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.«Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del ReyUna doccia, per lavare via ogni stanchezza ed ogni sensazione di sudore, sporco ed inadeguatezza. L'acqua scorreva e il getto caldo investiva il corpo di Tess, risollevando un piacevole tepore ed una condensa che appannava il vetro della cabina. Disegnò un piccolo teschio e lo guardò compiaciuta. Non che avesse un senso particolare, ma le dava piacere di tanto in tanto fare delle cose per il puro gusto di farlo, assecondando un po' la sua creatività e la sua curiosità. Da quanto ormai non disegnava? Guardò la mano destra che era un fascio di calli lungo tutta la zona del palmo e che si diramavano anche sulle dita. Lavò per bene i capelli ed ogni schizzo di fango e di sangue rappreso. Si accorse di avere nuovi segni sul corpo, nuovi lividi fatti durante l'allenamento. Di solito dopo di quello il sonno e la stanchezza erano talmente tanto potenti che prevalevano su di lei, lasciandola svenire stordita sul letto almeno fino all'indomani. Eppure quella sera si sentiva particolarmente carica di una sensazione che non riusciva bene a definire a metà fra l'irritabile, l'inquietudine e l'euforia. Non che fosse mai stata particolarmente volubile, anzi. Forse era a causa dell'esser indisposta, quegli ormoni, ogni volta che facevano capolino mettevano a soqquadro il suo viso facendole spuntare nuovi foruncoli o rendendola più depressa o irascibile del solito. Stavolta però era passata ad uno stadio successivo. Smaniosa, si pettinò i capelli in tutta fretta e non li finì neppure di asciugare, lasciandoli in parte umidi, sulle punte. Avrebbe sofferto negli anni successivi di cefalee e sinusite se non avrebbe cambiato quel suo modo di fare approssimativo. Mise la T-shirt con il gatto di schrodinger, quella che si illuminava al buio e mostrava la versione scheletrica del micio e i pantaloncini di jeans corti, tutti strappati. Poi si infilò le converse larghe come un paio di pantofole e si avviò, passeggiando per le scale dell'Accademia. Non era ben chiaro nella sua mente dove volesse andare, preferiva la scoperta. Salì fino in cima le scale ed arrivò fino alla guferia dove si affacciò e rimase a guardare i volatili per un po', ma non vi rimase molto, giusto il tempo per far qualche schizzo degli animali sul taccuino che si era portata dietro e poi far dietrofront ed esplorare la zona più profonda di quel luogo così misterioso. Arrivò fin dove l'aria si era fatta più rarefatta e le mattonelle erano spezzate. Ragnatele un po' ovunque addobbavano quei corridoi, illuminati da torce magiche che continuavano ad ardere all'infinito. Avrebbe acceso una luce con Lumos se non fosse stata allergica all'uso della bacchetta, così prontamente tirò fuori la torcia del suo cellulare e si fece largo con quella seppur non ve ne fosse il reale bisogno "Atch! Qui sotto è pieno di buche." constatò non appena inciampò e quasi non finì con la faccia in terra.
