I want to be free

Jessica e Daniele

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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni | II anno
    Chi aveva inventato una regola stupida come il coprifuoco alle 22 dentro i dormitori? Era notte fonda e lei non riusciva a prendere sonno, di nuovo. Era da più di un mese, ormai, che faceva sempre lo stesso sogno. Una voragine in cui c'era lei, a guardare dal basso il cielo senza stelle, buio e spaventoso, con la faccia del figlio che la guardava dall'alto, senza poter far nulla per la madre. E quella notte non differiva dalle altre, solo che quella notte aveva un impellente bisogno di vedere le stelle, quasi come di respirare. Doveva verificare che fosse tutto okay, che fosse stato solo un sogno. Certo, sapeva che era un pensiero irrazionale e che ovviamente era solo un sogno, ma, in fondo, la paura non era spesso e volentieri qualcosa di irrazionale? Scostò le coperte con rabbia, odiandosi per aver quasi rischiato di non esserci per suo figlio. Si avvicinò cautamente alla finestra per evitare di svegliare le compagne dormienti e guardò il cielo. Sperava che vi avrebbe visto quei puntini gialli lontani anni luce, ma che sarebbero sicuramente riuscite a calmare la sua inquietudine. Imprecò quando vide quelle leggere nuvole, che sembravano fatte di zucchero filato, invadere il cielo come se fossero padrone di esso. Tornò tra le calde coperte del suo letto, ma Morfeo non collaborava e sembrava non volerla accogliere tra le sue dolci braccia, infatti la ragazza non riusciva in nessun modo a ricadere in quell'attività che, ormai, le era diventata quasi sgradita, ma sapeva che se non avesse dormito, sarebbe andata a lezione l'indomani con due occhiaie da paura. Sbuffò sonoramente e si alzò a sedere mentre nella sua testa si formava nuovamente l'idea scartata poco prima, ovvero uscire dal dormitorio e dirigersi all'osservatorio di astronomia, anche se non sapeva se fosse aperto, per poter tentare di vedere meglio le stelle, magari c'era qualche telescopio o qualcosa. Sapeva perfettamente che il suo era un bisogno stupido, ma chi non fa cose stupide, quando non è osservato?
    Non pensò nemmeno di cambiarsi, tanto chi ci sarebbe potuto essere, di notte, in una torre? Con questo pensiero, restò con la sua sottoveste da notte blu che usava sempre per dormire, indipendentemente dalla stagione. In dormitorio sotto le coperte, stava benissimo senza il bisogno di pigiami o altro. Si mise semplicemente una vestaglietta di seta anch'essa blu, le sue scarpe basse ed era pronta ad andare. Fortunatamente Alex stava crescendo, quindi si svegliava decisamente meno rispetto a quand'era appena nato. Uscì così prima dal dormitorio e poi dalla sala comune, sincerandosi che nei corridoi non vi fosse nessuno. Se anche i professori avessero deciso di effettuare qualche ronda notturna, quella notte non erano da quelle parti. Inoltre aveva infranto decine di volte il coprifuoco, volta più volta meno, non cambiava molto. Anche se, forse, l'ultima volta che lo aveva fatto non era andato troppo bene. Ricordò con un brivido quella notte di più di due mesi prima quando era stata catapultata con Alkos e Josh indietro nel tempo. Era stata decisamente fortunata, visto che non era capitato a lei di essere stata rapita. Scrollò le spalle per cacciare il ricordo tenebroso e, passo dopo passo, si diresse dove sapeva esserci l'ingresso alla torre. Sperava vivamente fosse aperto. Prese la maniglia e spinse la porta che, inaspettatamente si aprì con un cigolio sinistro. In questa scuola non ce l'hanno l'olio per le porte? pensò, lievemente turbata da quel suono stridulo che aveva distrutto il silenzio che aleggiava attorno a lei. Sebbene non fosse chissà quale rumore, nella notte e alle sue orecchie da fuorilegge scolastica, sembrava come l'esplosione di una bomba. Entrò e richiuse la porta alle sue spalle, salendo scalino dopo scalino, fino ad arrivare al piano più alto, dove si trovava la stanza in cui potevano fare lezione di sera e vedere le tanto agognate stelle. La vista da là era bellissima ed un leggero venticello spirava dalla finestra aperta, leggero e gelido che faceva svolazzare qua e là la sua sottoveste. Buttò un occhio giù, verso il prato che sembrava espandersi all'infinito, sebbene non ne distinguesse troppo i tratti da lassù. Pensò agli uccellini che potevano volare indisturbati... se lei fosse stata uno di loro, avrebbe potuto uscire con facilità dalla voragine che vedeva in sogno. Quanto avrebbe desiderato volare... essere libera di andare dove voleva e quando voleva. In un attimo, si arrampicò sul davanzale. Era sempre stata una tipa atletica, Jessica, e appena tornata abbastanza in forze dopo la gravidanza, aveva ripreso ad allenarsi per tornare come prima, quindi salire sul davanzale non era stato eccessivamente difficile. Un brivido di vertigine la colse guardando giù, ma poi si sistemò meglio ed incrociò le gambe, guardando l'orizzonte. Solo i versi di qualche civetta arrivarono alle sue orecchie. Si sporse leggermente per guardare giù ancora una volta e, ancora una volta, pensò a com'erano liberi gli uccellini. A come sarebbe stato bello se lei fosse riuscita a volare. Sarebbe stata libera dagli incubi, libera da tutto. Se solo potessi volare...
