When you try your best but you don't succeed

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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Erano trascorse tre settimane da quando i volontari di Hidenstone avevano affiancato Denrise per salvare le quattro ragazze e sconfiggere Naga, purtroppo però all'interno del castello c'era chi portava ancora i segni di quella battaglia. Io sono uno degli illesi. Constatò non senza una punta di dispiacere. In quanto prefetto il suo compito era evitare che altri studenti potessero farsi del male, ma durante quella sera era troppo occupato a tener a bada gli ametrini - fatta eccezione per Mia - per vigilare anche sugli studenti delle altre casate. Probabilmente se Blake e Jessica non si sarebbero poi allontanati non avrebbero rischiato così tanto. Sospirò. Se non altro non sono morti.
    Jessica quella sera aveva riportato ferite notevoli e ormai faceva strano al licantropo non vederla più in giro per il castello o in Sala Grande. Che sia il caso di andarla a trovare? Rimuginò su questa alternativa per un po', ma alla fine cedette al suo buon cuore. In fin dei conti è stata abbandonata dal suo ex ragazzo e dai suoi genitori, forse ha bisogno di aver qualcuno al suo fianco. Fu per questo motivo che prima di andar in infermeria passò per la Sala Grande, giusto per assicurarsi una piccola sorpresina per la ragazza.
    Dopo aver confabulato ed implorato gli elfi affinché gli facessero un favore, si recò in quell'area del castello in cui sperava di non doverci mai finire. Con un rapido gesto di mano salutò l'infermiere di turno. Jessica può ricevere una visita? Sono venuto a trovarla. Affermò, lasciandosi indicare il letto dove ormai dormiva da giorni. Se si fosse trovata lì, l'avrebbe salutata con un rapido movimento con la mano destra, mentre la sinistra teneva un piccolo vassoio coperto con della carta stagnola. Jessica, stai dormendo? Insomma, se non avesse risposto avrebbe lasciato il vassoio accanto al suo letto, altrimenti la ragazza avrebbe potuto ammirare l'ametrino con un sorriso stampato sul volto e la sua divisa impeccabile come sempre. Spero solo che questa visita possa farle piacere, non vorrei averla disturbata nel bel mezzo del suo riposo.




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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    La corvina era girata su un fianco ad osservare la schiera di letti affianco al suo. Il professor Salvatore se n'era andato da poco e lei, invece di vestirsi era crollata sul letto con lo sguardo vacuo. Perlomeno era stata una piacevole distrazione. In quei giorni persino vedere Ensor sarebbe stata una piacevole distrazione, piuttosto che passare ore ed ore nella solitudine. Si continuava a chiedere cosa stessero facendo gli altri in quel momento, se fossero andati a lezione... come stesse proseguendo la vita al di fuori di quella sterile stanza, insomma. Era ancora in accappatoio perché la voglia di vestirsi era pari a zero, inoltre aveva un sonno invidiabile da chi soffriva di insonnia. Ma quel letto non le permetteva di dormire come preferiva, non era morbido e caldo come quello che la aspettava svariati corridoi più in là. Senza contare che aveva fame. Cazzo, non mangiava da... tipo secoli. Non ricordava l'ultimo pasto decente che aveva fatto, se non si contava la colazione -seppur ottima- ordinata da Skyler agli elfi domestici. Ricordava con nostalgia quella cioccolata calda e quella brioche, così calde... così rinvigorenti. Probabilmente non aveva così tanta fame dai tempi della gravidanza. E il che era tutto dire. Prese tra le dita un cioccolatino tra quelli che le aveva portato il prof e lo fece delicatamente scivolare tra le labbra, chiudendo gli occhi quando l'inebriante sapore del cioccolato entrò a contatto con le sue papille gustative. Non sazia, ma almeno con un sapore migliore del nulla cosmico in bocca, tornò a stendersi e decise che avrebbe chiuso gli occhi giusto qualche secondo, tanto per ammazzare il tempo, se così si può dire.

    **

    Una voragine, l'oblio... un buco nero... un fazzoletto di cielo grigio ed un volto che la osservava dall'alto... era tutto ciò che riusciva a vedere la giovane, stesa su un terreno duro che nulla aveva a che fare con l'infermeria dove si trovava poco prima. Il viso, giovanissimo viso, di suo figlio la osservava dall'alto con la preoccupazione impressa nel volto, preoccupazione che presto lasciò spazio alla paura. Il buco sopra la sua testa si richiuse, togliendole l'aria, mentre una mano ormai familiare le toccava la spalla. Ë finita disse, con tono duro e freddo come una lastra di cemento. Non rivedrai più nessuno di loro...