Però non è male questo posto... Potrei venire qui a fare le prove con il mio basso elettrico. Bussò ad una delle pareti, sembrava ben solida. Diverse porte sbarrate di legno sembravano esser rimaste chiuse da diversi anni a giudicare dalla polvere che non veniva smossa sul pavimento se non dai passi della ragazza. Però-... Ora che vi guardò meglio non c'erano solamente le sue. Inclinò la testa castana lateralmente e strinse gli occhi, mettendo a fuoco Ci dovrebbe essere l'aula di Pozioni da queste parti. Chissà cosa c'è dietro a queste porte... Forse fungono solo da magazzino e c'è robaccia unicamente rosicchiata dai topi. Però se trovassi una stanza altrettanto carina come quella delle necessità, sarebbe interessante. Intanto cercherò il mio posticino segreto dove studiare in santa pace e venirci quando ho bisogno di star per conto mio. Si, le pareva un'ottima idea iniziare cercando di trovare una stanza sgombera adatta all'occorrenza. Provò ad aprire una porta ma questi cigolò senza muoversi di un millimetro. "Chiusa." Provò poi con un'altra. "Chiusa anche questa." Mi servirebbe un grimal-... "Alohomora." Puntò la bacchetta sulla serratura ancor prima di rendersi conto di ciò che stava facendo. C-com'è possibile? Le era venuto così istintivo e naturale che non ci aveva minimamente pensato. Guardò male la sua stessa bacchetta come fosse un oggetto stregato e senziente (ma va!) e la rimise via nella tasca prima di esplorare la prima porta che intanto aveva fatto scattare la serratura e si era aperta, ritrovandosi di fronte uno spettacolo di cianfrusaglie accatastate fra banchi di scuola e libri impilati. Quella stanza era impraticabile. C'era persino un topolino che se ne stava bello ritto su due zampe non appena lei spostò l'anta cigolante "O-okey, tolgo il disturbo." fece ironicamente cercando di richiudere la porta prima che quello pensasse bene di svicolarle tra i piedi.Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.SPOILER (clicca per visualizzare)
Edited by Theresa van Aalter - 14/9/2019, 15:34. -
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.«Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del ReyAvvertì un rumore particolare, era raspante sulla pavimentazione sconnessa delle mattonelle rovinate ma non poteva essere colpa di un topo, sembravano passi pesanti e molto più simili al ticchettio che produrrebbero le unghie di un cane a contatto col suolo. Si voltò e non appena lo fece, qualcosa di immensamente nero e grosso che dapprima ululò con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca, facendola tremare con quel suo richiamo arrochito ed assordante, per poi gettarsi alla carica, facendo vibrare ogni metro di mattonelle che li separava. "Ihhhh!" Sobbalzò sul posto, era la prima volta che il cuore le batteva così forte da sentirlo pompare fin nella gola per lo spavento Oppooooorca di quella troia! COSA cazzo è quel coso?! Un Gramo?
Menomale che non l'aveva chiusa del tutto la porta, si fiondò dentro lo stanzino polveroso e pieno zeppo di ragnatele e robaccia accatastata dell'accademia e se la richiuse immediatamente alle spalle. Il topo squittì e scese immediatamente dal mobile, andandosi a nasconder chissà dove quando lei rapidamente si avvicinò per tentare di spostare il più velocemente possibile una cattedra per farla aderire contro la porta, era un'operazione difficoltosa, non sarebbe riuscita a porla in altri modi se non orizzontalmente, avrebbe fatto in modo che la parte di legno aderisse contro porta sostenendola in modo da fungere come barricata improvvisata, ma sarebbe bastata per fermare un Licantropo? Dopo diverse spinte e tanta fatica, si accorse di quanto si fosse appena fatta lercia, le salì immediatamente lo schifo per il sudore e la polvere che si stavano impastando sulla sua pelle ma decise di ignorar volutamente quelle sensazioni per dar priorità al voler sopravvivere anziché rotolare in terra urlando per liberarsi da eventuali aracnidi. Certo che la paura le faceva far strane cose. Cos'altro posso metterci per bloccare?... Si chiese, accorgendosi che il pomello della porta avrebbe potuto esser utilizzato qualora la creatura fosse stata intelligente. Così si guardò intorno, sempre con