti insieme no? No no no... aspetta non è colpa tua! Non dire stronzate! Il fatto che fosse tra lo sconvolto ed il pensieroso non gli impedivano di essere comunque Blake Barnes in piena regola. Le asciugò le lacrime con la mano. E si morse di nuovo il labbro. Perchè diavolo alla fine finiva sempre che lei piageva per qualcosa che lui aveva detto, fatto o non detto o non fatto? Era questo il problema... il problema era che alla fine Blake sapeva che in un modo o nell'altro le avrebbe fatto sempre male! Quello che si era ripromesso di non fare, di non fare mai. Le posò una mano sul cuore. Non mi sento costretto a fare niente e tu devi darti una calmata! Le disse prima di sentirla avvicinare con le labbra, quando pronunciava il suo nome lo faceva sempre rilassare, ma quello che disse dopo gli gelarono il sangue. Lei che ne sapeva? Aveva chiuso gli occhi per un momento, ma li sbarrò quando lei disse che lui non era suo padre. Tu... tu hai chiesto ad Aaron! Adesso il punto non era solo un bambino, era il fatto che lei era andata da suo fratello e non da lui. Voleva alzarsi ma ce l'aveva addosso. Ritirò le mani per non toccarla in nessun punto. Perchè cazzo non vieni da me a chiedere informazioni su di me? Ed era di quello che aveva paura, perchè ogni volta che qualcuno gli nominava suo padre era come se tutti i fantasmi del passato, tutto il dolore, tutto quello che aveva sempre voluto e non aveva mai avuto ne riuscito ad ottenere gli si scagliasse contro. Per favore, alzati. Gli cominciava a mancare l'aria!
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    LILITH CLARKE
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    Quella che stava sbattendo in faccia a Blake era sicuramente una situazione a dir poco pesante. Insomma, nessuno dei due era pronto ad un passo del genere e poi, entrambi avevano dei progetti, lei voleva concentrarsi sugli studi, diventare Auror, un bambino avrebbe sicuramente rallentato gran parte di questo piano.
    Si trovava tra le sue braccia e questo rendeva più semplice qualsiasi difficoltà, ma quel silenzio che venne dopo la probabilità che gli aveva posto, la stava uccidendo. Non sapeva cosa dire, cosa pensare. Aveva sbagliato, questo era poco ma sicuro. Stavano andando avanti in quelle situazioni così difficili che avevano vissuto e ora era piombata sulle loro spalle questa nuova problematica. Quando riprese a parlare, Lilith stava già contando le lacrime che scendevano sulle sue guance, che in quel buio non si sarebbero viste, per fortuna, silenziose rigavano il suo viso. Eppure, Blake, sapeva sempre quando lei piangeva. E la sua mano andò a recuperare il liquido salato, con la stessa dolcezza di sempre. Sentì la mano all'altezza del suo cuore e lei appoggiò la sua, un po' tremolante. Avrebbe potuto sentire il suo cuore battere a mille, mentre parlava.
    Annuì appena a quelle parole, anche se non era assolutamente facile darsi una calmata.
    Quando lanciò quella bomba, la reazione di Blake era aspettata, ma non con quella veemenza. Scosse la testa energicamente «No Blake, non è come credi...» non aveva chiesto ad Aaron del padre, era semplicemente venuto fuori e il fratello aveva deciso che avrebbe dovuto saperlo. Lei non aveva fatto nulla.
    Sentì ritirare le mani e Lilith sgranò gli occhi. «Non l'ho chiesto ad Aaron, cazzo! Me lo ha detto lui! Me lo ha raccontato senza che io chiedessi realmente qualcosa, Blake!» stava agitandosi di nuovo. Alla sua richiesta, lei scosse il capo ancora una volta. «No. Non mi alzo.» disse decisa in un sussurro «Controllati Blake, e ascoltami.» forse quel controllati l'avrebbe fatto arrabbiare ancora di più, ma non le importava, era pronta anche ad essere spinta via, a terra, qualsiasi cosa, ma non si sarebbe alzata. Anzì, le dita affusolate strinsero ancora di più il collo del ragazzo «Blake, io non ho chiesto niente. Aaron mi ha raccontato sommariamente, ma non ci vedo niente di male in questo. La cosa l'avremmo affrontata insieme più in avanti, sicuramente, ma non mi aspettavo che avremmo toccato l'argomento in... questo stato. Insomma, rischiamo di essere genitori ed è giusto che tu - cazzo - mi dica che schifo ti passa per quella testa di merda che ti ritrovi!» non stava gridando, ma stava piangendo e sentiva il cuore batterle all'impazzata, come quella volta che si erano lasciati. Era di nuovo la fine?

