Loneliness, thoughts and... a maze full of creatures

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    Black Opal
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    Nella vita bisogna cavarsela da soli.

    Agosto era un mese bellissimo, anche se quell'anno era decisamente caldo. La giovane aveva deciso di fare una passeggiata nell'immenso giardino dell'Accademia. Molti diranno "Ma cosa ci fai là? La scuola è finita!" ed era certamente vero, ma alla ragazza piaceva passeggiare in quel luogo così magico. Vedere i fiori estivi sbocciare lentamente, non aveva prezzo. Inoltre quel posto era come la sua seconda famiglia. Ad inizio anno non avrebbe mai pensato che avrebbe stretto dei legami così belli. Lei era convinta che avrebbe iniziato la scuola da Black Opal ma standosene per le sue, senza socializzare con quelli che ora erano diventati suoi grandi amici.
    Si portò i capelli corvini alle spalle con un rapido gesto della mano e sbadigliò, guardando il sole che era in procinto di calare nel bagliore del tardo pomeriggio. Ok, mancavano ancora alcune ore al tramonto, ma il sole aveva deciso di cominciare lo stesso la sua discesa, per arrivare in perfetto orario al tramonto. Ormai, tuttavia, le giornate stavano tornando ad accorciarsi e l'imbrunire arrivava molto prima rispetto a giugno, quand'era finita la scuola.
    I ricordi degli avvenimenti di quell'anno si susseguivano nella sua mente, senza freno. L'incontro notturno con Erik, il suo invito a vedere le stelle, il pomeriggio di studio con Jesse e la sua vivacità clinica, la sua simpatia e la sua voglia di vivere, lo pseudo pomeriggio di studio con Blake, prima persona a cui aveva detto della gravidanza... e poi il campo di fine anno, Lilith, Annie che l'aiutava a partorire... il suo bimbo... Era così concentrata su questi avvenimenti, che non vide un sasso e vi inciampò, rischiando di cadere. Stupido sasso! Chi lo ha messo lì? imprecò a voce alta la ragazza, proseguendo la sua strada come se nulla fosse, sperando che nessuno l'avesse vista. Ci teneva a non fare figuracce, lei! Proseguì la sua passeggiata arrivando al lago. Lo specchio d'acqua era piatto e silente, segno che le creature che lo abitavano -Nessie compresa- erano tranquille sulle profondità marine. Guardare le acque nere senza alcuna increspatura, le ricordarono quel giorno in cui aveva invitato Blake a fare il bagno e dove avevano incontrato il nuovo professore, Samuel Black. Sorrise al ricordo di lei e l'amico che guardavano increduli uno strano uccello che si stava avvicinando a loro. Scosse la testa e proseguì la strada fino a passare affianco alle serre e agli altri luoghi magici dell'Accademia.
    Quando arrivò in corrispondenza del luogo dove avevano fatto il campo, ancora una volta un fiume di ricordi si riversò nella sua mente, facendo sì che si addentrasse in quel luogo, in silenzio. Era stato un delirio. Qualcuno aveva avvelenato i suoi zuccotti in modo che avessero mille effetti diversi. A lei era toccato inseguire un coniglio immaginario ed era diventata bianca lucente durante il parto. Il parto... si era sentita male propro mentre inseguiva Alfredo, così aveva chiamato il coniglio bianco. Al ricordo del professor Olwen, Annie e Jesse tutti attorno a lei per aiutarla, sentì l'ombra di una lacrima di riconoscenza, ma quando si toccò la guancia, scoprì di non avere nessuna lacrima. Scrollò le spalle e si alzò, uscendo da quel luogo e dirigendosi verso il Labirinto, forse unico luogo che non aveva mai visitato. Erik... quel nome comparve fra i suoi ricordi inaspettatamente. Anche lui l'aveva aiutata molto, anche se gli era toccato il compito di chiamare quell'antipatica della preside. Ma ne era valsa la pena, se ora ripensava al figlio. Così piccolo e così dolce che in quel momento era a casa con lo zio. Mentre lei si trovava là perché... perché... nonostante gli alti e bassi dell'anno, aveva imparato ad amare quella scuola. Era stato il suo unico rifugio dopo l'abbandono dei genitori. Ok, questa volta la lacrima c'era. Forse anche più di una. Jessica se le asciugò con il dorso della mano. I suoi genitori le mancavano incredibilmente; a volte riusciva a non pensarci, altre volte la loro fuga era come un enorme macigno sul cuore della giovane.
    In quel momento, capì che aveva bisogno di parlare con qualcuno. Di qualsiasi cosa, anche stupida, pur di distrarsi. Quindi prese la sua decisione. Una volta arrivata all'ingresso di pietra del labirinto, si sedette sull'erba a gambe incrociate e tirò fuori il magifonino che aveva acquistato non molto tempo prima.
    Aprì la rubrica e quasi automaticamente il suo dito scorse sulla lettera "E", dove cliccò il nome di "Erik". Aprì la chat e digitò velocemente una frase. "Ehi, ho bisogno di parlare, ti va di trovarci davanti al labirinto fra un quarto d'ora?". Lei davanti al labirinto c'era già, ma non aveva voglia di spiegare.
    Jessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."


