Abbi Fede

Lilith

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  1. Joshua B. Evans
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    idenstone era tante cose: scuola, famiglia, cerchia di amici e penitenziario, talvolta, ma di certo non una chiesa. Non si era mai posto il problema su tale questione. Lui credeva? Certo, lui credeva in moltissime cose, tranne che nelle coincidenze. Quanto a Dio e alla fede in generale, beh, Joshua avrebbe avuto seriamente di ché disquisire se gliene fosse stata data la possibilità.
    Quel giorni in particolare, dopo una capatina in biblioteca, era entrato in possesso di un libricino alquanto particolare: la Bibbia.
    Ora, qualunque altro ragazzo normale che nota un libro riposto in uno scaffale in cui, in teoria, non sarebbe dovuto essere, se di buon cuore segnala la cosa al bibliotecario, altrimenti rinuncia a rendere il mondo un posto migliore e, zaino in spalla, si dirige ben lontano da quel luogo di perdizione.
    Ma Joshua non era un ragazzo normale, inutile tentare di pensarla diversamente: lui aveva preso quel libro e, senza nessuna remore, si era recato con un gran sorriso da chi di dovere e aveva richiesto di poterlo prendere in prestito. Avrebbe avuto tre settimane per leggerne appassionatamente ogni pagina consunta, alcune delle quali parevano persino appiccicaticce, poi avrebbe dovuto ricondurlo al suo posto.
    Per Josh, trovare la Bibbia in quella biblioteca fu come un segno e, senza pensarci due volte, si recò nell'aula in disuso, salendo gli scalini due alla volta e chiudendosi la porta alle spalle, senza neppur controllare che vi fosse qualcuno al suo interno.
    Fu provvidenziale il fatto che proprio su uno dei banchi ammassati in fondo all'aula, un unico, luminoso fascio di sole brillasse come ad attirare la sua attenzione. Il ragazzo fece scivolare la borsa dalla spalla destra e si recò verso quel punto illuminato, poggiandovi sopra la Bibbia aperta su di una pagina del tutto casuale e mettendosi comodo su... non c'era alcuna sedia.
    Si accucciò in ginocchio ed iniziò a leggere, realmente incuriosito da ciò che aveva davanti. Insomma, se doveva farsi un'opinione sulla chiesa e sulla religione, voleva per lo meno leggere ciò che le riguardava. Furono numerosi i versetti che lo colpirono, primo fra tutti il seguente: "C'è più felicità nel dare che nel ricevere".
    Ecco, su questo non mi trovi molto d'accordo, Signore.
    Continuò a leggere seppure un po' perplesso e, quando trovò un altro passaggio, la sua fronte si corrucciò: “Rallegrati con la moglie della tua giovinezza [...] Le sue proprie mammelle ti inebrino in ogni tempo. Sii di continuo in estasi per il suo amore”.
    Non poteva credere ai suoi occhi.
    Mammelle? Davvero le chiama mammelle? Cristo santo.
    Scosse il capo in segno di resa e sfogliò le pagine, continuando a leggere e a farsi un paio di idee su ciò che era stato tramandato all'uomo dall'uomo stesso. Insomma, parliamo chiaramente: chi aveva scritto la Bibbia? Di certo non Dio! No, erano stati quegli stessi uomini che parlavano bene e razzolavano male, che predicavano di non far sesso prima del matrimonio e che, al matrimonio, era già tanto se ci arrivavano con le braghe non calate. Josh non era più tanto certo di voler continuare quella lettura, e come ad esaudire quella sua silenziosa preghiera, qualcuno entrò nell'aula e fece crollare una lunga e corposa fila di sedie, causando un gran baccano che fece voltare il capo di Josh per mettere in risalto l'espressione curiosa che gli si dipinse sul viso.
    Un'imprecazione arrivò forte e chiara alle sue orecchie, mentre le labbra si distendevano in un sorriso e con un cenno del capo si limitava a dire.
    Amen.
     
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    lilith clarke
    Se c'era una cosa che Lilith ancora non aveva capito, era che entrare nell'Aula in Disuso era sempre un rischio ed un pericolo.
    La prima volta la dentro aveva incontrato Blake. No, meglio: Blake aveva incontrato le sue mutandine, spiandola mentre stava leggendo un po', in santa pace, sdraiata a terra.
    E da lì si era andati via via in un crescendo di situazioni scomode, fino a quella dov'erano finiti da poco tempo, ufficializzando cosa davvero fossero, dicendoselo, per lo meno.

