-
Joshua B. Evans.
User deleted
. -
.Elisabeth LynchIo lo sono, lo sono già da un pezzo. Quella frase venne ripetuta in loop nella sua mente, persino quando Joshua l'aveva lasciata sola nell'aula di storia dandole appuntamento entro un'ora all'osservatorio di Astronomia. La gallese si era mossa solo quando il viso illuminato di Evans non sparì dietro la porta che aveva riaperto, sentendo i suoi passi veloci allontanarsi da lei. Era crollata. Si era accucciata sotto un'ampia finestra, richiamando le ginocchia al petto e nascondendovi il viso. I capelli lunghi erano ricaduti su quel corpo fragile come una coperta pronta a nasconderla al mondo. Si sentiva divisa. Da una parte c'era Jug, con il suo essere così simile a lei. Diretto, osservatore, silenzioso. Lui che aveva così tante foto di lei da bastarle per una vita. Era però riuscita ad interrompere quegli scatti in solitaria invitandolo a condividere l'obiettivo di una fotocamera. Quelle quattro diapositive di loro erano finite nel libro che lui le aveva regalato, ma che non aveva avuto ancora modo di leggere. Quelle foto, però, le aveva un po' consumate a furia di guardarle, nei giorni seguenti rispetto a quando erano state scattate. Vi leggeva complicità, comprensione e l'incertezza di quella che era tutto sommato la prima volta. Prima volta che si lasciava liberamente toccare da qualcuno. Prima volta che aveva incontrato il sapore di qualcuno che non fosse lei. Ancora arrossiva al pensiero di come si era allontanata dalle sue ginocchia, sconvolta di come lui le avesse rubato il primo bacio. Eppure era tornata indietro e gli aveva chiesto solo una cosa: insegnami. E il ragazzo l'aveva fatto. Cosa significava per lei quello scambio di saliva? Non lo sapeva con certezza. Certo il cuore le batteva all'impazzata ogni volta che le loro labbra si incontravano, il calore si irradiava in tutto il corpo e finiva sempre in riserva di ossigeno. Erano una coppia? Non lo sapeva. Non aveva avuto modo di darsi il tempo per comprendere, per accettarlo e eventualmente affrontarlo.
E poi... e poi c'era stato Joshua che tediandola come ogni volta da quando si conoscevano non le aveva rivelato di essere interessato a lei. Era rimasta sorpresa fortemente della cosa, credendo che fosse un nuovo modo per torturarla, ora che erano cresciuti, ma lui le aveva iniziato a dimostrare il contrario già nella stessa sala lettura, aiutandola con il tema di pozioni, mantenendo però quella terribile faccia da schiaffi. Viso che aveva compreso di come le fosse mancato quando lui era arrivato per prima nel salvarla dalle grinfie di Naga. Ai suoi occhi Joshua stava dimostrando in ogni modo possibile come ci tenesse davvero a lei, compresa quella sfuriata iniziale che c'era stata in quella stessa aula. Sollevò il viso, posando il mento sulle ginocchia e osservando il banco dove aveva scelto di sedersi. Poteva ancora vedere quello sguardo carico di risentimento che le aveva rivolto, quel pomeriggio, così simili agli altri che l'avevano investita da quando era tornata. Più di una volta aveva cercato di avvicinarsi al ragazzo per parlare, ma vuoi per la troppa gente, vuoi per la presenza fissa di Jones al suo fianco aveva sempre finito con il desistere. Quel giorno però sembrava che si stesse verificando una strana congiunzione astrale, con lui in solitaria e lei libera di passare almeno un attimo da sola. Un attimo che si era trasformato presto in qualcosa di più profondo e complesso. Sono una persona orribile... Si ritrovò a pensare mentre ripercorreva i passi che l'avevano riavvicinata ad Evans. Parole forti erano state dette, gesti ancor più seri erano stati compiuti. Per un attimo, quando lei si era scostata da lui che aveva finito con l'investirla con il suo sguardo diamantino aveva avuto l'impressione che volesse baciarla. E non di certo uno di quei casti baci che si erano scambiati fino a quel momento. Quelle labbra però andarono a sigillare quella promessa di un attimo sulla sua fronte, lasciandola in balia di sentimenti contrastanti. Da una parte c'era la delusione, profonda, di non aver avuto modo di perseguire fino in fondo quello che una parte di lei voleva fortemente. Dall'altra c'era il sollievo, perché