"Sono fatto così: Bipolare con il dramma"

Blake&Lilith

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    Black Opal

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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Blake
    Barnes
    In una settimana si erano visti veramente, ma veramente poche volte ed anche in maniera molto frettolosa. Il problema era che la prima settimana di scuola, era un delirio per tutti: abituarsi ai nuovi orari, abiturasi alle matricole, i professori nuovi e la loro smania di dover cominciare sempre con il botto era seriamente qualcosa di difficioltoso. In più la piccola Clarke aveva appena ricevuto una bella promozione, da semplice studentessa modello a prefetto della sua casata, quindi aveva dei compiti ben precisi e più di qualche occhiolino, carezza e bacio, non avevano avuto davvero modo di stare un pò insieme! Non era solamente una questione fisica, ma anche un pò mentale, Blake prima la vedeva di più, riusciva a tormentarla di più ed adesso che invece stavano insieme a stento riuscivano a vedersi nei corridoi. Avev deciso di andare da suo fratello per vedere come stava ed il fine settimana erano gli unici giorni dove Aaron non lavorava molto. Il sabato mattina si era permesso di chiedere un permesso speciale alla preside per le sue "ustioni" ed il suo "trauma" da incedio per sgattaiolare fuori dall'accademia ed tornare a casa in pochissimo tempo. Una passaporta controllata dalla preside e via, subito a casa! Ad aaron prese un colpo vedendolo in casa ma comunque ne era contento e quindi decise di passare tutto il pomeriggio con suo fratello. Dopo avergli controllato le ustioni, che oramai non c'erano pi, aveva avuto uno slancio di chiacchiera e gli aveva finalmente raccontato come andavano davvero le cose. Era ovvio che Blake aveva lo sguardo sul fratello. Alzò un sopracciglio sentendolo parlare di Eil. é gnocca! Ha delle tette pazzesche, ma fuori da casa nostra! Per lui era importante che quello spazio fosse solamente suo e di suo fratello, niente ragazze, nessuno solamente loro due. Comunque si dice: è bella... e poi... insomma mica la faccio entrare in camera tua... andiamo, ho 26 anni e lei è... insomma è diversa, può entrare, davvero non è invadente! Dovresti conoscerla... senza dirle ne fissare il seno, magari! scosse il capo e guardò il telefono del fratello che non faceva altro che vibrare. Davvero non hai intenzione di rispondere? Insomma... Lilith è bellina! Blake guardò il telefono e sbuffò. Ma non era Lilith. Non è Lilith è un'altra a cui non ho intenzione di rispondere proprio perchè... lo aveva incastrato. Alzò il medio verso il fratello. Ok, lo so che ho detto niente ragazze ma... vorrei...insomma esci stasera, vero? Si era un modo per invitarlo ad uscire, almeno sarebbe rimasto da solo. Aveva invitato l'indirizzo di casa loro a Lilith. Infondo non lo conosceva quasi per niente e dopo la lezione di Rune doveva per forza dirle qualcosa. Infondo lei aveva detto niente segreti, giusto? Che i suoi problemi erano anche di lei e tutte quelle cose che aveva deciso di sputargli addosso quel giorno fuori la cabina. Beh, se sarebbe rimasta anche dopo... beh, forse era vero che era quella giusta! Aaron sospirò. Blake niente danni. Io esco tra una mezz'oretta, ma tornerò comunque a casa e non ho intenzine di avvertirti! aggiunse alzandosi dal divano dove erano stati tutto il pomeriggio ed andandosi a lavare e vestire per poi uscire.

    Blake si era sistemato. Aveva chiesto a Lilith di andare a casa sua, era agitato, nessuna era mai entrato nella sua stanza e non era neanche del tutto convinto che volesse farci entrare lei...voleva dire che non sarebbe potuto tornare indietro, ecco! Comunque aveva chiesto a Jasmine, la domestica di casa Barnes, di andare a casa loro e sistemarla un pò ( l'uragano blake era tornato!) e magari cucinare anche qualcosa di buono per quella sera. Si andò a vestire con una polo nera, dei pantaloni avana e le timberland, si sistemò il ciuffo come ultima cosa, per poi guardarsi allo specchio. Non sentì minimamente il campanello della porta, la camera di Blake era al terzo piano, ed era abbastanza grande da non sentire assolutamente niente di quello che succedeva al piano di sotto, e poi quando era davanti allo specchio, beh... davvero non sentiva niente.

    Jasmine, la domestica di Casa Barnes era ancora li, a finire di sistemare la cucina con una bottiglia di vino, come gli era stato ordinato gentilmente da Blake. Quando sentì suonare alla porta andò ad aprire. E ritrovadosi una ragazzina davanti alzò un sopracciglio. Sta cercando qualcuno in particolare? Infondo non aveva mai visto nessuna ragazza dell'età di Blake entrare li dentro. Comunque le fece segno di entrare. Nessuno arrivava fino all'attico dei Barnes per sbaglio! Quindi quella ragazzina li doveva cercare Aaron! Il Dottore Barnes non è in casa ed il signorino Blake è per il "niente ragazze in casa!" L'ultima frase la disse rifacendo un pò il verso a Blake. Infondo lui la prendeva sempre in giro per il suo accento, quindi con le amiche di Aaron si divertiva un sacco! Peccato che Lilith non sapeva neanche che aspetto avesse Aaron Barnes se non da qualche foto con Blake!
    Fischiettando Blake scese dalle scale e quando sentè Jasmine dire quella frase alzò gli occhi al cielo, ecco, non voleva che andasse ad aprie lei perchè non voleva che Lilith sapesse che stava violando una sua stessa regola per lei, ma oramai il danno era bello che fatto.
    Beh... io non parlo così e lei l'ho invitata io... e tu puoi andartene! No, per carità, Blake non era la persona più gentile del mondo specialmente con quella povera donna! Me ne vado e riuscire a violare le proprie stesse regole, che si sono tenute in tatto per tutto questo tempo... è una cosa brutta per fino per lei, signorino! La donna non era stupida ed aveva capito alla perfezione che quella ragazzina molto carina e riccia non aveva idea che Blake potesse avere una regola del genere dettata proprio da lui. Prese la sua borsa nel sua stanzetta e dopo aver salutato entrambi se ne andò.

    Una volta soli e una volta con la porta finalmente chiusa a chiave sorrise e la guardò. Beh, questa è casa mia! disse semplicemente abbracciandola da dietro e spostandole i capelli da un lato per poi baciarle il collo. Quanto le era mancata quella settimana, e quando la desiderava!
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    SPOILER (clicca per visualizzare)
    Non so modificare le immagini, ma la sala da pranzo è come quella in foto, tranne per l'oceano che si vede fuori, in realtà li ci sarebbe un terrazino e la vista di tutta Londra. Fai conto che abitano all'ultimo piano di un grattacelo. Tipo Loft. Poi quando la porta in giro per casa te la descrivo!
     
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    lilith clarke
    C'erano momenti che erano necessariamente stati creati per diventare una foto della propria vita su cui riderci da vecchi.
    Uno di questi era il primo bacio, quando si è inesperti ed invece di imprimere le labbra o schiuderle, si parte già col cacciare la lingua, e quindi far diventare bagnato il proprio partner, maschio o femmina che sia.
    L'altro è quando, il tuo neo-fidanzato ti invita a casa sua, in un loft vista Londra. E il dramma non è tanto che la cosa sembra strana, alla fine vi vedete ogni giorno a scuola, che vuoi che sia una cena a casa sua, ma... quando devi prepararti e inizi a cacciare fuori tutta la roba che hai nell'armadio, la cosa inizia a diventare non solo divertente, ma anche isterica e fuori controllo.
    Quello che stava succedendo a casa Clarke, sotto gli occhi dei gemelli, seduti sul letto addosso al quale venivano lanciati vestiti di ogni genere, intimo e calze.
    «Non va bene niente, ragazzi, non va bene niente. E voi non siete d'aiuto, davvero! Non vi state impegnando nemmeno per sbaglio.» i due poveri maschietti di casa Clarke, scrollarono le spalle e si alzarono in contemporanea andando verso la sorellina «Lilly, amore... hai ragione... non siamo utili, ma se è solo un amico, non vedo perché devi fare tutto questo casino per vestirti.»
    La riccia si era fermata ad ascoltarli, prima di esplodere in un urlo e spingerli via dalla sua stanza, rossa in volto dalla vergogna, chiudendo a chiave la porta della sua camera «VI ODIO! STUPIDI!» sentì i due gemelli ridersela.
    Lilith era sicura che loro avessero capito tutto e la cosa la spaventava tantissimo.

    Guardò il disastro che aveva combinato e alla fine decise che doveva vestirsi, perché rimanere in mutandine davanti allo specchio, come aveva fatto fino ad ora, non era proprio il caso e ... non voleva fare tardi da Blake.
    Uno dei gemelli aveva messo sulla poltrona qualcosa e Lilith se ne accorse andando verso questa, per sedersi in braccio alla disperazione.
    Aggrottò la fronte, vedendo gli indumenti e quindi sorrise leggermente.
    «Stupidi gemelli... vi voglio bene!»
    «LO SAPPIAMO!» un coro di voci, da dietro la sua porta, Lilith scoppiò a ridere.

    Era arrivata dove l'indirizzo indicava. Aveva il cuore in gola, fino a dietro la porta e quando vi arrivò quasi penso di scappare via.
    Quello che i gemelli avevano scelto, chissà se era opportuno: una minigonna a portafoglio, dal tessuto morbido, un lembo di questo era infilato in un passante sul lato sinistro, senza alcun nodo. Il colore era un rosa antico molto scuro. Sopra avevano scelto una casacchina bianca, scollata che lasciava scoperto per metà il busto, all'altezza della pancia, le manichine corte. Era semitrasparente e lasciava intravedere il pizzo del reggiseno bianco che aveva scelto [x].
    Quando bussò, si sentiva morire. E se avesse aperto Aaron? Aveva lasciato i capelli sciolti, ricci e ribelli, come lei.