    Questa volta, invece, Lilith doveva essere messa alla prova ancora più intensamente, da quella stanza e dai suoi strani frequentatori.
    Quando varcò la soglia dell'aula, si ritrovò a sentire, non volendo, una frase strana, seguita da un'imprecazione, che fece sgranare sempre più gli occhi, in sequenza crescente, alla Prefetta. Ma non solo, nello sgranare gli occhi, voleva anche allargare le braccia e andò a sbattere contro una pila di sedie facendo un rumore infernale.
    «Già, Cristo Santo!» imprecò, sperando di non essere stata sentita da nessuno (?) seppur era consapevole che il lavoro maggiore lo avessero fatto le sedie.
    All'Amen di Joshua, si girò in sua direzione.
    Un colore rosato si dipinse sul volto della Dioptase, mentre ciocche svariate dei suoi capelli presero una colorazione rossiccia, che esprimeva al meglio il suo imbarazzo «Non volevo disturbare, scusa...» quando mise a fuoco la figura del ragazzo, Lilith trattenne il respiro per pochi istanti.
    Fece qualche passo in sua direzione «Le raccoglierò più tardi, quelle sedie... insomma? Cosa stavi studiando scienze? Ho sentito che parlavi di... mammelle?» l'imbarazzo nel ripetere quella parola, le fece arrossare le guance e i capelli ancora di più, si strinse nelle sue stesse braccia, dopo aver poggiato la sua tracolla sul banco in legno accanto al ragazzo, ed essersi seduta alla sedia di fronte a lui.

    Joshua.
    Quel ragazzo era sempre stato un'incognita per Lilith, da prima che potesse affacciarsi Blake nelle sue mutandine, in quella stessa aula. Lilith non aveva mai cercato di avvicinarlo, quando lui era stato presente a scuola, poi aveva deciso di allontanarsi per un po' e riprendere più tardi.
    Insomma, il mistero intorno a lui era aumentato. Ancora non aveva un quadro perfetto di chi fosse e cosa pensasse quell'Ametrino, tuttavia lo incuriosiva.
    «Non sono molto... esperta a livello tecnico di anatomia, ma se stai studiando quella femminile, beh... posso aiutarti, credo di saperne qualcosa... suppongo, eh.» sì, era a dir poco imbarazzante.
    A maggior ragione perché Lilith non aveva ben inteso che li non si stesse parlando di scienze, quindi quando e se avrebbe scoperto cosa stava leggendo Joshua, probabilmente il suo imbarazzo le avrebbe incendiato la testa.
    Sorrise, quindi, al ragazzino, fissando le sue iridi celesti in quelle di Evans.

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  3. Joshua B. Evans
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    A
    causa del suo malore, non era raro che Joshua saltasse le lezioni o che tornasse a casa al di fuori dei periodi di vacanza in cui ciò era concesso. Più di una volta aveva faticato a tenere il ritmo dei compiti, studiando a casa da solo ciò che agli altri veniva spiegato in classe e forse questo era il motivo per cui aveva una media alquanto altalenante: ottima in alcune materie, non tanto ottima in altre. Quanto alle amicizie, era stato fortunato: con un carattere come il suo, difficilmente aveva problemi a socializzare e stare a casa per qualche tempo non gli aveva mai precluso la possibilità di mantenere i legami con chi incrociava giorno dopo giorno nei corridoi per interi mesi. Tuttavia, era inevitabile che si perdesse qualcosa, ad esempio i momenti epici di cui poi gli arrivava notizia. Josh si era chiesto più di una volta il perché la ragazza che aveva di fronte avesse suscitato tanto scalpore nell'iniziare una relazione con Blake Barnes. Certo, Lilith era diventata Prefetto e chi acquisiva tale nomina vedeva rivolgersi su di sé i riflettori dell'intera scuola, e dall'altra parte Barnes era una sottospecie di teppista, un Don Giovanni da quello che gli aveva sentito dire, motivo per cui si trattava di due persone alquanto in vista in quel suo secondo anno... eppure, ancora non riusciva a comprendere l'eccessivo interessamento che pareva essere dimostrato verso una coppia di quelli che dovevano essere due normalissimi studenti.
    Nel vedere arrossire le gote di Lilith e di riflesso anche i suoi capelli, Josh intravide una piccola sfaccettatura della ragazza che aveva di fronte, e non poté non chiedersi se tutta quella attenzione altrui non le desse noia.
    Non mi disturbi affatto, figurati.
    La osservò con attenzione, portandosi una mano sotto il mento e studiando l'affascinante dono che la rendeva quasi unica.
    Piuttosto, sicura di non esserti fatta male?
    Gli sembrava in gran forma in realtà, ma sarebbe stato scortese non chiedere. La vide avvicinarglisi e sedersi proprio sulla sedia di fronte a dove si trovava lui. Josh si sedette sul banco, lasciandone un altro a separarli, abbandonando la strana posizione assunta fino a poco prima e passandosi una mano sulle ginocchia, spolverandosi i pantaloni della divisa.
    Alle parole di Lilith si interruppe e sollevò lo sguardo interrogativo verso di lei, non riuscendo a evitare di scoppiare a ridere. Non stava ridendo di lei, ovviamente, quanto di se stesso per essere stato colto in flagrante. Si domandò cosa avesse pensato la ragazza nel vederlo in quelle circostanze.
    Scienze? No, affatto. Direi piuttosto teologia.
    Disse tra una risata e un tentativo di frenare l'ilarità. Afferrò il libro rimasto sul banco e, chiudendolo pur mantenendo l'indice su quella pagina, lo porse alla ragazza.
    Tieni, dai un'occhiata. Attenta a non perdere il segno.
    La avvertì nel caso in cui avesse voluto affidarsi alla Bibbia nella sua relazione con Blake.
    Continuò ad ascoltarla e la vide divenire tutta rossa per l'imbarazzo, capelli compresi, e la scena questa volta lo fece sorridere. Se l'anno precedente qualcuno gli avesse detto che Lilith era una ragazza timida e impacciata, probabilmente non ci avrebbe creduto neppure sotto tortura. A lui era piaciuta fin da subito, per quanto a un ragazzo di diciassette anni possa piacere una ragazza, si intende. Ricordava perfettamente il momento in cui, parlando con Erik, aveva proposto di organizzare un appuntamento a quattro e, udite udite, la sua dolce metà sarebbe dovuto essere proprio lei.
    La malattia, però, aveva messo il suo zampino nella faccenda e le cose erano andate in fumo. Nel frattempo, era arrivato Barnes.
    Josh non ce l'aveva con lui per questo, ovviamente, ma non poté ammettere di essere rimasto sorpreso quando ricevette la notizia sulla nuova coppia.
    Sei carina quando arrossisci. Quasi lo preferisco a quando fai la spavalda.
    Le disse semplicemente mantenendo quel sorriso sincero. Tralasciò l'argomento sulle mammelle, non voleva imbarazzarla ancor di più di quanto non avesse già fatto. Anche se non era certo di aver migliorato le cose con quella considerazione.
     
