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.17 y.o. ✕ Black Opal ✕ Mother ✕ Student✕ Single“Nella vita bisogna cavarsela da soli.Agosto era un mese bellissimo, anche se quell'anno era decisamente caldo. La giovane aveva deciso di fare una passeggiata nell'immenso giardino dell'Accademia. Molti diranno "Ma cosa ci fai là? La scuola è finita!" ed era certamente vero, ma alla ragazza piaceva passeggiare in quel luogo così magico. Vedere i fiori estivi sbocciare lentamente, non aveva prezzo. Inoltre quel posto era come la sua seconda famiglia. Ad inizio anno non avrebbe mai pensato che avrebbe stretto dei legami così belli. Lei era convinta che avrebbe iniziato la scuola da Black Opal ma standosene per le sue, senza socializzare con quelli che ora erano diventati suoi grandi amici.
Si portò i capelli corvini alle spalle con un rapido gesto della mano e sbadigliò, guardando il sole che era in procinto di calare nel bagliore del tardo pomeriggio. Ok, mancavano ancora alcune ore al tramonto, ma il sole aveva deciso di cominciare lo stesso la sua discesa, per arrivare in perfetto orario al tramonto. Ormai, tuttavia, le giornate stavano tornando ad accorciarsi e l'imbrunire arrivava molto prima rispetto a giugno, quand'era finita la scuola.
I ricordi degli avvenimenti di quell'anno si susseguivano nella sua mente, senza freno. L'incontro notturno con Erik, il suo invito a vedere le stelle, il pomeriggio di studio con Jesse e la sua vivacità clinica, la sua simpatia e la sua voglia di vivere, lo pseudo pomeriggio di studio con Blake, prima persona a cui aveva detto della gravidanza... e poi il campo di fine anno, Lilith, Annie che l'aiutava a partorire... il suo bimbo... Era così concentrata su questi avvenimenti, che non vide un sasso e vi inciampò, rischiando di cadere. Stupido sasso! Chi lo ha messo lì? imprecò a voce alta la ragazza, proseguendo la sua strada come se nulla fosse, sperando che nessuno l'avesse vista. Ci teneva a non fare figuracce, lei! Proseguì la sua passeggiata arrivando al lago. Lo specchio d'acqua era piatto e silente, segno che le creature che lo abitavano -Nessie compresa- erano tranquille sulle profondità marine. Guardare le acque nere senza alcuna increspatura, le ricordarono quel giorno in cui aveva invitato Blake a fare il bagno e dove avevano incontrato il nuovo professore, Samuel Black. Sorrise al ricordo di lei e l'amico che guardavano increduli uno strano uccello che si stava avvicinando a loro. Scosse la testa e proseguì la strada fino a passare affianco alle serre e agli altri luoghi magici dell'Accademia.
Quando arrivò in corrispondenza del luogo dove avevano fatto il campo, ancora una volta un fiume di ricordi si riversò nella sua mente, facendo sì che si addentrasse in quel luogo, in silenzio. Era stato un delirio. Qualcuno aveva avvelenato i suoi zuccotti in modo che avessero mille effetti diversi. A lei era toccato inseguire un coniglio immaginario ed era diventata bianca lucente durante il parto. Il parto... si era sentita male propro mentre inseguiva Alfredo, così aveva chiamato il coniglio bianco. Al ricordo del professor Olwen, Annie e Jesse tutti attorno a lei per aiutarla, sentì l'ombra di una lacrima di riconoscenza, ma quando si toccò la guancia, scoprì di non avere nessuna lacrima. Scrollò le spalle e si alzò, uscendo da quel luogo e dirigendosi verso il Labirinto, forse unico luogo che non aveva mai visitato. Erik... quel nome comparve fra i suoi ricordi inaspettatamente. Anche lui l'aveva aiutata molto, anche se gli era toccato il compito di chiamare quell'antipatica della preside. Ma ne era valsa la pena, se ora ripensava al figlio. Così piccolo e così dolce che in quel momento era a casa con lo zio. Mentre lei si trovava là perché... perché... nonostante gli alti e bassi dell'anno, aveva imparato ad amare quella scuola. Era stato il suo unico rifugio dopo l'abbandono dei genitori. Ok, questa volta la lacrima c'era. Forse anche più di una. Jessica se le asciugò con il dorso della mano. I suoi genitori le mancavano incredibilmente; a volte riusciva a non pensarci, altre volte la loro fuga era come un enorme macigno sul cuore della giovane.
