Un fiore per dire qualcosa...

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    Jason Byrne

    ogni fiore, un significato
    T
    utto era finito, o quasi.
    Una delle minacce che infastidiva la serenità del suo villaggio, sembrava finalmente essere stata debellata, seppur lasciando ancora dubbi nella mente di Jason: chi aveva aiutato Naga? Era impossibile che una vecchiarda come lei, avesse potuto combinare tutto quello da sola. Non se lo riusciva a spiegare, né a togliere dalla testa.
    Inoltre, il capo-villaggio lo aveva convocato da lì a pochi giorni, per parlare con lui, quindi le sue preoccupazioni erano aumentate di gran numero, visto che si sarebbe dovuto giustificare sull'utilizzo che aveva fatto riguardante la magia nera.
    Tuttavia, non era fatta solo di cose negative, la vita. E dopo Naga, si era ripromesso che avrebbe cercato di dedicarsi anche un po' a se stesso, soprattutto dopo aver incrociato quella docente un po' particolare, che aveva attirato a sua attenzione, dall'altro lato della barriera.
    Per tale motivo, aveva deciso di uscire più volte per la foresta a raccogliere qualche pianta particolare, legandola al significato di quello che le avrebbe voluto comunicare.
    Aveva fatto un mazzo misto di amarillis, con qualche aghifoglio sparso nel mezzo, con quelle foglie verdi che rompevano il rosso venato di bianco del grande protagonista del mazzo, con alle spalle di questo un ramoscello di eliconia.
    Quel mazzo di fiori, sarebbe stato complicato da portare, se non da uno come lui, peccato che aveva dovuto chiedere ad un elfo di consegnarlo in camera della docente «Mi raccomando, non farlo cadere e dallo solo nelle sue mani!» si era raccomandato più volte il druido, ridendo tra la sua barba e quei capelli lunghi che cadevano sulle spalle.
    In allegato con il mazzo, vi era un biglietto che recitava tali parole:
    CITAZIONE
    A CLAIRE MURRAY

    Ogni fiore ha un significato ben preciso, se indovini quello di questo mazzo, ti offro da bere.
    Stasera, al Canto della Sirena.
    Ti aspetto per le 21.00


    Jason

    Jason aveva un modo di rapportarsi alle donne, decisamente particolare. Mischiava il suo essere cavaliere ed elegante al suo essere un rozzo denrisiano.
    Claire aveva stimolato la sua attenzione, e per quel poco che si erano parlati, tra uno schiantesimo e un bombarda, sembrava avere un bel caratterino.
    Probabilmente era una delle ragazze tutto fumo e niente arrosto che spesso vestivano i panni delle docenti di quell'Accademia, ma Jason aveva deciso di dare una possibilità alle sue basse aspettative, così, invitandola a bere qualcosa, avrebbe potuto anche capire se tutti quelli che venivano da quella Scuola, avessero la puzza sotto il naso e fossero dei perfettini figli di papà.
    Era chiaro che il druido non aveva una grande stima per quel posto, soprattutto dopo che avevano buttato in mezzo ad un pericolo tutti quei ragazzini, rischiando di peggiorare la situazione e quindi facendo anche far da baby sitter agli adulti che erano presenti.