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    lilith clarke
    Spesso è la tranquillità quella che si cerca in un'aula in disuso, lontano da occhi e orecchie indiscrete, vero? Per questo Lilith era solita rifugiarsi lì quando non aveva voglia di star tra gli altri.
    Essere Prefetto le piaceva, ma questo aveva completamente ostacolato tutti i suoi ritmi di studio.
    Tuttavia, aveva imparato che non era la sola che trovava, in quell'aula, un rifugio artificiale in cui perdersi.
    Joshua, questa volta, l'aveva preceduta e con maestria, l'aveva anche colta impreparata tanto da farle rovesciare in terra tutto.
    Insomma, non era da tutti e tutti i giorni, trovare qualcuno che parlava di mammelle. E quella parola, per quanto fosse parte integrante del corpo di Lilith, la rendeva molto imbarazzata a parlarne davanti ad un ragazzo.
    Non era di certo all'antica, ma ecco...
    «Certo, niente di rotto... credo, forse qualche sedia da gettare, ma ce ne faremo una ragione.»
    Con Joshua aveva sempre cercato una giusta occasione per avvicinarlo, ma tra i suoi permessi e le sue visite in infermeria, non era mai stata così indiscreta da bloccarlo da qualche parte o andarlo a trovare.
    Quando lo sentì ridere le per la sua domanda, Lilith lo guardò a dir poco perplessa. Uno si offre di aiutarlo e lui ride, insomma, non è decisamente educato.
    Le guance della ragazzina, ancora rosse per quella figuraccia e quell'argomento poco consono ad una conversazione tra due come loro, iniziarono a gonfiarsi come quelle di un pulcino pronto ad esplodere o ad un Jigglypuff non molto contento del suo pubblico.
    Sbuffò dell'aria, quando lui ritornò quasi serio e guardò il libro che le stava porgendo.
    «La Bibbia? Cioé, niente in contrario con questo testo, sia chiaro, ma... per quale assurdo motivo stai leggendo la Bibbia? Qualcosa non va? Cioé... non voglio essere invadente, non sono di certo un prete, ma se vuoi parlarne...» aveva frainteso di nuovo?
    Scrollò le spalle, quindi, leggendo quello stesso verso che Joshua stava leggendo in autonomia poco prima. Poi andò un pochino avanti «Perché mai, figlio mio, invaghirti di un'adultera e abbracciare il seno di un'estranea?» lesse in un sussurro abbastanza udibile anche a Joshua, quindi lasciando il dito in mezzo a quelle pagine, guardò di nuovo l'ametrino, quasi incerta di cosa avesse letto «Ok, lo ammetto... sono confusa... insomma, certo... il tradimento non è bello, ma da qui a scriverci un passo della bibbia. E poi... Cerva amabile e gazzella graziosa, dai... fa passar voglia di far sesso anche ad una come la Ivanova. Chi mai chiamerebbe così la propria donna?» le guance ancora non scolorivano e se avesse continuato su quel discorso, probabilmente, non sarebbero tornate del colore normale e naturale della ragazzina.
    Ma quanto pareva, l'argomento del giorno era proprio quello.
    Lilith tornò a leggere quegli ultimi versetti e poi ... perse il segno quando Joshua interruppe quella lettura silenziosa. Sollevo le iridi di ghiaccio e le posò sul ragazzino.
    I capelli si accesero ancora di più come se avesse girato la valvola dell'imbarazzo da zero a dieci in pochi attimi, quindi spostò il volto di lato, distogliendo quel contatto visivo.
    Se avesse potuto comandare le sue guance, avrebbe sicuramente detto loro di spegnersi, invece stavano agendo al contrario e ora erano anche calde per quanto fosse imbarazzata «Quindi, come mai stai studiando teologia, hai detto?» cercò di spezzare quel discorso sul suo essere carina con le guance rosse, di tanto in tanto guardava il ragazzo di sottecchi «Ehm... è da tanto che non ci si incontrava, come stai?» sì, altro buon tentativo di tagliare via quell'attenzione che si era posta su di lei.

