Sorry, I have to pee.

Jesse

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Joshua B. Evans
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    original


    L'
    accademia di Hidenstone era ricca di storia e magia, soprattutto di quest'ultima era impregnata fin dalle fondamenta ai tetti, punto da cui, per altro, si godeva di una vista mozzafiato che includeva la foresta circostante e i tetti più alti del villaggio di Denrise.
    Se qualcuno avesse desiderato ispezionarla come di tanto in tanto capitava di fare ai ragazzi del primo anno, ci si poteva imbattere in statue parlanti, passaggi segreti, stanze che fino a un'ora prima non si trovavano in un determinato punto del castello e labirinti incantati. Insomma, all'interno di quelle mura e anche al di fuori esistevano luoghi incantati a cui nessuno, neppure un mago, avrebbe potuto guardare con sufficienza.
    E poi c'erano i bagni.
    Certo, con il loro perché sicuramente e di solito anche ben puliti, nonostante la miriade spropositata di studenti ad utilizzarli nello stesso giorno, ma di certo non il luogo ricco di fascino che quel giorno, secondo Joshua, essi avevano assunto.
    Se ne stava lì, seduto nel cubicolo più distante dall'ingresso, con la porta socchiusa per assicurarsi che non arrivasse nessuno o, per lo meno, per essere certo di riuscire a liberarsi in tempo di ciò che stava facendo.
    E a tal proposito, che stava facendo?
    Aveva letto nel libro di testo di Cura delle Creature Magiche che, lasciando un fuoco magico incustodito per un certo periodo di tempo, dalle sue ceneri sarebbe nato un Ashwinder. Ora, questo spiega il perché Josh si fosse recato ne bagni quella mattina con un secchio di ferro, legna secca e polvere volante. Cosa c'entrava la polvere volante? Beh, per far sì che il fuoco fosse magico, serviva una sostanza magica che lo rendesse tale e, poiché la maggior parte di Ashwinder nascevano a seguito dell'utilizzo della Metropolvere, non era difficile fare due più due.
    Quel giorno Josh pareva essere particolarmente incontinente, e infatti chiedeva ad ogni docente di poter andare in bagno almeno due o tre volte durante la sua ora, e la cosa buffa era che non mentiva affatto. Complice il suo stato di salute, nessuno avrebbe osato dirgli di no, ma qualcuno era addirittura arrivato a chiedere ai Prefetti di andare a controllare dove andasse e, sempre nel rispetto della parola data, Josh si recava veramente in bagno, ma a controllare che niente prendesse fuoco.
    Fu dopo l'ultima ora del mattino che il ragazzo, sgraffignando un paio di tramezzini dalla Sala Grande -e una coscia di pollo e un pezzo di formaggio e una bistecca di agnello su una fetta di pane- andò a consumare il suo lauto pasto nei bagni, proprio fuori dal cubicolo in cui ardevano le fiamme.
    La legna si era quasi esaurita, motivo per cui a breve sarebbe dovuto nascere l'Ashwinder, o almeno così sperava dato che non era certo che attendere fuori dal cubicolo bastasse a rendere il fuoco "incustodito".
    Spalancò la finestra alle sue spalle e lasciò che i primi segnali di fumo venissero risucchiati via dalla brezza autunnale, mentre con il libro di Cura delle Creature Magiche in una mano e il pezzo di formaggio nell'altra, attendeva che il tempo scorresse.
    Gli Ashwinder non erano pericolosi, in verità svanivano poco dopo la loro apparizione, ma era ciò che lasciavano al posto del fuoco a interessare il giovane. A quanto pareva, le uova della creatura congelate avevano un immenso valore e potevano essere utilizzate in vari modi nel campo della medicina. Avrebbe dovuto riconoscerle con facilità: quando l'Ashwinder fosse scivolato fuori dal cubicolo, lasciando dietro di sé una scia di cenere, avrebbe dovuto prenderlo e lanciarlo (letteralmente) dalla finestra, in modo che non incuriosisse qualcuno all'interno del castello; poi avrebbe preso con sé le uova che, se lasciate com'erano state generate, avrebbero dato fuoco all'intero edificio, e le avrebbe portate in cucina con l'aiuto di Erik -al quale non aveva ancora detto nulla- in fondo non sarebbe stata la loro prima volta quella. Non sarebbe stato difficile trovare un congelatore, ma forse sarebbe stato meglio provvedere grazie all'aiuto della bacchetta.
    Oh beh, avrebbe avuto modo di rifletterci su.
    E nell'attesa, doveva solo far caso al fatto che qualcuno potesse entrare in bagno e avvertire il malcapitato dell'inagibilità di quei cubicoli.
     
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    'Devo andare in bagno, devo andare in bagno!'
    Jesse era una mente semplice, a tratti molto influenzabile, e quella era stata una mattinata strana, a causa di Joshua. Il ragazzo non brillava per sanità mentale e fisica, tuttavia quella mattina pareva proprio che i suoi reni stessero facendo gli straordinari, tanto che finì coll'accompagnare l'altro in bagno un paio di volte sulla quindicina in cui vi era andato.
    Non era mai andato in bagno quando aveva scortato l'Ametrino e in vero non ci era andato neanche prima di pranzo, semplicemente aveva registrato il fatto di essersi recato in bagno, facendo prendere al suo cervello bacato l'infelice conclusione che lui lo avesse adoperato e dunque non ne avesse bisogno.
    Tutto perfetto, almeno finché la sua vescica gli ricordò come fossero ore che tracannava liquidi senza svuotarla, cosa che la stava rendendo fastidiosa, generando nel ragazzo un bisogno quanto mai urgente.
    Il Black Opal era ancora in Sala Comunque quando per la sua vescica era venuto quel particolare periodo della giornata, obbligando il ragazzo a chiudere baracca e burattini, schizzare in piedi e congedarsi da tutti.
    Nella sala per motivi di decoro si trattenne, ma non appena varcò la porta il suo passo si fece lesto, riflettendo l'urgenza e la fretta che percepiva.
    'BAGNO!' come un falco su una preda o un Erik mannaro su un docente di cura delle creature magiche (?), Jesse si lanciò contro la porta del bagno, spalancandola di colpo con un sollievo pari a quello che avrebbe provato nel calarsi la zip dei pantaloni, cosa che sarebbe avvenuta un secondo dopo, non avesse visto Joshua.
    "Joshua! Ciao, ma cosa..." senza parole il ragazzo fissò l'altro, arrivandogli poi alle narici un sentore di fumo "Ma... cosa stai facendo?!" esclamò lui, avviandosi verso la porta, ma dovendo poi portarsi una mano al pacco, per strizzarlo con una certa forza nel mentre si contorceva.
    "Ok, facciamo che ti do un minuto per pensarci!" concluse lui indicando l'altro e chiudendosi in un altro bagno diverso da quello in fiamme, potendo così, finalmente, rilassarsi.
    'Aaaah, finalmente...' l'urgenza era enorme e Joashua avrebbe potuto sentire un poderoso getto scrosciante dalla durata piuttosto consistente, tale per cui il prefetto ebbe modo di rilassarsi, sentirsi sollevato e quindi focalizzarsi sul problema 'OK... diciamo che sta facendo qualche casino... però dai, Joshua è compagno di stanza di Erik, non sarà una bomba... ci sarà una spiegazione no?' iniziò lui a riflettere nel mentre lo scrosciare le suo sollievo proseguiva 'Però... è da stamattina che rompe le palle con il fatto che deve andare al bagno... quindi è da un po' che ci sta lavorando...'
    La vescica lavorava quasi quanto le sue rotelle, ma la prima concluse in anticipo rispetto la seconda, anche se di poco. Il ragazzo ripose l'arma del delitto e tirò su la zip, quindi uscì dal bagno con fare imperioso "Ok, minuto trascorso!" in verità ne erano passati anche quattro o cinque "Dimmi cosa c'è lì dentro, cosa vuoi combinare e soprattutto se hai pensato che potevi dar fuoco al castello e già che ci sei dammi una buona ragione per cui non debba toglierti dei punti. E... oh, sì, giusto, dimmi anche se è per quella roba che è tutta la mattina che vieni in bagno!"
    Il tono di voce del ragazzo era deciso, forse preoccupato quasi, forse perché in vero non sapeva bene cosa fare in quella situazione e il fatto che stesse chiedendo spiegazioni anziché visionare e agire in prima persona forse ne era sintomo.
    'Le mani...' con una smorfia, Jesse realizzò di non essersi lavato le mani dopo aver urinato, sicché, silenziosamente, si voltò e si recò ad un lavello, che aprì, iniziando a sciacquarsi le mani "Seriamente Joshua, sembri uno furbo, perché ti se messo ad appiccare fuoco all'accademia? Pensi davvero che Ensor non aspetti altro per appiccare fuoco anche a te?"
    In effetti i docenti della scuola non erano famosi per la loro malleabilità, sicché il sospetto e l'apprensione di Jesse si facevano alquanto coerenti.
    Si lavò le mani con calma, specchiandosi ed osservando tramite la superficie riflettente anche l'altro, poi con calma le asciugò e tornò ad osservare il compagno di stanza di Erik. Incrociò le braccia e quindi rimase in attesa: non appariva troppo arrabbiato, ma era chiaro che volesse una risposta e la volesse convincente, per lui, ma forse anche per sé stesso.
    RevelioGDR
     
    .
  3. Joshua B. Evans
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    original


    M
    olte, moltissime cose al mondo avvenivano senza che vi fosse una ragione sensata a spiegarle. Alcune di esse semplicemente accadevano, senza che dietro avessero un ragionamento logico o coerente con esse, mentre altre potevano essere spiegate e comprese. Ecco, ciò che Josh stava facendo, in effetti, era mosso da qualcosa di assolutamente spiegabile, forse un po' meno comprensibile.
    Quando Jesse, migliore amico di Erik e Prefetto dei Black Opal, entrò nel bagno in cui Josh stava pranzando e conducendo un esperimento, l'Ametrin si rese condo di dover trovare una spiegazione più che valida per ciò che stava combinando. L'Opal parve non comprendere fin dove la genialità del giovane mago potesse spingersi, così quest'ultimo tentò di spiegarsi, ma l'impellente necessità dell'altro di usare il gabinetto fu preponderante, così Josh gli fece un cenno d'assenso col capo e gli concesse di urinare.
    Era trascorso più di un minuto da quando Jesse era sparito oltre la porta di uno dei cubicoli, e lo scrosciare dei suoi liquidi testimoniava il fatto che fosse vivo, ma Josh iniziò a preoccuparsi quando, a distanza di un altro paio di minuti, non lo vide risorgere. Fu quasi sul punto di andare a controllare che andasse tutto bene, ma quando l'Opal uscì da lì non vi fu alcun bisogno che l'altro scoprisse cose di cui preferiva rimanere all'oscuro.
    Ancora poggiato contro il calorifero e con le spalle tenute fresche dalla brezza autunnale, il diciassettenne strappò un pezzo di carne dalla coscia di pollo che aveva portato con sé e si preparò a rispondere.
    No-vicovdo già hiù la pima domanda.
    Disse sbocconcellando il quarto di coscia che aveva in bocca. Terminò di masticare e, soddisfatto del lauto pranzo, lanciò l'osso residuo nel cestino a pochi metri da sé, facendo ovviamente canestro.
    Dunque, andiamo per gradi: lì dentro c'è un fuoco magico. Perché? Perché a breve un Ashwinder si genererà da esso e io potrò tenermi le sue uova e congelarle. Sai quanto vale un uovo di Ashwinder?
    Non che potesse diventare ricco, ma ci avrebbe guadagnato qualcosa e, cosa molto più importante, avrebbe potuto utilizzarle nella realizzazione di pozioni clandestine o illegali. D'altro canto, preferì evitare di dar voce a certi piani di fronte a un Prefetto.
    Sulla ragione per non togliermi punti non saprei, ma non ricordo che ci sia un regolamento specifico che vieti di dar vita a un Ashwinder.
    Certo, ma non vi era scritto neppure di non poter dare fuoco alla scuola, eppure era vietato. Si strinse nelle spalle evitando di dar voce a certi pensieri scomodi e fece un gran sorriso all'altro.
    Ah no, c'era un'altra domanda prima, qual era? Oh, certo: non sto dando fuoco al castello! Ma che hai in quella testa, non sono mica un piromane!
    Lo disse con espressione oltraggiata e il capo iniziò a scuotersi in segno di resa. Ma come poteva Jesse pensare a cose simili? Josh non era mica un pazzo scriteriato che faceva le cose senza pensare alle conseguenze.
    No, in realtà era proprio quel genere di persona, ma il più delle volte stava attento.
    E infine, sì, era per questo che continuavo ad andare in bagno oggi. Lo hai detto tu, Jey, sono un tipo furbo, dovevo tenere il fuoco sotto controllo.
    Si mise le mani in tasca e incrociò le caviglie, rivolgendo al ragazzo un sorriso divertito. Sapeva di poter perdere dei punti, ma non gli importava: ne guadagnava già abbastanza con lezioni e compiti, non sarebbe andato certo in rosso per quella bravata. Attese che l'altro andasse a lavare le mani e nel frattempo realizzò che avrebbe potuto ripetere l'esperimento, se mal riuscito, una volta tornato nei dormitori e magari utilizzare il più sicuro camino; poi lo vide tornare e, come per magia, il fumo provenienze dal cestello in ferro in cui bruciavano le fiamme poco prima si ridusse. Il crepitio del fuoco era ormai quasi inesistente.
    Pare che ci siamo.
    Disse tra sé e sé, mentre la voce di Jesse lo costrinse a riportare su di lui sguardo e attenzione.
    Mh?
    Oh, certo, il professor Ensor. Bah, quell'uomo odiava tutto e tutti e avrebbe messo Josh nei casini non appena avesse potuto, ma mica per questo lui avrebbe smesso di vivere. Si strinse nelle spalle e con molta nonchalance rispose.
    E' solo un uomo frustrato e borioso, non mi importa di quel che mi farebbe.
     