    Per l'occasione, il ragazzone, aveva deciso di sistemarsi un po'. Era un che ci teneva all'aspetto, quasi quanto alla conoscenza «Seth, mi pare chiaro che tu verrai con me. Questo sarà il primo passo per vedere se vale la pena: se accetta te, può passare allo step successivo.» scoppiò in una cavernosa risata, mentre strapazzava le guance dell'Husky, che scondinzolava inerme.
    Indosso aveva dei jeans neri, con una catena che scendeva sul fianco destro, abbastanza comodi, che finivano in un paio di anfibi neri. Sopra era rimasto semplice, con una T-shirt nera a maniche corte, che chiedeva aiuto, per quanto fosse piena di quei pettorali che erano frutto di uno scultore.
    Aveva curato la barba e lasciato i capelli sciolti, con il vizio di portarli indietro più volte nel corso della serata «Beh, io sono pronto, andiamo!» quindi si sarebbe avviato, in anticipo, alla locanda di Jonathan che sembrava l'unico ad aver compreso che quel suo gesto in foresta era stato quasi necessario.
    Non sarebbe entrato, avrebbe aspettato fuori la donna, anche se mancava un'ora all'incontro, con il suo fedele amico, seduto accanto a lui, in guardia anch'esso.
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  2. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    Insegnare non era propriamente l'attività a lei più congeniale, nonostante stesse tentando in tutti i modi di risultare piuttosto realistica. Erbologia era stata la materia che più aveva odiato da ragazzina e in cui, per quanto potesse impegnarsi, non riusciva ad ottenere buoni risultati; le sembrò dunque un bizzarro scherzo del destino il fatto di dover assumere le sembianze di un'erbologa in gamba, per di più in procinto di insegnare a una classe di adolescenti.
    Ora, diciamo le cose come stanno: Brianna non odiava gli adolescenti, sarebbe stato un commento esagerato, ma li considerava fastidiosi e rumorosi, nonostante non potesse negare di aver seriamente temuto per loro durante la tragedia avvenuta nella notte di Halloween.
    Per lei il mese di ottobre era stato un vero inferno. Aveva odiato l'idea di doversene stare rinchiusa al castello, quando le sue abilità da Auror sarebbero potute servire a trovare le quattro ragazze. E invece, si era ridotta a castare qualche incantesimo su una pianta magica e a tenere al riparo degli studenti dalle polveri velenosi di una radice ritenuta leggenda.
    Ma la cosa importante, si era ripetuta quando le forze vennero quasi a mancarle a seguito di un attacco da parte del Malboro, era che fossero tutti salvi. Salvi, vivi, certo, ma distrutti internamente, chi in un modo e chi in un altro.
    Aveva preso l'abitudine di passeggiare spesso al tramonto tra gli orti delle serre in compagnia di Salem, il quale, ormai piuttosto avanti con l'età, faceva fatica ad accelerare il passo. Lei lo prendeva in braccio e insieme raggiungevano l'altopiano del castello, per poi sgattaiolare silenziosamente nella sua stanza.
    Era stanca, forse anche troppo per i suoi gusti, sfiancata da una vita che sarebbe dovuta apparire normale rispetto alla propria.
    Il Ministero si era fatto sentire, ovviamente, tutt'altro che felice del suo intervento durante la notte di Halloween. Lei, che solitamente rispettava i superiori, aveva quasi mandato al diavolo quei rimproveri e la copertura, asserendo che mai e poi mai avrebbe rischiato la vita altrui per proteggere la propria.
    Era sempre stata così: altruista, coraggiosa e forse un tantino stupida, ma la sua vita non era nulla in confronto di quelle degli altri, soprattutto delle persone che amava.
    E quella sera di persone che amava ce n'erano state troppe.
    Ma questo non lo disse.
    Intraprese dunque i corridoi che l'avrebbero condotta nella propria stanza, quando si accorse di un elfo domestico appostato proprio fuori di essa. Claire gli si avvicinò e allungò una mano, con un sorriso gentile a illuminarle il volto. Aveva dato disposizione che a nessuno fosse permesso entrare nella sua stanza, neppure agli elfi, volendo evitare che scovassero dettagli della sua precedente vita.
    In mano alla piccola creatura vi era un mazzo di fiori decisamente particolari, di quelli che non si trovano da un fioraio o nel giardino del vicino di casa. Claire ringraziò l'elfo e, nel vederlo scomparire, entrò nella propria stanza lasciando libero Salem e chiudendosi il chiavistello alle spalle.
    Lo sguardo curioso sondò i fiori e le mani li avvicinarono al volto, permettendole di assaporare un profumo quasi pungente ma delizioso. Insieme a quelli, vi era un biglietto breve ma che non lasciava spazio a eventuali dubbi su chi fosse l'artefice di quel gesto galante.
    Jason.
    Premettiamo che Claire -o Brianna, forse sarebbe meglio dire- non era assolutamente in grado di rapportarsi con gli uomini. Il suo unico amore risaliva ai tempi della scuola e negli ultimi dieci anni non aveva concluso granché, ritrovandosi a pensare alla carriera più che alla vita sentimentale e, se a ciò si aggiunge il fatto che non fosse una che la dava via come il vento, risulta semplice comprendere il perché quel gesto tanto dolce quanto semplice la fece arrossire.
    Ricordava Jason, l'uomo dall'apparenza rude e dal corpo talmente possente da sovrastarla -e con le sembianze di Claire non era propriamente facile, era piuttosto alta.
    Lesse il biglietto e non si rese neppure conto di aver sorriso fino a quando non sentì tirare gli angoli della bocca. Non era abituata a certe attenzioni da parte di un uomo e per un attimo, solo uno, fu tentata di provare a interpretare quel significato, ma fu una tentazione che svanì in fretta.
    Si era ripromessa di non intessere alcun legame: come avrebbe fatto a spiegare la situazione, quando fosse stato il momento di tornare ad essere se stessa? Come avrebbe spiegato agli amici o a qualsivoglia persona a lei legatasi che lei non era Claire? Che la vera Claire era morta da tempo e che la sua esistenza sarebbe svanita una volta per tutte?
    Scosse il capo in senso di diniego e poggiò delicatamente i fiori sul materasso, prima di recarsi in bagno a fare una doccia.
    Il getto d'acqua bollente sul corpo fu un toccasana, ma di tanto in tanto una serie di annotazioni della vera Claire le tornavano alla mente, facendola sorridere. L'agrifoglio era simbolo di eternità e, a causa delle foglie pungenti, anche di aggressività; su quell'ultima caratteristica Jason ci aveva azzeccato. Uscì dalla doccia e si prese il suo tempo ad asciugare i capelli, ancora non del tutto soddisfatta di quella tonalità di castano che le faceva provare un'immensa nostalgia per il rosso ramato con cui era cresciuta. Quando tornò in camera, lo sguardo le cadde nuovamente sui fiori. L'amaryllis rappresentava l'eleganza, la fierezza e la bellezza splendente uniti alla timidezza. Non si riteneva elegante né bella, ma fiera e timida sì. Claire, invece, doveva rispecchiare appieno tutte e quattro quelle qualità.
    Si sorprese nel ritenere possibile che Jason avesse scelto quei fiori pensando a lei, perché ciò avrebbe significato che l'uomo avesse un'altissima aspettativa sulla donna sconosciuta.
    Si preparò indossando un paio di jeans scuri e aderenti, un dolcevita bordeaux e un paio di stivali alti fin sopra il ginocchio e senza tacco. Poi si morse il labbro, mentre da lontano continuava ad osservare il mazzo di fiori. E decise di avvicinarsi, riprendendo in mano il biglietto e rileggendolo un'ultima volta.
    La verità era che fosse stufa di vivere una vita a metà. E andare a bere qualcosa con un uomo piacevole non avrebbe significato nulla, niente di compromettente.
    Fu con quella considerazione che strappò un petalo dall'ultimo fiore, portando con sé parte dello stello e infilandolo nella tasca del cappotto color sabbia.
    Uscì dalla stanza consapevole di rinunciare alla cena, ma certa di dover iniziare a vivere, almeno un po'.

