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Joshua B. Evans.
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L'accademia di Hidenstone era ricca di storia e magia, soprattutto di quest'ultima era impregnata fin dalle fondamenta ai tetti, punto da cui, per altro, si godeva di una vista mozzafiato che includeva la foresta circostante e i tetti più alti del villaggio di Denrise.
Se qualcuno avesse desiderato ispezionarla come di tanto in tanto capitava di fare ai ragazzi del primo anno, ci si poteva imbattere in statue parlanti, passaggi segreti, stanze che fino a un'ora prima non si trovavano in un determinato punto del castello e labirinti incantati. Insomma, all'interno di quelle mura e anche al di fuori esistevano luoghi incantati a cui nessuno, neppure un mago, avrebbe potuto guardare con sufficienza.
E poi c'erano i bagni.
Certo, con il loro perché sicuramente e di solito anche ben puliti, nonostante la miriade spropositata di studenti ad utilizzarli nello stesso giorno, ma di certo non il luogo ricco di fascino che quel giorno, secondo Joshua, essi avevano assunto.
Se ne stava lì, seduto nel cubicolo più distante dall'ingresso, con la porta socchiusa per assicurarsi che non arrivasse nessuno o, per lo meno, per essere certo di riuscire a liberarsi in tempo di ciò che stava facendo.
E a tal proposito, che stava facendo?
Aveva letto nel libro di testo di Cura delle Creature Magiche che, lasciando un fuoco magico incustodito per un certo periodo di tempo, dalle sue ceneri sarebbe nato un Ashwinder. Ora, questo spiega il perché Josh si fosse recato ne bagni quella mattina con un secchio di ferro, legna secca e polvere volante. Cosa c'entrava la polvere volante? Beh, per far sì che il fuoco fosse magico, serviva una sostanza magica che lo rendesse tale e, poiché la maggior parte di Ashwinder nascevano a seguito dell'utilizzo della Metropolvere, non era difficile fare due più due.
Quel giorno Josh pareva essere particolarmente incontinente, e infatti chiedeva ad ogni docente di poter andare in bagno almeno due o tre volte durante la sua ora, e la cosa buffa era che non mentiva affatto. Complice il suo stato di salute, nessuno avrebbe osato dirgli di no, ma qualcuno era addirittura arrivato a chiedere ai Prefetti di andare a controllare dove andasse e, sempre nel rispetto della parola data, Josh si recava veramente in bagno, ma a controllare che niente prendesse fuoco.
Fu dopo l'ultima ora del mattino che il ragazzo, sgraffignando un paio di tramezzini dalla Sala Grande -e una coscia di pollo e un pezzo di formaggio e una bistecca di agnello su una fetta di pane- andò a consumare il suo lauto pasto nei bagni, proprio fuori dal cubicolo in cui ardevano le fiamme.
La legna si era quasi esaurita, motivo per cui a breve sarebbe dovuto nascere l'Ashwinder, o almeno così sperava dato che non era certo che attendere fuori dal cubicolo bastasse a rendere il fuoco "incustodito".
Spalancò la finestra alle sue spalle e lasciò che i primi segnali di fumo venissero risucchiati via dalla brezza autunnale, mentre con il libro di Cura delle Creature Magiche in una mano e il pezzo di formaggio nell'altra, attendeva che il tempo scorresse.
Gli Ashwinder non erano pericolosi, in verità svanivano poco dopo la loro apparizione, ma era ciò che lasciavano al posto del fuoco a interessare il giovane. A quanto pareva, le uova della creatura congelate avevano un immenso valore e potevano essere utilizzate in vari modi nel campo della medicina. Avrebbe dovuto riconoscerle con facilità: quando l'Ashwinder fosse scivolato fuori dal cubicolo, lasciando dietro di sé una scia di cenere, avrebbe dovuto prenderlo e lanciarlo (letteralmente) dalla finestra, in modo che non incuriosisse qualcuno all'interno del castello; poi avrebbe preso con sé le uova che, se lasciate com'erano state generate, avrebbero dato fuoco all'intero edificio, e le avrebbe portate in cucina con l'aiuto di Erik -al quale non aveva ancora detto nulla- in fondo non sarebbe stata la loro prima volta quella. Non sarebbe stato difficile trovare un congelatore, ma forse sarebbe stato meglio provvedere grazie all'aiuto della bacchetta.
Oh beh, avrebbe avuto modo di rifletterci su.
E nell'attesa, doveva solo far caso al fatto che qualcuno potesse entrare in bagno e avvertire il malcapitato dell'inagibilità di quei cubicoli.. -
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Joshua B. Evans.
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Molte, moltissime cose al mondo avvenivano senza che vi fosse una ragione sensata a spiegarle. Alcune di esse semplicemente accadevano, senza che dietro avessero un ragionamento logico o coerente con esse, mentre altre potevano essere spiegate e comprese. Ecco, ciò che Josh stava facendo, in effetti, era mosso da qualcosa di assolutamente spiegabile, forse un po' meno comprensibile.
Quando Jesse, migliore amico di Erik e Prefetto dei Black Opal, entrò nel bagno in cui Josh stava pranzando e conducendo un esperimento, l'Ametrin si rese condo di dover trovare una spiegazione più che valida per ciò che stava combinando. L'Opal parve non comprendere fin dove la genialità del giovane mago potesse spingersi, così quest'ultimo tentò di spiegarsi, ma l'impellente necessità dell'altro di usare il gabinetto fu preponderante, così Josh gli fece un cenno d'assenso col capo e gli concesse di urinare.
