follow me in the dark

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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Mancava davvero meno di un mese all'inizio del ballo? AIUTO! Erano seri riguardo quella roba in cui prefetti dovevano aprire le danze? AIUTO! Ciò voleva dire che avrebbe dovuto invitare qualcuno al ballo? AIUTISSIMO!
    Il cuore batteva forte mentre gli occhi erano fermi sull'avviso affisso sulla bacheca della propria Sala Comune. E ora che faccio?Lilith si sarebbe sicuramente presentata con Blake, Liz poteva scegliere tra Lucas e Josh, Jesse qualcosa si sarebbe inventato e lui? Panico. Si sedette su una poltroncina color lavanda e cominciò a vagliare tutte le opzioni più probabili. Dirò che mi son sentito male. Mi faccio ricoverare in infermeria. ANZI, MI FARO' FIRMARE UN PERMESSO PER ANDAR AD AIUTARE I BAMBINI DEL CONGO. Ok, forse l'ultima opzione non fu molto credibile. Provò di nuovo, si concentrò e chiuse gli occhi. Pensò a Theresa e istintivamente scosse il capo immaginando uno dei suoi pugni. Si concentrò su Jessica, ma la testa fu scossa ancor più volte. Il fatto che avesse un bambino lo destabilizzava. Poi pensò a Molly e sentì qualcosa.

    You're the light, you're the night
    You're the color of my blood


    Un sorriso spontaneo nacque tra le sue labbra e per un solo secondo poté percepire il calore delle calde coperte di lana, il voler essere forte per non far preoccupare il prossimo e anche il sapore di un tiramisù che non aveva più avuto modo di condividere con lei. La colpa è mia. Tra i problemi dovuti alla licantropia, Blake che era quasi riuscito a scoprire il suo segreto, la presunta omosessualità del suo parabatai e il voler essere d'aiuto ai feriti in infermeria lo tennero occupato praticamente per l'interno mese di Novembre. Ok, le scrivo. Cosa?
    Riprovò a chiudere gli occhi per un secondo.

    You're the cure, you're the pain
    You're the only thing I wanna touch


    Scosse con grande rapidità il volto, perché aveva in testa le parole di quella stupida canzone? Sbuffò, incerto su come doversi comportare. Vagliò innumerevoli ipotesi, ma alla fine finì per optare sul classico.

    Ciao Hey Sono ioCara Molly,
    sono Erik e volevo chiederti se ti andasse di ven, come stai? Perdonami per le cancellatura ma non so come chieder a scrivere sono un vero disastro. Che ne dici di accompagnarmi vederci per quel tiramisù? Se ti va io sarò nella Stanza delle Necessità dalle 18 in poi. Spero davvero che tu venga. Capirò che sei tu se busserai tre volte.
    A presto ʕっ•ᴥ•ʔっ
    Erik Foster


    Era davvero necessaria la faccina? No, ma il prefetto voleva evitare ulteriori cancellature. Piegò più volte il foglio di pergamena, inserendolo poi in una busta per lettere. Da lì in poi fu tutto un gioco di passaggi. Erik la consegnò a Scott, dicendogli se poteva consegnarla a Mike che gli avrebbe detto se poteva consegnarla a Jane per dirle infine di consegnarla a Molly. Troppi passaggi? No, non potevano essere troppi per qualcuno che in testa aveva la confusione più totale.
    Tra due ore sono le 18. Aveva poco tempo, così si precipitò al quinto piano, di fronte al grande portone che conduceva alla Stanza delle Necessità. Chiuse gli occhi e immaginò cosa volesse trovare al suo interno, dopodiché varcò la soglia.

    RevelioGDR


     
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    Molly Jane Trouble
    Studentessa | 16 anni

