Siamo risorsa, siamo il cielo, siamo il mondo

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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Da quando Jesse aveva confidato ad Erik ciò che era accaduto pochi giorni prima con Josh, il prefetto cominciò a preoccuparsi non poco per l'amico comprendendo quanto effettivamente tenesse a lui. Non era certo che il discorso avuto vicino quella panchina nei Giardini avesse funzionato come sperava e per questa ragione corse ai ripari, convincendosi di doversi giocare il tutto per tutto per far sì che il proprio parabatai si rendesse conto del suo errore. Erik in un certo senso rappresentava la parte più pura del collega prefetto, ma per un discorso del genere aveva bisogno di chi invece era la parte più istintiva, più casinista, più spregiudicata. Aveva bisogno di Blake Barnes.
    Qualche giorno prima del dialogo con Jesse, Erik ebbe modo di vivere un momento piuttosto toccante con lo stesso Opale. Blake si era fatto avanti per portar la loro amicizia ad un livello superiore, offrendo un dono e specificando come potesse fidarsi di lui. Sto facendo davvero la cosa giusta? Scosse rapidamente la testa e annuì, ricordando come Blake gli avesse detto che poteva confidarsi liberamente con lui.
    Si armò di pergamena e penna e cominciò a scrivere il suo scritto.

    Caro amicone Coccoloso,
    sono Erik e sento il bisogno di parlarti.
    Non si tratta del discorso dell'ultima volta, ma di Jesse e tu sei l'unica persona a cui posso chiedere aiuto. Ti prego di non dirgli nulla di questa lettera, è importante. Vediamoci oggi alle 18 in punto nella Sala dei Trofei.
    Un grande abbraccio ʕっ•ᴥ•ʔっ
    Erik Foster


    Ormai aveva scritto la lettera. Chiese a Logan Kyte, black opal del primo anno, di consegnare il messaggio a Blake durante la mattinata. Poi non dovette far altro che aspettare.

    [...]


    Erano le 17:50 ed Erik era già nella Sala dei Trofei. La stanza aveva la forma di un lunghissimo rettangolo costellato da bacheche ricche di trofei, targhette e medaglie in onore dei studenti più brillanti, dei capitani delle squadre di Quidditch e dei campione del Club dei Duellanti. E pensare che l'anno scorso avrei dato l'anima per aver il mio posticino in questa sala ed ora non riesco neanche a proteggere il mio migliore amico. Sospirò, mentre gli occhi più che sui trofei parve concentrare l'attenzione sulla propria immagine riflessa nel vetro.Spero che tutto possa risolversi. Ancora dubbi? Scosse la testa. Erik, ottimismo! Io e Blake, insieme, riusciremo a risolvere ogni problema.


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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Blake
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    Cominciava a pensare che le persone si impegnassero davvero a farlo innervosire. Era nella sua sala comune a guardare semplicemente il suo telefonino, li, su quella poltrona che se avesse potuto farlo, ci avrebbe messo una bella targhetta dorata con scritto il suo nome, quando ad un certo punto, un ragazzino del primo anno si era avvicinato quasi timidamente a lui portandogli una piccola lettera. Blake alzò appena lo sguardo per guardarlo e fece un'espressione interrogativa della serie: tu sei? Ma non fece in tempo a dire niente che gli porse la lettera e lui la prese. Sbuffò. Per fortuna era una persona super curiosa, magari qualche ragazzina che si era innamorato di lui, ma invece no! Insomma non era una ragazzina che si era innamorata di lui ma quella lettera era da parte del prefetto degli Ametrin. Erik. Lesse quel biglietto tipo 5 volte di seguito. Jesse."...a di Jesse e tu sei l'unica persona a cui posso chiedere aiuto" ... Era in pericolo? Cosa diavolo era successo? Oltre al fatto che si era fatto scopare allegramente da quel coglione di Joshuas... insomma. Andiamo, davvero? Ma il mondo stava impazzendo? Fece un profondo respiro e poi decise di andare nella sua stanza. Era ancora presto, ma doveva prima di tutto nascondere o comunque bruciare quel biglietto e non avendo la sua bacchetta... beh, era veramente, ma veramente difficile che la cosa si potesse realmente realizzare, quindi prese l'accendino che aveva per fumare e lo bruciò. La faccina dolce alla fine della lettera, e l'incipit erano da incorniciare! Ma che diavolo ha nella testolina quel ragazzo? Coccole e miele? Pensò vedendo il biglietto prendere fuoco fino a che scomparve del tutto. Aprì un pò la finestra per levare la puzza di bruciato nella stanza - Jesse sarebbe stato in grado di chiamare gli auror - e poi, alla fine decise di mettersi a fare altro.