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Jesse era un ragazzo serio e prendeva molto seriamente il suo impegno da Prefetto.
    Solo che poi tra dire e il fare c'era di mezzo la sua testa, o, come in quel caso, la sua vescica, e diciamo che la sua credibilità assumeva un tocco molto affine al rosso per Tiziano Ferro.
    Jesse espletò i propri bisogni e tornò dal ragazzo - lavaggio delle mani permettendo - puntando il dito contro il ragazzo nel mentre lo osservava appoggiato al calorifero (si augurava spento) chiedendosi quanto fosse igienico mangiare in un bagno. Ben presto decise che forse aveva altre questioni più urgenti, e domande più impellenti.
    A ricordarsele.
    'Uh, e secondo te io me le ricordo?' tra ansia e natura, Jesse era entrato in modalità esame una volta varcata la soglia di quel bagno: aveva mitragliato un po' di domande a sentimento e poi si era accuratamente scordato tutto, sicché fissò l'altro con occhi un po' più spalancati dello standard. Dischiuse un attimo la bocca (facciamo anche cinque o sei) e poi incrociò le braccia "Non prendermi in giro e rispondi!" boffonchiò lui, tentando quello che era chiaramente un bluff, ma ehi, era compagno di stanza di Blake, qualcosa doveva aver pur imparato in un anno no?
    Perché state tutti pensando che Jesse abbia passato all'altro la sua vena suicidiaria? Oh, suvvia, quisquilie: Blake Barnes faceva cazzate dal 2002! Jesse era solo il compagno perfetto (?).
    "E non si parla con la bocca piena... Neanche al cesso!" esclamò poi, in continuazione con il discorso precedente.
    Bravo Jesse, questa era una buona rimostranza, cuoricino mio! Continua così!
    Anche Jesse concordò col narratore di aver fatto un richiamo sensato e per un istante si sentì quasi nel suo ruolo. Poi si ricordò chi era "Canestro. Fico! Mai pensato alla squadra di quidditch?" chiese lui distrattamente, già dimentico del suo ruolo o della condizione di salute del ragazzo (a sua discolpa, per lui Lupus era il termine latino per indicare un canide selvatico).
    Valutate le dote atletiche dell'ametrino, Jesse tornò ad osservare l'altro che, concluso lo spolpamento del proprio pollo, provvide a spolpare lui. Sì, ecco, rispondergli, ci siamo capiti no?
    Parti soft il ragazzo, e questo andava bene a Jesse, sia perché sapeva cosa doveva rispondergli (e lui era ancora un po' come un pokemon dopo stordiraggio) sia perché in effetti stava rispondendo con la bocca vuota, quindi alla fine il suo lavoro, nonostante tutto, lo stava facendo, no?
    Joshua aveva evocato un fuoco magico per richiamare un ashwinder ed impossessarsi delle sue uova per congelarle e rivenderle.
    "Ah... ok..." esordì lui poco convinto, corrucciando la fronte "Maaaa questa cosa è legale? Nel senso, non è che ci arriva la protezione animali e ci fa un paiolo grosso come una casa per aver tipo maltrattato l'ashwinder e le sue povere uova in via di estinzione o che saranno in estinzione entro il duemilacinquanta a causa del climate change che porco il clero Trump non capisce una fava ed è solo un negazionista corrotto?" sì sì, non è un errore: non ci sono virgole, perché praticamente lui l'ha detto tutto d'un fiato. Il disagio non può badare a cose sottili come il respirare, tsk! (?) "Sì, ecco, non vorrei diventasse un casino: ne hai parlato con il prof Guymoore? E' uno tosto" così Jesse descriveva gli aspiranti suicidi "Saprebbe darti consigli e dirti cosa devi fare... che poi... sicuro che sia così facile? Non per insultare o dubitare di te eh, ma se fosse così facile... uh, non cucineremmo tutte le sere tutti uova di ashwinder"
    La risposta era che probabilmente sarebbero state le uova a cucinare loro, ma questo era un altro paio di maniche, e poi Joshua aveva ancora tante domande cui rispondere no?
    Joshua lo rassicurò che non stesse infrangendo alcun regolamento e lo rassicurò anche sul fatto che non volesse dar fuoco alla scuola, e anzi si sentiva offeso da una simile accusa, tenendoci a far presente come fosse davvero sveglio come aveva sostenuto l'altro ed infatti si fosse recato spesso al bagno facendo il falso invalido appunto per la propria e altrui sicurezza.
    Ora, sorvolando sul fatto che Jesse lo avesse definito sveglio per la profonda ragione di essere il compagno di stanza di Erik (serio, eh, non è una battuta!), il ragazzo si sentì in diritto di dubitare che appiccare un incendio senza il consenso di Brian Ensor ove egli poteva riporvi sopra uno studente fosse legale, per quanto a Joshua non sembrasse importargli, tuttavia accantonò un attimo il discorso per qualcosa a lui più cogente "Chi è Jay? Uh, fico, sono anni che nessuno mi chiama così!" no, non era quella la cosa importante, era solo un pensiero random passato per caso nel momento in cui aveva aperto la bocca "Senti, mai pensato che tu voglia darci fuoco a tutto, non mi pare che ammazzi animali e ti fai la pipì di notte..." sì, esitò un istante riflettendo sulla triade di MacDonald (non quello dei cheeseburger eh!) "Sì, ok, nel senso. So che non sei un serial killer e non sei un piromane, ma ecco, sai... neanche Blake voleva darsi fuoco e ... puf! Torcia umana e poi ha dovuto girare per il molo Yggdrasil mezzo nudo... sai... ecco, giocare col fuoco è un gran casino e non ho voglia di avere altri compagni di classe pronti ad iscriversi agli Hunger Games..."
    Lo scoppiettio del fuoco si fece più tenue, segno che l'esperimento di Joshua stava entrando nel vivo. Il ragazzo chiarì come poco fosse interessato ad Ensor e alle sue punizioni, ed infatti si focalizzò sul fuoco.
    Anche Jesse lo fece, ed infatti estrasse la bacchetta "Joshua... 'sta cosa mi piace davvero poco, te lo dico. Sai cosa sta facendo?" chiese lui pronto a lanciare un Aguamenti tattico.
    Il tono di voce dell'opale era cambiato, facendosi più serio, più tagliente, come il suo corpo, ora completamente in tensione "No so un cazzo dell'Ashwinder, sei sicuro che non dia fuoco a tutto e sei SICURO che anche le uova siano sicure? Non lo abbiamo ancora studiato - credo - e questo non mi fa credere che sia una bestiolina carina e simpatica!"
    Stava diventando isterico? Oh sì che stava diventando isterico: era lì, con un ruolo importante, e oggettivamente non aveva la più pallida idea di cosa fare di preciso, conteso tra curiosità, ansia e paura di deludere il ragazzo ma anche chiunque lo avesse nominato come prefetto 'Lui non ha paura di Ensor: NON POSSO FIDARMI DEL SUO SENSO DELLA MISURA!' pensava freddamente lui, seriamente motivato a fare il pompiere umano, salvo che Joshua non fosse riuscito in tempi brevi a sedarlo, o tutto non si fosse risolto in un non-nulla.
    RevelioGDR
     
    .
  5. Joshua B. Evans
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    original


    S
    e qualcuno gli avesse chiesto di definire Jesse con un'unica parola, quella sarebbe stata "carino". Sì, Josh considerava Jesse proprio carino, non nel senso che fosse attratto da lui, quanto più intenerito dai suoi modi e, quando lo vide restare a bocca aperta per qualche secondo e subito dopo avvertirlo di non prenderlo in giro, per poco Josh non si ritrovò con un pezzo di pollo di traverso.
    Tossicchiò un paio di volte, poi mando giù ciò che restava del boccone e si mise a ridere, reazione aggravata dalla lezione di buone maniere del Black Opal.
    Quando centrò il cestino e sentì Jesse esordire con una proposta per lui quanto più allettante, il giovane Ametrin aveva ancora la mano sospesa per aria, mentre lo sguardo andò a cercare di sottecchi il compagno. Aveva mai pensato di entrare in squadra? Certo che sì, peccato non fosse propriamente consigliabile.
    Ho giocato come Cercatore dei Grifondoro due anni fa, ma per il mio stato di salute non è consigliabile che mi sforzi tanto. Tuttavia, magari potrei partecipare come riserva, giusto per svagarmi.
    La cosa non gli andava per nulla a genio, ma se voleva seguire la sua passione proibita, quello pareva essere l'unico modo per farlo. Non voleva pesare sull'intera squadra.
    Quando Jesse iniziò a rispondere, gli occhi di Josh si sgranarono per via dello stupore: ma come faceva a parlare tanto senza prendere fiato?
    Maltrattamenti... estinzione... Trump... ma di che cavolo stai parlando? Jesse, nessuno ci dirà mai nulla, sono uova di Ashwinder e vengono usate per la preparazione di qualche pozione, tutto qua. Non si maltratta o ammazza nessuno per ottenerle, Cristo santo.
    Disse il tutto guardando il ragazzo con espressione alquanto sconvolta, facendo finta di non aver realmente udito il suo parere circa il Presidente degli Stati Uniti d'America. Era evidente che il Black Opal fosse più paranoico di quanto lui pensasse e, gli venne in mente, chissà come reagiva ogni qualvolta che vedeva Erik star male, come suo solito.
    E' davvero molto facile in verità, solo che il fuoco deve essere lasciato incustodito e purtroppo penso di aver barato: non credo che lasciare che una porta come separé possa valere. Ad ogni modo no, certo che non l'ho detto a Guymoore. E' comunque un insegnante, per quanto figo possa essere.
    In effetti, Josh non aveva alcun problema con nessuno degli insegnanti del corpo docenti, nonostante alcuni dovesse ancora adocchiarli per bene. Quando Jesse gli domandò chi fosse "Jay", ci mancò poco che l'Ametrin si portasse una mano sul volto con espressione rassegnata. Era davvero così poco sveglio? Non poteva crederci, Erik ne parlava sempre così bene.
    Evitò di sottolineare che "Jay" fosse la sua iniziale, limitandosi invece a sorridergli, ringraziando di non trovarsi in un anime giapponese o in quel momento sarebbe apparsa una gocciolina di fianco a una delle sue tempie.
    Quando finalmente il fumo parve ridursi, Josh si staccò dal calorifero e allungò la mano per aprire la porta del cubicolo, ma le parole di Jesse lo fermarono. Le sopracciglia del moro si inarcarono nel vedere la bacchetta nelle mani dell'altro, al ché alzò le mani in segno di resa.
    Che ne dici di calmarti? Mi stai mettendo ansia. E metti giù la bacchetta, amico, non c'è da preoccuparsi: l'Ashwinder non è pericoloso, se anche non gli facessimo niente svanirebbe nel giro di un'ora da solo. Quanto alle uova, se congelate non danno alcun problema, altrimenti...
    Altrimenti avrebbero dato fuoco a tutto, ma questo evitò di dirlo, prima di far venire un infarto all'opale.
    Beh, insomma, vediamo, no?
    Sorrise e si decise a spalancare la porta. Si avvicinò quel tanto che bastò a dare un'occhiata all'interno del secchiello con espressione speranzosa ma, quando vide che c'era soltanto cenere e brace, tornò indietro deluso e affranto.
    Pericolo scampato, Jay, ci riproverò stasera in Sala Comune.
    Evidentemente non valeva barare. Si recò verso l'ingresso del bagno e tirò fuori la bacchetta, puntandola in direzione del cubicolo.
    Ventus.
    Sperava che Jesse si occupasse di spegnere ciò che rimaneva del fuoco, nel mentre lui avrebbe tentato di far cambiare aria più in fretta.
    Attese che tutto fosse finito -solo in quel caso avrebbe rinfoderato la bacchetta e sarebbe tornato dal compagno- sorrise al giovane per poi porgli una semplice domanda.
    E a te come va, bellezza? Novità?
    Chiese con nonchalance, come se non avessero appena rischiato l'espulsione.
     
