Dove tutto è cominciato

Blake&Lilith

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    Era il 19 novembre. Erano passati appena 19 giorni da quel giorno e Blake non riusciva davvero a capire perchè Lilith non parlava. Insomma neanche con lui? Era successa una cosa tanto terribile? Eppure lui se lo sentiva, aveva visto il sangue di Lilith in mezzo alle sue gambe, ma tutte erano un pò sanguinanti, ma ogni volta che cercava di sfiorarla lei era come se avesse paura di lui, come se...Solo il pensiero che qualcuno l'avesse toccata in quel senso lo mandava in escandescenza. Ma doveva stare calmo. Aveva parlato con Aaron ed Aaron aveva detto una cosa santa: devi darle del tempo, sarà lei a decidere quando parlare con te e come farlo, ma questa volta devi stare tu ai suoi tempi... infodno lei ti ha aspettato e quindi stai buono. Lo odiava. Perchè diceva sempre la cosa giusta? Perchè mai non si metteva insieme alla Ivanova? Oddio che bella idea! Lui era bello, la Ivanova era gnocca ed intelligenente, avrebbero formato una bella coppia, altro che quella medimaga! Cosa diavolo ci trovava in lei ancora non riusciva a capirlo. Comunque non era quello il momento per pensare alle tresche amorose di suo fratello e quindi decise che la cosa migliore da fare per lui e Lilith era quello di stare insieme e cercare di risolvere la situazione insieme. Una volta lei gli aveva detto che i suoi problemi erano anche quelli della ragazzina e che le cose si potevano affrontare insieme, ed ancora che non importava quanto la sua vita fosse incasinata, lei ci sarebbe stata. Era così che si stava insieme no? Lui non ci aveva mai veramente creduto, ma Lilith era stata così determinata da dimostrarglielo tutti i giorni. Era stata vicino a lui quando aveva fatto a botte, era stata vicino a lui quando si era sentito nervoso, era stata vicino a lui sempre, sempre a cercare di capire cosa gli passasse per la testa. Sempre a fargli capire che lei ci sarebbe stata in qualsiasi situazione. E lui? Lui invece che cosa aveva fatto per lei? Casino, tanto, tanto casino.
    Non era mai stato un tipo romantico, ma forse solo perchè non era mai stato ispirato davvero e visto che non aveva la bacchetta magica doveva anche arrangiarsi, ma aveva avuto un'idea. Voleva che Lilith sentisse che qualsiasi cosa le fosse successa lui ci sarebbe stato. non se ne sarebbe andato, voleva stare con lei, voleva lei, voleva che lei si sentisse speciale per lui perchè era esattamente quello che Blake vedeva quando la guardava. Non era solamente bella, la vedeva una ragazza speciale, diversa dalle altre. Voleva che i suoi capelli tornassero completamente neri quando lo abbracciava e che ricominciasse con le sue assurde gelosie per il mondo intero. Voleva che Lilith stesse bene e che si addormentasse tra le sue braccia semplicemente, senza avere paura del buio. Aveva acceso tante lanterne in quella stanza buia, aveva messo nel dvd il film preferito della ragazza ed aveva messo una coperta calda su quella poltrona. Li, doveva tutto era cominciato. Insomma Lilith aveva bisogno di dolcezza da lui in quel momento, e lui si sarebbe sforzato di dargliela. Perchè era quello che voleva anche lui e per quanto non ne fosse capace, per lei avrebbe fatto di tutto, si, anche andare a cazzo duro verso Naga a spaccarle la faccia. Si era preso quello schiaffo e non aveva detto niente, lui non voleva metterla in pericolo ma non poteva neanche fare finta di niente. Lui voleva ucciderla davvero solamente per averli separati per così tanto tempo. Era stato un mese bruttissimo, era stato un mese di merda per Blake, non aveva dormito quasi mai, non aveva fatto altro che cercarla da per tutto...gli era mancata da morire ed adesso non aveva intenzione di lasciarla mai più. Ma voleva sapere cosa le era