Perchè non è stato dalla mia parte?

Blake&Lance

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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Doveva chiedere scusa e poi? Poi doveva fare tipo, una sorta di tirocinio con i professori? Era quello il modo di aiutarlo? Era sconvolto ed incazzato nero. Passava il suo tempo libero a tirare cazzotti al suo sacco e a non parlare con nessuno. Si sentiva attaccato, si sentiva minacciato e costantemente in esame e sotto attacco. Era così che volevano fare per guarirlo? Praticamente fargli passare quello che aveva passato costantemente con suo padre quando era un bambino? Era così che si risolvevano le cose in quella accademia? Fece un respiro profondo. Il primo a cui sarebbe andato a chiedere spiegazioni era Lancelot Olwen. Non andava da lui da molto tempo perchè non pensava di avere davvero qualche problema, ma a quanto pareva, i suoi professori non la pensavano in quel modo. A quanto pareva, anche il suo Lancelot Olwen pensava che avesse dei problemi. Non disse niente, andò verso il suo studio che conosceva così bene e bussò alla porta. Attese che Lance rispondesse un avanti? Ovviamente no, aprì la maniglia della porta e se se lo fosse trovato davanti dietro alla sua scrivania o in un altro posto dell'ufficio, lo avrebbe individuato e poi avrebbe scosso il capo. Perchè almeno lei non è mai dalla mia parte? Certo il buongiorno era sicuramente la cosa e la frase più appropriata da fare, ma Blake era arrabbiato ed avendo una certa confidenza con l'uomo non badò a quello che disse. Infodno non era uno che amava i preamboli e cercava di andare dritto al sodo il più possibile. Era febbraio e tutto quello lo stava ammazzando ancora di più. Mi spieghi pure che diavolo di problema avete tutti contro di me! La reazione a quello che io ho fatto è stata un volermi dare un cazzotto in faccia, e la vostra reazione è stata premiare lui e condannare me! Io che comunque, almeno, a lezione ci vengo e ho tutti voti discreti, faccio i vostri stramaledetti compiti e ho avuto un profilo basso per 3 fottutissimi mesi! Ed IO rischi l'espulsione!?Beh, per Lance che era geloso di Blake, quella sua reazione poteva essere quasi vista di buon occhio visto che alla fine il ragazzino stava dimostrando di avere una confidenza con l'uomo che non aveva con nessun altro, forse con la professoressa Ivanova, ma lei era una donna ed il rapporto sarebbe stato diverso a prescindere. Scosse il capo, posò il suo quaderno sulla scrivania del biondo e si mise seduto in una delle due sedie di fronte alla scrivania. Devo stare attento a ome mi rivolgo a lei, ho delle microspiee addosso? Ecco, faceva anche lo spiritoso? Il fatto era che se in qualche modo non buttava fuori quello che sentiva in quel momento, la sua prossima reazione a qualsiasi gestro di un suo compagno era davvero il coma eterno. Aveva reagito così perchè in quei mesi non aveva avuto valvole di sfogo e che cosa fa una pentola a pressione se non ha quel tappetto che fischia? Esplode facendo male a tutti quelli che ha intorno. Blake era esattamente così. Una pentola a pressione con il tappino che fischia difettoso!
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Non aveva dormito bene quella notte, e neanche quella precedente se era per quello. Osservando il proprio riflesso nel magifonino con lo schermo disattivato non poté non vedere sui suoi occhi e i suoi lineamenti tirati la dura prova della stanchezza che lo stava ormai consumando da notti e notti. Ovviamente, manco a dirlo, era tutta colpa di Blake 'Solo Merlino sa quanta gente dorme poco - o male - a causa di Blake Barnes. Solo che in genere sono ragazzini o ragazzine ormonati... mai avrei pensato di fare anche io quella fine'
    E invece eccolo lì a struggersi per un ragazzino e continuare, fastidiosamente, a sentirsi sulla graticola, manco dovesse andare all'esame; o forse, sotto sotto, un po' sotto esame doveva andarci: prima era stato in tensione per il collegio dei docenti, ma concluso lo stesso, egli si era trovato nella condizione di dover affrontare il ragazzino più esplosivo della scuola, e, possibilmente, non uscirne troppo a pezzi, questo perché, in fondo, deluderlo lo avrebbe ferito, così come perdere la sua fiducia 'Però... io... che altro potevo fare?'
    Infine cose, ma il fatto che ci fossero opzioni alternative non implicava che esse fossero percorribili, e quello, in effetti, era proprio il caso.
    Sedeva alla sua scrivania, rimuginando su quella sofferenza che come fil spinato gli avvolgeva il cuore quando alla porta bussarono. Ebbe giusto il tempo di alzare gli occhi per vedere la porta aprirsi, intuire chi fosse e, sbiancando lievemente, prendere atto delle proprie doti divinatorie 'Blake...'
    Il suo sguardo era piuttosto assassino, allorché si stava comportando in maniera tutto sommato controllata, per quanto le sue parole fossero acido sul suo cuore "Ciao Blake, sono contento tu sia venuto..." ammise lui con fare un po' atono, troppo scosso per dar colore alla voce "Siediti pure"
    Con il palmo rivolto verso l'alto indicò al biondino la sedia davanti a sé, osservando poi il giovane prendervi posto nel mentre lui esplorava dentro di sé il turbinio di emozioni che lo stavano invadendo e che fondamentalmente ruotavano intorno a due sensazioni: il sollievo per il fatto che il giorno del giudizio fosse giunto, e la paura che ne derivava.
    Alle due emozioni di base sene aggiungeva una terza, squisitamente legata al tono del biondino: il dolore, nonché il senso di colpa.