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    Erik Foster
     
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    Erik Foster | Ametrin
    La nostalgia era un sentimento comune tra gli adolescenti? Frequentare il territorio scolastico ad agosto suscitava in lui strane emozioni. Da una parte si rivedeva annaspare tra compiti ed interrogazioni, dall'altra stringere quei rapporti nati dal nulla che col trascorrere del tempo irruppero con violenza nella quotidianità dell'Ametrino al punto tale da considerar normale svegliarsi e dar il buongiorno a Josh, uscire per i corridoi e salutare Jesse e Blake, passeggiare nei giardini ed incontrare Lilith e Jessica. Non sapeva se tra i giovani la nostalgia fosse un sentimento comune, tuttavia era certo ce lo fosse il vivere le amicizie come se fosse una seconda famiglia. Una famiglia che potevi scegliere, una famiglia dove tuo padre non era fuori ad ubriacarsi per tutto il giorno, rientrando in casa solo per riversare sulla moglie e su tuo figlio lo stress accumulato da una vita mediocre e priva di gioie. Eh, sì, il solo pensare che tra pochi giorni sarebbe dovuto rientrare a Liverpool lo faceva star male, se solo avesse potuto sarebbe rimasto a scuola per sempre.
    Quel pomeriggio era nei pressi del lago a giocar a palla con alcuni membri della sua casata. Josh, questa volta non lo pari il rigore! Esclamò, calciando poi la sfera che oltrepassò due bottigliette d'acqua posizionate a mo' di porta. Sì, insomma, senza scopa, pluffa, bolidi e boccino d'oro dovevano attrezzarsi con qualcos'altro e lo sport babbano era sempre una valida alternativa.
    Erik alzò la destra a mo' di vittoria, così corse vicino all'albero dove aveva lasciato il proprio zainetto per bere. Fu in quell'istante che il magifonino vibrò. Lo impugnò per leggere il messaggio e andò in ansia. Jessica gli aveva scritto che aveva bisogno di parlargli. Perché? La prima cosa che gli venne in mente fu risponderle.
    Ho fatto qualcosa di male? \(˚☐˚”)/ Ok, tendeva ad esagerare con le faccine, ma non poteva far a meno di inserirle. Ragazzi, mi spiace abbandonarvi, ma devo scappare. Un'amica ha bisogno di me. Alzò la destra per salutare e si avviò in direzione del labirinto.
    Addosso aveva una semplice maglietta blu a maniche corte con sopra disegnato un pikachu intento a caricare la batteria di un pokedex, sotto di essa i classici pantaloncini da basket della sua squadra del cuore che indossava ogni volta in cui faceva sport e alle spalle il suo zainetto con tutto ciò di cui aveva bisogno per il campeggio.. Mah, non sono elegante, ma credo sia urgente. Si disse mentre i piedi continuavano a muoversi in quella camminata veloce. MA PRIMA DI INCONTRARE UNA RAGAZZA MI HANNO DETTO CHE BISOGNA FARSI UNA DOCCIA! Panico. Se Jessica l'avesse cacciato? O, peggio, se voleva vederlo per dirgli che faceva schifo quando incontrava le persone dopo aver fatto sport? Fu così che andò in ansia. Ok, devo muovermi!
    Fu così che avviò la sua corsa in direzione dell'Opale. Jessica! Si prese qualche secondo per riprendersi dal fiatone. Che succede? Ti senti male? Ho fatto qualcosa di male? Ti hanno fatto del male? Centra il male? Non respirò in tutte quelle domande e se Jessica aveva risposto al precedente messaggio non l'aveva letto. Fece per osservarla negli occhi. Deve aver pianto. Riconosceva quel tipico rossore che si formava dopo aver versato lacrime, senza contare di come risultassero lucidi dopo quei momenti di sfogo e debolezza. Forse aveva preso il problema troppo di petto, mostrandosi forse troppo avventato. Perdindirindina! Ci vuole tatto! Io non sono bravo con queste cose, che faccio?
    Ehm, forse ti va di far una passeggiata? Per me va bene tutto, anche entrare nel labirinto. Se non erro Michael ci è venuto settimana scorsa per allenarsi! Certo, non poteva però sapere che quella non era altro che una palla bella e buona. Ad ogni modo prendere il problema alla larga solitamente riusciva a dar qualche risultato. In fin dei conti era Jessica che aveva bisogno di parlare, no? Ecco, forse si stava facendo solo grandi pippe mentali e se avesse taciuto per almeno dieci secondi forse lei gli avrebbe spiegato il motivo per cui gli aveva scritto quel messaggio. Comunque sono contento che tra tante persone ha scelto proprio me, vuol dire che sa di potersi fidare o che qualunque cosa accada io non la giudicherò. Mai pensiero fu più affine alla realtà. Non era un abile ascoltatore, ma sicuramente era bravo a migliorare l'umore delle persone.