    Quando ebbe il coraggio di guardarlo nuovamente, Lilith si morse il labbro «Guarda che sono arrossita solo perché qua dentro fa molto caldo, voglio che tu lo sappia...» con quel tono incerto, non era convincente nemmeno a se stessa...

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  5. Joshua B. Evans
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    D
    opo essersi assicurato che la ragazza stesse bene, Josh annuì con fare convinto e le rivolse un sorriso gentile, prima di riprendere le proprie occupazioni. Non sapeva di cosa parlare con Lilith, non dopo aver passato mesi a desiderare di trovarsi solo con lei per conoscerla un po’ meglio e smettere di colpo per motivi fuori dal suo controllo. Non era imbarazzato -sarebbe stata un’impresa, in effetti, trovare qualcosa che potesse mettere in imbarazzo quel ragazzo- ma un tantino fuori dal proprio personaggio sì. Insomma, i due non erano amici e lei era fidanzata, ma non per questo non doveva essere gentile.
    Quando la ragazza gli chiese cosa stesse studiando, il giovane Ametrin non potè evitare di scoppiare a ridere, senza neppure preoccuparsi di trattenersi; non voleva offenderla e, appena vide le sue guance gonfiarsi come palloncini, faticò maggiormente a tornare serio, ma riuscì a passarle la Bibbia per farle comprendere da cosa fosse divertito.
    A quel punto non potè fare a meno di chiedersi cosa avrebbe detto Blake se avesse saputo che il giovane mago stava tentando di indottrinare la sua ragazza. Niente più gitarelle indiscrete nelle sue mutandine, Barnes, no no!
    Se apparentemente Josh poteva sembrare l’angelo purificatore, nel profondo si sentiva il diavolo tentatore.
    Alle domande attente e apprensive di Lilith, il ragazzo aggrottò la fronte. Di cosa avrebbe dovuto parlarle? Dubitò seriamente che la giovane volesse sapere qualcosa sulla sua vita, ed era così abituato alla propria malattia che non pensò immediatamente al fatto che si potesse riferire proprio a quella.
    Non ti trovo affatto invadente, ma a cosa ti riferisci? C’è qualcosa che vuoi sapere di me? Basta chiedere.
    Disse rivolgendole un occhiolino è un sorriso malizioso. Certo che gli passò per la mente che fosse impegnata, ma non si stava mica comportando in modo compromettente. Tuttavia la incoraggiò a leggere il volume che le porse e, alla sua successiva affermazione, scoppiò a ridere.
    Visto? È per questo che la leggevo. Insomma, se mi rivolvessi a te con un epiteto simile, dubito che accetteresti di uscire con me. Graziosa gazzella, ti andrebbe di bene una Burrobirra in mia compagnia? Anche io mi darei un due di picche.
    Non che in quel periodo non ricevesse rifiuti: la Lynch era una garanzia laddove si desiderasse fare crollare la propria autostima.
    Ad ogni modo, penso che l’unico che potrebbe essere definito “cervo” sia il compagno della Ivanova. A proposito, pensi ne abbia uno fisso? Perché, in tal caso, sai che palco di corna dovrebbe avere a quest’ora?.
    Anche se, pur non ammettendolo apertamente davanti a una signora, anche lui si sarebbe fatto tradire ben volentieri da quel pezzo di donna. Diciamocelo, non c’era neanche un ragazzo all’interno di quella scuola che non avesse mai avuto almeno una fantasia su una delle docenti.
    Mano mano che il discorso si avviava, Josh non potè non notare l’imbarazzo tanto evidente e crescente in maniera esponenziale di Lilith. Questo suo particolare praticamente lo sconvolse, non se l’era mai immaginata tanto riservata. Gli venne spontaneo sporgersi verso di lei, avvicinando il volto al suo per osservarla meglio e, sì, anche per incrementare quel rossore che andava dalle gote fino alla punta dei capelli, letteralmente.
    Sei davvero timida! Mi domando come tu faccia a stare con Barnes.
    Quel ragazzo, in effetti, rischiava di fare arrossire persino lui con determinate uscite.
    Alla domanda di Lilith circa la teologia, il moro rispose con un’alzata di spalle. Non stava studiando, ma solo curiosando. Fu invece la seconda interazione che più lo colpì.
    Bene per il momento, ti ringrazio. Non ti sentirai mica a disagio solo perché sono malato, vero?
    Le chiese in tono divertito per smorzare l’atmosfera. La verità era che aveva sempre odiato far compassione a chiunque, più che mai se a provarla erano i suoi compagni, suoi coetanei. Tentò di assumere un’aria serena, ma quel discorso lo irritava parecchio, nonostante sapesse che non fosse colpa di Lilith: lei cercava solo di essere carina.
    Alla puntualizzazione di lei, poi, Josh si costrinse a non ridere. Solo un lieve sorriso lasciava intendere il suo attuale stato d’animo e si limitò ad annuire.
    Certo. Non ho la presunzione di considerarmi tanto affascinante da farti arrossire solo con un complimento. Ma, per la cronaca, è più un dato di fatto che un vero complimento.
    Lo pensava davvero, in fondo non era solito dire bugie. Poi, per non farla sentire troppo a disagio, pensò bene di rincarare la dose.
    Così... dimmi, tu e Blake rispettate quanto dice la Bibbia?
     