    Faticò a non reagire con rabbia, facendo presente come lui fosse sempre dalla parte di Blake; lo ascoltò sputare veleno in ogni modo, assecondandolo ed osservandolo, cercando di cogliere se avesse dormito, se fosse agitato, se avesse assunto qualcosa.
    Lo ascoltò fino in fondo, posando i suoi occhi su di lui quando questi, concludendo i propri vaneggiamenti, gli chiese se vi fossero microspie "Niente microspie Blake, anche perché non vedo a cosa dovrebbero mai servire" fece notare lui, schiarendosi poi la voce "Sono un docente di Hidenstone, un capocasata: qualora tu avessi atteggiamenti inadatti sarei io stesso a sanzionarti"
    Il tono di voce uscì dalla sua gola un po' troppo secco tanto che lui dovette serrare i denti dal fastidio 'Non deve andare così!' si allentò la camicia bianca, sotto un pullover verde, cercando la calma e il controllo di cui necessitava "Un té?" propose poi, cercando di distendere il clima ed essere più conciliatorio, più dalla parte dell'altro.
    "Non abbiamo premiato nessuno e certamente non premieremmo qualcuno che cerchi di picchiarti, semplicemente, Blake, hai esagerato, davvero tanto, ed è stato un miracolo di tutto il corpo docenti convincere i genitori dei tuoi compagni che tu meritassi di stare ancora in quest'accademia"
    Nuovamente il tono fu duro, tanto che i suoi occhi azzurri si fecero gelidi 'Non-va-bene!' sospirò, si schiarì la gola e cercò la calma "Hai minacciato un tuo compagno di dargli fuoco, Blake è qualcosa... è qualcosa su cui non potevamo passare sopra, né volevamo"
    Era la triste verità, per quanto si odiasse nel dirla. Serrò ancora i denti, poi tamburellò le dita sulla scrivania, in cerca delle parole giuste "Sarei comunque curioso anche di sapere quali sono i tre mesi di basso profilo da te tenuti, perché io ricordo a settembre un ragazzo che ha quasi scatenato un incidente diplomatico con i Predoni di Hidenstone e poco dopo si è dato fuoco - e su questo ci ritorno dopo. Ad Halloween ti ricordo ad urlare ad una strega millenaria che stava tenendo bada all'intero corpo docenti da sola provocandola. Infine, a dicembre... beh, sai benissimo cos'hai fatto su quel palco, cos'hai detto e, ancora peggio, quello che hai minacciato di fare. Quindi, esattamente, dove sarebbero questi tre mesi di basso profilo?"
    In vero forse per Blake quello era un basso profilo, ma Lancelot non sembrava in vena di valutare quell'ipotesi, anzi, batté le mani sul tavolo e si tirò in piedi così, allontanandosi dalla scrivania ed incrociando le braccia "Dargli fuoco... dopo che era successo a te l'opposto qualche mese prima... dopo che... dopo che avevi visto cosa non abbiamo fatto io, l'infermiere Skyler e anche perfetti sconosciuti per salvarti. Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?" la risposta era probabilmente da ricercarsi nell'anarchia totale che era il ragazzo, ma Lancelot non appariva in vena di ascoltare risposte così vaghe ed infatti incrociando le braccia continuava a fissare furente il ragazzino.
    "Mi hai chiesto perché non sto dalla tua parte... e sai, la cosa mi fa molto ridere, perché io sono sempre dalla tua parte. Ma tu puoi dire lo stesso di te, sei sicuro di essere sempre e comunque dalla tua parte? Perché, Blake, detto sinceramente noi non abbiamo fatto niente - e forse questa è la nostra colpa peggiore: hai fatto tutto tu, da solo."
    Rosso in volto, dalla rabbia, il biondo aveva il fiato lungo da quanto era stanco e sudato ormai. Fissò per alcuni istanti il suo giovane studente, poi come se nulla fosse tornò a sedersi, pronto a reggere l'offensiva dell'altro, che temeva non si sarebbe fatta attendere.