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    Erik era senza ombra di dubbio la scelta migliore per parlare. Jessica lo pensava probabilmente dalla prima volta che s'erano visti. Quella sera in cui lei gli aveva fatto credere di aver fatto indigestione di dolci, invece era incinta. Sorrise al pensiero. Eh sì, era incinta di quello che era diventato un bel maschietto frutto di gioie. A tal proposito, presto avrebbe dovuto scegliere padrino e madrina. Magari qualcuno dei suoi amici? O lo zio? Sì, senz'altro lui se lo meritava. Si ripromise che ci avrebbe pensato più avanti, ora aspettava solo che Erik arrivasse. Pensare ai suoi genitori l'aveva resa veramente triste. L'avevano tradita senza possibilità di rimedio, mai. In quel momento si chiese se era peggio aver amato i propri genitori con tutte le forze per poi essere traditi, o non aver mai avuto un rapporto di amore con loro. Probabilmente ogni cosa presentava i suoi pro e i suoi contro. Sicuramente avere da subito un buon rapporto, le aveva garantito un'infanzia felice, ma ora soffriva davvero troppo. Non era abituata a stare senza di loro. Dall'altro lato, non avere mai un buon rapporto ti preparava per le evenienze della vita. I suoi pensieri pseudo filosofici, però, furono interrotti dal vibrare del magifonino, segno che Erik le aveva risposto. Era stato pure veloce.
    Ho fatto qualcosa di male? \(˚☐˚”)/ fu la sua risposta preoccupata. Decise che gli avrebbe risposto a voce, immaginando che comunque lui si stesse precipitando al Labirinto e quindi che non avrebbe letto la risposta in ogni caso. Era tipico di quel ragazzo, preoccuparsi spesso. L'amertino, aveva notato la corvina, era un ragazzo molto dolce e attento, per certi versi, caratteristiche che le piacevano molto. Si asciugò gli ultimi residui di lacrime traditrici e guardò dritto davanti a sé, vedendo arrivare l'amico di corsa, trafelato. Lui gridò il suo nome, facendo sì che la ragazza concentrasse definitivamente l'attenzione su di lui.
    Che succede? Ti senti male? Ho fatto qualcosa di male? Ti hanno fatto del male? Centra il male?
    Sei sempre il solito, Foster rispose, semplicemente, ma sempre sorridendo. Tu non hai fatto nulla, stai tranquillo. E nessuno mi ha fatto del male, almeno fisicamente. E no, non mi sento male, sempre fisicamente parlando. concluse, sperando di aver risposto a tutte le sue domande. Avevo solo voglia di parlare con un amico, tutto qui. ed era la verità. Parlare con Erik era un toccasana. Lui era divertente e dolce al tempo stesso, si sentiva bene con lui. Di slancio lo abbracciò, stringendolo forte. Sperava che anche il ragazzo ricambiasse. Puzzi un po' sussurrò, con un sorriso. Non era arrabbiata, certo non poteva pretendere di toglierlo da ciò che stava facendo e chiedere pure se si lavasse e profumasse prima di andare da lei. Dopo non troppo tempo, si staccò da lui e gli diede un bacio sulla guancia. Era proprio felice di vederlo.
    Ehm, forse ti va di far una passeggiata? Per me va bene tutto, anche entrare nel labirinto. Se non erro Michael ci è venuto settimana scorsa per allenarsi!
    Non rispose a parole ma annuì semplicemente. Il Labirinto le sembrava un luogo intimo e dove nessuno l'avrebbe disturbata, anche se avessero parlato. E soprattutto nessuno avrebbe origliato. Almeno sperava. Insomma, non erano cose che raccontava al primo che passava. Gli prese la mano e si mosse per entrare nel Labirinto, sperando che lui decidesse effettivamente di seguirla.
    Sai, oggi ho ripercorso tutti i luoghi per me significativi dell'Accademia, inoltre ho ripensato ai miei genitori, che mi hanno abbandonata solo pochi mesi fa... Si morse un labbro e ricacciò indietro le lacrime, approfittando del fatto che lui non la vedesse in faccia
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    Erik Foster | Ametrin
    Vedeva Jessica in lontananza, continuò ad avvicinarsi a lei e una volta che fu abbastanza vicino le riempì di domande com'era solito fare ogni qualvolta che andava in paranoia. Purtroppo Erik soffriva della sindrome del combina guai: quando una persona stava male o era giù di morale se ne addossava sempre la colpa, domandandosi cosa avesse sbagliato e solitamente ritrovandosi un miliardo di risposte plausibili.
    Almeno quella volta Jessica non stava male fisicamente e, soprattutto, non per colpa dell'Ametrino. Il moro tirò un sospirò di sollievo, assumendo un tono molto più rilassato e allo stesso tempo curioso di saperne di più, tuttavia ciò che accadde poi fu inaspettato: un abbraccio. Il licantropo chiuse gli occhi e cinse con forza la ragazza da sopra il bacino e si posizionò in maniera tale che la testa della ragazza potesse poggiarsi sulla spalla destra. Ehi, tranquilla, ci sono io qui. Doveva essere un modo per consolarla o per dirle di far attenzione? Eh, sì, solitamente Erik era un pericolo per se stesso e gli altri, tuttavia quella volta non aveva intenzione di essere pericoloso, voleva solo essere un buon amico.
    Quando Jessica menzionò la puzza dovuta al sudore, il ragazzo non poté far a meno di sospirare. LO SAPEVO, DOVEVO FARMI LA DOCCIA. Ad ogni modo scosse con rapidità lo sguardo, cercando di salvarsi in calcio d'angolo. Ho interrotto la mia partita per arrivare il prima possibile. Era vero e per carità non voleva farla sentire in colpa, ma per giustificare come mai non avesse addosso il tipico odore di sempre.
    Non sapeva se fosse stato per quello o per altro, tuttavia dopo l'abbraccio riuscì a ricavar un bacio sulla guancia dall'Opale. Wow e chi se lo aspettava? Ok, era un po' su di giri, tuttavia non abbastanza da rimaner completamente imbambolato. Esatto, quell'infame è venuto qui senza dirmi niente. E' dall'inizio dell'anno che gli dico di venire, ma niente, uffa! Oh, Erik, ma tu c'eri già andato e avevi quasi ucciso un tuo docente quella stessa notte. Cielo, forse era meglio non ricordare.
    Fu così che i due ragazzi varcarono l'inquietante ingresso in pietra del labirinto, ritrovandosi di fronte ad un proliferare di corridoi con ai lati mura invalicabili alte ben quattro metri e costituiti da un groviglio di rovi così massicci e così appuntiti che parevano eretti da Malefica in quel famoso cartone animato della disney. I suoni che riecheggiavano all'interno di quella costruzione sadica e magica non erano rassicuranti: alcuni erano rapaci, altre cicale, ma poi cos'era quella sorta di ringhio? Quali erano le creature che ospitavano quel luogo? Era certo che Ensor ne avesse nominata qualcuna a lezione, ma in quel momento aveva un vuoto in testa. Cavolo, devo imparare a star più attento!
    A sorprenderlo, ancora una volta. fu l'iniziativa di Jessica. La ragazza gli strinse la mano e il licantropo ricambiò il gesto per darle sicurezza e fu così che cominciò la loro passeggiata nel labirinto. Man mano che i piedi si muovevano le parole venivano fuori e solo allora il moro fu costretto a fermarsi. Aspetta, cosa? Ti hanno abbandonata? Io non ne sapevo nulla, ma per il bambino? Domandò mentre il tono di voce divenne visibilmente più preoccupato. Insomma, non si aspettava che Jessica volesse parlare di problemi così intimi, tuttavia non disse nulla. Si sentiva onorato anche se ciò voleva dire caricarsi di un altro peso. Proprio in quel frangente ci fu un fruscio di vento che insieme a qualche sporadica foglia sollevò il dolce odore di qualche raro fiore che cresceva in quelle zone. Certo, il labirinto poteva sembrare un inferno per quanto riguardava la presenza di creature magiche, ma allo stesso tempo era un paradiso per l'erbologia, in quanto lì convergevano diverse zone climatiche e su ognuna di esse vi era la flora caratteristica.
    Erik respirò a pieni polmoni, riportando poi l'attenzione su di Jessica, cercando nuovamente di migliorare il tiro.
    Ehm, voglio dire, quando l'hai scoperto? Insomma, sei sempre stata in accademia e quest'anno non siamo neanche ripartiti per tornar a casa a giugno. Forse per lettera, ma esistevano davvero persone che parlavano di ciò su carta stampata? Suvvia, oramai non è fuori moda lasciare le persone per messaggio?


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    Il Labirinto del Minotauro
    Evento - Labirinto

    Tra tutti i posti in accademia in cui potersi fermare, travolta dai ricordi, a chiamare al magifonino un amico che la aiutasse a riprendere fiducia in sé stessa, quel giorno Jessica aveva scelto indiscutibilmente e senza alcuna ombra di dubbio il peggiore. I ragazzi erano stati avvisati dalla preside che durante quei giorni estivi, intorno al Labirinto Incantato sarebbero potute accadere cosa "particolari", ma a quanto pareva la ragazza doveva averlo scordato. Oppure, più semplicemente, presa da quelle brutte sensazioni che angustiavano la sua mente da adolescente, non ci aveva neppure fatto caso al luogo in cui si trovava in quel momento. La sua breve e vagamente distaccata chiacchierata con Erik si stava consumando letteralmente all'entrata del Labirinto, lo stesso posto che all'ametrino avrebbe potuto rievocare un fiume di ricordi contrastanti e sicuramente poco piacevoli, il luogo che, in quel pomeriggio, aveva un nuovo padrone. Diverso dal giardiniere di turno, dalla guardacaccia, dalla preside Burke o da qualsiasi entità razionale potesse abitare l'accademia di Hidenstone. Quel posto, in quei giorni specifici, era assoluta proprietà del Minotauro. Ed ovviamente, il padrone in questione, non perdeva tempo quando si trattava di accogliere nella propria dimora degli ospiti, per quanto quelli fossero restii a muoversi.

    Ed ecco che, davanti ai due ragazzi, l'entrata del Labirinto fece per allargarsi e distendersi, fino a formare un lungo e dritto corridoio che sembrava non aver alcuna fine. Due orme, come di zoccoli, apparvero davanti ai piedi dei due ragazzi, sparendo poi dopo poco e riapparendo più in là, come se stessero camminando via. Accanto a quelle altre file di impronte, questa volta umane. Una coppia femminile ed una maschile, con accanto una terza più piccola, come di un bambino. Avrebbero preso a muoversi anche loro, seguendo quelle degli zoccoli animali, quasi come se stessero venendo guidate. Per Jessica quella scena avrebbe riportato alla mente sensazioni contrastanti, come dei brividi di nostalgia simili a quelli che aveva provato prima, ripercorrendo con nuovi passi le sue vecchie esperienze all'accademia. Ma insieme a quello, anche una forte tristezza, profonda, ma non definita, come se ci fosse dell'altro sepolto più a fondo, ma che al momento non riusciva a sentire. Era frustrante non riuscire a comprendere a pieno quel qualcosa.

    Avete bisogno.. di un aiuto?

    Parlò nell'etere una voce flebile, potendo però essere udita senza alcun problema dai due ragazzi.