successo, perchè glielo aveva insegnato lei, dovevano dirsi tutto, tutto quanto e solo così sarebbero riusciti a stare insieme, ad affrontare le cose insieme. L'andò a prendere di fronte alla sala comune dei dioptase, oramai ci aveva messo le tende li davanti con tanta contentezza per le ragazze della casata, e quando la vide uscire le sorrise e le andò incontro. Vieni... ho una sorpresa per te E al diavolo le lezioni o tutto il resto, potevano prenderselo un pomeriggio per stare insieme no? La prese per mano e la condusse nella sala multimediale. Aprì la porta. Non era moltissimo, ma infondo ci aveva provato no? Cioccolata calda e film! Entrarono e chiuse la porta a chiave alle sue spalle. Le accarezzò la guancia. Non voleva forzarla, non voleva chiederle niente di poco carino...si morse il labbro. Poteva provare almeno a baciarla? Tutta quella situazione lo stava uccidendo. Non voleva stare più con lui? Non era più attratta da lui? Cioè, come era possibile una cosa del genere!0 Vieni... Alla fine non cercò le sue labbra ma la portò vicino a quella poltrona. Si sedette sopra e le fece segno di sedersi su di lui, come erano stati per tutto il tempo quel giorno che tutto era cominciato.
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    Diciannove giorni.
    Erano passati diciannove giorni, con quasi altrettante sedute dalla dottoressa Rheon. Aveva cercato di affrontare la cosa, ma non era ancora riuscita ad aprirsi con quello che era il suo ragazzo.
    Parlare con Eilidh aveva aiutato la ragazzina a capire che la colpa non fosse stata la sua, ma quando usciva dal suo ufficio, si sentiva di nuovo persa, sola, come se tutto quello che era stato detto, perdesse effetto quando chiudeva quella porta alle sue spalle.
    Ricadeva in quel mutismo che non riusciva a sbloccare, se non dietro quelle mura con cui si lasciava andare, davanti a quei occhi che le davano la forza per continuare.
    Aveva chiesto come poterlo dire a Blake, quando ti senti pronta, l'era stato detto... e lei lo era, ma non riusciva a far uscire la voce. Era quasi certa che fuori dallo studio di Eilidh, la voce le venisse a mancare, come affetta da un Silencio continuo.
    Blake si stava impegnando e per quanto il suo cuore fosse distrutto, lei era consapevole di quello che il ragazzo faceva per farla stare bene.
    Ogni attimo che passava con lui era condito da paura, da terrore di poter rivivere quelle orribili sensazioni che l'avevano tenuta vittima per un mese.

    Quel giorno, Blake, aveva detto che aveva organizzato qualcosa per lei e con un sorriso timido aveva accettato.
    Sperava fino alla fine che non fosse sesso, perché ogni volta che lui cercava di avvicinarsi fisicamente, lei non riusciva a far altro che piangere e tremare.
    Lo vede andarle incontro e calò lo sguardo per a vergogna che provava.
    Era sporca, rotta... lo aveva tradito.
    Era così che si sentiva quando vedeva il suo sorriso, i suoi occhi. E per quanto quella dottoressa diceva che non era così, quando ritornava in Accademia, sentiva quel peso addosso come se fosse in una gabbia dorata.

    Venne portata in quella stanza dove tutto era iniziato. Sentì un brivido e si strinse nelle spalle, quasi come se fossero una difesa con cui cercava di rinchiudersi in una barriera infrangibile.
    Sorrise appena a quella proposta, apprezzando come tutto quello fosse stato fatto per lei.
    Mandò giù un rospo gigante, come se lo stomaco non fosse già in subuglio di suo..Si avvicinò quando lui le chiese di farlo, quindi provò a sedersi in braccio a lui, rimanendo sulla punta delle sue ginocchia. Non voleva sembrare fredda, ma strinse gli occhi, sentendo il contatto con quelle gambe e le mani andarono a stirngere la gonna della divisa così forte da farsi venire le nocche bianche.