cedere a quell'istinto avrebbe finito con il complicare le cose ancor di più di quelle che già erano. Sospirò, forte, vedendo come il sole ormai non illuminasse più la stanza. Quanto tempo era passato? Sentiva gli arti dolerle, dopo il tempo prolungato nella stessa posizione. Si rialzò, facendo leva con i palmi delle mani prima sul pavimento e poi sui fianchi. Guadagnò l'uscita dall'aula con passi lenti, sentendo il sangue fluirle più veloce agli arti. Si tirò dietro il battente, chiudendolo, poggiando la schiena su di esso. E ora cosa faccio? Si trovava ad un bivio. Un bivio perfetto per la sua vita: se i suoi piedi si fossero mossi nella direzione in cui sorgeva il sole avrebbe raggiunto i piani inferiori, magari fino alla Sala Grande, dove significava incontrare Jughead; se avesse preso la direzione opposta sarebbe salita più su, verso la torre dell'Osservatorio Astronomico, dove ad attenderla c'era Joshua. Chiuse gli occhi e si lanciò, con un solo pensiero ad accompagnarla. Perdonami, se puoi.
Non si era cambiata, non indossava nulla oltre la sua divisa ed il pesante mantello. Poteva sentire il freddo sul suo corpo man mano che saliva i gradini. Si concedette qualche istante, per recuperare il fiato, prima di spingere la porta che permetteva l'accesso al luogo dell'appuntamento datole da Joshua. Al piano riservato alla biblioteca aveva lasciato tutte le eventuali paturnie che l'avrebbero potuta cogliere impreparata in quel momento, preferendo fidarsi del suo istinto e di quello che voleva. Si era ripromessa di smetterla di fare quello che gli altri si aspettavano da lei, di essere troppo rigida nel rispetto delle regole che spesso si auto-imponeva, di fare qualcosa che al momento sapeva che l'avrebbe giovata. Per gli eventuali danni ed effetti collaterali, per una volta, ci avrebbe pensato dopo. Risoluta aprì la porta, venendo investita dal freddo che aveva solo assaporato nella scalata. Certo, non era qualcosa di insopportabile, ma con la sola parte superiore ben coperta avvertiva distintamente il freddo alle gambe. La richiuse alle sue spalle, accompagnandola con dolcezza questa volta, facendo poi un passo per scoprire dove diavolo fosse l’ametrino. Lo trovò dopo un paio di passi, seduto su quello che le parve un plaid e il busto posato sul muretto che lo divideva dal vuoto. Lo stesso muretto dove l’anno prima si era avvicinata a Blake, colto sul fatto mentre fumava quello che poi scoprì essere proibito, e da dove aveva avuto modo di scorgere la foresta al chiaro di luna. Al solo pensiero della massa informe di alberi senti il corpo irrigidirsi, con il respiro che diveniva sempre più frammentato. Sei lontana, sei in alto, sei al sicuro cercò di tranquillizzarsi, puntando lo sguardo sul ragazzo. Aumentò il passo, arrestandosi solo quando trovò l’ingombro della coperta, inginocchiandosi poi, pronta a dare le spalle alla vista che sarebbe potuta rientrare nel suo campo visivo. Da vicino si rese conto di come l’altro avesse degli auricolari nelle orecchie che conducevano al suo magitelefonino, dove poteva sentire distintamente il ritmo di una canzone, senza però riuscire ad identificarla. Qualora Josh si fosse mosso l'opalina avrebbe posato l'indice sulle sue labbra, usando poi quella stessa mano per afferrare la coperta più pesante -così simile nella fattura a quella che aveva lei nel suo letto a baldacchino anche se di colori diversi- per coprire entrambi, scivolando anche lei con la schiena sul muretto. Si sarebbe poi sporta verso di lui solo per sfilargli l'auricolare opposto a lei, per sistemarlo poi all'orecchio più vicino all'Ametrin. Aveva apprezzato quanto l'altro avesse messo su, in poco tempo, un'atmosfera romantica, nonostante il cielo leggermente nuvoloso ma che permetteva comunque alle stelle più luminose di brillare e con una colonna sonora che avrebbe fatto da sfondo ai ricordi che in quel momento stava costruendo. Nonostante il profumo di dolci fosse giunto a solleticarle le narici, complice il sacchetto a non troppa distanza da lei, la Lynch non era certa che quello che provava in quel momento fossero i morsi della fame.❝Can you get a clue?❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
Joshua B. Evans.
