é proprio vero che il simile cerca il simile!

Mark(npg)&Jessica&Blake

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    Lo stereotipo di ragazzo bello e che non deve chiedere mai. Mark era sempre stato così, con il suo amico Cameron ne avevano sempre fatto più o meno di tutti i colori ed avevano sempre avuto la certezza di rimanere impuniti. C'era una cosa però che alla fine il suo fedele amichetto non sapeva, ma che prima o poi avrebbe scoperto, di cui il ragazzino biondo, con un viso veramente da persona che basta un sorriso e fa aprire anche le porte dell'inferno, si vantava seppur segretamente. Mia Freeman. Infondo raccontarsi che lei voleva, che le serviva semplicemente una piccola spinta emotiva per lasciarsi andare, era diventato l'alibi che si era raccontato da quando era successo fino a quel momento. Momento in cui si era messa in mezzo una stupida ragazzina con i capelli neri e con un figlio a carico. Beh, a lei non era servita nessun tipo di spinta emotiva per allargare le gambe no? Ed allora, il ragazzino, aveva deciso che era giusto dare una bella lezione alla corvina. Era stato pietrificato ed ammutolito, perchè mai Jessica non capiva che per i maschietti l'orgoglio era qualcosa di incredibilmente importante? Come si era permessa quella lurida puttanella a fare a lui una cosa del genere? Insomma se c'era qualcosa che faceva scattaredavvero un ragazzo, questa era sicuramente quando l'orgoglio veniva ferito e Jessica nolo aveva solo ferito quel giorno, ma lo aveva anche trucidato. Aveva aspettato la che l'opalina uscisse da lezione, aveva aspettato che fosse completamente da sola, e mentre lei saliva le scalinate per andare non sapeva, ne tanto meno gli interessava, lui la seguì, semplicemente, ed appena arrivati entrambi al pianerottolo, Mark non le diede neanche il tempo di capire esattamente cosa stesse succedendo che prese il suo braccio, glielo portò dietro la schiena e la spinse verso il muro. Il fatto era che per conformazione fisica Jessica era più piccola, minuta e per quanto potesse essere cazzuta, in quel momento non stavano utilizzando il cervello, ma altro. Si avvicinò al suo orecchio. Adesso non fai più la spavalda? sussurrò vicino al suo orecchio premendola ancora un pò al muro. Aveva tenuto il suo braccio ben saldo dietro la sua schiena e quello voleva dire che più si agitava, più si sarebbe fatta male. Voleva fare l'eroe? Benissimo... Con una gamba fece in modo di insinuarsi tra le gambe di Jessica facendogliele allaargare un pò. Sai le ragazze che la prima volta dicono di no... alla fine sono sempre quelle più focose... Era sicuraente chiaro il suo intento.!
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    Inizialmente era un giorno tranquillo, un tranquillo pomeriggio di marzo e le lezioni erano appena finite. Quel giorno si era attardata per fare qualche domanda al professore. E non solo perché quel professore era Daniele. Stranamente, quel giorno aveva solamente bisogno di un chiarimento sulla lezione e così aveva fatto. Glielo aveva chiesto e poi si era defilata. Sia perché -stranamente- aveva sonno, sia perché sapeva che se fosse restata un minuto di più, non sarebbe di certo tornata ai suoi dormitori.
    Ad ogni modo, finalmente quella lunga ed estenuante giornata era finita e si poteva concedere un po' di riposo. Non aveva proprio le forze di fare alcun compito, quindi avrebbe rimandato tutto al giorno dopo. Fece un respiro profondo e si avviò verso la strada che avrebbe portato ai dormitori. Scese quindi quelle della torre e raggiunse ben presto quelle principali che si diramavano all'insù verso ogni piano di quell'immensa Accademia. Quella sera era particolarmente contenta perché aveva potuto vedere l'uomo che amava e non le interessava nient'altro. Quindi prese a salire le scale piuttosto distratta da pensieri non esattamente casti, perciò non si accorse di avere qualcuno che la seguiva, non si accorse di avere qualcuno dietro fin quando non fu inevitabile accorgersene ed impossibile andarsene. Sentì delle mani salde afferrarle il braccio e piegarglielo con forza dietro la schiena, procurandole una fitta alla spalla che le fece sfuggire un gemito di dolore, seppur quasi inudibile.
