Lancelot Olwen ♣ Docente di Rune
Quando Lancelot era stato più giovane aveva definito Brianna Lady Incendio ed Eilidh Uragano Multicolor, descrivendole come due calamità naturali, le quali, per definizione, potevano essere al massimo contenute.
Ovviamente nel trovarsi davanti Blake, il docente aveva avuto ampio modo di rivalutare i propri standard di calamità naturale, in quanto col ragazzo tutto era un disastro e persino un buongiorno poteva essere complicato con lui, o anche solo tenerlo seduto.
Entrò che già era furioso e ovviamente i suoi tentativi di tenere pacati i toni furono semplicemente ignorati o ebbero l'effetto diametralmente opposto, questo perché, fondamentalmente, Blake non era lì per calmarsi e ragionare o capire il perché fosse furioso, era lì semplicemente per sfogarsi, convinto, nonostante tutto, di essere dalla parte della ragione.
"Ti ho solo domandato se vuoi un té, Blake, è un modo come un altro per essere cortesi." fece notare lui, balbettando più di quanto avrebbe voluto, poco abituato a persone così tanto esplosive "E siediti, per favore" gli chiese subito dopo, indicandogli nuovamente la sedia "Cerchiamo di avere una conversazione civile... e quindi modera anche i toni: non sono un tuo compagno di classe, che comunue meriterebbe un trattamento migliore di così!"
Lancelot era decisamente un illuso e ciò fu ben chiaro persino a lui, del resto aveva invitato l'altro ad esprimersi e ciò ottenne, anche se non fu esattamente come lo avrebbe desiderato (avendo ampio margine per pentirsene). Blake parlò, e molto, ripercorrendo tutto quel tribolato autunno 2019, fornendo un ritratto di sé forse fin troppo preciso 'Non si rende conto...' tanto preciso che persino un ragazzo tanto gentile ed affezionato non poté non prendere atto dei tratti sociopatici del biondino più esplosivo di Hidenstone: a tutto vi era una spiegazione, una logica, a tratti anche forte, ma che perdeva completamente di vista il contesto e soprattutto le ripercussioni dei fatti, aspetto che persino lui citò, accusandoli di esagerare o di bollarlo come pazzo.
Troppo esterrefatto, forse a tratti sofferente, il docente fissò con sguardo corrucciato e seriò il ragazzo, cercando di individuare le ragioni e seguire il filo logico, sentendo sempre di più i brividi lungo la schiena 'Non capisce... non capisce proprio!' riavendosi solo quando Blake fin fin troppo eclatante "Blake, no, che fai!" esclamò lui, schizzando in piedi a sua volta quando questi sbatté la sedia contro il muro, sbiancando e guardandosi intorno, colto quasi dal panico 'Lo avranno sentito?!' si chiese lui, dimentico di come la sua stanza fosse insonorizzata per consentirgli di suonare, non capendo neanche perché dovesse essere lui quello che si vergognava (forse perché non riusciva a controllare il ragazzo?). Restava il fatto che aldilà di qualche sporadica esclamazione, Lancelot poté solo incassare: era troppo damerino e spaventevole per opporsi a quella detonazione umana, non potendo inserirsi nella conversazione neanche quando questi ebbe il fiatone o quando citò Jessica e Ayla.
Blake sarebbe verosimilmente potuto uscire da solo senza sentire una sola frase di Lancelot, o farsi saltare in aria, ma fu lui stesso a creare lo spazio per l'altro, lo fece, di fatto, spegnendosi 'Blake...' ancora in piedi, l'insegnante fece un timido passo verso l'altro con lo sguardo distrutto, nel mentre questi lentamente si spegneva e lasciava tra le braci solo i residui di tristezza: la consapevolezza di essere solo, la paura di non avere una via di uscita, nonché la sperimentazione reale e concreta, anche nel presente, di sentimenti di impotenza.