     
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    Era arrabbiato? Qualcosa di più dell'arrabbiato, era infuriato. Blake non sapeva tenersi determinate cose dentro e quando vide Lance le cose si amplificarono ancora di più. Avrebbe voluto vomitare davvero tutto quello che non gli avevano dato la possibilità di dire direttamente a tutti loro - e menomale -, ma stava comuncue cercando di mantenere un certo contegno, una certa dedizione verso quella che era una persona che comunque stimava molto. Lo stava facendo per se stesso, questa volta non per Annie o per Aaron, ma solamente per quello che lui provava nei confronti di quel docente. Mi sembra che io abbia sempre atteggiamenti inadatti! Non risponse neanche al saluto di benvenuto di Lace, aveva troppe cose da dirgli. Infondo era una cosa buona, solo in quel modo il biondissimo di fronte a lui aveva modo di capire cosa passasse davvero nella testa del suo protetto. Solo in quel momento Blake diceva quello che provava, quello che sentiva e lo faceva senza nessun filtro, peccato che lo facesse con le persone giuste, ma sempre con i modi sbagliati. Aveva dei problemi?Certo che li aveva, ma era incapace di chiedere aiuto sentendosi in quel modo debole e non avendo il controllo di se stesso, che poi... non aveva il controllo di se stesso anche quando, secondo la sua errata opinione, aveva autocontrollo da vendere. Sgranò gli occhi quando gli chiese se volesse un tè, scattò in piedi incapace di stare fermo sulla sedia e girando intorno alla sedia fino a stare in piedi dietro la stessa, posò le mani sullo schienale e senza pensarci lo alzò e la sbattè appena per terra. Io sto parlando sul serio professore e lei mi chiede se voglio un dannatissimo tè? NO, cazzo, non lo voglio! No, non si rendeva neache conto che stava semplicemente esagerando, non si rendeva conto che se era arrabbiato non era quello il modo di reagire, era esattamente per quel motivo che era finito li, ed in quel momento stava confermando a Lance qualsiasi cosa si era detto all'interno di quella sala insegnanti. Sentiva le mani tremanti, il cuore a mille e sinceramente cominciava a sentire la voglia di picchiare anche chi aveva di fronte, si rimise da solo seduto sentendo la gamba destra traballare senza sosta. Io merito di stare in quest'accademia perchè, nonostante tutto, ho sempre studiato! Non sarò il primo della classe e neanche mi interessa esserlo, ma non ho insufficienze, a parte ad artimanzia, ma ho già parlato con la preside quando è successo e mi ha detto che posso recuperare quest'estate, e ... si merito di stare in quest'accademia! Perchè se doveva motivare il perchè meritava di stare in quell'accademia, oltre a dire che andava discretamente a scuola, doveva dire a Lance un sacco di dinamiche che avrebbero aggravato solamente la sua situazione. Eppure, eppure in quel momento gli sembrava così una buona idea dirglielo! L'ho minacciato di una cosa del genere non perchè sono pazzo ma perchè ha riso di me Perchè mai nessuno gli chiedeva il perchè delle sue azioni? Perchè mai nessuno si soffermava sul perchè facesse tutto quello e non l'azione in se! Si alzò di nuovo dalla sedia pasandosi una mano all'interno dei capelli e sgranando gli occhi per le parole successive del professore. A settembre non ho alzato io quel polverone, io ho semplicemente detto "dannata isola" e quelli hanno deciso di venirmi a rompere il cazzo! Cosa dovevo fare? Venire a testa bassa a piangere da voi? No, cazzo! Mi so difendere da solo, se non fosse venuto il professore Black non ve ne sareste neanche accorti! E cazzo! Basta con questa storia che mi sono dato fuoco! Ho semplicemente visto che il suo incantesimo la stava aiutando a liberarsi e non volevo che lei si facesse male, allora, come le ho spiegato, ho fatto una cosa che mi è sembrata giusta! E questo per voi è un "non sa..." si fermò un momento come per pensare ah si ecco, non cnosco la misura del pericolo! Ma che cazzo dite tutti quanti? Io lo sapevo che era una cosa pericolosa, l'ho fatto solamente perchè le voglio bene! Ma a quanto pare sembra che sia un problema anche quello!Se non gli veniva un infarto in quel momento, in cui sentiva il ritmo cardiaco a duecento, Blake sarebbe stato davvero immortale. La cosa importante era che aveva tirato fuori la vera motivazione di quel gesto. Ho visto mio fratello con più sangue addosso che dentro le vene, la mia fidanzata mezza morta, Jessica e Mia, alle quali avevo chiesto di rimanere dentro il castello per talmente tanti motivi che non me li ricordo, mezze morte, il mio migliore amico rischiare la vita senza alcun senso, Ayla e Theresa sono state rapite per COLPA MIA! Quello era un argomento che Blake non solo aveva tenuto dentro per troppo tempo ma sul quale non aveva nessun tipo di lucidità ed infatti questa volta prese la sedia e la scaraventò contro qualcosa, il muro, forse. Ho fatto in modo che violassero il coprifuco, avevo scritto dei biglietti con sopra i loro nomi, di tutti loro, per formare una cazzo di congreca e Naga o chi per lei, le ha trasformate in passaporte... se io non li avessi sfidati tutti, Ayla magari non avrebbe una cazzo di cicatrice schifosissima sul corpo, Theresa sarebbe ancora qui a scuola...! Mia è stata soggiogata e mi stava per ammazzare, e voi pretendevate che io guardata in faccia quella stronza stessi li a guardare? No professore! Mi fa schifo essere spettatore di qualcosa che posso affrontare! Il senso di colpa era qualcosa che lo stava distruggendo seriamente, e forse era per quello che non riusciva neanche a capire dove sbagliasse. Gli stava distruggendo l'ufficio? Beh si, infondo non c'è due senza tre ed il quarto vien da se! Quindi dopo Ensor, la Ivanova... Olwen era inevitabile! Lei si è chiesto perchè l'ho fatto? Chiese poi posandosi una mano sul cuore. Infondo aveva il fiatone per quanta rabbia stava cacciando in quel momento, era incapace seriamente di darsi una regolata, e stava così perchè in un certo qual senso, in quellì'ufficio, con Lancelot, si sentiva protetto, al sicuro. Lilith mi ha detto che mi ama ed io non ho saputo dire un cazzo di niente! Le ho cantato una canzone, e già questo mi è costato tantissimo farlo, e quello stronzo a riso di ME. Il fatto era che si era sentito preso in giro per una cosa che lui non aveva mai e poi mai fatto, per una cosa che alla fine poteva andare diversamente, per una cosa che lui non "capiva" ne tanto meno gestiva. Fece un respiro profondo sentendo gli occhi bruciargli, se li sfregò con il dorso della mano. Cos'è per lei un basso profilo? Non parlare? Non rispondere? Vedere i tuoi amici vittime di bullismo e girarsi dall'altra parte. Mi dica cosa diavolo è per voi una persona normale! Lo sa che Jessica non dorme la notte perchè Alex piange, e quindi arriva a lezione sempre stanca? Lei ha fatto qualcosa per Jessica?Lo sa che Ayla è stat picchiata e minacciata per delle cazzo di caramelle di mielandia? Lei ha preso provvedimenti contro quel dioptase del cazzo? No, non lo ha fatto lei e non lo ha fatto nessuno. Allora l'ho fatto io. Si, lo preso a pugni in faccia fin quando non se ne è andato. Ayla Holmes non meritava quello ed io ho fatto in modo e maniera che non le capitasse più niente.Forse stava parlando troppo e forse era anche ora di ascoltare! Stette in silenzio per un pò cercando di tornare ad essere una persona normale, poi ascoltò l'ultima frase di Lancelot. Scosse il capo. Perchè io sono solo. Perchè era così che si sentiva, terribilmente solo. Aaron vuole che io ammetta...Fece una pausa. Che io ammetta che non so gestire la mia rabbia. E dopo che faccio una cosa del genere, cosa diavolo cambia tutti quanti voi? Non è chiaro che io non sappia controllare la rabbia? Continuate a dirmi qual è il mio problema... ma nessuno, nessuno mi da una soluzione.Fece un respiro pronfondo guarda la sedia contro il muro. Mi dia pure la sua punzione. Finì semplicemente il suo monologo. Era anche stanco di dare spiegaizoni a chi le sue spiegazioni non voleva sentirle. Lui era sempre dalla sua parte? Bene, non lo aveva capito. Non lo aveva capito di nessuno. Si mise seduto all'altra sedia. Non posso neanche fare un reparo visto che non ho la mia bacchetta! Sbuffò.