    Fu spinta verso il muro da qualcuno di piuttosto forte, decisamente più forte di lei, ma non riuscì a vedere chi, non subito. Tutto quello che provò, comunque, fu terrore. Era sera ed era da sola, tutti i suoi compagni saranno stati sicuramente nei dormitori, visto che mancava poco al coprifuoco e i professori anche, o comunque in sala insegnanti o in altri luoghi ben lontani da là. Sentì il fiato caldo di quel ragazzo -perché altro non poteva essere che un ragazzo- contro l'orecchio e subito dopo le arrivò il suo tono viscido. Quando parlò, lo riconobbe subito. Mark. Era quasi lo stesso tono che aveva usato con Mia quel pomeriggio nei corridoi, solo che stavolta aveva un'inclinazione che non le piaceva affatto, che la spaventava. Lasciami brutto stronzo esclamò, provando a dimenarsi per liberare il braccio, con l'unico risultato che le fitte alla spalla crebbero d'intensità. La spinse ancora di più contro al muro e si sentì davvero in trappola. Oh, perché non era rimasta da Daniele? Bastava poco tempo in più, magari le avrebbe proposto di dormire da lui e tutto quello non sarebbe mai successo. Quando, con una gamba, il ragazzo si insinuò tra le sue per fargliele allargare, capì immediatamente cosa intendesse fare. E il peggio era che quella sera, non aveva nemmeno l'orrida e lunga gonna della divisa, bensì una un po' più corta. Certo, lo aveva fatto per il docente, ma anche perché meno metteva la divisa, meglio era! Si morse l'interno guancia e cercò ancora di liberarsi, ma fu tutto inutile. Sentiva chiaramente la presenza della sua gamba tra le proprie e, ancora una volta, fu presa dal panico. Cosa avrebbe potuto fare? Lasciami stare, ho detto ripetè, con meno convinzione. Prima o poi... passerà qualcuno e non finirà bene, per te!
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    Sogghignò vedendola chiaramente in difficoltà. Si guardò furtivamente intorno. Perfetto. Non c'era nessuno e nessuno doveva esserci. Infondo Jessica doveva imparare che a giocare con il fuoco, prima o poi ci si sarebbe scottati. Sta ferma... e non urlare, non servirà assolutamente a niente! le sussurrò poi stringendole ancora un pò il braccio, questa volta con l'intento di farle del male. Infondo lei non ci aveva pensato due volte a prendere la bacchetta e a puntargliela addosso, non ci aveva pensato due volte ad utilizzare il pietrificus contro di lui, oppure ad ammutolirlo. Uh... ecco cosa doveva fare prima di prendersi quello che evidentemente dava a tutti... Farla stare zitta! Prima o poi passerà qualcuno e non finirà bene per te... le rifece la voce prima di prendere la sua di bacchetta sempre tendendo il braccio di Jessica ben saldo sietro la sua stessa schiena. Glielo avrebbe spezzato? Non gliene fregava veramente, ma veramente niente. Era arrabbiato e sinceramente ferito. Non gli era andata giù una cosa del genenre e comunque, era sempre colui che aveva costretto una ragazza ad andare a letto con lui, che in genenre, per tutti gli essere umani, aveva un nome: stupro. Ma questo non era un problema suo al momento. Oh Jessica... smettila di far finta che non ti piaccia. Riesci ad aprire le gambe a comando come le puttane di alto borgo, vai in giro con gonne talmente corte che beh... è impossibile non guardarti il culo... ed adesso? Fai la puritana? Con me? Infondo era quello che pensava veramente della ragazza e non aveva nessuna intenzione di nasconderlo. Alzò appena le spalle prima di avvicinarsi con il suo pacco verso il suo sedere. Le spostò appena i capelli con il suo stesso viso e le diede un bacio sul collo. Sai si dice che le donne dopo che partoriscono ce l'hanno bella larga... ma io sono come San Tommaso, se non vedo non credo! Dicieva seriamente? Si! E non aveva veramente nessuna intenzione di fermarsi.
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    Jessica aveva paura. Tremendamente paura. Non sapeva fino a dove si sarebbe spinto, non sapeva se stesse facendo sul serio o volesse solo spaventarla. Ma qualsiasi fosse il suo intento, ci stava riuscendo perfettamente perché Jessica si lasciò attanagliare dal terrore, un terrore che non aveva provato nemmeno tra i tentacoli del Malboro. Perché allora non era sola, ma quella notte... quella notte era sola. Nessuno l'avrebbe aiutata. Una lacrima le solcò una guancia, ma cercò di fare la donna forte come faceva sempre, sebbene volesse solamente piangere. Lei non voleva stare ferma. Ci provò, a muoversi. A divincolarsi. Ma la presa del ragazzo era decisamente più forte di lei. Le strinse di più il braccio, spingendolo contro la schiena e facendole provare un dolore acuto, le sembrava quasi di sentire le ossa, i legamenti, rompersi, ma ovviamente non era una cosa possibile, non aveva certo un udito così sviluppato. Quando lui le fece il verso, Jess si mosse il labbro. Mark, ascolta... se mi lasci... se te ne vai, non dirò nulla a nessuno... Non era assolutamente da Jessica una frase del genere, non era da lei provare a negoziare, ma cos'altro poteva fare? Era davvero in preda al panico e non riusciva proprio a muoversi. Ti prego, mi fai male... sussurrò, con la voce strozzata. Vi supplico, qualcuno mi aiuti pensò, disperata più che mai.