    La porta si aprì e ad accoglierla fu una signora. Aggrottò la fronte perplessa, che fosse una zia?
    Scosse il capo, portando le mani dietro la schiena, nervosa come non mai «Nono, in realtà non sto---» il parlare della donna precedette quello della ragazzina che sgranò gli occhi alla frase su Blake, tanto da farle fare un passo indietro.
    Che avesse capito male? Insomma, era possibile... ma... la voce di Blake venne in suo aiuto e Lilith lasciò andare l'aria che stava trattenendo col rischio di esplodere.
    Quando entrò, Lilith fece una specie di inchino col capo alla signora «La ringrazio per avermi accolta, signora...» sorrise cordiale, quindi, rimanendo ancora rigida, ma accanto a Blake, che congedo "gentilmente" la donna.

    Lilith rimase ferma, quasi paurosa di fare un passo di troppo in un posto che non era il suo.
    Quando chiuse a chiave, rise leggermente «Hai paura che possa scappare?» quindi alzò un sopracciglio, con fare malizioso e incrociò le braccia sotto i seni, che vennero spinti verso l'alto. Non fece però in tempo a girarsi verso di lui, che le braccia del ragazzo la cinsero improvvisamente. Socchiuse gli occhi riconoscendo il profumo familiare di quel ragazzino «Sto quasi pensando di esserti mancata, Barnes...» un sussurro lieve, mentre provava a girarsi, rimanendo tra le sue braccia e tentò di cincergli il collo, sollevandosi sulle punte per arrivare alle sue labbra «Allora? Ora che siamo soli, puoi raccontarmi come mai hai deciso di infrangere questa tua regola personale...» questa frase fu detta dalla ragazza, tra un morso di labbro e un bacio soffice, tra un soffio sul collo e le labbra che si poggiavano sulla pelle dell'Opale, in un sussurro leggero.

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    Cerano pochissime cose che Blake Barnes non sapeva fre, e sicuramente tra tutti spiccava il trattare in maniera dolce le ragazze. Non sapeva esattamente come si faceva e seppur vedeva suo fratello essere un tipo estremamente romantico e all'antica, non riusciva proprio ad imitarlo! Tutto, tranne che quello. Insomma, non riusciva a capire esattamente quale fosse il momento di tirare fuori il suo carisma da Leader e quando, invece, cercare di buttar fuori le sue emozioni. Ecco quella cosa non riusciva proprio a farla! Quando vide Lilith sorrise sotto i baffi e le diede una rapida occhiata. Cazzo quanto era bella. Ne aveva conosciute di ragazze belle, magre con tutte le forme al proprio posto, ma lei aveva un viso particolare, dei capelli che la rispecchiavano da morire e che a lui piacevano dannatamente. Poi quel suo modo di fare sempre così a modo ed educato lo faceva sorridere sempre. Quando Jasmine se ne andò sospirò e chiuse la porta a chiave e poi si voltò verso di lei quando la sentì scherzare. Perchè, davvero ci sarebbe qualche ragazza che vorrebbe scappare da me? Era proprio più forte di lui, doveva essere sempre costantemente stronzo, e doveva farla innervosire, ma la verità era che quando Lilith si innervosiva per colpa sua, lui si sentiva estremamente importante per lei ed allora si tranquillizzava. Non le avrebbe mai fatto una cosa del genere. Aveva sempre tenuto le distanze da tutte proprio per non incorrere in tradimenti, ed adesso voleva solamente lei. Non faceva altro che pensarla e forse il fatto che lei non si era ancora concessa a lui era uno di quei fattori che lo spingevano sempre di più verso la riccia. Quando lei si voltò verso di lui, circondandogli il collo con le braccia lui sogghignò. Chissà... magari stai pensando quasi bene... Doveva dirle: si mi sei mancata? Bene, non era pronto, Blake ancora non era completamente pronto a rivelarle davvero quello che provava per lei, e comunque non era neanche del tutto sicuro di saperlo fino in fondo. Se Lilith Clarke era li, sicuramente una ragione c'era e non era quella che lui voleva farlo con lei. Aveva altre millemila proprietà doveva poter andare e comunque la scuola aveva l'aula in disuso, le aule in generale, il bagno dei prefetti, lo stanziono delle scope... insomma se voleva solamente quello un modo per ottenerlo lo avrebbe trovato. Sicuramente non di certo il suo letto che, addiferenza di lui e di ogni previsione, era ancora completamente vergine. Si godè i suoi baci, le sue labbra sul collo, sulle labbra. Sorrise a quella domanda. Beh... questa casa è stata fatta per me e mio fratello da mio nonno, è speciale in tutto quello che vedi... di conseguenza non ci può entrare chiunque... Era un modo per dire alla ragazzina che per lui, lei era specile? Si, era esattamente quello il punto. Ma Lilith doveva avere ancora un pò di pazienza. Lo stava cuocendo a puntino, a fuoco lento, ma Blake era già suo. L'allontanò un pò da lui posandole le mani sui fianchi semi nudi, poi le prese una mano e le fece fare una giravolta su se stessa. Ti hanno accompagnata? Era geloso di Lilith? Da morire. Si morse il labbro. Insomma è un pò corta, non credi? Fece una piccola pausa e poi si avvicinò di nuovo a lei. Oh Clarke...dovresti smetterla di vestirti in questo modo quando sei lontana da me... Glielo sussurrò tra le labbra prima di mozzicare il suo labbro inferiore e poi staccarsi da lei. Ti faccio vedere il resto della casa... poi ordiniamo qualcosa, ho preparato un tavolino qui fuori e mangiamo li! La prese per mano. Forse fino a quel momento era un gesto che non aveva mai fatto. Questa è la cucina, la usa solamente Jasmine la nostra domestica... diciamo che mio nonno e mio fratello sono fissati con il vetro! Infatti la penisola che avevano per rifinire completamente quell'angolo cucina era completamente in vetro. Come anche le scale che portavano alla sua camera, e le porte della casa. Aaron Barnes, mio nonno, diceva che una casa veramente bella è una casa con molta luce. Ed ecco qua che non esiste un minimo di privacy in questa casa! Aggiunse poi sorridendole ed intrecciando le loro dita. Che cosa stranissima da fare. Ma Se solo lei avesse voluto non avrebbe mai sciolto quel legame. Le fece vedere la sala. In quella casa era quasi tutto automatico, vicino alla finestre c'erano dei faretti che si accendevano solamente quando qualcuno passava e si spegnevano quando non c'era nessuno. La sala era normale, divani moderni, tavolino di fronte alla tv moderno ( ed in vetro) televisore ultra piatto e fin troppo grande. Ma la chicca era il terrazzino. Da li si vedeva tutta Londra. Si fermò di fronte al ritratto di sua madre. Era l'unica persona che era stata disegnata da suo fratello ed appesa in sala, con una cornice d'oro. Guardò Lilith, sciolse la mano dalla sua. Si sistemò il ciuffo quasi nervosamente. Abbassò lo sguardo. Era una di quelle cose che non faceva mai. Blake era uno sfrontato, arrogante, maleducato all'occorrenza che non abbasava lo sguardo neanche di fronte alla morte. Lei è mia madre, si chiamava Helena... é morta di leucemia. L'ultima cosa che ha fatto è dare alla luce me. Glielo stava dicendo perchè? Perchè incosapevolmente voleva farle capire che era davvero pieno di problemi. Ma lei aveva detto che i suoi bui dovevano essere anche i suoi! Non sembrava, ma stava ad ascoltare e delle volte, riusciva anche ad essere una persona che metteva in pratica qualcosa. Non era abituato a dire quella cosa ad alta voce. Ed adesso come ne uscivano? Blake non aveva portato Lilith li per intristirla e beno che mai per farsi compatire. Solo per farsi conoscere un pò di più. Lei aveva detto espressamente che si "era innamorata di quel suo fottutissimo sorriso da stronzo" e lui si era innamorato di lei e dei suoi modi di fare, delle sue labbra, del suo sorriso, dei suoi occhi. Insomma di tutto. Preferisci la pizza oppure ordiniamo cinese? No, non era il ragazzo migliore del mondo per allentare la tensione, ma dissimulare era la sua tecnica migliore. Non importava quanto soffrisse, non lo avrebbe comunque mai dato a vedere all'esterno. La guardò per tutto il tempo senza mai rivolgere uno sguardo a quel ritratto. Sai, se questa maglietta fosse meno scollata potresti mettertela anche in mia assenza! Aggiunse prima di riprenderle la mano ed allontanarla da li, la casa era ancora grande da vedere, ed il pezzo migliore stava per arrivare.
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    lilith clarke
    Forse quella era la prima vera occasione in cui Lilith e Blake si trovavano da soli, in un ambiente favorevole allo sviluppo della loro relazione e vedere Blake in un ambiente esterno all'Accademia, avrebbe permesso a Lilith di fare un passo avanti nel loro rapporto, conoscendolo nel suo "habitat naturale" oltre che in vesti meno ufficiali e strette nell'ambito scolastico.
    Questo aveva fatto in modo che si riempisse di nervoso, oltre che di timore di non essere all'altezza per la situazione.
    Le sue precedenti relazioni non l'avevano spinta tra le quattro mura dell'altro, quindi per lei era la prima volta in una scena del genere e non sapeva davvero come comportarsi.
    Il sarcasmo del ragazzo non veniva a mancare mai, in nessun contesto e Lilith scosse la testa alla sua affermazione «Mai dire mai, Barnes... potrei essere l'eccezione che conferma la regola, non credi?» era iniziato così il loro rapporto, con una battutina e una frecciatina continua, perché interrompere quel dolce modo che avevano di rapportarsi?
    Quando non discutevano per stronzate, quei due facevano scintille, si aspettava solo la miccia che li facesse infiammare realmente e probabilmente, quella casa sarebbe stato un ottimo barile di benzina a cui dar fuoco, no?
    Rispondergli per le righe, era quasi un gioco di forza che Lilith non avrebbe mollato per alcuna ragione al mondo. Era un altalenarsi di chi faceva punto, in quella disciplina che avevano inventato nell'aula in disuso e di cui avevano fatto dipendenza. Era forse questo che li teneva legati? Sì, ma non solo...