    L'ora x finalmente era scattata e lui si precipitò alla sala dei trofei come se Jesse stesse in fin di vita. Cercò Erik con lo sguardo e quando intravide una chioma bruna si avvicinò a lui. Ehi! Attirò la sua attenzione sorridendogli e dandogli una pacca sulla spalla. Si, quello era il suo saluto amichevole, sperava davvero che quella volta gli abbracci si sarebbero limitati. Infondo non era l'occasione giusta per le varie tenerezze. Ha qualche malattia grave? Chiese come prima cosa riferendosi a Jesse, ovviamente. Il fatto era che Blake era geloso del biondino, quindi gli dava fastidio anche il rapporto che lui aveva con Erik, insomma, gli dava fastidio che Joshua gli ronzasse intorno, ma non per il sesso, ma proprio perchè era suo amico. Ed era suo e basta! O almeno Blake era così che pensava!
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Com'era possibile sentirsi preoccupati, in ansia, in dubbio in un luogo come quello? Erik era circondato dai successi di chissà quanti maghi e streghe passati di lì prima di lui, di persone che avevano stretto i denti per ottenere un risultato che potesse rimanere negli annali, di individui che con caparbietà inseguirono con coraggio i loro obiettivi, arrivando addirittura a raggiungerli. Erik invece era lì, di fronte a tutta quella magnificenza e pronto a sventolare bandiera bianca di fronte alla prima difficoltà. Sono patetico? Scosse la testa. No. Tutto questo lo sto facendo per lui. Certo però di non poter rincorrere per la vita un obiettivo come quello. Non doveva lavorare su se stesso, ma su un altro e se c'era qualcosa che sua madre gli aveva insegnato era che non potevi aiutare qualcuno che non voleva essere aiutato.
    Raddrizzò di scatto la schiena non appena udì la voce di Blake. Spostò lo sguardo su di lui, ma non riuscì a sorridere non appena percepì la pacca sulla spalla. Per carità, adorava il contatto fisico, ma quella per lui era una situazione parecchio ostica e stava seriamente mettendo in dubbio il suo rapporto con Jesse, alternando una solida amicizia alla reale possibilità di aver preso solo un granchio dovuto forse ad un bisogno estrema d'affetto del periodo in cui l'aveva conosciuto. Non ha una malattia. Cioè forse sì, ma dubito. Qualcosa che me lo fa pensare però c'è. Erik, cosa stavi cercando di dire di preciso? Era evidente che l'ametrino fosse nervoso e ciò era pienamente visibile dal suo sguardo. Non si concentrava quasi mai sugli occhi dell'Opale, svicolando sul portone, sulla bacheca, su un trofeo o su una finestra. Immagino che ti abbia detto di ciò che è successo con Josh, vero? Insomma, Blake era il suo compagno di stanza ragion per cui quella notte doveva averlo visto. Sospirò. Come te lo dico? Rimase a bocca aperta. Era evidente come volesse parlare di qualcosa, ma era altrettanto chiaro che stava provando enormi difficoltà nel comunicare. Ho modo di credere che questo rapporto sia dannoso per lui. Perché? Perché lo stava già vivendo sulla sua pelle cosa volesse dire vivere una relazione a senso unico, vedeva le umiliazioni, i tradimenti, le offese e le percosse che sua madre viveva ogni singolo giorno per aver voluto all'epoca una relazione del genere. Con ciò non voleva dire che non approvava ogni tipo di relazione aperta o ogni modo di fare piuttosto libertino - insomma non aveva mai criticato Blake o Josh per questo in passato - ma era certo che Jesse non era fatto per questo tipo di relazioni e ciò non lo diceva perché vittima di una chissà quale gelosia, ma perché aveva imparato a conoscere il proprio parabatai e il suo compito da amico era impedire che soffrisse.
    So che può sembrarti strano - una follia forse - ma ti chiedo di fidarti di me. Jesse ne uscirà distrutto. Forse non aveva tirato fuori sufficienti motivazioni per avvalorare quella sua tesi e dal suo modo di parlare era evidente come ci fosse dell'altro. Parlava con gli occhi di chi aveva visto quel tipo di rapporto degenerare a livelli davvero meschini e disdicevoli. Vedere Jesse impegnato in una situazione del genere gli ricordava costantemente l'ansia che provava a Liverpool, quando se ne stava a letto e doveva alzare il volume delle cuffie al massimo per non sentire la voce della donna che più teneva al mondo rotta dal pianto. Jesse deve aver più amor proprio. Il problema non era Josh, anzi con lui era stato estremamente fortunato. Il vero problema era l'insicurezza di Jesse perché a distruggerlo non sarebbero stati gli altri, ma quella parte di lui che lo costringeva ad accontentarsi di attenzioni spicce, mettendo in secondo piano il proprio orgoglio, il mero affetto, il suo io migliore.