    «Mi... mi dispiace...» cercava di restare il quanto più possibile, ma iniziò a tremare e di scattò si alzò, voltando le spalle a Blake e iniziando a piangere, rifugiandosi in un angolino buio di quella sala multimediale, lì dove si erano promessi un primo passo importante.
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    Quella situazione cominciava a diventare insostenibile. Cosa sbagliava? Era lui il problema? Non voleva stare più con lui e non sapeva come dirglielo? Aveva paura di lui. Lo si percepiva nel momento stesso che lui si avvicinava e lei cominciava a tremare a piangere e si allontanava automaticamente da lui. Era impossibile che Lilith, lei che era sempre attaccata a lui con una mano, un piede o semplicmente con lo sguardo, volesse stare lontano da lui. Eppure era quello che stava succedendo. Aveva provato in tutti i modi e tutti i modi non erano stati efficaci in niente. Aveva rotto qualsiasi cosa ci fosse in camera sua, si era istallato di nuovo un sacco di pugilato per sfogare quella frustrazione ma ogni volta che la vedeva e cercava qualsiasi tipo di contatto, lei scappava, piangeva e tremava. Abbassò lo sguardo quando si alzò e si andò a rifuggiare di nuovo in un angolino buio. Non ci andò subito. Non andò subito da lei perchè era veramente distrutto, ogni volta che Lilith si allontanava da lui, sentiva un crak al suo cuore. Ci stava provando seriamente. Davvero stava cercando di essere migliore per lei, ma sembrava che niente di quello che stava facendo funzionava veramente. Non voleva lasciarla sola, si vedeva che stava soffrendo ma non voleva neanche essere trattato in quel modo. Con gli altri sembrava essere quasi più serena di quando stava con lui. E quella situazione cominciava a stargli stretta, si sentiva claustrofobico. Non sapeva più dove sbattere la testa. Si morse il labbro e si alzò da quella poltrona, andò vicino a lei, ma neanche troppo vicino. Aveva quasi paura di toccarla per non essere frainteso. Lui voleva stare solamente con lei, voleva parlare con lei, voleva affrontare tutta quella situazione insieme. Insieme come lei gli aveva promesso. Eppure in quel momento quella parola gli sembrava così dannatamente lontana da loro due. Lei non voleva stare più con lui. Un altro crack. Non aveva mai sofferto per una ragazza, era sempre lui a condurre il gioco, a lasciare o far soffrire e forse quello era il carma. Per una volta che si era fidato di qualcuno, che si era completamente lasciato andare con una donna, questa lo stava distruggendo restituendogli tutto il male che aveva fatto a lui. Si mise in ginocchio di fronte a lei, a debita distanza. Non sapeva esattamente cosa dire, non sapeva esattamente come farle capire che a lui poteva dire qualsiasi cosa. Si morse il labbro, abbassò appena lo sguardo. Sentiva gli occhi bruciare, li sentiva completamente lucidi. Forse avrebbe voluto piangere tantissimo, ma non lo fece, ricacciò indietro le sue lacrime. Non era il momento di pensare a se stesso, non adesso e non con lei. Mi dispiace per quello che è successo quella notte, se il motivo per il quale non vuoi stare più con me è perchè ho attirato di nuovo l'attenzione su di te... davanti a Naga... va bene. Se voleva punirlo per qualcosa, ci stava riuscendo alla grande ma Blake non spiccava per pazienza o altro. Allungò appena la mano verso di lei, ma subito la scen di poco prima sulle sue ginocchia gli tornò alla mente e quindi ritirò la mano. Io credo di sapere cosa sia successo, ma non ho la palla di vetro Lilith. E sapere che tu hai paura di me, vederti piangere ogni volta che io mi avvicino a te, o vederti tremare per colpa mia, mi sta distruggendo. Adesso era davvero difficile trattenere quelle lacrime, distolse un momento lo sguardo e poi tornò a guardarla. Ti prego. Hai detto che i tuoi problemi sarebbero stati anche i miei e che i miei problemi sarebbero stati i tuoi. Mi hai chiesto di non parlare più di Blake e Lilith, ma di un Noi. Ed io l'ho fatto. Aggiunse ancora, sentendo una lacrima questa volta scendere sulla guancia. Si morse il labbro. Quindi. Dimmi che ti è successo, dimmi qual è il problema e ti giuro che lo risolveremo insieme. aggiunse questa volta lasciando che le lacrime scivolassero silenziose e copiose sul viso. Non piangeva da quando era piccolo e gli sembrava assurdo farlo davanti a lei in quell'occasione, ma non ce la faceva più. Lo stava evitando come se lui avesse fatto qualcosa di sbagliato, come se fosse la causa di ogni suo male. E se il problema sono io, io cambierò anche accademia, ma ti prego... Abbassò lo sguardo.