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    Daniele Salvatore ( ) - Stat. - Prof Astronomia- 33 anni - Ex Grifondoro
    «Le strade della lealtà son sempre rette. »
    Di tante cose che era abituato a fare durante la notte, dormire era l'unica cosa che non gli riusciva particolarmente bene. Un astronomo aveva il giorno e la notte invertiti! Il giorno, in genere, lo passava sempre a sonnecchiare, ed invece la sera era allegro e pimpante come non mai. Stava ancora scrivendo delle cose per il suo programma. Aveva intenzione di fare una lezione a quei ragazzi veramente molto, molto, molto bella ed interessante, aveva voglia di farli esercitare in qualcosa di estremamemten pratico, di essere concreto e cercare di insegnare loro due cose importanti. Aveva capito che molti di loro dovevano imparare a difendersi ed altri invece ad essere un pò più coraggiosi e prendere iniziativa nell'attacco. Stava pensando molto ai suoi studenti ed era andato a sbirciare anche le lezioni dei suoi colleghi. L'astronomia non era una materia del tutto autonoma, poteva essere d'aiuto e di supporto a moltissime materie che loro imparavano, come ad esempio Incantesimi o le stesse rune. Daniele era stato molto bravo ad imparare come un elemento atmosferico, o comunque di spazio o di tempo potesse essere rilevante e decisivo in un duello. Insomma, voleva che i suoi alunni diventassero più forti e consapevoli, specialmente dopo quello che gli era successo. Era li, nel suo studio a continuare a lavorare per loro, quando sentì la porta della torre di astronomia aprirsi. Effettivamente quello strano cigolio gli fece prendere un colpo. Guardò l'orario e sgranò gli occhi. Perchè gli studenti dovevano andare li sopra a quell'orario? Sperava seriamente che non doveva diventare un orco cattivo o di non sorprendere nessuna coppietta a fare qualcosa di incedente. Lui aveva dato il suo primo bacio sulla torre di astronomia, ma comunque non era una buona scusa per far si che i suoi alunni potessero fare quello che volevano. Si alzò, posò la sua penna e chiuse il suo computer. Non tolse gli occhiali da vita che metteva per non far stancare gli occhi e andò lentamente e con passo felpato a vedere esattamente chi fosse. Puntò la bacchetta sulla porta per non farle fare nessun rumore e quando l'aprì sentì quelle parole e poi riconobbe i capelli corvini di Jessica Whitemore. Sorrise appena e tossicchiò per non farla spaventare. Allora è proprio vero che voi dei Black Opal non riuscite proprio a rispettare le regole, anche quelle più basilari! Non lo disse con cattiveria ne con presunzione, aveva un tono poco da professore in realtà e fin troppo da amico. Sorrise alla ragazza. Dovresti fare attenzione, potresti davvero morire! Aggiuse. Quella ragazza gli stava particolarmente a cuore. Non sapeva il perchè, ma fin da subito gli era sembrata una ragazza da difendere, e diciamoci la verità, Daniele era proprio quel tipo di ragazzo che prendeva a cuore qualsiasi caso umano gli si parasse davanti.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni | II anno
    Si poteva dire tutto di Jessica, le si potevano trovare tutti i difetti del mondo, ma l'essere una fifona non faceva parte di essi, però non poté evitare un mini infarto nel sentire la voce del suo insegnante di astronomia, Daniele Salvatore. Per quanto lui avesse, molto gentilmente, cercato di non farla spaventare, la ragazza era troppo assorta dai suoi pensieri e qualsiasi cosa l'avrebbe fatta scattare come una molla e probabilmente sarebbe caduta giù e non per sua scelta. Non rispose subito, continuando ad osservare il panorama scuro, quasi come se non l'avesse sentito. Stava ancora riflettendo su quanto le piacerebbe spiccare il voto come un uccellino, ma alla fine si girò leggermente la testa nella sua direzione. Violare il coprifuoco è diventata la nostra regola, piuttosto che rispettarlo. Lo disse convinta, ma con la voce era distante, quasi non fosse nella stanza con lui. Ironicamente, guardando il cielo pensando a quell'argomento, le venne in mente un suo ricordo d'infanzia. Aveva sì e no sette anni ed essendo molto atletica fin da bambina, si era arrampicata sull'albero più alto nella casa in campagna che avevano preso in affitto un anno, mentre i suoi genitori erano dentro casa. Si era messa in piedi sul ramo più grosso dell'albero ed aveva aspettato che sua madre uscisse, poi aveva esordito con un "Guarda mamma, posso volare!" e si era buttata. Inutile dire che non era finita troppo bene né per lei né per i genitori che avevano dovuto correre in pronto soccorso perché si era rotta un braccio, mentre lei rideva. Eh sì, che ragazza strana Jessica Veronica Whitemore. Cosa c'entrava quel ricordo con quel momento del suo presente? Beh, che anche ora era seduta ad un passo da una morte certa, mentre dall'altro lato c'era la salvezza e il suo professore -molto dolce e attraente, invero.- Oh, andiamo. Sfido chiunque a dire il contrario, studentessa o meno. La ragazza ascoltò la sua frase e fece spallucce. Ha ragione rispose calma, facendo forza su polsi e gambe per alzarsi in piedi, sempre su quel davanzale. Non scese, semplicemente guardò dall'alto il suo insegnante, il vento costante che faceva svolazzare la sottoveste come ad enfatizzare il momento. Mi è sempre piaciuto questo posto, sa? disse, girandosi verso l'oscurità. È sempre così tranquillo. E poi oggi stavo pensando... fece una pausa drammatica. Non sarebbe bello poter essere liberi e volare come degli uccelli? Sembrano così felici lassù. Senza nemmeno pensarci, fece un passo in avanti e si affacciò sul baratro. Tutto sembra così insignificante da qui, non trova? Come se fossimo i padroni di tutta Denrise. Sospirò ed alzò gli occhi al cielo. E le vede le stelle, lassù? Sembrano così tranquille, così silenziose. Chissà come dev'essere la vita di una stella. Quella sera Jessica si sentiva in vena di discorsi filosofici. Ma la verità era che, ricordo dopo ricordo, si stava risvegliando una catena di eventi che la corvina avrebbe dimenticato volentieri. Magari i miei genitori stanno guardando lo stesso cielo. Secondo lei si stanno chiedendo come stia la loro unica figlia, quella che hanno prontamente abbandonato due estati fa? Quella che hanno abbandonato per quale motivo, secondo lei? Forse non sono abbastanza, forse non mi hanno mai voluta, forse sono solo frutto di un errore, come in fin dei conti lo è stato Alex. Sia chiaro, amava suo figlio ma era inutile negare la cruda verità: era nato per errore. Ma era stato il suo errore più bello. Forse però non era andata così per i suoi genitori, forse loro avrebbero preferito un maschio, oppure proprio non avere figli ma non hanno mai avuto abbastanza soldi per scappare prima. Se potessi volare, potrei andarli a trovare ovunque si trovino... mormorò con voce tremante, la prima lacrima traditrice che minacciava di farla scoppiare. La prima lacrima traditrice che, senza ritegno, iniziò a rigarle la guancia. Fare quel sogno, rischiare di perdere suo figlio, le aveva ricordato anche dell'abbandono dei genitori. Anche loro avevano perso una figlia, come si sentivano, visto che l'avevano persa di loro volontà? E chissà se sapevano di avere un nipote, magari in tutti quei mesi erano stati in contatto con lo zio e lei non sapeva nulla. Lasciò comunque che le lacrime infami le rigassero le guance, senza provare minimamente a nasconderle.