    Alle sue successive parole, Jess si sentì davvero come lui la stava definendo. Una puttana. Si stava sentendo dannatamente sporca, dannatamente sbagliata. Si accasciò contro il muro, non aveva più la forza di resistere a quella forza molto più grande della sua. Sentì il suo membro che premeva contro di lei e le sfuggì un singhiozzo. Lasciami in pace... provò a sussurrare, con un nodo alla gola. Sentì le sue labbra sul collo e chiuse gli occhi, schifata. Il suo corpo era attraversato da brividi, ma stavolta non di piacere. Con il tallone, colpì con la forza residua che aveva, la parte bassa della gamba di Mark, là in corrispondenza della tibia e dove sapeva facesse un male cane. Fu piuttosto stupida, perché così lui si sarebbe incazzato ancora di più, ma in quel momento non ci pensò. Ma le sue parole continuavano a procurarle conati di vomito.
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    Il problema di quelle persone, con quel carattere insicuro e voglioso di farsi valere solamente con le persone più deboli di loro, era che quelle parole, le parole come "ti prego lasciami", "lasciami e non lo dirò a nessuno" o ancora "mi fai male", non erano una preorgativa per farlo davvero. La cosa assurda era che più Jessica si lamentava per il dolore più Mark era perfettamente coscio del suo potere su di lei, e più non 'avrebbe lasciata. La cosa assurda era che non voleva davvero fare sua, infondo era comunque su di una scalinata in mezzo ai corridoi, quindi, voleva dire, che visto che stava per scattare il coprifuoco, ci sarebbero stati i prefetti a controllare tutto quello e voleva dire che o Jesse o erik o Lilith, o tutti e tre, avrebbero comunque fatto qualcosa al riguardo, specialmente il suo dannatissimo prefetto che aveva una cotta per lei? Non si era capito ma neanche gliene fregava niente. Le diede semplicemente un piccolo bacio viscido sul collo, allontanandosi leggermente. Le stava facendo male...Oh... povera fragile Jessica...eppure l'altra volta, davanti alla tua amichetta non mi sembravi una piagnucolosa del genenre... non avevi detto che mi sarei pentito di quello che le stavo facendo? Rise prendendosi gioco di lei. Si riavvicinò di nuovo verso il suo orecchio. Se sono riuscito a sverginare quella figa di legno di Freeman, che ti posso assicurare che ha goduto come una maiala, non oso neanche immaginare cosa mai potrei fare con te. Con te che da quello che si dice basta un click... quel'ultima parola la disse sbattendò leggermente il suo bacino sul sedere della ragazza E boom ti si aprono le gambe! Le voleva mettere una paura tale che la prossima volta che lo avrebbe incontrato per i corridoi avrebbe pianto al solo pensiero. Ma poi la ragazza fece qualcosa che lui non si aspettava, ossia un calcio dritto nella tibia. Gli fece male. Certo che gli fece male, ma non mollò la presa, ma sicuramente la allentò. Infondo lei era di spalle e si vedeva che stava tremando. Si morse il labbro. Lo aveva rifatto di nuovo, aveva provato seriamente a fargli del male anche in quell'occasione ed adesso voleva veramente farle del male. Scoparsela non sarebbe stato abbastanza, lei che non faceva altro che ribellarsi. Ma come diavolo si permetteva? L'altra mano prese la testa di Jessica e la posò sul muro. Ti giuro che per farmi smettere dovrai solo cominciare ad urlare... ma chi ti crederà? Infondo lo sanno tutti che sei una squallida puttana con un figlio bastardo! Era arrabbiato, veramente, ma veramente tanto e si, le avrebbe fatto veramente male!