Era trascorso più di un minuto da quando Jesse era sparito oltre la porta di uno dei cubicoli, e lo scrosciare dei suoi liquidi testimoniava il fatto che fosse vivo, ma Josh iniziò a preoccuparsi quando, a distanza di un altro paio di minuti, non lo vide risorgere. Fu quasi sul punto di andare a controllare che andasse tutto bene, ma quando l'Opal uscì da lì non vi fu alcun bisogno che l'altro scoprisse cose di cui preferiva rimanere all'oscuro.
Ancora poggiato contro il calorifero e con le spalle tenute fresche dalla brezza autunnale, il diciassettenne strappò un pezzo di carne dalla coscia di pollo che aveva portato con sé e si preparò a rispondere.
No-vicovdo già hiù la pima domanda.
Disse sbocconcellando il quarto di coscia che aveva in bocca. Terminò di masticare e, soddisfatto del lauto pranzo, lanciò l'osso residuo nel cestino a pochi metri da sé, facendo ovviamente canestro.
Dunque, andiamo per gradi: lì dentro c'è un fuoco magico. Perché? Perché a breve un Ashwinder si genererà da esso e io potrò tenermi le sue uova e congelarle. Sai quanto vale un uovo di Ashwinder?
Non che potesse diventare ricco, ma ci avrebbe guadagnato qualcosa e, cosa molto più importante, avrebbe potuto utilizzarle nella realizzazione di pozioni clandestine o illegali. D'altro canto, preferì evitare di dar voce a certi piani di fronte a un Prefetto.
Sulla ragione per non togliermi punti non saprei, ma non ricordo che ci sia un regolamento specifico che vieti di dar vita a un Ashwinder.
Certo, ma non vi era scritto neppure di non poter dare fuoco alla scuola, eppure era vietato. Si strinse nelle spalle evitando di dar voce a certi pensieri scomodi e fece un gran sorriso all'altro.
Ah no, c'era un'altra domanda prima, qual era? Oh, certo: non sto dando fuoco al castello! Ma che hai in quella testa, non sono mica un piromane!
Lo disse con espressione oltraggiata e il capo iniziò a scuotersi in segno di resa. Ma come poteva Jesse pensare a cose simili? Josh non era mica un pazzo scriteriato che faceva le cose senza pensare alle conseguenze.
No, in realtà era proprio quel genere di persona, ma il più delle volte stava attento.
E infine, sì, era per questo che continuavo ad andare in bagno oggi. Lo hai detto tu, Jey, sono un tipo furbo, dovevo tenere il fuoco sotto controllo.
Si mise le mani in tasca e incrociò le caviglie, rivolgendo al ragazzo un sorriso divertito. Sapeva di poter perdere dei punti, ma non gli importava: ne guadagnava già abbastanza con lezioni e compiti, non sarebbe andato certo in rosso per quella bravata. Attese che l'altro andasse a lavare le mani e nel frattempo realizzò che avrebbe potuto ripetere l'esperimento, se mal riuscito, una volta tornato nei dormitori e magari utilizzare il più sicuro camino; poi lo vide tornare e, come per magia, il fumo provenienze dal cestello in ferro in cui bruciavano le fiamme poco prima si ridusse. Il crepitio del fuoco era ormai quasi inesistente.
Pare che ci siamo.
Disse tra sé e sé, mentre la voce di Jesse lo costrinse a riportare su di lui sguardo e attenzione.
Mh?
Oh, certo, il professor Ensor. Bah, quell'uomo odiava tutto e tutti e avrebbe messo Josh nei casini non appena avesse potuto, ma mica per questo lui avrebbe smesso di vivere. Si strinse nelle spalle e con molta nonchalance rispose.
E' solo un uomo frustrato e borioso, non mi importa di quel che mi farebbe.. -
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Joshua B. Evans.
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Se qualcuno gli avesse chiesto di definire Jesse con un'unica parola, quella sarebbe stata "carino". Sì, Josh considerava Jesse proprio carino, non nel senso che fosse attratto da lui, quanto più intenerito dai suoi modi e, quando lo vide restare a bocca aperta per qualche secondo e subito dopo avvertirlo di non prenderlo in giro, per poco Josh non si ritrovò con un pezzo di pollo di traverso.
Tossicchiò un paio di volte, poi mando giù ciò che restava del boccone e si mise a ridere, reazione aggravata dalla lezione di buone maniere del Black Opal.
Quando centrò il cestino e sentì Jesse esordire con una proposta per lui quanto più allettante, il giovane Ametrin aveva ancora la mano sospesa per aria, mentre lo sguardo andò a cercare di sottecchi il compagno. Aveva mai pensato di entrare in squadra? Certo che sì, peccato non fosse propriamente consigliabile.
Ho giocato come Cercatore dei Grifondoro due anni fa, ma per il mio stato di salute non è consigliabile che mi sforzi tanto. Tuttavia, magari potrei partecipare come riserva, giusto per svagarmi.
La cosa non gli andava per nulla a genio, ma se voleva seguire la sua passione proibita, quello pareva essere l'unico modo per farlo. Non voleva pesare sull'intera squadra.
Quando Jesse iniziò a rispondere, gli occhi di Josh si sgranarono per via dello stupore: ma come faceva a parlare tanto senza prendere fiato?
Maltrattamenti... estinzione... Trump... ma di che cavolo stai parlando? Jesse, nessuno ci dirà mai nulla, sono uova di Ashwinder e vengono usate per la preparazione di qualche pozione, tutto qua. Non si maltratta o ammazza nessuno per ottenerle, Cristo santo.
Disse il tutto guardando il ragazzo con espressione alquanto sconvolta, facendo finta di non aver realmente udito il suo parere circa il Presidente degli Stati Uniti d'America. Era evidente che il Black Opal fosse più paranoico di quanto lui pensasse e, gli venne in mente, chissà come reagiva ogni qualvolta che vedeva Erik star male, come suo solito.