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    Daniele Salvatore ( ) - Stat. - Prof Astronomia- 33 anni - Ex Grifondoro
    «Le strade della lealtà son sempre rette. »
    Si aspettava tutto e di più, ma non lei in vestaglietta, con quel freddo e su quel cornicione. Quando aveva parlato l'aveva sentita completamente distante, come se a parlare non fosse proprio lei, allora si avvicinò leggermente a lei, cercando di non farla spaventare, ma in realtà quello che si stava facendo sotto era lui. Insomma, cosa diavolo ci faceva la notte li sopra, e soprattutto con quell'abbigliamento. Le era successo qualcosa di estremamente brutto? Insomma, davvero quegli studenti erano così dannatamente disturbati, tutti quanti? Era preoccupato e lo divenne ancora di più quando la vide alzarsi in piedi. é anche il mio posto preferito, quando avevo la tua età stavo sempre nella torre di astronomia, in genere i professori la chiudevano a chiave, ma poi era così facile aprire una porta rotta ed antica... di legno... cercò di parlare con disinvoltura fino a che arrivò vicino a lei. Volare come gli uccelli? Veramente? Insomma, non è che quello era un tentativo di suicidio? Lo sapeva che quella ragazza aveva qualcosa che non andava e che sopratutto non lo diceva, non lo esternava. Era qualcosa di seriamente preoccupante e sinceramente cominciava a pensare che magari un consulente scolastico poteva servire seriamente a quella scuola. Possibile che non ce ne fosse uno dopo tutto quello che era successo? Inoltre, lui aveva avuto una vita così regolare e senza intoppi che al momento non sapeva neanche bene cosa dire. Beh, che dio benedica il quidditch per questo! Infondo drammatizzare la situazione era l'unica cosa sensata che gli veniva di fare, ma nel frattempo era così vicino alla sua caviglia che non l'avrebbe mai lasciata cadere. Se scendi giù da questo cornicione, ti faccio vedere una cosa bellissima! Lo diceva davvero, lui aveva tutti gli strumenti e conosceva il cielo meglio della terra, poteva farle capire davvero come viveva una stella e farle anche capire che non erano poi così tranquille. Forse era meglio vivere sulla terra e come un dolce orsetto coccoloso. Le stelle erano tanto belle ed affascinanti quanto assolutamente dannate. Riuscivano a farti perdere la via, riuscivano a darti delle indicazioni vere, quanto errate. Le stelle erano dei corpi celesti infinitamente misteriosi, un sigillo fatto male e ci si ritrovava all'inferno. Insomma, Jessica era una ragazzina e non sapeva cosa diceva, ma lui poteva rispondere a quella domanda. Diciamo che le stelle non vivono proprio una vita tranquilla, e ti posso assicurare che non la fanno vivere neanche a noi. Sai, siamo molto influenzati dal cielo, dalla luna, dalle stelle, anche dalla luminosità di esse. Forse parlare con lei era necessrio, forse tutto quello era dettato da qualcosa che Daniele neanche immaginava, da un dolore veramente forte e sopratutto taciuto per troppo tempo, ed infatti, subito dopo arrivò la vera ragione di quella passeggiata su quel cornicione troppo alto e pericoloso per essere sottovalutato. I suoi genitori l'avevano abbandonata e lei non sapeva ne capiva il perchè. Era completamente comprensibile. Lui non poteva capirla in pieno, ma poteva sicuramente aiutarla. Ma in realtà la frase che lo fece letteralmente sbiancare fu quella successiva. Alchè, fece un gesto istintivo, la prese semplicemente per mano e l'attirò a se. Magari sarebbe anche caduta dal muretto, ma almeno dalla parte giusta e lui non avrebbe permesso che lei si facesse male, prendendola prontamente. Non voglio sentire mai più assurdità di questo tipo! Aggiunse questa volta un pò più severo, ma tornando immediatamente con un'espressione dolce sul viso della ragazza. Le sorrise. Insomma, si erano troppo vicini, ma lei si stava per buttare, ed infatti, alla fine lui si allontanò appena. I genitori fanno degli errori. Sono esseri umani anche loro. Ma un figlio non è mai un errore, e tu dovresti saperlo meglio degli altri. Jessica Veronica Whitermore, sei una ragazza bella e giovane, hai tanto ancora da imparare e sei anche fortunata che puoi farlo. Il passato non deve mai influenzare il tuo presente o il tuo futuro, non nell'accezione negativa. Siamo il frutto delle nostre scelte, sempre. Se tu scegli di essere una donna forte, e consapevole allora è così che diventerai. Aggiunse poi asciugandole le lacrime con un dito. Ti va una tisana calda? Chiese non facendo caso al suo abbigliamento. Infondo era una sua alunna.
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Ah, la notte. Com'è che si dice, che la notte porta consiglio, no? Beh, non era stato esattamente così per la Whitemore. La notte, per la giovane, non era stato che l'inizio di un incubo. Sognare quel baratro che la separava dal figlio per sempre l'aveva sconvolta e l'aveva fatta pensare alla sua vita in generale, a tutto ciò che aveva odiato con tutte le sue forze, come l'abbandono dei suoi genitori e il rifiuto di Lucas, anche se questo ancora non lo aveva rivelato al docente. Chissà come doveva essere poter smettere di pensare, poter smettere di vivere e rivivere ricordi spiacevoli, spegnere la mente ed il corpo. Doveva essere la cosa più bella del mondo. Questi erano i pensieri, non proprio felici, che turbavano la mente di Veronica quella sera. Lo osservò avvicinarsi e lo guardò con i suoi occhioni scuri così giovani che però avevano visto molte cose che i giovani della sua età, al di fuori di Hidenstone, non avevano mai visto. Ascoltò così il prof, sul ciglio del dirupo, ad un passo dalla libertà eterna. Oh, credo che i prof abbiano definitivamente rinunciato a chiuderla ridacchiò lei, senza reale divertimento. Ormai si può aprire solo sfiorandola con i polpastrelli.
    Il Quidditch! Esclamò lei, quasi colta da un'illuminazione. Quanto lo amo! Ad Hogwarts ero bravissima, l'aria è il mio mondo. Insomma, non avevo eguali tra le altre squadre. Ecco, l'egocentrismo non le mancava. Forse stare a contatto con Blake, sia a lezione che fuori, per tutti quei mesi la stava influenzando, sebbene non fosse mai stata modesta nemmeno di suo. Lei sa giocare a quidditch? chiese poi, curiosa, mentre l'uomo si avvicinava ancora un po'. Non mi avvicinerei, se fossi in lei mormorò c'è parecchio vento, rischia di ammalarsi concluse con disinvoltura, barcollando per mezzo secondo, prima di riprendere controllo del suo corpo e ritrovare la stabilità sulle gambe. Le dispiaceva che non ci fosse ancora una squadra di Quidditch ma, se mai l'avessero creata, si sarebbe sicuramente candidata per un ruolo in quella degli Opali. Ad Hogwarts era stato praticamente la sua routine tra i serpeverde, quindi avrebbe voluto riprenderlo. Anche lei è bello disse, di getto,
    senza nemmeno pensare a cosa diceva. In quel momento, gli avrebbe pure detto che era sexy, così come tutti gli altri professori, ma lui in più aveva il dono dell'empatia. Si lisciò i capelli. Ah sì? replicò alla sua frase sulle stelle. Io in effetti mi sento molto influenzata dalle stelle in questo momento, mi piacerebbe essere una di loro, che da lassù ci veglia. Ha mai visto il re Leone? Secondo me è così, i nostri cari ci vegliano da quella maestosità sconfinata indicò il cielo tranne i miei, che staranno facendo sesso in qualche spiaggia o hotel a cinque stelle, incuranti di me. Non appena pronunciati i suoi dubbi, i suoi timori, la sua fonte di rabbia e tristezza... la mano del docente si serrò piano, racchiudendo quella più piccola e delicata di Jessica. La tirò, senza forza, lo fece dolcemente, giusto per spronarla a muovere i passi nella direzione giusta. Quando lui la redarguì, la fece sobbalzare. Aveva visto Daniele veramente severo solamente la notte dell'attacco di Naga. Comunque si lasciò condurre giù dal cornicione, facendo un balzo che la fece sbilanciare, tanto che, per non rovinare a terra, posò le mani contro il petto dell'uomo che, sicuramente, l'avrebbe sorretta. Sperò di non averlo offeso, nel vedere che si scostava da lei. Lo osservò con serietà mentre le faceva un discorso altrettanto serio, solenne. Forse ha ragione. Mormorò Io infatti Alex, sebbene non lo aspettassi assolutamente, ho imparato ad amarlo fin da quando Annie, la dottoressa, me l'ha passato, avvolto in quella copertina morbida. Solo guardandolo, ho capito che non abortire era stata la scelta giusta, che non darlo in adozione era la scelta giusta. Voglio che possa sempre contare su di me, anche quando sarà adulto. Non voglio commettere l'errore dei miei genitori Fece una piccola pausa, prima di riprendere Mi dispiace che non abbia un padre vero, ma lui ha altre figure maschili nella sua vita. Certo, non gli potranno mai fare da padre, ma sono sicura che gli vogliano bene. I miei amici, per esempio... Gli voglio un bene dell'anima e li ringrazio ogni giorno per non avermi allontanata, una volta scoperto che ero incinta ed una volta partorito. Prese fiato e chiuse gli occhi, sentendo il dito delicato di Daniele sulla propria guancia, ad asciugare quelle lacrime piene di dolore. Loro non mi hanno mai dato e, sicuramente, mai mi daranno della... puttana abbassò la voce all'ultima parola. Di com'era andata col suo ex lo sapevano, finora, solo Blake ed il professor Olwen. Che fosse il caso, comunque, di dire ciò che stava pensando? Ma sì, al diavolo i ruoli. Perché sa, Lucas è stata la mia prima ed unica volta in cui... sono andata fino in fondo
    Sì, mi va... disse tremando, alla proposta di una tisana che l'avrebbe scaldata nel profondo. Non tremava per il freddo, non solo almeno. Ha dei bei riccioli, sa? disse con un sorriso, sfiorandone un ciuffo con la mano. Quella sera la vocina nella sua testa stava zitta, non le diceva di mantenere le distanze dato che lui era un professore. Non le era mai capitato che i professori la prendessero tanto a cuore e di questo, lei, era eternamente grata.