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    Blake
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    Blake ed Erik non avevano mai affrontato un vero e proprio discorso importante, Blake aveva aspettato, per vari motivi, di parlargli di quello che era successo l'estate prima al campus, poi c'era stata lilith che gli confessava di una mezza specie di bacio, poi Jesse che gli diceva che la sua persona non era lui ma Erik. Insomma diciamo che l'orgoglio e l'ego di Blake non gli aveva mai permesso di guardare quel ragazzo con occhi oggettivi. Ma in quel momento, nel vederlo così serio e sopratutto così poco abbraccioso lo fece preoccupare e neanche poco. Ok, l'oggetto della conversazione era Jesse, e ci stava, era normale, era la loro persona in comune, ma ancora non afferrava il punto e quando Erik gli spiegò cosa lo stesse turbando sorrise dolcemente all'ametrino. Si, il rapporto con Joshua lo avrebbe distrutto, questo lo pensava anche lui e non perchè il primo fosse una persona cattiva, ma le persone indecise portavano con loro solamente un pacco di problemi, e per quanto potesse essere affezionato a Joshua, stava portando solamente un sacco di problemi per puro egoismo. Blake non era un santo, non lo era mai stato, era sempre quello che andava con le ragazze che gli piacevano, ma a volte non ne voleva conoscere neanche il nome, o comunque a mala pena se lo ricordava. Non c'era un secondo appuntamento, non aveva mai mischiato il sesso con l'amicizia proprio per evitare che gli venisse recriminato qualcosa. Lui faceva sesso perchè gli piaceva farlo. Joshua aveva pensato a Jesse solo per il suo bel sedere, oppure a Jesse come persona, nella sua interezza? Aveva si parlato con il suo Socio, aveva capito cosa intendesse dire, e li per li non lo aveva neanche biasimato. Era stata la sua prima volta, ed il suo primo bacio gli era stato praticamente rubato in un momento veramente poco opportuno, ma ehi! Lui chi era per giudicarlo? Ma adesso le parole di Erik, il tono della sua voce, ma sopratutto la sua espressione ed il suo modo di non guardarlo dritto negli occhi lo preoccupavano. Lui sentiva qualcosa di più rispetto a lui? Erik sapeva qualcosa di più che Jesse non gli aveva voluto dire? Si allontanò appena dall'ametrino e poi fece un respiro profondo, si buttò il ciuffo indietro. Si mi ha raccontato quello che è successo, e sono quasi d'accordo con te per il fatto del rapporto dannoso per lui. Rispose secco. Era un argomento importante quello. Quello era l'argomento che o li avrebbe uniti per sempre o divisi. Non ci sarebbero state mezze misure e voleva capire ancora cosa avesse quel ragazzo da nascondere! Erik era un bravo ragazzo, era uno di quelli che non uccidevano neanche le mosche quando gli davano fastidio, quindi il punto era: se davvero la sua espressione e tono di voce erano così gravi e solenni, Blake doveva sapere qualcosa? Erik sei forse la persona di cui mi fido di più al mondo senza neanche conoscerti bene. Mi fido di te e del tuo giudizio! Se tu dici che Jesse ne uscirà distrutto allora io farò in modo di aiutarti ed aiutarlo a rimettersi in piedi, ma devi dirmi qualcosa di più. Se devo esserti d'aiuto in qualche modo, dobbiamo essere sicuri di sapere le stesse cose! Specialmente perchè entrambi conosciamo Jesse ed il suo autolesionismo! Adesso anche lui era serio, ed il suo tono di voce era indagatore. Non sapeva esattamente perchè Erik stesse in quel modo, la preoccupazione era evidente, ma Blake aveva un modo tutto suo di affrontare le cose e come tale, doveva capire il modo di Erik per cercare di aiutarlo. Si, ultimamente Blake era quasi cresciuto!
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    Come aveva previsto Jesse aveva parlato con Blake del rapporto con Josh. Ciò non lo sorprese, insomma il biondo era uno dei suoi migliori amici e se Erik fu disposto ad ascoltarlo solo il pomeriggio seguente a fatto compiuto, Blake come compagno di stanza poteva esser stato avvisato la stessa notte o magari il mattino dopo. Come faceva a sapere che ne avrebbe parlato anche con lui? Aveva imparato a conoscere il proprio parabatai e dopo tanto tempo assieme il suo comportamento cominciava ad essere più prevedibile.
    Annuì con decisione alle parole dell'amico. Sapevo di non essere l'unico a pensarlo. Jesse non era pronto per un rapporto del genere e se anche Blake pensava che potesse essere dannoso - forte di chissà quante precedenti esperienze in fatto di relazioni - allora ciò doveva essere vero. Solo per un istante il proprio sguardo incrociò quello del suo interlocutore. Era serio, preoccupato. Condivide la mia stessa ansia. Ovviamente ignorava che stesse andando in paranoia a causa del comportamento dello stesso Erik, tuttavia Blake lo rese partecipe di qualcosa di estremamente importante per lui: aveva la sua fiducia. Era come scoprire di aver vinto un viaggio in crociera dopo una lezione di Ensor, quella spolverata di cacao a ricoprire una teglia stracolma di tiramisù fatto in casa.