    Ancora quel ghigno che Lilith adorava, quello che le faceva venire i brividi e le dava sensazioni che aveva conosciuto per la prima volta vedendolo «Sono certa di non sbagliarmi, sai, Blake? Altrimenti non avresti chiuso la porta a chiave, per paura che io potessi scappare...» il sussurro venne fatto così vicino alle sue labbra, che l'avevano attirata come una calamita.
    Posò le labbra calde su quelle del ragazzo e lo strinse come se quello fosse il primo abbraccio dopo anni che non si vedevano, seppur il giorno prima erano stati in classe insieme e si erano scambiati le effusioni ormai quotidiane prima della buonanotte.
    Eppure, adesso, tutto sembrava diverso, tutto era quasi speciale, in quelle quattro mura.
    Perché?
    Ancora non c'era una reale risposta a questo, ma alla Dioptase non interessava trovarla in quell'istante in cui i loro corpi si sfiorarono.
    «Allora è un onore essere qui, vuol dire che per te, non sono chiunque...» l'angolo sinistro delle labbra si alzò insieme al sopracciglio omologo, quasi a voler lanciare quella provocazione per vedere la sua reazione.

    Scivolò in cerchio, mostrandosi davanti a lui in ogni lato, con lentezza, così che lui potesse osservare ogni particolare e ogni forma che aveva tra le mani. Scosse la testa alla sua domanda, quindi e poi rise «Nessuno mi ha accompagnato... e, riguardo la gonna, credo di non averne di più lunghe, ma al contrario, di più corte ne sono zeppa... non apprezzi o sei... geloso, Barnes?» ancora una volta lo punzecchiò e provò a far leva sul suo braccio per ritornare a sfiorare il suo corpo col petto, mentre la mano libera dalla sua cercò la sua guancia e col dorso di questa, l'accarezzò lentamente, come una piuma che provava a scivolare sulla sua pelle, solo per provocargli dei piccoli brividi.
    Il morso al labbro le fece chiudere gli occhi, godendoselo a pieno «Dovrei? O sei tu che non dovresti mai lasciarmi sola per vedermi vestita così sempre...?» forse doveva smetterla di provocare quella bomba ad orologeria che era Blake. Quanto avrebbe retto il ragazzo, prima di esplodere?
    Era divertente per Lilith vedere fin dove l'autocontrollo di Blake arrivasse, quindi restituì il bacio che le aveva dato poco prima, facendo scivolare la mano sul petto, sopra la sua maglia, fino alla fine di questa e fermandosi di nuovo sulla vita.

    Quando si staccarono, già sentiva il freddo e la mancanza di quelle labbra, del calore del suo corpo, ma se ne dovette fare una ragione. Alla fine non era lì per saltargli addosso, vero?
    Annuii sorridendo, quindi si lasciò trasportare per la casa, osservandone ogni particolare «Quindi qualsiasi cosa succeda in questa casa, è in mondovisione? Insomma, ok le manie di protagonismo, ma se... volessi un po' di privacy con te, come faremmo?»
    No, non ci riusciva, doveva per forza star lì a far girare la rotellina di quell'accendino, vicino alla miccia di Blake.
    Le loro dita intrecciate.
    Lilith calò lo sguardo sulle loro mani e ricordò quando successe la prima volta, al campus. Quando aveva sbottato per Jessica e quella sua battutina del cazzo.
    Strinse la mano del ragazzo, le piaceva quando veniva afferrata da lui, la faceva sentire... sua.

    Quando arrivarono al ritratto della signora Barnes, Lilith si fermò e osservò il dipinto.
    Sentì Blake togliere quel contatto, quindi, lo guardò calare lo sguardo. Lilith corrugò la fronte, tornando al quadro e facendo un passo di lato, verso di lui, cercando di sfiorargli la mano, quasi a volergli dire che lei era lì, nonostante tutto.
    Ascoltò quello che aveva da dire «Era davvero bellissima, devi aver preso da lei, sai?» lo disse con un tono dolce, che dedicava solo a lui, che aveva un'inclinazione soffice e quel sorriso che gli era stato dato, era uno di quelli che era difficile vedere sul volto della ragazzina «Blake, voglio che tu sappia, che tua madre ti sta vedendo crescere, ogni giorno che passa... e so che questa cosa sembra una frase fatta, ma sono certa che è lì su a guardare che testa di cazzo stai diventando e a ridere dei tuoi errori stupidi... ma è felicissima di averti messo al mondo.» cercò di afferrargli il viso, se glielo avesse permesso, e di alzarsi sulle punte per dargli un morbido bacio sulle labbra. Non di quelli passionali come i precedenti, ma di quelli che dicevano siamo in due, adesso, e andremo avanti insieme.

    Alla sua richiesta, Lilith capì che voleva interrompere quel discorso, quindi cercò di non pressarlo ancora. Portò un dito al mento, fingendosi pensierosa «Scegli tu, io ho già tutto quello che può saziarmi, oggi...» quindi lo sguardo tornò sul volto del ragazzo, mentre le guance si colorarono di rosato, mentre si mordeva il labbro dopo quella sua ammissione.
    Roteò gli occhi al soffitto, quindi, al suo commento per la maglietta, mentre veniva allontanata da quel quadro «Sai, vero, che questa maglietta è stata messa in tua assenza, prima che tu piombassi nella mia vita?» domanda lecita e con risposta certa, rise poi, fermandosi e tirando il braccio del ragazzo.
    Rimase in silenzio, sperando che lui si voltasse in sua direzione, gli occhi di ghiaccio di Lilith erano puntati in quelli di Blake «Blake, ricordi quando ti ho detto che volevo aspettare prima di fare qualsiasi altra cosa con te?» il suo sguardo scese, a guardare le loro mani. Iniziava ad essere nervosa, ma aveva questo groppone in gola che doveva assolutamente togliersi o la serata non sarebbe andata bene. Fece un passo, breve, verso il ragazzo «Era perché credevo che il giorno dopo tu saresti sparito, saresti andato via. Ed invece, beh, eccoci qua... sei rimasto...» sorrise tra sé, sollevando lo sguardo, quasi indecisa se guardarlo o meno, se svelargli quella timidezza che non era solita mostrare «... sei rimasto nonostante io sia completamente fuori di testa, sei rimasto e hai sopportato una buona parte dei miei difetti... io... adesso, sono sicura di te... voglio che tu sappia che ogni singolo momento che passiamo insieme, è un punto di luce nelle giornate più buie. E vorrei che non finisse mai il tempo per noi... » ancora un passo in sua direzione, ancora lo sguardo che si chinava sui suoi stessi piedi «Lo so, te l'ho detto mille volte che adesso siamo due, ti ho detto mille volte che io voglio conoscere ogni lato di te, ma non mi stancherò mai di ripetertelo, Blake Barnes. E non mi interessa cosa mangeremo stasera o domani, o quanto saremo stanchi durante la settimana dopo tutte quelle lezioni e quanto stress per gli esami di fine anno. Non conta nulla, se ho te...» aveva accorciato ogni distanza, se glielo avesse permesso, arrivando ad un palmo da lui. Il suo capo era ancora chino, i suoi capelli si stavano tingendo di nero «Voglio che da ora in poi, tu sia l'unico e il solo per me. Ammazziamoci, sputiamoci addosso odio, mandiamoci a fanculo, ma non smettere mai di volermi, perché io non lo farò mai, Blake. Vorrei star ore a guardare le stelle e pensare a quanto sarà bello una volta finita la scuola, andare a vivere insieme, tornare a casa e prepararti da mangiare, per poi buttarci sul divano e litigare su cosa vedere...» strinse la sua mano ancora di più, mentre i capelli calavano a coprirle il viso, ancora più neri «... voglio essere completamente tua, Blake...»
    Era una proposta quella? Ma non dovevano cenare prima?
    Niente da fare, Lilith era un vulcano e quando stava per eruttare, non c'era nulla a reggerla...