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    Daniele Salvatore ( ) - Stat. - Prof Astronomia- 33 anni - Ex Grifondoro
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    Quando aveva deciso di diventare insegnante, non avrebbe mai pensato che doveva affrontare streghe e maghi pazzi assassini e rapitori di adolescenti, o crisi adolescenziali tanto complesse. Allora ci aveva visto giusto. Jessica aveva bisogno d'aiuto. essica aveva bisogno di una guida più che di un insegnante, ed anche di qualcuno molto compotete che l'aiutasse a risolvere i suoi dannati e maledetti demoni interiori. Tutti ne avevano qualcuno, ma Daniele non ne aveva mai avuti di drammi, ok, si i genitori lo avevano fatto esorcizzare per via della magia, ma infondo niente di che, niente di troppo complesso o complicato. Il fatto era che non voleva che le accadesse qualcosa, sia per la sua delicatissima posizione, sia anche per il fatto che comunque era giovane troppo giovane per fare una scelta così avventata. Sorrise appena quando le sentì dire che era diventato un'abitudine lasciare aperta quella porta, ed allora doveva provvedere a fare un incantesimo di protezione per l'altezza, almeno così nessuno poteva buttarsi!Immagino che il professore di astronomia che c'era prima di me non fosse molto sveglio di notte, ma purtroppo per voi, io non sono un gran dormiglione... quindi...Era un modo simpatico per dirle che tanto lui li sentiva quando andavano in torre di astrronomia, li sentiva tutti e costantemente, a meno che non c'era per niente in quel suo allogio che adorava così tanto. Poi ridacchiò. Lui sapeva giocare a Quidditch, beh si se la cavava. Non era bravissimo e non era neanche mai stato un membro della sua squadra, ma ci giocava volentieri. Ai tempi che andava lui ad Hogwarts i ragazzi che giocavano a quidditch erano veramente dei fenomeni, fenomeni che si erano rivelati solamente dopo, cominciando a giocare per mestiere. Me la cavo!Ma non penso di essere così bravo, non ho mai giocato in nessuna squadra, anche se devo dire che mi sarebbe piaciuto molto! Le rispose fino a che alzò un sopracciglio e quando lei si preoccupò che tirava veno ridacchiò. Beh, io almeno sono vestito, quindi.... un motivo in più per scendere da li sopra, non trovi? Chiese prima di farla scendere e ritrovarsela con le mani contro il suo petto. Le sorrise, infondo era semplicemente scivolata e lui era troppo grande per vedere cose che non esistevano. Si strinse nelle spalle. Che dire, per diventare insegnanti qui dentro c''è un livello di fascino molto alto... mi sono dovuto adeguare! Lui non era mai stata una persona troppo formale, non era uno che sarebbe mai andato con le sue alunne, ma non voleva che loro sentissero un distacco netto tra la sua figura di insegnante e la loro di alunni. Infondo sarebbe stato solamente peggio perchè non si sarebbero mai fidati di loro e quello poteva comportare solamente poco dialogo e conseguenti casini. Già sembravano essere dei campioni in quello, era meglio non dargli altro modo di continuare la loro attività preferita. Non diede immediatamente peso alle parole che disse la ragazza mentre si lisciava i capelli e si faceva un ulteriore giro sul cornicione, voleva prima metterla al sicuro e poi avrebbe risposto ad ogni singola parola, per quello decise di non rispondere subito alle cose più serie e soffermarsi a quelle dette con più leggerezza. Jessica aveva un bel viso e sopratutto sembrava essere sempre molto sorridente e serena, ma a quanto pareva tutto quello era solamente e soltanto apparenza. Stava per dire qualcosa ma si interruppe di nuovo sentendo la ragazza continuare a parlare. Perchè i suoi compagni avrebbero dovuto allontanarla? E perchè dovevano chiamarla in quel modo così brutto? Sinceramente, non era proprio il top rimanere incinta a quella età, ma questo non voleva certamente dire essere una poco di buono, lui credeva più che la ragazza era inesperta, senza alcuna esperienza, ed infatti le sue parole di appena dopo lo confermarono, la prima volta, il primo bambino. Sospirò. Perchè mai nessuno faceva educazione sessuale nelle scuole? Effettivamente quello non lo disse, ma doveva dire alla preside che magari poteva essere anche un'occasione per far capire ai ragazzi che il sesso non era una cosa brutta ma dovevano anche approcciarsi in maniera consapevole e cosciente. oddio parlo proprio come mia madre certe volte! pensò poi sorridendo alla ragazza e levandosi il suo cadigan per metterlo sulle spalle della ragazza. Non ho idea di chi sia Lucas, ma credo che sia semplicemente un ragazzino che non sa neanche cosa gli è successo davvero, ma, andiamo dentro che tu starai gelando e ti risponderò a tutto quello che hai detto. E Jessica, per questa storia di tuo figlio, sei veramente troppo severa con te stessa, le cose succedono, non sempre siamo padroni del nostro destino o di quello che ci accade intorno, adesso Alex c'è ed è l'unica cosa che conta! aggiunse prima di posarle una mano sulla schiena e farle capire che doveva uscire da quella stanza per entrare nel suo ufficio. Si sentiva meglio adesso che lei aveva messo i piedi per terra e non era appesa su di un cornicione. Insomma ci mancava solamente un suicidio prima di Natale, poi il quadro del primo trimestre sarebbe stato seriamente completo. Sorrise ancora e la condusse all'interno del suo ufficio.Era un pò tutto nel disordine più completo, comunque, questa volta sigillò la porta della torre ed entrò in quella del suo ufficio. Scusa il disordine,ma non ho avuto modo di sistemare... Aggiunse poi ignorando volutamente il complimento della ragazza. Per quanto anche lei fosse molto bella, lui era un suo maledetto professore, non poteva alimentare niente.Allora tornando a noi... disse riprendendo il discorso che lui stesso aveva interrotto pocanzi e mettendo dell'acqua in un bollitore. Aveva un piccolo fornello elettrico nella stanza in quanto amava le tisane, i thè e tutto quello che aveva un aroma particolare e rilassante. Il re leone è uno dei mie cartoni preferiti, e si, credo che le stelle siano una proiezione delle persone che ci sono care. Fin da bambino ho sempre trovato il cielo e i suoi cittadini molto affacinanti... sono diventato un astronomo proprio per questo! Aggiunse poi sedendosi dietro la sua scrivania e facendo segno a Jessica che poteva sedersi - se ancora non lo avesse fatto - . Poi si fece un pò più serio. Mi dispiace per i tuoi genitori o per questo Lucas. Ma ricordati che quella importante davvero, sei tu. Se credi in te stessa e credi che puoi fare qualcosa, beh, allora puoi farlo davvero! S sogna solo quello che si può realizzare! Delle volte si stupiva lui stesso di quanto a 33 anni, riuscisse ad essere profondo e saggio. Era proprio vero che quel mestiere ti apriva la mente e gli occhi!