     
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    Blake Barnes
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    Tutti i problemi di rabbia che aveva Blake potevano essere racchiusi solamente in un nome Jason Barnes. Jason aveva sempre fatto di tutto per rendere la vita del piccolo Blake un inferno, dandogli colpe che non aveva e sfogando su di lui tutto il dolore e la frustrazione della perdita di una donna che lui amava, amava più di se stesso. Blake aveva pagato qualcosa che non sapeva neanche di aver fatto ed aveva portato con se, sempre il suo dolore. Non ne parlava spesso, non era uno che raccontava i fatti suoi al mondo e non era neanche una di quelle persone che si lamentava. Il dolore era il suo ed il problema era il suo, e si comportava semplicemente di conseguenza. Spesso non veniva capito e spesso aveva quel modo di fare da menegreghista ed infidderente che celava semplicemente una forte fragilità emotiva.La sua rabbia non era propriamente la sua, era un semplice riflesso: come fa una persona a piagere se nessuno glielo ha mai insegnato? Come fa una persona a fidasi del mondo quando l'unica cosa che riceve sono botte e cinghiate? Blake era stato massacrato di botte dal padre da quando ne aveva memoria e si comportava di conseguenza. Era triste? tirava cazzotti? Era addolorato? Tirava cazzotti? Era ansioso? Tirava cazzatti. Blake aveva un solo modo di reagire alle cose, ossia picchiare le persone o le cose, il tutto veniva esasperato dal fatto che era una persona che amava il potere, il controllo ed era estremamente egocentrico, quindi quando qualcosa non andava come diceva lui non solo c'era il deficit emotivo, ma anche un carattere troppo sicuro ed egoriferito, ed così aveva dei momenti di rabbia improvvisi. Non era pazzo, non era antipatico, non era un ragazzo problematico, semplicemente, quando aveva forte emozioni, come quella, reagiva con la violenza. Ovviamente non avrebbe mai e poi mai fatto male a Lilith, solamente una volta si erano lasciati e si era urbiacato fino a farsi pestare come non era mai successo nella sua vita, e forse era anche il caso di dirglielo a Lilith... ma quello non era il momento. Quando le chiese di alzarsi, quasi sperava che lei le dicesse di no. Non voleva allontanarla di nuovo ma non voleva neanche che la persona che amava lo vedesse come un ragazzo debole, un ragazzo che aveva subito qualcosa. Non voleva intaccare la sua reputazione e la sua figura. Voleva che Lilith Clarke lo vedesse sempre forte, determinato, sempre invincibile, mai vacillare e mai fragile. Non è che non voleva un figlio con lei, lui non voleva che succedessero le stesse cose che erano successe a lui. E se lei fosse morta per il parto? E se lui avesse reagito come il padre? Si stava seriamente sentendo morire e mancare l'aria. Sgranò gli occhi e sbuffò quando lei gli disse che era stato suo fratello a dirglielo. Ma perchè non si fa mai i cazzi suoi? Lo disse borbottando subito dopo che lei gli spiegò la cosa, riposò le mani - adesso tremanti e piene di rabbia - sulle sue coscie e fece un respiro profondo. Ma quando lei gli disse che doveva controllarsi strinse un pò le mani sulla sua pelle. Non mi sembra che io non lo stia facendo! Ma lo stava facendo molto male, e su questo non cerano dubbi, infatti quando si rese conto di star stringendo, forse un pò troppo, posò le mani sui braccioli della poltrona. No, non voleva che lei se ne andasse, ovvio che non lo voleva! La sua vicinanza era per lui un toccasano, si morse il labbro ascoltando quello che aveva da dire. Fece un mnuto di silenzio cercando di trovare le parole giuste. Il fatto era che parlarne con Jessica o con Jesse era stata una cosa, ammetterlo a lei era tutta un'altra cosa. Si mise un pò meglio sulla poltrona reggendola con le mani. Ok. Forse era una delle cose più difficile per Blake da fare, ma aveva ragione, lui non era suo padre e loro potevano diventare genitori da un momento all'altro. Mio padre mi picchiava, lo ha sempre fatto da quando io mi ricordi e non voglio essere come lui. Il fatto è che... lui lo ha fatto perchè ha perso la persona che amava di più al mondo, per colpa mia...e... e io non voglio che succeda la stessa cosa a noi o alla nostra famiglia. Averlo detto ad alta voce, sentirsi ancora giustificare suo padre per quello che gli aveva fatto, farlo senza neanche pensarci e davanti a Lilith... si stava sentendo seriamente, ma seriamente male. Le accarezzò la schiena e posò la sua fronte su quella di lei. Io te lo avevo detto che ero un casino Clake.