    Il tragitto verso Denrise fu piuttosto altalenante, fatto da momenti in cui Claire pensò realmente di tornare indietro e un paio di volte tentò anche di farlo, riuscendo a convincersi l'attimo dopo a continuare. Una volta arrivata nei pressi della locanda, chiese un paio di informazioni in giro e, quando finalmente la trovò, sotto la sua insegna riconobbe l'uomo, artefice di quell'invito.
    Il corpo si irrigidì e quella fu la terza volta in cui fece per tornare sui propri passi, ma di nuovo si trattenne. Iniziò a incamminarsi verso di lui, fino a trovarselo praticamente di fronte. Non era propriamente bello, ma qualcosa in lui la incuriosiva terribilmente.
    Le venne spontaneo confrontarlo con l'unica persona che le aveva fatto battere il cuore e vide un Bellamy dai lineamenti delicati, capelli biondi e occhi azzurri, corporatura esile e voce non troppo profonda.
    Insomma, non c'entrava praticamente nulla.
    Deglutì e gli arrivò proprio di fronte, notando solo allora un enorme Husky in sua compagnia. A lei gli animali non piacevano granché, eppure in Cura delle Creature Magiche se l'era cavata bene a Hogwarts.
    «Faccio così tanta paura da doverti portare dietro la scorta di sicurezza?»
    Domandò in un sorriso indicando con lo sguardo il cane. Poi, finalmente, sollevò le iridi nocciola sul volto di lui.
    Sì, era decisamente diverso da Bellamy.
    «Aggressività e fierezza, direi. Ci sei andato abbastanza vicino.»
    Lo sfidò apertamente, mentre la mano destra si sfilava dalla tasca del cappotto con un bocciolo di fiore in mano.
    «Mi chiedo se il tuo invito sia ancora valido, nonostante mi manchi da interpretare questo.»
    Gli mostrò l'Heliconia e lasciò che lui l'afferrasse per il gambo, prima di tornare a rivolgergli il proprio sguardo.
    «Grazie per i fiori, sono bellissimi. »
    Ammise con fare serio, domandandosi cosa avesse mai fatto per destare un tale interesse.

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

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    Per chiarezza: il mio pg si chiama Brianna Scott ed è creduta morta durante una missione. Il suo corpo non è mai stato ritrovato perché in verità fa parte di una sorta di "programma protezione testimoni" e, tramite la Polisucco, ha assunto le sembianze di Claire (secondo nome e cognome inventati da Brianna).

    Generalità di Claire:
    -Erbologa
    -32 anni
    -Ex Serpeverde
    -Capelli castani
    -Occhi nocciola
    -Pelle chiara
    -Insolente, severa, razionale

    Generalità di Brianna:
    -Auror
    -26 anni
    -Ex Grifondoro
    -Capelli rossi
    -Occhi grigi
    -Lentiggini
    -Pelle ambrata
    -Cicatrice sul ginocchio e sul lato destro alla base del collo
    -Istintiva, dolce, coraggiosa
     
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    Jason Byrne

    quote quote quote quote
    L'
    attesa non era una delle cose che infastidica Jason. Alla fin dei conti era normale attendere per un qualcosa che sicuramente sarebbe valso la pena aspettare. E nella sua aspettativa, attendere la docente di Erbologia era proprio una di quelle situazioni in cui l'attesa non pesava.
    «Seth, sono certo che ti piacerà. E' intelligente, bella e ... con un gran carattere.» rise sommessamente, accarezzando il capo dell'husky, che lo guardò, muovendo leggermente la coda.
    Molti dei suoi compaesani arrivarono davanti alla locanda, salutandolo e chiedendogli se aspettasse qualcuno.
    Jason, con tutta calma rispose di sì, senza ben specificare chi o cosa stesse aspettando. Non era strano, per loro, vederlo accompagnato dal suo fedele amico a quattro zampe.
    Jason era tranquillo, non si lasciava mettere in ansia da un appuntamento, quasi come se fosse totalmente sicuro di sé, fino al credere che non c'era motivo per rifiutare un invito come quello che le aveva fatto.