E' davvero molto facile in verità, solo che il fuoco deve essere lasciato incustodito e purtroppo penso di aver barato: non credo che lasciare che una porta come separé possa valere. Ad ogni modo no, certo che non l'ho detto a Guymoore. E' comunque un insegnante, per quanto figo possa essere.
In effetti, Josh non aveva alcun problema con nessuno degli insegnanti del corpo docenti, nonostante alcuni dovesse ancora adocchiarli per bene. Quando Jesse gli domandò chi fosse "Jay", ci mancò poco che l'Ametrin si portasse una mano sul volto con espressione rassegnata. Era davvero così poco sveglio? Non poteva crederci, Erik ne parlava sempre così bene.
Evitò di sottolineare che "Jay" fosse la sua iniziale, limitandosi invece a sorridergli, ringraziando di non trovarsi in un anime giapponese o in quel momento sarebbe apparsa una gocciolina di fianco a una delle sue tempie.
Quando finalmente il fumo parve ridursi, Josh si staccò dal calorifero e allungò la mano per aprire la porta del cubicolo, ma le parole di Jesse lo fermarono. Le sopracciglia del moro si inarcarono nel vedere la bacchetta nelle mani dell'altro, al ché alzò le mani in segno di resa.
Che ne dici di calmarti? Mi stai mettendo ansia. E metti giù la bacchetta, amico, non c'è da preoccuparsi: l'Ashwinder non è pericoloso, se anche non gli facessimo niente svanirebbe nel giro di un'ora da solo. Quanto alle uova, se congelate non danno alcun problema, altrimenti...
Altrimenti avrebbero dato fuoco a tutto, ma questo evitò di dirlo, prima di far venire un infarto all'opale.
Beh, insomma, vediamo, no?
Sorrise e si decise a spalancare la porta. Si avvicinò quel tanto che bastò a dare un'occhiata all'interno del secchiello con espressione speranzosa ma, quando vide che c'era soltanto cenere e brace, tornò indietro deluso e affranto.
Pericolo scampato, Jay, ci riproverò stasera in Sala Comune.
Evidentemente non valeva barare. Si recò verso l'ingresso del bagno e tirò fuori la bacchetta, puntandola in direzione del cubicolo.
Ventus.
Sperava che Jesse si occupasse di spegnere ciò che rimaneva del fuoco, nel mentre lui avrebbe tentato di far cambiare aria più in fretta.
Attese che tutto fosse finito -solo in quel caso avrebbe rinfoderato la bacchetta e sarebbe tornato dal compagno- sorrise al giovane per poi porgli una semplice domanda.
E a te come va, bellezza? Novità?
Chiese con nonchalance, come se non avessero appena rischiato l'espulsione.. -
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Joshua B. Evans.
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In genere Josh non aveva alcuna difficoltà nell'affrontare qualunque argomento su cui si desiderasse intavolare un discorso, ad eccezione del suo malanno. Non si trattava di un qualcosa di eccessivamente grave, insomma, nulla di mortale o che gli impedisse di vivere la propria vita in maniera quasi del tutto normale, eppure non amava sbandierare ai quattro venti le proprie condizioni. I suoi compagni sapevano qualcosa a riguardo, in fondo lo vedevano sparire di tanto in tanto e, per evitare che iniziassero a pensare che fosse un lupo mannaro, il giovane Ametrin si convinse a spiegare la situazione, fornendo il minor numero di dettagli possibili.
D'altro canto, era normale affrontare momenti di quel genere; Jesse voleva essere gentile e Josh apprezzò questo tentativo, tanto da annuire alle sue parole e ridere subito dopo per il riferimento fatto a uno dei suoi anime preferiti.
Beh, in effetti se ce l'ha fatta lui, perché io no?
Non era proprio così semplice, in fondo non dimentichiamo che secondo quel cartone la nazionale del Giappone vinceva il campionato. Il discorso cadde in fretta, lasciando però qualcosa nella mente dell'Ametrin, che provò ad immaginarsi nuovamente in sella alla scopa con i colori, questa volta, della sua nuova Casa.
Non ebbe modo di fermarsi a rifletterci più del dovuto, poiché improvvisamente Jesse disse di volergli presentare sua nonna. Le sopracciglia del moro si inarcarono e l'espressione di palese incertezza sul suo volto dovette essere sufficiente per far comprendere a Jesse che l'altro aveva completamente perso il filo del discorso.
Sono certo che tua nonna sia una donna estremamente affascinante ma, Jay, non ti sembra un po' troppo avanti con l'età persino per me?
Naturalmente quell'amorevole sproloquio venne presto interrotto da quel che si preparava ad uscire dal secchio in fiamme. Jesse stava dando completamente i numeri e Josh dovette mordersi la lingua per evitare di rispondergli male. Se c'era una cosa che proprio non tollerava, era la preoccupazione laddove essa non aveva motivo di esistere.
Scelse, nonostante tutto, di rispondere pacatamente alle domande del ragazzo, mentre entrambi rimanevano in attesa di capire cosa si sarebbe liberato da lì a poco.
Ma naturalmente nel congelatore delle cucine, che domande! Dove tengo i resti dell'Ashwinder che sono riuscito a far nascere la scorsa settimana.
Ora stava un tantino esagerando, ma non poteva fare a meno di alimentare le ansie del compagno. Non riuscì a nascondere un ghigno divertito nonostante avesse realmente provato a farlo, e questo doveva essere sufficiente a Jesse per capire che stesse solo scherzando.