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    Blake Barnes, prima di conoscere quella ragazzina riccia e fuori di testa, era sempre stato convinto di non avere le possibilità, in alcun modo di essere amato per quello che davvero era. Il punto era proprio quello. Blake non si era mai impegnato con nessuna ne tanto meno per qualcuna. Lui era così un predone nel cuore: decideva chi voleva, andava, la prendeva e poi si stufava e la lasciava li, a piangere per lui. Non si era mai voltato indietro, non aveva mai chiesto di uscire due volte alla stessa ragazza. Loro soddisfacevano le sue richieste e lui prendeva quello che voleva, se qualcuna faceva la preziosa e decideva di "cambiarlo", Blake cambiava loro, ma nel senso che cambiava semplicemente soggetto. Lui era così, lui era così fino a quel giorno che aveva incontrato Lilith Clarke. Cosa avevano lui e la riccia in comune? Niente, assolutamente niente. Lilith aveva una famiglia normale, era una benestante, nessun traoma psicologico da dichiarare, solamente una ragazzina decisa e forte. Blake aveva solo il fratello, la madre era morta, il padre era uno stronzo, il nonno era morto, era ricco da far schifo e aveva una deficienza emotiva non indifferente. Insomma! Ogni volta che Lilith Clarke lo guardava in quel modo, come se fosse l'unico su quella terra, Blake si sentiva seriamente speciale. Si, lui si sentiva sempre veramente speciale ma questa volta la sensazione era diversa. Già sei un eccezione in questa casa! Effettivamente era così. Aveva proibito anche a suo fratello di portare ragazze in casa, l'unica che aveva la chiave di quell'appartamento ed era femmina era Annie. Ma forse era meglio non dirlo in quella circostanza, anche perchè Lilith era così vicina al ragazzo che per quanto lui si sforzasse di non toccarla o comunque di non infilare le mani sotto quella mini mini gonna e sotto quella maglietta, era quasi impossibile riuscirci. Aveva pur sempre 17 anni e sviluppato un'attività sessuale in quegli anni abbastanza frequente e tutta quell'astinenza lo stava facendo impazzire. Certo che non sei chiunque, chiunque non potrebbe mai essere la mia... ancora aveva seri problemi a dirlo ad alta voce, ma infondo era così no? Fidanzata. Ecco, lo aveva detto e non era esploso niente, assolutamente niente! Sogghignò ancora lasciandola fare, quel giro lento ma che gli fece alzare leggermente la gonna, gli fece dipingere sul viso un'espressione di desiderio che, forse, non aveva neanche lui mai provato. Era proprio vero che l'attesa aumenta il desiderio e Lilith lo stava facendo impazzire, letterlamente. E quindi sei andata in metropolitana così? Beh, la prossima volta ti mando il mio autista a prenderti! Non erano manie di protagonismo, ma manie di controllo che lui, poverino, ancora non riusciva seriamente a classificare con la parola giusta, ossia gelosia. Era geloso? E se nella remota delle ipotesi, io fossi davvero geloso? Sentì il dorso della mano della ragazza accarezzargli la guancia e la cosa assurda era che in quei gesti c'era tutto dalla dolcezza alla voglia di lui. Blake aveva autocontrollo in quelle situazioni. Anche in quello era fatto al contrario: lui era impulsivo fino all'estremo, ma allo stesso tempo riusciva a mantenere l'apparenza intatta, ma adesso era troppo. Aveva rispettato il suo veto di non farlo fino a quando non fosse stata pronta... ma... ma se continuava così non avrebbe aspettato un minito di più. Tu lo sai che non ci sarà nessun Professor Guymoore questa volta? Chiese avvicinandosi vertiginosamente alle sue labbra e baciandola. Adesso due erano le soluzioni o l'avrebbe spinta su quel divano e l'avrebbe fatta sua, oppure avrebbe fatto quello che si era prefissato di fare, ossia farsi conoscere. Ma stava diventando davvero, davvero difficile.
    Alla fine comunque riuscì a staccarsi da quelle labbra e da quel corpo che lo mandava letteralmente in estasi e la prese per mano. La mia camera è in un piano da sola, insonorizzata, c'è solo un vetro e li nessuno può disturbarci! Ridacchiò. Era buffa vederla in quel modo, senza la divisa, senza il suo ruolo da prefetto. Non lo fece apposta ad allontanarsi da lei, non era sua intenzione, ma era così difficile per lui dire una cosa del genere, era così assurdo doverlo dire ad alta voce! A quanto pare le somiglio molto davvero, e si sono io il più bello della famiglia! Avete presente quando nello stomaco non sentite niente, il vuoto totale? Ecco, Blake si sentiva in quel modo la maggior parte delle volte. Lilith era capace di riempire quel vuoto con ogni suo gesto e con ogni sua carezza, con il suo sguardo, con le sue parole. Aveva quel qualcosa in più rispetto alle altre ragazze che lo attiravano a lui come una calamita. Blake, quando stava con lei, sentiva qualcosa. E questo era strano per uno abituato a non sentire niente, se non indifferenza e dolore. Era sempre stato uno molto più orientato sulle amicizie, le ragazze e l'amore non erano mai state la sua priorità, ne il suo interesse. Si gli piacevano le attenzioni di queste, ma alla fine si riduceva tutto quanto ad una sensazione fisica, una sensazione puramente fisiologica, finito l'atto in se per se, a Blake non rimaneva mai niente. Beh, anche in quello dicono che sono simile a lei... da quello che mi ha raccontato Aaron, nostra madre, quando aveva l'età mia era una testa di cazzo come me... e siamo gli unici due ad essere stati smistati nei Serpeverde! Lo sapeva che quelle erano cazzate, ma Blake ci teneva a sottolineare tutte le cose che aveva in comune con sua madre, perchè erano le uniche cose che li tenevano legati, almeno nella testa di Blake. Sorrise alle sue parole ed alla sua dolcezza che lo spiazzavano sempre. Costantemente. Il punto era che Blake non sapeva essere dolce come lei e questa cosa lo destabilizzava, completamente. Non voleva farle male, ma non conosceva un modo per non fargliene. Sentì le sue mani un pò fredde sul suo viso, sorrise e posandogli le mani sui fianchi l'avvicinò a lui e le diedi un bacio sulle labbra. Davvero ci mise tutto l'impegno possibile per farlo sembrare un bacio dolce, ma non sapeva esattamente se fosse riuscito nel suo intento.

    Il fatto era questo. Blake non sapeva come comportarsi esattamente in quelle situazioni. Lui era abituato a ben altro e il rossore sulle gote di Lilith in seguito alle sue parole lo fecero sorridere. Era ovvio che non volesse ridere di lei. Va bene, allora tra poco ordiniamo! Aggiunse prima di darle un'altra rapida occhiata. Cosa hai detto prima? Che hai delle gonne ancora più corte di questa?E no, penso che non rimarrai mai più da sola senza di me! Non sono propriamente geloso... ma...ooo fanculo! Riusciva anche lui ad essere un ragazzo normale ma lo faceva anche in questo caso in maniera assurda. Non aveva avuto tempo di risponderle per bene perchè si era concentrato su quelllo che doveva dire su sua madre e voleva studiare bene la sua reazione. Lui cambiò argomento e luogo e lei non disse niente e per questo gliene fu grato. Lo capiva, era questo il punto. La Clarke, ancora non si capiva bene come e sopratutto perchè, riusciva a capire Blake Barnes quasi alla perfezione. Bene, buono a saperlo... ne compreremo un'altra che indosserai solo con me allora... Eracosì facile per chi aveva il portafoglio dei Barnes. La riprese vicino a lui. Si, cazzo, era geloso. Era geloso di ogni lembo della pelle della ragazza. E quando lei cominciò quella frase a Blake quasi gli venne un infarto. La lasciò un pò e si zittì. Voleva dirgli che ancora non era pronta? Quello che gli aveva detto della sua famiglia gli sembrava troppo affrettato? Infondo lo era. Fece per dire qualcosa ma Lilith fu semplicemente più veloce. E quello che successe e disse dopo lo spiazzarono. Blake Barnes non sapeva cosa dire. E non dire niente non era una buona idea. La osservò attentamente, il suo imbarazzo, il suo piegare la testa verso il basso, il suo dirgli esplicitamente - forse anche troppo - che già si vedeva insieme a lui a vivere da soli e magari anche con qualche bambino in giro. Gli aveva detto che gli bastava lui. Aprì la bocca a vuoto un paio di volte, non sapeva che dire, come fare ne cosa pensare esattamente. Sapeva che ricambiava ogni parola di quello che lei aveva appena detto ma non sapeva come dirglielo. Si avvicinò a lei, con l'indice le alzò lo sguardo, le sorrise appena e questa volta la baciò davvero in maniera dolce. Non aveva mai dato un bacio tanto intenso a nessuna. Blake non sapeva esprimere i suoi sentimenti, almeno non quelli belli, ma ci stava provando. Io... beh... sai... credo...che... Davvero? In quel momento si sentiva suo fratello. Io non voglio farti del male in nessun modo, non voglio che tu pianga mai per me, e so che succederà. Beh non era proprio una dichiarazione d'amore quella. Già te l'ho detto... io sono un casino, completo... ma... ecco quando sto con te, beh si... io sto bene, è come se finalmente avessi trovato un posto nel mondo... Quello era il massimo che riusciva a dire in quel momento. Ce ne erano tantissime di cose che avrebbe voluto dire, ma non gli enivano le parole e forse non era chiaro neanche a lui cosa gli stesse succedendo. Si avvicinò a lei,l'avvicinò a lei e la baciò di nuovo. Aveva una voglia di quella ragazzina che non sapeva neanche come, esattamente gestire tutta la situazione. Si staccò dalle sue labbra, ma rimase comunque vicinissimo a lui. Allora... la vuoi vedere la mia cameretta? Sussurrò prima di baciarla di nuovo.

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    lilith clarke
    Il rapporto tra Blake e Lilith era sempre stato strano e molto dinamico, direi quasi infiammante, senza offesa per nessuno, ovviamente. Il loro continuo battibeccare e il loro costante avere la risposta pronta per l’altro, riusciva a tenere accesa e viva quella fiamma che altrimenti si sarebbe affievolita, fino a spegnersi, probabilmente a causa della monotonia e della noia che avrebbe trascinato i due troppo in basso, senza via d’uscita.
    Entrambi venivano fuori da un passato classico da adolescenti, ogni lasciata è persa e uno oggi e un’altra domani. Forse per Blake la cosa era stata molto più avanzata, mentre Lilith aveva avuto le sue frequentazioni, senza alcun trasporto sentimentale, per non distrarsi troppo dallo studio.
    Blake, invece, era stato diverso. Lilith avrebbe giurato su chiunque che si sarebbero odiati, fin dal pirmo giorno in cui si sono conosciuti, fin da quando lui si era spinto a vedere le sue mutandine, senza che lei glielo avesse acconsentito.
    Era lì che doveva capire che sarebbe stato deleterio quel loro incontro, che li avrebbe portati a non poterne fare a meno l’una dell’altro mai più.
    Invece, a conti fatti, eccoli lì: avevano una relazione, a quanto si vociferava abbastanza seria, che tutti sapevano esistere un po’ per le scenate di gelosia, un po’ per gli avvertimenti di Blake a chi girava intorno a Lilith.
    Cosa avevano in comune? Niente. Assolutamente niente. Lui era scapestrato, contro ogni forma di regola e pronto a violarle ed aggirarle; lei amava studiare, sapeva le regole a memoria e addirittura era colei che le doveva far rispettare.
    Insomma, il diavolo e l’acqua santa, avrebbero detto gli antichi. Eppure, a vederli vicini, avrebbero fatto invidia ai protagonisti di un film qualsiasi romantico, per quanto negli occhi dell’altro c’era quella luce che illuminava il volto, soltanto se i loro sguardi si incrociavano.