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Non era stato male, fare quella passeggiata sul cornicione a notte fonda, ad un passo dalla morte. I pensieri nella mente della ragazza fluivano come un fiume in piena, uno più infausto dell'altro. Aveva seriamente ponderato l'idea di muovere quei pochi passi che le avrebbero permesso di essere libera. Non sapeva cos'avesse esattamente quella sera, perché si sentisse così strana, così sola... così depressa. Tutto ciò che aveva visto in quella scuola in meno di un anno e mezzo, non lo aveva visto in quasi diciassette anni di vita. Aveva avuto paura di morire come non mai quella notte e il sogno la perseguitava persino nelle ore diurne, ma di notte è peggio. Di notte non le lasciava via di fuga, strisciava dentro di lei alla stregua di quei tentacoli che l'avevano avviluppata in una presa mortale solamente un mese prima. Non avrebbe mai immaginato di fare quei pensieri e, col senno di poi, si sentiva una stupida. Fortunatamente era arrivato Daniele a distrarla dai suoi propositi non proprio allegri.
    E lei cosa fa di notte? chiese con un tono di voce lievemente malizioso. A parte tutto, magari anche lui aveva degli incubi? Pensieri che non lo facevano dormire? O forse... era un vampiro? Rabbrividì al solo pensiero e si appuntò mentalmente che glielo avrebbe chiesto. Non che se lo fosse stato, le avrebbe detto la verità con nonchalance eh, ma tentar non nuoce.
    Quidditch... lei amava il quidditch, avrebbe persino potuto ponderare la carriera professionistica, però era ancora giovane ed aveva tempo per pensarci, visto che davanti a lei aveva ancora tre anni e mezzo... ed un colloquio con Ensor. Sì, quei famosi colloqui per orientare i ragazzi. Ma non poteva essere ancora Lancelot il loro direttore? Ma cos'avevano fatto di male loro Black Opal? Sicuramente era colpa di Blake, glielo avrà chiesto lui di diventare il loro direttore, magari sventolando qualche banconota sotto il naso della preside... insomma, quella donna con la laurea presa nelle cioccorane, poteva sicuramente prestarsi ad essere comprata con un po' di soldi. Ad ogni modo, lasciò cadere il discorso sul quidditch perché in quel momento non era abbastanza concentrata per poterci pensare bene.
    Ha ragione, ma anch'io sono vestita... sussurrò, appoggiata a lui In dormitorio si sta talmente bene che questo è il mio pigiama e... non ho pensato di cambiarmi perché non credevo ci fosse qualcuno spiegò, biasimandosi per questa sua scelta, visto che stando in osservatorio le sue gambe erano diventate due cubetti di ghiaccio.
    Non c'è un prof -o una prof- che non sia dannatamente gnocco qui dentro. Ma cosa le stava succedendo? Sembrava ubriaca senza neppure aver toccato un goccio d'alcool. Forse glielo avevano messo nel bicchiere i suoi compagni a cena? Poco probabile... allora che problemi aveva? Forse con quel professore si sentiva più libera di parlare perché non era bacchettone come altri (Tivibi Kenna) ed era molto sensibile nei confronti degli studenti, quasi come fosse il fratello maggiore -o il padre- di tutti.
    Seguì una lunga pausa, durante la quale l'uomo le posò il proprio cardigan sulle spalle, infondendole calore, proprio ciò che le serviva in una nottata fredda come quella. Se lo sistemò meglio con le mani e tornò a concentrarsi sul docente. Lucas è il mio ex, il padre di Alex. Sospirò, al ricordo di quanto fosse un pezzo di merda. La prima volta che, probabilmente, mi sono davvero sentita speciale con qualcuno. Fece una pausa, mentre un altro ricordo di quella sera, le stava passando per la mente. Credo che Alex sia la cosa più bella della mia vita e l'unica cosa buona che mi ha dato quel bastardo commentò, sinceramente. Glielo farò vedere, un giorno, Alex propose, essendo quasi certa di non averglielo mai presentato. Comunque è stato molto felice per l'orsacchiotto, ora credo ci stia dormendo abbracciato. Un sorrisetto comparve sulle sue labbra e non aggiunse altro, mentre lui -con una mano sulla schiena- la conduceva fuori da quel posto per entrare nel suo ufficio decisamente più caldo e accogliente, seppur parecchio disordinato. Cosa di cui lui provvide subito a scusarsi. Non si preoccupi, qualsiasi posto è meglio del Dormitorio, in questo momento... mormorò, cercando con lo sguardo un posto dove sedersi in mezzo a tutto quel marasma. Sa, non mi va di dormire. Lo osservò mettere su l'acqua in un bollitore, mentre riprendeva la parola. È anche uno dei miei cartoni preferiti... e wow, ammiro la sua scelta commentò Secondo lei iniziò, anche se non sapeva esattamente cosa dire. Secondo lei mi stanno pensando? concluse quindi, guardando il fazzoletto di cielo che si vedeva dalla finestra. Perché io penso a loro ogni secondo libero della giornata, anche se non lo esterno... anche se fingo che vada sempre tutto bene, perché non voglio impensierire i miei amici né mi piace parlare di me, anche se raramente l'ho fatto. Penso che le uniche volte che l'ho fatto, sono state al labirinto incantato con Erik, nello studio di Olwen dopo una lezione particolarmente tosta e con Blake al lago ed una volta nella quale dovevamo studiare ridacchiò al ricordo di com'era finita alla fine. Di libri non ne avevano aperto mezzo, avevano solo discusso fino alla rivelazione di lei che aveva appianato le cose.
    Ed ora mi sto aprendo con lei. La domanda è, perché? era piuttosto retorica come domanda; non si aspettava una vera e propria risposta, mentre si sedeva su un'altra sedia dietro alla scrivania, di fronte al docente. Piegò le gambe contro il petto e posò il mento sulle ginocchia.
    Non sapeva più cosa replicare; il professore aveva ragione e lei lo sapeva, ma in quel momento si sentiva vulnerabile come non mai, davvero non sapeva cosa le stesse succedendo. Ascoltò il bollitore, unico rumore in quella stanza. Poi, come colta da chissà quale pensiero, si rialzò in piedi, aggirando la scrivania. Piegò con cura il cardigan e ve lo ripose sopra, prima di avvicinarsi al prof e guardarlo dall'alto -siccome lui era seduto. La ringrazio di tutto, davvero... è stato sempre così gentile con me, nonostante, come non ha mancato di farmi notare Olwen, io non brilli per ubbidienza -come nessuno degli Opali, tra l'altro. Lo apprezzo concluse, lasciando che sul suo viso si allargasse un sorriso dolce. Si posò col fondoschiena contro la scrivania di lui. Che ore saranno? chiese, innocentemente. Era tardi, questo lo sapeva bene, ma come detto non aveva nessuna voglia di tornare in dormitorio, non se la sentiva di rimanere sola.
    Quel cardigan ha il suo profumo aggiunse, di getto, una frase a cui stava pensando poco prima. Forse non si era accorta di averlo detto a voce alta?