    Posso rispondere alle vostre domande.. ma ciò che chiedo.. è che voi diate una risposta alle mie...

    Continuò quella, mentre le impronte di zoccoli di fronte a loro prendevano ad illuminarsi di una tenue luce azzurrina, quasi come se li stessero invitando, così come era probabilmente già successo in precedenza alle altre tre file di orme prima di loro. Nel caso avessero accettato di seguirle, poi, sarebbero arrivati dopo non molto in un punto del labirinto nel quale, seduta su un trono, si sarebbe stagliata di fronte a loro la figura eterea, come creata dalla magia, di una donna in abiti regali ed estremamente ricercati. Il viso arcigno, corrugato da un'espressione ben poco rassicurante. Teneva in mano uno scettro e lo puntò in direzione del gruppetto formato dai due giovani e da quelle quattro.. file di orme?

    Nessuno può passare qui, a meno che non si prostri a me, sussurrandomi una frase che sia al contempo vera e falsa! Impiccherò ogni codardo che oserà dirmi una verità! E annegherò ogni vile che avrà la faccia tosta di mentirmi! Nessuno escluso!

    Le impronte a quel punto si sarebbero fermate, tutte tranne quelle di zoccoli che, senza neppure perdere un istante, si sarebbero mosse oltre la figura della donna. Che fosse questa la prova che aspettava Erik e Jessica per poter poi ricevere la loro risposta?



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    I capelli corvini della ragazza ondeggiarono leggermente al vento nell'esatto momento nel quale Erik ricambiò la stretta. Era contenta di avere un amico come lui. Le trasmetteva sicurezza e serenità, oltre a trasmetterle fiducia con quel suo sguardo sempre preoccupato e attento. In quel momento era un punto d'appoggio, di conforto per lei. Le fece posare la testa sulla sua spalla e lei accettò volentieri, consapevole che se qualcun altro studente gli avesse visti, avrebbe sicuramente pensato a chissà cosa, come per esempio al fatto che stessero insieme, che fossero andati al labirinto per appartarsi o cose del genere. In quel momento, in tutta sincerità, non le importava granché chi pensava cosa. Voleva solo passare del tempo col suo amico.
    Ehi, tranquilla, ci sono io qui
    Quelle parole dolci e confortanti al tempo stesso la risvegliarono dalla trance nella quale era caduta e le fecero alzare la testa, portandola a guardarlo negli occhi. Puzzava davvero, quando glielo fece notare, ma chissà cosa stava facendo prima che lei lo chiamasse, quindi non lo disse per criticarlo, ma perchè la cosa la faceva sorridere. Erik era sempre così spontaneo che, non appena quelle parole lasciarono le labbra di Jess, le parve quasi che il ragazzo si irrigidisse, preso da chissà che pensieri; forse si stava facendo mille complessi sulla puzza o forse le stava dando mentalmente della stronza. Fatto sta che quei suoi pensieri lo spinsero a giustificarsi su ciò che stava facendo prima, che stava facendo una partita. Non lo aveva detto con tono accusatorio, era una pura e semplice giustificazione al suo puzzare. La corvina non disse nulla e scosse lievemente la testa. A lei importava solo che lui fosse lì in quel momento e il fatto che avesse lasciato una partita per lei -per quanto fosse una partitella tra amici- la faceva sentire importante per Erik e questo la portò a dargli un leggero bacio sulla guancia. Era un bacio di gratitudine. La guancia dell'amertino era più morbida di quello che si aspettava Jess.
    Successivamente lo ascoltò parlare di Micheal che era venuto nel labirinto senza dirgli niente. La ragazza, lentamente, si staccò dal suo abbraccio e tornò a guardarlo negli occhi. Era ora di entrare nel labirinto. Sapeva che era stata lei a chiedere ad Erik di venire là, ma ora guardando l'ingresso semibuio, pareva molto molto inquietante. Se vuoi posso allenarmi io con te disse in un soffio, prima di entrare, quasi come se parlando a voce alta, avrebbe disturbato qualcuno che stava dormendo e forse, a pensarci, era proprio così.
    Fu così dunque che i due, l'Opale e l'ammertino, così diversi eppure così amici, entrarono in quel luogo inquietante.
    Non appena varcarono la soglia di pietra, fu quasi come se il mondo esterno si spegnesse. La ragazza non sentiva più gli uccellini cantare, le voci festose dei ragazzi che si divertivano in quell'agosto, quasi non sentiva più nemmeno i suoi pensieri. L'unica consapevolezza era la mano dell'amico nella sua, unica certezza in quel luogo. La sentiva calda contro la sua e le dava il coraggio che, dentro di sé, pur non essendo mai stata una fifona, non aveva. Le pareti erano alte e i rumori all'interno del labirinto, decisamente strani. Sicuramente la scelta più saggia sarebbe stata parlare con l'amico, almeno per rompere quel silenzio a sua volta rotto da tutti quei rumori all'apparenza casuali. Così iniziò a raccontargli dei genitori che l'avevano abbandonata e, come aveva previsto, l'amico parve molto stupito e si gettò in una raffica di domande, peculiarità che sembrava caratterizzare sia lui che Jesse. Proprio mentre stava per rispondere, un colpo di vento fece vorticare delle foglie e sparse nell'aria un buonissimo odore che ebbe un effetto ripulente suoi polmoni della giovane, sebbene non ne avesse troppo bisogno, non fumando e non respirando l'aria inquinata. Almeno, non finché si trovava lì a Denrise; a Londra... beh, tutta un'altra storia.
    Quando il venticello si quietò, la ragazza riprese a camminare normalmente stringendo la mano al giovane. No, mi hanno lasciata la scorsa estate prima che iniziassi l'Accademia, quindi non ero ancora incinta. Sono semplicemente fuggiti in Scozia, senza uno straccio di spiegazione. Jessica serrò con forza i pugni -o meglio, il pugno della mano libera, mentre con l'altra mano strinse involontariamente la mano di Erik troppo forte e sperò di non avergli fatto male. Ma passato il momento di debolezza e di conseguente tristezza, era subentrata una rabbia cocente, quella stessa rabbia che certe notti la teneva sveglia anche più del figlio.
    Stava per aggiungere altro quando, per controllare se ci fossero bivi, notò le orme di alcuni zoccoli che le fecero accapponare la pelle. C'erano cavalli, mucche o tori là dentro? Impossibile... ma quelle orme le fecero tornare in mente la storia del minotauro e del labirinto di Cnosso, storia raccontatele dal padre molti anni prima. Non poteva essere quello, vero?
    Le impronte scomparvero e riapparvero poco più avanti ma stavolta non erano sole. Accanto apparvero altre tre coppie di impronte: femminili, maschili e di un bambino. Quella scena fece rabbrividire e spaventare seriamente la ragazza, mentre un'ondata di ricordi e pensieri si impossessò di lei. Il parto, il momento nel quale aveva dato alla luce il suo bellissimo figlio, il momento in cui aveva confessato tutto a Lucas... Tutti i mesi all'Accademia le passarono davanti alla mente e nello stesso momento era come se percepisse un'entità vicino a loro, le sembrava quasi che le impronte maschili e quelle femminili appartenessero a lei ed Erik, mentre quelle più piccole fossero in un fantasma bambino. Jess fu colta da un'improvvisa ondata di panico. Aveva paura che potesse essere successo qualcosa a suo figlio, anche se era un pensiero del tutto irrazionale. Alex era al sicuro con lo zio, giusto? Anche in quel momento strinse la mano del moro con forza, ma stavolta non era forza dettata dalla rabbia, bensì dalla paura. Era come se il panico le attanagliasse le viscere. E quel panico di sicuro non veniva aiutato a scendere dall'atmosfera di quel posto. Jessica stava per implorare Erik di tornare indietro, quando sentì una voce incorporea.
    Avete bisogno.. di un aiuto?
    La ragazza spaventata si guardò attorno ma non viene niente e nessuno.
    Posso rispondere alle vostre domande.. ma ciò che chiedo.. è che voi diate una risposta alle mie... continuò quella voce. Jessica proprio non capiva da dove venisse e che cosa volesse, fatto sta che avrebbe voluto girarsi e correre via trascinando l'amico con sé, ma era come bloccata ferma sul posto. Una luce azzurrina cominciò a salire dalle impronte; a Jess ricordava la luce di un fuoco fatuo. Qualcosa in quell'evento, spinse Jessica a continuare a camminare, mano nella mano con l'amico, nella speranza che lui non la mollasse per tornare indietro da solo. Sperò che l'avrebbe seguita.
    Ad un certo punto Jess si fermò. Una figura femminile era ferma davanti a loro. Sembrava così regale che quasi l'affascinò. Si stroppicciò con forza gli occhi credendo di sognare, ma la figura era ancora lì, in tutta la sua imponenza. La guardò in viso e si pentì immediatamente di averlo fatto. Faceva paura. La figura puntò uno strano scettro verso di loro, come a volerli maledire o lasciargli un Avada Kedavra. La ragazza chiuse gli occhi convinta che fosse la fine, ma poi la donna parlò.
    Nessuno può passare qui, a meno che non si prostri a me, sussurrandomi una frase che sia al contempo vera e falsa! Impiccherò ogni codardo che oserà dirmi una verità! E annegherò ogni vile che avrà la faccia tosta di mentirmi! Nessuno escluso
    Che cavolo voleva dire? Le impronte si fermarono -almeno, quelle umane lo fecero- mentre quelle della creatura, proseguirono. Questo fenomeno diede ancora di più la sensazione a Jessica che quelle orme rappresentassero proprio loro due. Indietreggiò di un passo e strinse non più solo la mano, ma tutto il braccio dell'amico. In quel momento non riusciva a dimostrare il suo carattere forte e autoritario, anche leggermente ironico, ma riusciva solo a manifestare la sua debolezza e timore per ciò che stava accadendo. Ho paura, Erik. Che facciamo?
    Jessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."