    Passarono un paio di decine di minuti, prima che in lontananza, la figura della donna, si facesse strada verso di lui. Un sorriso si allargò sul volto del druido, quasi con la consapevolezza che nemmeno questa volta si fosse sbagliato «Sii educato, Seth. Cerca di non farla scappare o spaventare. So che puoi farcela.» disse in un sussurro all'animale, che sembrò capirlo, mettendosi sdraiato a terra, mentre il muso puntava la ragazza.
    Quando lei fu abbastanza vicina, Jason la osservò da capo a piedi. Sì, ne era valsa proprio la pena, non c'era che dire.
    Le sue parole lo fecero ridere, piano, roco, come una eco in una caverna «Era curioso anche lui, di conoscerti.» disse spostando il peso del corpo sulla gamba destra. Quando i loro occhi si incrociarono, lo sguardo ostentò a cercare in lei quel qualcosa per renderla meno perfetta di come l'avesse immaginata, ma senza alcun risultato «Lui è Seth. Presentati, Seth.» A quel comando, il cane si mise seduto e provò a dare la zampa alla donna, in un elegante movimento della destra anteriore.
    Se questo fosse successo o meno, Jason gli avrebbe dato un buffetto tra le orecchie «Beh, sai che non puoi entrare. Torna a casa e aspettami lì, cerca di non fare troppi danni.» il cane sbuffò dell'aria, prima di avviarsi verso il tragitto di casa.
    «Ora veniamo a noi... sei riuscita ad interpretare i fiori?» domandò quasi con aria di sfida.
    Quando la donna tirò fuori il primo, il druido annuì alle sue parole, aspettandosi di quanto fosse stato semplice inquella scelta. Tuttavia, il sorriso soddisfatto venne subito dopo, venendo a conoscenza di quanto fosse stato un passo avanti a lei, a non essere scontato e prevedibile.
    Afferrò l'Heliconia tra le dita, quindi e la fece girare leggermente tra i polpastrelli «Bellezza.» disse semplicemente, spostando lo sguardo dal fiore a lei, con quel sorriso dolce che incurvava le sue labbra. Era un modo per farle un complimento, un modo un po' fuori dai normali schemi, che era firma di Jason e di quanto ci tenesse ai particolari.
    «L'invito è ancora valido, Claire.» quindi allungò una mano verso di lei, palmo aperto verso l'alto. E se lei gli avesse concesso la sua, avrebbe girato il dorso e avrebbe avvicinato le labbra, in un baciamano che nemmeno sfiorava la sua pelle, se non con il filo di fiato che usciva dalle sue narici «Sono contento che ti siano piaciuti. Ti va di entrare?» e se lei avesse acconsentito, avrebbe aperto lui stesso la porta, facendo spazio prima all'ingresso della donna, poi al suo.
    La cavalleria era una cosa a cui Jason teneva particolarmente, per questo tentava di farne buon uso. Le fece strada, successivamente, tra i tavoli, portando il braccio dietro la sua schiena, ma senza sfiorarla, quasi a mostrare agli altri che non era il caso di avvicinarsi a quella donna ch'era appena entrata, perché era accompagnata da lui.
    «Puoi scegliere tu, dove sederci»
    Una volta fatta la scelta, le avrebbe scostato la seggiola e l'avrebbe fatta accomodare, prima di prendere posto di fronte a lei «Allora, come sono stati questi giorni successivi alla foresta?» il suo sorriso non si spense, la sua voce era bassa e calda, un po' graffiata, mentre gli occhi continuavano a rapire ogni centimetro della sua pelle.
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  4. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    Non stava realizzando ciò che aveva accettato di fare, poiché se lo avesse realmente fatto, probabilmente non si sarebbe ritrovata lì, a camminare nel freddo passaggio che conduceva da Hidenstone a Denrise, laddove un uomo la stava attendendo. Un uomo che le aveva fatto recapitare un mazzo di fiori talmente particolari da lasciarla senza fiato.
    Brianna era sempre stata una ragazza abbastanza sicura di sé fin da giovane, ma solo sotto alcuni punti di vista. Nell'arte del duello, a scuola e persino durante gli anni trascorsi nell'Accademia per Auror era certa di avere ben pochi rivali, consapevole delle proprie capacità e non ringraziando quando queste le venivano fatte notare: non avrebbe avuto senso esprimere falsa modestia, perché lei sapeva che quelle osservazioni si basavano su dati di fatto e non su complimenti atti ad attirare i suoi favori.
    Eppure, quando si trattava di uomini e dell'effetto che lei poteva avere su di loro, tornava ad essere una bambina insicura, non perché non si ritenesse bella, semplicemente non era abituata a comportarsi con il sesso forte come quest'ultimo soleva aspettarsi. Lei non era una damigella in difficoltà, odiava essere salvata e questa sua sfaccettatura le aveva creato non pochi problemi con Xander in passato. Lui, che come suo Parabatai aveva il diritto e il dovere di starle accanto... l'unica volta in cui non c'era stato il risultato era stato la morte di lei.
    Non aveva idea di cosa quell'uomo, Jason, si aspettasse. Trovarsi nelle vesti di Claire, poi, non la aiutava: non si sentiva se stessa perché di base non lo era, ma Jason non aveva conosciuto Brianna così come non aveva mai visto Claire prima della notte del 31, dunque non poteva essere se stessa solo per quella sera? L'aspetto sarebbe stato quello dell'erbologa, quello che l'uomo aveva iniziato a conoscere, ma la sua personalità doveva per forza essere diversa?
    Nello scorgerlo da lontano, sentì una strana e spiacevole fitta alla bocca dello stomaco. Non era dovuta a lui, ovviamente, che era bello in modo quasi innaturale, di una bellezza a lei sconosciuta e così diversa da quelle che le erano piaciute fino ad allora. Eppure non le dispiaceva affatto, al contrario. Che si sentisse a disagio era palese, ma solo perché Brianna non era abituata a mentire e in quegli ultimi mesi non stava facendo altro.
    Quando Jason la accolse e la fece salutare dal cane, la donna sorrise nel guardare gli occhi cerulei della bestia. Lei di solito non piaceva agli animali e quella era un'antipatia condivisa dalla strega, che tuttavia trovò adorabile il tentativo del cane di presentarsi. La mano destra si sfilò dalla tasca del cappotto e la schiena si inclinò verso Seth, mentre la zampa di quest'ultimo la raggiungeva in una stretta di mano alquanto atipica.
    «E' un piacere conoscerti, Seth. Farò la brava con lui, te lo assicuro.»
    Disse nell'ombra di una risata rivolgendo uno sguardo all'uomo che svettava sopra di lei, per poi guardare Seth andare via a un solo cenno del padrone.
    Si ritrovò a sospirare, prima di riportare su Jason sguardo e attenzione.
    Poteva farcela.
    Quando gli svelò il significato di due fiori, attese il terzo nel passargli un bocciolo di questo. Lui le rispose con un'unica parola, che la pose in evidente imbarazzo. Le sue labbra si schiusero, facendo fuoriuscire un lieve rivolo di nebbia istantanea, mentre le iridi nocciola si fissavano sul volto nerboruto di lui. Non poteva fare a meno di considerarlo eccezionalmente virile, ma con un animo che si rivelava essere più sensibile di quanto non avrebbe mai osato ammettere.
    «Oh...»
    Disse semplicemente di fronte a quel complimento, seguendo con lo sguardo la mano di lui mentre si allungava verso di lei. Claire distese ancora una volta la mano destra, spinta da chissà quale strana curiosità nel sentire cosa si provasse a fare entrare in contatto la propria pelle con quella di lui, e lasciò che il druido la cogliesse ancora di sorpresa, esibendosi in un baciamano inesistente che però la fece rabbrividire sotto il fiato che fuoriuscì dalle sue labbra.
    Aveva la pelle d'oca.
    Si lasciò dunque seguire all'interno del locale, certa che non avrebbe avuto bisogno del vino quella sera. Lui le fece scegliere il tavolo, e per lei fu quasi scontato indirizzarsi verso quello più distante dalla bolgia, in un angolo del locale molto vicino al calore delle fiamme del camino, che contribuivano a rendere l'atmosfera più familiare e intima.
    «Immagino che le donne che escono con te debbano sentirsi estremamente fortunate.»
    Lasciò che Jason le scostasse la seria e, quando se lo ritrovò finalmente seduto di fronte, dopo essersi sfilata il cappotto, poggiò i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita di fronte alle labbra, senza mai smettere di guardarlo.
    «Non facili, potrei dire. I ragazzi sono ancora piuttosto scossi, le quattro studentesse rapite faticano a ritrovare il loro posto nel mondo e noi docenti... diciamo che abbiamo noi stessi difficoltà a mantenere la calma, ma facciamo di tutto per essere d'aiuto ai ragazzi.»
    Il tono di voce freddo che utilizzò per dare quelle notizie non era forse il migliore in circostanze simili, ma quella era Brianna che parlava, non Claire. La rossa non si intendeva affatto di sentimentalismi, nonostante fosse l'istinto a guidare la sua vita, e divenire Auror le aveva insegnato ad affrontare tutto sotto un'ottica più razionale, quasi logica e a tratti lievemente insensibile.
    In tutto ciò, sentiva i suoi occhi addosso e la cosa, anziché darle fastidio, la rendevano l'oggetto di un interesse che la pose sì in imbarazzo, ma che in un certo senso la faceva sentire donna. Non poté non chiedersi se col suo reale aspetto gli sarebbe piaciuta ancora, così diversa da come appariva nelle vesti di Claire.
    «Scusami, a volte risulto un tantino distaccata da ciò che mi accade intorno. Tengo molto a quei ragazzi, nonostante a volte tenda a dimenticarmi di mostrarlo. Sono solo preoccupata per loro e cerco di non renderlo evidente, per evitargli ulteriori preoccupazioni. Ci sono state parecchie tensioni ultimamente, fra i corridoi e persino a lezione.»
    Aveva sentito dire che durante l'ora della Ivanova, poche settimane prima, tre studenti avevano rischiato di prendersi a pugni davanti all'insegnante che, abilmente, era riuscita a dissipare il tutto. Ma quanto ancora sarebbe andata avanti quella situazione? Con Theresa che non parlava, Lilith che non si allontanava da Blake e quest'ultimo che non poteva portare con sé la propria bacchetta per volere di Aaron?
    «E tu, invece, come stai? Tu e gli altri denrisiani, ovviamente.»
    Ma lui in particolar modo, poiché gli altri non li conosceva affatto.