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    Non era solamente una situazione assurda, era anche una situazione sui generis. Daniele non era mai stato così tanto a contatto con ragazzi così tanto più piccoli di lui, si ricordava a mala pena come fosse stata la sua adolescenza o forse se la ricordava fin troppo bene per pensare a cosa stesse succedendo in quel momento. Diciamo che cominciava ad essere confuso. Infondo alla fine stava semplicemente aiutando una ragazzina a non fare un gesto estremo, un gesto che le sarebbe costata non solo la sua vita, ma anche un rimorso atroce. Quella torre di astornomia era sempre stata molto, molto pericolosa, non solo per la sua altezza ma perchè spesso, quando ci si ferma a guardare il cielo, ci si pede facilmente in pensieri non troppo felici e i pensieri non troppo felici fanno in modo di divenire qualcosa di estremamete pericoloso. Per Jessica era successo esattamente quello e la cosa a lui non andava veramente giù. Infondo era una bella ragazza e pensava anche che fosse molto intelligente, ma continuava a sostenere che li dentro avevano bisogno di un supporto psicologico. Tutti dal primo a l'ultimo avevano bisogno di parlare con qualcuno che facesse non solo da insegnante ma anche da guida, ma una persona esterna poteva essere la soluzione ancora migliore. Ridacchiò alla sua domanda. Studio, parlo con qualche mio amico ed amica babbana, cerco di correggere i vostri compiti disastrosi e vi sto preparando anche una lezione speciale. Insomma, lavoro per lo più... tu oltre a voler fare stupidaggini, la notte dormi? Chiese poi prendendola un pò in giro e cercando di stemperare quel clima così assurdo e dannatamente negativo. Infondo i ragazzi volevano solamente essere speciali per qualcuno, non chiedevano altro e diventare adulto voleva dire semplicemente quello: non cercare più attenzioni assurde da qualcuno o da una certa situazione e cercare di cavarsela da soli. Ma infondo chi non era un pò adolescente nell'anima? La osservò attentamente per il suo abbigliamento e scosse il capo. Beh, diciamo allora che dovresti essere leggermente più vestita per andare in giro per il castello da sola e di notte! Aggiunse prima di ridere di cuore quando lei gli fece indirettamente quell'apprezzamento. Effettivamente avevano un corpo docenti che non aiutava per niente i loro ormoni in subuglio, ma questo non voleva dire niente, anche loro studenti e studentesse non erano poi così male. Ma questo lo tenne per se. Infondo si, essere amici degli alunni, ma quelle confidenze non se le potevano assolutamente permettere. Ne da un lato ne dall'altro. Le sorrise ancora scuotendo il capo e lasciando così che il discorso cadesse nel nulla. Era un argomento pericoloso in fondo ed era meglio lasciarlo li, senza troppi preamboli. Quando entrarono nel suo ufficio se ne vergognò e neanche poco, ma oramai la frittata era fatta, quindi dopo aver tolto un pò di impicci da mezzo e dalle sedie la fece sedere - anche se rimase veramente poco seduta su quella sedia- e decise di tornare in modalità ascolto. Lucas, il suo ex, il suo scheletro nell'armadio, il suo grande dolore. Ovviamente dopo i genitori. Sorrise compiaciuto per il fatto che al piccolo Alex fosse piaciuto così tanto il suo orsacchiotto e poi tornò ad ascoltare e quando arrivò quella domanda così profonda ma sopratutto così difficile gli arrivò la voce di Jessica come un sasso nel cuore. Si prese un pò di tempo prima di dire qualcosa. Si alzò ancora dalla sedia e cercò due tazze pulite per la camomilla che stava facendo. Questi due ragazzi, Erik e Blake, sono al corrente di Lucas e di quello che stai passando con i tuoi genitori? Chiese tra il curioso e l'indagatorio. Non la conosceva ancora molto bene e doveva capire fino a dove si poteva spingere. Insomma sempre un'adolscente era! Non devi far finta che vada tutto bene se non va tutto bene. I tuoi amici, e le persone che ti sono intorno ti devono vedere per tutto quello che sei, ed inoltre è facile stare addianco ad una persona sempre contenta... bisogna imparare a stare con quella persona nei momenti bui... quindi magari se ti fidi di loro, prova a parlargliene! Rispose prima di sorriderle ancora. Io credo che ti pensino sempre, e magari sia ora di andargli a far conoscere il loro nipote! Aggiunse prima di pensare ancora alla domanda che aveva posto la giovane opalina e sorriderle per rassicurarla. Poi altra domanda che lo spiazzò, seppur retorico, quella stessa domanda era venuta anche a lui. Perchè si stava fidando in maniera così cieca di lui, di lui che non conosceva per niente. Sorrise ma questa volta non disse niente, non sapeva come risponderle e lui non era il tipo di persona che ti rispondeva con saccenza o con il solo intento di mettersi in mostra. Jessica. La guardò di nuovo, da capo a piedi e quando gli mise il suo cardigan riposto sulla sua scrivania, e si andò a mettere affianco a lui, con il sedere poggiato sulla scrivania sospirò. é tardi, saranno almeno le 3 di notte... ed infatti credo che sia meglio una bella camomilla rispetto al thè. Magari ti rilassi e riesci a dormire... Aggiunse prima di guardarla un momento negli occhi quando disse che quel cardigan aveva il suo profumo. Beh l'ho messo oggi pomeriggio e non l'ho mai levato... credo che ia normale... Cercò semplicemente di sdrammatizzare quella situazione che cominciava a diventare fin troppo strana in realtà!
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    Guardò il docente inclinando lievemente la testa e fingendo di pensarci su.
    Io alla notte... ho gli incubi concluse con una scrollata di spalle, come se non avesse detto nulla di che. Dormo male da più di un mese a questa parte, mi sveglio sudata dopo aver fatto sempre lo stesso maledetto sogno... insomma, non il più piacevole fra i passatempi. La giovane ignorò quella pungente sensazione di fastidio quando lui parlò di "amiche". Non aveva idea di dove derivasse quella sensazione ma decise di accantonarla in un angolo remoto della sua mente e cercò di dissimulare la sua espressione contrariata in un sorriso tirato. Si ravviò i capelli con la mano e stette zitta per qualche secondo. ...Comunque io sono brava a scuola replicò, cercando di imprimere alla sua voce il tono più spensierato e saccente possibile. Quindi i miei compiti saranno impeccabili.
    La corvina si lisciò la sottoveste in qualche modo a disagio, desiderando di essere più... più bella.
    Oh infatti ora me ne sto pentendo! Fa un freddo qui su commentò, rabbrividendo. In effetti l'aria entrava prepotente dalla finestra aperta, facendole arrivare il freddo fin dentro le ossa. Si strinse nel cardigan dell'uomo e cercò di attingere a quel calore meraviglioso che la stava riscaldando fin nel profondo. Quindi entrarono nel suo ufficio che era giusto... un poco in disordine. Ma poco poco. In ogni caso a Jess non importava, avrebbe potuto -in quel momento- entrare in una stanza col letto incollato al soffitto e non avrebbe trovato nulla di strano.
    Lo osservò alzarsi per cercare delle tazze e si scoprì nell'intento di guardarlo nella sua interezza. Era proprio bello.
    Alla sua domanda sussultò perché era troppo impegnata a studiarlo. Sperò che lui non se ne fosse accorto. Erik sì. Gliel'ho detto questa estate. Mentre Blake... credo di non averglielo mai detto. Non se lo ricordava esattamente, ma le pareva di avergli parlato solo di Lucas.
    Ha ragione... mormorò mentre le lacrime minacciavano di scendere di nuovo. Io di quei ragazzi mi fido ciecamente. È stupido vero? Dopotutto li conosco da poco più di un anno. Jessica era cosi. Ultimamente aveva sempre paura di essere giudicata. Per la precisione, da quando è rimasta incinta. Eppure... loro ci sono sempre stati per me e spero di esserci sempre stata per loro. Sono la mia famiglia ormai. Blake, Erik, Joshua e Jesse sono state le prime persone che ho conosciuto e non mi pento nemmeno per un secondo della fiducia che ripongo in loro.Spiegò d'un fiato. Capisce perché... perché la notte di Naga io... mi sia gettata così da incosciente? Le si incrinò la voce. Mi scusi... di solito non sono cosi dannatamente emotiva sbuffò asciugandosi gli occhi. Però la sua frase successiva la fece sbuffare. Non so nemmeno dove si trovino. Scozia, credo. Vorrei che sparissero dalla faccia della terra mormorò con odio, preparandosi comunque alla ramanzina. Notò poi il suo silenzio alla domanda retorica quindi prese lei la parola. Non so, lei mi ispira fiducia. È sempre stato gentile con me, persino quella notte si è preoccupato per me... era quasi commossa e felice dall'affetto dimostrato da lui.