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    Allora Alex, scusa il ritardo uwu Da ora però sono attiva fino a fine agosto e posso risponderti subito uwu Quindi sarò molto più veloce *^* Spero che il post valga l'attesa uwu Ti voglio bene e ora vado a morire addio e.e
     
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    Erik Foster | Ametrin
    Far una passeggiata all'interno del labirinto forse non era una splendida idea. Sì, insomma, se era vietato visitarlo senza il consenso o la presenza di un docente forse un motivo c'era, tuttavia in quel momento non poté far a meno di pensare alle parole di Michael. Descrisse la sua avventura all'interno del Labirinto come se fosse un film di Indiana Jones e fomentò non poco l'Ametrino, accrescendo in lui il desiderio di voler recarsi in quel luogo. E sì, se solo fosse stato più abile nell'accorgersi quando qualcuno mentiva probabilmente sarebbe riuscito a scampare all'ennesima disavventura.
    Jessica però avrebbe potuto fermarlo, sottolineare quanto fosse pessima l'idea di aggirarsi in quel luogo e magari proporre un luogo più allegro, invece no. Acconsentì a quella passeggiata, così Erik non poté far a meno di far un salto di gioia, addentrandosi così in quel groviglio di rovi senza fine.
    Allenarci insieme, dici? Soppesò la proposta della ragazza, tuttavia scosse la testa più volte. Dai, non posso allenarmi con Jessica! Sei sicura che sia una buona idea? Insomma, hai partorito da poco, forse dovresti star un po' a riposo, no? Il moro era davvero preoccupato per la sua salute. Insomma, le neomamme non dovevano allattare il loro bambino? Non soffrivano di una fiacchezza disarmante? Quelle erano tutte ottime domande, tuttavia era piuttosto certo che non avrebbe mantenuto il passo con uno sportivo. Potrei però diminui-NO, E SE SI SENTE MALE CHE FACCIO? Per quanto oramai fosse abituato ad allenarsi da solo, Erik conosceva i propri limiti e sapeva benissimo di non potersi assumere la responsabilità di allenarsi con una ragazza dalla situazione piuttosto particolare.
    Ciò nonostante si addentrò in quel che probabilmente era il luogo più pericoloso nei confini dell'Accademia. Stringeva con forza la mano di Jessica e la bocca fu come cucita intenta ad ascoltare i problemi famigliari della ragazza. C'era stato un fraintendimento, i genitori dell'Opale l'avevano abbandonata da già un anno e il motivo per cui ciò fosse successo era ignoto. Si morse il labbro, non fece una piega quando lei aumentò la stretta della sua mano e non disse una parola. Era un episodio passato, ma che probabilmente faceva ancora male. Era certo che Jessica non volesse parole di conforto. Se può consolarti fa schifo anche la mia situazione famigliare, ma, ehi, sono proprio queste esperienze che formano il nostro carattere. Jessica, tu sei risoluta, forte e indipendente anche perché sei riuscita a superare questo schifo. Quelle parole uscirono da sole, ma Jessica pareva distratta da altro. Cosa? Impronte? Si muovevano! Poi ne apparvero altre! Jessica, ma cos-Jessica! L'espressione sul volto della ragazza era cambiata in maniera repentina, così l'Ametrino non poté far a meno di portar la destra davanti ai suoi occhi e schioccare le dita per vedere se fosse reattiva. Ehi, tutto bene? Sta tranquilla, sono solo impronte.
    Poi una voce riecheggiò nell'aria. Disse di poter rispondere alle domande degli studenti, ma era sicura che Erik e Jessica avessero davvero delle domande da porre? Oh, beh, magari lei le ha. Si disse, non trovando nulla di male in tutto ciò. Poi le impronte cominciarono ad illuminarsi e i due ragazzi giunsero al cospetto di una figura mai vista prima. E tu cosa sei? No, era piuttosto certo di non averla studiata durante il suo primo anno di Cura delle Creature Magiche, tanto meno Difesa.
    Qualunque cosa fosse di certo non era calma e pacata, insomma era come una donna durante la fase del ciclo: Erik avrebbe potuto dir qualunque cosa e le alternative sarebbero state esattamente quelle: essere impiccato o annegato.
    Ora Jessica aveva un'ottima ragione per aver paura e in fondo anche l'Ametrino l'aveva. Proprio per questa ragione si lasciò stringere un braccio e con quello libero carezzò la ragazza. Credo che non abbiamo scelta: dobbiamo far ciò che chiede. Certo, però come poteva dire una frase che fosse al contempo vera e falsa? POI IO NON SO DIRE LE BUGIE! Quello era un problema. Ragioniamo insieme: secondo te una mezza verità è al contempo una frase vera e falsa? Tipo noi ci vogliamo bene e ci amiamo. Forse sulla carta poteva funzionare come ragionamento, tuttavia se avessero diviso le proposizione della frase avrebbero ottenuto una principale vera e una coordinata falsa. Non credo possa funzionare. Se tronca la frase abbiamo consumato la nostra unica possibilità.
    Potremo dirle qualcosa di cui non è a conoscenza. Non so, potremo dir di chiamarci Light Kira Yagami e Misa Amane. Non potendo conoscere la verità non saprebbero se annegarci o impiccarci. ah, già che ci siamo, tra le due opzioni cosa preferiresti? Ops, forse pensarci non aiutava chissà quanto e forse anche l'idea di dir cose improbabili non lo aiutava chissà quanto. Potrebbero tipo impiccar uno e annegare l'altro per esser certi di aver fatto bene.
    UFFA, PERCHE' DEVE ESSERE COSI DIFFICILE!