Sospirò, osservò la sedia sgangherata a terra e il segno che aveva lasciato sul muro, poi aggirò la propria scrivania, raggiungendo il ragazzo e tentando di mettergli una mano sulla spalla "Blake, tu non sei solo" esordì lui, avendo la forte tentazione di porre anche la seconda mano sull'altra spalla del ragazzo, con dolcezza, con far protettivo "Ma se continuerai così... lo sarai... e ormai sei abbastanza grande da capirlo anche da solo"
Vi era dolore nella voce di Lancelot, più ancora che stanchezza, così come nel suo sguardo, così tormentato, quasi vicino al pianto, e così lontano da quello sguardo duro che aveva accolto l'altro alle sue prime uscite, riflettendo lo spegnersi del biondino e il portare la conversazione su qualcosa di più profondo, qualcosa di più importante.
"Io non ho dubbi sul fatto che tu studi, o sul fatto che tu sia un bravo ragazzo, Blake, anzi, sono il primo sostenitore del fatto che tu abbia un cuore d'oro... ma ciò non giustifica ciò che hai fatto... o quello che hai fatto ora" e nel farlo, teatralmente, indicò la sedia a terra, anche se mantenne lo sguardo sul ragazzo.
"Non ho mai avuto dubbi che tu avessi le tue ragioni - tutti abbiamo le nostre ragioni per fare le cose, persino Voldemort e Hitler avevano le loro - ma questo non basta... non basta per perdonare e non basta per rendere giuste le tue scelte, anche perché io non mi preoccupo del ragazzo che vede suo fratello scaraventato in aria e grida contro Denrise vicino a delle drakkar, né del fidanzato che si getta nella nebbia per salvare la sua bella. Mi preoccupo per il ragazzo che ho davanti che non si rende conto che se io e l'infermiere non ci fossimo gettati in suo soccorso, per un suo errore di valutazione avrebbe avuto una morte atroce. Così come mi preoccupo per il ragazzo che non si rende conto di quanto siano pericolosi i denrisiani o non capisca non può farsi giustizia da solo."
A quel punto dovette interrompere il contatto fisico con l'altro. Si voltò, portò la mano al mento e iniziò a muoversi avanti e indietro, riflettendo, cercando di mettere in fila i pensieri "Perché tu lo sai vero che non siamo nella giungla e la giustizia viene amministrata vero? Perché tu non sei un prefetto e non è tuo compito far giustizia per Ayla, la quale, se ha problemi, deve venire da noi, o andare dai suoi prefetti, ed essere aiutata - cosa che noi avremmo fatto. E lo stesso vale per te e per il ragazzo che ha riso, perché Blake, perdonami, ma ti rendi conto che se per uno che ride ad un tuo gesto che non può capire tu puoi minacciarlo - e provarci - di dargli fuoco... i suoi amici cosa potrebbero fare a te? Ucciderti?"
Lo disse seriamente, fissandolo negli occhi per cogliere non solo la sua risposta verbale, ma anche la sua prosodia "Tu pretendevi che lui capisse il tuo gesto e lo rispettasse, ma di lui cosa sai? E del perché ha riso cosa ne sai? Vedi Blake, tu hai portato un tema interessante, che è la gestione della rabbia, ma sinceramente di te è la cosa che mi preoccupa meno. A me spaventi più ora qui, e non perché ho paura per me, ma perché sono spaventato a morte per te." e a quelle parole si avvicinò, quasi a sfiorare l'altro col suo corpo "Perché mi terrorizza il sentirti parlare così e capire che tu non hai la minima idea delle ripercussioni delle tue azioni, e del loro peso. E questo mi spaventa sia perché mi fa chiedere se tu sia in grado di valutare le tue azioni e, dall'altro, mi fa chiedere se tu sia in grado di imparare dai tuoi errori, perché senza consapevolezza ciò non è possibile, e questo mi spaventa a morte, perché ti condannerebbe a ripetere all'infinito gli stessi errori, fino, appunto, a rimanere solo."