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    Lei lo sapeva.
    Sapeva che tenere quello scudo attorno non avrebbe fatto altro che distruggere Blake, ma era tutto così difficile.
    Si sentiva sbagliata, inutile, sporca... come se avesse potuto solo chiedergli scusa e lasciarlo libero di trovare una persona diversa da quello che era lei.
    Una ragazza sporca, una ragazza che non era riuscita a dire no a chi l'aveva rapita, arrendendendosi sotto le sue angherie.

    Rimase in quell'angolino da sola, per molto tempo. Si mangiava l'interno della guancia, sentendo già l'odore ferroso del sangue che aveva provocato mordicchiando la pelle molliccia. Ormai stava diventando un vizio, quello, che aveva il solo scopo di provare a scaricare un po' di nervoso, senza realmente riuscirci.
    Non è che non ci aveva pensato a dirgli la verità, a la verità era troppo complicata e probabilmente Blake non l'avrebbe accettata.
    Sentì i suoi passi avvicinarsi, si strinse tra le braccia, quasi simulando un abbraccio da sola.
    Aveva paura di lui?
    No, ma della sua reputazione ai suoi occhi, quella sì. Blake sapeva, così come anche lei, che entrambi avevano avuto le loro avventure, prima di stare insieme, ma quella andava oltre. Quello che era successo, era accaduto quando loro erano fidanzati e... adesso?
    Il silenzio la stava logorando come anche le parole facevano. Troppo rumore, anche quando fuori non volava una mosca. Era tutto nella sua testa e questo era troppo pesante per lei.
    Respirò lentamente, sentendò persino il rumore dell'aria che entrava ed usciva dalle sue narici.
    Poi tutto si ruppe, quando lui iniziò a parlare. Lilith sgranò gli occhi, come se tutto ciò che stesse dicendo non avesse senso alcuno. Eppure, non riusciva a voltarsi verso di lui, rimaneva di spalle, con la faccia coperta dalle mani.
    Credeva di sapere? Come poteva? La psicologa non aveva potuto dirgli quello che si erano dette, vero?
    Lo continuò ad ascoltare, quindi, sentendosi gettare contro quello che lei stessa aveva detto a lui.
    Come poteva fargli così del male? Come poteva ferire chi amava?
    Tentò di aprirsi, di voltarsi verso di lui, di guardarlo nascosta tra quei capelli bianchi che non sembravano prendere alcuna gradazione, davanti al ragazzo che la rendeva nera.
    Lo vide piangere e aggrottò la fronte.
    Quando paventò l'idea di cambiare accademia, Lilith sussultò e le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo volto, mentre una mano cercò quello del ragazzo, provando, tremante, ad asciugargli una lacrima.
    Fece un passo incerto, inesperto, verso di lui.
    Era come se stesse ricominciando tutto da capo, ma adesso la persona di cui rompere lo scudo, non era Blake, ma era lei.

    «B...B....B...lake.» la voce era debole, forzata, quasi come se parlare le facesse troppo male. Si inginocchiò davanti a lui, stringendo le sue gambe talmente forte che aveva pura di farlo cadere. Era la prima parola, dopo un mese e più... stava piangendo, col capo attaccato alle sue ginocchia, le braccia avvolte a quelle gambe, accasciata ai suoi piedi, sul pavimento di quella stanza che li aveva visti nascere come coppia.