    Il loro star insieme, in poche parole, era speciale e Lilith ancora non aveva capito quanto per quel ragazzo lo fosse realmente fino a quando, andando a casa sua, non le fu comunicato che Blake non aveva mai portato nessuna ragazza a casa.
    Aggrottò la fronte, quasi incredula della cosa, quindi sospirò leggermente, incrociando le braccia al petto e spostando il peso del corpo sulla gamba destra «Direi quasi che sono l’eccezione nella tua vita, Barnes…» lo stava punzecchiando, come sempre e lo avrebbe fatto finché avrebbe avuto fiato per far vibrare quelle corde vocali.
    Il suo volerlo stuzzicare, non si fermava solo alla parte vocale, ma cercava di provocare anche ogni sua reazione fisica, nonostante il veto che lei stessa gli aveva imposto, un anno prima circa.
    Quando Blake pronunciò quella parola, quasi suonò strana alle orecchie di Lilith che si voltò a guardarlo sbattendo un paio di volte di più le palpebre «Woo, oggi ci siamo proprio lanciati, eh? Va’, guarda un po’, non è esploso niente quando hai detto quella parola!» rise, visibilmente felice che Blake avesse preso possesso di quel termine, quasi come se fosse un’ammissione del loro status di fidanzamento.

    Certo era, che quando aveva iniziato ad accennare la cosa ai fratelli, i due gemelli avevano iniziato subito a dare di matto: Blake non sapeva ancora della gelosia dei gemelli verso Lilith, per questo la riccia stava cercando di temporeggiare il loro incontro, in quanto non sarebbe stato facile spiegare che adesso lei aveva un fidanzato vero e che loro due e il papà, nonostante sarebbero rimasti sempre i primi uomini della sua vita, adesso scendevano di uno scalino, perché lei si sarebbe dovuta costruire una vita parallela alla loro, con una scelta che prevedeva la condivisione della sua crescita con un’altra persona, esterna alla loro famiglia.
    Probabilmente sarebbe stato difficile spiegare loro cosa avesse visto Lilith in Blake, ma era sicura che se avesse iniziato a parlare di lui in ogni lettera, alla fine ci avrebbero fatto l’abitudine.
    Un’altra preoccupazione che aveva la ragazzina era nei confronti di Blake: loro avevano l’abitudine di salutarsi con un bacio sulle labbra, niente di sessuale e niente di perverso, era solo un gesto d’amore, lo faceva con i gemelli, così come avrebbe potuto farlo con la sua migliore amica, se ne avesse realmente avuta una.
    Questo era un qualcosa che non aveva ancora affrontato con Blake, ma non voleva farlo oggi, né in quella circostanza.
    Era per questo, probabilmente, che per Lilith la parola fidanzamento mancava di un piccolo puntino sulla i, perché per essere stato completo, Blake avrebbe dovuto farsi strada tra i due gemelli e conquistare la loro fiducia.
    E di questo, Lilith, aveva paura. Una paura pazzesca.
    Ma ritorniamo a noi, che invece abbiamo tanto da dirci, in questa giornata in casa Barnes che pare essere all’insegna di tanti passi avanti.

    Il giro fatto lentamente, per mostrarsi agli occhi del ragazzino, Lilith lo fece esaminando ogni sua espressione facciale. Alla sua volontà di mandarle un autista a prenderla, Lilith storse un pochino il naso, non le piaceva l’idea che fosse qualcuno a scortarla da qualche parte «Una sola volta ci ha provato mio padre, non gli ho parlato per giorni, probabilmente mesi, sì.» affermò, portando gli occhi verso l’alto come se stesse cercando quel ricordo nella sua mente.
    Alla sua domanda, lei alzò un angolo delle labbra in un sorriso intriso di malizia e soddisfazione, in contemporanea «Direi che questo renderebbe te molto più sexy e me molto più convinta che tu mi desideri…» lo aveva sussurrato durante quella carezza leggera che stava perlustrando la pelle del ragazzo, mangiandone ogni centimetro, senza invadenza.
    La frase dell’Opale risuonò quasi come una minaccia e Lilith sbuffò via una risata divertita e allo stesso tempo strafottente «E pensi che questo mi possa spaventare, Barnes?» l’assenza di Guymoore non avrebbe sicuramente bloccato i due, quella sera, me lei non aveva detto che avrebbe voluto essere fermata, giusto? Quindi quella sarcastica minaccia, si riversò contro Blake come un guanto di sfida lanciato improvvisamente.
    Quel bacio successivo, aveva tanti sapori: passione, desiderio, dolcezza. Spesso il mix di sensazioni che il contatto fisico con Blake le dava, non era definito. Portava sfumature diverse e a Lilith piaceva assaporarle tutte. Gli morse un tantino il labbro inferiore, senza fargli alcun male, quindi si distanziò e si lasciò trasportare nel tour della casa.

    Quasi come un invito, venne avvisata che una stanza dove avrebbero trovato privacy c’era ed era quella di Blake. Lilith ebbe un sussultò, sentì il cuore fermarsi e una strana ansia.
    Stava quasi metabolizzando che quella sera, probabilmente, sarebbero finiti in quella che molti chiamano terza base e che se fosse successo, sarebbe stata la prima volta per loro, non nella vita, ma nella loro relazione. Questo fece sì che Lilith rimase un attimo in silenzio a metabolizzare la cosa, prima di fare un grosso respiro e sorridere leggermente «Vorrà dire che quella stanza diventerà il nostro piccolo rifugio, no?» insomma, privacy e insonorizzazione, avrebbero potuto fare il casino che volevano, dalle risate al…
    Il momento più cupo arrivò, come in tutte le scene bellissime, che vedono il bello e dannato, far faccia a faccia con ciò che lo ha reso dannato. E per Blake era la mamma.
    Quel ritratto era lo specchio di un Blake femminile e quando rispose alla sua costatazione, Lilith scosse la testa e gli diede un leggero buffetto col gomito, sul braccio.
    Lilith odiava essere invadente, anche quando voleva sapere qualcosa, piuttosto cercava di spingere l’altro a dirla con dolcezza e pacatezza, piuttosto che forzarlo. E stava facendo lo stesso con Blake.
    Quel lato di Blake le piaceva, era un lato nascosto che non mostrava facilmente e alla Dioptase piaceva pensare che lo mostrasse solo a lei, e se ne sarebbe presa cura e avrebbe accudito anche quel Blake che le stava mostrando.
    Rise a quel breve frammento di ricordo che gli aveva regalato Aaron «Beh, allora sono certa che da lassù sta facendo il tifo per te, ogni volta che ti vede a far cazzate.» cercò di sdrammatizzare al meglio, accogliendo lo sguardo di Blake con un sorriso che concedeva solo a lui.
    Lilith, per quanto cercasse di fare la saputella e la sfrontata, era una ragazzina che aveva imparato fin da piccola a dare dolcezza, perché l’era stata donata. Non era capace di farlo con gli sconosciuti, perché si teneva sempre sulle sue, ma quando la confidenza diventava tale da spingerla ad aprirsi un po’ di più, si mostrava agli occhi di chi l’aveva davanti, un lato particolarmente diverso.
    E questo era quello che Blake poteva intravedere di tanto in tanto, sicuramente molto più degli altri: quelli accorgimenti che non poteva fare a meno di avere, quelle preoccupazioni per il suo star bene o male, costantemente; quella voglia di vederlo sorridere giorno e notte. E poi, ultimamente c’era quel pensiero che un giorno, probabilmente, avrebbe potuto veder il suo sorriso, come prima cosa al mattino, svegliandosi al suo fianco e non divisi da piani e sale comuni differenti.
    Quel bacio era diverso, quel bacio diceva all’altro che quella presenza c’era ed era al suo fianco, voleva evitare le parole, che avrebbero fatto solo da sottofondo stonato ad una cornice che non andava rovinata.
    Bastavano quelle labbra a donargli più di mille parole e quegli occhi chiusi che non vedevano altro, ma che si chiusero con l’immagine degli occhi di Blake stampati nella mente, a significare sei l’ultima cosa che voglio vedere prima di chiudere gli occhi.