    Nel mentre che lo diceva, si avvicinò a lui sposandosi alla scrivania.
    Professore mormorò lei avvicinandosi ulteriormente e piazzandosi davanti a lui, tra le gambe che l'uomo teneva leggermente aperte mentre era seduto e si fermò immobile là. Posso stare qui stanotte? Mi va bene anche dormire in una poltrona. Non... non voglio tornare al dormitorio. Non voglio... essere sola se un altro incubo mi sveglierà lo pregò. Il suo tono era supplichevole e sincero. Di questo si vergognava, ma in quel momento doveva mettere da parte l'orgoglio e pensare a lei. Senza volerlo posò con delicatezza le mani sulle spalle dell'uomo e lo guardò nei suoi occhi scuri. La presa aumentò, stropicciando la sua camicia. Ora le lacrime erano riprese peggio di prima. Le lasciò scorrere lungo le guance copiose ed indice di un dolore immenso. Esse caddero sui vestiti di lui ma la giovane non vi badò. Sogno sempre... di essere separata da Alex e dai miei amici... per sempre. All'interno di un baratro e... la morte mi parla... non poteva più tenerselo dentro e Daniele sembrava la persona giusta a cui dirlo
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    Aveva degli incubi. Ecco la vera ragione per la quale si rovava li. Era esattamente quello che voleva sapere e sapeva ottenere quello che voleva. Si vedeva che Jessica non stava bene, o comunque non stava vivendo un bel periodo della sua vita, voleva solamente che fosse lei ad aprirsi completamente a lui senza sentirsi ne minacciata ne tanto meno giudicata. Gli adolescenti facevano sempre quell'errore di pensare che tutti quanti erano li pronti a volerli giudicare per forza, ma no, non era così. Lui non era così. Non gli disse immediatamente il sogno che aveva fatto e quindi decise che non era il momento di chiedere niente. Sorrise appena quando con quel tono vispo gli disse che lei andava bene a scuola e che di conseguenza i suoi compiti erano assolutamente impeccabili. Beh signorina Whitemore, questo dovrò giudicarlo io, non lei!Aggiunse poi facendoe l'occhiolino prima di sentire il bollitore fischiare. Si alzò dalla sedia dove era seduto ed andò a prendere l'acqua che aveva scaldato, la mise nelle due tazze e poi con un tocco di bacchetta e la camomilla era bella che pronta. Le passò la tazza e le sorrise ancora. Le stava simpatica quella ragazza e da subito l'aveva trovata interessante. Certo, era una sua alunna, ma lui era convintissimo che ogni professore aveva il suo alunno preferito. Forse il suo imprinting era avvenuto con quella ragazza con quei capelli scuri e quegli occhi profondi. Non è stupido. Se Blake ed Erik ti fanno sentire sicura, allora non è stupido, senza contare che si vede lontano un miglio che ci tengono molto a te. Sicuramente non hanno lo stesso modo di dimostrartelo... ma insomma.... ci può stare! Aggiunse poi dando un piccolo sorso alla sua bevanda, prima che lei si confessasse in quel modo a lui. Era andata alla cieca solamente per aiutare loro? Eppure Erik era stato bravissimo nell'aspettare il momento giusto e nel fare le mosse giuste. Perchè aveva deciso di buttarsi come quel folle di Blake, invece di utilizzare la testa come Erik? Fece un respiro profondo e poi tornò seduto dietro la scrivania, sulla sua sedia. Si morse appena il labbro prima di tornare a guardare la ragazza. Certo che capisco il motivo per il quale non hai esitato a voler rischiare la vita. Sono i tuoi amici, e a quanto pare le persone che ti hanno fatto sempre sentire a casa. Fece una piccola pausa. Quello non voleva dire niente. Erik, Jesse e Joshua hanno deciso di rimanere uniti. Hanno cercato il modo di salvare tutte le ragazze e di portarle a casa. Io non so cosa ti ha spinto esattamente a farti seguire quel biondino folle, o comunque perchè hai preso la direzione dell'ignoto senza pensarci, e mi dispiace, ma questo no, non lo capisco. Il tuo prefetto aveva chiesto a tutti di rimanere li, fermi, immobili, di rimanere li ed aspettare, ed avanzare tutti insieme. Lo aveva sentito Jesse, esattamente come aveva sentito Erik. Aveva sentito tutto quello che era successo quella notte e li aveva osservati tutti quanti. Adesso ognuno di loro aveva un carattere, chi può forte e delineato chi più tendente al gruppo, ma ognuno di quei ragazzi aveva una bella personalità. Perchè non lo hai detto anche a Blake dei tuoi genitori? Hai una cotta per lui? Davvero le aveva rivolto quella domanda? Insomma e a lui cosa importava se a lei piaceva Blake? Infondo era un suo compagno di casata e seppur fosse chiaro e notorio a tutti che Blake Barnes stesse con Lilith Clarke, erano adolescenti e le cose potevano cambiare in maniera così veloce. Bevve un altro pò della sua camomilla. Quando la vide tornare a piangere fece semplicemente un gesto automatico sorridendole e cercando il suo fazzoletto di stoffa con su incisa una "D" per darglielo. Ovviamente era pulito. Ma prima ancora di trovarlo sentì le parole dure della corvina e il sorriso sparì. Si morse la guancia internamente. La guardò. A volte per stare meglio, bisogna solamente accettare quello che ci succede intorno. Non gli devi niente. Tu hai fatto la tua scelta ed avrai sempre persone che ti amano intorno. Ne sono sicuro! Quella storia dei genitori era veramente, ma veramente schifosa. Come si poteva abbandonare completamente una figlia? Come si poteva pensare di lasciare al proprio destino una ragazza con l'aggravante che fosse incinta. Non era una cosa fattibile e quei due erano davvero degli inscoscienti, ma poi i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce profonda e dalle lacrime della ragazza. Era praticamente finta in mezzo alle sue gambe, in maniera distaccata, ma comunque poco consona - visto anche l'abbigliamento della ragazza- quando si sporse verso di lui, posando le mani prima sulle sue spalle e poi stringendo la sua camicia bianca tra i pugni, Daniele sentì quasi un brivido. Il fatto era che stava piangendo, aveva paura ed aveva fatto una richiesta alla quale non sapeva neanche se poteva cedere. Poteva una studnetssa dormire nell'ufficio di un professore? No, il fatto era che la risposta era no, ma non l'avrebbe di certo cacciata. Posò le sue mani su quelle dell'opalina e le sorrise appena, facendola indietreggiare. Puoi dormire qui, puoi rimanere qui! Sussurrò appena per tranquillizzarla. Una volta in piedi anche lui, fece un respiro profondo. Quanto era duro essere un professore? Non avrebbe mai immaginato che fosse un mestiere tanto intenso. Dormirai nel mio letto, dopo che avrai preso la camomilla. Dormirò io sulla poltrona e non dovrai temere niente.Diciamo che per questa notte niente incubi, ok? Aggiunse ancora sorridendole in maniera dolce e solo in quel momento rendendosi conto che ancora non levava le sue mani da sopra quelle della ragazza. Ma l'aveva staccata dalla sua camicia e l'aveva fatta ripoggaire con il sedere sulla sua scrivania, rimanendo lui a debita distanza da lei. Jessica. I sogni, spesso e volentieri, sono la proiezione delle nostre più grandi paure. Nessuno sarà in grado di portarti via tuo figlio ne tanto meno i tuoi amici. Solo tu hai questo potere. Detto questo, si staccò completamente dalla ragazza e si allontanò leggermente da lei. Finisci la camomilla e a letto... Aggiunse poi avvicinandosi di nuovo a lei e asciungandole le lacrime con il pollice. Ma bada bene, Alex è nel dormitorio che domani mattina vorrà la sua mamma! le sorrise ancora. Non voleva mandarla via, ma aveva un figlio e non poteva lasciarlo tutta la notte da solo in quel dormitorio. Non poteva. Poteva prenderlo e portarlo li...