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    Blake Barnes
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    Erano tornati da Parigi e lui aveva ripreso la sua dannatissima vita stressante da tirocinante, assistente o che cazzo era esattamente ancora non lo sapeva, ma Samuel Black aveva avuto quello sprazo di genialità e lo aveva letteralmente incantenato ad ogni docente, per ogni mese e per ogni ora. No, certo, doveva continuare ad assolvere anche ai suoi bellissimi compiti di studente, di amico, di fidanzato... cazzo! Eppure doveva essere chiaro che sotto stress il mio autocontrollo va a farsi fottere! Pensò scuotendo il capo. Ovviamente, non poteva fare tardissimo perchè non poteva violare il corpifuoco, ma allo stesso tempo non poteva finire fin quando non lo aveva deciso il professore in questione. Fece un respiro profondo, prese il telefono scrisse un messaggio veloce a Lilith con scritto "sto rientrando adesso, il tempo di lavarmi e ti scrivo" e poi andò verso le scalinate per tornarsene nel suo dormitorio. Ma.. ovviamente se a stress ci si aggiungeva stress usciva un Blake Barnes esplosivo. Non ci poteva credere a quello che aveva sentito e che stava vedendo davanti agli occhi suoi. Sentì i pugni bruciare. Come cazzo si permetteva di parlare in quel modo di Mia? Ma chi cazzo era quello? Un dioptase. Ma che...Alzò il pugno a metà braccio e poi lo riabbassò. Com'era quella stronzata? lucidità, autocontrollo e maturità... ed ancora la sedia sul muro, ti espelliamo se picchi di nuovo qualcuno... e l'ho promesso a Lilith. E Samuel.. l'utilizzo... com'era? La lucidità si era andata a farsi fottere dal momento in cui aveva sentito la parola maiala associata a Mia, ma sopratutto quando decise di prendersela con Alexander. Un cazzo di bambino. Si schiarì la voce, davvero ci stava provando, se non gli davano in quel momento una medagli al valore, la prossima volta a prendere fuoco sarebbe stata tutta la scuola non una sola persona. Hai finito? Sentiva la voce tremargli, lo sapeva che se non l'avrebbe lasciata immediatamente lo avrebbe preso e buttato direttamente di sotto. Non aveva capito esattamente chi fosse spiattellata davanti al muro, ma quello... quello per Blake era inconcepibile. Per carità lui non era mai stato un santo, non era una persona che poteva vantare morale ed etica, ma le donne non le aveva mai toccate, figurarsi se si era mai permesso di dire una cosa tanto ignobile su di un bambino. Fece un respiro profondo. Doveva riuscirci, lo aveva promesso a Lilith e lui manteneva sempre le sue promesse. Basta un click? Davvero? Infondo gli avevano detto che bisognava affrontare le cose diversamente, suo fratello gli ripeteva sempre che le parole potevano ferire molto di più delle mani e cose del genenre, ma in quel momento si sentiva solamente e letteralmente un fuoco che gli stava salendo dallo stomaco al cervello, in maniera veloce e sempre meno controllabile. Doveva trovare qualcosa che lo calmasse oppure Mark avrebbe fatto la stessa fine di Cristian. Ossia il coma. Il problema di Blake era che poi non riusciva seriamente a controllarsi ed aveva sentito le ultime parole di Mark e poi quel riferimento a Mia, e quel sopruso su Jessica. Andiamo, ma quello era uno scherzo? Aveva passato un mese così tranquillo tra i libri e le lenzuola di Lilith che... mandò giù saliva e poi, quasi come se fosse un'azione automatica, come quella del respirare, Blake si scrocchiò le nocche delle mani.Conosceva i tipi come lui, forse perchè lo era stato anche lui?Non si era mai permesso di prendere in quel modo una ragazza, sia perchè non gli era mai servito, sia perchè comunque, nella sua instabilità, gli era stato comunque insegnato una sorta di codice d'onore. Ossia che le donne andavano rispettate, in qualunque caso. Le mani non si usavano per prendere niente da loro... e poi la verità era che Blake si era sempre ritrovato ragazze che volessero andare a letto con lui senza che lui facesse assolutamente niente. Ma non era quello il punto, non in quel momento. Quella era una sua amica, la sua migliore amica, e questo era solo un aggravante che pendeva tra il capo ed il collo di Mark come una ghigliottina. Si rendeva conto che ancora non era morto solamente perchè c'era Lilith, in altre circostanze lo aveva già massacrato di botte, e davvero buttato