    Quando il ragazzino riprese il discorso gonne, Lilith venne colta alla sprovvista e quel suo repentino cambio di opinione, la fece per un attimo sussultare e sgranare gli occhi, poi scoppiare a ridere visibilmente divertita dalla cosa.
    «Non mi comprerai una gonna in più, Barnes» rise ancora alla sua affermazione, insomma, era sicuramente una battuta quella che Blake le aveva fatto «Dovrai rivedere i tuoi impegni ed essere la mia scorta, così potrai anche controllare se qualcuno mi guarda il sedere, non credi?» maddai, era davvero da stronzi mettere altri pensieri a quel povero cucciolo, no? Eppure lei si divertiva a vederlo in difficoltà senza sapere cosa avrebbe dovuto rispondere.
    Poi venne quel botto improvviso di voler dirgli quello che pensava e quando fin il suo monologo, Lilith rimase con il viso calato aspettando un forse è il caso di lasciarsi, c’è troppo trasporto in te, che io non ho . Era davvero preparata a questo.
    Quando quell’indice le sollevò il mento, Lilith si trovò a fare faccia a faccia con un volto di Blake che le sorrideva. Il suo sorriso aveva avuto sempre quella luce negli occhi? Aveva un qualcosa di differente, come se avesse sbloccato qualcosa in lui, che Lilith non aveva ancora mai visto.
    Il bacio che le concesse fu ancora diverso rispetto ai precedenti, era pieno e dolce, una sensazione che fece vibrare ogni singolo ormone di Lilith, che le fece venire i brividi da sotto i piedi, che la fece arrossire all’istante, facendole colorare di nero qualche ciocca di capelli ricci.
    Quando riprese a parlare, distanziandosi dalle sue labbra, la ragazzina ci mise qualche frazione di secondo in più a riaprire gli occhi: non si aspettava un bacio come prima risposta e poi parole di seconda battuta.
    Era tutto così strano, era un Blake diverso che a lei piaceva, così come quello che aveva incontrato finora.
    Quelle parole risuonarono nella testa di Lilith come un’eco sempre più lontana.
    «E’ come se avessi trovato un posto nel mondo.» si ripetè in testa quella frase, come se non potesse crederci che Blake potesse averle detto davvero ciò che aveva sentito.
    Sorrise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Sono qui, accanto a te, Blake, per renderti la vita un tantino migliore… quando sto con te sono un’altra persona, come se non toccassi terra con i piedi… e voglio che questo sia per sempre, anche se devo piangere per te e poi asciugare le mie lacrime con i tuoi baci. Mi sta bene, non chiedo nient’altro di più.» era sincera e convinta di quello a cui stava andando incontro, quindi sorrise ancora, come se quel sorriso potesse chiudere quella frase e metterci il punto fermo che doveva esserci.

    E ancora l’incontro di quelle labbra suggellarono quella dolcezza che venne fuori da Blake, come se per lui fosse molto più semplice dimostrare il suo affetto a livello fisico.
    A Lilith non dispiaceva, inoltre aveva realmente apprezzato la dolcezza che aveva messo nel dirle quelle frasi poco prima.
    Quel bacio Lilith lo desiderava diverso, ancora una volta, lo desiderava intenso, lo voleva carico di desiderio e di passione, voleva che Blake capisse che quello che gli aveva detto non erano solo parole.
    Il suo corpo si spinse verso quello del ragazzo, non voleva interrompere il contatto fisico, voleva – anzi – che questo diventasse più presente, adesso. Aveva voglia di restare tra le sue braccia ancora per ore, sentire il calore del suo corpo riscaldare la sua pelle.
    Desiderava Blake.
    Quando sentì il freddo dell’assenza di quelle labbra, Lilith rimase quasi delusa, si morse il labbro, cercando di spingere di nuovo la testa verso quella del ragazzo e di rubare un altro rapido bacio prima che lui parlasse.
    La proposta fece inclinare le labbra in un sorriso di malizia «Un solo vetro e l’insonorizzazione, non capisco perché ancora non siamo lì dentro…» gli sorrise, quasi come se lo stesse sfidando, come se lo stesse cercando e provocando fino a farlo esplodere. Voleva che si sentisse libero, quella sera, di farla realmente sua.
    Si perse ancora nelle sue labbra, si distanziò di poco, tracciando il contorno di quelle del ragazzo, con la punta della lingua, per poi afferrare tra i denti il suo labbro inferiore, quindi cercò di spingersi verso il suo orecchio «Blake… » un sussurro, le labbra che sfiorarono il lobo, per poi poggiarsi calde sulla pelle del collo e ritornare in su «… saliamo.» gli occhi tornarono a cercare quelli del ragazzo.