O forse no.
All'ennesimo avvertimento del Black Opal, Josh lo guardò quasi offeso dall'insinuazione neppure troppo velata.
Ma no, Jesse, perché dovrei mandarti a fanculo? Io lo dico per te: morirai giovane se continui a preoccuparti così.
E lui di certo non voleva esserne responsabile.
Alla domanda dell'altro circa il prossimo tentativo in Sala Comune, Josh mosse una mano come a scacciare un fastidioso insetto.
Intendo farlo di notte. Prima o poi ce ne sarà una in cui nessuno soffrirà di insonnia, non ti pare?
Non ne era del tutto sicuro: lui ed Erik erano i primi a non dormire nei rispettivi letti di tanto in tanto e non era certo che fosse per la stessa motivazione. Lo sguardo artico di Josh andò a soffermarsi finalmente su Jesse, abbandonando il secchio fumante, e rifletté sul fatto che, se l'Opale non fosse stato tanto paranoico, avrebbe iniziato a pensare che Erik si vedesse proprio con lui durante quelle notti... in fondo, i due avevano un rapporto assai particolari, in un certo senso complice e quasi simbiotico.
O forse stava esagerando e vedeva romanzi rosa anche laddove non ce n'erano.
Che volete farci? Era un tipo romantico in fondo.
Quando lo vide abbassare il capo e controllarsi la divisa a una sua semplice domanda, Josh iniziò seriamente a pensare che Jesse avesse qualche rotella fuori posto. Inarco il sopracciglio destro, incrociò le braccia al petto e si poggiò con la spalla contro lo spigolo del cunicolo, senza smettere di fissare l'altro, incuriosito.
Alle sue parole non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una mezza risata, passandosi poi una mano dietro la nuca. Iniziava a sudare.
Non ce n'è alcun bisogno, non preoccuparti. Non mi servono soldi, né ho problemi di alcun tipo... è che, a volte, mi annoio.
E amava fare esperimenti ed avere un gruzzoletto da parte, ma non era il caso di dirlo o al biondo sarebbe preso un infarto.
E, per la cronaca, non devi farti scrupoli con me: se merito una punizione o una sottrazione di punti, fa' il tuo dovere. Non ce l'avrei avuta con te e, laddove Erik avesse avuto qualcosa da ridire -cosa di cui dubito fortemente, in fondo mi conosce abbastanza bene ormai- avrei ammesso che era stata tutta colpa mia.
Sono un tipo corretto, sotto certi punti di vista, e non voglio che tu finisca nei guai per avermi fatto un piacere.
Combinare casini era una sua specialità, ma non voleva coinvolgere nessuno, soprattutto se si trattava di gente che alla fin fine gli piaceva.
Quindi, per cortesia, niente più favoritismi, Prefetto Lighthouse.
Fece l'occhiolino al compagno e sperò vivamente che questo non ricominciasse a guardarsi l'addome o il torace, per poi trovare la spensieratezza che gli serviva per prendere un nuovo discorso.
La tua domanda, però, mi fa sorgere un dubbio.
Sapeva che Jesse aveva pensato a Erik solo perché era un compagno di stanza di Josh, oltre che il suo primo vero amico lì dentro, però quella era una domanda che ormai lo assillava da un po' e, non avendo ancora avuto modo di domandarlo a Erik, perché non farlo con l'altro diretto interessato?
Non è che sei innamorato di Erik?
Insomma, se così fosse stato, avrebbe lasciato la stanza ai due ben volentieri di tanto in tanto, prendendo a braccetto Lucas e approfittandone per insegnargli a ridere un po'.. -
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Joshua B. Evans.
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Non poteva permettere che la sua condizione lo definisse. Erano parole che suo fratello maggiore gli aveva ripetuto più e più volte da quando erano venuti a sapere di quella strana malattia e, nonostante divenisse mortale sono nel momento in cui avesse intaccato il Sistema Nervoso, la madre di Josh non riusciva a darsi pace. Tuttavia, gli anni avevano continuato a scorrere serenamente e, con le accortezze del caso e un buon sorriso da parte del giovane mago, pareva che la famiglia avesse trovato un nuovo equilibrio.
Josh avrebbe voluto dare ragione a Jesse, ma sapeva bene di non poterlo fare e così, per non mettere a disagio il compagno, si limitò a ridacchiare e ad annuire, mentre lo sguardo cristallino scorgeva nel volto dell'altro un'innocenza e un'ingenuità rare in un ragazzo della loro età.
L'Ametrin apprezzò tal cosa, ma evitò di sottolinearlo, distogliendo lo sguardo e facendo così cadere l'argomento.
Non seppe come finirono a parlare della nonna di Jesse e delle manie omicide di quest'ultima, ma Josh non poté fare a meno di scoppiare a ridere alle parole dell'altro e finì per portarsi entrambe le braccia alla pancia, rischiando di cadere a terra per le eccessive risate. Iniziava a comprendere come mai il ragazzo fosse venuto su a quel modo, terrorizzato dal mondo e sempre sull'attenti... con una nonna così, probabilmente anche Josh sarebbe stato terrorizzato anche solo di svoltare l'angolo.
Non puoi essere serio! Dai! E comunque in genere piaccio alle nonne dei miei amici, dunque sono sicuro che non mi sparerà. Potrebbe persino preferirmi a te come nipote.
Ammise tra una risatina e l'altra, per poi raccogliere una lacrima beffarda e ridarsi un contegno. Quel Jesse era davvero fuori dal mondo, un ragazzo decisamente particolare e Josh non poté fare a meno di chiedersi cosa vedesse Erik in lui. Sia ben chiaro, non che l'Ametrin non lo considerasse un tipo con le carte in regola, figurarsi, ma era curioso di sapere quale sfaccettatura di quel carattere tanto particolare avesse colpito Erik.