    Non ti deluderò, Blake. Te lo giuro sulla mia stessa vita.
    Pensieri. Ancora una volta solo pensieri. Che genere di problema aveva la sua bocca? Perché non riusciva a parlare? Blake era disposto ad aiutarlo, ragion per cui era tutto nelle mani di Erik. Doveva essere chiaro e diretto. Come avrebbe detto un rozzo denrisiano era giunto il momento di tirar fuori le palle. Ti ringrazio per le tue parole, non immagini quanto vogliano dire per me. Ok, non fu diretto, ma se non altro erano parole, no? Fatta eccezione di Jesse nessuno si è mai fidato di me. E con nessuno intendo dire davvero nessuno. In quelle ultime due parole parve aver messo da parte la gratitudine per tornar a quell'atmosfera pesante che respirava prima dell'arrivo dell'Opale.
    Credo che più o meno sappiamo le stesse cose e per quanto mi piacerebbe dir che la colpa sia di Josh, appartiene solo a Jesse, disposto a vivere una relazione non ricambiata pur di stare con lui. Ciò chiariva un punto molto importante: contro del proprio ragazzo di stanza non aveva nulla, ma pur di far riprendere Jesse era favorevole ad un loro immediato allontanamento.
    Perché ci teneva così tanto ad esorcizzare anche solo l'idea che potesse accettare una relazione del genere? Non sapeva come, ma doveva trovar la forza di parlarne, il coraggio di buttarsi e la sicurezza di spogliarsi delle proprie difese per poterle donare all'altro. Ho visto, ho partecipato, ho vissuto a stretto contatto con tipo di rapporto del genere e ti assicuro che a lungo andare genera solo dolore e sofferenza alla parte debole della coppia.
    Sospirò. Si stava addentrando in un discorso su cui aveva taciuto per troppo tempo. Sul volto e nell'anima ne portava ancora i segni. A ciò era dovuta la sua grande insicurezza, per quel motivo non parlava mai di quelle persone che doveva chiamare genitori, per quel motivo non invitava mai nessuno a Liverpool. Relazioni del genere possono trasformarsi in un incubo. Ci sono uomini che possono guastargli la reputazione e la vita anche con poche parole ben scelte, tagliargli ogni via di fuga per il ruolo a cui possono condannarlo. Vale a dire star zitto e ubbidire ciecamente. Si interruppe. Sentì un brivido percorrergli tutta la spina dorsale le braccia si chiusero all'altezza delle proprie spalle. Tremava. Mentre accadevano tutte quelle cose lui era lì. Sospirò. Sentiva freddo e per un solo secondo si pentì di non aver dato appuntato in Sala Grande di fronte ad un bel caminetto scoppiettante.
    Non voglio che un giorno decida di costruire una famiglia basata su un rapporto del genere, perché io t- La voce su ruppe e a seguito di un rapido battito di ciglia le prime lacrime scesero dagli occhi. Perché i-oh s- Si interruppe nuovamente e batté con forza il piede sinistro a causa del nervoso mentre passò le mani ad asciugarsi gli occhi. Perché io so che la famiglia non è sempre quel luogo magico in cui tutto è amore. Prese un gigantesco respiro. E il nostro Jesse è capace di scambiare tutto per amore. E l'affetto con il sesso disinteressato c'entra come la libertà con la prigione. Forse erano paranoie, magari ancora non si sentiva pronto per tirar fuori tutto ciò che avrebbe voluto dire, ma c'era una cosa del dialogo avuto col suo parabatai che lo aveva allarmato. Jesse con me ha usato le stesse frasi che usa mia madre dopo che... Un ultimo singhiozzo interruppe l'incessante parlare del prefetto.