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Jesse era un sociopatico, non nel senso in cui lui stesso stava iniziando a pensare riguardo Josh, rifacendosi alla triade di McDonald, bensì un sociopatico nel senso stretto del termine: incapace di comportarsi in società, al punto da agire quasi patologicamente.
    Era difficile spiegar perché, forse anche impossibile: si sarebbe potuto dire che era complicato. Una prima componente era certamente la mancanza di allenamento: nonostante chi lo avesse incontrato ad Hidenstone lo vedesse sempre in compagnia di Erik e/o Blake, ciò era in vero una novità degli ultimi mesi, seguenti ad anni di sostanziale isolamento, per anni pure linguistico, avendo spesso risieduto all'estero. La seconda ragione, forse la più cruciale, era quella sua mente sveglia ma un po' eccentrica, che faceva fare ragionamenti strani e tortuosi ai suoi pensieri, al punto da apparire, seppur con una punta di logica, sostanzialmente folli.
    "Dovresti sai?" disse mettendo le mani sui fianchi come un Mussolini qualsiasi "Nel senso... quello era un bel lancio... e quello che tu hai detto mi sembra molto deluso. Insomma..." Jesse aggrottò lievemente la fronte 'Sì, ecco, sta male... ma quanto?' qualcosa gli era stato ventilato ed era chiaro che il ragazzo avesse una certa leva sui docenti per quelle sue condizioni, ma lui, oggettivamente, non aveva mai chiesto troppo o approfondito "Dovresti almeno provarci. Arrendersi è per gli sfigati e i destinati a morire tristi... che ne so, magari diventi un Julian Ross di Hidenstone!"
    Era possibile che Joshua conoscesse l'anime di Holly e Benji? Certo che sì, ma era altrettanto improbabile che si ricordasse a memoria di Julian Ross, il calciatore geniale e cardiopatico, e cogliesse la citazione, ma, come avevamo detto prima, la mente del giovane era spesso troppo veloce, per lui e per tutti, generando esternazioni che, pur avendo un senso, apparivano non averne.
    Se la mente del ragazzo fosse stata però solo goffa e veloce, lui non sarebbe costantemente apparso scemo come una scarpa, no? Doveva esserci un trigger, un'altra concausa, che determinasse quella percezione propria ed altrui e questa terza e cruciale ragione sarebbe stata scoperta entro pochissimo da: l'ansia.
    La tensione di non capire cosa fare, di non saper valutare il rischio e quindi come agire rese il giovane sempre più verboso e laterale col pensiero, trasformandolo da un soggetto strano ma simpatico in una sorta di bomba ad orologeria, a livello percettivo, tanto da far imprecare l'altro "Ma dai, sei Cristiano? Fico, ti devo presentare mia nonna paterna allora! Comunque ok... se non è una specie protetta è ok... direi..." rilevò lui all'esternazione dell'altro, celando dietro di quelle parole una seria riflessione sul da farsi e sulle sue opzioni a riguardo.
    'Potrei chiamare un docente... potrei innaffiare tutto... potrei aggredire l'ashwinder... potrei portar via Joshua e basta... potrei affrontare Joshua... potrei togliere punti... potrei... qual era la prima opzione?' sì ecco, l'ansia non andava molto a braccetto con la memoria e i risultati erano sotto gli occhi di Josh, con un Jesse sempre più confuso man mano che il tempo stringeva e lui non riusciva a decidersi.
    "Sei sicuro?" disse lui quando Joshua cercò di calmarlo. Mantenne la bacchetta saldamente contro la porta e fissò di traverso l'altro, con uno sguardo alquanto tagliente che forse rivelava per la prima volta il soldato severo che si celava sotto tutto quel disagio "E come pensi di congelare le uova... tanto per incominciare... e poi sei sicuro che quella creatura te le lasci prendere senza opporsi? Non lo abbiamo ancora studiato direi, quindi sei sicuro che non sia aggressivo?"
    L'ansia mandava nel panico il ragazzo, mentre il pericolo lo concentrava "Pensala come vuoi Joshua, mandami anche a fanculo, ma io al primo segno di pericolo sparo un Aqua Eructo grosso come la stanza, dovessi sbatterci tutti e due in infermeria con un febbrone da cavallo arrivandoci pure a nuoto!"
    No, non si era calmato, o, per lo meno, il suo calmarsi non aveva mutato di molto il suo approccio a quel curioso esperimento dell'ametrino, che, comunque, si rivelò, come da lui stesso preannunciato, fallimentare: aprì la porta e, nel mentre Jesse era incapace di espirare, si poté apprendere come vi fossero solo fumo e ceneri.
    'Grazie al cielo!'
    Jesse espirò e con un gesto stanco fece calare il braccio e la bacchetta, scuotendo poi la testa, enormemente sollevato, certo, ma comunque arrabbiato, con Joshua, ma soprattutto con sé stesso 'Non ho concluso un cazzo, se non starnazzare come un'oca nello stagno!' pensò lui, mischino, sentendo il suo senso di inadeguamento torcergli e mordergli le budella.
    "In Sala Comune?" sobbalzò lui quando il lupico ammise di non volersi arrendere 'Devo dirlo ad Erik!' fu il suo immediato pensiero, anche se si limitò a riporre la bacchetta nel fodero ed affondare le mani in tasca, proseguendo con uno sguardo abbastanza neutro (suo tipico) nel ragionamento verbale "Sì, insomma... se non sei riuscito in un bagno... come pensi di fare in un posto pieno di gente tipo la Sala Comune?"
    Lo sguardo un po' atono del ragazzo derivava dalla motivazione che aveva spinto il ragazzo ad esternare quel consiglio: qualcuno vi avrebbe potuto leggere un astuto tentativo di fingersi alleato del ragazzo per sgamarlo prima nei prossimi tentativi di appiccamento, magari credendolo un piromane; altri avrebbero potuto leggervi un tentativo di proteggere l'amico di sempre, Erik, dai casini di Joshua; altri avrebbero potuto pensare che lo stesse prendendo in giro, oppure che volesse entrare in affari con lui, ma la verità era che Jesse aveva detto quelle cose semplicemente perché le aveva pensate: aveva colto una falla nel ragionamento del ragazzo e semplicemente glielo aveva detto, senza secondi fini o scopi. Quella era il segreto della sua espressione: il non riflettere troppo sulle cose.
    Quando il ragazzo si accendeva emotivamente o si connetteva sulle persone ciò era evidente, molto evidente: era stato chiaro il suo stupore per il soprannome scelto dall'altro - lui che era solito non averne - e fu sorpreso quando con grande calma l'ametrino cambiò discorso e lo chiamò bellezza.
    Istintivamente si guardò l'addome e controllò la propria divisa 'No, ok, gli addominali sono coperti!' Jesse era convinto che l'unica parte interessante di lui fossero gli addominali, sicché fece un check e poi alzò il capo "Tutto a posto... sì insomma... fare il prefetto è un po' un casino, specialmente quando i compagni di stanza del tuo migliore amico provano ad appiccare un incendio, ma ehi, sicuramente tu hai di meglio da raccontare... nel senso... se questo è un tuo normale mattino... ecco, immagino cosa tu possa aver combinato in un mese!" esclamò lui, indicando il bagno e poi avvicinandosi per controllare non vi fossero segni di bruciatura.
    "Aqua Eructo!" disse comunque per lavare via la fuliggine, lasciando che poi fossero gli elfi, quanto prima, ad asciugare il tutto.
    "Bene... direi che è tutto in ordine ora" propose lui, voltandosi. Esitò un attimo, quindi incrociò le braccia "C'è qualcosa che devo sapere o dire ad Erik? Come mai ti servono soldi, Josh? Ti serve aiuto?"
    Stava ingigantendo qualcosa? Probabile, ma nel mentre fissava con enormi e azzurri occhi l'altro, chiaramente preoccupato per lui, non veniva anche a voi di fare awww?
    RevelioGDR
     
    .
  7. Joshua B. Evans
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    original