La vuoi smettere? Le mie strategie sono sempre valide!
Disse alzando la voce per soverchiare quella dell'altro.
"Dio! Si comporta come una ragazzetta isterica."
Pensò lì per lì mentre attendeva di capire come fosse andato l'esperimento a cui aveva dedicato l'intera mattinata, sorvolando che, dopo quelle ore, probabilmente il resto dei ragazzi del suo corso lo avrebbero considerato anche incontinente. In fondo, non aveva già abbastanza grane a cui pensare?
Come se quello fosse un momento come tanti altri, in cui due ragazzi si incontrano in un bagno e danno il via a una Terza Guerra Magica per colpa di un Ashwinder che, per la cronaca, non era neppure nato, si iniziò a parlare di hobby e tempo libero. A quanto pareva, Jesse riteneva i passatempi di Josh alquanto pericolosi, oltre che anormali, ma il moro si strinse nelle spalle arricciando il labbro inferiore: tendeva a divertirsi solo facendo qualcosa di estremo.
Per l'ennesima volta: non stavo cercando di incendiare la scuola.
Lo disse con poca convinzione, in fondo stava iniziando a pensare che Jesse non lo ascoltasse per davvero. Quando l'argomento però si spostò sulle ragazze, il biondo attirò irrimediabilmente l'interesse dell'altro. Era pur sempre un adolescente. Ma all'osservazione secondo cui le ragazze fossero pericolose ma non tanto da scottarsi, il sopracciglio destro di Josh si inarcò, e il ragazzo si chiese quante e che tipo di esperienze Jesse doveva aver avuto con le ragazze. Nessuna delusione amorosa? Non del tutto anomalo a diciassette o diciotto anni, ma allora perché considerarle pericolose?
Lo vide finalmente ridere, ma questo si verificò quando iniziarono a parlare di Erik. A quanto pareva, notò il giovane Ametrin, la fiducia e l'affetto che Jesse nutriva nei confronti di Erik erano oltremodo smisurati, tanto da dar fiducia persino a lui. Erik si fidava... Erik era un buon amico per Josh, e questo era sufficiente a quest'ultimo per considerare Jesse come uno a posto. In fondo, non aveva fatto anche lui affidamento sul compagno di stanza per esprimere una sentenza sul ragazzo che gli stava di fronte in quel momento.
Quando la domanda sorse spontanea alle labbra di Josh, il ragazzo desiderò quasi di averle dato voce prima. A quanto pareva non era un dubbio sorto solo a lui quello che tra Jesse ed Erik ci fosse qualcosa di più rispetto a una normale amicizia, tuttavia quasi gli dispiacque notare quella reazione nel compagno.
Che si fosse sbagliato?
Restò ad ascoltarlo in silenzio, assimilando ciò che era il loro rapporto e tentando di comprendere. Josh era un tipo che chiacchierava moltissimo, ma era anche in grado di ascoltare quando una cosa lo interessava sul serio, e capire Erik e il suo migliore amico gli interessava realmente.
Sta' calmo, tigre, chiedevo e basta.
Ammise alzando le mani in segno di resa e mordendosi l'interno della guancia prima di parlare nuovamente a sproposito.
Per la cronaca, se non te ne sei reso conto, hai detto che Erik non potrebbe mai interessarsi a uno come te, non il contrario.
Eh sì, lo aveva notato. Infilò le mani in tasca ma non si mosse da quel suo appoggio improvvisato, incrociando le caviglie e continuando a guardare l'altro negli occhi. Aveva tenuto in conto che con quell'atteggiamento avrebbe persino potuto metterlo in imbarazzo, ma quasi non gli importava. In quel momento voleva parlare con Jesse e desiderava capire ciò che fino a quel momento aveva solo iniziato a supporre.
Non voglio tirarti fuori cose tanto intime, ma, affinché tu lo sappia, non ci vedrei nulla di male.
E su questo non aveva alcun dubbio. Tuttavia, quando l'altro gli diede la sua benedizione per poter stare con Erik, Josh sgranò gli occhi e impallidì. Si era forse espresso male? Domandando a Jesse cosa provasse per il suo compagno di stanza aveva forse lasciato intendere di essere lui quello interessato a Erik?
MA SCHERZIAMO?!
Io? Io interessato ad andare a letto con Erik? Che cazzo vai dicendo?!
Seppur avesse detto di non aver problemi con i ragazzi a cui piacevano altri ragazzi, si sentì quasi offeso nel sentirsi dire di poter provare lo stesso. Si staccò dallo stipite e diede un leggero colpo alla porta del cunicolo con la mano chiusa a pugno, lanciando a Jesse uno sguardo che risultò un mix tra l'irritato e il divertito. Una leggera risata vibrò tra loro e il moro scosse la testa quasi esasperato.
Se è un tuo modo per capire se mi piacciono i ragazzi, beh, potevi chiedermelo direttamente.
Strizzò l'occhio al compagno e non riuscì a evitare di scherzarci su.
Preferisco le ragazze, ma forse per te potrei fare un'eccezione.
Ammise stringendosi nelle spalle.
In fondo si era già proposto a Blake. Un ammiratore in più non avrebbe fatto alcuna differenza.. -
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Joshua B. Evans.