User deleted
. -
.Elisabeth LynchJoshua Benjamin Evans era un caleidoscopio di sensazioni. Almeno per lei. Rabbia, rancore, ira, ironia, furia, superbia, repulsione, fastidio, dolcezza, simpatia, accortezza, tentazione, eccitazione, affetto. Per lei quel Grifondoro fino al midollo era sempre stata una spina nel fianco, ma doveva pur esserci un motivo se ora si trovava lì, davanti a lui, in ginocchio e con un suo dito a bloccare il movimento di quelle labbra che avevano cercato di assicurarsi che tutto andasse bene. Non pensava di poter sobbalzare al contatto del suo dito freddo con quelle labbra morbide e calde, e non solo per una opposizione di temperature. In silenzio prese posto accanto a lui, coprendo entrambi con la pesante coperta, con lui che liberava i capelli ribelli da quel berretto che si costringeva a voler indossare a tutti i costi. Aveva forse un feticcio per gli Ametrini con il cappello perennemente incollato alla testa? Probabile. Ma quello, almeno per il momento, fu l'ultimo pensiero che si permise di rivolgere a Lucas, in nome di una promessa. Indugiò un po' troppo sul profilo della mascella di Evans mentre sfilava la cuffietta che indossò prontamente. Il suono di un pianoforte le arrivò nitido, insieme a quelle mani che si incontrarono, celate al mondo intero. La strinse, lasciando che anche lui fosse libero di fare ciò che più voleva. La testa venne posata sulla spalla del ragazzo, con il viso rivolto verso il suo collo, mentre il suo respiro vi si infrangeva contro. Gli occhi chiusi, la voce delicata di una ragazza descriveva quello che lei sentiva. Il cuore era accelerato, colori improbabili e opposti come le loro divise di Hogwarts e di Hidenstone mescolate, una promessa che veleggiava tra loro, ed una domanda che forse era più per lei che per lui. Il coraggio non era una caratteristica pregna dei Grifoni? Riaprì il suo sguardo sul mondo, sentendo la sua voce bassa interrompere quella della ragazza. Una promessa è una promessa. No, in quel momento il viso di Lucas non era ancora arrivato a tormentarla. Un po' come quella canzone che sembrava una dichiarazione da parte del ragazzo: la paura di lasciarsi andare, di donarsi a qualcuno e permettere a qualcuno di viverlo davvero... e l'amore. Gli occhi si chiusero nuovamente, mentre il suo naso sfregò un po' contro il suo collo, mentre una gamba si spostò per arpionare quella del ragazzo. Un modo per sentirlo più vicino, ancor di più rispetto a quelle dita intrecciate che ancora non venivano slegate. E dubitava che lo avrebbe fatto molto presto. Josh... Il suo nome era un sussurro, delicato, così come la mano libera che si era posata sul viso di lui per indurlo ad abbassarlo verso il suo, non più posato sulla sua spalla. Voleva perdersi in quegli occhi grigi, ammaliata da quel lato così fragile del moro, messosi un po' a nudo per la prima volta con lei. E no, non parliamo di una mera nudità fisica che in tanti avrebbero potuto goderne, ma quella dell'anima, decisamente più bella, più pura, più fragile. Siamo solo io e te, qui. Solo io e te. Lasciò che le dita scivolassero morbide lungo la sua mandibola, per poi scendere sul suo petto, coperto dalla coperta spessa. Sfilò le sue mani dalle sue, solo per un attimo e per compiere pochi lesti movimenti. Sfilo la cuffia, porgendogliela, finendo per strusciare con lo scostare la coperta, mettersi per un attimo carponi, spostando la gamba del ragazzo per creare uno spazio tra le sue. Si sarebbe seduta nel mezzo, con le gambe che sarebbero state poste al lato