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    Jason Byrne

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    L'
    attesa non era ciò che spaventava Jason, era una persona abbastanza paziente, nonostante spesso si fosse ritrovato ad aspettare ore. Per fortuna quella non fu una di quelle volte: Claire arrivò abbastanza puntuale e la conoscenza con Seth non andò poi così male. Lui la osservava dall'alto, tenendo sempre un mezz'occhio anche all'Husky per controllare ogni sua reazione. Mai avrebbe voluto che questo si rivoltasse e la mordesse. Tuttavia, a stupirlo fu soprattutto il quadripede, che parve docile e quasi socievole. Aveva fatto proprio un buon lavoro con quel cucciolone, Jason ne era contento.
    Quando Claire si rivolse a Seth, questo inclinò il capo a destra, osservandola calando le orecchie in maniera pacata e muovendo appena la coda in un accenno di scondinzolo che non era da lui, verso sconosciuti. La cavernosa risata di Jason si sentì appena «Io ci proverò, a fare il bravo...» alzò un sopracciglio, guardando Claire, come se fosse più rivolta a lei quella frase, che al suo amico a quattro zampe, ma non diede alcun accenno di altro, lasciando che quel suo parlare terminasse quasi immediatamente, come se fosse stata solo un'illusione quello che aveva detto.
    La reazione al suo complimento, non fece altro che far sollevare un angolo della bocca del druido, quasi soddisfatto «Non ti avrò mica lasciato senza parole, Claire?» disse con una punta di ironia, quasi a voler sottolineare che fosse strano che una donna come lei, che si era mostrata forte e determinata, rimanesse stupita da quel complimento «Devi sapere che sono uno molto sincero e... se devo ammettere la bellezza di ciò che osservo, lo faccio senza mezzi termini.» rincarò la dose, con quel baciamano fuori ogni tempo, nascose un sorriso, addocchiandola mentre il volto si avvicinava al dorso della sua mano, per poi risollevarsi voltandosi poi ad aprire la porta.
    La seguì senza alcun commento nel tavolo più vicino alla fiamma del camino, quindi le scostò la sedia e si accomodò di fronte a lei subito dopo.
    Rise, cavernoso e roco a quella osservazione «Non saprei, solitamente scappano tutte dopo il primo appuntamento.» ci scherzò su, appoggiando comodamente la schiena al legno dietro di sé, mettendosi comodo, poggiando la caviglia destra sul ginocchio sinistro.
    La osservò attentamente mentre parlava, annuendo di tanto in tanto «Devo essere sincero, vi stimo molto per l'attenzione che avete per quegli studenti. Diciamo che io non ... sono portato verso i ragazzini.» sbuffò un riso «Ancora mi chiedo come abbiano fatto a cacciarsi nei guai, finendo tra le mani di quella megera...» la fronte si corrucciò appena, pensierosa, per poi rilassarsi un attimo, in un respiro caldo e profondo. Non era proprio un granché empatico verso quegli studenti che aveva visto rischiare la vita, per quanto si fosse preoccupato lui stesso di non avere le loro morti sulla coscienza.
    Strinse gli occhi, ascoltando le sue scuse, quindi scosse la testa gentilmente «Non preoccuparti, ritengo che le parole non servano a molto. Hai dimostrato quanto tu tenessi ai tuoi studenti, scendendo sul campo di battaglia. Agli occhi di un qualsiasi uomo, questo è degno di attenzione, sai?» la stuzzicò un attimo, facendosi avanti con il busto ed incrociando le braccia sul tavolo di legno.
    «Credo che quei ragazzi abbiano bisogno di allentare la presa, di sentirsi meno pressati e di respirare un po'. Hai pensato ad un'uscita rilassante per loro? Magari non nella Foresta, ecco...» non voleva ironizzare, e non era bravo a dare consigli sui ragazzini. Non sapeva bene cosa significasse averne uno da crescere in quell'età così difficile, quindi cercò di pensare a cosa avrebbe fatto lui se avesse avuto un'esperienza del genere, avrebbe preso Seth per un paio di giorni e sarebbero andati ad esplorare il mondo.
    Ah, che bella la libertà dei Denrisiani, eh?
    Alla sua domanda, si irriggidì appena, per poi rilassarsi con un enorme respiro «Noi Denrisiani abbiamo la pelle dura, ci riprendiamo molto rapidamente. Io... beh, dovrò incontrare il Capo per la mia "condotta", ma me la saprò cavare.» chissà se aveva inteso cosa volesse dire. Alla fine dei conti, in quella notte erano successe tante cose, magari l'era sfuggito l'utilizzo della magia nera che aveva fatto.
    Poco dopo che lui terminò quella frase, eccolo avvicinarsi uno degli oste per chiedere la loro consumazione.
    Jason voltò la mano con il palmo aperto verso Claire «Prima tu.» quindi avrebbe atteso la sua ordinazione prima di richiedere una birra.
    Aspettò che il ragazzo si allontanasse, per poi dedicarsi nuovamente a lei «Ma... non siamo qui per parlare di quella sera, Claire...» cominciò con un tono basso e caldo «... voglio sapere un po' di te. Raccontami, chi è Claire Murray?» quindi gli occhi marroni si calarono sul suo volto.
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  6. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    Sì, l'aveva lasciata senza parole con quei modi galanti, la voce bassa e roca che le faceva venire i brividi quando gliela rivolgeva insieme a quello sguardo scuro e profondo, in cui una qualsiasi donna dotata o meno di intelletto sarebbe potuta annegare.
    Jason era un uomo affascinante, che sapeva come attrarre una donna e farla sentire importante, corteggiata ed estremamente bella. Se Brianna fosse stata in sé e non avesse dovuto fingere, probabilmente si sarebbe sentita bella davvero di fronte a tante attenzioni.