    **

    Jessica, stai dormendo?
    Gli occhi della giovane opalina si spalancarono, i polmoni in cerca d'aria... doveva essersi addormentata e nemmeno in una posizione troppo comoda, dal momento che aveva tutto il braccio indolenzito, quasi come se ci avesse dormito sopra con tutto il suo peso... ed in effetti, probabilmente, era proprio così. Pensò che Skyler fosse tornata per visitarla ulteriormente, controllare che si fosse rimessa e magari somministrarle qualche altro spiacevole medicinale. Era ancora intontita, quindi non capì subito che la voce non apparteneva al giovane infermiere, ma al suo amico ametrino Erik Foster. Quando lo realizzò, le si illuminarono gli occhi. Forse, dopotutto, non tutti si erano dimenticati della sua esistenza. Il ragazzo aveva stampato in volto un caldo sorriso, cosa di cui lei aveva profondamente bisogno in quel momento, ed un vassoio in mano. Che le avesse portato da mangiare? Ci sperava, perché il suo stomaco lo richiedeva. No... no sono sveglia disse, faticando a mettere insieme poche sillabe, la voce ancora impastata dal sonno. Come aveva fatto non molto tempo prima, con il suo precedente visitatore, si sistemò in un angolo del letto per permettere ad Erik, in caso avesse voluto, di sedersi là vicino. Lo guardò per qualche secondo, poi la sua attenzione si spostò sul proprio abbigliamento. Come dicevamo, indossava ancora l'accappatoio e si era addormentata così. Lo sistemò un minimo per coprirsi e fece cenno ad Erik di avvicinarsi. Scusami, mi sono fatta la doccia prima, ma poi mi sono addormentata... mormorò, come a giustificare il perché fosse conciata così. Mi hai portato da mangiare? chiese poi, senza preoccuparsi di apparire sgarbata. Dopo che non mangi per diverso tempo e dopo una battaglia, l'apparire maleducata era l'ultimo dei suoi pensieri. Scusa, non metto nulla sotto i denti da un po'... disse comunque, sperando che lui comprendesse. Comunque, nel caso l'amico si fosse avvicinato a lei, avrebbe fatto una cosa che fino ad un mese prima avrebbe fatto difficilmente, solo in rare occasioni, o non avrebbe affatto fatto. Si sarebbe sporta dal letto, avrebbe preso il vassoio posandolo sul comodino perché non cadesse, e lo avrebbe stretto forte. Non abbastanza forte da fargli male, almeno secondo lei, insomma, ci sperava, ma abbastanza forte da fargli capire che le era mancato, che aveva bisogno di lui e che sì, gli voleva bene. Dal loro primo incontro, era sempre stato un amico premuroso e fantastico e lei gli era grata per tutto, così com'era grata a molti altri ragazzi suoi compagni. Cazzo mormorò al suo orecchio, in caso non l'avesse respinta credendola pazza Non ne posso più di questo posto, mi sento sola e mi sei mancato... sussurrò, lievemente imbarazzata. Okay tutto, ma faceva ancora fatica ad esprimere i suoi sentimenti verso qualsivoglia persona.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Non appena mise piede in infermeria si ricordò del motivo per cui non era solito frequentarci del tempo. Si trattava di un luogo che gli metteva tristezza. Ogni volta in cui ruotava lo sguardo verso uno studente che stava male non poteva far a meno di chiedersi cosa gli fosse successo, quali fossero le sue condizioni e, soprattutto, se avesse potuto far qualcosa per evitare l'incidente lui stesso. Soffriva di vittimismo? Probabilmente sì, da quando aveva ricevuto quella stupida spilla da prefetto si sentiva responsabile per la sicurezza di ogni singolo studente.
    Devo farmi coraggio, sono qui per Jessica. Ed eccola, ferma sul suo letto e priva di quelle forze che permettevano all'ametrino di andar da una parte all'altra dell'Accademia senza aver timore di possibili malori, mancamenti, vertigini o chissà quale altro tipo di preoccupazione. Credeva che la ragazza dormisse, ma si sbagliava di grosso.