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Decisamente, si disse Josh, qualcosa nella famiglia di Jesse era andato storto. E non intendeva che il compagno fosse sbagliato in qualche modo, figurarsi, semplicemente in quel momento comprese il perché fosse tanto strano in determinate circostanze. Persino lui avrebbe avuto qualche problema nel crescere con una nonna che girovagava per casa con un coltello dietro la schiena. Nel riflettere su questo particolare, un brivido di terrore lo percorse lungo tutta la spina dorsale e provò quasi pena per il Black Opal.
Dico quasi, perché quando l'altro gli propose di sfidarsi in una gara di colpi di pistola e nodi da marinaio, Josh non poté più provare alcuna compassione per lui. Non poteva essere serio... o sì?
Sulla sparatoria ci sto, ho una buona mira e una mano ferma, ma sui nodi... penso mi batteresti a occhi chiusi e, poiché odio perdere, rifiuto l'offerta e vado avanti.
Gli rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle e rivolgendogli un sorriso. Com'erano partiti dal litigare per un Ashwinder mai nato e finire per parlare di nonne e di come ottenere il loro amore? Jesse Lighthouse era un vero mistero e forse per questo Josh lo trovava tanto interessante. Ma fu ciò che accadde poco tempo dopo a fargli scattare qualcosa.
Josh era un ragazzo a cui piaceva scherzare, era forse quello il suo hobby preferito, persino più amato del tentare di dar fuoco alla scuola -ma badate, non stava realmente cercando di incenerire Hidenstone, in fondo quella scuola gli piaceva!- e non per niente pochi giorni prima aveva scherzato su Blake proprio circa l'argomento in questione: il giovane Ametrin era piuttosto convinto, a differenza di Jesse, di provare una forte attrazione per le donne, dunque non temeva di mettere a rischio la propria virilità solo per qualche battuta innocente a sfondo sessuale con un altro ragazzo.
Eppure, se Blake aveva risposto alle sue aspettative, lo stesso non si poté dire di Jesse. Il moro di certo non si aspettava una reazione come quella e, nello scorgere l'incarnato del ragazzo tingersi di rosso, non poté fare a meno di assottigliare lo sguardo per un momento. Che ci avesse realmente azzeccato?
Ora, andiamo per gradi: Josh non era cattivo e non era un bullo, anzi, non c'era classificazione più lontana di quella per descriverlo. Tuttavia, era indisponente, ribelle e a tratti persino fastidioso, amava mettere in imbarazzo le persone, ma solo fino al passo che precedeva il disagio allarmante. Arrivato a quel punto, in genere, faceva un paio di passi indietro.
Ma in quel momento, l'unico che si apprestava a fare qualche passo indietro era Jesse. E quella reazione attirò Josh inevitabilmente verso di lui.
Beccato, Lighthouse.
A ogni passo indietro di Jesse, corrispondeva un passo in avanti di Josh, il quale, al balbettio imbarazzato dell'altro, rispose con convinzione.
Oh, beh, avrai capito che non sono esattamente il tipo da cose normali.
E su questo nulla da ridire. Il sorriso che gli si dipinse in volto era nulla paragonato allo sguardo che, prima ancora che lo facesse lui fisicamente, inchiodò Jesse alla parete che aveva alle spalle. Il biondino si fermò poco prima di sbatterci contro e finalmente riuscì a sollevare lo sguardo che, fino a quel momento, temeva di mostrare a Josh.
Lui, per tutta risposta, fece un altro passo, fino a trovarsi a una decina di centimetri di distanza dal compagno.
Se Erik lo avesse visto, ne era certo, lo avrebbe preso a pugni.
Non vuoi altro perché forse sai che non potrebbe darti più di quanto già non stia facendo.
Il suo tono di voce si fece improvvisamente serio e lui pareva non avere alcuna intenzione di lasciar respirare Jesse, incastrato tra il corpo del moro e la parete, seppur ancora non vi fosse alcun contatto con nessuno dei due ostacoli.
Erik ti sta dando tutto... tutto ciò che ha, tutto se stesso. E' un buon amico, non ti pare?
Aveva sentito parlare di un rituale che avveniva tramite una runa particolare, un legame magico e molto antico che avrebbe segnato due animi per il resto della propria esistenza. Erik e Jesse stavano realmente pensando di sottoporvicisi. E lui non riusciva a comprendere cosa li muovesse a fare una cosa tanto sciocca.
Fu l'ultima affermazione di Jesse a colpire l'altro più di qualunque altra parola avesse detto fino a quel momento. Era palese di cosa stesse parlando, era così ovvio che quasi Josh si sentì in colpa nell'averglielo tirato fuori a quel modo.
L'avambraccio destro del moro si sollevò e andò a poggiarsi contro la parete alle spalle di Jesse, proprio al lato della testa di quest'ultimo. Quel gesto costrinse Josh ancora più vicino all'altro che, per forza di cose, sarebbe finito addossato a ciò che gli stava alle spalle.
Forse è arrivato il momento di scoprire qualcosa in più su di te, non trovi?
Stava esagerando, ne era consapevole, eppure per qualche strano motivo non aveva alcuna intenzione di frenarsi: aveva un obiettivo in mente e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo. Di certo si sarebbe divertito molto meno se fosse entrato qualcuno in quel momento e li avesse visti. D'altronde, però, la sua reputazione non sarebbe stata scalfita da una chiacchiera simile, nessuno avrebbe creduto che in ciò che stava accadendo ci fosse più di quel che in verità c'era.
Forse dovresti solo trovare il coraggio di fare ciò che vuoi tu e non ciò che la gente pensa sia giusto per te.
E nel dire quelle ultime parole, a un palmo dal volto di Jesse, l'Ametrin continuò a guardarlo imperterrito, senza abbassare mai lo sguardo e scrutandolo con occhi di ghiaccio.. -
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Joshua B. Evans.