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Quando Lancelot era stato più giovane aveva definito Brianna Lady Incendio ed Eilidh Uragano Multicolor, descrivendole come due calamità naturali, le quali, per definizione, potevano essere al massimo contenute.
    Ovviamente nel trovarsi davanti Blake, il docente aveva avuto ampio modo di rivalutare i propri standard di calamità naturale, in quanto col ragazzo tutto era un disastro e persino un buongiorno poteva essere complicato con lui, o anche solo tenerlo seduto.
    Entrò che già era furioso e ovviamente i suoi tentativi di tenere pacati i toni furono semplicemente ignorati o ebbero l'effetto diametralmente opposto, questo perché, fondamentalmente, Blake non era lì per calmarsi e ragionare o capire il perché fosse furioso, era lì semplicemente per sfogarsi, convinto, nonostante tutto, di essere dalla parte della ragione.
    "Ti ho solo domandato se vuoi un té, Blake, è un modo come un altro per essere cortesi." fece notare lui, balbettando più di quanto avrebbe voluto, poco abituato a persone così tanto esplosive "E siediti, per favore" gli chiese subito dopo, indicandogli nuovamente la sedia "Cerchiamo di avere una conversazione civile... e quindi modera anche i toni: non sono un tuo compagno di classe, che comunue meriterebbe un trattamento migliore di così!"
    Lancelot era decisamente un illuso e ciò fu ben chiaro persino a lui, del resto aveva invitato l'altro ad esprimersi e ciò ottenne, anche se non fu esattamente come lo avrebbe desiderato (avendo ampio margine per pentirsene). Blake parlò, e molto, ripercorrendo tutto quel tribolato autunno 2019, fornendo un ritratto di sé forse fin troppo preciso 'Non si rende conto...' tanto preciso che persino un ragazzo tanto gentile ed affezionato non poté non prendere atto dei tratti sociopatici del biondino più esplosivo di Hidenstone: a tutto vi era una spiegazione, una logica, a tratti anche forte, ma che perdeva completamente di vista il contesto e soprattutto le ripercussioni dei fatti, aspetto che persino lui citò, accusandoli di esagerare o di bollarlo come pazzo.
    Troppo esterrefatto, forse a tratti sofferente, il docente fissò con sguardo corrucciato e seriò il ragazzo, cercando di individuare le ragioni e seguire il filo logico, sentendo sempre di più i brividi lungo la schiena 'Non capisce... non capisce proprio!' riavendosi solo quando Blake fin fin troppo eclatante "Blake, no, che fai!" esclamò lui, schizzando in piedi a sua volta quando questi sbatté la sedia contro il muro, sbiancando e guardandosi intorno, colto quasi dal panico 'Lo avranno sentito?!' si chiese lui, dimentico di come la sua stanza fosse insonorizzata per consentirgli di suonare, non capendo neanche perché dovesse essere lui quello che si vergognava (forse perché non riusciva a controllare il ragazzo?). Restava il fatto che aldilà di qualche sporadica esclamazione, Lancelot poté solo incassare: era troppo damerino e spaventevole per opporsi a quella detonazione umana, non potendo inserirsi nella conversazione neanche quando questi ebbe il fiatone o quando citò Jessica e Ayla.
    Blake sarebbe verosimilmente potuto uscire da solo senza sentire una sola frase di Lancelot, o farsi saltare in aria, ma fu lui stesso a creare lo spazio per l'altro, lo fece, di fatto, spegnendosi 'Blake...' ancora in piedi, l'insegnante fece un timido passo verso l'altro con lo sguardo distrutto, nel mentre questi lentamente si spegneva e lasciava tra le braci solo i residui di tristezza: la consapevolezza di essere solo, la paura di non avere una via di uscita, nonché la sperimentazione reale e concreta, anche nel presente, di sentimenti di impotenza.
    Sospirò, osservò la sedia sgangherata a terra e il segno che aveva lasciato sul muro, poi aggirò la propria scrivania, raggiungendo il ragazzo e tentando di mettergli una mano sulla spalla "Blake, tu non sei solo" esordì lui, avendo la forte tentazione di porre anche la seconda mano sull'altra spalla del ragazzo, con dolcezza, con far protettivo "Ma se continuerai così... lo sarai... e ormai sei abbastanza grande da capirlo anche da solo"
    Vi era dolore nella voce di Lancelot, più ancora che stanchezza, così come nel suo sguardo, così tormentato, quasi vicino al pianto, e così lontano da quello sguardo duro che aveva accolto l'altro alle sue prime uscite, riflettendo lo spegnersi del biondino e il portare la conversazione su qualcosa di più profondo, qualcosa di più importante.