una certa celerità di reazione per afferrare un vecchio candeliere abbandonato, dall'aria piuttosto massiccia e tentare di staccare la manopola dalla base colpendola con dei colpi secchi e decisi. Si sarebbe preoccupata dopo di come uscire eventualmente da lì se fosse rimasta viva per raccontarlo. Che fosse riuscita o meno non le importava, anche danneggiarne l'apertura sarebbe bastato. Non vi era modo di incastrare la parte del collo del candeliere per far in modo di sprangare la porta, l'avrebbe tenuto come arma improvvisata (?) anche se era piuttosto consapevole che prima di utilizzarla sarebbe stata sbranata. Così l'istinto di mettersi al sicuro prevalse dato che non fu in grado di poter spostare null'altro visto che i mobili lì dentro erano tutti estremamente pesanti e ci sarebbero voluti minimo un paio di persone per farlo agevolmente, preferì aprire un'armadio e rovesciarne tutto il contenuto in terra con malagrazia. Avrebbe approfittato di quegli attimi in cui la belva avrebbe "combattuto" con la mobilia per farsi largo in quella stanzetta per togliere i ripiani e ricavarsi una nicchietta in cui nascondersi all'interno di esso in cui per il momento vi mise il candeliere dentro. Però prima le venne in mente un'idea Devo avvisare qualcuno! Potrei generare del rumore con un incantesimo di allarme, ma chi diamine potrebbe sentirmi qui sotto?... Meglio tentare che niente. e provò a tracciare un cerchio puntando in terra con la punta della bacchetta ma senza farla aderire, andando a ricoprire un'ampia area attorno all'entrata di modo che avrebbe avuto maggior successo di farlo scattare quando il predatore sarebbe passato in quella zona. "Anf anf! Cave Inimicum." Bisbigliò e portò la bacchetta alle labbra, sperando fortemente che la bacchetta non la tradisse prima di infilarsi e farsi piccina all'interno dell'armadio polveroso. Se riesce a fiutarmi è un casino. Si annusò, una volta rimasta al buio, nascosta dentro l'armadio. Puzzava di sudore e stava anche respirando affannosamente. Si tappò la bocca con entrambe le mani sporche e si impose di avere un respiro più lento e regolare, cercando di ridurne al minimo il rumore che avrebbe prodotto anche se gli scricchiolii del legno vecchio dei mobili si facevano sentire e comunque l'aveva vista nel corridoio che si infilava lì dentro, poi aveva colpito il pomello, non vi era alcun dubbio che la studentessa fosse ancora lì dentro. Rimase in silenzio, bacchetta alla mano sinistra, nell'altra prese il candeliere e lo portò al petto, rimanendo immobile e col fiato sospeso. Sentiva il cuore che martellava con la forza di un tamburo quasi assordante che quasi le sembrò che fosse più quello a far tutto quel rumore. Di li a poco ci sarebbe stato un gran bel casino da cui forse non ne sarebbe mai più uscita.Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.. -
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.«Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del ReyI violenti colpi alla porta investirono le orecchie di Tess che già in tensione per via della situazione piuttosto delicata, si sentì morire nel cuore per via dello spavento. Si impose di non fare il minimo rumore, ma certamente non fu facile, ogni colpo, ogni rumore forte e raschiato sobbalzava e combatteva contro l’istinto di voler fuggire via o di gridare aiuto. Non ho paura… Nonhopauranonhopaura… AAAAAAAAH! E’ ENTRATO! NO! No nonono! Sentì la cattedra che volò via con quei colpi forti quanto quelli di un ariete pronto ad espugnare un castello, era incredibile il modo in cui l’aveva fatta schizzar via, quanta forza doveva averci impiegato? Le mani sbiancarono a forza di tappare così tanto la bocca e sussultava inevitabilmente ad ogni colpo, sentendo il cuore forte come un tamburo che le stava martellando nella gola, quasi le sembrò di doverlo vomitare da un momento all’altro. Chissà se i battiti l’avrebbero tradita, anche se era impossibile udirli per un orecchio umano. Ecco, umano per l’appunto! Quello era un mostro! Morirò qui, in questo armadio puzzolente e pieno di polvere dove prima conservavano gli oggetti immersi nella formaldeide. Si scontrò contro una realtà inconfutabile ora ben chiara nella sua mente su cui prima