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La verità è che potremmo star qui a disquisire su cosa Josh sapesse o non sapesse fare, chiarire il fatto che non sapesse sparare davvero, se non per la poca esperienza maturata nei videogame fin da bambino, ma a nessuno importerebbe.
Ciò che accade poco dopo, in effetti, fu sufficiente a far sì che neppure Josh si interessasse più a quanto accaduto fino a quel momento, fino a poco prima che ponesse una domanda cruciale a Jesse, mettendo così il giovane Opale in evidente imbarazzo. Si è già precisato come Josh non fosse affatto un cattivo ragazzo, al contrario, nella sua mente brillante ma a tratti caotica, stava solo cercando di far comprendere a Jesse che non ci sarebbe stato nulla di male se per caso avesse provato interesse per qualcuno del suo stesso sesso. Josh non era suo amico, non nel senso stretto della parola, ma non era cieco né sciocco: vedeva come il ragazzo osservava Erik -non avrebbe mai pensato che persino Blake potesse essere un suo punto di riferimento, ma essendo compagni di stanza poteva immaginarlo- ed era certo che avrebbe fatto di tutto per imitare l'amico, in qualsivoglia ambito o direzione.
E parlando con lui durante quei minuti ininterrotti, Josh non poté non pensare che si trattasse di un ragazzo terribilmente confuso e indeciso. La qual cosa gli fece quasi pena, un sentimento che detestava provare, soprattutto se rivolto a un altro essere umano. E fu forse questa irritazione a smuoverlo verso Jesse, a inchiodarlo in un angolo non fornendogli più alcuna via di scampo.
In trappola, ecco come lo aveva ridotto, non tanto fisicamente quanto emotivamente.
Un'emozione che non augurava a nessuno, in un certo senso, e pur sapendo di stare esagerando, non riuscì a frenarsi: perché quel ragazzo non poteva semplicemente mostrarsi per quello che era?
La verità era che quella lieve e improvvisa ossessione era dettata da un particolare che Josh non aveva mai notato prima: Jesse era in un tutto e per tutto simile a una ragazza, con eccessive paturnie, domande irrisolte e timore di apparire diverso da ciò che il mondo si aspettava di vedere. Era terribilmente insicuro e tale dettaglio avrebbe potuto far sì che il biondino acquisisse le simpatie di Josh, eppure non andò propriamente secondo i piani.
L'Ametrin lo sentì fremere, respirare a fatica e balbettare, mentre non sempre i suoi occhi erano in grado di incontrare quelli glaciali di Josh. Quest'ultimo, nel mentre, non accennava a muoversi, né per lasciargli maggior raggio d'azione né, men che meno, per ridurglielo.
Stava bene lì dov'era.
Alla domanda di Jesse, Josh non riuscì a trattenere un ghigno.
Farti da cavia? Beh, potrebbe essere un'idea... mi definiscono un bel bocconcino.
Lo disse in quel che gli parve essere un sussurro, ma la sua espressione parlava piuttosto chiaramente: credeva davvero di essere un bel partito, ma pareva non prendere seriamente ciò che Jesse sembrava provare in quel momento.
Poi, finalmente, qualcosa scattò e Josh trattenne il fiato, curioso di vedere come si sarebbe risolta la faccenda. Sentì le mani di Jesse sfiorargli il petto e a quel contatto, se in un primo momento trasalì -non se lo aspettava- successivamente rimase immobile, lasciandolo fare. Inclinò la testa lateralmente, come a studiare le espressioni del ragazzo che per la prima volta pareva tentare di scoprire se stesso, più che la persona che stava saggiando col tocco. Lo lasciò fare, si lasciò sfiorare e poi toccare, notando lo sguardo di Jesse stupito più del proprio, nel constatare cosa stessero facendo le sue mani. Il corpo di Josh si irrigidì nel momento in cui l'altro lo afferrò per la divisa e fece un passo verso di lui, lasciando che il petto di uno entrasse in contatto con l'altro e allora, proprio in quel momento, Josh percepì come dovesse sentirsi Jesse, cosa stesse provando e, credetemi, non poteva certo sbagliarsi: conosceva bene certe reazioni.
Fu preso talmente in contropiede che non ebbe il tempo di reagire quando le posizioni furono invertite e fu lui ad essere intrappolato nell'angolo, con il compagno più vicino di quanto avesse potuto immaginare.
Auch.
Jesse lo aveva sorpreso, doveva ammetterlo, e seppur si fosse dimostrato lui quello intraprendente e aperto a nuove esperienze fino a quel momento, non seppe più se fosse in grado di continuare quella scenetta.
Tuttavia non si mosse, non poteva fare la figura dello sciocco e soprattutto, nonostante tutto, non si sarebbe mai sottratto nel caso in cui Jesse avesse avuto la forza di eliminare la breve distanza fra loro. Josh non voleva baciare un ragazzo, lui si dichiarava piuttosto convinto di cosa o chi gli piacesse, ma non avrebbe mai fatto soffrire Jesse allontanandosi dopo essere stato lui stesso a provocarlo.
Che razza di idiota.
Fu allora che sentì il suo profumo, che percepì il corpo di un ragazzo così come non gli era mai successo in tutta la sua vita. Si domandò il perché avesse dato inizio a quel gioco e si rese conto che, forse, non voleva portarlo davvero fino in fondo... ma quella volta si era spinto davvero troppo oltre. Alla domanda di Jesse, le labbra dell'Ametrin si serrarono violentemente e gli occhi saettarono in quelli dell'altro, irritati. Schiuse la bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola quando vide il volto dell'altro farsi più vicino.
Cristo, sta succedendo davvero?