giù dalle scale. Si morse di nuovo il labbro ed alzò gli occhi al cielo. Finalmente quel pezzo di merda aveva lasciato Jessica ed aveva rivolto a lui la sua attenzione. Oh Barnes! Da quando ti sei messo a proteggere le troiette? Aveva lasciato la testa di Jessica ed aveva anche allentato la presa sul braccio. Sicuramente sapeva che Blake non poteva toccarlo, infondo anche in quell'occasione avrebbero creduto a lui, perchè Blake aveva dei precedenti ed anche abbastanza gravi. Lieto che tu conosca il mio cognome, ma io non so chi sei e neanche mi interessa. E se fossi in te non continuerei a chiamare Jessica con quell'appellativo. Perchè io potrò essere anche espulso, ma tu... Sorrise come se gli stesse per dire una cosa bella. Giovane e Bello riposa in pace. Sai, il sonno eterno in mezzo ai vermi... naaaa non deve essere piacevole! Si avvicinò di un passo verso di lui. Era ancora troppo vicino a Jessica e la cosa non gli piaceva per niente. Vide il biondo e prestante fare un paso verso di lui. Davvero si stava mettendo contro di lui? Blake sgranò gli occhi. Pensa a Eva, pensa ad Annie che ti ammazerà se lo picchi, pensa a Aaron che ti chiuderà in casa ed a Lilith... Lilith che sarà dannatamente delusa... Quelle erano le persone che in quel momento lo stavano tenendo davvero buone. Dovrei chiamare Jesse che è un prefetto? Pensò prima di rendersi conto che comunque, lo aveva spinto. Dio santissimo! Ma infondo in qualche modo doveva allontanarlo da Jessica no? Ed adesso c'era lui tra lei e il tizio. Ti do un altro consiglio dopo di che mi sono rotto ampiamente i cogloni di usare il metodo Olwen. Se mi massacri di botte, ho un'assicurazione sulla vita con talmente tanti zeri che neanche li sai scrivere, sei sicuro che la tua famiglia si possa permettere un cazzo di avvocato contro uno dei miei avvocati? Se tocchi un'altra volta Jessica, o sento ancora parlare di Mia in quel modo... Credimi ho talmente tanta rabbia accumulata che di te non riconosceranno neanche i tratti del viso... Si, gli stavano facendo male tutti i muscoli che aveva in quel momento, perchè davvero... davvero si stava sforzando e prima ancora che Mark potesse dire qualcosa lui alzò un dito per fermarlo. Io ti avverto... la mia pazienza, autocontrollo, lucidità, maturità e voglia di parlare è finita. E lo era davvero. Adesso Mark, che comunque non era stupido, non conosceva Blake solamente per quello che aveva fatto ad Hidestone, ma non aveva mai avuto una reputazione tranquilla neanche ad Hogwarts. Per carità, ognuno i propri scheletri nell'armadio, ma sapeva che Blake Barnes era davvero uno che non si controllava. Ma non poteva mostrare paura, e quindi si prese la lieve spinta e lo guardò. Non hai neanche la bacchetta Barnes e le minacce? Sei comunque da solo contro di me e tu, a differenza mia, hai qualcosa da perdere! E poi magari io stasera rientrando nel mio dormitorio potrei chiedere alla dolce Clarke di prendersi cura di me... Strinse i pugni e fece un passo avanti. Poi si ricordò Sam al lago ed Ensor nel suo ufficio, si voltò verso Jessica e le sorrise. In quel momento si sentiva Joker. Davvero perchè gli venne da ridere, seppur voleva veramente prenderlo a pugni. Tu non hai la minima idea di che condanna hai messo sulla tua testa nominando Clarke o prendendotela con Jessica, o parlando in quel modo di Mia. si frugò nella tasca. Non avevo la bacchetta neanche al ballo! Aggiunse poi alzando la fiammella del suo accendino. Infondo fumava, l'accendino era d'obbligo per un fumatore, peccato che non aveva l'alcool e grazie a Dio, di fronte a lui c'era semplicemente un dannatissimo insicuro che se la prendeva con le ragazze e mai con chi veramente poteva fargli del male. Lo vide fare un passo indietro, alzare il medio e bofonchiare qualcosa come "lo dirò a ..." nome di professore random. Solo in quel momento si voltò verso Jessica e scosse il capo. Ti ha... Non sapeva neanche come chiederglielo in effetti. E non è vero. Alex una famiglia ce l'ha. E quello ci teneva veramente a dirlo. Fece un gesto sicuramente non da lui abbracciandola. Ma non ci prendere gusto... è un abbraccio del tutto eccezionale! Aggiunse prima di sorriderle. E ti prego... non dirmi che veramente Freeman ha avuto la prima volta con quello! Eh no, non ce la faceva, si l'abbraccio e la sensibilità, ma fino ad un certo punto!