non aveva mai riflettuto perché troppo esuberante e sprezzante del pericolo, mentre adesso che si trovava in svantaggio vi si ritrovò a rifletterci attentamente: Non voleva morire. Chiuse gli occhi ed iniziò a tremare mentre che sentì il fiato della creatura soffiare sul fragile e vecchio armadio di legno. Le ante erano chiuse ma era come se il mostro potesse vederla dall’interno, e provò un brivido di disgusto frammisto a terrore quando lo sentì accarezzare il legno del mobile con le unghie per creare ancor più ansia in lei, la sua vittima, la sua preda di quella notte. Sapeva che stava giocando nell’attesa di poterla divorare e chissà in quali altri modi e maniere si sarebbe divertito prima che l’allarme avrebbe fatto accorrere qualcuno in suo soccorso, ignaro di un pericolo così grande all’interno di Hidenstone. Gli artigli di colpo iniziarono letteralmente a dilaniare l’armadio con una violenza ed una frenesia inaudita dopo attimi di fruscii ed immobilità, respiri ed attesa. Lo squarciarono da parte a parte e dalla spalla di Tess iniziò a sgorgare un quantitativo non indifferente di sangue, trafitta da frammenti e schegge ma anche dalle unghie della bestia che le avevano strappato via parte della carne del trapezio. Urlò senza fiato, non potendo contenere in alcun modo il dolore che esplodeva, diffondendosi come scariche elettriche lungo tutto il suo corpo e quando il Licantropo spintonò l’armadio con lei dentro, battè così forte la testa e tutto il resto del corpo da intorpidirle le gambe, si sentiva un giocattolo rinchiuso in una scatola, non ce la faceva più, le stava mancando anche l’aria. I frammenti di legno le si erano conficcati nella pelle, le avevano accecato gli occhi. Infilarsi in quell’armadio aveva appena decretato la sua sentenza di morte. Ti prego, finiscimi in fretta. Era tutto ciò che riuscì a formulare tra i dolori intercostali e i gemiti di sofferenza mentre provava a cercare di tenere lo strappo con le mani premute contro la carne viva a far in modo che non fuoriuscisse altro sangue che nel frattempo aveva allagato praticamente l’armadio ed era colato anche fuori, finendo sulla pavimentazione discontinua formata da vecchie mattonelle rotte. Con il braccio non ferito si mosse ma le costò una fitta dolorosa quanto l’averlo fatto con quello offeso, aveva aperto un’anta dell’armadio ma come si forzò a muoversi per cercare di uscire il più in fretta possibile si accorse che le sue gambe non le stavano dando retta, erano immobili, paralizzate dal terrore nel vedere finalmente che faccia avesse il suo carnefice: Si reggeva su due zampe come un bipede, ma era enorme, spelacchiato e ferale. Non aveva mai visto un Gramo così e probabilmente non era neppure uno di quelle bestie. Se qualcun altro lo trova succede un casino! Adesso con l’allarme è vero che si accorgeranno della situazione ma fuggisse e riuscisse a contagiare qualcuno? O peggio, se riuscisse ad uccidere qualcun’altro oltre me? Non posso permetterglielo. “Rrrrrhhaaaahhh!” Gli urlò contro tutta la frustrazione che aveva in corpo, impotente e nonostante fosse sul punto di morte era più forte il pensiero di dover proteggere qualcun altro anche se al momento non c’era fisicamente nessun’altro oltre lei in quel posto. Non aveva il pugnale con sé, era con lo pseudo-pigiama addosso adesso lacero e zuppo di sangue, si poteva dire che era praticamente nuda come un verme ed indifesa, vulnerabile da far schifo “Sfogati con me e basta! Non fare del male agli altri! Mi hai capita?!-…. MI SENTI?! NON FARE DEL MALE AGLI ALTRI!” Ringhiò e tossì, contorta su sé stessa per cercare di mettersi almeno in piedi col busto in quella bara di polvere e segatura, la mano sinistra cercò di toccarne il pelo del licantropo in modo deciso ma non ostile, tanto ormai non poteva fare nient’altro se non intrattenerlo con il resto del tempo che le rimaneva, prima che l’allerta dato dall’allarme desse i suoi frutti.Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.
Edited by Theresa van Aalter - 25/9/2019, 08:44. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)A causa del morso mi vedo costretto a chiedere l'intervento del fato <3.
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