    "Io non ho dubbi sul fatto che tu studi, o sul fatto che tu sia un bravo ragazzo, Blake, anzi, sono il primo sostenitore del fatto che tu abbia un cuore d'oro... ma ciò non giustifica ciò che hai fatto... o quello che hai fatto ora" e nel farlo, teatralmente, indicò la sedia a terra, anche se mantenne lo sguardo sul ragazzo.
    "Non ho mai avuto dubbi che tu avessi le tue ragioni - tutti abbiamo le nostre ragioni per fare le cose, persino Voldemort e Hitler avevano le loro - ma questo non basta... non basta per perdonare e non basta per rendere giuste le tue scelte, anche perché io non mi preoccupo del ragazzo che vede suo fratello scaraventato in aria e grida contro Denrise vicino a delle drakkar, né del fidanzato che si getta nella nebbia per salvare la sua bella. Mi preoccupo per il ragazzo che ho davanti che non si rende conto che se io e l'infermiere non ci fossimo gettati in suo soccorso, per un suo errore di valutazione avrebbe avuto una morte atroce. Così come mi preoccupo per il ragazzo che non si rende conto di quanto siano pericolosi i denrisiani o non capisca non può farsi giustizia da solo."
    A quel punto dovette interrompere il contatto fisico con l'altro. Si voltò, portò la mano al mento e iniziò a muoversi avanti e indietro, riflettendo, cercando di mettere in fila i pensieri "Perché tu lo sai vero che non siamo nella giungla e la giustizia viene amministrata vero? Perché tu non sei un prefetto e non è tuo compito far giustizia per Ayla, la quale, se ha problemi, deve venire da noi, o andare dai suoi prefetti, ed essere aiutata - cosa che noi avremmo fatto. E lo stesso vale per te e per il ragazzo che ha riso, perché Blake, perdonami, ma ti rendi conto che se per uno che ride ad un tuo gesto che non può capire tu puoi minacciarlo - e provarci - di dargli fuoco... i suoi amici cosa potrebbero fare a te? Ucciderti?"
    Lo disse seriamente, fissandolo negli occhi per cogliere non solo la sua risposta verbale, ma anche la sua prosodia "Tu pretendevi che lui capisse il tuo gesto e lo rispettasse, ma di lui cosa sai? E del perché ha riso cosa ne sai? Vedi Blake, tu hai portato un tema interessante, che è la gestione della rabbia, ma sinceramente di te è la cosa che mi preoccupa meno. A me spaventi più ora qui, e non perché ho paura per me, ma perché sono spaventato a morte per te." e a quelle parole si avvicinò, quasi a sfiorare l'altro col suo corpo "Perché mi terrorizza il sentirti parlare così e capire che tu non hai la minima idea delle ripercussioni delle tue azioni, e del loro peso. E questo mi spaventa sia perché mi fa chiedere se tu sia in grado di valutare le tue azioni e, dall'altro, mi fa chiedere se tu sia in grado di imparare dai tuoi errori, perché senza consapevolezza ciò non è possibile, e questo mi spaventa a morte, perché ti condannerebbe a ripetere all'infinito gli stessi errori, fino, appunto, a rimanere solo."
    Ora era Lancelot quello senza fiato, rosso in volto, con occhi enormi, dilatati e quasi umidi. Le braccia erano tese, distese ai fianchi, coi pugni rigidamente chiusi "Perché Blake, se noi non avessimo fermato i denrisiani, quelli avrebbero potuto ucciderci, e poi forse tuo fratello avrebbe avuto giustizia - e sottolineo il forse - ma tu saresti comunque rimasto morto. E il tuo urlare contro la strega Naga avrebbe potuto portare alla stezza conclusione, solo portandoti dietro anche la donna che eri andato a salvare, condannandola a morire per mano della persona che l'aveva seviziata fino a quel momento. E sì, saresti morto anche per tentare di salvarmi... mentre Blake... per quello che hai fatto a natale i genitori hanno chiesto di espellerti perché nessuno vuole far avvicinare il proprio figlio ad un ragazzo che minaccia di morte gli altri. E se noi non avessimo scommesso su di te ora saresti là fuori, senza un percorso formativo concluso, con questa rabbia in corp, solo come un cane o e talmente tanti soldi da autodistruggerti prima che qualcuno potesse accorgersene"
    Fece ancora qualche passo indietro, poi indicò la sedia "Anche ora lo hai fatto: in teoria io dovrei chiamare la preside e formalizzare la tua esplusione, lo sai? E non sarebbe colpa mia, ma solo tua: tu hai gettato una sedia e danneggiato un muro, ma la verità è che fai lo stesso, costantemente, anche con la tua vita" il dito tremava nel mentre parlava con labbra livide dalla rabbia, dalla tensione "GUARDALA!" strillò, in pieno dramma shakesperiano "Vuoi essere così Blake, vuoi fare quella fine? Perché è così che ti stai trattando e prima o poi saremo tutti senza bacchetta - senza strumenti - e non potremo che lasciarti lì, a terra."