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    Doveva ammettere che non si era mai sentito inadeguato come in quel momento. Erik era così una persona per bene e sensibile che Blake delle volte si sentiva seriamente un coglione patentato davanti a lui. Come era possibile una cosa del genere? Blake che non si sentiva da meno di nessuno, in quel momento non sapeva esattamente come far star meglio il suo amico. Era quello il problema: Blake era un mago nel riuscire a far scatenare una rissa, a far innervosire le persone ed anche a far del male a qualcuno, ma quando si trattava di dover far tranquillizzare qualcuno, di doverlo aiutare a capire qualcosa, non sapeva che pesci prendere. Fece un respiro profondo. Sorrise appena al ragazzo. Come era possibile che nessuno, neanche i suoi genitori si fidassero di una persona come Erik. Ed allora di lui cosa dovevano dire che faceva un casino dopo l'altro. Scosse il capo, non era il momento di mettersi al centro dei suoi pensieri, adesso doveva trovare le parole quantomeno il più possibile simili a quelle giuste da dire ad Erik. Aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse. Non sapeva cosa dire esattamente. Lui si fidava di quel ragazzo, nonostante fosse una di quelle persone diffidenti al 100%, ma perchè non avrebbe dovuto? Era sempre stato impeccabile ed aveva sempre fatto la scelta giusta senza neanche pensarci troppo. Chiuse di nuovo la bocca e continuuò ad osservare il prefetto di fronte a lui. Aspetta Erik... Hai già parlato anche con joshua, perchè dici non ricambiata? Chiese quasi ingenuamente, ma lui aveva avuto una sorte di confronte con Evans e non sembrava non tenesse a Jesse. Oddio da qui ad amarlo ci passava un abisso, ma siamo sicuri che proprio Blake Barnes potesse mettere becco anche solo per semplice consiglio, ad una cosa del genere? lui che non sapeva neanche cosa provasse davvero per Lilith? Continuò ad ascoltarlo e quando lo l'ametrin cominciò a tremamere e piangere Blake si sentì ancora più disarmato. Cercò di non parlare fino a che non disse l'ultima frase rotta da un singhiozzo. Abbassò un momento lo sguardo prima di tornare a guardare Erik. Gli sorrise appena e poi fece un passo verso di lui. Forse quello era il momento di un abbraccio? O forse avrebbe dovuto dirgli solamente qualcosa per rassicurarlo? Oppure tutte e due. Ma infondo se si trovavano in quel momento li, voleva dire che Erik si fidava di lui. Ed anche lui era l'unica persona che si vidava di Blake, così a scatola chiusa, senza neanche conoscerlo troppo. Si morse il labbro. ooo fancunculo Blake pensò di se stesso prima di abbracciare Erik. Era una cosa strana farlo per prima, ma non sapeva cosa dirgli ed era chiaro che aveva una situazione famigliare che faceva schifo. Forse la madre veniva tradita dal padre? Forse era cresciuto in una famiglia senza amore? Che cazzo... insomma anche lui aveva i suoi problemi in famiglia, ma aveva ricevuto più amore di quanto lui stesso volesse veramente ammettere. Suo nonno e suo fratello lo avevano sempre potato in alto come se fosse un Dio sceso in terra e forse era proprio quello il problema principlae di Blake. Strinse il suo amico a se, ma l'abbracciò non dirò troppo, posò entrambe le mani sulle spalle del ragazzo e si allontanò giusto per distendere le sue braccia. Lo guardò negli occhi. Hai ragione, Jesse tende a scambiare tutto quanto per affetto, ma è ache vero che ha 17 anni, non ha mai visto un pene o una patata e non sa neanche cosa vuol dire l'affetto o l'amore. Non voleva difendere Jesse e non voleva neanche che Erik pensasse che lui stesse minimizzando le sue paure. Non era così. C'erano sate delle frasi che lo avevano colpito in maniera particolare. Jesse non avrà una famiglia basata sul male che quella persona gli farà, e lo imparerà, e se non ce la farà da solo ha NOI. Come detto, non era proprio il campione di incoraggiamenti, ma ci stava seriamente provando. Sorrise ad Erk. Ti capisco benissimo Erik, puoi credermi, ho un padre che non mi ha mai voluto e che quando ero piccolo non faceva altro che cercare di levarmi da mezzo, ha cominciato a bere a diventare violento con me, con mio fratello... fino a quando Aaron lo ha cacciato di casa. Lo so, la famiglia a volte fa schifo, ma ha anche tante cose buone, e noi ci stiamo costruendo una famiglia bellissima. Jesse, tu... io. Questa è la famiglia che conta e fin quando noi tre staremo insieme ed uniti allora non ci sarà niente da temere. La vicinanza con quei due lo stavano portando a diventare quasi una persona normale. Ma se era l'unico modo per rassicurare il suo amico, beh, allora al diavolo, per una volta non succedeva niente se mostrava un pò di "debolezza". Si fidava di quel ragazzo in maniera quasi immotivata, ma lui era così. Istintivo anche nello scegliere le persone a cui affidarsi, ed almeno in quello non aveva mai sbagliato. Infatti Erik e Jesse erano i primi suoi veri amici da una vita, non si era mai sentito a casa come quando stava con loro, come se avesse trovato finalmente il suo posto nel mondo. Ascoltami benissimo. Io credo che in questo momento Jesse abbia bisogno di fare i suoi errori. E poi, non dirglielo che te l'ho detto, alla fine Evans non è uno stronzo, è un pappamolle, non credo che voglia approfittarsi di Jesse, non credo che staranno mai insieme e non credo che Jesse sia innamorato di Joshua. Io credo solamente che abbia 17 anni come noi e che ha scoperto il fantastico mondo del sesso. Pensaci... meglio con Evans che puoi tenere d'occhio che con una ragazza stronza e che si surpi tutti i suoi soldi e la sua gentilezza. Aggiunse poi sorridendogli ancora. Cominciava a sentire male ai muscoli della faccia con tutta quella positività. Che cosa ti ha detto che ti ha fatto preoccupare così tanto? Dimmelo, ed io farò tutto quello che è in mio potere per farlo tornare sulla retta via. Il che voleva dire che o erano botte per Jesse o per Joshua, oppure per entrambi.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Spiegare il proprio punto di vista in una situazione del genere non era facile. Era necessario essere dettagliati, motivare ciò che si diceva e allo stesso tempo aver la testa lucida per elaborare un discorso che avesse senso. Come poteva Erik Foster riuscire in una tale impresa se in un senso molto lato lo riguardava così da vicino? Si sentiva estremamente a disagio e per la prima volta si stava mettendo a nudo di fronte a qualcuno. Si sentiva a disagio perché in cuor suo aveva sempre creduto che Jesse sarebbe stata la prima persona con cui avrebbe parlato delle proprie disavventure famigliari, tuttavia se in quel momento lo stava facendo con Blake era proprio per il bene del suo parabai. Doveva essere salvato. Da Josh. Dal mondo. Da se stesso.