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    Non si era mai sentito tanto inadeguato come in quel momento. Aveva promesso a Lilith che nessuno le avrebbe fatto del male perchè adesso c'era lui con lei, le aveva promsso un sacco di cose ed un mese dopo, solo un mese dopo aveva infranto tutte le sue promesse. Senza contare che adesso non sapeva cosa fare, ne cosa aspettarsi, tutto quello che sapeva era che la sua fidanzata non parlasse più con lui, non sapeva se nel dormitorio ci fosse qualcuno che la tormentasse, che stesse con lei mentre piangeva e nessuno voleva dirgli come cavolo entrare li dentro. Già di per se era una persona instabile e che non capiva quando fermarsi e quando andare avanti, già di per se aveva un sacco di problemi a controllare le sue emozioni, adesso, proprio in quel momento ed in quel periodo quando l'unica cosa che lo aveva sempre tenuto con i piedi per terra lo stava abbandonando completamente si sentiva impazzito. Ecco si, si sentiva completamente elettrico come se tutti i progressi che aveva fatto, stavano svanendo nel nulla, come se tutto quello che aveva capito in quel periodo non era più lo stesso. Lui era seriamente problematico con le sue emozioni ed in quel momento non riusciva a contenere il pianto. Vederla in quello stato, costantemente era come sentire delle lame al cuore che entravano e che uscivano dal petto. Ci aveva provato, aveva provato a sorridere, a chiederle qualcosa, a stare in silenzio, a studiare con lei, a guardarla solamente, a stare a dormire dietro la prota della sala comune dei dioptase... aveva provato di tutto eppure quel tutto non era servito. Si sentiva completamente impotente. Si sentiva devastato nell'anima, non sapeva come controllare tutta quella situazione, non sapeva come gestire l'umore di Lilith che era sempre stato molto stabile, figurarsi il suo che non ci aveva mai capito niente. Ma quando sentì la sua voce dire il suo nome seppur balbettante si morse il labbro. Sentì la stretta contro le sue gambe. si abbassò staccandola appena, si mise in ginocchio di fronte a lei. Lilith... proviamoci almeno...Qualunque cosa. si avvicinò a lei e posò la sua fronte su quella della ragazza. Non gli importava neanche del fatto che le lacrime continuavano ad uscire in maniera copiosa e prepotente. PEr tutti quei momenti in cui non ci era riuscito, quello era il meno giusto, il meno probabilme, eppure non riusciva a smettere. Più lei piangeva e lo escludeva, più lui sentiva le lacrime scendere silenziose dai suoi occhi. L'amava? Si che l'amava.
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    Era passato più di un mese e lei non sapeva se il suono della sua voce fosse lo stesso di settembre. Forse Blake non l'avrebbe mai riconosciuto, probabilmente aveva anche dimenticato come fosse. Non riusciva a pensare di poter dire la verità, quello che era accaduto era troppo pesante, troppo sporco. Lei si sentiva colpevole, non vittima e per quanto la psicologa continuasse a cercare di convincerla che non fosse così, quando guardava gli occhi di Blake, tutto cambiava e il suo sguardo non riusciva più a reggerlo, lo sentiva premere per avere una spiegazione, lo pregava per avere la verità.
    E lei, gliela doveva.
    Forse finora non aveva parlato per paura delle conseguenze, per egoismo, perché era certa che se lui avesse saputo cosa aveva fatto, durante quel mese, allora sarebbe finita.
    Vederlo piangere le strappò il cuore dal petto, sentì un dolore che non aveva mai provato, si sentiva pungere, tanto che le gambe non ressero e dovette inginocchiarsi ad abbracciarlo, sciogliendosi anche lei in quel pianto che non era solo liberatorio, ma anche troppo carico di emozioni con la quale adesso avrebbe dovuto fare i conti.
    Quando si sentì staccata, le si spezzò qualcosa dentro. «Lo sa? Non vuole che lo tocchi?» poi il contatto tornò con quella voce che lo accompagnava, quella voce che era distorta dal pianto di quel ragazzo che lei amava.
    Proviamoci.