del busto del ragazzo, finendo con l'avvolgere la coperta entrambi, chiudendone i lembi sulla schiena di lui. Una posizione un po' strana quella, ma la migliore che le permettesse di avere una visuale completa del suo viso. Voleva imprimere nella sua memoria ogni espressione, ogni sospiro, ogni battito di ciglia. Cercò la sua mano, per lasciare che le loro dita giocassero mentre lui schiuse ancora una volta le sue labbra. E ancora una volta quel ragazzino la sorprese, iniziando a parlare di quella che era la sua famiglia, lasciandosi sfuggire un'occhiata di rimprovero, mitigata però da un sorriso, quando la informò che Daniel gli aveva insegnato a fare botte. Credo che potrei andare molto d'accordo con lui. Non so perché, ma ho la netta impressione che potrebbe fornirmi tanto di quel materiale per prenderti in giro. Stava davvero parlando di cose future? Di mondi che aveva reputato così distanti ma che avrebbero potuto finire con il collidere? Il suo sguardo si addolcì, quando citò la sua malattia. Aveva notato sempre che qualcosa non andasse: il pallore, i vari periodi di assenza, l'abbandono del Quidditch, tanti piccoli tasselli che aveva sì messo insieme, ma che non era ancora riuscita a dare un senso. Ma quella sera sembrava la sera dei senza-armatura e lei, lei voleva conoscere meglio quel ragazzino pestifero capace di sconvolgerle sempre più la sua vita. Anche io voglio sapermela cavare. Era vero il messaggio che si celava dietro quelle parole che aveva messo una dietro l'altra in un sussurro. Non solo avrebbe significato dare un nome a quella malattia, ma anche che sapere cosa fare implicava passare del tempo insieme, non solo per essere istruita, ma per continuare a viversi. Lei non lo voleva perdere, qualsiasi risposta sarebbe uscita da quelle sue labbra. Io non so quale sia, ma se vorrai io vorrei essere lì per non stare lì senza saper cosa fare, per cui... aiutami a farlo. Aiutami ad aiutarti. Lo investì con il suo sguardo, mordicchiandosi poi le labbra. Non sarebbe mai tornata indietro, neanche se tra loro si sarebbe aperta una nuova strada. In quelle settimane di lontananza che avevano passato dopo il suo rientro, la Black Opal aveva sentito fortemente la mancanza della sua insolenza, delle sue frecciatine, di lui. E non voleva perderlo. Non poteva permetterselo.
La sua lingua schizzò verso il suo diastema, giocandovi nervosamente mentre le parole successive del ragazzo iniziarono un po' a schiacciarla. Oh, sapeva che lui fosse un tipo, come dire... libertino, e nulla da dirgli contro, ma quell'accozzaglia di parole sembravano un rifiuto a un qualcosa che sarebbe potuto andare oltre quella notte, come se avesse paura di qualcosa, oltre che di un cuore spezzato e sofferente. Ma anche... Anche lui ha qualcun altro nel cuore? Si ritrovò a razionalizzare un attimo primo che l'altro lo confermasse. Abbassò lo sguardo, che fino a quel momento era stato puntato su di lui, verso quei colori resi ancor più cupi dall'assenza di luce. Dalle sue parole sembrava come fosse sua la colpa che l'aveva portato a finire tra le braccia di un'altra persona, perché dopo quell'ammissione in biblioteca non c'era stato modo di parlare, prima che vedesse quella parvenza di bacio con Jones. Sospirò. Non era arrabbiata. Non poteva neanche esserlo con lui. Al massimo avrebbe potuto prenderla con se stessa, se proprio voleva trovare un capro espiatorio. Ma ce n'era davvero uno in tutta quella matassa di relazioni? Forse il destino vuole dirmi che per noi non ci sarà mai futuro... Un