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    Se pensava che avrebbe potuto violentarla là, in un corridoio? Sì, lo stava iniziando a pensare davvero. Stava iniziando a pensare che non sarebbe finita bene per lei... e aveva paura. Voleva solo scomparire, in quel momento. Era la prima volta che voleva essere davvero salvata da qualcuno; di solito voleva farcela da sola, con le sue forze e senza l'aiuto di nessuno, ma quella volta... non ce l'avrebbe fatta. Voleva disperatamente che arrivasse qualcuno. Ma chi sarebbe dovuto arrivare? Quando fosse scattato il coprifuoco e i prefetti fossero passati, lui avrebbe già potuto fare tutto ciò che voleva. Sperò che i prefetti quel giorno passassero prima. Pensò a Jesse, lui avrebbe potuto tenere testa fisicamente a Mark. Ma in cuor suo sapeva che non sarebbe passato nessuno. Deglutì a vuoto, non aveva nemmeno più saliva; la bocca le si era seccata per la paura. Jessica Whitemore era stata messa in un angolo e lui avrebbe potuto farle ciò che voleva! Chiuse gli occhi, sperando che tutto quello finisse presto. Sì, si era rassegnata a lasciarlo fare, sperando che sarebbe stato veloce e indolore... anche se quest'ultima parte era un mero desiderio. Avrebbe fatto malissimo. Mi fai schifo sibilò, ben conscia che quelle parole non avrebbero fatto altro che aumentare il suo divertimento. Non parlare così di Mia... ma non aveva la forza per dare anche un minimo di tono autoritario alla sua voce, tanto era spaventata. Quando lui le spinse il bacino contro, si sentì ancora più disgustata. Ma perché quel ragazzo aveva così tanta cattiveria in corpo? Non credeva che esistessero stronzi del genere. Cioè, di stronzi ne conosceva. Il suo migliore amico, per esempio. Ma era una stronzaggine completamente diversa. Non aveva mai pensato nemmeno per un secondo, e mai lo avrebbe pensato in futuro, che Blake potesse anche solo alzare un dito su una ragazza. Un po' maschilista lo era, ma quello non era un segreto... eppure non si sarebbe permesso mai e poi mai. Blake... quanto avrebbe voluto che fosse là in quel momento. Poi, per fortuna o sfortuna, il suo colpo andò a segno permettendo alla sua spalla di "respirare" da quella stretta d'acciaio, visto che lui aveva allentato la presa. Sentì quindi la mano di Mark afferrarle prepotentemente la testa e premerla contro il muro. Poi dire di me quello che vuoi, ma non nominare Alex replicò, decisa ma comunque non troppo, vista la situazione. Si sentiva uno schifo. Sarebbe stata stuprata. Là.
    Ma poi la sentì. La sua voce. Blake era davvero lì o sentiva le voci? Magari era svenuta e se lo stava sognando? Sperò vivamente di no.
    Ma la sua voce... sembrava così reale. Jess socchiuse gli occhi, cercando di girare la testa ma era ancora bloccata al muro da Mark. Blake... sussurrò, ancora incredula. Adorava il suo migliore amico così come adorava passare del tempo con lui, ma non era mai stata così felice di vederlo. Finalmente, comunque, Mark sembrò concentrarsi sull'Opale, permettendole di avere la testa libera dalla sua presa e quindi capace di girarsi. Ogni volta che la chiamava troia, puttana o in altri modi, si sentiva morire. Non per altro, ma perché in quella situazione si sentiva davvero così. Quasi avesse chiesto lei a Mark di scopare in quelle scalinate, quasi ci stesse provando piacere, sebbene in realtà non provasse altro che una paura profonda che le strisciava dentro, subdola.
    Non ci credeva che Blake non avesse ancora alzato le mani su Mark, che non gli avesse ancora spaccato la faccia. Ma in quel momento, la cosa le importava solo relativamente perché finalmente c'era qualcuno che amava tra lei e il suo quasi stupratore, quindi si sentiva mille volte più sicura. Anche Blake era in grado di farla sentire davvero bene. Magari in maniera diversa rispetto a Daniele, ma anche con il suo migliore amico riusciva a sorridere sinceramente e a sentirsi se stessa. Anche perché Blake non l'avrebbe mai e poi mai giudicata, anzi. L'aveva praticamente sempre appoggiata. Ascoltò distrattamente le battute che si scambiarono... ma quando Mark insinuò che sarebbe potuto andare a letto con Lilith, Jess per un momento pensò davvero che fosse arrivata la fine per Mark. Ma invece no, Blake non alzò un dito. La guardò ed aveva un sorriso piuttosto inquietante. Ma l'aveva salvata e Jess non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza. Quando lo vide estrarre l'accendino... beh, per la prima volta non le passò l'idea di fermarlo nemmeno per l'anticamera del cervello. Mark doveva bruciare. Doveva davvero morire. Jess non era sempre una ragazza rancorosa, dipendeva un po' dalla situazione... ma non era nemmeno una ragazza di quelle sante che avrebbe perdonato tutto a tutti militando qualche