    I
    n genere Josh non aveva alcuna difficoltà nell'affrontare qualunque argomento su cui si desiderasse intavolare un discorso, ad eccezione del suo malanno. Non si trattava di un qualcosa di eccessivamente grave, insomma, nulla di mortale o che gli impedisse di vivere la propria vita in maniera quasi del tutto normale, eppure non amava sbandierare ai quattro venti le proprie condizioni. I suoi compagni sapevano qualcosa a riguardo, in fondo lo vedevano sparire di tanto in tanto e, per evitare che iniziassero a pensare che fosse un lupo mannaro, il giovane Ametrin si convinse a spiegare la situazione, fornendo il minor numero di dettagli possibili.
    D'altro canto, era normale affrontare momenti di quel genere; Jesse voleva essere gentile e Josh apprezzò questo tentativo, tanto da annuire alle sue parole e ridere subito dopo per il riferimento fatto a uno dei suoi anime preferiti.
    Beh, in effetti se ce l'ha fatta lui, perché io no?
    Non era proprio così semplice, in fondo non dimentichiamo che secondo quel cartone la nazionale del Giappone vinceva il campionato. Il discorso cadde in fretta, lasciando però qualcosa nella mente dell'Ametrin, che provò ad immaginarsi nuovamente in sella alla scopa con i colori, questa volta, della sua nuova Casa.
    Non ebbe modo di fermarsi a rifletterci più del dovuto, poiché improvvisamente Jesse disse di volergli presentare sua nonna. Le sopracciglia del moro si inarcarono e l'espressione di palese incertezza sul suo volto dovette essere sufficiente per far comprendere a Jesse che l'altro aveva completamente perso il filo del discorso.
    Sono certo che tua nonna sia una donna estremamente affascinante ma, Jay, non ti sembra un po' troppo avanti con l'età persino per me?
    Naturalmente quell'amorevole sproloquio venne presto interrotto da quel che si preparava ad uscire dal secchio in fiamme. Jesse stava dando completamente i numeri e Josh dovette mordersi la lingua per evitare di rispondergli male. Se c'era una cosa che proprio non tollerava, era la preoccupazione laddove essa non aveva motivo di esistere.
    Scelse, nonostante tutto, di rispondere pacatamente alle domande del ragazzo, mentre entrambi rimanevano in attesa di capire cosa si sarebbe liberato da lì a poco.
    Ma naturalmente nel congelatore delle cucine, che domande! Dove tengo i resti dell'Ashwinder che sono riuscito a far nascere la scorsa settimana.
    Ora stava un tantino esagerando, ma non poteva fare a meno di alimentare le ansie del compagno. Non riuscì a nascondere un ghigno divertito nonostante avesse realmente provato a farlo, e questo doveva essere sufficiente a Jesse per capire che stesse solo scherzando.
    O forse no.
    All'ennesimo avvertimento del Black Opal, Josh lo guardò quasi offeso dall'insinuazione neppure troppo velata.
    Ma no, Jesse, perché dovrei mandarti a fanculo? Io lo dico per te: morirai giovane se continui a preoccuparti così.
    E lui di certo non voleva esserne responsabile.
    Alla domanda dell'altro circa il prossimo tentativo in Sala Comune, Josh mosse una mano come a scacciare un fastidioso insetto.
    Intendo farlo di notte. Prima o poi ce ne sarà una in cui nessuno soffrirà di insonnia, non ti pare?
    Non ne era del tutto sicuro: lui ed Erik erano i primi a non dormire nei rispettivi letti di tanto in tanto e non era certo che fosse per la stessa motivazione. Lo sguardo artico di Josh andò a soffermarsi finalmente su Jesse, abbandonando il secchio fumante, e rifletté sul fatto che, se l'Opale non fosse stato tanto paranoico, avrebbe iniziato a pensare che Erik si vedesse proprio con lui durante quelle notti... in fondo, i due avevano un rapporto assai particolari, in un certo senso complice e quasi simbiotico.
    O forse stava esagerando e vedeva romanzi rosa anche laddove non ce n'erano.
    Che volete farci? Era un tipo romantico in fondo.
    Quando lo vide abbassare il capo e controllarsi la divisa a una sua semplice domanda, Josh iniziò seriamente a pensare che Jesse avesse qualche rotella fuori posto. Inarco il sopracciglio destro, incrociò le braccia al petto e si poggiò con la spalla contro lo spigolo del cunicolo, senza smettere di fissare l'altro, incuriosito.
    Alle sue parole non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una mezza risata, passandosi poi una mano dietro la nuca. Iniziava a sudare.
    Non ce n'è alcun bisogno, non preoccuparti. Non mi servono soldi, né ho problemi di alcun tipo... è che, a volte, mi annoio.
    E amava fare esperimenti ed avere un gruzzoletto da parte, ma non era il caso di dirlo o al biondo sarebbe preso un infarto.
    E, per la cronaca, non devi farti scrupoli con me: se merito una punizione o una sottrazione di punti, fa' il tuo dovere. Non ce l'avrei avuta con te e, laddove Erik avesse avuto qualcosa da ridire -cosa di cui dubito fortemente, in fondo mi conosce abbastanza bene ormai- avrei ammesso che era stata tutta colpa mia.
    Sono un tipo corretto, sotto certi punti di vista, e non voglio che tu finisca nei guai per avermi fatto un piacere.

    Combinare casini era una sua specialità, ma non voleva coinvolgere nessuno, soprattutto se si trattava di gente che alla fin fine gli piaceva.
    Quindi, per cortesia, niente più favoritismi, Prefetto Lighthouse.
    Fece l'occhiolino al compagno e sperò vivamente che questo non ricominciasse a guardarsi l'addome o il torace, per poi trovare la spensieratezza che gli serviva per prendere un nuovo discorso.
    La tua domanda, però, mi fa sorgere un dubbio.
    Sapeva che Jesse aveva pensato a Erik solo perché era un compagno di stanza di Josh, oltre che il suo primo vero amico lì dentro, però quella era una domanda che ormai lo assillava da un po' e, non avendo ancora avuto modo di domandarlo a Erik, perché non farlo con l'altro diretto interessato?
    Non è che sei innamorato di Erik?
    Insomma, se così fosse stato, avrebbe lasciato la stanza ai due ben volentieri di tanto in tanto, prendendo a braccetto Lucas e approfittandone per insegnargli a ridere un po'.
     
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Con Holly e Benji, tutto è normale, anche un cardiopatico vince il mondiale...
    La canzone parodistica era lievemente diversa ma rendeva abbastanza bene il grado di surrealismo che caratterizzava l'uscita di Jesse e la condiscendenza dell'altro "Sì, insomma, lo dico anche io! Sei bravo... credo... e sei determinato: secondo me devi dartela una chance. Non puoi permettere alla... tua condizione" che lui ignorava "Di definirti..."
    In veritàil Lighthouse non aveva la minima idea di cosa stesse parlando e non poteva neanche lontanamente immaginare cosa volesse dire essere un paziente lupico: lui parlava, come un protagonista di uno shonen qualsiasi, di amicizia, coraggio e determinazione, come se ciò potesse risolvere ogni problema. La verità, purtroppo, era ben più complicata, così come presentare la propria nonna ad un nuovo venuto.
    "Che?" sgranò lui gli occhi "No, cioè, sì, ma non... dannazione, decisamente non voglio chiamarti nonno. E poi che schifo!" ammise lui con una smorfia e dei gesti delle mani, quasi stesse scacciando mosche "Ho solo pensato che boh tu sei cristiano quindi non ti sparerebbe! E' una cosa che capita a poca gente ecco!" e decisamente l'esser cristiano non era sufficiente ad impedire a nonna Lighthouse di impallinare qualcuno, ma si era già detto come lui fosse poco aderente alla realtà.
    Nonna Lighthouse odiava i ragazzini magri che mangiavano poco e disubbidivano e, ancora di più, detestava i piromani. Anche Jesse aveva un pessimo rapporto con le fiamme dopo la BRILLANTE idea di Blake ed il sarcasmo - non colto - di Joshua non faceva che accrescere il suo bisogno di agire, di prendere una decisione definitiva e coerente.
    "Io mi preoccupo solo quando non c'è una strategia valida!" ringhiò quasi, pronto a diventare un pompiere e porre fine a quella follia.
    Fortunatamente non fu necessario e il fallimento dell'ametrino fu tanto una cogente delusione per lui quando un grande sollievo per il prefetto, che anche si mise una mano sul cuore 'Pericolo scampato... per ora...' rifletté lui, apprendendo come l'altro intendesse insistere in altri luoghi e momenti, a costo di provarvi ogni notte.
    Mentalmente si appuntò di avvertire il suo migliore amico del rischio che lui e la sua sala comune stavano correndo, ma tenne un basso profilo "Non so... io cercherei un posto più sicuro... meno legnoso... e con meno gente in giro, ecco... se proprio non puoi smetterla..." pigolò lui, sentendosi poco dopo apostrofare come bellezza, cosa che lo confuse ancora di più di sentirsi chiamare Jay.
    'E'... un ragazzo strano...' che detto da Jesse era difficile come cosa da interpretare: anche Jesse era strano, ma l'altro aveva il potere di farlo sentire al contempo accettato ma a disagio. Coglieva di non capire tutto, ma coglieva anche che in qualche maniera ciò andasse bene.
    Ovviamente a lui non andava proprio bene, ma siccome l'alternativa a ricevere quelle strane attenzioni era che l'altro, per noia, desse fuoco alle cose, decise che poteva accontentarsi.
    "Ti annoiavi?" rifletté decidendo come catalogare quanto detto e fatto dall'altro, indeciso se avesse già due dei tre elementi per porre una improbabile diagnosi di sociopatia "Cioè... io gioco ai videogame... e mi alleno nelle arti marziali nel tempo libero, ma, ecco... non pensi ci siano cose vagamente meno pericolose e più divertenti di provare a incendiare la scuola?" no, Jesse non si sarebbe mai arreso al fatto che quello fosse un fuoco controllato, giusto per essere chiari "Tipo... beh sì, tipo le ragazze! Sono creature pericolose, ma se le tocchi non ti bruci, ecco!" propose lui facendo spallucce.
    Cosa sapeva delle ragazze Jesse? Poco e nulla, giusto quello che gli avevano raccontato Erik e Blake, fino a costruirgli una sua, un po' invidiosa, immagine.
    Osservò il ragazzo posato delicatamente contro il muro, quindi provvide ad insabbiare un po' quanto accaduto, cosa che lo rese ancora più sollevato, dopodiché udì quella che poteva essere quasi una predica. Il Prefetto ascoltò le sue parole, fissandolo intensamente, in maniera davvero attenta, cosa che continuò a fare ancora per qualche istante, quasi stesse soppesando le sue ipotesi, o almeno le parole "Erik si fida di te. E io mi fido di Erik." sentenziò lui, affondando le mani nelle tasche, forse lievemente a disagio "Quindi nessun favoritismo: seguo solo il mio istinto" ah, dunque il tuo istinto si chiama Erik, Jesse? "Anche se gradirei molto che tu ti trovassi degli hobby meno scottanti" ridacchiò dopo.
    Non sapeva se fosse nei guai, in vero era convinto di aver abbastanza coperto il misfatto, che comunque si era rivelato molto meno grave di quanto avesse anche solo sperato, però aveva preso una scelta e l'aveva fatta soprattutto su delle premesse tanto elementari quanto sbilenche: siccome Erik si fidava di lui, lui poteva fidarsi a sua volta.
    Il discorso non stava in piedi e forse anche per riflessioni come quelle giunse una domanda alquanto spinosa. Jesse sgranò gli occhi, poi storse le labbra "Perché me lo chiedete tutti?" soffiò lui quasi frustrato, scotendo la testa "Siamo solo amici. Grandi amici. Ottimi amici... e sinceramente io non so cosa chiedere di più... nel senso... è un ragazzo fantastico, da ogni punto di vista, ci sto bene e lui sta bene con me... lui mi trova pure simpatico, per dire!" esclamò lui allargando le braccia.
    "E poi dai, uno come Erik non si prenderebbe mai di uno come me, manco fosse gay - e non lo è, per inciso!" esclamò indicandosi con faccia alquanto delusa "Io gli voglio un bene dell'anima, ma ecco... non capisco perché tutti pensano che debba interessarmi alla sua bacchetta segreta: è il mio migliore amico... e non lo cambierei per nulla al mondo ecco!"
    Finalmente si concesse un sorriso sincero e dolce, che rifletteva quanto si reputasse davvero fortunato ad aver incontrato l'altro. D'improvviso balenò gli occhi "Quindi... beh... ecco... sì, insomma... quindi... come ho detto a me basta condividere le mie giornate con lui... se tu vuoi condividerci anche il letto... beh... ecco, come dicevo prima, non credo sia interessato ai ragazzi... ma ecco... nulla da obiettare!"
    Stava dando il suo nulla hosta al fatto che Joshua ci provasse con Erik?
    Oh sì, stava esattamente facendo quello, nella maniera più imbarazzata e imbarazzante possibile.
    RevelioGDR
     
    .
  9. Joshua B. Evans
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    original