    Ancora non parlo con Josh, ma è stato Jesse a dirmi che è disposto a vivere una relazione non ricambiata pur di star con lui. Quello era il vero problema, quel modo di pensare era autodistruttivo. Aggiunse altri dettagli, questa volta più personali, dopodiché le lacrime cominciarono ad uscire senza sosta. Erik era un ragazzo estremamente difficile e mai nella sua vita si era messo così a nudo davanti a qualcun altro. Sicuramente per tale passo fu significativo il loro precedente incontro in Sala Grande, ma ora aveva l'ansia di chi non sarebbe riuscito a salvare il suo migliore amico, la paura di chi era incompreso e il terrore che Blake potesse reagire in una maniera che non aveva previsto. Ciò fu proprio ciò che accadde, ma nel senso migliore del termine. Blake non rappresentava l'immagine del ragazzo più empatico e sentimentale della scuola, ma accolse Erik in un caloroso abbraccio. L'Ametrino lo ricambiò con forza. In quel momento, forse un po' egoisticamente, non gli importò se la stretta fosse magari un po' eccessiva, ma aveva bisogno di affetto, di calore umano. Per un lungo e interminabile secondo chiuse gli occhi e si perse nel tipico odore dei capelli di Blake, nella sua fiducia, nella sua volontà di ascoltarlo.
    Quando l'abbraccio terminò le lacrime furono accompagnate da un sorriso malinconico, desiderando che quell'abbraccio potesse durare qualche istante di più. Non è ancora finita, sono solo all'inizio.
    Conveniva sul fatto che Jesse fosse un ragazzo molto giovane e privo di qualunque esperienza sessuale, ma ciò non giustificava il non sapere cosa fosse l'affetto o l'amore. Vivevano nel ventunesimo secolo e messaggi del genere erano proposti ovunque nella società: cartoni animati, anime, libri, canzoni, film e anche fatti di cronaca. Senza contare che non tutti hanno il lusso di aver qualcuno al proprio fianco in questi momenti. Ultimamente si parlava spesso di violenza domestico nel mondo babbano e tutti erano pronti ad additare il mostro di turno. Forse perché Erik aveva vissuto quella situazione sulla sua pelle, tuttavia era convinto che a scanso di avvertimenti non ascoltati, fatti completamente ignorati, umiliazioni perdonate in cambio di un qualcosa che potesse somigliare all'affetto, anche la vittima aveva la sua parte di colpa. Ciò lo mandava in completa confusione. Per il padre era facile - era uno stronzo - quindi lo odiava e basta. Per quanto riguardava la madre, invece, viveva un rapporto più altalenante dove alternava bene e affetto con sfiducia e frustrazione. Non voleva finire per provare la stessa dicotomia con Jesse.
    Blake era estremamente ottimista al riguardo. Diceva che Jesse non avrebbe vissuto storie del genere grazie a loro. Solo se ci ascolta però. Con sua madre forse era arrivato troppo tardi, ma proprio perché ci teneva ad evitare che la vita di Jesse potesse degenerare in quel modo decise di correre alle maniere drastiche, chiedendo a Blake quell'incontro. Ed è per questo che ti ho chiesto di venire.