punizione divina, che ci avrebbe pensato dio o chi altro... no, quel rancore lo avrebbe portato finché non avesse visto Mark morto. Fu, comunque, una trovata geniale perché il dioptase, dopo una blanda minaccia che non avrebbe fatto paura nemmeno ad un bimbo, se ne tornò da dov'era venuto con la coda tra le gambe. Scosse il capo alla domanda di Blake. No... ci ha provato... e per lunghi minuti ho creduto che... rabbrividì al ricordo dei baci viscidi di Mark sul proprio collo e si impegnò al massimo per recuperare il suo autocontrollo e non scoppiare a piangere. Ancora. Quando disse quell'altra frase, avrebbe voluto abbracciarlo, ma... lui la sorprese facendo quel gesto per primo! Blake Barnes la abbracciò veramente. Senza essere costretto! Non ti preoccupare, non mi ci abituò tentò di scherzare lei, ma al contempo si stava godendo il calore del suo corpo che, in quel momento, era un vero toccasana per lei. Doveva ammetterlo, per un secondo aveva pensato di respingerlo. Non per cattiveria o perché non lo volesse, ma il ricordo del dioptase che la toccava, era ancora vivido nella sua mente e non se ne sarebbe andato tanto facilmente. Sì, Blake. Alex ce l'ha una famiglia. Ha me, ma... ma ha anche voi. Non sai quanto io sia contenta di avere degli amici che non mi giudichino e accettino anche lui... a tal proposito... volevo chiederti una cosa piuttosto importante per me. Propose, con la testa posata contro la sua spalla. Sì... ha davvero aggirato Mia affinché andasse a letto con lui. Aveva solo dodici anni, lei. Confessò, a malincuore. Oh Blake, grazie... sospirò, lasciando per un secondo i pensieri negativi fuori dalla sua testa.
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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Non sapeva veramente se in quel momento voleva ridere, piangere oppure andare a prendere Mark per i capelli e spaccargli la faccia. Si, forse era l'unica cosa che voleva fare e quel pallino gli sarebbe rimasto dentro la testa per molto, molto, molto tempo. Srinse comunque Jessica a se e le sorrise dopo poco allontanandola appena e mettendole una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio. L'importante è che non l'abbia fatto! Il fatto era che dopo che aveva subito lo stupro di Lilith, adesso vederne uno era veramente fuori dalla grazia di dio edappena tornato nella sua stanza doveva assolutamente chiamare la sua fidanzata e dirgli di stare lontano da quello stronzo perchè se solo l'avesse sfiorata avrebbe potuto mettere il velo bianco e considerarsi una vedova bianca perchè lui sarebbe finito ad Askaban. Scosse il capo come a volersi levare quel pensiero dalla testa. lilith sapeva difendersi benissimo ma... beh ma i ricordi erano quelli che erano e lui non poteva entrare in quella dannatissima sala comune in quanto non era un dioptase. Sospirò e poi sorrise ancora alla ragazza asciugandole una lacrima dalla guancia. Dovresti imparare a tirare cazzotti Jess... Disse seriamente prima di sentire le parole successive su Mia. Ecco, adesso si che era arrabbiato. Non che per Jessica non lo fosse, ma l'aveva salvata no? E non aveva picchiato nessuno, si poteva veramente ritenere soddisfatto di se quella sera anche se adesso. Si morse il labbro. L'ha raggirata? Cosa diavolo vuol dire? A 12 anni? Insomma a 12 anni una ragazza non ha neanche le tette! Ok, Blake non era una persona con un tatto di ferro e quello era oramai una cosa detta e risaputa e ridetta ancora, ma in quel momento stava seriamente cercando di razionalizzare quello che stava provando. Tu mi stai dicendo, in poche parole, che Mia è stata violentata da quel coglione a 12 anni? Lo stava sussurrando, ma Blake era tanto sveglio per molte cose quanto coglione per altre e fin quando non capiva bene il concetto non era certo di riuscire a metabolizzare la cosa. Aveva fatto la stessa cosa con Lilith chiedendo a Aaron, più volte, cosa voleva dire violentare una ragazza. Non che non lo sapesse, ma il punto era uno e solamente uno: il cervello rimuoveva le cose brutte quelle che non si volevano sentire e non le accettava, e Blake era così abituato a non accettare niente che in quel momento si sentiva anche in difficoltà. Io lo ammazzo... Quello lo disse più per se stesso che per Jessica, ma non si rese conto di averla presa per il polso ed averla tirata verso di lui come un gesto di protezione - oddio non nella dolcezza più assoluta, ma comunque un gesto di protezione. Jess...quello che è successo oggi, è successo altre volte? Vi ha aggredite altre volte? Ecco, Mark era stato fortunato che tutte quelle informazioni gli erano state date dopo che se ne fosse andato, perchè adesso cominciava a metabolizzare e razionalizzare le informazioni di Jessica e Dio solo sapeva cosa aspettava a Mark.