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    Non aveva mai creduto davvero nell'amore. Non aveva mai creduto che le donne fossero in grado di dare il loro amore senza ricevere niente in cambio. Blake Barnes era un ragazzino che aveva sempre tutto dalla vita, aveva avuto ragazze, soldi, aveva avuto un fratello che lo amava in maniera smisurata, un nonno che non si staccava da quell'esserino neanche quando stava per esalare l'ultimo respiro. Non aveva una vera e propria famiglia, ma aveva due Aaron che non facevano altro che dirgli quanto lui fosse speciale, bello, determinato, carismatico, di quanto lui potesse fare quello che voleva e quando voleva. Di quanto lui riuscisse tutto anche solo con quel sorrisetto e quell'atteggiamento da strafottente. Ma Blake non aveva mai avuto l'amore di una madre. Helena era sempre stata malata di leucemia e non essere morta quando aveva partorito il primo genito era stato solamente un miracolo, e si sa che i miracoli sono irripetibili. Se fossimo in aula di tribunale, Aaron Barnes sarebbe stato l'incidente probatorio della donna. Quell'esame che si può fare solamente una volta in quanto poi, non avrebbe avuto nessun senso perdendo completamente di veridicità. Blake non era stato così fortunato ed invero, 9 anni per una malata del genere erano quasi un secondo miracolo, ma c'era la magia, c'era la ricchezza e sopratutto c'era l'amore. Ma una volta che Helena venne a mancare subito dopo il parto, dopo aver stretto per la prima ed ultima volta il bambino, il suo bambino, tra le braccia, l'amore aveva lasciato per sempre casa Barnes. Jason Barnes non era mai stato un uomo cattivo, anzi... Aaron, infatti lo sapeva bene, ma cominciava a pensare che non amava propriamente lui, ma solamente la donna della sua vita, la sua anima gemella. Helena Woody. Bionda e bellissima, severa ma di una dolcezza infinita quando si trattava dei suoi figli. Blake non aveva idea di quello che si era perso, sapeva solamente che ne stava pagando le conseguenze. Era cresciuto lontano da ogni forma di affetto femminile, lui non aveva idea di che cosa voleva significare rientrare ed avere la propria mamma li, ferma immobile a guardarti e sorridere, o rimproverarti, o giocare con te, oppure accarezzare i tuoi capelli prima di addormentarsi. Ed ecco perchè Blake si comportava in maniera atroce con le ragazze, molto più che con i ragazzi. Le donne per lui erano qualcosa di assolutamente oscuro. Perchè doveva trattarle bene se sua madre lo aveva lasciato nelle mani di quel mostro del padre? Perchè doveva trattarle con rispetto? Perchè mai doveva essere lui a dover coccolare loro? No, lui le usava per i suoi scopi fisici e poi non ne voleva sentire neanche più parlare. Una volta che aveva ottenuto quello che voleva, non avrebbe rivolto loro neanche la parola. Blake aveva passato seriamente un'adolescenza a fare quello schifo. Aveva infranto cuori, aveva fatto di tutto per far innamorare qualche ragazza solamente per scommessa, o per una semplice sfida personale. Era stato con due sorelle facendole litigare tra di loro, era stato con la ragazza di un suo amico, facendo passare lei per puttanella... Ed adesso con Lilith di fronte, con lei che gli sorrideva a quel modo, non riusciva neanche a fare più quello. Alzò appena un sopracciglio rimanendo sempre ben stretto a lei. Ecco... non esagerare! Ma si, forse si. Lei era l'unica eccesione della sua vita. Una vita, seppur breve, a fare casino ed ad essere uno scapestrato di cui avere paura nelle reazione, nei gesti e sopratutto nei sentimenti d'odio che riusciva a provare per tutti, indistintamente. Aveva fatto cose di cui non andava fiero e se ne rendeva conto solamente quando guardava quella ragazzina negli occhi. Se lei avesse davvero saputo cosa aveva combinato nel suo passato, lo avrebbe ancora guardato in quel modo? Non lo voleva scoprire, non ne aveva idea e non voleva saperlo. Non in quel momento. Si avvicinò alle sue labbra, ma questa volta solamente per morderle e farla stare zitta. Era proprio vero che la verità non voleva sentirla nessuno ed il suo modo di scherzarci e sdrammatizzare... beh, era incantevole! Davvero? Io un'esplosione l'ho sentita! Era tranquillo, stranamente rilassato, aveva tutti i muscoli del corpo distesi. Ridacchiò quando disse che non aveva parlato a suo padre per giorni! Aveva anche lei un autista? Bene, meglio... perchè la ricchezza, la sua ricchezza era un altro tasto dolente nella vita di Blake legato alle donne. Non voleva che lei stesse con lui solamente per il suo conto in banca! Non avrebbe mai sopportato il fatto di essere avvicinato solamente per i suoi soldi. Insomma ok, non spiccava di simpatia, ma aveva tante altre qualità che seppur con molta molta fatica, riusciva sempre a far uscire. E tu avresti il coraggio di non parlarmi per giorni? Insomma guarda che ci sono tante ragazze che vorrebbero parlare con me, nel frattempo! Blake adorava quando Lilith faceva la gelosa, si sentiva completamente suo, si sentiva speciale per lei, si sentiva unico, si sentiva bene. Quella fossetta che gli appariva sulla guancia quando storceva il naso al solo pensiero di vederlo parlare con un'altra ragazza, lo faceva letteralmente impazzire.
    Lo faceva impazzire anche il suo essere così dannatamente sensuale e spigliata, ma sempre composta e mai volgare. Non si capiva che lui la desiderava? Si che era bravo a nascondere quello che voleva davvero, ma in certe occasioni, era davvero, davvero difficile. Posò le mani sul sedere della ragazza e fece aderire i loro corpi. Si avvicinò alle sue labbra. Sorrise furbo. E allora Clarke, sembra che oggi sia il tuo giorno fortunato... Le sussurrò prima di passare la punta della sua lingua sul quelle labbra che avrebbe baciato fino allo sfinimento. Sono follemente geloso di te! Gli costò almeno un terzo della sua intera esistenza dirle quelle parole tra le labbra. Era un'ammissione di quello che provava. C'era solo una persona di cui era veramente geloso Blake ed era suo fratello. Ed adesso, la piccola Clarke era diventata seriamente la priorità di Blake in tutto e per tutto. Non glielo avrebbe detto, bastava semplicemente guardarlo in quel momento. Era la prima volta che baciando una ragazza chiudeva gli occhi e si lasciava completamente andare.
    Oh quella non era una minaccia, ma un dolcissimo avvertimento di quello che avrebbe voluto fare realmente Blake in quel momento. Per lui che poteva avere qualsiasi ragazza quando volesse, era stata una tortura non andare con nessuna quell'estate, ma doveva ammettere che il problema principale non era quello che non poteva farlo con le altre, era il veto che la stessa Clarke aveva messo. Non si fidava di lui, era chiaro e palese e tutto quello era davvero solamente per dimostrarle che poteva farlo. Che lui non voleva farle del male. Ed ecco perchè contro voglia e con l'eccitazione addosso si sposò dalla ragazza e continuò a farle vedere la casa. E poi il discorso su sua madre. Le parole dolci di Lilith alle quali Blake non era assolutamente abituato, ed ancora la sua mano che gli accarezzava la guancia, i suoi occhi che lo guardavano con sicurezza ma estrema dolcezza. Perchè stava facendo tutto quello per lui? Lei poteva avere un ragazzo migliore eppure... eppure era li ad accarezzare la sua guancia e desiderare le sue labbra. Non aveva mai baciato nessuna ragazza con quella dolcezza, non aveva mai sentito una persona così vicina a lui. Come se davvero lei potesse capire tutto quello che aveva dentro e lo potesse aiutare a ritrovare un minimo di serenità, placare quel senso di vuoto che lo consumava lentamente dalla nascita. Se non era amore quello, beh, Blake non sapeva esattamente in che altro modo definirlo. Sorrise ancora tra le sue labbra per quello che disse e poi stop. Non voleva rattristare lei, non voleva trattristarsi lui. Aveva detto molte cose quella sera, le aveva detto, anche se implicitamente, che la voleva nella sua vita, che voleva che qualsiasi cosa fosse successa da quel momento in poi, lui non l'avrebbe mai lasciata. Le aveva detto che la voleva solamente per lui, che voleva per lui ogni angolo della sua pelle e avrebbe fatto di tutto pur di non allontanarla. Doveva solamente avere pazienza. Gli aveva appena dato le chiavi del suo cuore. Adesso doveva essere brava Lilith a cercare la toppa dove inserire quella chiave.
    Si andò a sedere sullo schienale del divano e prendendola per mano l'attirò a se, tra le sue gambe e la guardò di nuovo. Poi sgranò gli occhi. Ehi! Se io mai dovessi accorgermi che qualcuno ti guardasse il sedere... beh ti metto sottochiave! Le diede un piccolo pizzico sul sedere, appunto. Lo sapeva che succedeva continuamente, Lilith era bella oltre ogni previsione, era sensuale, era elegante! Blake sapeva che un sacco di ragazzi a scuola avrebbero voluto essere al suo posto. E sapeva anche che Lilith non lo avrebbe mai tradito, ma comunque ne era geloso. L'avvicinò ancora un pò e quella volta posò la sua mano prima sulla sua coscia nuda per poi salire ed alzarle leggermente la gonna. Affare fatto... ho già rivisto tutti i miei impegni e farò in modo che nessuno, nessuno ti tocchi mai... a parte me! Oddio se la voleva! Non la voleva solamente, la bramava. Perchè ogni volta che voleva andare oltre i suoi vestiti si ritrovavano a fare quei discorsi? Lo avrebbe fatto seriamente uscire di testa! Ne era sicurissimo. Eppure rimase in silenzio ad ascoltarla e le risposte nel modo più sincero che potè, levandole la mano da sotto la gonna, ovviamente. Si con lei era come se avesse trovato un posto nel mondo. Le diede quel bacio dolce, di nuovo, per farle capire che già gli stava rendendo le cose migliori, che già la sua presenza lo rendevano migliori. Si morse il labbro. Ma io non voglio che tu stia male per me, io non me lo perdonerei mai... Lilith sei... ecco... sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni. Quindi vorrei evitare di farti piangere! O almeno non di dolore, ecco! Si stava aprendo davvero quella giornata e basta! Doveva smetterla di farlo diventare così stupido. Perchè era così che si sentiva in quel momento, stupido!
    La riattirò a se, di nuovo. Le posò semplicemente le mani addosso, sopra i vestiti. Le sue coscie, il suo odore, le sue labbra carnose, il suo naso, la sua pelle, il suo ventre piatto... Sogghignò prendendola in braccio e facendo in modo che le sue gambe si arpionassero alla sua vita. Che poi... riflettendoci, è la parte più bella della casa! Aggiunse poi andando verso la scala di vetro e salendo con lei addosso fino al terzo piano. Aveva un piano tutto per sè, una porta di vetro con un incanto di Aaron per l'insonorizzazione, dividevano il resto della casa dalla stanza di Blake. Da un lato della stanza c'era un piccolo studio di registrazione, con tanto di microfono, chitarra, pianoforte e tutto il resto. Una piccola scrivania con tanti fogli e matite. Il letto era vicino alla vetrata dove si vedeva tutta Londra in tutto splendore, c'erano pochi mobili all'interno, giusto una libreria e tutto lo spazio centrale con un televisore enorme e con tutte le consol babbane del momento. Blake era un tipo molto molto minimal, anche perchè la sua stanza era per i suoi strumenti e la sua passione. Lui stava li dentro solo quando doveva suonare o fare qualche torneo con suo fratello e qualche amico. Niente di più niente di meno. Entrò nella sua stanza ed andò dritto dritto verso il suoletto cominciandola a baciare, baciare, baciare.
    La voleva. La voleva come mai aveva voluto qualcuno o qualcosa. Non sapeva esattamente cosa fosse, ma si sentiva, per la prima volta in vita sua, emozionato per fare qualla cosa che aveva sempre fatto con molta più malizia ed innumerevoli volte. Sorrise tra le sue labbra e solo quando fu vicino al suo letto si staccò da lei. Visto che siamo in tema di confessioni... sei la prima ragazza che vede il mio letto... e che ci si possa sdraiare sopra! aggiunse poi levandole la maglietta. Ecco, non ce la faceva veramente più. Adesso voleva Lilith, la voleva sentire sua completamente.
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    lilith clarke
    In quel momento, tra quelle quattro mura (o vetri, per i più puntigliosi) non c’erano Clarke e Barnes, gli studenti Dioptase e Black Opal. C’erano Lilith e Blake, lontano da qualsivoglia carica, da qualsiasi divisa che li divideva durante la notte.
    Erano quasi simili a due ragazzini adolescenti babbani, potevano provare ad essere normali per una volta, anche loro, senza pensare ad alcuna lezione di pozioni o a come sopravvivere alle strane torture di Ensor, non avevano allenamenti da fare, non dovevano preparare alcuna testina su Mollicci o Animagus, non dovevano cavalcare nessuna scopa per vincere una coppa.
    Erano loro, due ragazzini di sedici e diciasette anni che non avevano altro da fare, se non passare il tempo insieme.
    Ma sapevano come si dovesse passare il tempo? Insomma, loro erano sempre circondati di cose da fare, di zuccotti magici, di Cora che cercava di dirottare il loro Galeone, di magie che volevano a destra e sinistra, di gufi che portavano la posta, lasciando disoccupati i postini.
    Come si rapportavano tra loro i ragazzi che non sapevano dell’esistenza della magia?
    Eppure, guardandoli con occhi esterni, quei due non stavano andando poi così male: Blake, agli occhi di Lilith, aveva un aspetto diverso, sotto la luce di quella casa che gli apparteneva e respirava lo stesso fiato del ragazzino.
    Era come se gli avesse aperto le porte dentro di sé, come se volesse mostrargli quella parte nascosta dalla divisa e dalla sua figura in accademia, una maschera di difesa che sembrava strafottenza.
    Non che quest’ultima fosse svanita, viste le risposte dell’Opalino, ma era diverso… Era un Blake più rilassato, più… Blake.
    Che fosse questo il vero Blake Barnes?
    Lilith non lo sapeva, ma sicuramente gli piaceva anche questo suo aspetto particolarmente fragile.

    Con lui era facile lasciarsi trasportare dalla dolcezza che aveva imparato dal papà e dai gemelli, con lui era semplice decidere di accarezzargli la pelle, di volerlo stringere tra le braccia, di godersi quel sorriso perfetto che gli illuminava il volto.
    Era per questo che quando sentiva la necessità di farlo, non si fermava e lasciava che il calore di quei gesti, avvolgesse lo stesso ragazzino.
    E poi adorava stare stretta nelle sue braccia, come se si sentisse al sicuro, quando lui la teneva con sé. Era una sensazione strana, mai provata. Oddio, certo, i gemelli la facevano sentire molto più che protetta e il loro amore era qualcosa di sensazionale, ma Lilith non capiva la differenza tra loro e Blake, ma quello di Blake era qualcosa di più del semplice bisogno d’affetto fraterno.
    Anche la gelosia che provava per loro, era differente da quella che provava per Blake: con i gemelli aveva messo il muso più di una volta quando loro si fidanzavano, credendo che il tempo per lei sarebbe rimasto pochissimo. Blake, invece, non doveva avere occhi che per lei, non poteva esisterne un’altra di ragazza con cui scambiare attenzioni. Doveva esserci solo Lilith Clarke e se non fosse stato così, credeva di poter anche impazzire.
    La sua voce, poi, quando vibrò nel petto poggiato al suo, le fece sollevare lo sguardo «Oh, credimi… sono l’eccezione e ne sono certa. Posso sicuramente esagerare dicendoti che sarò la tua unica e sola eccezione, per sempre…» il sorriso rilassato sul volto della metamorfomaga, illuminava il colore dei suoi occhi, come se fosse la parentesi che schiacciava un pulsante per renderli più brillanti.