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    Era chiaro che Lilith non voleva litigare, quel pomeriggio, non in quella situazione.
    Ma sapeva che toccando il tasto del padre, avrebbe fatto sclerare Blake, ma non poteva rimandare, non ora che avevano da prendere in faccia quella batosta che li portava a rischiare di diventare genitori.
    Lei voleva sapere quanto nella sua testa quel pensiero che aveva ipotizzato fosse reale.
    Sollevò una mano, sciogliendo la stretta dietro il suo collo per accarezzare delicatamente quella guancia che si era indurita per la rabbia «Blake...» il sussurro del suo nome, carico di quell'amore che provava per lui. Avevano iniziato quella storia con delle aspettative basse, entrambi, ma erano arrivati fino ad amarsi sul serio, fino a diventare inseparabili e gestivano quella storia giorno per giorno con i loro scleri e le loro situazioni di gelosia, la vivevano a tutti gli effetti erano diventati inseparabili e non sarebbe stato un genitore sbagliato a dividerli oggi.
    Voleva guardare i suoi occhi, voleva leggere dentro di loro cosa stava accadendo dentro il ragazzo «...guardami... ti prego...» lo stava supplicando, mentre la mano continuava a rimanere sul suo viso.
    Sentì le sue guance gonfiarsi per quello sbuffo, sollevò le spalle, non c'era una risposta a quella domanda, Blake sapeva che Aaron aveva parlato con lei solo per il suo bene.
    Sentì le mani tremare sulle sue cosce, non fece in tempo a contare fino a tre che già lo fece arrabbiare di nuovo.
    Sentì la stretta farsi più presente su quella pelle, quando la risposta arrivò. Lilith aggrottò la fronte «B-Blake...» balbettò appena il suo nome, mentre le sue mani si spostarono su quelle di lui, che sembravano diventare una morsa sulla pelle di Lilith. Cercò dolcemente di allargare quelle dita e di incrociarle con le sue «Tu... non sei lui...» gli disse in quel sussurro di dolcezza, prima di avvicinare la fronte alla sua e ascoltare quello che aveva da dire.
    Sorrise dolcemente, il suo cuore si scaldò all'idea che lui aveva pensato ad una famiglia insieme. Era la prima volta che lo diceva, ma forse perché era la prima volta che l'idea concreta di metter su famiglia si affacciasse sulle loro vite. «Blake... non succederà. Non è stata colpa tua, ma so che dirtelo non cambierebbe nulla. Una donna, per i propri figli sa cosa è giusto fare. Non c'è egoismo in una madre, non verso i propri figli. E lei, ha solo donato a te la sua stessa vita. Ha deciso cos'era giusto per entrambi. Tuo padre non è riuscito a capirlo, ma questo non significa che tu sia come lui. Da quando stiamo insieme siamo cresciuti e tu hai fatto dei passi avanti che nemmeno ti rendi conto di aver fatto. Hai fatto sacrifici per me, hai dimostrato il tuo amore nei miei confronti e ... hai detto che mi ami. Noi abbiamo qualcosa che tutto il mondo non ha: l'altro. E sarà così per sempre e... tu sai esattamente cosa non vuoi essere, e io ti aiuterò a non diventarlo, ma sono certa che non accadrà, non quando ti specchierai negli occhi dei tuoi figli e riconoscerai i nostri occhi. Li amerai a prescindere da noi, perché sono il frutto di quello che siamo noi. E se mai avessi dubbi di questo, io sarò qui a ricordartelo.»