pensiero quello che finì con lo stringerle le viscere, in una morsa di dolore, come se quel pensiero fosse completamente sbagliato. Con lentezza sollevò il suo sguardo, mentre la mano libera andò a posarsi sulla coscia di lui, stringendola per un attimo. Grazie... Un sospiro, prima di riprendere a parlare in quello che sarebbe stato più un flusso di coscienza. Grazie per essere stato sincero con me. Una nuova pressione venne fatta dalle sue dita sul dorso della mano. Io... io non voglio che tu ti senta più così. Non per me, non per colpa mia Josh. Gli occhi iniziarono a bruciarle in quella che ormai era diventata una familiarità per lei, nell'ultimo periodo, come se tutte quelle lacrime che non aveva permesso di scendere per anni avessero trovato una crepa in cui fluire. La crepa del suo cuore. Io... non posso pretendere che scelga tra me e... Dovette fermarsi, perché la sua voce aveva ceduto. La persona cui tieni... Non posso farlo, non sono così egoista come mi piacerebbe essere. Anche se lei egoista lo era davvero, visto che non riusciva a scegliere tra i due compagni di stanza. Però, ecco, voleva sapere contro chi se la sarebbe dovuta vedere per avere Joshua, sperando che fosse qualcuno che odiasse già e che non avrebbe voluto iniziare ad odiare chi stava iniziando ad albergare nel cuore del ragazzo che le era di fronte. Posso sapere... chi è? Aveva tentennato, perché quel nome non era ancora pronta ad ascoltarlo. Ma se lui era sopravvissuto nel vedere lei e Lucas insieme, poteva riuscirci anche lei, no?❝Can you get a clue?❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
Joshua B. Evans.
User deleted
. -
.Elisabeth LynchErano vicini, molto vicini. Poteva sentire il suo calore, il suo profumo avvolgerla ancor più dell'abbraccio un po' forzato della coperta su di loro. Erano stretti, erano vicini come mai erano stati o come mai avevano permesso di farlo. Soprattutto lei. Quante altre cose mi sono persa per il mio essere spocchiosa? Si interrogò vedendo il sorriso illuminarsi sul volto di Evans, non riuscendo a resistere dal ricambiarlo. Che fai, ora mi copi le battute? Un chiaro riferimento al fatto che lei, poco più di un'ora prima avesse ammesso come il ragazzo non avesse fatto altro che fotterle la testa. E anche un po' il cuore. Perché dannazione se non aveva preso a batterle freneticamente, come impazzito, quando l'altro le diede il bacio degli eschimesi. Erano tutti gesti romantici, delicati, così come le sue mani che avvertiva intrecciate dietro la sua schiena. Si sporse verso di lui, raggiungendo con le labbra il lobo del suo orecchio. Mi auguro che riusciremo a farlo ancora per molto tempo. Sussurrò, in quella che sembrava un'altra promessa, priva di data di scadenza. Una cosa reciproca e non unidirezionale. Promesse ed aspettative che continuarono ad aleggiare tra di loro quando lui parlò della sua malattia. É per questo che non ti lasci avvicinare davvero da nessuno? Reagì di istinto ma di quello puro, quello che si accettava fino in fondo, quello che non avrebbe mai e poi mai rimesso in discussione per tutta la sua vita. Una cosa che l'aveva presa alla sprovvista, così tanto da farle compiere un piccolo modo per auto-torturarsi. Sollevò lo sguardo su di lui, complice anche la mano che venne posata sul suo mento, inducendola a fermare quel piccolo mordicchiamento. Si lasciò andare contro il palmo della sua mano, continuando ad ascoltarlo mentre elencava tutto quello che aveva già notato. Si limitò ad annuire, senza alcuna traccia di pena e compassione -personalmente, li odiava tantissimo e credendo di conoscere un po' anche lui, quello non avrebbe che potuto fargli piacere- con lo sguardo che vagava dalle sue iridi chiare a quelle labbra che si muovevano, rapendola come fa una sirena con il suo canto con i suoi marinai. Le sue mani si mossero veloci, risalendo lungo il collo, fino ai suoi capelli per avvicinarlo un po' di più a lei, che si era sbilanciata con il busto verso di lui in quello che era un abbraccio. Non vorrei copiarti, ma... anche io. Dopo tanto tempo sentiva che stava finalmente tornando pian piano a reindossare i suoi panni, a riprendere il cammino che la vita le presentava, pieno di rettilinei, salite, discese, ma anche incroci e biforcazioni. La vita era fatta di tante piccole scelte, anche quelle più banali. Ma anche quelle più difficili come quella di rimanere lì ed ascoltarlo parlare di un'altra persona che non era lei. E si sentì piccola, molto più della sua età, quando aveva cercato di essere matura e non capricciosa come avrebbe potuto. Si era mostrata fragile quando l'aveva implorato nel rivelargli che anche lei non avrebbe fatto pressione alcuna per essere scelta, ma ancora una volta Benjamin la sorprese. Sentiva la carne delle sue cosce fremere sotto il caldo delle sue mani, mentre lui... lui diceva di averla già scelta. Confusione comparve sul suo volto. Tu non sei niente e nessuno per dirmi cosa devo fare. Il tono le uscì forse più duro di quel che credeva. Se voglio sceglierti io lo farò. E se ti sceglierò non sarà per un capriccio, perché mi lasci guidare solo dalle sensazioni o da quello che eventualmente la gente possa pensare di me. Il petto le si muoveva su e giù frenetico, mentre lo sguardo, da liquido, si era improvvisamente fatto fiamma. Io ti sceglierò, anche se tu non mi vorrai più. Io ti sceglierò perché sono io a volerlo. E continuerò a sceglierti ogni singolo giorno, anche quando vorrò solo prenderti e ucciderti a mani nude. Le guance si erano colorate di rosso, in quella scelta ipotetica che aveva espresso. Un discorso che sarebbe valso non solo per lui che le era davanti, ma anche per Lucas. La scelta spettava a lei soltanto, anche se avesse significato con il trovarsi con un pugno di mosche in mano, perché una scelta di comodo non era affatto nelle sue corde e mai lo sarebbe stato.
E poi... e poi semplicemente il momento più brutto arrivò. Quel nome. Quel nome che mai avrebbe voluto sentire dalle labbra dell'ametrino, non ora che con il collega e concasato stava iniziando un rapporto basato non solo sullo scambio della bacchetta -o forse dovrebbe dire bacchette- del loro amico in comune, ma anche su una convivenza che andava ben oltre quella standard richiesta dalla spilla che indossavano.
Si sentì morire dentro. Jesse Lighthouse non era uno qualunque per l'Ametrin. Jesse Lighthouse stava entrando nel suo cuore e il moro neanche se ne rendeva conto. E lo poteva comprendere. Jesse era uno di quei ragazzi gentili, sempre disponibili, con alti livelli di pazienza -normale se si aveva a che fare con Blake Barnes- ed era una persona che, pur volendo, Elisabeth Lynch non avrebbe mai potuto odiare. Lo stimava, non solo per la spilla che indossava, per i bei voti e il suo bel faccino, ma anche e soprattutto per la personalità. Anche lei, probabilmente, al posto di Joshua avrebbe scelto il biondo prefetto degli Opal, tenendo se stessa a debita distanza. Perché ogni cosa che toccava sembrava che la rovinasse, persino prima di venire al mondo. Provi... provi qualcosa per lui?