    N
    on poteva permettere che la sua condizione lo definisse. Erano parole che suo fratello maggiore gli aveva ripetuto più e più volte da quando erano venuti a sapere di quella strana malattia e, nonostante divenisse mortale sono nel momento in cui avesse intaccato il Sistema Nervoso, la madre di Josh non riusciva a darsi pace. Tuttavia, gli anni avevano continuato a scorrere serenamente e, con le accortezze del caso e un buon sorriso da parte del giovane mago, pareva che la famiglia avesse trovato un nuovo equilibrio.
    Josh avrebbe voluto dare ragione a Jesse, ma sapeva bene di non poterlo fare e così, per non mettere a disagio il compagno, si limitò a ridacchiare e ad annuire, mentre lo sguardo cristallino scorgeva nel volto dell'altro un'innocenza e un'ingenuità rare in un ragazzo della loro età.
    L'Ametrin apprezzò tal cosa, ma evitò di sottolinearlo, distogliendo lo sguardo e facendo così cadere l'argomento.
    Non seppe come finirono a parlare della nonna di Jesse e delle manie omicide di quest'ultima, ma Josh non poté fare a meno di scoppiare a ridere alle parole dell'altro e finì per portarsi entrambe le braccia alla pancia, rischiando di cadere a terra per le eccessive risate. Iniziava a comprendere come mai il ragazzo fosse venuto su a quel modo, terrorizzato dal mondo e sempre sull'attenti... con una nonna così, probabilmente anche Josh sarebbe stato terrorizzato anche solo di svoltare l'angolo.
    Non puoi essere serio! Dai! E comunque in genere piaccio alle nonne dei miei amici, dunque sono sicuro che non mi sparerà. Potrebbe persino preferirmi a te come nipote.
    Ammise tra una risatina e l'altra, per poi raccogliere una lacrima beffarda e ridarsi un contegno. Quel Jesse era davvero fuori dal mondo, un ragazzo decisamente particolare e Josh non poté fare a meno di chiedersi cosa vedesse Erik in lui. Sia ben chiaro, non che l'Ametrin non lo considerasse un tipo con le carte in regola, figurarsi, ma era curioso di sapere quale sfaccettatura di quel carattere tanto particolare avesse colpito Erik.
    La vuoi smettere? Le mie strategie sono sempre valide!
    Disse alzando la voce per soverchiare quella dell'altro.
    "Dio! Si comporta come una ragazzetta isterica."
    Pensò lì per lì mentre attendeva di capire come fosse andato l'esperimento a cui aveva dedicato l'intera mattinata, sorvolando che, dopo quelle ore, probabilmente il resto dei ragazzi del suo corso lo avrebbero considerato anche incontinente. In fondo, non aveva già abbastanza grane a cui pensare?
    Come se quello fosse un momento come tanti altri, in cui due ragazzi si incontrano in un bagno e danno il via a una Terza Guerra Magica per colpa di un Ashwinder che, per la cronaca, non era neppure nato, si iniziò a parlare di hobby e tempo libero. A quanto pareva, Jesse riteneva i passatempi di Josh alquanto pericolosi, oltre che anormali, ma il moro si strinse nelle spalle arricciando il labbro inferiore: tendeva a divertirsi solo facendo qualcosa di estremo.
    Per l'ennesima volta: non stavo cercando di incendiare la scuola.
    Lo disse con poca convinzione, in fondo stava iniziando a pensare che Jesse non lo ascoltasse per davvero. Quando l'argomento però si spostò sulle ragazze, il biondo attirò irrimediabilmente l'interesse dell'altro. Era pur sempre un adolescente. Ma all'osservazione secondo cui le ragazze fossero pericolose ma non tanto da scottarsi, il sopracciglio destro di Josh si inarcò, e il ragazzo si chiese quante e che tipo di esperienze Jesse doveva aver avuto con le ragazze. Nessuna delusione amorosa? Non del tutto anomalo a diciassette o diciotto anni, ma allora perché considerarle pericolose?
    Lo vide finalmente ridere, ma questo si verificò quando iniziarono a parlare di Erik. A quanto pareva, notò il giovane Ametrin, la fiducia e l'affetto che Jesse nutriva nei confronti di Erik erano oltremodo smisurati, tanto da dar fiducia persino a lui. Erik si fidava... Erik era un buon amico per Josh, e questo era sufficiente a quest'ultimo per considerare Jesse come uno a posto. In fondo, non aveva fatto anche lui affidamento sul compagno di stanza per esprimere una sentenza sul ragazzo che gli stava di fronte in quel momento.
    Quando la domanda sorse spontanea alle labbra di Josh, il ragazzo desiderò quasi di averle dato voce prima. A quanto pareva non era un dubbio sorto solo a lui quello che tra Jesse ed Erik ci fosse qualcosa di più rispetto a una normale amicizia, tuttavia quasi gli dispiacque notare quella reazione nel compagno.
    Che si fosse sbagliato?
    Restò ad ascoltarlo in silenzio, assimilando ciò che era il loro rapporto e tentando di comprendere. Josh era un tipo che chiacchierava moltissimo, ma era anche in grado di ascoltare quando una cosa lo interessava sul serio, e capire Erik e il suo migliore amico gli interessava realmente.
    Sta' calmo, tigre, chiedevo e basta.
    Ammise alzando le mani in segno di resa e mordendosi l'interno della guancia prima di parlare nuovamente a sproposito.
    Per la cronaca, se non te ne sei reso conto, hai detto che Erik non potrebbe mai interessarsi a uno come te, non il contrario.
    Eh sì, lo aveva notato. Infilò le mani in tasca ma non si mosse da quel suo appoggio improvvisato, incrociando le caviglie e continuando a guardare l'altro negli occhi. Aveva tenuto in conto che con quell'atteggiamento avrebbe persino potuto metterlo in imbarazzo, ma quasi non gli importava. In quel momento voleva parlare con Jesse e desiderava capire ciò che fino a quel momento aveva solo iniziato a supporre.
    Non voglio tirarti fuori cose tanto intime, ma, affinché tu lo sappia, non ci vedrei nulla di male.
    E su questo non aveva alcun dubbio. Tuttavia, quando l'altro gli diede la sua benedizione per poter stare con Erik, Josh sgranò gli occhi e impallidì. Si era forse espresso male? Domandando a Jesse cosa provasse per il suo compagno di stanza aveva forse lasciato intendere di essere lui quello interessato a Erik?
    MA SCHERZIAMO?!
    Io? Io interessato ad andare a letto con Erik? Che cazzo vai dicendo?!
    Seppur avesse detto di non aver problemi con i ragazzi a cui piacevano altri ragazzi, si sentì quasi offeso nel sentirsi dire di poter provare lo stesso. Si staccò dallo stipite e diede un leggero colpo alla porta del cunicolo con la mano chiusa a pugno, lanciando a Jesse uno sguardo che risultò un mix tra l'irritato e il divertito. Una leggera risata vibrò tra loro e il moro scosse la testa quasi esasperato.
    Se è un tuo modo per capire se mi piacciono i ragazzi, beh, potevi chiedermelo direttamente.
    Strizzò l'occhio al compagno e non riuscì a evitare di scherzarci su.
    Preferisco le ragazze, ma forse per te potrei fare un'eccezione.
    Ammise stringendosi nelle spalle.
    In fondo si era già proposto a Blake. Un ammiratore in più non avrebbe fatto alcuna differenza.
     
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Joshua rise quando Jesse affermò che forse sua nonna non gli avrebbe sparato, ma del resto lui non poteva conoscere la donna che aveva messo al mondo Jason Lighthouse e che pareva essere più militare lei di suo marito, suocero, padre e figli messi assieme.
    Nulla nella nonna di Jesse era tenero, neanche il dolce era tenero, avendo sempre una punta di ruvidità tipica della donna, e, fondamentalmente, chiunque le fosse a tiro era a rischio insulti, ordini e, in caso di insistenze, pallottole "Mia nonna è figlia di un marine, moglie di un marine e madre di un marine. E' più marine lei di me" affermò alzando gli occhi al cielo, salvo poi rendersi conto di quanto poco senso avesse quella frase "Nel senso... è un po' come te l'ho detta. Ok... non gira sempre con il fucile, lo ammetto, ma in genere ha un coltello a serramanico dietro, ecco..." ammise lui facendo spallucce ed incassando come l'altro contasse di poter piacere a tutte le nonne del mondo, forse anche più di lui.
    Forse una punta di gelosia lo colse a quella frase ed infatti storse la bocca con leggerezza "L'amore di nonna è proporzionale alla tua mira con la pistola e al numero di nodi da marinaio che sai fare... quindi... se vuoi facciamo una gara" propose facendo spallucce, forse in cerca di diversivi e nuovi hobby per il ragazzo lupico, nella speranza che, magari, la smettesse di dar fuoco alle cose 'Chissà, magari i nodi da marinaio lo salveranno da diventare un serial killer: chissà!'
    In vero Jesse ne dubitava, un po' come dubitava delle strategie dell'altro e Joshua dubitava di un po' tutto quello che diceva Jesse. I due stavano parlandosi da parecchio, ma la verità era che forse entrambi avevano una visione un po' personale del mondo che rendeva la realtà dell'altro, il suo modo di essere alieno, o, ancora più semplicemente, insensato, folle.
    Nonostante quindi nessuno dei due odiasse l'altro o lo credesse cretino del tutto (e sottolineo il del tutto perché qualche dubbio su Jesse Joshua, giustamente, ce l'aveva), il prefetto credeva che l'altro fosse un serial killer sfaccendato, mentre quest'ultimo era in fondo convinto che l'altro fosse un pazzo gay innamorato di Erik, con la sola differenza che lui non aveva paura ad esternare la sua parte di verità, costringendo Jesse ad un lungo spiegotto.
    A modo suo il Black Opal si aprì, intramezzando le frasi come sempre, mangiandosi le parole e prendendo derive e metafore senza senso, ma si spiegò e si illuminò in volto a celebrare quanto volesse bene all'altro e quando stesse bene con lui in quella relazione assolutamente platonica della quale non avrebbe cambiato nulla.
    Jesse non si vergognava di Erik, anzi, era fiero di quello che con l'altro stava costruendo, soprattutto perché era sempre stato convinto che mai avrebbe potuto anche solo sognare una relazione del genere, tuttavia essere fieri di qualcosa e saperla spiegare erano cose diverse e le parole scelte lasciarono scettico comunque Joshua che, sotto sotto, rilevò una falla nella filippica dell'altro: non aveva mai negato il suo interesse.
    'Cavolo!' nel mentre Joshua spiegava di avere molti amici gay e si stupiva, nel tempo libero, di come lui potesse anche solo sospettare che fosse lui quello interessato ad Erik, Jesse sbiancò perché colto nel vivo. Non certo nell'interesse platonico tra lui e l'amico, del resto mai e poi mai i due si erano sfiorati o approcciati carnalmente, neanche per scherzo, semplicemente perché non interessati a farlo, non attratti, tuttavia un nervo scoperto era stato comunque colpito, giacché, in fondo, Jesse era troppo vergine e confuso per sapere cosa gli piacesse.
    'Io... zero idea al riguardo' non aveva aggirato la sua attrazione per l'altro perché se ne vergognasse o avesse qualcosa da nascondere, ma semplicemente perché in fondo lui non sapeva davvero da cosa fosse attratto e se vi fosse stata una fase nel rapporto col moro di attrazione: aveva trascorso tutti i primi mesi a bearsi e ringraziare il cielo per la fortuna di aver incontato l'ametrino, assecondandolo in tutto e per tutto come aveva fatto con Blake. Oggettivamente non si era mai chiesto davvero se volesse o fosse disposto ad andarci a letto, ai tempi, così come, in fondo, non sapeva davvero se volesse andare a letto con Jessica o un'altra ragazza della scuola.
    Si era posto spesso quelle domande e in fondo si era sempre inserito in un binario strettamente eterosessuale, soprattutto anche in riflesso alle esperienze dei suoi due amici, ma lui era una persona onesta, in fondo, e non era capace di mentire su certe cose, quindi aveva deciso di omettere ciò che Joshua aveva prontamente colto, ciò che ora però lui non aveva idea di come esprimere.
    Joshua non prese benissimo il nulla hosta del prefetto su Erik, anzi, batté il pugno non troppo violentemente contro la porta e si staccò dal muro, aggirandosi per la stanza come mai aveva fatto fino a quel momento 'Beh... un po' te ne frega...' pensò ancora lui, chiuso nel suo mutismo confuso, nel mentre comunque l'altro incassava il colpo e rilanciava: tra serio e faceto chiarì senza ombra di dubbio che non era minimamente interessato ad Erik e che se quella era una strategia per scoprire se fosse libero ed interessato ai ragazzi, poteva fornirgli l'indiscrezione che, nonostante fosse più rivolto alla patata, per lui potesse fare un'eccezione.
    'Può fare un eccezione... per me?' come sempre la prima cosa che colpiva Jesse non era tanto il concetto quanto il fatto che fosse qualcosa di esclusivo, speciale, per lui, che in fondo si credeva invisibile 'Non per uno come Erik... o Blake?'
    Lui era Bucky laddove Erik era Captain America: chi sarebbe mai voluto stare con la spalla? Anzi, chi mai avrebbe scelto la spalla tra lui e l'eroe?
    Joshua, apparentemente, anche se nelle sue parole c'era gioco, ma Jesse non era uno molto sveglio da quel punto di vista ed era ad un livello di imbarazzo tale che non colse la sfumatura ironica, tanto che, fondamentalmente, finì non col rispondere a voce, ma col corpo: arrossì, enormemente.
    'Ora cosa gli dico?' dapprima arrossirono le orecchie, poi man mano toccò alle guance, al collo e così via 'E ora cosa faccio...' divenne rosso come un pomodoro nel mentre il suo sguardo si abbassava, incapace di sostenere l'ironia dell'altro. Odiandosi, e non poco, si scoprì anche a fare un passo indietro "Sì... wow... nel senso... dare un'occasione a me e non a Erik è... tanta roba... ecco... tipo roba più pazza che dar fuoco a della roba nel cesso per farci soldi con delle uova da surgelare non si è ben capito come" o almeno, lui non lo aveva capito, ecco.
    Da un certo punto di vista sarebbe voluto sparire ed infatti eccolo fare ancora un altro odioso passo indietro nel mentre affondava le mani nelle tasche, provando a far sprofondare almeno quelle 'Dai, dì qualcosa, qualcosa di furbo!' ma le parole uscivano dalla sua mente confuse, di fatto non smuovendo la lingua. Improvvisamente, però, piantò il piede destro dietro di sé e si costrinse a fermarsi da quella assurda ritirata 'Calma... calma... dai... che cazzo succede! Non succede un cazzo dai!' si ripeteva lui. Strizzò gli occhi un poco, poi li aprì ed alzò lo sguardo "Comunque... sei fuori strada. Non mi piace Erik. Lo amo... ma come amico, come il mio miglior amico. Non voglio altro da lui"
    Solo nominando Erik pareva capace di parlare, forse perché lui, in fondo, era la sua ancora di salvezza e il loro rapporto era per lui vitale come l'ossigeno 'Non voglio che pensi della nostra amicizia che è un ripiego perché... non posso farmelo... non siamo così... siamo molto di più!' sospirò quasi stupito "E' praticamente l'unica cosa che so di me..." ammise poi abbassando leggermente lo sguardo, sussurrandolo, forse perché in vero quello era uno sconsolato pensiero ad alta voce, un pensiero che forse non aveva davvero voluto condividere con l'altro, ma, del resto, Jesse era specializzato nell'antica arte dell'apri bocca e parla spirito.
    RevelioGDR
     