    Ehi, non preoccuparti. Se sei stanca posso anche passare più tardi. Giusto tra poc- Si fermò di colpo, notando come poi l'attenzione di Jessica fu rivolta al vassoio che aveva portato dalle cucine. Ehm, sì, ho portato un po' di cibo. Non sapendo se puoi mangiar tutto o meno ho preso un sacco di cose diverse. Un sorriso gentile spuntò poi sulle sue labbra nel sentirla dire che non aveva mangiato da un po'. Jessicuccia, lo sai che non devi trascurare l'alimentazione, è importante! Ebbene sì, era entrato in modalità madre premurosa. In tutta risposta lei prese il vassoio, lo poggiò su un comodino e abbracciò l'ametrino. Erik ovviamente ricambiò la calorosa stretta con altrettanto affetto. Amava il contatto fisico col prossimo e soprattutto gli abbracci erano una costante nella sua vita. Se solo avesse potuto avrebbe trascorso anche l'intera giornata abbracciato ad una persona, ma non lo faceva unicamente perché immaginava che ciò potesse dar fastidio o per paura di un possibile fraintendimento. Sono comunque felice che pian piano ti stia rimettendo. A dir il vero non aveva strumenti per poter affermare una cosa simile, tuttavia aveva estrema fiducia nei medimaghi e il solo fatto che non fosse morta e che in quel momento parlava per lui era tanto. Mi spiace per non essere passato prima, purtroppo anche io ho un brutto rapporto con questo posto. Ammise col sorriso sulle labbra, sfuggendo poi da quell'abbraccio. Tornò sul vassoio, tolse la carta che lo avvolgeva e aromi vari si dispersero per l'aria. Poggiò nuovamente il vassoio sul letto, in modo tale che con facilità Jessica avrebbe potuto prendere una o più pietanze. Per la maggior parte erano salate, infatti all'occhio spiccava la frittata con gli asparagi, un'insalata di pollo e mango, crocchette di patate, una pannocchia abbrustolita con un po' di sale e una fetta di torta di mele. Ok, avrebbe potuto sicuramente scegliere cibi più prelibati di quelli, purtroppo però non aveva idea di cosa piacesse alla ragazza e nella mente del prefetto quelli erano tutti cibi per cui poteva andar matta.
    Allora, cosa hai fatto in questi giorni? Come sta il piccolo Alex?


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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Jessica non si sarebbe mai aspettata una visita dall'amico ametrino. Non perché credesse che non gli importava, ma perché pensava che la vita da prefetto e il riprendere le lezioni gli portasse via fin troppo tempo. Ma questo le fece veramente tantissimo piacere perché, oltre a lui, le uniche altre persone che aveva visto sono state il prof di Astronomia, quello di Divinazione -per forza di cose-, l'infermiere -ovviamente- e Jesse che passava a farle visita a volte portandole Alex che era tornato in Accademia da poco. Nonostante ciò, si sentiva sola e desiderava qualcuno con cui parlare più che le quattro chiacchiere del più e del meno con il prefetto Black Opal. Ancora non riusciva a sentirsi a suo agio come prima del loro ultimo incontro in infermeria quando lo aveva baciato. Da quel giorno si erano pressappoco evitati. Lei pentita di aver fatto una cosa che probabilmente l'Opale non voleva, lui perso in chissà quali altri pensieri. Quindi, sebbene gli fosse molto grata per le visite e per il fatto che alle volte portava con sé Alex, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare veramente.
    Quando vide il ragazzo dagli occhi scuri in "compagnia" del vassoio, era al settimo cielo. Sì, aveva una fame bestiale e non vedeva l'ora di mettere qualcosa sotto i denti, anche si fosse trattato di semplice pane. No, no... mi fa molto piacere che tu sia venuto, ti prego resta mormorò, quasi con tono implorante. Non era il momento, per Jessica, di fare l'orgogliosa. Sapeva quando doveva abbassare la testa ed accettare l'aiuto di qualcuno e quello era il momento giusto. Infatti la sua attenzione, poco dopo, si concentrò sul vassoio e lui confermò che vi fosse del cibo.
    Oh sì... Erik Foster, sei il mio eroe/b> scherzò, anche se era veramente grata all'amico. Insomma, il cibo è sacro. Il sorriso dell'ametrino fece sorridere di rimando anche lei. Erik era sempre stato gentile con lei sin dal loro primo incontro circa un anno prima e così lo era stato al campo di fine anno durante e prima del parto, anche se quell'anno iniziato da poco, non avevano avuto modo di parlare molto, tra una cosa e l'altra.