    Gli occhi di Lilith si sgranarono,guardando il pavimento, con la fronte attaccata alla sua.
    Provarci?
    Era tutto così difficile.
    Incerta, quasi tremante, cercò la sua mano, provando ad afferrarla.
    «I-I-Igor...» un nome, che la fece rabbrividire. Chiuse gli occhi e ritrovò il suo volto davanti, rideva di lei, mentre le sue mani si avvicinavano.
    Scattò, spingendo Blake e finendo seduta a terra, camminò in quella posizione all'indietro, scontrandosi con il muro poco dopo «No! N-no.» riprese a piangere, stringendo le gambe piegate al petto, le nocche diventarono bianche, per quanto era stretta quella presa. Aveva nascosto il volto nelle ginocchia, non voleva che la guardasse in quello stato, avrebbe riconosciuto il suo essere sporca, il suo esser stata toccata da qualcuno che non fosse lui.
    L'avrebbe... lasciata...
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    Chi cazzo era Igor? Il fatto era che la sua voce stava tremando e la razione che ebbe solamente quando nominò quel tizio lo fece diventare completamente bianco. Non oppose resistenza e quindi cadde di rimando alla spinta della ragazza. Poi vide quello che fece dopo e quello che aveva pensato per quel mesetto scarso che si erano ritrovati vicino, si materializzò. Si era andato ad informare, nonostante Eilidh non avesse mai detto niente, - anche perchè, dove diavolo si erano visti esattamente per parlare di Lilith? - Blake aveva fatto le sue ricerche. Aveva cercato di qua e di la nei libri cosa voleva dire quanco una ragazza rifiutava qualsiasi contatto fisico con il proprio ragazzo, ma in generale con tutti i maschi. E non solo rifiutava il contatto fisico, ma non parlava, aveva sempre le gambe strette, sguardo assente. L'unica spiegazione e l'unica soluzione che veniva data da internet e da tutti i libri era solamente una: abuso sessuale. Si era rifiutato di pensare ad una cosa del genenre. Nesuno potva toccare la sua ragazza e sopratutto... lui le aveva promesso che non sarebbe mai successo. Aveva fallito. La reazione di Lilith fu talmente tanto chiara che continuare a far finta di niente voleva dire solamente essere complici di quello schifo. Lasciò Lilith due secondi da sola, lui era li, di fronte a lei, con il sedere a terra, le mani per terra, gli occhi lucidi e il viso completamente bianco. Il senso di vuoto che oramai lo accompagnava dalla nascita stava diventando via via una voragine. Più Lilith si allontanava da lui più il suo stomaco diventava un buco nero. Alzò gli occhi al cielo per ricacciare le lacrime, se le asciugò con il dorso della mano. Non era il momento di piangere. Si avvicinò di nuovo vicino a lei e e questa volta si mise seduto affianco a lei. Le prese una mano con la quale stava scringendo le sue gambe. Le diede un bacio sulle nocchie ancora un pò bianche. Ti ha violentata non è vero? Doveva dirglielo. Sentiva la rabbia piano piano farsi strada all'interno delle sue viscere, ma non era il momento di farle vedere il suo vero stato d'animo. Chiuse gli occhi e poi si mise in ginocchio di fronte a lei. Ti avevo promesso che nessuno ti avrebbe mai toccata se non le mie mani. Fece una piccola pausa, cercò di farle alzare lo sguardo, con dolcezza. Lilith guardami... sussurrò. La lucidità lo stava semplicemente abbandonando. Ho fallito e per questo ti chiedo scusa. Si sentiva in colpa per tutta quella storia. Doveva starci lui al posto suo, sarebbe stato tutto diverso, sarebbe andata in maniera differente sicuramente. Si morse il labbro. Ti avevo detto di starmi lontana, ti avevo detto che ti avrei procurato solamente dolore, ti avevo detto che non volevo che tu piangessi per colpa mia, ti avevo anche detto che non sapevo se sarei mai riuscito a diventare una persona migliore per te. Tu... tu vali così tanto Clarke... Le sorrise appena. Poi non