    .
  11. Joshua B. Evans
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    17decc460b2595d578ff59ff1b6ccc1f


    D
    ecisamente, si disse Josh, qualcosa nella famiglia di Jesse era andato storto. E non intendeva che il compagno fosse sbagliato in qualche modo, figurarsi, semplicemente in quel momento comprese il perché fosse tanto strano in determinate circostanze. Persino lui avrebbe avuto qualche problema nel crescere con una nonna che girovagava per casa con un coltello dietro la schiena. Nel riflettere su questo particolare, un brivido di terrore lo percorse lungo tutta la spina dorsale e provò quasi pena per il Black Opal.
    Dico quasi, perché quando l'altro gli propose di sfidarsi in una gara di colpi di pistola e nodi da marinaio, Josh non poté più provare alcuna compassione per lui. Non poteva essere serio... o sì?
    Sulla sparatoria ci sto, ho una buona mira e una mano ferma, ma sui nodi... penso mi batteresti a occhi chiusi e, poiché odio perdere, rifiuto l'offerta e vado avanti.
    Gli rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle e rivolgendogli un sorriso. Com'erano partiti dal litigare per un Ashwinder mai nato e finire per parlare di nonne e di come ottenere il loro amore? Jesse Lighthouse era un vero mistero e forse per questo Josh lo trovava tanto interessante. Ma fu ciò che accadde poco tempo dopo a fargli scattare qualcosa.
    Josh era un ragazzo a cui piaceva scherzare, era forse quello il suo hobby preferito, persino più amato del tentare di dar fuoco alla scuola -ma badate, non stava realmente cercando di incenerire Hidenstone, in fondo quella scuola gli piaceva!- e non per niente pochi giorni prima aveva scherzato su Blake proprio circa l'argomento in questione: il giovane Ametrin era piuttosto convinto, a differenza di Jesse, di provare una forte attrazione per le donne, dunque non temeva di mettere a rischio la propria virilità solo per qualche battuta innocente a sfondo sessuale con un altro ragazzo.
    Eppure, se Blake aveva risposto alle sue aspettative, lo stesso non si poté dire di Jesse. Il moro di certo non si aspettava una reazione come quella e, nello scorgere l'incarnato del ragazzo tingersi di rosso, non poté fare a meno di assottigliare lo sguardo per un momento. Che ci avesse realmente azzeccato?
    Ora, andiamo per gradi: Josh non era cattivo e non era un bullo, anzi, non c'era classificazione più lontana di quella per descriverlo. Tuttavia, era indisponente, ribelle e a tratti persino fastidioso, amava mettere in imbarazzo le persone, ma solo fino al passo che precedeva il disagio allarmante. Arrivato a quel punto, in genere, faceva un paio di passi indietro.
    Ma in quel momento, l'unico che si apprestava a fare qualche passo indietro era Jesse. E quella reazione attirò Josh inevitabilmente verso di lui.
    Beccato, Lighthouse.
    A ogni passo indietro di Jesse, corrispondeva un passo in avanti di Josh, il quale, al balbettio imbarazzato dell'altro, rispose con convinzione.
    Oh, beh, avrai capito che non sono esattamente il tipo da cose normali.
    E su questo nulla da ridire. Il sorriso che gli si dipinse in volto era nulla paragonato allo sguardo che, prima ancora che lo facesse lui fisicamente, inchiodò Jesse alla parete che aveva alle spalle. Il biondino si fermò poco prima di sbatterci contro e finalmente riuscì a sollevare lo sguardo che, fino a quel momento, temeva di mostrare a Josh.
    Lui, per tutta risposta, fece un altro passo, fino a trovarsi a una decina di centimetri di distanza dal compagno.
    Se Erik lo avesse visto, ne era certo, lo avrebbe preso a pugni.
    Non vuoi altro perché forse sai che non potrebbe darti più di quanto già non stia facendo.
    Il suo tono di voce si fece improvvisamente serio e lui pareva non avere alcuna intenzione di lasciar respirare Jesse, incastrato tra il corpo del moro e la parete, seppur ancora non vi fosse alcun contatto con nessuno dei due ostacoli.
    Erik ti sta dando tutto... tutto ciò che ha, tutto se stesso. E' un buon amico, non ti pare?
    Aveva sentito parlare di un rituale che avveniva tramite una runa particolare, un legame magico e molto antico che avrebbe segnato due animi per il resto della propria esistenza. Erik e Jesse stavano realmente pensando di sottoporvicisi. E lui non riusciva a comprendere cosa li muovesse a fare una cosa tanto sciocca.
    Fu l'ultima affermazione di Jesse a colpire l'altro più di qualunque altra parola avesse detto fino a quel momento. Era palese di cosa stesse parlando, era così ovvio che quasi Josh si sentì in colpa nell'averglielo tirato fuori a quel modo.
    L'avambraccio destro del moro si sollevò e andò a poggiarsi contro la parete alle spalle di Jesse, proprio al lato della testa di quest'ultimo. Quel gesto costrinse Josh ancora più vicino all'altro che, per forza di cose, sarebbe finito addossato a ciò che gli stava alle spalle.
    Forse è arrivato il momento di scoprire qualcosa in più su di te, non trovi?
    Stava esagerando, ne era consapevole, eppure per qualche strano motivo non aveva alcuna intenzione di frenarsi: aveva un obiettivo in mente e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo. Di certo si sarebbe divertito molto meno se fosse entrato qualcuno in quel momento e li avesse visti. D'altronde, però, la sua reputazione non sarebbe stata scalfita da una chiacchiera simile, nessuno avrebbe creduto che in ciò che stava accadendo ci fosse più di quel che in verità c'era.
    Forse dovresti solo trovare il coraggio di fare ciò che vuoi tu e non ciò che la gente pensa sia giusto per te.
    E nel dire quelle ultime parole, a un palmo dal volto di Jesse, l'Ametrin continuò a guardarlo imperterrito, senza abbassare mai lo sguardo e scrutandolo con occhi di ghiaccio.
     