In quel momento, capì che aveva bisogno di parlare con qualcuno. Di qualsiasi cosa, anche stupida, pur di distrarsi. Quindi prese la sua decisione. Una volta arrivata all'ingresso di pietra del labirinto, si sedette sull'erba a gambe incrociate e tirò fuori il magifonino che aveva acquistato non molto tempo prima.
Aprì la rubrica e quasi automaticamente il suo dito scorse sulla lettera "E", dove cliccò il nome di "Erik". Aprì la chat e digitò velocemente una frase. "Ehi, ho bisogno di parlare, ti va di trovarci davanti al labirinto fra un quarto d'ora?". Lei davanti al labirinto c'era già, ma non aveva voglia di spiegare.Jessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."[ schema role by psiche]
SPOILER (clicca per visualizzare)Erik Foster. -
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.17 y.o. ✕ Black Opal ✕ Mother ✕ Student✕ Single“Nella vita bisogna cavarsela da soli.Erik era senza ombra di dubbio la scelta migliore per parlare. Jessica lo pensava probabilmente dalla prima volta che s'erano visti. Quella sera in cui lei gli aveva fatto credere di aver fatto indigestione di dolci, invece era incinta. Sorrise al pensiero. Eh sì, era incinta di quello che era diventato un bel maschietto frutto di gioie. A tal proposito, presto avrebbe dovuto scegliere padrino e madrina. Magari qualcuno dei suoi amici? O lo zio? Sì, senz'altro lui se lo meritava. Si ripromise che ci avrebbe pensato più avanti, ora aspettava solo che Erik arrivasse. Pensare ai suoi genitori l'aveva resa veramente triste. L'avevano tradita senza possibilità di rimedio, mai. In quel momento si chiese se era peggio aver amato i propri genitori con tutte le forze per poi essere traditi, o non aver mai avuto un rapporto di amore con loro. Probabilmente ogni cosa presentava i suoi pro e i suoi contro. Sicuramente avere da subito un buon rapporto, le aveva garantito un'infanzia felice, ma ora soffriva davvero troppo. Non era abituata a stare senza di loro. Dall'altro lato, non avere mai un buon rapporto ti preparava per le evenienze della vita. I suoi pensieri pseudo filosofici, però, furono interrotti dal vibrare del magifonino, segno che Erik le aveva risposto. Era stato pure veloce.
Ho fatto qualcosa di male? \(˚☐˚”)/ fu la sua risposta preoccupata. Decise che gli avrebbe risposto a voce, immaginando che comunque lui si stesse precipitando al Labirinto e quindi che non avrebbe letto la risposta in ogni caso. Era tipico di quel ragazzo, preoccuparsi spesso. L'amertino, aveva notato la corvina, era un ragazzo molto dolce e attento, per certi versi, caratteristiche che le piacevano molto. Si asciugò gli ultimi residui di lacrime traditrici e guardò dritto davanti a sé, vedendo arrivare l'amico di corsa, trafelato. Lui gridò il suo nome, facendo sì che la ragazza concentrasse definitivamente l'attenzione su di lui.
Che succede? Ti senti male? Ho fatto qualcosa di male? Ti hanno fatto del male? Centra il male?
Sei sempre il solito, Foster rispose, semplicemente, ma sempre sorridendo. Tu non hai fatto nulla, stai tranquillo. E nessuno mi ha fatto del male, almeno fisicamente. E no, non mi sento male, sempre fisicamente parlando. concluse, sperando di aver risposto a tutte le sue domande. Avevo solo voglia di parlare con un amico, tutto qui. ed era la verità. Parlare con Erik era un toccasana. Lui era divertente e dolce al tempo stesso, si sentiva bene con lui. Di slancio lo abbracciò, stringendolo forte. Sperava che anche il ragazzo ricambiasse. Puzzi un po' sussurrò, con un sorriso. Non era arrabbiata, certo non poteva pretendere di toglierlo da ciò che stava facendo e chiedere pure se si lavasse e profumasse prima di andare da lei. Dopo non troppo tempo, si staccò da lui e gli diede un bacio sulla guancia. Era proprio felice di vederlo.