Ora era Lancelot quello senza fiato, rosso in volto, con occhi enormi, dilatati e quasi umidi. Le braccia erano tese, distese ai fianchi, coi pugni rigidamente chiusi "Perché Blake, se noi non avessimo fermato i denrisiani, quelli avrebbero potuto ucciderci, e poi forse tuo fratello avrebbe avuto giustizia - e sottolineo il forse - ma tu saresti comunque rimasto morto. E il tuo urlare contro la strega Naga avrebbe potuto portare alla stezza conclusione, solo portandoti dietro anche la donna che eri andato a salvare, condannandola a morire per mano della persona che l'aveva seviziata fino a quel momento. E sì, saresti morto anche per tentare di salvarmi... mentre Blake... per quello che hai fatto a natale i genitori hanno chiesto di espellerti perché nessuno vuole far avvicinare il proprio figlio ad un ragazzo che minaccia di morte gli altri. E se noi non avessimo scommesso su di te ora saresti là fuori, senza un percorso formativo concluso, con questa rabbia in corp, solo come un cane o e talmente tanti soldi da autodistruggerti prima che qualcuno potesse accorgersene"
Fece ancora qualche passo indietro, poi indicò la sedia "Anche ora lo hai fatto: in teoria io dovrei chiamare la preside e formalizzare la tua esplusione, lo sai? E non sarebbe colpa mia, ma solo tua: tu hai gettato una sedia e danneggiato un muro, ma la verità è che fai lo stesso, costantemente, anche con la tua vita" il dito tremava nel mentre parlava con labbra livide dalla rabbia, dalla tensione "GUARDALA!" strillò, in pieno dramma shakesperiano "Vuoi essere così Blake, vuoi fare quella fine? Perché è così che ti stai trattando e prima o poi saremo tutti senza bacchetta - senza strumenti - e non potremo che lasciarti lì, a terra."
Lo fissò severo, poi andò alla scrivania, dal proprio fodero prese il catalizzatore che lo accompagnava da anni e quindi andò alla sedia, che riparò, così come il muro, poi tornò ad affrontare il biondino "Mi hai chiesto di non dirti solo i tuoi problemi, e io ti ho descritto la fine che farai, e credimi Blake, non mi serve lanciare le rune per sapere che se noi ti espellessimo finiresti nel giro di qualche giorno in un turbinio autodistruttivo. Quando alle soluzioni... anche qui dovresti deciderti: sei tanto forte da farti giustizia da solo, anche per cose che manco noi sappiamo, ma poi siamo noi a dover trovare le soluzioni a te?" una pausa retorica, con tanto di sopracciglio alzato, poi rimise il catalizzatore nel suo fodero "La verità Blake, è che la soluzione l'abbiamo già trovata: rispetta le regole dell'accademia, se ci tieni ad essere un suo studente, perché è tanto importante quanto i voti, e segnala a chi di competenza eventuali soprusi che vedi e lascia a noi il compito di agire non in base alla rabbia, ma in base alla giustizia... o almeno a quello che a noi sembra giustizia. E per la rabbia, per tutto... immagino che uscire dal tuo guscio ti aiuterà: abbiamo deciso di prenderci cura di te da vicino, tutti, uno alla volta. Lo abbiamo fatto per sostenerti e per aiutarti a capire come non siamo alieni, ma possiamo essere dalla tua parte. E io sarò il primo, come tu sai, e mi aspetto da te quello che io ti ho dimostrato infinite volte - non ultima difendendoti col corpo docenti - e tu mai: fiducia."
Era stato duro? Sicuramente sì, ma in vero le occasioni per Blake erano finite e Lancelot stava sperimentando sulla sua pelle come tutto gli fosse scivolato addosso: doveva essere incisivo, o non ci sarebbe stata per lui alcuna salvezza.