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    lilith clarke
    Prima di scontrare la propria vita con Blake, Lilith aveva sempre cercato di attirare l’attenzione di Joshua. Era sempre stata un’impresa molto ardua, un po’ per la sua scarsa propensione ad attivare conversazioni a caso, un po’ perché Josh stesso aveva avuto la necessità di allontanarsi dall’accademia. Insomma, era chiaro che il loro non era stato un destino favorevole, perché forse il fato aveva più nelle grazie Blake. Che poi, perché? Questo era tutto un mistero, ma entrambi, la Dioptase e l’Ametrino, si erano ritrovati casualmente, adesso, nella stessa stanza in cui Blake aveva spiato le sue mutandine, mentre lei leggeva. E in quella stessa stanza, Joshua stava leggendo qualcosa proprio riguardo il sesso e le donne, nella Bibbia.
    Ditemi se non è questo un destino crudele per tutti?!
    Sì, lo è!

    Torniamo a noi, comunque, e a questo strano incontro, dove Joshua veste i panni dell’Angelo Purificatore e cerca di spiegare alla povera peccatrice Lilith Maddalena Clarke, quanto la Bibbia insegna per i peccatori e quanto satana sia la donna che tradisce.
    Che poi, perché proprio quel discorso tra loro? Insomma non si poteva parlare del Buon Sammaritano?
    Qui la Fede ci ha messo lo zampino, signori.
    «No, no, anzi… mi chiedevo, perché la Bibbia, insomma, se tu stessi ricercando la fede, non inizierei sicuramente da un libro del genere, scritto da chissà chi. Non credi? E poi… boh, che ne so, ho sentito dire che nelle chiese babbane, i preti cattolici confessano, lasciando parlare i propri fedeli che raccontano i fattacci loro e i loro peccati e…» scostò lo sguardo, stava farneticando com’era solita fare quando cercava una via d’uscita da qualcosa di strano.
    Sbuffò leggermente, non per noia, ma come se volesse mandar via quella sensazione di inadeguatezza che provava ogni volta che incrociava lo sguardo di Joshua che la faceva sentire sempre più in imbarazzo.
    A quell’occhiolino, poi, Lilith ebbe un sussulto. Ora ricordava perché Joshua aveva attirato la sua attenzione «Non voglio sapere niente… credo. Cioè, oh! Se hai problemi con il sesso o con le mammelle delle donne, non credo siano cose che riguardino me, no?!» sbottò stringendo gli occhi arrossendo ancora di più. Se fosse stata l’animazione di un cartone animato, probabilmente avrebbe cacciato fumo dalle orecchie per quanto imbarazzante stava risultando quella situazione.

    Quando Josh rise, Lilith cercò di prendere un attimo di respiro, come se sotto il suo sguardo cercasse di mantenere sempre il fiato, per tentare di non sbagliare un qualcosa di cui non sapeva nemmeno.
    Alla simulazione dell’Ametrino, con quell’appellativo dalle dubbie origini, Lilith scoppiò a ridere, nascondendo le labbra dietro il pugno di una mano, la destra «No, davvero, non riuscirei nemmeno a prenderti sul serio. E io? Come dovrei chiamarti? Amabile leprotto? Insomma, ma perché!» sì, era tutto così divertente e un po’ di sane risate facevano bene a tutti, vero?
    Il discorso animali si spostò poi, sulla razza cervo, riferendosi al compagno della docente. A quel commento, Lilith aggrottò la fronte pensierosa. Non è che provava fastidio che Joshua commentasse la bellezza della docente, in quanto sapeva oggettivamente che la Ivanova fosse sicuramente una bella donna, tuttavia che divertimento c’era a farlo davanti a lei?
    Scosse il capo, mettendo le mani sotto le rispettive cosce «No, non credo abbia un compagno.» disse leggermente stizzita, spostando lo sguardo verso il basso.
    Probabilmente anche Blake aveva pensieri sulla docente, questo non poteva saperlo, ma il fastidio all’idea di questa cosa era troppo forte. La Ivanova non era una delle docenti che Lilith amava, la vedeva troppo fintamente dolce e a lei non piacevano le persone false.
    Ciò nonostante, l’idea che aveva infastidito Lilith, stava sfociando ancora dall’imbarazzo che non voleva proprio lasciarla. Si stava concentrando sulle assi di legno che erano parte del pavimento, quando la voce di Joshua arrivò a puntualizzare la sua timidezza.
    Lilith sgranò gli occhi, quindi, di quell’azzurro perfetto che risplendeva sul suo viso e a quella domanda, anche il naso, che finora era solamente sfiorato dal rossore, divenne un peperone «Non capisco come la mia timidezza, possa entrare in contrasto con Blake… ehi! Ma… che poi, io non sono timida, ti stai sbagliando, Evans!» niente, cercava di contraddire l’ametrino che ci aveva visto lungo, anche con quel peperone al posto del naso.