    In quel momento, però, quella bella era Claire.
    «Lasciarmi senza parole è difficile.»
    Eppure c'era riuscito, nonostante il pressante bisogno di lei di parlare sempre e comunque per ultima.
    Fu costretta a dare un paio di colpi di tosse per schiarirsi la voce, all'improvviso roca e talmente flebile che per un attimo pensò di averla persa.
    Entrarono nel locale e si lasciò guidare da una lieve preferenza, che condusse entrambi verso il tavolo più distante; prese posto dopo che Jason le allontanò la sedia e fu compiaciuta da tante attenzioni, nonostante la mettessero terribilmente in imbarazzo.
    «Non so se questo valga per qualunque altro uomo, ma di certo sembra aver destato la tua, di attenzione.»
    Partendo dal presupposto che Brianna non fosse mai stata brava a flirtare, in quel momento, consapevole di ciò, non stava tentando di fare quello. Era un dato di fatto: cos'aveva visto di tanto speciale in lei uno come Jason? In fondo, quella notte ve ne erano state molte di donne coraggiose, molte anche parecchio più belle di lei, forse non con la sua preparazione in campo erbologico -chi lo avrebbe mai detto?- ma di certo che non sarebbero passate inosservate. Tuttavia, non volle domandarglielo quel motivo a lei ignoto, per timore che passasse l'idea di voler ricevere ulteriori complimenti.
    Claire rimase ad ascoltarlo, poggiando il mento sul palmo della mano destra che si reggeva tramite il gomito sulla superficie lignea del tavolo.
    Non aveva visto Jason usare la magia nera di cui le stava accennando, lei in fondo era stata impegnata per un ben po' con il Malboro, tuttavia ne aveva sentito parlare a qualche collega.
    Il cameriere giunse in fretta a prendere le ordinazioni e Claire chiese del vino rosso. Sorrise nel sentire che l'altro prendesse una Burrobirra, poiché sarebbe stato ciò che avrebbe preso anche lei, se fin da bambina suo padre non l'avesse cresciuta a suon di fuoco liquido e melodie scozzesi.
    «Chi è Claire Murray, eh? Beh, devo ammettere che delle volte faccio fatica anch'io a capirla. E' orgogliosa, saccente, astuta e piuttosto indifferente e distaccata da ciò che le accade intorno: una perfetta Serpeverde. E per quanto questa facciata sia utile il più delle volte, di tanto in tanto risulta complicata da portare avanti.»
    La domanda di Jason esigeva una risposta assai articolata, e Brianna sapeva benissimo chi fosse Claire. Lo sapeva talmente bene da averlo imparato a memoria, peccato che conoscerla a livello teorico e interpretarla fossero due cose ben diverse. Si lasciò sfuggire un sospiro mentre lo sguardo si abbassava su quelle mani che avevano preso a torturare un angolo del listino che era stato lasciato a loro disposizione.
    «Ci sono momenti in cui vorrei buttare all'aria tutta la mia vita, come se mi sentissi intrappolata in un'esistenza che non mi appartiene. Claire è ragione e raziocinio... io sono puro e indomito istinto.»
    E durante la notte di Halloween questo si era visto, o almeno poteva essere stato scorto da un occhio molto attento. Per un momento aveva ringraziato il cielo che le persone a lei più care non l'avessero vista: Eilidh, Annie e Lance, pensò forse un po' troppo ingenuamente, non avrebbero potuto non riconoscere quel fuoco in lei, quando aveva scagliato lo Schiantesimo contro Naga.
    «A volte trovo difficile far coesistere due parti tanto diverse di me.»
    Sollevò dunque lo sguardo per far sì che gli occhi, ormai nocciola, andassero a scontrarsi con un paio tanto simili ai suoi, in quanto a tonalità.
    Le venne spontaneo domandarsi se a Jason sarebbe piaciuta lo stesso con le iridi color del ghiaccio, i capelli ramati e tante, lievi lentiggini sul viso.
    «Inoltre, sono terribilmente inadatta a uscire con un uomo. Non ho un appuntamento da secoli, credimi, non so neppure di cosa si debba parlare, di cosa fare senza risultare impacciata e il mio unico, grande amore risale ai tempi di Hogwarts.»
    Sorrise all'idea e, sorprendendosene, si rese conto che ripensare a Bell non le faceva più poi tanto male. Erano trascorsi dieci anni, vero, ma era moltissimo tempo che non pensava più a lui e, anche se lo immaginava, era bello constatare con il proprio cuore che non fosse più così doloroso ripensare agli anni più felici della sua vita.
    «Ho... ho avuto altre storie naturalmente, ma di poco conto. E' che non ho mai avuto tempo e modo di rimettermi in gioco.»
    Ed era mancata anche la voglia. Ma perché stava dicendo quelle cose a Jason? Forse voleva solo lasciargli capire quanto tempo stesse perdendo con una donna che non sarebbe caduta facilmente tra le sue braccia così come forse facevano tutte le altre (e a ragion veduta! Insomma, con un uomo del genere chi poteva resistere?).
    Il cameriere giunse nuovamente al tavolo e Claire gli sorrise gentile, mentre afferrava il calice in vetro e se lo portava alle labbra. Il vino corposo accese le sue papille gustative, scivolandole in gola e risvegliando il suo corpo fino alla bocca dello stomaco. Al di fuori nulla si poteva scorgere, forse per abitudine, forse per non lasciar intendere a Jason di avere a che fare con una donna alle prime armi.
    «Direi che tocca a te, adesso.»
    Un po' per uno. Gli rivolse un sorriso divertito mentre anche lei si lasciava cadere contro lo schienale della seduta, accavallando le lunghe gambe sottili e rivolgendo all'uomo tutta la sua attenzione.