    Poi, ad un tratto, strabuzzò gli occhi. Blake tirò fuori parte della sua storia e anche se con una sorta di lieto fine il biondo aveva modo di comprendere parte del vissuto di Erik. Il moro non lo interruppe, limitandosi ad annuire di tanto in tanto. E' per questo che ogni tanto cerca di farsi fuori da solo? Ovviamente no, purtroppo però conoscendo l'amico non poté far a meno di chiederselo. Le parole che seguivano l'esperienza avuta lo commossero appena, descrivendo loro due e Jesse come una famiglia. Io... vi voglio bene.
    Nel suo piccolo cercava sempre di dimostrarlo, un po' come i suoi amici del resto. Proprio per tale ragione non seppe dir con sicurezza se il ridimensionare ciò che stesse accadendo al parabatai provenisse da un pensiero oggettivo o volto a tranquillizzare il licantropo. C'erano dei dettagli però su cui era d'accordo: Josh non era uno stronzo e mai Erik lo aveva apostrofato come tale e sì, sicuramente Jesse era stato fortunato a finire insieme ad un ragazzo come lui. Il problema, tuttavia, stava nel suo intendere le relazioni proprio perché al mondo non eravamo tutti Josh Evans. Ma io voglio che faccia le sue esperienze, solo che ho paura che se non scopre sin da subito cosa voglia dire essere amati tenderà poi a confondere tutto per amore. Era anche vero che comunque si trattava di adolescenti e quanti di loro potevano dir con certezza di essere amati nella propria vita? Erik vedeva un mondo filtrato dalla sua lente arcobaleno, tuttavia si sarebbe anche accontentato di qualcuno che semplicemente avesse proposto all'Opale una relazione, poi poteva anche andare male, ma se non altro avrebbe cominciato a scoprire come ci si comportava all'interno di una coppia e quanto fossero importanti valori come il rispetto reciproco.
    Le parole che Jesse aveva usato erano di uso comune, tuttavia l'ametrino non era del tutto sicuro che Blake potesse avvertire i pericoli che nascondessero. Le frasi esatto non le ricordo perfettamente - in fin dei conti non era un registratore - ma diceva cose tipo non mi importa se non mi da affetto o se intanto si vede con altri, io voglio solo lui, posso smettere di vederlo quando voglio, non avrei voluto che andasse così, ma mi fido di lui. Sospirò. Ma mi diceva queste cose con lo stesso tono di chi era innamorato da anni e anni, sembrava che avesse gli occhi a cuoricino. E da quando si vedono? Come dici tu, Josh è un bravo ragazzo. Se al posto suo ci fosse stato qualcun altro le cose potevano andar in maniera estremamente diversa. Io l'ho visto come si comportano quelli come mio padre. Sospirò, in fin dei conti era sempre così che andava. Sfruttano la fiducia che hai di loro per allontanarti da tutti i tuoi amici, ti convincono che la tua vita è finita senza di loro e pian piano, giorno dopo giorno, ti annullano completamente. E mamma, dopo più di ventotto anni con lui ripete ancora quelle stesse cose.
    Come poteva risolvere la situazione? Erik vedeva solo una risposta: Dobbiamo parlargli insieme.


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    In quei due anni in quell'accademia e dopo aver parlato con Erik e Jesse per altrettanto tempo, dopo non essersi mai aperto per un anno intero, dopo aver deciso che la sua vita non doveva essere condivisa con nessuno e sopratutto che nessuno doveva fargli più del male, Blake si era ritrovato a fare tutto l'esatto contrario di quello che, ad esempio, era riuscito a fare ad Hogwarts. Il problema era solamente uno: Erik aveva la stoffa da capitano per davvero, era uno di quelli che riuscivano sempre in quello che facevano ed capivano le persone alla perfezione. Lui aveva detto quelle cose sulla sua vita solamente per cercare di farlo parlare e di sapere qualcosa in più su come la situazione si stesse svolgendo. Erik si era aperto perchè aveva un anima pura ed un cuore d'oro e gli piacevano eccessivamente gli abbracci. Blake aveva parlato d'istinto cacciando le cose che lui credeva davvero, ossia il fatto che Erik e Jesse fossero la sua famiglia, insieme ad altre persone acui si stava legando terribilmente li dentro. Si odiava per quello. Lui di legami del genere non ne aveva mai vuluti ed adesso, invece si rendeva conto che si sarebbe ammazzato per un sacco di persone, che si arrabbiava più spesso del solito e sopratutto che sorrideva e si apriva più del solito. Fece un respiro profondo quando Erik lo stritolò con quell'abbraccio, ma non disse niente a riguardo, oramai la parte degli abbracci e delle lacrime era bella che passata quindi era meglio non andare oltre. Ascoltò attentamente quello che Erik gli stava dicendo, registrò nella sua mente ogni singola frase fino a quando anche lui gli disse che lo voleva bene. Cosa diavolo avevano tutti