Mai scherzare col fuoco, Josh, e mai sottovalutare un Opale.
Potrebbe essere entrambe le cose.
E per un momento, solo per un folle momento, sentì il capo inclinarsi lievemente verso il ragazzo, in un tentativo che nessuno potrà mai ricondurre al desiderio di spaventare Jesse o a quello di catturare le sue labbra. Le sue palpebre si strinsero e per un attimo pensò di essere terrorizzato da quello che sarebbe potuto avvenire.
Ma non lo avrebbe rifiutato, non poteva fargli una cosa del genere.
Jesse si staccò e mise una distanza ragionevole fra lui e il compagno, lasciando finalmente Josh libero di respirare e ricominciare a ragionare lucidamente.
Lo sguardo dell'Ametrin, che di glaciale ormai aveva solo il colore, non abbandonò Jesse neppure per un secondo, ma all'apparenza il ragazzo tentò di sembrare calmo e per nulla turbato. Quello che disse Jesse aveva perfettamente senso e Josh si sentì un grandissimo stronzo ad averlo provocato fino a quel punto.
Si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo dal compagno, prima di sospirare profondamente e rispondere.
Te l'ho già detto, Jay, non devi scusarti per ciò che sei. Non sei strano, non sei sbagliato, sei te stesso e va benissimo così.
La sua voce era roca, motivo per cui tossì un paio di volte nel tentativo di schiarirsela. Si portò sopra a un lavandino e fece scorrere l'acqua fino a sentirla gelata tra le dita della mano destra, l'altra poggiata al lavabo per reggersi. Si bagno il retro del collo e la fronte, ne bevve un sorso e riavvitò il rubinetto.
Quella sì che era stata una giornata movimentata.
E poi, di cosa dovresti scusarti? Non è successo niente.
Disse, come a voler sottolineare che non avrebbe detto a nessuno ciò che era effettivamente accaduto.
Molto più di niente.. -
..
-
Joshua B. Evans.
User deleted
Difficilmente nella sua vita Josh aveva avuto difficoltà nell'esprimere ciò che provava. A nasconderlo sì, era piuttosto bravo e ne era consapevole perché lo aveva fatto più di una volta, in genere per non far preoccupare qualcuno o per cose di poco conto, ma non riuscire ad essere se stesso, beh, era un altro paio di maniche.
D'altro canto c'era una prima volta per tutto nella vita, e quella pareva essere la prima di un paio di volte che Josh non avrebbe mai desiderato vivere. E pensare che era iniziato tutto da uno stupido scherzo, un tentativo di far sì che il migliore amico di una persona a cui lui teneva potesse esprimersi senza timore, senza difficoltà... e com'era andata a finire? Che alla fine dei giochi ne uscivano entrambi perdenti, con nessun vincitore.
Bella merda.
Si passò più volte la mano sul volto, nel tentativo di rinfrescarsi con l'acqua o semplicemente per cercare di svegliarsi, quasi sperando che quanto era accaduto fosse solo un sogno senza alcun senso. Se qualcuno gli avesse chiesto come si sentisse, di certo avrebbe risposto di essere confuso e frustrato, incapace di comprendere e, diciamocelo, questo non gli capitava molto spesso.
Di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a Jesse attraverso lo specchio, ma non si voltò fino a ché non lo vide cedere e scivolare sul pavimento, affranto più di quanto avesse creduto possibile.
Ascoltò le sue parole e avrebbe voluto dirgli che non sarebbe stato difficile, ma a Josh non piaceva mentire e non lo avrebbe fatto per nessuna ragione al mondo, mai. Omettere la verità era un conto, ma raccontare bugie era fuori dalla sua portata.
Sospirò una volta e riavvitò la manopola dell'acqua fredda, poi rimase in silenzio a guardare un punto indistinto all'interno del lavabo, senza accennare a muoversi.
L'offerta di Jesse di ripulire lo fece sorridere: era una scusa per restare da solo o voleva semplicemente rendersi utile? In ogni caso Josh non avrebbe accettato: lui aveva combinato quel casino e lui avrebbe rimediato. E forse fu proprio quel pensiero a convincerlo a voltarsi verso il compagno e a guardarlo dall'alto, soppesando la prossima azione.
Perché reagisci così adesso? Piantala di essere dannatamente servizievole.
Il tono aspro che gli uscì fu qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, quasi non lo riconobbe come suo. Tentò dunque di alleggerirlo e per la frustrazione fece schioccare la lingua contro il palato, portandosi una mano tra i capelli e sospirando affranto. Quella sì che sarebbe stata una bella gatta da pelare.
Mentre Jesse gli chiedeva di mantenere riserbo sul fatto che fosse lì e in quelle condizioni, Josh si limitò ad annuire. Non se la sentiva di rimproverarlo, non dopo averlo sentito parlare con quel filo di voce.
Se non vuoi che lo faccia, non lo farò. Non lo avrei fatto in ogni caso.
Disse con un tono molto più morbido, quasi volesse rassicurarlo sul fatto che non avrebbe detto nulla di quei minuti appena trascorsi. In silenzio si avvicinò al cubicolo in cui aveva sostenuto l'esperimento e pulì il tutto, facendo sparire ciò che non doveva esser visto. Poi, quando finì, si avvicinò a Jesse e fu indeciso se dirgli o meno qualcosa.
Alla fine optò per un ennesimo sospiro e, sfilando una delle mani dalle tasche, gliela passò tra i capelli per scompigliarglieli.
Ci vediamo, Jay.
E se ne andò, non voltandosi più indietro e pensando che avrebbe fatto bene a dimenticarselo quel pomeriggio. Avrebbero fatto meglio a dimenticarlo tutti e due..