    Il tempo continuava a trascorrere e i dubbi non accennavano a placarsi. Non posso darmi per vinto, devo continuare ad aver fiducia in me e in Jessica. Devo credere in noi, nel cuore dell'amicizia. Gli occhi si spalancarono di colpo. Aspetta, forse ci sono! Nel cuore delle carte! Immaginava quale espressione confusa potesse aver assunto Jessica. E' come quando Yugi e Joey erano all'Isola dei Duellanti! Dovevano affrontare i fratelli Paradox, i guardiani del labirinto, e avevano inscenato un indovinello simile a questo riguardo la via da percorrere! Questo per dire cosa? Jessica, tu, il minotauro e Cnosso levateve proprio, Erik aveva con sé le conoscenze di Yu-Gi-Oh. Ok, forse stava dando troppe informazioni poco utili, doveva cominciare a stringere.
    Avevano risolto l'indovinello ragionando sul fatto che uno dei due fratelli, negando una sua stessa frase, l'aveva resa in un certo senso vera. Chiaro, no? Purtroppo Erik sapeva spiegarsi come un amante colto in flagrante dal marito.
    Fu così che il moro lanciò uno sguardo di incoraggiamento alla compagna e fece per chinarsi, in maniera tale da prostrarsi proprio come gli era stato chiesto.
    La mia frase è falsa.
    Ok, a prima vista poteva sembrare che Erik non avesse capito l'indovinello, ma se si fosse preso in esempio quella data frase allora sarebbe stata al contempo vera e falsa, mescolando significato connotativo e denotativo della sentenza. Nel primo caso, Erik versione Clefable veritiero, dicendo che quella frase fosse falsa, sarebbe stata al contempo vera poiché non stava mentendo. Nel secondo caso, Erik versione Gengar imbroglione, dando per scontato che stesse dicendo il falso, la sentenza "la mia frase è falsa" sarebbe stata stravolta di significato e, quindi, equivalente a "la mia frase è vera".
    Fu allora che ruotò lo sguardo verso la mora e annuì più volte al suo viso. Aveva capito? No? In bocca al lupo.

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    Nella vita bisogna cavarsela da soli.