    I balli le sono sempre piaciuti. La scelta del vestito, la musica, i colori, la compagnia, le risate. Le aspettative. Quando c'è in vista una festa, diventa tutto in funzione di essa. Il tempo è scandito come un conto alla rovescia, i minuti e le ore si dilatano cercando di farti restare il più possibile coi piedi per terra, mentre tu già col pensiero voli alla serata magica che ti aspetta. Eppure, alla notizia dello Jul Ball, Molly stringe le labbra. L'annuncio sulla bacheca è motivo di gridolini da parte delle sue compagne di casata, mentre lei se ne sta semplicemente a fare i compiti vicino al camino. Il solito posto, alla solita ora, col solito inglesissimo thè caldo delle cinque del pomeriggio. «Pensi di andarci?», le chiede Judy, la sorella gemella. Vorrebbe risponderle: E se invece andassimo a Denrise a bere una cioccolata?, ma per la prima volta l'Ametrina le sembra felice di qualcosa. E lei non vuole deludere la persona più importante della sua vita. «Ma certo che ci vado. Con te.», risponde, certa che Judy non abbia ancora ricevuto alcun invito. Oppure gliel'avrebbe già detto... Non sa tenere i segreti, la gemella. Le due si salutano prima di continuare ognuna per la propria strada - vale a dire ognuna diretta alla rispettiva lezione. L'ultima del giorno, per fortuna. Molly si allunga sul banco, poggiandovi sopra la testa per qualche minuto, prima che arrivino i docenti. Qualcuno, però, decide di interrompere quel momento di assoluta pace picchiettando con le dita sulle sue spalle. «Jane?» , chiede, a metà tra lo scocciato ed il curioso. «E' per te.», risponde la compagna, consegnandole una busta che senz'ombra di dubbio è già stata aperta - non dalla diretta interessata. Jane cerca di soffocare qualche risatina compiaciuta, mentre Molly apre la lettera sul banco - avendo cura di non essere osservata dalla ragazza. Ne legge il contenuto d'un fiato, e subito i capelli le diventano rosa. Gli effetti della Metamorfomagia si fanno sentire nei momenti più opportuni, non c'è che dire... Il rosso che prima infuocava i suoi capelli, invece, si trasferisce sulle guance.
    Erik Foster le chiede di vedersi per il famoso tiramisù.
    Era una promessa che le aveva fatto, ma Molly non pensava l'avrebbe mantenuta. D'altronde era passato più di un mese, e di mezzo c'era stato lo scontro del trentuno Ottobre - data indimenticabile per la popolazione dell'Accademia. Sorride all'immagine dell'orsetto che il ragazzo le ha disegnato, certa che sia stato il motivo delle risate anche di Jane. Ma non le importa quello che pensi la ragazza, le importa soltanto che... Insomma, che alle sei del pomeriggio ha una specie di... Appuntamento? Incontro? Come lo dobbiamo chiamare? Insomma. Ha una cosa: Erik la aspetta nella Stanza delle Necessità. E lei è bloccata a lezione, e finirà tardissimo. Cazzo, penserà voglia dargli buca, si preoccupa la Trouble, facendo virare ancora una volta il colore dei capelli, questa volta verso il verde. Quando le emozioni si intensificano, ecco che le caratteristiche del suo corpo, praticamente, impazziscono. Sono le cinque e cinquanta minuti quando, spinta dalla necessità di vedere Erik, chiede di poter lasciare l'aula in anticipo, adducendo delle motivazioni strane, ma che fortunatamente non vengono indagate più di tanto. Fa le scale di corsa, raggiungendo il quinto piano col fiatone. E' davanti alla porta, ma non c'è l'ombra dell'Ametrino. Meno male. E' in ritardo. Ho giusto il tempo di ricominciare a respirare in maniera meno folle, si dice, continuando a controllare l'orario sullo schermo del magifonino che porta sempre con sé. Si fanno le sei. Poi le sei e cinque minuti. Alle sei e dieci, inizia ad ipotizzare che Erik possa aver già varcato la soglia della stanza. Oppure è lui che mi ha dato buca, pensa, ma preferisce non soffermarsi troppo su quella possibilità. Perché... Perché non potrebbe crederci, se fosse davvero così. Ok, la stanza si apre per chi ha bisogno di qualcosa... Quindi... Se ho bisogno di trovare Erik..., riflette, camminando avanti e indietro, così come le hanno detto si debba fare. E poi ecco che uno spiraglio si apre per lei. Molly si precipita dentro, chiedendo - più a se stessa, in realtà: «Erik, sei qui?»

    "Parlato" - Pensato - Ascoltato | Scheda PG Stat.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Dopo aver varcato il gigantesco portone Erik si ritrovò a battere due volta le ciglia con in volto stampata un'espressione a dir poco entusiasta. Tutto era come nella sua testa: tegole in duro legno di quercia era la base del pavimento e delle pareti della stanza rettangolare. Un grande e soffice tappeto bordeaux caratterizzava il centro dell'area e sopra di esso erano sparsi innumerevoli cuscini di vario colore. È perfetto! Non si avvicinò subito ai numerosi piattini poggiati su un mobiletto sul fondo della stanza, bensì ad un grande armadio posto alla sua sinistra. Lo aprì e un sorriso a trentadue denti piombò sul volto. Impiegò pochi istanti per cambiarsi d'abito e lo specchio interno lo aiutò a comprendere come il risultato finale non fosse proprio orrendo. Certo, si sentiva strano con addosso quella camicia bianca, senza poi parlare della giacca color panna! Era la prima volta che indossava una giacca in tutta la sua vita e per un solo secondo si commosse. Non aveva mai dato importanza ai beni materiali, non lui che aveva avuto così poco dalla vita, non lui che nato sotto una sfortunata stella crebbe in una famiglia con una pessima situazione finanziaria a causa di un padre violento e dalle dipendenze assai discutibili. Eppure per la prima volta nella sua vita si sentiva bello, ma si bloccò subito dopo, quasi come se credesse di non meritare un indumento simile addosso ad uno come lui. Fu tentato di togliersela, eppure una piccola vocina dentro di lui faceva resistenza. M-ma io volevo essere impeccabile! Voleva farlo per Molly, voleva farlo per dimostrare a se stesso e a lei di poter essere un valido cavaliere per lo Jul Ball. E se mi ride in faccia? Un brivido gli percosse l'intera spina dorsale. Che suo padre avesse ragione? Se davvero un Foster era condannato ad essere solo un Foster? Di notte amava convincersi che le innumerevoli umiliazioni ricevute da parte dell'uomo fossero dovute alla sua incapacità di accettare un futuro luminoso per chi a differenza sua non avesse tante ombre nel cuore. Nuovamente, ma se avesse ragione?
    I pensieri sconfortanti svanirono, udì la voce di Molly star per entrare. Portò un dito in prossimità degli occhi per stuzzicarli un secondo e rivolse lo sguardo verso il portone. Sono qui, entra pure! Chiuse l'armadio e avanzò verso il centro della stanza, proprio sopra il tappeto. Ehm, come stai? Senti freddo? Avrei dovuto pensare ad un caminetto? Oppure hai caldo? Insomma, è strano a dicembre, ma chi sono io per giudicare? E come al suo solito, quando era nervoso cominciava a straparlare. MI SONO DIMENTICATO DI TOGLIERMI LA GIACCA! Eh, sì, con tutto quel disagio era giunto ad una conclusione: forse non era tagliato per essere un cavaliere.



    RevelioGDR
     
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2 replies since 2/12/2019, 11:43   88 views
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