Chiuse gli occhi, forte, sentendo le prime lacrime scendere, con le mani di lui a sfiorarle il viso, forse per avvicinarla a lui solo per scusarsi, in quella che sembrava una litania. Una strana sensazione di umido venne avvertita sul suo collo e non era come quella delle labbra, che umettate, baciavano la sua pelle. Sta piangendo anche lui! Si scostò da lui, cercando il suo sguardo diamantino e trovandolo speculare al suo, nelle condizioni, la ragazza iniziò a scuotere con forza la testa, perdendosi solo per un attimo quando lui rimarcò come volesse solo lei. Avrebbe voluto dirgli che se Jesse era entrato nella sua vita era perché forse lei non era abbastanza importante come poteva credere. Ma non lo fece. No, no, no! Le sue mani veloci andarono a finire sulle sue guance, cercando di spazzare via quelle lacrime amare. Per favore, smettila di piangere... Buffo che lo dicesse quando le sue non facevano altro che offuscarle la vista, rendendo tremula l'immagine del ragazzo. I loro nasi erano vicini e se solo si muoveva di qualche millimetro in più le loro labbra avrebbero finito con l'incontrarsi, ma quel che più le premeva era di potersi perdere in quegli occhi, sbattendo freneticamente le palpebre, per cercare di frenare quelle lacrime. Josh Benjamin Evans, io vorrei solo una cosa... Non riusciva a parlare, a completare quella frase. Dovette fermarsi per un lungo attimo. Vorrei che per una volta, una singola volta, non pensassi a startene dietro quella barricata che ti sei creato... Le iridi si alternavano tra le sue pupille a quelle labbra schiuse, mentre le dita erano rimasta intrecciate ai suoi capelli. E non importa se sarà con Jesse, con qualcun altro o con... me... La destra scivolò sul profilo del viso, con la barba che le pizzicava il palmo della mano, in quella che era una carezza. Ma... Vivi, a fondo e non con il freno tirato. Lasciò che le loro fronti tornassero ad incontrarsi. Perché per quanto crederai di sapere cosa vuoi, di avere il controllo sulla tua vita, di tenere tutti lontani da te non sarà mai così. Ed era quello che era successo a lei: credeva che sarebbe diventata una giocatrice di quidditch professionista, senza un amico e con il cuore a batterle per Lucas... ma poi era stata rapita, senza una vera meta per il suo futuro professionale e con il cuore diviso a metà, perché Evans in realtà l'aveva un po' rosicchiato dall'interno per tanti anni.❝Can you get a clue?❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
Joshua B. Evans.
User deleted
. -
.Elisabeth LynchAvrebbe dovuto immaginarlo. Un attimo non era un qualcosa di statico e ben definito. Un attimo poteva provocare un effetto valanga, poteva stravolgere una vita e forse ben più di una. In quell'attimo egoistico che i due ragazzi si erano voluti ritagliare ben quattro sarebbero state le persone a pagarne le conseguenze. Quanto poteva portare l'attrazione -anche se forse qui, non è solo quella- a divenire distruttiva? L'avrebbero scoperto presto quei due ragazzini, che al momento, ignari sotto le stelle si lasciavano trascinar via dal beat dei loro cuori, dai loro pensieri sconnessi e dall'istinto. Un po' come quella che l'aveva portata ad infervorarsi sul fatto che lei -e lei soltanto- avrebbe deciso chi scegliere, se mai una scelta sarebbe rimasta ancora a lungo ad aleggiare intorno a lei. Così, come senza risposta era rimasta quella sua domanda che sapeva l'avrebbe ferita nella sua relativa risposta, perché Evans scese un'altra carta con una affermazione che racchiudeva in se una domanda ed anche una speranza. Solo che... lei aveva davvero ben compreso a cosa l'altro si riferisse? Elisabeth era vergine. Non solo non aveva mai avuto un rapporto sessuale completo, ma neanche quello che si potrebbe definire petting, preliminari o limonata dura. Poco era il tempo passato da quando Jug aveva impartito le sue lezioni su come si baciasse, ancora meno quello che aveva avuto per esercitarsi. Quindi no, Elisabeth Lynch era ancora una donzella inesperta tout-a-court. La stretta di lui sui suoi fianchi, anche lì dove c'era una macchia a ricordarle la sua ferita fisica, le sue labbra su quel collo che sembrava esser diventato troppo, davvero troppo sensibile. Ne-nessuno. Era una risposta giusta o sbagliata, la sua? Ma non c'era stato l'attimo per preoccuparsene visto che lui si lasciò sfuggire una domanda che lei aveva posto in maniera diversa e, soprattutto, senza mettere di mezzo un termine così importante come l'innamoramento. Si ritrovarono con i loro sguardi, con l'attesa che la stava distruggendo internamente. E poi... quel no. Quel no che le permise di tornare a respirare. Da quanto era creta nelle sue mani? Quando esattamente gli aveva dato tutto quel potere? Io... Venne interrotta dall'irruenza del ragazzo che la sollevò, facendola sedere cavalcioni su di lui, facendo scontrare i loro busti. Cercò di frenare la caduta, posando le mani sulle sue spalle, trovandosi ancor più vicini. Una vicinanza che le faceva perder ancor di più il residuo di controllo che le era rimasto. Cosa? Strabuzzò gli occhi, lasciando che le braccia puntassero alle sue spalle per recuperare la coperta che in quel momento era caduta. Avrebbe avvolto nuovamente entrambi, anche perché lei non smetteva di tremare. Ma forse, quello, non era dovuto al freddo di novembre. Cosa provi per me? Articolò meglio quella domanda, sospirando profondamente prima di lanciarsi in quello che sembrava un consiglio per la vita. Come aveva detto la frase che le Ivanova le aveva indirizzato, stava cercando di iniziare, in un certo senso da qualcosa.