    Ormai erano dentro il labirinto. Eh no Jess cara, non si può tornare indietro? Non puoi sicuramente mostrare ad Erik che un po' ti inquieta quel luogo mistico. Lei era sempre stata coraggiosa e forte di carattere, anche se quel labirinto la faceva letteralmente crollare, le distruggeva i nervi per qualche strano motivo che nemmeno lei sapeva spiegarsi. Ed era frustrante non riuscire a comprendere il perché delle cose: decisamente molto frustrante. Quindi, come già detto in precedenza, la corvina si gettò in una conversazione con Erik, in modo da rompere il silenzio e buttò lì l'idea di allenarsi insieme; idea che sembrava avere un po' sconvolto l'amertino. Che la credesse una schiappa? O una pessima compagnia? Non doveva lasciarsi prendere da quei brutti pensieri, perciò aspettò che l'amico parlasse.
    Allenarci insieme, dici?
    La ragazza non riuscì a definire il tono dell'altro. Forse apprensivo? Non credeva proprio che Erik fosse capace di usare toni arroganti, quindi optò per quella spiegazione.
    Sei sicura che sia una buona idea? Insomma, hai partorito da poco, forse dovresti star un po' a riposo, no?
    In effetti come ragionamento aveva anche abbastanza senso, lei lo sapeva bene, ma giorno dopo giorno si sentiva sempre più in forze ed era convinta che glielo avrebbe fatto capire. Moro, dimentichi che sono una sportiva, mi sono già ripresa da un pezzo! è passato un mese ormai rispose così con una scrollatina di spalle. Era vero. Tutte quelle parole erano vere.
    Le successive parole riguardo alla situazione familiare, Jessica le percepì appena. Percepì appena la stretta preoccupata di Erik e il suo tono altrettanto preoccupato. Le disse qualcosa riguardo la sua forza, il fatto che anche quello formava il carattere... ma la ragazza ormai era come se avesse spento il cervello, oltre al fatto che in quel momento si sentiva tutt'altro che forte. Avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli di non dire cazzate, che lei era tutt'altro rispetto a quello che dimostrava, ma le impronte l'avevano shockata; non tanto gli zoccoli o quelle dei due adulti, bensì quelle del bambino. Il sangue le si era gelato nelle vene. Fu solo lo schiocco di dita dell'amertino a riportarla sull'attenti, assieme alla sua frase preoccupata, pronunciata solo qualche secondo prima che la voce incorporea parlasse, palesandosi a loro. L'unica cosa che fece Jessica fu stringergli un po' più forte la mano per fargli capire che era connessa. Ma in quel momento era troppo terrorizzata per parlare e, quindi, se avesse aperto bocca, era sicura che la sua voce avrebbe tremato.
    Solo una volta giunti davanti a quella donna -o creatura di tali sembianze- la Opale osò dimostrare la sua paura, stringendo anche il braccio dell'amico in un gesto meccanico. Una carezza, una singola ma dolce carezza da parte del ragazzo la fece rilassare un attimo e, dimentica di tutto, sorrise. Stava per dirgli quanto gli fosse grata, ma la voce dell'amico la riportò al Qui e Ora, alla strana figura e alla strana frase che aveva pronunciato.
    Credo che non abbiamo scelta: dobbiamo far ciò che chiede.
    E, per carità, Jess era anche d'accordo, solo che in quel momento era troppo paralizzata per poter dire anche solo una parola. Non si sentiva affatto bene ed era piuttosto sicura che quel malessere non fosse dovuto alla gravidanza appena avuta e alla stanchezza da essa portata; sicuramente era dovuta a ben altro. Non volle, tuttavia, sobbarcarlo di un altro peso, quindi stette zitta e ascoltò ciò che aveva da dire. Sì, aveva assolutamente senso. Ma non era proprio sicura che la frase portata da lui come esempio, potesse essere la frase giusta. No, si poteva interpretare a piacimento e la tizia avrebbe trovato mille modi per ammazzare entrambi. Decisamente troppo rischioso, anche perché non era proprio sicura che, anche lanciando le classiche scintille rosse, qualche insegnante o la Burke stessa sarebbero venuti in loro aiuto, piuttosto probabilmente avrebbero preso i pop corn e si sarebbero goduti lo spettacolo da postazioni privileggiate. Quindi no, meglio non rischiare la morte con così noncuranza.
    Potremo dirle qualcosa di cui non è a conoscenza. Non so, potremo dir di chiamarci Light Kira Yagami e Misa Amane. Non potendo conoscere la verità non saprebbero se annegarci o impiccarci. ah, già che ci siamo, tra le due opzioni cosa preferiresti?
    Nella situazione in cui si trovava, i ragionamenti strambi dell'amico non la aiutavano affatto. Sapeva a cosa si riferisse, erano i tizi di Death Note, no? Non sapeva, in ogni caso, cosa rispondere. Erik, io... fece per dirgli che non si sentiva troppo bene, ma ci ripensò quando l'amico si buttò a capofitto su un nuovo ragionamento di cui Jess capì forse forse metà. Parlava di Yu-gi-oh, fin là ci era arrivata. Ma non capiva assolutamente il nesso, perciò si limitò ad annuire. Là faceva decisamente caldo, troppo caldo. Le impronte la "guardavano" ancora, minacciose e la morsa di panico tornò ad attanagliarle le viscere, tanto che non era concentrata e non riuscì a fermare Erik dal pronunciare "la mia frase è falsa". Sperava davvero andasse bene, sennò non doveva fare altro che prepararsi alla loro morte! Ma era sicura che stesse per morire, si sentiva troppo oppressa dalla situazione, come se stesse per svenire? Ma cosa le stava succedendo? Guardò la statua in attesa, tirando l'amico più vicino.
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    Erik Foster | Ametrin
    Non essendo esperto in materia di maternità, il giovane ametrino non poté far a meno di annuire quando la ragazza affermò di essere già tornata in forma. Magari cominceremo con un allenamento basilare. Provò così ad ipotizzare vari compromessi, senza però giungere ad una vera conclusione poiché prima le impronte e poi uno scenario a dir poco inaspettato si frappose fra lui e Jessica.
    La ragazza affermò di aver paura, come non averne? Ad Hidenstone non erano ancora stati preparati per incontri come quello. Erik era preoccupato, tuttavia cercò di far il possibile per palesare il contrario, altrimenti temeva la possibilità che Jessica potesse lasciarsi divorare dalla paura. Quindi, cosa fare? Erik optò per ciò che gli riusciva meglio e peggio allo stesso tempo: parlare. Provò ad ipotizzare varie soluzioni sia per rassicurare Jessica sul fatto che l'ametrino avesse la situazione in mano, sia per ragionare ad alta voce seguendo quell'antica scuola di pensiero secondo cui due teste ragionavano meglio di una sola. Poi giunse quello strano nesso che gli fece ricordare un anime che aveva seguito con costanza e non poté far a meno di trovare una similitudine nella situazione in cui si trovavano lui e Jessica e i protagonisti dell'opera.
    Fu così che come era stato chiesto, l'ametrino si prostrò dinnanzi alla figura femminile e disse la mia frase è falsa. In quel momento gli parve di non ricevere nessun riscontro, così lentamente ruotò il capo in direzione di Jessica e palesò un'espressione assai preoccupata. Acciderbolina, credo di aver sbagliato. Eppure quel ragionamento non era errato, ne era certo. Diamine, i giapponesi vanno in fissa con questi strani giochini! Eppure doveva esserci qualcosa che non andava, che fosse troppo sicuro di se stesso e della sua cultura nerd?
    Aveva paura ad aprir bocca, se lo avesse fatto temeva di poter dir frasi che potessero essere prese come la risposta al subdolo quesito, mentre Erik non poté far a meno di battere un pugno a terra. Uffi, non potevamo prenderci un dioptase con noi? In quella casata c'erano le menti più votate allo studio, ragion per cui forse una terza persona avrebbe potuto trovar subito la risposta all'arcano. E invece qui ci sono solo io. Crucciò appena la fronte, probabilmente era stato avventato nella sua decisione di voler far una passeggiata in un luogo come quello. Ed ora finirò impiccato o annegato o offeso. Batté due volte le ciglia e il criceto nella sua testa fece una pausa dal divorare semi di girasole per cominciar a correre su quella rotella che oramai cominciava a far le ragnatele. Ha specificato termini come vile e codardo. Forse la chiave risiedeva proprio lì, oppure avrebbe potuto sfruttare quelle parole per formulare la sua nuova risposta. Forse prima non mi ha sentito oppure ho tre possibilità come accade spesso negli indovinelli di questo genere. La figura dalle fattezze femminili disse che avrebbe impiccato ogni codardo che le avrebbe detto la verità o ogni vile che le avrebbe mentito, aggiungendo poi nessuno escluso. Già quelle due sole parole formavano una contraddizione dal momento in cui l'incipit era l'aver fatto passare chi le avrebbe detto una frase che fosse stata al contempo vera e falsa. Tuttavia, Ammesso e concesso che quelle due parole si riferissero unicamente alle ipotesi di fallimento, al moro non restò altro da fare se non ragionare ancora una volta su quelle frasi che nella sua testa si stavano ripetendo all'infinito, come se fosse la vittima di chissà quale loop temporale. Ma quindi se io non sono né un codardo, né un vile non può ammazzarmi? Non era certo della risposta a quella domanda, così provò con un ultima frase che potesse in un certo senso mettere fine sia a quel dubbio, sia a quello riguardante l'effettiva efficacia del ragionamento elaborato durante la sua prima risposta. Io non sono un codardo. Da com'era stato enunciato il dilemma il codardo era colui che osava dir la verità, ragion per cui si apriva lo spiraglio a due plausibili ipotesi:
    1) Erik effettivamente era il codardo che stava dicendo la verità. Se così fosse stato, la frase "io non sono un codardo" che in maniera indiretta voleva dire che Erik fosse un vile, avrebbe acquisito veridicità rendendolo al contempo codardo e vile, generando un paradosso.
    2) Erik effettivamente era il vile che stava mentendo. Se così fosse stato, la frase "io non sono un codardo" che in maniera indiretta voleva dire che Erik fosse un vile, avrebbe acquisito perso di veridicità, rendendolo in questo modo un codardo.
    Qualunque sia il significato che si voglia dar a questa sentenza si viene a creare un paradosso secondo il quale sarò al contempo un vile che mente e un codardo che dice la verità. Se vi fossero state obiezioni le avrebbe ascoltate senza fiatare, tuttavia pensando e ripensando alle parole dette si stava convincendo della propria intuizione. Jessica in quel momento pareva poco reattiva, quindi per una volta doveva essere lui a salvare la pellaccia ad entrambi. Non è colpa sua. Pensò, riferendosi all'amica. Lei stava attraversando un momento particolare della sua vita e chissà quante preoccupazioni aveva al momento. Abbi fiducia in me, io non ti deluderò.