Ehm, forse ti va di far una passeggiata? Per me va bene tutto, anche entrare nel labirinto. Se non erro Michael ci è venuto settimana scorsa per allenarsi!
Non rispose a parole ma annuì semplicemente. Il Labirinto le sembrava un luogo intimo e dove nessuno l'avrebbe disturbata, anche se avessero parlato. E soprattutto nessuno avrebbe origliato. Almeno sperava. Insomma, non erano cose che raccontava al primo che passava. Gli prese la mano e si mosse per entrare nel Labirinto, sperando che lui decidesse effettivamente di seguirla.
Sai, oggi ho ripercorso tutti i luoghi per me significativi dell'Accademia, inoltre ho ripensato ai miei genitori, che mi hanno abbandonata solo pochi mesi fa... Si morse un labbro e ricacciò indietro le lacrime, approfittando del fatto che lui non la vedesse in facciaJessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."[ schema role by psiche]
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.17 y.o. ✕ Black Opal ✕ Mother ✕ Student✕ Single“Nella vita bisogna cavarsela da soli.I capelli corvini della ragazza ondeggiarono leggermente al vento nell'esatto momento nel quale Erik ricambiò la stretta. Era contenta di avere un amico come lui. Le trasmetteva sicurezza e serenità, oltre a trasmetterle fiducia con quel suo sguardo sempre preoccupato e attento. In quel momento era un punto d'appoggio, di conforto per lei. Le fece posare la testa sulla sua spalla e lei accettò volentieri, consapevole che se qualcun altro studente gli avesse visti, avrebbe sicuramente pensato a chissà cosa, come per esempio al fatto che stessero insieme, che fossero andati al labirinto per appartarsi o cose del genere. In quel momento, in tutta sincerità, non le importava granché chi pensava cosa. Voleva solo passare del tempo col suo amico.
Ehi, tranquilla, ci sono io qui
Quelle parole dolci e confortanti al tempo stesso la risvegliarono dalla trance nella quale era caduta e le fecero alzare la testa, portandola a guardarlo negli occhi. Puzzava davvero, quando glielo fece notare, ma chissà cosa stava facendo prima che lei lo chiamasse, quindi non lo disse per criticarlo, ma perchè la cosa la faceva sorridere. Erik era sempre così spontaneo che, non appena quelle parole lasciarono le labbra di Jess, le parve quasi che il ragazzo si irrigidisse, preso da chissà che pensieri; forse si stava facendo mille complessi sulla puzza o forse le stava dando mentalmente della stronza. Fatto sta che quei suoi pensieri lo spinsero a giustificarsi su ciò che stava facendo prima, che stava facendo una partita. Non lo aveva detto con tono accusatorio, era una pura e semplice giustificazione al suo puzzare. La corvina non disse nulla e scosse lievemente la testa. A lei importava solo che lui fosse lì in quel momento e il fatto che avesse lasciato una partita per lei -per quanto fosse una partitella tra amici- la faceva sentire importante per Erik e questo la portò a dargli un leggero bacio sulla guancia. Era un bacio di gratitudine. La guancia dell'amertino era più morbida di quello che si aspettava Jess.
Successivamente lo ascoltò parlare di Micheal che era venuto nel labirinto senza dirgli niente. La ragazza, lentamente, si staccò dal suo abbraccio e tornò a guardarlo negli occhi. Era ora di entrare nel labirinto. Sapeva che era stata lei a chiedere ad Erik di venire là, ma ora guardando l'ingresso semibuio, pareva molto molto inquietante. Se vuoi posso allenarmi io con te disse in un soffio, prima di entrare, quasi come se parlando a voce alta, avrebbe disturbato qualcuno che stava dormendo e forse, a pensarci, era proprio così.
Fu così dunque che i due, l'Opale e l'ammertino, così diversi eppure così amici, entrarono in quel luogo inquietante.