lo so che hai fatto, non lo so come ci sei riuscita, ma...lo hai fatto. Mi hai risposto che i miei problemi sarebbero stati anche i tuoi, che non importava se io ti facessi piangere di tanto in tanto, tu non saresti mai andata via. Io non ti ho mai creduta. Fino a che lo hai dimostrato. Ogni pugno che ho dato e che ho preso tu sei rimasta li, sicuramente senza tradire mai i tuoi principi, ma sei rimasta li, affianco a me. Il suo tono era basso, era limpido, non aveva mai parlato a nessuno come stava facendo con lei in quel momento. Non allontanarmi da te adesso. Io non posso cambiare il passato, e magari ho minacciato di morte la persona sbagliata, farò tante altre cazzate e non ho nessuna intenzione di farle senza di te. Aggiunse poi avviicnandosi ancora un pò a lei. Io voglio stare con te Clarke. Non mi allontanare adesso, dammi la possibilità di dimostrarti che anche io sono capace di starti vicina, di rimettere apposto le cose. aggiunse. Sono arrabbiato, furioso, ma non con te. Tu non centri niente. Cazzo, sicuramente se continuassi a parlare di questa cosa, finirei nei dire qualche stronzata e ferirti, ma... io voglio stare solo con te. Non mi interessa quanto tempo dovrò aspettare per u tuo bacio... ma so che ne varrà la pena. Stava facendo uno sforzo enorme nel non ribaltare qualsiasi cosa avesse intorno. Ma adesso era importante che Lilith capisse che lui sarebbe stato con lei a prescindere da tutto quello. Lui si era completamente fottuto il cervello per quella ragazzina. Ed adesso l'unica cosa a cui veramente pensava era come uccidere Igor.
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    Erano seduti a terra, tutti e due, come se entrambi stavano vivendo lo stesso dolore.
    Blake stava piangendo, come lo aveva ridotto? Com'era arrivata a rendere quel ragazzo così... così umano?
    Non le piaceva vederlo piangere, non amava non poter raccogliere quelle lacrime, odiava esserne la causa.
    Non riusciva a capire perché aveva fatto piangere Blake, perché non riusciva a fingere che tutto andasse bene, anche senza raccontargli quello che fosse successo.
    Insomma, era proprio necessario non riuscire a parlare con nessuno? Perché si era chiusa così tanto?
    Perché temeva che anche lui potesse ferirla?
    Non era giusto. Non poteva continuare così.
    Aveva rotto quel silenzio, non poteva tornare indietro.
    Annuii appena a quella domanda, aveva capito.
    Era troppo sveglio per non aver pensato subito ad una cosa del genere.
    Non riusciva a guardarlo, piangeva, le lacrime erano calde, come quell'uomo che l'aveva violata più volte.
    Quando lo sentì chiedere scusa, scattò e i suoi occhi di ghiaccio si puntarono sgranati e spaventati sul suo volto.
    Un indice si posò sulle sue labbra a chiedergli di far silenzio, di non dire quello che stava dicendo.
    Scosse la testa, non voleva scuse. Non era colpa sua, era colpa di Lilith e lui doveva saperlo «N-no... è... è... c-colpa mia...» la voce era debole, come se ogni parola le bruciasse la bocca.
    Poi lui riprese a parlare, ripercorrendo in così breve tempo, tutti quei passi che avevano fatto insieme nella loro relazione, nella loro storia che non voleva terminasse per quell'errore che lei aveva fatto.
    Quella voce, quelle parole le strinsero il cuore fino a sentire quasi male.
    Perché gli stava facendo tutto quel male? Perché non la stava lasciando, vivendo felice senza di lei?
    Non disse niente, si lasciò scivolare su di lui, cercando di farlo sedere, per provare a poggiare la testa sulle sue gambe e piangere, come una bambina, cosa che non era più. Quello era il suo modo di dirgli sì, che lo voleva vicino. Che per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto perderlo, anche se questo significava essere talmente egoista da vedere Blake distrutto.