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    Il Labirinto del Minotauro
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    Davanti a quella donna il panico dei due ragazzi non tardò a palesarsi. Nonostante tutta quella situazione fosse eterea, effimera, quasi pronta a sparire nell'aria da un istante all'altro, la minaccia della regina e le orme che avevano dovuto seguire fino a quel punto erano fin troppo reali per due adolescenti, già problematici per conto loro senza aggiungerci anche le sovrane spiritiche. I pensieri di Jessica, le sue preoccupazioni per il passato e quelle per il futuro, sembravano aver preso completamente controllo della sua persona. La ragazza era spaventata, intimorita dalla figura che le era apparsa e perfino in apprensione per il suo bambino dopo aver visto quelle impronte di fanciullo camminare accanto alle altre due, maschili e femminili. Fatto stava, però, che la voce principale, quella del "Minotauro" aveva fatto la sua richiesta e, fortunatamente, almeno Erik, sicuramente più lucido al momento della ragazza, aveva tentato di accoglierla.

    La prima frase pronunciata in ginocchio dall'ametrino gli regalò solamente uno sguardo di ghiaccio della regina, che fece per sollevare lo scettro, quasi volesse decidere in quel momento stesso il destino del povero piccolo mannaro. Era evidente che il suo era un quesito vecchio come il mondo e già sentito e risentito in generazioni e generazioni sia di maghi che di babbani ed era proprio per questo che aveva deciso di renderlo più "personale" aggiungendoci del contesto attorno che non si trovava altrove. Fortunatamente per Erik questa consapevolezza gli esplose nella mente un secondo prima che quella calasse lo scettro nella direzione del suo viso. Al sentire "Io non sono un codardo" la donna si irrigidì, fermando il suo giudizio. Un accenno di sorriso si dipinse sul suo volto gelido e, fissando il ragazzo negli occhi, sussurrò solamente.

    Puoi passare.. tu e la persona che stai proteggendo..

    Era davvero così facile leggergli in volto i suoi pensieri? Oppure era una sorta di abilità passiva che sviluppavano le creature spiritiche e varie dopo essere decedute, quella di capire al volo cosa frullasse nella mente dei mortali? No.. no.. ripensandoci forse era molto più probabile che fosse Erik quello facilmente leggibile. La figura della donna sparì come in un soffio di vento davanti agli occhi dei due ragazzi, lasciando spazio libero sia a loro che alle altre serie di impronte che li avevano preceduti.

    "Hai visto mamma? Possiamo passare! Che bello!"

    Fece tutta squillante nell'aria la voce di una bambina, che sembrava provenire dal punto in cui prima si trovavano le orme di quello che Jessica aveva subito etichettato come una rappresentazione del proprio bambino. Forse.. non ci aveva visto poi così giusto, dato che quella voce era sicuramente quella di una bambina e alle orecchie di entrambi i ragazzi sembrò estremamente familiare, ma solo l'opalina poté realmente riconoscerla come la propria voce, seppur ringiovanita di una decina d'anni. Nel mentre che le tre serie di impronte si avviavano verso il termine di quel corridoio che era diventato il Labirinto Incantato, quelle di zoccoli che gli camminavano accanto avrebbero pian piano rivelato la figura spiritica di un bue dorato con gli occhi fiammeggianti, che accompagnava la piccola Jessica ed i suoi genitori verso l'uscita. Mentre spariva assieme alle proiezioni che aveva creato, il minotauro sussurrò solamente:

    Forse.. è ancora troppo presto. Ci sarà tempo per altri incontri.. in futuro..

    A quel punto la strada verso l'uscita sarebbe apparsa completamente libera di fronte ai due amici che, senza particolare fretta, avrebbero potuto superarla, per poi vedersi chiudere un muro di rovi alle spalle, segno che il Labirinto stava riprendendo la sua forma originale ed un piccolo peso stava comparendo nella tasca di Erik, forse un regalo d'addio da parte della creatura per aver trovato un "compagno" con cui condividere i suoi indovinelli. Che il Minotauro volesse davvero dir qualcosa alla giovane opalina, ma si fosse ricreduto prima della fine della loro permanenza lì? Se ciò che aveva detto era vero, allora l'avrebbe sicuramente scoperto... in futuro.



    RevelioGDR


    CITAZIONE
    Beh, ragazzi, che dire, questo brevissimo evento termina qui ^^ Purtroppo per voi avete iniziato a giocare veramente troppo tardi per poter godere di tutto ciò che aveva da offrirvi il Minotauro, ma ciononostante avete comunque fatto la conoscenza di un qualcuno di non poco misterioso e magari avete anche ricevuto qualche minuscolo incipit. Mi sono comunque divertito a vedere spiegati i ragionamenti con cui siete poi arrivati a dare la risposta finale. Su questo ho tre piccoli appunti da fare.

    1) La risposta, teoricamente, era "Io verrò annegato" oppure "Io non verrò impiccato", almeno nella mia mente. Mentre davo una controllatina però ho notato che per come avevo fatto porre il quesito "Io sono un vile" e "Io non sono un codardo" erano diventate praticamente risposte equivalenti a quelle da me pensate, quindi bravo Erik, mi hai stupito xD

    2) Jessica cara. Io lo so benissimo che tu hai voluto giocarti un periodo di incertezze, dubbi e paure del tuo personaggio e lo apprezzo tantissimo! Purtroppo, però, quando hai aperto questa role, sapevi benissimo che si sarebbe trattato di un evento basato totalmente sull'interazione con gli indovinelli del Minotauro! E per quattro post non hai neppure provato ad interagire minimamente con il "giochino", lasciando tutto quanto a gravare sulle spalle di Erik. Non che tu dovessi essere forte e determinata nelle risposte come lo è stato lui, lungi da me chiederti questo, ma almeno ragionarci in un post su quattro <3 Per questo, per non fare un torto a lui, non posso assegnare anche a te l'oggetto di completamento dell'evento, spero tu capisca.

    3) Dato che l'evento doveva finire necessariamente oggi ho deciso di dare all'oggetto ottenuto utilizzi pari al doppio del numero di indovinelli risolti per ottenerlo (con un massimo di 6) in modo da dare uno zuccherino a chi avesse deciso di aprire la role il 2 agosto anziché il 20. Purtroppo nel vostro caso si tratta della ricompensa minima ottenibile </3

    Detto ciò:


    ERIK: 8 Exp + Oggetto
    Gemma del Toro: Un piccolo cristallo color dell'ambra a forma di testa bovina. Lo si può utilizzare per farci una collana, un bracciale, un anello o anche solamente tenerselo in tasca come portafortuna. Dona un bonus di +2 ad Intelligenza ad Erik per 2 volte, dopodiché mantiene solamente la sua funzione decorativa 0/2


    JESSICA: 7 Exp

    SNASO: 3 Exp (da assegnare a Nikolai van Aalter)
     
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