    Lo fissò severo, poi andò alla scrivania, dal proprio fodero prese il catalizzatore che lo accompagnava da anni e quindi andò alla sedia, che riparò, così come il muro, poi tornò ad affrontare il biondino "Mi hai chiesto di non dirti solo i tuoi problemi, e io ti ho descritto la fine che farai, e credimi Blake, non mi serve lanciare le rune per sapere che se noi ti espellessimo finiresti nel giro di qualche giorno in un turbinio autodistruttivo. Quando alle soluzioni... anche qui dovresti deciderti: sei tanto forte da farti giustizia da solo, anche per cose che manco noi sappiamo, ma poi siamo noi a dover trovare le soluzioni a te?" una pausa retorica, con tanto di sopracciglio alzato, poi rimise il catalizzatore nel suo fodero "La verità Blake, è che la soluzione l'abbiamo già trovata: rispetta le regole dell'accademia, se ci tieni ad essere un suo studente, perché è tanto importante quanto i voti, e segnala a chi di competenza eventuali soprusi che vedi e lascia a noi il compito di agire non in base alla rabbia, ma in base alla giustizia... o almeno a quello che a noi sembra giustizia. E per la rabbia, per tutto... immagino che uscire dal tuo guscio ti aiuterà: abbiamo deciso di prenderci cura di te da vicino, tutti, uno alla volta. Lo abbiamo fatto per sostenerti e per aiutarti a capire come non siamo alieni, ma possiamo essere dalla tua parte. E io sarò il primo, come tu sai, e mi aspetto da te quello che io ti ho dimostrato infinite volte - non ultima difendendoti col corpo docenti - e tu mai: fiducia."
    Era stato duro? Sicuramente sì, ma in vero le occasioni per Blake erano finite e Lancelot stava sperimentando sulla sua pelle come tutto gli fosse scivolato addosso: doveva essere incisivo, o non ci sarebbe stata per lui alcuna salvezza.
     
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    Per Blake tutto quello cominciava a diventare veramente, ma veramente troppo. La famosa pentola a pressione stava seriamente esplodendo e la cosa cominciava a fargli sentire anche i primi doloretti fisici. Non per il cuore che non reggeva o la pressione a mille, ma perchè il suo modo di sbattere la roba di qua e di la faceva solamente danni e si faceva male. il fatto era che Lance aveva le sue migliori intensioni ma Blake lo vedeva come un suo amico. E si, trattava i suoi amici in quel modo. Il prolema li non era solamente il non riconoscere l'autorità era proprio il fatto di non riconoscere il suo errore. Blake aveva cacciato così tante cose da dentro che in quel momento, in quel momento che aveva buttato la sedia contro il muro era come se fosse tornato alla realtà. Aveva esagerato, lo sapeva, ma almeno adesso non poteva più dire che non sapeva cosa gli passasse per la testa. Ma andiamo per gradi. Un modo come un altro per essere cortesi! Tzè Ovviamente pure se si mise seduto non ce la faceva e quindi si alzò di nuovo e fece quel suo teatrino come se fosse a casa sua, con suo fratello maggiore e quando Lance prese parole Blake era seriamente sfinito. Sfinito sia fisicamente che mentalmente. Era stanco di fare sempre tutto quello e comunque non essere capito. lui si sfogava in quel modo e tutti quanti erano li a dirgli che era sbagliato. Perchè nessuno chiedeva il perchè di tutto quello? Non era ovvio che ci fosse un problema a monte? La scuola non doveva aiutarti anche a crescere in maniera responsabile? Eppure lui si sentiva anni luce dietro a tutti in quel momento, come se ogni sua dannatissima azione venisse resa vana e sopratutto venisse gidicata sbagliata da qualsiasi persona. Perchè nessuno capiva che lui agiva per il bene dei suoi compagni? Perchè nessuno si fermava a riflettere che effettivamente Blake agiva con una certa logica, seppur sbagliata, ma comunque non a casaccio? Blake se lo chiedeva continuamente eppure non riusciva a capire un emerito niente. Non capiva il perchè di tutta quella sana ostilità nei suoi confronti. Anche adesso che aveva elencato quelle che per lui erano azioni di vanto...Lance gli stava rispondendo male!Non sono solo? E mi dica vede persone intorno a me? Jesse a Erik e viceversa, Lilith ha comunque una famiglia che la ama, Jessica a Mia, Mia a Charles... Io ho Aaron e sa che le dico? Non ho fatto altro che rovinargli la vita fino ad adesso quindi... davvero mi vuole bene oppure lo fa perchè lo ha promesso a sua madre? Continuava ad essere veramente arrabbiato ma quello che gli stava uscendo dalla bocca erano pensieri costanti. Forse non lo aveva mai detto ad alta voce, forse non aveva mai confessato a nessuno, in nessuna maniera, questo suo senso di inadeguatezza o comunque solitudine, ma voleva davvero sapere cosa gli passava per la mente? Bene, glielo stava dicendo. Cominciava a bruciargli la gola, sentiva gli occhi farsi gonfi e rossi. Avrebbe spaccato davvero tutto quello che aveva davanti ma quando Lance cominciò a parlare lui cercò seriamente di ascoltare ogni sua singola parola, gli vennero in mente anche le parole del suo professore di alchimia, A ricadere nel bene e nel male non sono le conoscenze e gli oggetti in sè, ma bensì il loro utilizzo, cercò di regolarizzare il suo respiro, cercò seriamente di cercare di ragionare, ma scosse il capo. Forse a lei non è chiara una cosa. Non è che non ho capito che senza di lei e Skyler io ero morto e pure in maniera allucinante, o che sapevo benissimo che quei densiriani avrebbero avuto comunque la meglio su di me, lei non ha capito che io non so come si chiede aiuto.Forse la rabbia a Blake faceva bene, infondo era un altro modo di parlare, anche se i toni non erano