    <b>Lo so
    commentò con un sorrisetto Ma è Skyler che mi tiene a pane e acqua e a volte nemmeno quello! Ovviamente stava scherzando e sperava che l'amico lo capisse, sebbene il suo Parabatai probabilmente non avrebbe colto l'ironia, Erik probabilmente sì. Ma prima ancora di mangiare, c'era una cosa da fare che le stava molto più a cuore che riempirsi lo stomaco. Ebbene sì, abbracciò il ragazzo con tutto l'affetto che provava per lui in quel momento e, in generale, sempre. Era piuttosto sicura che all'ametrino piacessero gli abbracci, anche se non ne era certa al cento per cento, però un'altra cosa di cui era abbastanza certa, era che non l'avrebbe certo respinta in un momento come quello. Dai, sarebbe stato senza cuore ed Erik era tutto ma non senza cuore. Grazie! Sì, mi sto rimettendo abbastanza in fretta grazie all'aiuto del nostro magnifico infermiere Pensava davvero che Skyler fosse un mago. Cioè, sì, lo era... ma inteso come molto bravo nel suo lavoro. Bravo e paziente. (E sexy). Dopo qualche attimo, comunque, lui si svincolò dall'abbraccio senza però perdere quella gentilezza che lo caratterizzava. Ma va, non preoccuparti! Comunque sei venuto ed è questo l'importante commentò, tornando a sedersi sul letto dopo il caldo abbraccio con il ragazzo. Ma finalmente era ora di mangiare e l'inebriante profumo di cibo le invase dolcemente le narici quando Erik posò il vassoio sul letto e lo scoprì. Aveva l'acquolina in bocca e non vedeva l'ora di assaltare qualsiasi pietanza avesse trovato in quel vassoio. Decise che avrebbe aggredito per prime le crocchette di patate che adorava. Sono buonissime! Esclamò dopo aver mandato giù il boccone. Serviti pure anche tu! Gli disse ma non del tipo "ti do il mio permesso"; più che altro le faceva piacere mangiare con lui. E poi si sentiva un po' in colpa a mangiare con lui che guardava; si sentiva un po' egoista. Per mandare giù il boccone, c'è dell'acqua se vuoi concluse, indicando una caraffa sul suo comodino con accanto alcuni bicchieri di plastica.
    Alla domanda del prefetto, la ragazza si mostrò pensierosa. In verità non c'è molto da fare qui. Il giorno dopo l... si fermò, incerta su come proseguire. Il giorno dopo Halloween, non voleva dire "la notte dopo l'attacco". è passato il professore di Divinazione e Skyler ha visitato entrambi... poi ho passato il resto del tempo a guardare il soffitto, perché non ho ricevuto molte visite, cioè è passato Salvatore ed ogni tanto si fa vivo Jesse proprio con Alex che è tornato da pochissimo qui al castello. E, come puoi vedere, mi sono fatta da poco la doccia. Sospirò, sconfortata Senti, ti volevo chiedere... visto che sei il suo parabatai e presumibilmente vi dite tutto, ce l'ha con me in qualche modo? chiese all'amico. Per quanto Jesse si sentisse in dovere di aiutare il prossimo ed in particolare una neo mamma, la corvina aveva paura che lo facesse più per dovere morale che per altro. Voi invece, come ve la passate? Sono completamente estraniata dalla situazione all'esterno di questa stanza. Concluse tristemente. Non le faceva affatto piacere la cosa. Batté ripetutamente, ma piano, la mano sul letto affinché -se avesse voluto- Erik si potesse sedere. Se lo avesse fatto, si sarebbe avvicinata un po' a lui alla ricerca di quel contatto che tanto le mancava.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Essere definito eroe da qualcuno per Erik era una gratificazione senza uguali. Ciò fu evidente da come si allargò non poco il suo sorriso e per un rapidissimo istanti osservò Jessica con due grandi occhi colmi di gioia. Aiutare gli altri lo faceva sentire bene, alleviare i loro dolori voleva dire far la sua parte per il benessere della comunità dove viveva e non essendo ancora un Medimago doveva trovar escamotage più creativi per far del bene. Il cibo spesso è la miglior medicina. Constatò con uno sguardo piuttosto tronfio mentre l'aroma delle prelibatezze degli elfi cominciò a diffondersi nella stanza. Tranquilla, se non devi riposare non me ne andrò via subito. Quasi come se avesse voluto confermare ciò, andò a prendersi una sedia in legno che poi avvicinò al letto dell'amica per poi potersi sedere vicino a lei. Poi sono certo che tu avresti fatto lo stesso per me, giusto? Credeva sempre nel buono delle persone e anche qualora ciò non fosse accaduto avrebbe sicuramente trovato mille spiegazioni per giustificare la sua assenza. Davvero? Si riferiva al fatto che Skyler la lasciasse a pane e acqua, insomma quale infermiere non garantiva ad una paziente almeno tutti i macronutrienti di cui aveva bisogno il suo organismo? Mah, forse la medimagia aveva ancora molti segreti per lui e lasciò sorvolare, passando poche frazioni di secondo dopo nel panico. Aspetta! Se non ti lascia mangiare niente c'è un motivo! Forse tutte queste cose possono farti male, non mangiarle! O forse a pane e acqua era un modo di dire che l'ametrino non aveva assolutamente compreso.