    Socchiuse gli occhi e si beò di quel tocco leggero sulla schiena, facendosi più stretta a lui con tutto il corpo. Sbuffò una risata «Sei il mio casino preferito, Barnes.»

     
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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Non voleva farle del male quindi assecondò le sue mani che cercavano di allentare la presa sulle sue cosce e quando le chiede di essere guardata negli occhi fece anche quello. Il fatto era che con Lilith era tutto davvero diverso. Non riusciva a capirci niente neanche quando era arrabbiato, era come se lei riuscisse a farlo controllare anche solamente con uno sguardo, con un sorriso, o con una carezza tenera sulla guancia. Il fatto era proprio quello, non importava cosa accadesse tra di loro, loro trovavano sempre il modo di tornare insieme e di risolverla insieme. Fece un respiro profondo e cercò davvero di calmarsi controllarsi o altro ma non ce la faceva! Ogni volta che parlava di suo padre o che qualcuno alludesse a quelle situazioni Blake diventava irrequeito e per quanto le parole di Lancelot erano nella sua mente... ancora non riusciva a distaccarsi da tutto quello. Non ancora almeno. Era vero, aveva fatto dei grandi passi avanti ma... Le accarezzò le coscie dove pensava di averle fatto del male e quando lei si avvicinò a lui ancora un pò le lasciò un dolce bacio a fior di pelle. E se lo diventassi? Sussurrò in un soffio. Fece un altro sospiro prima di ascoltare attentamente le sue parole fece un timido sorriso e poi la strinse a se e posò istintamente una mano sulla sua pancia come per cercare di capire se davvero fosse incinta o meno. Si morse il labbro e le posò un dolce bacio sulla spalla prima di sentire la sua ultima frase. Blake doveva interiotizzare il tutto, sapeva che Lilith aveva detto delle sante parole, sapeva che Lilith aveva ragione, sapeva che lei ci sarebbe sempre stata... ma era difficile, davvero difficile per lui. Era difficile perdonare sua madre per quella scelta, era difficile perdonare suo padre per il suo dolore, era difficile comprendere che non era colpa sua per tutta quella storia ed era ancora peggio capire che non poteva trattare in quel modo Lilith. Non dopo quello che si erano promessi, non dopo quello che avevano passato. Non poteva avere segreti con lei, non poteva rimanere in silenzio e tagliarla fuori dai suoi pensieri. Ma allo stesso tempo non riusciva ancora a parlare liberamente di tutta quella situazione, non riusciva seriamente a capire cosa dovesse fare per sbloccare quella sensazione di disagio e di vuoto che aveva ogni volta che doveva parlare di quella situazione era come se tutti i suoi progressi si annullassero. Si morse il labbro e la strinse ancora un pò a lui. Ti amo Clarke! Aveva avuto una conversazione con Jessica che non avrebbe dimenticato e lei le aveva detto che magari, ogni tanto, sentirselo dire non era male e che comunque a Lilith sicuramente le avrebbe fatto piacere. Infondo oramai non era un segreto, sarebbe stato stupido non farlo in quell'occasione e sopratutto era anche un modo per ringraziarla di non essersi alzata ed andata via anche se ne avrebbe avute tutte le ragioni. Sarebbe rimasto con lei, li al buio per sempre e forse rimasero in quella posizioni per ore o per qualche minuto, ma con lei vicino si sentiva così bene che non avrebbe mai cambiato niente della riccia, niente. Neanche la sua folle gelosia!
    RevelioGDR
     
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9 replies since 26/3/2020, 00:55   148 views
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