quelli remissivi che uno studente doveva avere con un suo professore, forse il fatto di non riuscire a collegare quello che stava facendo li, ossia ricevere una puzione, e quello che in realtà stava succedendo, ossia avere uno sfogo gratuito e violento con un suo professore, era solamente che un bene per entrambi. Lance comunque si sapeva difendere dai toni e dai modi di Blake e Blake stava comunque ascoltando seriamente quello che Lance gli stava dicendo. Avrebbe fatto tesoro di ogni sua parola, di questo ne era certo. Blake ascoltava poche persone ma lo faceva nella maniera più seria in assoluta. Il resto del discorso del biondo fu ascoltato in religioso silenzio. Blake si sentiva preso ad ogni parola, a calci in faccia, ogni volta che Lance apriva bocca lui si sentiva colpito. Perchè spaeva che il professore stava dicendo una cosa vera dietro l'altra e mai, e dico mai, Blake si sarebbe aspettato che fosse proprio Lancelot Olwen a dirgli la cruda e nuda verità. Guardò la sedia quando Lance gliela indicò e poi tornò a guardare lui. Si inumidì le labbra solamente alle sue ultime parole. Le sembro davvero una persona che sia in grado di trovarsi la soluzione da solo? O meglio... la mia soluzione l'ho trovata... avevo trovato un mio equilibrio, stava andando tutto bene... e poi sono successe tante, troppe cose. Mi ritengo abbastanza forte da sopravvivere, ho imparato a cavarmela da solo e mi sono costruito una mia personalità. Ho imparato a fare a meno di tutti, tranne di mio fratello. Ma no, non sono in grado di trovarmi una soluzione. La psicologa? Non serve a niente. Il problema lo so qual è: un padre alcolizzato e violento.Cosa doveva dirgli più una psicologa? Cosa doveva fargli affrontare? Avevano fatto più Brian con un molliccio e lui con una dannata runa che una psicologa per un brevissimo periodo in cui aveva ceduto a suo fratello. Si morse il labbro. Mi dispiace per la sedia Infondo passava da picchi di rabbia estremi a momenti di nonchalance assurda per quello che faceva nei picchi di rabbia. Vuole la mia fiduzia? Bene. Visto che non ho nessuna intenzione di deludere ancora mio fratello, o comunque di farmi espellere...Allargò le braccia come per dirgli: eccomi sono qui e poi fece un respiro. Possiamo prendercelo il tè? Oh... l'essere instabile comportava anche una contraddizione in temrini assurda ed un'incoerenza spaventosa. Incoerenza, contraddizione ed instabilità erano i tre aggettivi chiave per racchiudere tutto il carattere di Blake Barnes, e purtroppo, Lance stava facendo i conti con tutto quello!
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Si poteva pretendere, per una santissima volta, di prendersi un tè in pace con Blake Barnes senza cose (o lui stesso) che saltavano in aria e si rompevano? In teoria sì, ma la pratica, in effetti, diceva ben altro, come scoprirono ben presto (in quest'ordine preciso) la sedia di Lance, il muro di Lance e quindi Lancelot Olwen stesso.
    Non che lui fosse stato scagliato via (al momento, ma questo narratore finché non avesse letto la chiusura della role non si sarebbe sentito saggio a scommettere sul contrario), certo, ma alla fine persino lui aveva dovuto realizzare come il ragazzo si fosse permesso di compiere un gesto che già di base avrebbe mandato al patibolo qualsiasi studente, senza la considerevole fedina dell'opale.
    Eppure lo aveva fatto, avendo anche la faccia tosta di sedersi piccato manco fosse stata tutta colpa di Lancelot, il quale, ancora una volta, fu semplicemente troppo buono nel non cacciarlo via e invece spiegargli, ancora una volta, col cuore in mano, cosa non andasse bene nell'atteggiamento dell'opalino e perché ne fosse spaventato.
    Dopo tanti strepiti, il Barnes partì da un punto fisso nella stragrande maggioranza dei Black Opal: la solitudine. Il ragazzo descrisse la propria condizione sociale e Lancelot lo ascoltò attentamente, ben sapendo quanto la solitudine potesse essere una sensazione soggettiva distaccata dal concreto, cosa che in effetti rilevò. L'istinto sarebbe stato quello di arrabbiarsi, di sbeffeggiarlo persino, ma lui lì era l'adulto e gli occhi del biondino erano stremati, segno che in quelle parole ci aveva comunque messo tanto di sé, forse al punto di averci messo troppo.
    "Blake, non è che anche le relazioni degli altri siano idilliache e perfette: pensi davvero che io non litighi mai con mio cugino o che Lilith non litighi coi suoi?" chiese lui, ben sapendo quale fosse la risposta: sì, la pensava esattamente così, come tutti quelli che si sentivano soli "Può non sembrare, Blake, ma ti osservo, sempre" anche in bagno Lance? No perché pensavo di dover biasimare Daniele, ma forse devo puntare il mio indice moralizzatore anche contro di te "E vedo perfettamente come ti muovi sempre con Jesse Lighthouse, o Erik Foster, o Jessica o Mia: Blake, tu non sei mai solo, né nelle cose banali, né quando ti cacci nei guai: c'è sempre qualcuno pronto a rischiare la vita per te, con te!" gli fece notare "E' successo ad inizio anno, è successo contro la strega Naga ed è successo anche in consiglio di classe: Aaron, io, Lighthouse, Foster, Whitemore, Freeman, e la Clarke ovviamente... diamine, persino quella pazza furiosa di Eilidh si è gettata in tuo soccorso! Tu non sei solo Blake e mi sembra che tu stesso te lo sia appena detto: non è il presente il problema, quanto il futuro. Per quanto la gente potrà ancora reggere il modo in cui getti via te stesso e quindi loro prima di decidere che è stata fatta calare la proverbiale ultima goccia che fa straripare il vaso?"