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    Blake in quel caso era stata una vera benedizione, non osava immaginare cosa sarebbe successo se l'Opale non fosse passato di là in quel momento. Alla fine, non faceva solamente guai!
    E l'aveva pure abbracciata. Wow, doveva sentirsi proprio generoso Barnes, quel giorno. Annuì e cercò di sorridere quando si staccarono. Già, l'importante è che non lo abbia fatto replicò, con un filo di voce. Dire che era sconvolta, era poco. Forse era un pensiero da egoisti, ma avrebbe davvero voluto che Blake picchiasse Mark. Ma, da un lato, era felice che non l'avesse fatto. Non doveva assolutamente mettersi nei guai, la sua permanenza in Accademia era ancora appena ad un filo e la rissa non avrebbe giovato alla sua condotta. Quando lui le asciugò una lacrima, si sentì sorpresa ancora una volta, perché non era un gesto da lui, ma le piaceva anche questo del loro rapporto, quella stranezza. Un giorno litigavano e sembrava quasi che la loro amicizia fosse finita, il giorno dopo, si abbracciavano e ridevano insieme. Ehi, io so tirare cazzotti protestò Ma quel vigliacco mi ha presa alle spalle... probabilmente dopo l'ultima volta, non aveva le palle di affrontarmi faccia a faccia. Jess era ancora spaventata, aveva fin troppa paura. Ma odiava sentirsi debole e mostrarsi debole, quindi cercava ad ogni costo di fare la spavalda per far finta, davanti agli altri, di star bene. Ma una volta a letto, sarebbe crollata. E non nel senso che si sarebbe beatamente addormentata. Probabilmente avrebbe pianto. Basta, decise che il giorno dopo -che era sabato- se ne sarebbe andata da quel posto di merda, avrebbe passato un normalissimo weekend a Londra con Alex e con Charlie, non avrebbe avvisato nessuno della sua partenza, non voleva domande e voleva stare in pace per due giorni, quasi fosse una normalissima studentessa babbana il cui unico pensiero fosse prendere un bel voto al compito in classe. Sospirò alle parole dell'amico ed annuì. Mia è sempre stata una ragazza molto insicura, anche se cerca di nasconderla e... beh, non si può negare che Mark sia molto bello... quindi vedendo che un ragazzo più grande e affascinante si interessava a lei... ha pensato di essere davvero speciale per qualcuno, poi con varie avances e altre cose, è riuscito a portarsela a letto. Quindi diciamo che non è proprio stato fatto contro la sua volontà, ma è stata una gran forzatura spiegò, cercando di essere breve e coincisa. Anche perché non ce la faceva più a parlare, voleva restare da sola a metabolizzare ciò che era successo. Blake, per favore non... toccarlo lo pregò, seria. Certo, vorrei che tu potessi ammazzarlo di botte ma... non voglio che prendano ancora in considerazione l'idea di espellerti! gli spiegò. Quando la prese per il polso e l'avvicinò a sé, per un solo secondo il terrore la invase di nuovo. Blake non lo aveva certo fatto per farle del male, era palese, ma le ricordava la stretta di Mark, anche se per fortuna Blake aveva preso il polso "sano".
    Sì... è successo ancora confessò anche se non in modo così estremo. Verso metà gennaio, durante la cena, ho visto Mia uscire molto prima che finisse, poi un ragazzo -Mark- alzarsi e seguirla... quindi mi sono preoccupata e l'ho seguita anch'io... quando l'ho raggiunta... beh, Mark l'aveva bloccata in un angolo e le stava dicendo qualcosa che onestamente non ricordo, ma a quanto pare anche Charles lo ha minacciato per quello che le aveva fatto. Quindi... beh l'ho pietrificato per allontanarlo da lei, l'ho silenziato e gli ho detto di non farsi più vedere... si è sentito umiliato ed ha deciso di vendicarsi. Concluse, cercando di finire il racconto in fretta. Forse è stata una mossa azzardata ma non avevo tempo di pensare a cosa fare o di chiamare qualcuno. Ora... ora però torniamo in sala comune, non ce la faccio più a stare qui. Chiese, quindi i due si incamminarono verso la loro sala comune. Poi, prima di dividersi per andare nei loro rispettivi dormitori, si girò verso di lui. Ti voglio bene Blake disse, prima di scendere le scale ed entrare nel proprio. Una volta dentro, si buttò sul letto, affondò la testa sul cuscino e finalmente poté piangere senza essere né vista né sentita.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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