    Quando arrivò quel morso sulle labbra, Lilith socchiuse gli occhi godendoselo con un leggero brivido sulla schiena che risaliva velocemente. Sorrise, riaprendo lentamente le palpebre e trovandosi quelli del ragazzo davanti.
    Più li guardava, più avrebbe potuto perdercisi dentro: amava guardarlo in profondità e gli occhi di Blake erano le porte di quell’oscurità che si portava dentro. E lei non aveva paura di quel buio, lei ci voleva entrare e glielo dimostrava ogni giorno sempre di più, rimanendo al suo fianco.
    Rise alle sue parole, quindi, mentre con una mano andò a scostarsi i capelli che erano caduti davanti al volto, portandoli, poi dietro l’orecchio «Nah, quella non è stata un’esplosione. E’ stato il tuo cuore che ha ripreso a battere quando mi ha visto, tutto normale!» finse leggerezza, punzecchiandolo ancora una volta, non poteva smettere e non voleva farlo. La loro relazione era bella anche per quel motivo: entrambi potevano punzecchiarsi e divertirsi, così come entrambi potevano contare sull’altro, senza aver timore di chiedere aiuto, seppur l’orgoglio dei due era sempre più forte e portava l’altro a dimostrare di esserci, rimanendo in silenzio al proprio fianco.
    Annuii fingendosi convinta, nonostante sapesse che evitare di parlargli per giorni non sarebbe durato per più di due ore, ad essere generosi «Beh, puoi tranquillamente non morire di solitudine, allora, visto che hai tutte queste ragazze che vogliono parlare con te, no?» alzò un sopracciglio, cercando di spingere con le mani, per allontanarsi da lui.
    Odiava follemente il pensiero che alle porte ci fossero altre ragazze a sperare che la loro relazione andasse male.
    Il suo tentativo di fuga non sembrò riuscire, quindi si ritrovò di nuovo nelle braccia di quello che era il suo ragazzo e quasi ne fu felice, perché sentiva già il freddo della mancanza del suo corpo indosso.
    Sgranò gli occhi divertita quando Blake azzardò a toccarle il sedere «Barnes, ma che modi sono questi!» ancora ironia in quel tono, quando senza opporre resistenza, si fece avvicinare e aderire al corpo del ragazzo.
    Guardò di sottecchi le sue labbra, quindi, mentre lo sentì parlare, sentendo il profumo che veniva fuori da ogni sua parola «O il tuo…» replicò, poi, sentendo la sua lingua disegnarle il contorno delle labbra. Trattenne il respiro, per la durata esatta di quella tortura sessuale che stava subendo, cercando di trattenersi dal saltargli addosso e spogliarlo in un nano secondo. Dannazione se lo voleva, per Merlino!
    All’ammissione della sua gelosia, Lilith sembrò realmente stupita, questa volta. Non si aspettava quelle parole e non riuscì a dire niente, se non a cercare le sue labbra, sollevando la mano nei suoi capelli e baciarlo. Quel bacio forse durò un po’ di più degli altri ed aveva un carico emotivo che nessuno poteva sentire se non loro, era solo ed esclusivamente di Blake e di Lilith, non c’erano studentesse a cercare di mettersi tra loro o regole a cui sottostare da rispettare.
    Erano Blake e Lilith.

    Tutto volò così velocemente che Lilith credeva di essere lì dentro da ore, tuttavia non le bastava mai il tempo che dedicava a Blake, quello era il loro primo appuntamento fuori dalle mura dell’Accademia e voleva spendere alla perfezione ogni singolo secondo.
    Quella sera, Blake era diverso, stava mostrando a Lilith un lato che spesso teneva nascosto e lei voleva sviscerare la profondità di quel ragazzo, per entrarvi piano e farne parte. Non voleva ferirlo, non voleva che il suo aprirsi diventasse un’arma a doppio taglio e per farlo gli avrebbe dato tutto il tempo di cui necessitava, perché lei non aveva fretta, lei sarebbe rimasta lì per giorni, mesi e anni, fin quando Blake non sarebbe stato sicuro che Lilith Clarke lo aveva scelto tra milioni.
    Ogni bacio che si scambiavano veniva dal profondo, non era un gesto di consuetudine, ogni loro bacio aveva un significato e lo rinchiudevano in quelle labbra con cui non c’era bisogno di parlare.
    A loro bastava poco per sapere cosa l’altro stesse pensando e questo aiutava la loro relazione ad andare nella giusta direzione, nonostante gli alti e bassi che spesso prendevano.
    Lilith aveva sempre creato una scaletta di priorità, in cima alla quale c’era lo studio, poi i fratelli, poi tutto il resto, tra cui il sesso.
    Adesso questa scaletta aveva variato la sua forma, aveva subito una metamorfosi, piegandosi e facendo cadere giù da alcuni scalini cose che prima erano su: ora sul podio c’era Blake, in tutto e per tutto, solo i suoi gemelli avrebbero affiancato il ragazzo, in una posizione inferiore, con sotto lo studio.
    Lilith aveva capito, insieme all’Opale, che non poteva buttare tutta la sua vita sui libri, trascurando se stessa, come aveva fatto finora. Adesso c’era lui, che aveva bisogno di lei e Lilith voleva esserci nella sua vita, voleva costruirne una con Blake e per farlo, lo studio poteva anche essere messo da parte per un paio di giorni, no?
    Si avvicinò al ragazzo, poggiandosi in mezzo alle sue gambe e alzò un sopracciglio alle sue parole «Potrebbe essere sequestro di persona, Barnes, potresti finire ad Azkaban…» era sarcasmo, e subito venne fuori perché Lilith non ci riuscì, questa volta a punzecchiarlo senza aggiugnere qualcosa di serio «E poi… chi ha detto che non mi piacerebbe esser tenuta chiusa in una stanza con te…» domandò calando il tono, rendendolo incline ad una melodia più sensuale, mentre giocava con le dita sul suo petto. Sussultò al pizzico «hi! Guarda che il sedere è il mio!» disse sorridendogli, mentre cercò la sua mano. Non gliel’avrebbe spostata, voleva solo altro contatto da lui…
    Contatto che non tardò a mancare, perché la mano di Blake avanzò sulla coscia di Lilith, nuda, e ogni centimetrò sfiorato reagì con un brivido di piacere che portò Lilith a mordersi il labbro inferiore, chiudendo di poco gli occhi «Mi sta bene.» disse poi, cercando di nuovo le sue labbra, questa volta spingendo il bacino verso il suo.
    Il desiderio di avere Blake stava crescendo sempre di più, probabilmente aveva errato ad aspettare tutto quel tempo, forse no, invece, e ora avrebbe dovuto solo raccogliere i frutti di quell’attesa. Fatto sta che Lilith sentiva il cuore batterle forte ogni volta che quella mano la sfiorava.
    Blake aveva un modo tutto suo di dire cose dolci e a Lilith piaceva e a volte faceva anche ridere. Quando sentì quella che era quasi una dichiarazione d’amore, sgranò gli occhi, che divennero quasi liquidi di commozione, quindi iniziò a ridere stringendolo forte a sé «Anche tu sei la cosa più bella che mi sia potuta capitare… Grazie…» un sussurro mentre il naso della ragazza poggiava sul suo collo. Era sincera e non voleva ridere di ironia, ma di gioia. Sì, erano state risate di gioia che si era tirata dietro, quasi a liberarsi di un peso.
    E a proposito di peso, Blake la sollevò di peso e la tirò in braccio, lei di rimando lo abbracciò con le gambe in vita e le braccia attorno al collo, quindi lo guardò sorridente, come se vedendolo ancora più vicino ci si innamorasse ogni secondo di più «E allora andiamo a vedere questa camera, no?» un sussurro, prima di baciarlo e lasciarsi portare come uno zainetto in camera.
    Non ebbe il tempo di guardarsi attorno come aveva fatto con il resto della casa, perché quello che gli interessava lo aveva davanti: Blake Barnes.
    Quando venne poggiata sul letto, lo guardò con un sorriso misto di malizia e dolcezza, quindi iniziò a baciarlo, cercando la sua lingua in un vortice colmo di passione.
    Improvvisamente, in mente, gli ritornò il discorso fatto con Joshua nell’Aula in Disuso e quasi si fermò, riaprendo gli occhi e interrompendo quei baci.
    Un attimo solo, prima di ritrovare di nuovo il volto di Blake e perdere di vista tutto quello che era successo in quell’aula e tutto il discorso sulla Bibbia e cosa voleva che si facesse o non si facesse.
    Lei voleva Blake, lo desiderava e non ci sarebbe stato alcun libro a fermare questo loro desiderio bramoso.
    Quando lui parlò di nuovo, Lilith lo ascoltò e rise «La prima e l’ultima aggiungerei…» non si oppose a quella maglietta che andò via, mostrando un reggiseno di pizzo nero, sotto di essa, quindi le mani cercarono i lembi della maglia di Blake e tolsero anche quella del ragazzo.
    Quindi provò a fare dei passi indietro, afferrando la sua mano e se le fosse stato concesso, si sarebbe tirata Blake con sé. Si sedette al bordo del letto, quindi, mentre con lo sguardo cercò quello del ragazzo e le dita andarono a sciogliere il bottone dei suoi pantaloni.
    Una volta che si sarebbe occupata di quelli, avrebbe tirato Blake sul suo corpo, cercando di farlo sdraiare su di lei, in mezzo alle sue gambe e lo avrebbe iniziato a baciare, mentre le mani sarebbero andate a carezzare la sua schiena.
    Lo desiderava e ogni loro movimento aveva qualcosa di più del semplice sesso, del futile piacere carnale.
    Ogni gesto che compievano era carico di passione, di dimostrazione che uno volesse l'altro...

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