    La sua domanda successiva, doveva aver fatto fraintendere qualcosa a Joshua, tanto che la sua risposta, quasi non fece cadere Lilith dalla sedia, facendola saltare un attimino «Che diavolo dici, Joshua!» strinse gli occhi tra loro, bruciavano anche loro «E’ che … ti ho conservato ancora gli appunti di quello che potrebbe servirti per recuperare qualcosa, se ti va. Volevo portarteli ma non sapevo nemmeno dove andare. E, questo… mi spiace se ti è sembrato che potessi sentirmi a disagio per quel motivo… solo che…» calò lo sguardo di nuovo, si morse il labbro, quindi e tirò un respiro profondissimo, non completando la sua frase.
    Annuì alla sua giustificazione, credendo che da quel momento in poi, avesse fatto in modo di non metterla più in imbarazzo.
    Stolta di una ragazzina.
    Quella domanda su Blake arrivò come una scoccata di freccia che colpì dritto il pulsante “red” nel sensore imbarazzo, facendo esplodere completamente il volto di Lilith.
    Non poteva sicuramente dire a Joshua che aveva chiesto a Blake di fare un veto e di non fare sesso perché lei non si fidava di lui, sarebbe stato troppo imbarazzante e avrebbe violato la privacy di Barnes.
    «Joshua! Ma insomma! Cioè… io non… E tu rispetti quanto dice la Bibbia?!» cercò di uscirsene da quelle sabbie mobili rigirando la domanda all’Ametrino, chissà…

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  7. Joshua B. Evans
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    A
    veva ricordi ormai offuscati di quella ragazza che al primo anno gli aveva fatto sollevare gli occhi dai libri, quel peperino che lo aveva attirato con la folta chioma di capelli vermigli, o quella pareva essere la tonalità assunta se osservata sotto la luce del caldo e raro sole di quelle terre. La verità era che Josh non era mai stato bravo a far durare un interesse per un periodo di tempo sufficientemente lungo da dichiararsi "preso" di una qualche ragazza -forse con un'unica eccezione- di conseguenza quella lieve ossessione era scemata tanto rapidamente quanto era arrivata... tuttavia, non lo si poteva certo definire stolto o cieco: che la ragazza dei Dioptase lo avesse sempre attratto, era un dato di fatto.
    Si fermò a fissarla senza alcun pudore, con un sorriso stampato in volto e il mento poggiato sul palmo della mano destra. Lilith era in evidente difficoltà e se la cortesia gli imponeva di non rendere le cose più difficili per lei, la natura dispettosa ed eccentrica del ragazzo gli impose di fare l'esatto opposto.
    Ma a tutto c'era tempo.
    La sentì blaterare su libri, preti e confessioni ma, a dirla tutta, Josh non la stava realmente ascoltando; si stava beando unicamente di quella visione, mentre nella sua testa una voce gli imponeva di ricordare qualcosa, una parola data.
    Poco importava, aveva altro a cui pensare.
    Quasi si strozzò con la propria saliva quando la ragazza gli chiese se avesse dei problemi dal punto di vista sessuale o con le donne, più in generale, cosa che lo portò ad assumere un'espressione irritata, quasi stizzita.
    Non ho affatto problemi di questo tipo, figuriamoci.
    Se Lilith non fosse stata troppo impegnata ad arrossire -e a quel punto Josh si chiese se ci fosse un limite all'imporporamento delle guance di lei- probabilmente avrebbe potuto notare il lieve imbarazzo che colpì l'Ametrin nel dare quella risposta. Tuttavia, il giovane mago si riprese in un batter d'occhio e si concentrò nuovamente sull'altra.
    Quando la vide ridere gli parve di riconoscere la ragazza che tanto gli era piaciuta nei mesi precedenti e si lasciò contagiare.
    Amabile leprotto? Prendimi, bellezza, sono tuo.
    Rise ancora, con la mano poggiata sullo stomaco come per contenere l'ilarità. Nell'asciugarsi una lacrima dalla coda dell'occhio, vide Lilith cambiare repentinamente espressione, almeno quando iniziarono a parlare della professoressa di Incantesimi. Che la Prefetta non nutrisse particolare simpatia nei suoi riguardi? Josh si fece improvvisamente serio e iniziò a studiarla come non faceva da tempo.
    La sentì rispondere stizzita, vedendola poi voltare il capo in un'altra direzione e iniziare a fissare ostinatamente le assi del pavimento. Il ragazzo inclinò il capo e si avvicinò a lei, abbassandosi quel poco che gli consentì di essere per lo meno scorto con la coda dell'occhio.
    Qui c'è qualcuno che proprio non la regge quella biondona, non è vero?
    Disse in un sorriso sghembo, mentre ragionava su cosa avesse scatenato quella reazione improvvisa, così diversa dalle precedenti. Aveva forse detto qualcosa che non andava?
    Per la cronaca, penso che a Blake piacciano quelle più semplici, meno artefatte e... beh, in fondo le bionde non sono un granché.
    Non seppe il motivo per cui disse una cosa simile, anche perché a lui le bionde non dispiacevano affatto. Eppure, l'idea di aver fatto restare male quella ragazza, qualunque ne fosse la ragione, non gli piaceva per niente.
    Fortunatamente quel momento passò in fretta e Lilith tornò ad arrossire fino alla punta del naso, procurando un altro sorriso a curvare le labbra di Josh.
    Non c'entra nulla. Pensavo solo che, dato il tipo, fosse interessato a ragazze più... passami il termine: libertine.
    E che non si imbarazzassero a ogni più piccolo commento. Cosa che, per altro, a lui non dispiaceva, al contrario, lo trovava a dir poco adorabile.
    Oh, beh, se non arrossisci perché sei timida, allora vuol dire che lo fai perché ti piaccio.
    Sollevò entrambe le sopracciglia per un momento, lasciando intendere con quel gesto più di quanto non avesse fatto con le parole. In verità era ben convinto che la ragazza e Blake avessero una relazione stabile e sincera, motivo per cui era certo di non danneggiare nessuno dei due con quelle battute. Certo che, se Blake lo avesse visto, lo avrebbe picchiato come minimo e Josh non avrebbe potuto rinfacciarglielo; d'altra parte, però, era stato molto chiaro col Black Opal: non l'avrebbe toccata neppure con un dito, ma quanto a battute e occhiate allusive, non aveva promesso proprio nulla.
    Ehi, tranquilla, non devi scusarti di niente. Ci sono abituato, sai, al fatto che i ragazzi che ne sono al corrente possano sentirsi a disagio, non mi da fastidio.
    La vide abbassare lo sguardo ancora una volta e lui la seguì con il suo.
    Smettila di morderti il labbro, ti farai male.
    Va tutto bene.