quanti ultimamente? Cioè... lui non si era mai davvero comportato da vero amico con nessuno ed aveva fatto solamente ingenti danni alla metà di loro, eppure, cavolo eppure non facevano altro che stargli vicino ed addirittura dirgli che gli volevano bene? Si erano messi forse d'accordo! Non disse niente neanche a lui perchè non riusciva neanche a metterle insieme quelle lettere che formavano quelle tre parole. Maledizione a voi ed i vostri sentimentalismi! pensò sosprando prima di tornare a guardarlo. Stava piangendo da prima e lui più del'abbraccio non sarebbe mai riuscito a fare, ma quando anche lui disse che aveva un padre stronzo e che sua madre diceva esattamente le stesse cose che Jesse aveva detto a lui, Blake sgranò gli occhi. A lui non l'aveva messa in quel modo e forse perchè spaeva anche la sua reazione. Ma forse Blake gli avrebbe detto una cosa tipo "smettila di fare la femminuccia, dovresti pretendere di essere l'unico, se no ne troviamo un altro a cui dare il culo!" Non si sarebbe mai preoccupato così tanto come stava facendo Erik, ed adesso aveva anche capito il perchè. Gli sorrise ancora cercando le parole giuste, annuì per la sua ultima affermazione. Poi fece un respiro profondo. Quel dover cominciare ad essere una persona profonda e normale lo stavano facendo dimagrire e diventare quasi un essere normale. Oh, il modo per farmi ascoltare lo trovo sempre, su questo non devi preoccuparti! Ma ok, ci parleremo insieme e ti posso assicurare che Jesse non entrerà mai in quel loop. A costo di rompergli tutte le ossa che ha nel corpo, e se mi dovessi acorgere, anche solo per un secondo che Evans lo prende in giro, o si approfitta della sua fiducia, oppure fa qualcosa che lo farà stare davvero male, allora vorrà dire che si eliminerà il problema alla radice! Certamente Blake non aveva pensato agli stessi metodi di Erik per risolvere la situazione, ma infondo, oramai, il profetto ametrin aveva capito bene come fosse fatto Blake! Lo aveva salvato una volta levandogli la voce, ed adesso era solo questione di tempo, doveva solamente capire come riuscire a placarsi quando a soffrire era un suo amico. E non un amico qualsiasi, Jesse. Sorrise ad Erik ancora. Erik, tu stai bene? La domanda poteva anche sembrare fuori luogo, ma li si stava parlando di un trio, non di un duo. Quindi era chiaro che dopo quello che il ragazzino gli aveva rivelato, Blake si preoccupasse anche per lui. Maledizione a voi, di nuovo!
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    Aver degli amici dalla propria parte era un lusso che non tutti potevano avere e Jesse ne poteva contare ben due. Erik, sicuramente più emotivamente coinvolto, stava escogitando un piano per porre fine a quella situazione malsana e Blake, più razionale e con i piedi per terra, dopo aver ascoltato e valutato il da farsi giunse alla conclusione che i timori del moro erano in qualche modo fondati. Saremo un'ottima squadra! A questo giro Capitan Hidenstone e Blake Widow salveranno il Soldato d'Estate dai suoi sentimenti! Ebbene sì, sembrava la trama di uno stupido film per bambini dal dubbio orientamento sessuale, ciò nonostante il prefetto era certo della decisione presa: avrebbero parlato con Jesse, l'avrebbero fatto ragionare.
    Dici che potrebbe essere necessario rompere le ossa di Jesse? E' fragilino, non voglio che si faccia male. Crucciò appena lo sguardo, lasciando poi cadere gli occhi verso il basso. Sospirò. Beh, dai, ho letto da qualche parte che ferisce più un cuore spezzato che i ginocchi sbucciati, magari è la stessa cosa anche per le ossa. Così è come se scegliessimo il male minore! Ecco cosa accadeva quando due adolescenti giocavano a far gli eroi.
    Riguardo a Josh preferirei prima parlare con lui. Forse sì, eliminandolo risolveremo il problema, ma non voglio che anche lui si faccia male. Proverò a convincerlo di far la cosa giusta, quando ci parlerò. Doveva scegliere bene il momento e sapeva già come non sarebbe stato facile affatto.
    Poi arrivò una fatidica domanda. Stava bene Erik? No, sentiva un groppo alla gola, aveva paura di essere giudicato male dal proprio migliore amico, temeva che a lungo andare Blake potesse stufarsi di lui. Stava bene? Assolutamente no, ma la sua risposta fu quella di sempre. Tutto bene, stai tranquillo. Sono felice che siamo riusciti a trovar una soluzione. Indietreggiò di un passo e ruotò il capo in direzione della porta. Credo sia giunto il momento di andare, comunque teniamoci in contatto sulla questione di Jesse. Il tuo aiuto per me, per lui, sarà fondamentale.


    RevelioGDR
     
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8 replies since 3/12/2019, 19:51   130 views
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