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Uno degli aspetti che tanto rendeva strano Jesse era la sua trasparenza, quasi completamente priva di filtri. Jesse parlava di sé e di ciò che lo circondava senza calibrarsi in funzione degli auditori, generando spesso situazion di disagio o imbarazzo, di cui però lui si rendeva conto solo parzialmente, anche per rassegnato a ciò.
    Joshua, per fortuna, era uno difficile da scandalizzare e le balzane proposte di Jesse lo lasciarono nel complesso indifferente "Sono ancora il cocco di nonna, fico!" disse lui ruotando due volte, poco convintamente il braccio, per poi alzarlo al cielo in segno di esultanza, per quanto il suo sguardo fosse, a sua volta, poco convinto, come spesso succedeva di fronte a quelle uscite.
    "Sai sparare? Davvero, non è una cosa da tutti, sai?" affermò all'altro, appuntandosi quell'informazione mentale nella sua agendina mentale intitolata Joshua è un bravo serialkiller, ove riponeva tutte le prove a suffragio della sua tesi.
    A dir la verità l'ametrino si era abbastanza dato da fare per convincere il prefetto di essere un futuro serial killer, magari il primo catturato da Jesse, non fornendo sufficienti prove a sostegno della sicurezza delle proprie pratiche, laddove l'aspirante marine, specialmente parlando di fuoco, richiedeva standard da centrale nucleare 'Sì certo, anche Blake diceva che era tutto al sicuro. Come no!'
    Qualcuno avrebbe potuto provare a spiegare a Jesse come il mondo non fosse cretino come Blake, ma a che scopo farlo, quando lui, incapace di discernere simpatia, bellezza e intelligenza, avrebbe semplicemente ribattuto un suo classico "Blake è uno a posto"?
    Sarebbe stato interessante per Jesse approfondire i lati psicodinamici criminali di Joshua, ma quella sua trasparenza gli si ritorse, come sempre contro, portando alla luce un suo nervo scoperto, sul quale, senza cattiveria ma con precisione chirurgica, si gettò Joshua: Jesse avrebbe potuto semplicemente rispondere "Non amo Erik e non mi è mai piaciuto" che era anche una buona ricostruzione della realtà, eppure non sarebbe stato giusto per lui - neanche gli venne in mente, a dirla tutta! - e quindi eccolo lì, a dover ammettere quanto la sua esperienza con le ragazze fosse ridicola, al punto tale che, confuso com'era, manco sapeva definire il suo orientamento.
    Fu tutto veloce, troppo veloce: un attimo prima stavano parlando di Erik e quello dopo lui aveva ammesso a Joshua, ma soprattutto a sé stesso, di non essere certo di esseere etero, una verità che conosceva, temeva, ma che aveva sempre opportunamente occultato, forse applicando quell'antica legge dell'esercito americano che recitava don't askl don't tell: nella sua natura confusa aveva qui e là maturato qualche naturale dubbio (gli studiosi gender lo avrebbero definito un questioning), ma lui non si era mai posto la domanda diretta, ovviamente mai dandosi una risposta.
    Ora però la domanda l'aveva fatta, indirettamente, e la cosa che più odiava era il fatto che il suo dubbio stesse insozzando - perché questa era la sua sensazione: di aver sporcato qualcosa di bellissimo - la sua relazione con Erik 'Non è così!' Joshua lo stava incalzando, verbalmente e fisicamente, seguendo la sua ritirata passo dopo passo, e lui si era attenuto al ruolo di fuggitivo, eppure quando lo sentì dire che lui si stava accontentando perché sapeva come l'altro non potesse dargli di più dovette chiudere un pugno, nonché gli occhi, trattenendosi dal prenderlo a pugni.
    Lo avrebbe picchiato, tanto, con una furia che quasi non gli apparteneva, avesse seguito il suo cuore, ma per amore della legalità si trattenne e ciò gli permise di udire la distensione dell'ametrino sul tema, una sorta di compromesso che però placò il cuore del giovane "Già, lui mi ha dato tutto sé stesso... e io non ho potuto che fare lo stesso, anche se ovviamente non siamo pari..." aprì calmamente gli occhi e lo fissò ancora un poco, sostenendone lo sguardo e palesando quel profondo ed insidioso senso di inadeguatezza che lo permeava e lo portava a credere che, in fondo, Erik fosse un bravo samaritano a voler bene ad uno come lui.
    Forse anche per quello era tanto in difficoltà con Joshua: già si stupiva dell'amicizia, dell'affetto, di uno come Blake o Erik, cosa avrebbe dovuto pensare di Joshua, che manifestava per lui un interesse fisico, spingendosi a candidarsi da cavia?
    Alla fine, sospinto dalle sue emozioni, dovette ammetterlo, dovette dirlo che non aveva idea di cosa facesse battere il suo cuore, del resto quella era la sua unica certezza, l'unica cosa che aveva davvero capito di sé stesso dal punto di vista sessuale, l'unica cosa che lo rassicurasse, data la sua visione del sesso.
    Fu sfinente, al punto che quasi si trovò incapace di pensare, capire, tantomeno di decidere. Joshua ascoltò quel pensiero ad alta voce e qualcosa in lui scattò, tanto che allungò un braccio, superando l'orecchio sinistro di Jesse ed andando a posare la mano contro la parete 'Merlino!'
    Il gesto di Joshua non lo spaventò, ma quando vide la sua mano bloccarsi ebbe un fremito, fissando con due enormi iridi l'altro. Per istinto fece un ulteriore passo indietro ed ebbe ulteriormente prova dell'essere stato messo all'angolo: dietro di sé aveva il muro, alla sua sinistra il braccio del ragazzo e avanti a sé, a sfidarlo con i suoi occhi glaciali, c'era l'ametrino.
    Aveva solo una direzione come via di fuga e protendendosi in avanti Joshua azzerò il suo spazio vitale, dando un senso claustrofobico all'altro, che fu acuito dalle sue parole, che, in un certo senso, lo inchiodarono lì 'No, no, no!'
    Appiattendosi contro la parete Jesse ebbe per un lungo istante la paura che l'incendiario volesse togliergli ogni dubbio baciandolo, ma poi questi fece una scelta a tratti ancora più odiosa: gli diede potere personale. Gli ricordò che nessuno poteva dirgli chi essere e cosa fare e che stava a lui prendere certe decisioni, trovando il coraggio.
    "I-io" erano così vicini che sentiva il calore di Josh, l'odore del suo respiro persino. Era una sensazione strana, che però faceva scattare qualcosa dentro di lui, qualcosa che non sapeva però identificare: era semplice voglia di qualcuno, era un suo lato omossesuale o era davvero attratto da Josh.
    "Quindi... siccome ti piacciono le cose... le persone strane... mi faì da cavia?" annaspò lui, forse cercando di tappare quel silenzio assordante che gli faceva sentire il forte e rapido tamburo del suo cuore nelle sue orecchie, forse cercando solo di spezzare quello sguardo magnetico che gli stava riversando addosso l'altro.
    Joshua aveva parlato di coraggio e Jesse si reputava tante cose, ma non un vigliacco: lui aveva paura, ma non di agire, solo di sbagliare, solo di ferire qualcuno, incluso sé stesso, per idiozia. Non aveva problemi a mostrare la propria stranezza, non temeva il giudizio altrui, o, meglio dire, vi era arreso, ma un'altra storia era un campo inesplorato: lui non sapeva cosa volesse, quindi non sapeva come agire.
    Se il suo corpo avesse emesso un segnale univoco, forse se persino l'altro lo avesse baciato, forse lui si sarebbe adeguato, se non addirittura capito, ma lì per lì, semplicemente, non sapeva cosa fare, e quale fosse la scelta giusta.
    Poteva gettarsi all'avventura, sperimentare, come suggeriva Joshua; era certo che Blake avrebbe approvato, del resto glielo ripeteva spesso di non sigillare la sua verginità ed invece gettarla via per poi godersi le relazioni come venivano. Per contro, poteva rimanere nel dubbio, aspettando che qualcuno gli desse la convinzione che ora non provava; quello, certamente sarebbe stato il consiglio di Erik.
    Cos'avrebbero fatto i suoi due fari, laddove lui navigava a vista nella nebbia? Due cose opposte, per ragioni e visioni opposte, nelle quali si andava anche ad intersecare il forte dubbio di trovar davvero qualcuno che facesse svanire quei dubbi.
    In tutto quello, comunque, la cosa più disturbante al mondo era come i suoi calzoni si fossero fatti stretti ed il calore di Joshua avesse qualcosa di ammaliante, quasi commuovente. Era terrorizzato, nel panico, eppure ogni volta che l'alito caldo dell'altro sferzava dolcemente come una nuovola sul suo volto, in un certo senso lui si sentiva felice 'E' bello... avere qualcuno... davvero tanto bello'
    Lui aveva qualcuno, ovviamente, ma Joshua, in quel momento, non era un qualcuno come gli altri, era un qualcuno che offriva un qualcosa di diverso, che non capiva, ma che cambiava tutto.
    Le sue mani si sarebbero posate sulla divisa di lui, a livello del petto. Lo avrebbe prima sfiorato, poi toccato, timidamente, confusamente, spostando lo sguardo, sconvolto, su quello che lui stava facendo e che lui stesso non capiva.
    Vide le sue mani afferrare la giacca dell'altro e quindi sentì la sua gamba destra estendersi in avanti e medialmente, spostando in avanti il suo peso e anche il suo corpo. Per un istante avrebbe concesso ai loro petti di toccarsi, poi, mettendoci molta della sua forza, avrebbe ruotato, tentando di ribaltare le parti e di schiantare Joshua contro il muro.
    Avrebbe alzato il capo, per fissarlo disperato, arrabbiato quasi, senza un perché, poi avrebbe osservato le sue labbra che forse poteva baciare "Sei la mia cavia... o io sono un tuo esperimento... tipo il secchio?" chiese lui, stringendo ancora più forte la giacca dell'altro.
    Si avvicinò, inalando la sua stessa aria, tentando quasi di sincronizzare il suo respiro con quello di Joshua, godendosi quell'istante di intimità, forse anche, perché no, per capirci qualcosa davvero.
    Poi di colpo si sarebbe staccato, ritraendosi e mettendo tra loro un metro abbondante.
    "Scusami ma io... non ho mai baciato nessuno e... voglio... che sia giusto, ecco" affermò lui, abbassando lo sguardo. Strinse gli occhi, sentendoli pungere fastidiosamente "Forse... forse sono troppo strano... persino per uno come te"
    RevelioGDR
     
    .
  13. Joshua B. Evans
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    tumblr_inline_nse7d8DbIh1s4fmmr_500


    L
    a verità è che potremmo star qui a disquisire su cosa Josh sapesse o non sapesse fare, chiarire il fatto che non sapesse sparare davvero, se non per la poca esperienza maturata nei videogame fin da bambino, ma a nessuno importerebbe.
    Ciò che accade poco dopo, in effetti, fu sufficiente a far sì che neppure Josh si interessasse più a quanto accaduto fino a quel momento, fino a poco prima che ponesse una domanda cruciale a Jesse, mettendo così il giovane Opale in evidente imbarazzo. Si è già precisato come Josh non fosse affatto un cattivo ragazzo, al contrario, nella sua mente brillante ma a tratti caotica, stava solo cercando di far comprendere a Jesse che non ci sarebbe stato nulla di male se per caso avesse provato interesse per qualcuno del suo stesso sesso. Josh non era suo amico, non nel senso stretto della parola, ma non era cieco né sciocco: vedeva come il ragazzo osservava Erik -non avrebbe mai pensato che persino Blake potesse essere un suo punto di riferimento, ma essendo compagni di stanza poteva immaginarlo- ed era certo che avrebbe fatto di tutto per imitare l'amico, in qualsivoglia ambito o direzione.
    E parlando con lui durante quei minuti ininterrotti, Josh non poté non pensare che si trattasse di un ragazzo terribilmente confuso e indeciso. La qual cosa gli fece quasi pena, un sentimento che detestava provare, soprattutto se rivolto a un altro essere umano. E fu forse questa irritazione a smuoverlo verso Jesse, a inchiodarlo in un angolo non fornendogli più alcuna via di scampo.
    In trappola, ecco come lo aveva ridotto, non tanto fisicamente quanto emotivamente.
    Un'emozione che non augurava a nessuno, in un certo senso, e pur sapendo di stare esagerando, non riuscì a frenarsi: perché quel ragazzo non poteva semplicemente mostrarsi per quello che era?
    La verità era che quella lieve e improvvisa ossessione era dettata da un particolare che Josh non aveva mai notato prima: Jesse era in un tutto e per tutto simile a una ragazza, con eccessive paturnie, domande irrisolte e timore di apparire diverso da ciò che il mondo si aspettava di vedere. Era terribilmente insicuro e tale dettaglio avrebbe potuto far sì che il biondino acquisisse le simpatie di Josh, eppure non andò propriamente secondo i piani.
    L'Ametrin lo sentì fremere, respirare a fatica e balbettare, mentre non sempre i suoi occhi erano in grado di incontrare quelli glaciali di Josh. Quest'ultimo, nel mentre, non accennava a muoversi, né per lasciargli maggior raggio d'azione né, men che meno, per ridurglielo.
    Stava bene lì dov'era.
    Alla domanda di Jesse, Josh non riuscì a trattenere un ghigno.
    Farti da cavia? Beh, potrebbe essere un'idea... mi definiscono un bel bocconcino.
    Lo disse in quel che gli parve essere un sussurro, ma la sua espressione parlava piuttosto chiaramente: credeva davvero di essere un bel partito, ma pareva non prendere seriamente ciò che Jesse sembrava provare in quel momento.
    Poi, finalmente, qualcosa scattò e Josh trattenne il fiato, curioso di vedere come si sarebbe risolta la faccenda. Sentì le mani di Jesse sfiorargli il petto e a quel contatto, se in un primo momento trasalì -non se lo aspettava- successivamente rimase immobile, lasciandolo fare. Inclinò la testa lateralmente, come a studiare le espressioni del ragazzo che per la prima volta pareva tentare di scoprire se stesso, più che la persona che stava saggiando col tocco. Lo lasciò fare, si lasciò sfiorare e poi toccare, notando lo sguardo di Jesse stupito più del proprio, nel constatare cosa stessero facendo le sue mani. Il corpo di Josh si irrigidì nel momento in cui l'altro lo afferrò per la divisa e fece un passo verso di lui, lasciando che il petto di uno entrasse in contatto con l'altro e allora, proprio in quel momento, Josh percepì come dovesse sentirsi Jesse, cosa stesse provando e, credetemi, non poteva certo sbagliarsi: conosceva bene certe reazioni.
    Fu preso talmente in contropiede che non ebbe il tempo di reagire quando le posizioni furono invertite e fu lui ad essere intrappolato nell'angolo, con il compagno più vicino di quanto avesse potuto immaginare.
    Auch.
    Jesse lo aveva sorpreso, doveva ammetterlo, e seppur si fosse dimostrato lui quello intraprendente e aperto a nuove esperienze fino a quel momento, non seppe più se fosse in grado di continuare quella scenetta.
    Tuttavia non si mosse, non poteva fare la figura dello sciocco e soprattutto, nonostante tutto, non si sarebbe mai sottratto nel caso in cui Jesse avesse avuto la forza di eliminare la breve distanza fra loro. Josh non voleva baciare un ragazzo, lui si dichiarava piuttosto convinto di cosa o chi gli piacesse, ma non avrebbe mai fatto soffrire Jesse allontanandosi dopo essere stato lui stesso a provocarlo.
    Che razza di idiota.
    Fu allora che sentì il suo profumo, che percepì il corpo di un ragazzo così come non gli era mai successo in tutta la sua vita. Si domandò il perché avesse dato inizio a quel gioco e si rese conto che, forse, non voleva portarlo davvero fino in fondo... ma quella volta si era spinto davvero troppo oltre. Alla domanda di Jesse, le labbra dell'Ametrin si serrarono violentemente e gli occhi saettarono in quelli dell'altro, irritati. Schiuse la bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola quando vide il volto dell'altro farsi più vicino.
    Cristo, sta succedendo davvero?
    Mai scherzare col fuoco, Josh, e mai sottovalutare un Opale.
    Potrebbe essere entrambe le cose.
    E per un momento, solo per un folle momento, sentì il capo inclinarsi lievemente verso il ragazzo, in un tentativo che nessuno potrà mai ricondurre al desiderio di spaventare Jesse o a quello di catturare le sue labbra. Le sue palpebre si strinsero e per un attimo pensò di essere terrorizzato da quello che sarebbe potuto avvenire.
    Ma non lo avrebbe rifiutato, non poteva fargli una cosa del genere.
    Jesse si staccò e mise una distanza ragionevole fra lui e il compagno, lasciando finalmente Josh libero di respirare e ricominciare a ragionare lucidamente.
    Lo sguardo dell'Ametrin, che di glaciale ormai aveva solo il colore, non abbandonò Jesse neppure per un secondo, ma all'apparenza il ragazzo tentò di sembrare calmo e per nulla turbato. Quello che disse Jesse aveva perfettamente senso e Josh si sentì un grandissimo stronzo ad averlo provocato fino a quel punto.
    Si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo dal compagno, prima di sospirare profondamente e rispondere.
    Te l'ho già detto, Jay, non devi scusarti per ciò che sei. Non sei strano, non sei sbagliato, sei te stesso e va benissimo così.
    La sua voce era roca, motivo per cui tossì un paio di volte nel tentativo di schiarirsela. Si portò sopra a un lavandino e fece scorrere l'acqua fino a sentirla gelata tra le dita della mano destra, l'altra poggiata al lavabo per reggersi. Si bagno il retro del collo e la fronte, ne bevve un sorso e riavvitò il rubinetto.
    Quella sì che era stata una giornata movimentata.
    E poi, di cosa dovresti scusarti? Non è successo niente.
    Disse, come a voler sottolineare che non avrebbe detto a nessuno ciò che era effettivamente accaduto.
    Molto più di niente.
     