    Disse con un tono di voce talmente basso che, se anche ci fossero state altre persone in quell'aula, solo lei avrebbe potuto sentirlo.
    Quel momento di serietà misto a un briciolo di considerazione per quella che era la sua salute, si perse non appena Josh rovinò il tutto con una domanda indiscreta che, sapeva, avrebbe fatto aizzare Lilith. Alla domanda di quest'ultima, però, il ragazzo saltò giù dal banco e si avvicinò talmente tanto alla ragazza da avere pochi centimetri a separare i loro visi, almeno se lei non si fosse scostata.
    In fondo, non l'aveva mica messa in un angolo: Lilith avrebbe avuto tutto lo spazio di manovra del mondo, se avesse voluto.
    Assolutamente no.
    Rispose in un sospiro basso e roco.

     
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    L'incontro di quei due stava diventando via via sempre più strano. Durante il primo anno, Lilith non avrebbe mai creduto di provare così tanto imbarazzo per quel ragazzetto. Eppure, in quella stessa stanza, da soli, insieme, sentiva le guance non riuscire più a determinare quale gradazione pantone di rosso potessero scegliere.
    Joshua sembrava essersi accorto della sua difficoltà e del suo imbarazzo, e sembrava cibarsene secondo dopo secondo.
    Lilith distolse lo sguardo dal volto dell'Ametrino, cercando di concentrare la sua attenzione sul ... pavimento.

    Tuttavia, Joshua probabilmente aveva dimenticato quanto pepe ci fosse in quella ragazzina, che con una sola domanda era riuscita per un breve istante a mettere in difficoltà il violaceo, tanto da farlo intorzare con la sua stessa saliva.
    Lil sgranò gli occhi, da prima, poi notando la sua espressione stizzita, tornò tranquilla, cercando di trattenere una risata a quel suo modo improvviso di fare.
    Quindi si schiarì la voce, fingendosi seria per un breve istante «Oh, certo... io ipotizzavo soltanto.»
    Effettivamente era stata un pochetto indiscreta con quella domanda, ma ehi, non c'era limite alla discrezione quando si era da soli in una stanza, no?

    Quell'imbarazzo che non pareva a sfuggire, si stava unendo - via via - alla familiarità e alla complicità di quell'ironica scena che stava venendo su tra i due, quasi inconsapevolmente.
    Vedere Joshua ridere, le riportò alla mente ricordi offuscati che la fecero arrestare per un attimo.
    Si morse il labbro inferiore, quindi, mentre il ragazzo continuava in quell'incontrollata risata «Ma che poi... perché animali? Ci sono così tanti nomignoli carini anche nel mondo del cibo. O sbaglio, frittellina?» questa cosa dei nomignoli stava sfuggendo di mano, Lilith rise ancora, cercando di non risultare sguaiata nel farlo..