    Ad ogni modo per Jessica l'importante era che il prefetto fosse venuto a farle visita e udire queste parole non poté che fargli piacere. Dai, non ho fatto niente di speciale, davvero. Se continui così mi farai arrossire! Esclamò, afferrando poi una frittatina per assaggiare se era buona come quando l'aveva prese dalla Sala Grande. Mh, è ancora tiepida, si è mantenuta bene. Grazie, ma ho già mangiato e bevuto in Sala Grande, ho preso un pezzo di frittata per vedere se era ancora buona. Mh, ti avrei portato anche altri dolci, ma sai che reperirli in Sala Grande è più difficile di quanto possa sembrare. Non a causa degli elfi ovviamente, ma degli studenti. Tutti erano pronti a chiedere una fetta, un mezzo, una caramella e metro dopo metro il malloppo di zuccheri diventava sempre meno consistente.
    Sospirò nel sentire cosa avesse fatto Jessica in quei giorni. L'infermeria non era proprio un parco divertimenti, ma forse era giusto così. Quell'ambiente era stato creato per permettere ai pazienti di riposare e la ragazza avrebbe dovuto concentrare tutte le sue energie sulla guarigione.
    Jesse non è arrabbiato con te. Affermò crucciando leggermente lo sguardo. Solo che ecco in questo periodo è un po' confuso quindi non farci caso se magari si comporta in maniera strana. Probabilmente avrebbe pensato che si riferisse ad Halloween, ma in realtà l'ametrino si riferiva alla sua presunta omosessualità con Josh. Dagli un po' di tempo e son certo che le cose tra di voi torneranno come prima. Doveva essere incoraggiante, così si comportavano gli amici, no? Da noi, invece, sempre le stesse cose: lezioni, studio, cena e fine della giornata. In compenso la media di molti sembra essere migliorata, specialmente nelle discipline più magiche. Ciò era prevedibile: dopo la loro disavventura le persone volevano imparare a proteggersi e forse ciò permise loro di spingere al massimo con l'opportunità che Hidenstone gli stava offrendo. Però pensa positivo, qui sei al sicuro da Ensor, no? A proposito, ancora non lo dico mai a nessuno, ma mi spiace che sia capitato a voi come direttore di casata.


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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Vedere Erik era stata un po' una boccata d'aria durante quelle giornate, seppur non fosse lì da molto e seppur anche Jesse andasse da lei ogni tanto. Ma l'Ametrino non era arrabbiato con lei, quindi era più piacevole passare il tempo in sua compagnia.
    Aveva un sorriso proprio bello, si rese conto la corvina mentre lo guardava, Una delle cose che le piaceva di Erik era la sua genuinità, la sua semplicità e la sua generosità. Il ragazzo dagli occhi scuri era sempre pronto ad aiutare gli altri come poteva, anche semplicemente donando un sorriso. Ed era proprio quel sorriso che stava scaldando il cuore di Jessica in quel momento.
    Lo osservò mentre, prendendo una sedia, si accomodava accanto al suo letto dove lei aveva appena scoperto il vassoio, liberando il buon odore del buon cibo della cucina. Siano lodati gli elfi domestici, cucinavano in una maniera egregia e su questo punto nessuno avrebbe mai potuto avere da ridire. Alla sua frase, sollevò gli occhi dal vassoio e lo osservò per lunghi attimi, in silenzio. Non perché stesse pensando alla risposta, ma perché era quasi commossa dalla sua dolcezza. Sì, Erik rispose seria Io per te, come per i miei amici, farei qualsiasi cosa Aveva lottato contro il suo orgoglio per dirlo, ma non se ne pentiva. In quella scuola, nonostante le avversità, era cresciuta tantissimo ed aveva capito cosa volesse dire avere degli amici veri e voler far di tutto pur di proteggerli ed aiutarli. Voi riprese poco dopo i miei amici, siete ciò che di più prezioso ho. Come sai, i miei genitori mi hanno abbandonata e, oltre a mio zio, voi ed Alex siete la mia famiglia concluse, facendo un grosso respiro. Era gratificante poter dire quello che provava, senza preoccuparsi di un eventuale giudizio da parte dell'Ametrino.