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    AgPMp
    Jesse Lighthouse
    Black Opal | II anno
    Joshua aveva messo in trappola Jesse, ma ben presto si rese conto di essere legato ad un doppio filo - forse rosso, come quello del destino - con l'altro, condannato a dividere con lui la medesima trappola.
    Joshua si definì un bel bocconcino, con un velo di arroganza, ed in vero Jesse non sapeva che dire, che pensare, neanche di quello: era talmente confuso, sopraffatto da tutto, che era come anestetizzato. Quasi in risposta a quel botta e risposta, il castano toccò la divisa dell'altro, esplorando per la prima volta un corpo che non fosse il proprio. Fu un tocco timido, discreto, confuso, ma fu comunque una prima volta, la scoperta di qualcosa 'E'... diverso' era un gesto che aveva già compiuto, probabilmente, eppure in quel contesto aveva un potere completamente diverso. Aveva sentito dire che l'amore cambiasse le cose e quello, forse, ne era una sorta di assaggio.
    Joshua comunque si era offerto da cavia e in qualche modo Jesse lo mise alla prova, mostrando all'altro anche una certa forza fisica, tale per cui lo schiantò contro il muro. Anche quella fu un'esperienza nuova, diversa, che liberò in lui una sorta di scarica di adrenalina.
    Gli piacque sentirsi forte, inarrestabile, così come gli piacque il controllo su Joshua e il suo spazio, specialmente perché era arrabbiato, perché in quella situazione ci si era trovato senza volerlo, quando lui, in ultima analisi, voleva solo impedire che la scuola andasse a fuoco 'E invece ora sono qui che devo capire se sono un frocio del cazzo!'
    Non sapeva bene come interpretare quella rabbia, non riusciva davvero a capire perché fosse arrabbiato - con chi soprattutto - ma sicuramente gli impedì di preoccuparsi per la lamentela dell'altro, anzi, provando anche un certo grado di soddisfazione, e allo stesso tempo gli permise di domandargli una volta per tutte a che gioco stessero giocando.
    Forse era la cavia, forse lui era un esperimento, forse era un casino e basta o un gioco. Joshua fu enigmatico, così come quel suo avvicinarsi all'altro, così come la ricerca del suo respiro da parte di Jesse.
    Il cuore del giovane saltò un battito o due, forse, ma furono istanti infiniti colmi di una serenità e di un potere che Jesse non aveva mai sperimentato. Poi, come ogni cosa bella che gli capitava, la rovinò.
    Si ritrasse e negò a sé e all'altro quel bacio tanto odiato e quindi tornò a fare ciò che gli riusciva meglio: compatirsi e scusarsi.
    Lui era sconvolto, a pezzi, incapace di fissare altro a parte il pavimento e la meschinità della solitudine cui si sentiva sempre più condannato 'Neanche questo riesco a fare' si diceva lui, nel mentre anche Joshua tornava nella sua parte, a fatica, certamente, giacchè anche lui appariva molto sconvolto, forse fin troppo.
    Lui non era sbagliato, gli disse: era solo sé stesso.
    Jesse lo ascoltò e strizzò gli occhi "Sarà... ma vorrei che..." ansimò un poco, in cerca delle parole giuste 'Non facesse così male?' pensò lui, non sicuro di volerle dire, o che almeno fossero giuste "Che non fosse così maledettamente difficile!"
    Stava male in quel momento, forse persino soffrendo, ma non era un problema, la sofferenza era parte della vita. A farlo star male, davvero, era il fatto che, ancora una volta, lui si fosse messo di traverso nella sua stessa felicità, trasformando qualcosa di semplice, forse persino uno scherzo, in un enorme, gigantesco, pantano, in cui ci stavano affogando, grazie alle sue brillanti idee, persino in due.
    'Non l'ho baciato, manco questo so fare. So solo fare casini!'
    Joshua si avvicinò ad un lavello in cerca di freschezza, di pulizia. Jesse indietreggiò stancamente e posò la schiena contro una porta dei bagni, lasciandosi poi lentamente scivolare a terra.
    Sollevò un ginocchio, su cui posò gli avambracci, e distese l'altra gamba, quindi udì Joshua sintetizzare quello che stava pensando anche lui: non era successo assolutamente niente. Nella voce dell'ametrino vi era forse ansia, stanchezza, non certo un rimprovero, anzi, forse lui voleva essere rassicurante, per sé stesso e per lui, ma Jesse non poteva che intenderlo come una sentenza.
    'Non ho capito un cazzo, non ho concluso un cazzo. Non ho fatto un cazzo' si ripeté ancora, sospirando con fatica, nel mentre il suo corpo iniziava senza una vera ragione, se non la stanchezza e la delusione, a tremare.
    Si lasciò cullare dallo scorrere dell'acqua e quando essa cessò alzò lo sguardo, distrutto "Già... non è successo niente" ripeté lui, mortifero. Distolse lo sguardo, poi lo riportò all'altro "Saranno quasi le 2... iniziano le lezioni... tu vai pure io... io sistemo qui e arrivo..."
    Era una bugia? Probabilmente, ma Jesse aveva già scombinato abbastanza la vita dell'altro con i suoi melodrammi e forse, in quel momento, aveva soltanto bisogno di viversi dentro di sé la propria disperazione, portandola all'estremo più teatrale e convincersi di essere condannato ad una vita di solitudine eterna.
    "Solo... non dire ad Erik o Blake che sono qui... non voglio... non voglio che Erik si preoccupi... o che Blake mi sgridi. Per favore..." gemette lui con voce rotta, supplicando con il filo di voce che gli restava.
    RevelioGDR
     
    .
  15. Joshua B. Evans
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    tumblr_inline_nse7d8DbIh1s4fmmr_500


    D
    ifficilmente nella sua vita Josh aveva avuto difficoltà nell'esprimere ciò che provava. A nasconderlo sì, era piuttosto bravo e ne era consapevole perché lo aveva fatto più di una volta, in genere per non far preoccupare qualcuno o per cose di poco conto, ma non riuscire ad essere se stesso, beh, era un altro paio di maniche.
    D'altro canto c'era una prima volta per tutto nella vita, e quella pareva essere la prima di un paio di volte che Josh non avrebbe mai desiderato vivere. E pensare che era iniziato tutto da uno stupido scherzo, un tentativo di far sì che il migliore amico di una persona a cui lui teneva potesse esprimersi senza timore, senza difficoltà... e com'era andata a finire? Che alla fine dei giochi ne uscivano entrambi perdenti, con nessun vincitore.
    Bella merda.
    Si passò più volte la mano sul volto, nel tentativo di rinfrescarsi con l'acqua o semplicemente per cercare di svegliarsi, quasi sperando che quanto era accaduto fosse solo un sogno senza alcun senso. Se qualcuno gli avesse chiesto come si sentisse, di certo avrebbe risposto di essere confuso e frustrato, incapace di comprendere e, diciamocelo, questo non gli capitava molto spesso.
    Di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a Jesse attraverso lo specchio, ma non si voltò fino a ché non lo vide cedere e scivolare sul pavimento, affranto più di quanto avesse creduto possibile.
    Ascoltò le sue parole e avrebbe voluto dirgli che non sarebbe stato difficile, ma a Josh non piaceva mentire e non lo avrebbe fatto per nessuna ragione al mondo, mai. Omettere la verità era un conto, ma raccontare bugie era fuori dalla sua portata.
    Sospirò una volta e riavvitò la manopola dell'acqua fredda, poi rimase in silenzio a guardare un punto indistinto all'interno del lavabo, senza accennare a muoversi.
    L'offerta di Jesse di ripulire lo fece sorridere: era una scusa per restare da solo o voleva semplicemente rendersi utile? In ogni caso Josh non avrebbe accettato: lui aveva combinato quel casino e lui avrebbe rimediato. E forse fu proprio quel pensiero a convincerlo a voltarsi verso il compagno e a guardarlo dall'alto, soppesando la prossima azione.
    Perché reagisci così adesso? Piantala di essere dannatamente servizievole.
    Il tono aspro che gli uscì fu qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, quasi non lo riconobbe come suo. Tentò dunque di alleggerirlo e per la frustrazione fece schioccare la lingua contro il palato, portandosi una mano tra i capelli e sospirando affranto. Quella sì che sarebbe stata una bella gatta da pelare.
    Mentre Jesse gli chiedeva di mantenere riserbo sul fatto che fosse lì e in quelle condizioni, Josh si limitò ad annuire. Non se la sentiva di rimproverarlo, non dopo averlo sentito parlare con quel filo di voce.
    Se non vuoi che lo faccia, non lo farò. Non lo avrei fatto in ogni caso.
    Disse con un tono molto più morbido, quasi volesse rassicurarlo sul fatto che non avrebbe detto nulla di quei minuti appena trascorsi. In silenzio si avvicinò al cubicolo in cui aveva sostenuto l'esperimento e pulì il tutto, facendo sparire ciò che non doveva esser visto. Poi, quando finì, si avvicinò a Jesse e fu indeciso se dirgli o meno qualcosa.
    Alla fine optò per un ennesimo sospiro e, sfilando una delle mani dalle tasche, gliela passò tra i capelli per scompigliarglieli.
    Ci vediamo, Jay.
    E se ne andò, non voltandosi più indietro e pensando che avrebbe fatto bene a dimenticarselo quel pomeriggio. Avrebbero fatto meglio a dimenticarlo tutti e due.
     
    .
14 replies since 28/9/2019, 15:45   238 views
  Share  
.
UP