    L'argomento Ivanova non era uno dei preferiti dalla Prefetta, tanto è vero che cercò di sviarlo il prima possibile, ma Joshua, da bravo ragazzo qual era, capiì esattamente che c'era qualcosa che non andava e ... rincarò la dose. Con la coda dell'occhio vide i suoi lineamenti, molto vicini, le guance si fecero più calde. Il nasino della Dioptase puntò verso l'alto, stizzito «Diciamo che non è una delle mie docenti preferite, ecco. Fa tutta la dolce, ma secondo me vuole solo ammaliare i suoi studenti, per averli tutti ai suoi comandi.» beh, era chiaro che la ragazzina avesse un'idea perversa e distorta della docente, ma cosa potevano farci? Quando Lilith sentì pronunciare il nome di Blake, quasi ebbe un sussulto, poi corrugò la fronte «Oh beh, se non fosse così, può anche buttarsi nelle braccia della professoressa, non mi interessa...» il suo tono era infastidito, stizzito e nervoso. Il pensiero che Blake potesse avere una relazione segreta con quella professoressa la mandava su di giri, sicuramente finita la conversazione con Joshua, sarebbe andata a fargli una piazzata delle sue, anche solo per ricordargli che lei è ovunque e può venire a sapere qualsiasi cosa, in quel posto così piccolo. Strinse un po' gli occhi, come se stesse mirando prima di sparare «...secondo me non è nemmeno bionda naturale. Ma... ssshh, non facciamo girare questa voce.» se la Ivanova avesse sentito questa voce di corridoio, sicuramente non si sarebbe preoccupata più di tanto. Scrollò le spalle a quell'affermazione, di ragazze libertine ce n'erano a bizzeffe, soprattutto in quella scuola «Beh, ma sai che noia? Di ragazze libertine ce ne sono quante ne vuoi, basta guardarti attorno...» eccola che con un po' meno di modestia stava esaltando il suo essere particolarmente poco libertina «... valla a trovare un'altra come me?!» rise lei stessa di quella battuta, stringendosi nelle spalle, come se quel suo vanto fosse uscito insieme a tutto il casco di imbarazzo che aveva lei indosso.

    Joshua era uno di quei ragazzi che quando capiva il tuo punto debole, sapeva farne quel che voleva. E ora, con Lilith, aveva centrato in pieno che il suo imbarazzo potesse derivare da così mille cose, che stava andando a tastoni per cercare quale fosse quello giusto «JOSHUA!» quasi squittì, la ragazzina, sgranando le iridi e mostrando delle ciocche lilla nei suoi capelli «Semplicemente certi argomenti mi creano un po' di... disagio, ecco.» distolse lo sguardo, quindi lasciando che il ragazzo credesse o meno a quello che aveva detto.
    Disagio, quella parola ritornò poco dopo, uscendo dalle labbra di Joshua.
    Lilith scosse la testa, guardando la punta delle sue scarpe «Non è per quello, Josh... è che... è tutto così strano, il tuo ritorno, il nostro incontro... blake... oh vabbè, lascia stare, sono solo mie paranoie mentali.» fece una pausa brevissima, prima di riprendere «Il tuo stato di salute mi interesserebbe a prescindere da tutto, davvero...» non smise di mordersi il labbro, anche se quella frase, quel tono.
    Lilith sollevò lo sguardo e vide Joshua, allentò la presa dei denti sull'inferiore e prese un respiro profondo.
    Alla fine non stava andando così male, no?

    No.

    Soprattutto quando Joshua scese dal banco.
    Fece una cosa del tutto inaspettata, che paralizzò Lilith in men che non si dica, facendole acquistare nuovamente la colorazione rossopommooddoro e il respiro corto. Era così. tanto. vicino. Ancora. Come quella volta che...
    «Blake ti ammazzerà...» lo aveva solo pensato, ma erano le esatte tre parole che avrebbe voluto dire a Joshua. O forse era la sua coscienza che parlava?
    Poteva sentire il respiro di Joshua sulla pelle. Lei lo trattenne, quindi le iridi di ghiaccio scesero a guardare le labbra che si mossero, con quel tono che sembrava quasi un ringhio. Ma non un ringhio aggressivo. Lilith rimase paralizzata, ancora qualche attimo prima delle sue parole, continuando ad osservare le labbra dell'Ametrino, quindi piano risalì ai suoi occhi e... fece scattare improvvisamente la sedia indietro, quindi tentò di sgusciare via da quella situazione strana, provando a non inciampare nei suoi stessi piedi e facendosi spazio tra lei e Joshua «D-devo andare, Josh... io... avevo dimenticato che ... sì, la riunione dei Prefetti. Scusa.» e corse via dall'aula... lasciando anche i suoi libri lì dentro.
    Una volta chiusa la porta dietro di sé, vi rimase appoggiata per qualche attimo, con gli occhi stretti a cercare di riprendere sospiro «Merda!» sbattè un piede a terra, prima di correre nella direzione della sua Sala Comune «Ed ora come lo spiego a Blake?...»

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