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    Jessica, a dire il vero, non si era mai trovata in quella situazione nell'ufficio di un docente. Non si era mai aperta a quei livelli con un docente, forse solo con Lancelot, ma era diverso. Quel giorno, che ormai sembrava lontanissimo, di settembre sì Jessica era andata da Olwen di sua volontà, ma era stato lui a mettersi a disposizione di tutti, in caso avessero voluto. E lei aveva colto l'occasione, ma in ogni caso non si era esposta così tanto per quanto adorasse, inutile negarlo, il docente di rune. Ma non era mai andato nel suo ufficio nel cuore della notte, non si era mai trovata così vicina a lui. Insomma, l'unico contatto che avevano avuto, era stata la mano di lui posata sulla propria per qualche secondo, mentre con Daniele stava succedendo qualcosa di diverso. Iniziando dal fatto che, probabilmente, se lui non l'avesse sentita e se non fosse venuto a controllare, lei probabilmente avrebbe fatto qualche sciocchezza. Era consapevole che c'era chi aveva vissuto una vita peggiore della sua, ma ogni dolore non è da sottovalutare... e chi può capire quanto faccia paura e faccia male l'idea di perdere il proprio figlio, se non la madre stessa? E lei aveva avuto seriamente paura di perdere l'unica cosa buona che aveva ottenuto dalla relazione con il suo ex.
    Un leggero sguardo di sfida attraversò i suoi occhi, così come succedeva sempre quando la sua bravura a scuola era messa in discussione, seppur per scherzare. Vedrà che i miei compiti non la deluderanno replicò con un sorrisetto compiaciuto, perché lei era fermamente convinta di far bene ciò che faceva.
    Lo osservò in silenzio mentre andava a prendere l'acqua dal bollitore, affascinata. Wow, chi se lo aspettava che alle tre di notte l'avrebbe accolta nel suo ufficio e le avrebbe addirittura fatto una camomilla? Il pensiero la rese insolitamente felice, ma come per il resto, accantonò il tutto.
    Finalmente aveva tra le mani il liquido caldo. Lo osservò per qualche secondo prima di iniziare a berlo a piccoli sorsi e, al contempo, ascoltare ciò che aveva da dire il professore che si stava rivelando più saggio di quanto lei credesse, vista la sua giovane età. Insomma, okay aveva 33 anni, ma non era certo tanto per un professore, anzi. Ha ragione. Sì, mi fanno sentire sicura. Insomma, quando sono con loro... Non so come spiegarlo, ma è bello passare il tempo con loro, anche se sono entrambi strani, ma per motivi diversi ridacchiò. Erik mi è venuto a trovare in infermeria forse mezz'ora dopo di lei ed è stato dolcissimo, mi ha persino portato da mangiare. Mentre Blake... sospirò è un po' più complicato, credo voglia farmi una bella ramanzina. Sono uscita da poco dall'infermeria -pochi giorni- e non ho ancora avuto modo di parlarci; alle lezione tuttalpiù ci ignoriamo e l'unica volta che abbiamo dovuto lavorare in gruppo, beh mi ha rivolto uno sguardo assassino sospirò pensando al confronto con l'amico che si faceva imminente. Lo so professore, lo so... sbuffò la ragazza ma diciamo che il mio carattere, alle volte, è leggermente impulsivo. Non come Blake, ma lo è. L'ho seguito perché avrei voluto aiutarlo, ma sappiamo tutti com'è finita mormorò stizzita. Non andava troppo fiera del suo contributo, si fa per dire, durante l'attacco ed era già tanto che lo avesse ammesso con sé stessa; dirlo ad un'altra persona era indice di grande fiducia.
    Quando l'uomo nominò Jesse, la ragazza roteò gli occhi. Sa, mi ha tipo evitata per tutto il mese precedente, mi scusi ma non avevo troppa voglia di starlo a sentire, per quanto non abbia potuto fare a meno di preoccuparmi per lui. È pur sempre mio amico.
    Okay, a quel punto stava per sputare la camomilla. Una cotta per Blake? Io? Sì, era diventata rossa. Non per altro, ma quel tipo di domande la mettevano sempre in difficoltà. Certo che no! Gli voglio bene, davvero davvero tanto, ma per me è solo un grande amico, come credo di essere io per lui. E poi non ho nessuna voglia di incorrere nell'ira della sua ragazza, ma grazie lo stesso rispose sospirando, senza però nascondere un sorriso. Comunque non so perché non gliel'ho detto, forse non ho mai trovato l'occasione giusta... però lo farò, prima o poi. So di poterne parlare con lui. Concluse.
    Sì, in fin dei conti non ho bisogno di loro commentò, rivolta ai suoi genitori. Qui ho trovato delle persone fantastiche come non era successo nemmeno ad Hogwarts e mi basta avere loro, anche se penso possa capire quanto io soffra per questa mancanza avvenuta da un giorno all'altro. Finì, decisa.
    Poi però, quando si trovò in lacrime davanti a lui, chiedendogli quella cosa... beh, in cuor suo sapeva che non avrebbe dovuto chiederglielo, l'avrebbe potuto mettere in una posizione difficile. Dirle di no e cacciare una ragazza in lacrime, o accettare con tutti i rischi che ne sarebbero potuti conseguire?
    L'uomo posò le mani sulle sue e un brivido le percorse la schiena.
    Ovviamente lui era uno di quei professori che non avrebbe potuto rifiutare una richiesta del genere fatta da una ragazza che stava piangendo che si stava fidando così tanto di lui. Ed infatti accettò, cercando di farla calmare. La ringrazio davvero sussurrò, quando le propose di dormire sul suo letto. Ma, poco dopo, quasi avesse avuto un flash, le lasciò le mani e si allontanò leggermente, facendole quasi mancare quel contatto. No, nessuno può portarmi via Alex... ma ho comunque paura che possa avvenire contro la mia volontà, spero capisca disse solo, prima di finire il resto della camomilla con un sorso. Dopo che le ebbe asciugato le lacrime, la ragazzina fece una cosa che non si sarebbe aspettata potesse essere da lei. Si alzò sulle punte e gli strinse le braccia al collo, per poi abbracciarlo. Stette così qualche minuto, prima di sciogliersi dall'abbraccio, lievemente imbarazzata. Prima di andare a letto e, soprattutto, prima di allontanarsi da lui gli lasciò un delicato bacio sulla guancia. Non sapeva perché lo aveva fatto, ma in quel momento se lo sentiva. Buonanotte, professore sussurrò Domani mattina presto mi alzerò e tornerò in dormitorio furono le ultime cose che disse, prima di separarsi completamente da lui e dirigersi verso la sua camera dove, sperava, non avrebbe più fatto incubi. Non quella notte, almeno.
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