Credi che se non me ne importasse, di te, sarei qui ora? Ribatté piccata, un po' risentita, tirandogli i capelli che erano rimasti incastrati nelle sue mani. Dannazione, Ben -il diminutivo del suo nome di battesimo le divenne improvvisamente più facile da pronunciare, perché il pensiero che altri invocassero il nome principale era un'immagine che non avrebbe mai voluto accostare a sé- perché non lo capisci? Il cuore ormai sembrava un cavallo lasciato libero di galoppare in vaste praterie, un cavallo di quelli purosangue che correva verso la libertà, un po' come le mani del mago che dalla sua schiena risalivano lentamente, arrestandosi chi sul collo, alla base dell'attaccatura dei capelli, e chi sul fianco, facendola fremere al contatto con la sua pelle nuda per come lui l'aveva issata per farla accomodare sulle sue gambe. Ma furono le labbra a darle il definito colpo di grazia. Labbra che si fermarono sulla sua bocca in quello che sembrava un andare oltre quell'attimo che si erano ritagliati.
Le sembrava di trovarsi su un precipizio, pronta a saltare giù, ma non sapeva se ci sarebbe stata una corda, o un elastico, a cui potersi aggrappare; come non sapeva se alla fine del salto avrebbe trovato uno di quegli enormi e voluminosi tappeti salva vita o l'abbraccio della morte. Era giunto il momento, molto prima di quanto avrebbe mai immaginato.
In un primo istante era rimasta immobile nel sentire le labbra di lui che cercavano le sue, ma un paio di battiti di cuore dopo si ritrovò a morire in quel bacio che sapeva di frustrazione, disperazione, lotte di innumerevoli anni e di un traguardo finalmente raggiunto. Moriva nel sentire le loro lingue rincorrersi, cercare di dominare l'una sull'altra, mentre il respiro veniva sempre meno e le sue mani sempre più confuse. Si spinse con il bacino verso il ragazzo, facendo aderire i loro addomi, mentre non voleva porre fine a quel bacio che sapeva le avrebbe reso le gambe molli qualora fosse stata in piedi. Ma come tutte le cose, anche quel bacio vide la fine, lasciandola ansimante e con lo sguardo sperduto che si riaprì su quel viso. Sii mia. La data di scadenza era arrivata. Quello che avrebbe detto o fatto da quel momento in poi non poteva più essere reso e rimborsato.
Io non voglio essere come le altre -o gli altri- Ben. Scostò la coperta, cercando di posizionarsi meglio sulle sue gambe. Se io sarò tua, tu dovrai essere mio. Non sono per la condivisione, non in questo. Il suo sguardo era tremendamente serio, nonostante le labbra rosse per quel bacio che ancora le faceva battere forte il muscolo più importante per vivere. Quello però non significava che lei avesse sciolto il dubbio su chi, tra i due compagni di stanza, avrebbe voluto al suo fianco. Ma tu, sei sicuro di volerlo davvero? Non era qualcosa di carnale quello che la giovane opale aveva compreso di volere. E da quella risposta, ormai ne era certa, dipendeva il destino di ben quattro persone. E a lui, non restava altro che essere sincero.❝Can you get a clue?❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
Joshua B. Evans.
User deleted
.