    Il sorriso serio lasciò sul suo viso spazio ad una risata divertita mentre Erik reagiva alla sua frase. Ma no, scemo! esclamò, avvicinandosi un poco e scompigliandogli i capelli -sempre se lui non si fosse scansato prima- Stavo scherzando! Quando mi sono svegliata, Skyler mi ha fatto fare una colazione più che abbondante! È un infermiere molto accorto e premuroso.
    Poco prima di afferrare una delle frittate, Erik si schernì dai complimenti con il suo modo di fare adorabile. Scusami! Sorrise la ragazza. Ma abbiamo vissuto esperienze forti là fuori e due amici che chiacchierano semplicemente, mi sembra quasi magico... per quanto sia paradossale, visto che viviamo in un mondo fatto di magia. E non era solo un modo di dire, dal momento che i ragazzi erano veramente dei maghi.
    Oh non ti preoccupare! È già tanto che tu sia riuscito a reperire queste cose. E vorrà dire che c'è più cibo per me scherzò la giovane.
    Ma poi passarono ad un argomento più delicato che stava a cuore alla giovane.
    Okay, ho capito mormorò, non troppo convinta e lasciò parlare l'amico su cosa facevano in quei giorni, ascoltandolo distrattamente.
    Già! Grazie... Ensor non è proprio il direttore ideale per una casata esplosiva -letteralmente- come quella dei Black Opal, né per la casata Ametrin, ce lo vedrei più con i Dioptase, anche se non ne so il motivo. Scosse le spalle e poi si avvicinò ad Erik con l'intento di baciarlo sulla guancia, se lui glielo avesse permesso, e gli avrebbe stretto brevemente la mano. Grazie ancora per la visita, te ne sono davvero grata. Ora però, se non ti spiace, vorrei riposare perché inizio a non sentirmi troppo bene. Ed era vero, la testa aveva iniziato lievemente a girarle ancora, seppur la cosa la scocciasse e non poco.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Ciò che apprezzava di più di Jessica era il suo essere buona e gentile nonostante tutto. Aveva avuto sfortuna con i suoi genitori, usciva con un ragazzo che alla fine l'aveva abbandonata e per poco non perdeva la vita e per cosa? Per salvare i suoi amici. Molti le davano dell'irresponsabile, altre forse della stupida, tuttavia non era possibile affermare che la ragazza non avesse un animo puro.
    Come disse lei stessa, avrebbe fatto qualunque cosa per le persone a cui teneva e per Erik ciò valeva più di qualunque altra cosa. Lo so, Jessica. Ti stimo molto per questo. E per quanto possano valere le mie parole sono felice di far parte della tua famiglia. Erik non aveva ricevuto molto affetto nella sua vita e per questo motivo sentiva di riuscir a comprendere come la ragazza si sentisse. La sua famiglia era ancora a Liverpool, ma la loro stessa esistenza era deleteria per un ragazzo che fin dalla sua fanciullezza era stato abituato ad assistere a scene di violenza quotidiane.
    Arrivò la mano della ragazza a scompigliargli i capelli e rise molto insieme a lei quando realizzò che Jessica non era stata davvero lasciata a pane e acqua. Sospirò. Sono d'accordo, anche a me fa strano parlare con tranquillità dopo tutto ciò che è successo. Spero solo che le quattro ragazze non ne portino ancora le cicatrici. Evento poco plausibile dopo chissà cosa avevano passato.
    I due continuarono a chiacchierare, ma ad un certo punto il prefetto crucciò lo sguardo. Lo sapevo che era ancora stanca! Probabilmente aveva detto di no per scambiare qualche parola con lui, ad ogni modo non poteva privarle del meritato riposo. Non preoccuparti, allora io vado. Se ti fa piacere tornerò a farti visita domani e, niente, buon riposo! Detto ciò poggiò il vassoio sul comodino e fece per andarsene, certo che sarebbe tornato a farle visita il prima possibile.




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