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    Come poteva dire una cosa del genere? Come poteva solamente pensare ad una cosa del genere? Era colpa sua? E perchè mai? Perchè era bella da togliere il fiato? Perchè era una di quelle persone che appena incontri ti perdi nei suoi occhi? Perchè era colpa sua? Perchè aveva un bel fisico? Aveva delle belle labbra e sprizzava sensualità da tutti i pori? Davvero? Non era colpa di nessuno se non di quel bastardo. Igor. Non aveva idea che l'uomo era bello che morto, ma in quel momento, la sua unica speranza era quello di trovarselo faccia a faccia e prenderlo a botte fino a che non gli avesse restituito tutto quanto il dolore che lui aveva provocato all'unica cosa bella che gli era successa nella sua vita. Lilith era quello per Blake. Lilith era il suo lieto fine, Lilith era quella ragazza che lui aspettava da un secolo e che non era mai riuscito a trovare. Aveva sempre pensato che alla fine sarebbe rimasto da solo, che avrebbe giocato con i suoi nipoti e che sarebbe stato sempre legato al sesso occasionale senza provare assolutamente niente. Ed invece, lei con quel suo modo di fare aveva fatto si che il suo cuore cominciasse a battere seriamente. Lilith lo aveva reso una persona migliore, sia per se stesso che per gli altri. L'aveva conosciuta e si era cominciato a fare degli amici, amici che lo volevano bene, e non solo lo volevano bene, ma lo accettavano anche con tutti i suoi innumerevoli difetti. Insomma Blake aveva trovato una famiglia ed era successo tutto quanto grazie a Lilith. Adesso il punto era che non era capace di riuscire a rimanere li fermo ed immobile, e se solo lo avesse saputo prima, quando era ancora davanti a Naga, allora non si sarebbe mai limitato ad usare uno stupido incantesimo per richiamare la sua attenzione, ma avrebbe proceduto con un anatema ben preciso. Non sapeva usarlo? Benissimo, allora da quel momento in poi avrebbe chiesto al suo professore preferito, nonchè insegnante di difesa contro le arti oscure, di farlo diventare capace di uccidere una persona. Perchè il prossimo incontro sarebbe stato fatale. Adesso basta. Era stufo di vedere le persone che amava piangere perchè lui non era stato in grado di difenderle. Avrebbe parlato anche con la Ivanova. Basta, davvero basta curare criceti, lui voleva diventare bravo. Lui voleva diventare il migliore. Infondo era la sua filosofia di vita no? O l'eccellenza oppure assolutamente niente. Non disse niente, non riusciva a trovare le parole ed adesso, dopo quel gesto di Lilith, dopo che aveva capito quale fosse davvero il problema si sentiva completamente svuotato di tutto. Si mise meglio con la schiena contro il muro e lasciò che la riccia si mettesse con la testa sulle sue gambe. LE accarezzò i capelli, cercando di trattenere tutta la rabbia che aveva adesso, che aveva dentro. Ma il fatto era che solo sfiorarla, solo riuscire a sfiorarla per lui era un toccasano. Il problema sarebbe stato quando Lilith fosse andata a dormire, quando lui sarebbe stato da solo con se stesso. Posò la testa sul muro e chiuse gli occhi, con l'altra mano si asciugò le lacrime che finalmente cessarono. Avrebbe mai più pianto nella sua vita? Finalmente ci era riuscito e non aveva neanche scelto il momento giusto per farlo. Adesso doveva solamente capire come diavolo affrontare tutta quella situazione. Fece un respiro profondo e continuò ad accarezzare i capelli della sua ragazza, continuandosi a masscrare il labbro all'interno della sua bocca. Non è colpa tua. Quello era necessario dirselo, quello era necessario che lei lo comprendesse benissimo. Era sicuro che lei non lo avrebbe mai e poi mai tradito. E poi il silenzio. Doveva ascoltare tutte le lacrime ed i singhiozzi della sua fidanzata per capire bene cosa voleva veramente, e l'unica cosa che gli veniva in quel momento in testa era l'omicidio.
    ✕ schema role by psiche
     
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