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

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    Jason Byrne

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    e sue parole gli fecero alzare un sopracciglio, con fare divertito. Era chiaro come lei volesse avere l'ultima parola e Jason gliela concesse, da bravo gentiluomo. Probabilmente ci sarebbe tornato più avanti, probabilmente le avrebbe fatto notare come quel lato pronto a rispondere per avere l'ultima parola fosse così divertente che lui avesse ceduto. Ma al momento non fece altro che puntare il suo sguardo castagna su di lei, osservando i lineamenti di quel viso.
    Seduti a quel tavolino, ci tenne a non sedersi vicino a lei, per non rendere imbarazzante quella situazione che sembrava già molto particolarmente sul filo del rasoio. Eppure, per Jason, quella era una sfida che era motivato a vincere.
    La sua frase sembrava tendenziosamente posta lì, per tentare di lasciare anche ui senza parole. Lasciò un attimo di silenzio prima di rispondere con estrema tranquillità «Assolutamente vero. E spero che abbia destato solo la mia, o potrei iniziare a credere di avere dei rivali sul campo.» distolse lo sguardo, giusto un attimo, per lasciare che quella frase venisse assorbita da lei, prima di vedere come la docente reagisse a quella sua dichiarazione celata.
    «Dev'esser stata la tua preparazione sulle piante, o quello sguardo così serio e determinato. Non saprei, ancora.» rincarava la dose, con una dolcezza e una semplicità che lo caratterizzavano, in quel modo diretto di non nascondere il suo interesse per la donna.
    L'ordinazione della donna, confermò le sue parole, sulla scelta della bevanda con cui accompagnare quella serata, ma non fece notare ancora nulla, rimanendo attento alla descrizione che faceva di quella persona che sembrava non appartenesse alla docente che aveva davanti. Non interruppe quel suo flusso di parole, per non distogliere la donna dalla sua perfetta descrizione, dando un quadro preciso di come apparisse e di come, invece, si sentiva dentro.
    Questo non fece che aumentare l'interesse del Druido, che si ritrovò a sporgersi in avanti, ancora più preso dal disegno che gli stava dipingendo davanti agli occhi.
    «Interessante.» quel tono cavernoso risuono in rimando al suo terminare il discorso. Afferrò il bicchiere e diede un sorso a quella birra che aveva ordinato, doppio malto. «Adesso vorrei farti una richiesta, Claire.» poggiò il bicchiere di nuovo sul legno prima di proseguire in quella richiesta che lei gli porse su un piatto d'argento «Anche solo per questa sera, vorrei che tu ti liberassi di questa trappola.» parlò lentamente, lasciando che lei attutisse tutte le parole che gli stava proferendo, con pacatezza «Io non voglio conoscere la facciata a cui sei costretta dentro quelle mura.» con la testa indicò l'esterno, chiaro riferimento all'Accademia nella quale la ragazza lavorava «Voglio conoscere la vera Claire. Il puro e indomito istinto. Per questa sera, vorrei che tu respirasse quell'aria che la gabbia in cui ti senti chiusa, ti toglie.» gli occhi di lui, cercarono intensamente quelli di lei, senza perderli un attimo soltando «Se anche solo per queste ore che passeremo insieme, getta via la ... Claire che ti opprime e mostrami quella che vorresti far vivere.»
    Terminò di nuovo il suo parlare, quindi, per lasciare ancora spazio al suo disegno. Rise a quelle parole, portando indietro la schiena e mantenendo il braccio allungato sul tavolo a giocare con il bicchiere freddo «Non ti vedo così inadatta ad uscire con un uomo. Siamo ad un appuntamento e stai andando molto bene.» ironizzò leggermente, bagnandosi le labbra con la birra «Ma... faremo così: ti guiderò io in questo... primo appuntamento. Un po' come in un ballo, che ne dici?»
    Corrugò la fronte a quelle rivelazioni amorose, quindi, calando lo sguardo sulla birra, senza perdere l'ascolto «Allora devo quasi ritenermi fortunato. Se fosse stato il contrario, probabilmente a quest'ora sarei stato qui a bere questa birra da solo.»
    Alzò un sopracciglio, guardandola di nuovo.
    Come poteva aspettarsi, la domanda venne rigirata, in quella partita a scacchi dove ancora non vi erano previsioni di chi avrebbe fatto scacco al Re.
    «Oh, che dire... io sono come mi vedi. Primogenito, nato e cresciuto a Denrise, con la passione per le piante e gli animali. Ho scelto la strada druidica per essere d'aiuto al villaggio. Le mie storie? Quelle più importanti si possono contare su una mano, le altre sono tutte scappate.» sollevò le spalle, per poi lasciarle ricadere subito «Cosa ti piace, Claire?» il tono di quella domanda risultò più roco e basso, quasi un ringhio dolciastro che cercava di farsi strada oltre quella barriera che la donna pareva avere attorno a sé.
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  8. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    Era la prima volta, quella, in cui Brianna si sentiva di poter osare almeno un po’, di poter lasciare intendere particolari sulla sua vita -quella vera- senza correre il rischio di essere scoperta. Con Jason, per quanto fosse assurdo dato che non lo conosceva affatto, sentiva di poter essere se stessa, per quanto fosse consapevole che quella sensazione potesse durare solo qualche ora.
    «Rivali? No, non direi. Per quanto apprezzi le tue lusinghe, te lo ripeto: non sono mai stata una calamita per gli uomini. Troppo impegnata a “fare carriera”, diciamo.»