    Lancelot era sempre stato uno prolisso, ma le domande - e le conseguenti risposte - di Blake erano davvero articolate, rendendo quel dialogo una serie interminabili di monologhi: col senno di poi, Lance aveva fatto bene a fare del tè!
    "Non so cosa tu voglia dagli altri Blake, ma se vuoi che le persone si riducano come quella sedia o assistano al fatto che tu ti riduca a quel modo, beh, tienilo a mente: solo uno stronzo, o uno sfigato totale, accetterebbe!"
    Sapeva quanto Blake tenesse alla sua immagine e sperava che quel parlare potesse solleticarlo: si sentiva ascoltato in quel momento, come non mai, e avrebbe tentato tutte le frecce al suo arco per l'altro, comprendendo perfettamente quale fosse la posta in palio, e come fossero in disperato ritardo sul tempo massimo loro concesso 'E' letteralmente ora o mai più!' il che, in effetti, con Blake era una costante!
    Il ragazzo era sempre oltre la soglia critica, forse proprio per quello che ora stava andando a definire, ovvero la sua capacità di chiedere aiuto, che generava il suo costante tentarci da solo e causar casini ancora maggiori. Lance sbuffò un poco a quelle parole "Però pretendi che gli altri accettino il tuo: non lo trovi un po' egoista?" affermò lui, non tanto per contraddirlo su ogni punto, ma per sfruttare fino in fondo quella finestra per fr vedere all'altro le sue infinite, umane, contraddizioni e permettergli di crescere, di maturare, e diventare l'uomo che lui sperava potesse essere.
    Lo vide fissare quella sedia, teatralmente ancora distrutta, esitare, comprendere e Lancelot, lentamente, sospirò senza farsi percepire 'Dimmi che stai capendo... non pretendo... Blake, non ti chiedo niente, tu sei... fantastico così. Ma ti prego, capisci i tuoi eccessi e prova a darti un freno... permettici di averti ancora con noi nella nostra vita... non costringerci a farti diventare un fallito'
    Vi era davvero troppa retorica anche nei pensieri dell'Olwen, ma lui lo credeva con tutto sé stesso, con ogni sua fibra, ed infatti stava approcciando quel giorno come l'occasione della vita, impegnandosi come a malapena aveva fatto per ottenere la cattedra che ricopriva, perché per sé stesso, lui, non sapeva impegnarsi tanto.
    Lo sentì dire di non aver soluzioni, di aver perso il suo precario equilibrio e di saper perfettamente il perché e come comunque avesse anche fatto miracoli lungo il percorso 'Blake...' posò i gomiti sul tavolo e si coprì la bocca con le mani, forse per la paura di singhiozzare. Lasciò quelle parole sospese nell'etere, quasi potessero sedimentare o fermentare, poi rispose "Sei un ragazzo troppo straordinario per poterti descrivere come il figlio di un alcoolizzato e permettere che ciò ti definisca ora e per sempre" disse infine, posando le mani, giunte, sulla scrivania "Quello è solo il primo - ingiusto, crudele e orribile - capitolo. Quello dal quale tu sei partito e ti sei distaccato per diventare il ragazzo a cui io voglio... bene" e a quel punto, mosso da commozione, singhiozzò.
    Si prese un istante, alzando gli occhi al cielo, poi tornò all'altro, con un imbarazzato sorriso "E che ti condurrà ad essere una persona fantastica, degno della stima e dell'amore di tutti noi, incluso di tuo fratello, che certo non ha bisogno che tu gli dimostri quanto tu gli abbia dato. Non vivere il tuo passato come una scusa o, peggio, una maledizione: vivilo per quello che è, un'ingiustizia... e se tu non puoi permettere ad un bullo di fare qualcosa ad Ayla, puoi davvero permettere quello che ti starebbe facendo tuo padre?"
    Tese una mano in avanti, verso il ragazzo, protendendosi sulla scrivania per avvicinare il suo viso verso quello dell'altro "Ti ho visto distruggere infermerie, porti, sale e studi di docenti. Ti ho visto mandare a quel paese Predoni denrisiani, streghe millenarie e rivoluzionari: davvero mi vuoi dire che vuoi permettere a quell'uomo... a quel bastardo" uh Lance, le parolacce?! Parliamone! "Di definirti?
    Eravamo abituati alle pause retoriche del runista? Perché lui a quel punto si fermò ancora e si tirò indietro, fissando l'altro con degli occhi brillanti, carichi di orgoglio, determinazione e, perché no, rabbia "Distruggi tutto Blake. Quello che ti ha fatto, quello che ti causato: radi al suolo qualsiasi cosa quell'uomo abbia creato o voluto in te, fino all'ultima briciola, e diventa chi vuoi essere: chi noi sappiamo che puoi essere"
    Vi era tanto potenziale nel ragazzo, almeno secondo Lancelot, che in effetti forse non era un gran riferimento, visto che portava in palmo di mano Alexander Olwen, ma vedendolo lì, riflessivo, forse anche pentito, si disse che c'era davvero la possibilità d poterci riuscire.
    Lo ascoltò parlare, calmo, allargando sempre di più un sorriso. Rise "Tutti quelli che vuoi, Blake: tutti quelli che vuoi" disse, con tutta la dolcezza di questo mondo, porgendo la tazza al ragazzo, che poi riscaldò, un po' come l'opalino aveva fatto col suo cuore, perché in fondo Blake Barnes era un'enorme gatta da pelare, ma ti entrava nel cuore e non c'era modo di liberarsene.
     
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