    Aveva riso alle affermazioni dell’uomo e non perché non vi credesse, quanto perché le considerava assurde. Brianna aveva sempre avuto grande fiducia in sè, ma non quando si sfiorava l’argomento uomini. Inoltre, una flebile risata era un ottimo modo per mascherare l’imbarazzo che pareva coglierla ogni qualvolta l’uomo aprisse bocca. Non poteva farne a meno la strega, che osservava quelle labbra muoversi mentre si costringeva a sollevare lo sguardo sulle iridi castane.
    Aveva percepito la sua proposta e forse le reali intenzioni che quelle parole celavano. L’istinto, quello che l’aveva guidata fin dal giorno in cui era stata messa al mondo e, ancor di più, una volta arrivata a Hogwarts e costretta a crescere, sembrava essersi sopito a causa della condizione in cui era stata posta.
    «Non lo sono da così tanto tempo, che potrei aver dimenticato come si fa ad essere lei. Tuttavia, è qualcuno che potrò mostrarti nel tempo, se avremo modo di rivederci. La mia passione, tanto per cominciare, è il duello: a scuola ero eccezionale e ho sempre avuto un compagno al mio fianco, con cui mi spingevo sempre al limite. Era un rapporto strano quello fra me e lui, ma quando combattevamo insieme era come se ci leggessimo nella mente.»
    Il riferimento a Xander fu talmente evidente che dovette imporsi di non guardarsi intorno, col timore che qualcuno l’avesse sentita. Xander non si sarebbe trovato lì, ma Lancelot poteva essere nei paraggi. A seguito della notte di Halloween si era chiesta se il moro degli Olwen avesse percepito qualcosa tramite la runa; lei, ancora, non aveva sentito il legame parabatai incrinarsi, motivo per cui era convinta che lui stesse bene.
    E per il momento doveva accontentarsi di questo.
    «E, tanto per complicare la situazione, non sono brava a lasciarmi guidare. Significherebbe fidarmi di qualcuno, cosa in cui non sono mai stata brava, ma... perché no, vediamo che sai fare. Dimmi, cosa prevede la tua serata, a seguito di questa cena?»
    Aveva deciso di uscire con lui, dunque era giusto dare una possibilità a se stessa, a Jason e a quella serata. Se lui aveva detto di essere attratto da lei, era giusto che Brianna ricambiasse quella sincerità con la stessa moneta, lasciandogli intuire cosa l’avesse convinta a uscire con lui.
    «Hai rischiato, in effetti, che ciò accadesse. Avevo deciso di non venire, ma... non so cosa mi abbia spinta a cambiare idea. Penso che, anche se mi imbarazza ammetterlo, anche tu mi abbia colpito quella notte. Sei così diverso dagli uomini a cui sono abituata, così... spontaneo e trasparente, ed enorme, permettimi di dirlo.»
    Tutto ciò che non poteva essere lei in quel momento -ad eccezione della grandezza del suo fisico, quello era un dato di fatto che lei non poteva nè voleva eguagliare- e forse era proprio questo che l’attraeva in lui. Brianna era sempre stata attratta da ciò che non poteva avere, così come dal fuoco.
    «Trovo difficile resisterti, lo ammetto.»
    Lo disse con una sincerità disarmante, una tranquillità d’animo che poteva essere letta sul suo volto, privo di qualsivoglia cenno di imbarazzo o disagio, mentre le iridi nocciola incontravano quelle altrettante scure di Jason.
    Quando fu il turno dell’uomo di raccontare un po’ di sè, la strega si portò alle labbra il calice prendendo un altro sorso di vino, schiudendo le labbra in una mezza risata.
    «Scappatelle, eh? Sì, immaginavo avessi un certo successo con le donne.»
    Non si soffermò a chiedersi se anche lei potesse essere considerata una di quelle “scappatelle”, fondamentalmente perché non era una da una notte e via e, per quanto Jason fosse attraente, non avrebbe mai ceduto a nulla del genere. O almeno così credeva.
    Lei, in fondo, non era mai stata brava a resistere alle tentazioni.
    Istinto, ricordate?
    «Cosa mi piace... beh, direi poche cose: la cioccolata, sicuramente, duellare, come ti ho già detto, il mio lavoro e tutto ciò che ha a che fare con la Scozia. Non ho particolari hobby, mi rendo conto di essere una donna eccezionalmente noiosa, ma sono imbattibile nelle bevute di whisky. Prima o poi potrai sfidarmi.»
    Era certa di vincere, in fondo aveva dato parecchio filo da torcere ai suoi amici e ai colleghi durante gli anni trascorsi in accademia per diventare Auror.
    Non potè fare a meno di notare quante volte l’uomo pronunciasse il suo nome. C’erano molte cose che l’affascinavano di lui: la sua natura e il legame con la magia dei Druidi era fra queste, e si propose di riprendere l’argomento subito dopo, ma un altro particolare era il modo in cui, con quella voce roca e cavernosa, pronunciava il suo nome. Era come se la lasciasse col fiato sospeso ogni qualvolta, come se carezzasse quelle sei lettere con una delicatezza estrema.
    Ma non era il suo nome quello che pronunciava.
    «Brianna, una mia amica, mi ha trasmesso questa passione verso il suo adorato fuoco liquido.»
    Stava rischiando. Il suo non era un nome comune e per quanto si sentisse al sicuro a quel tavolo, apparentemente lontana da orecchie indiscrete, stava rischiando davvero grosso.
    «Un nome particolare, non trovi?»
    Ma voleva sentirglielo dire. Voleva che pronunciasse quel nome perché aveva bisogno che qualcun altro gli desse voce. Per assicurarsi che la sua vita non fosse stata solo un sogno.

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