Non appena varcarono la soglia di pietra, fu quasi come se il mondo esterno si spegnesse. La ragazza non sentiva più gli uccellini cantare, le voci festose dei ragazzi che si divertivano in quell'agosto, quasi non sentiva più nemmeno i suoi pensieri. L'unica consapevolezza era la mano dell'amico nella sua, unica certezza in quel luogo. La sentiva calda contro la sua e le dava il coraggio che, dentro di sé, pur non essendo mai stata una fifona, non aveva. Le pareti erano alte e i rumori all'interno del labirinto, decisamente strani. Sicuramente la scelta più saggia sarebbe stata parlare con l'amico, almeno per rompere quel silenzio a sua volta rotto da tutti quei rumori all'apparenza casuali. Così iniziò a raccontargli dei genitori che l'avevano abbandonata e, come aveva previsto, l'amico parve molto stupito e si gettò in una raffica di domande, peculiarità che sembrava caratterizzare sia lui che Jesse. Proprio mentre stava per rispondere, un colpo di vento fece vorticare delle foglie e sparse nell'aria un buonissimo odore che ebbe un effetto ripulente suoi polmoni della giovane, sebbene non ne avesse troppo bisogno, non fumando e non respirando l'aria inquinata. Almeno, non finché si trovava lì a Denrise; a Londra... beh, tutta un'altra storia.
Quando il venticello si quietò, la ragazza riprese a camminare normalmente stringendo la mano al giovane. No, mi hanno lasciata la scorsa estate prima che iniziassi l'Accademia, quindi non ero ancora incinta. Sono semplicemente fuggiti in Scozia, senza uno straccio di spiegazione. Jessica serrò con forza i pugni -o meglio, il pugno della mano libera, mentre con l'altra mano strinse involontariamente la mano di Erik troppo forte e sperò di non avergli fatto male. Ma passato il momento di debolezza e di conseguente tristezza, era subentrata una rabbia cocente, quella stessa rabbia che certe notti la teneva sveglia anche più del figlio.
Stava per aggiungere altro quando, per controllare se ci fossero bivi, notò le orme di alcuni zoccoli che le fecero accapponare la pelle. C'erano cavalli, mucche o tori là dentro? Impossibile... ma quelle orme le fecero tornare in mente la storia del minotauro e del labirinto di Cnosso, storia raccontatele dal padre molti anni prima. Non poteva essere quello, vero?
Le impronte scomparvero e riapparvero poco più avanti ma stavolta non erano sole. Accanto apparvero altre tre coppie di impronte: femminili, maschili e di un bambino. Quella scena fece rabbrividire e spaventare seriamente la ragazza, mentre un'ondata di ricordi e pensieri si impossessò di lei. Il parto, il momento nel quale aveva dato alla luce il suo bellissimo figlio, il momento in cui aveva confessato tutto a Lucas... Tutti i mesi all'Accademia le passarono davanti alla mente e nello stesso momento era come se percepisse un'entità vicino a loro, le sembrava quasi che le impronte maschili e quelle femminili appartenessero a lei ed Erik, mentre quelle più piccole fossero in un fantasma bambino. Jess fu colta da un'improvvisa ondata di panico. Aveva paura che potesse essere successo qualcosa a suo figlio, anche se era un pensiero del tutto irrazionale. Alex era al sicuro con lo zio, giusto? Anche in quel momento strinse la mano del moro con forza, ma stavolta non era forza dettata dalla rabbia, bensì dalla paura. Era come se il panico le attanagliasse le viscere. E quel panico di sicuro non veniva aiutato a scendere dall'atmosfera di quel posto. Jessica stava per implorare Erik di tornare indietro, quando sentì una voce incorporea.
Avete bisogno.. di un aiuto?
La ragazza spaventata si guardò attorno ma non viene niente e nessuno.
Posso rispondere alle vostre domande.. ma ciò che chiedo.. è che voi diate una risposta alle mie... continuò quella voce. Jessica proprio non capiva da dove venisse e che cosa volesse, fatto sta che avrebbe voluto girarsi e correre via trascinando l'amico con sé, ma era come bloccata ferma sul posto. Una luce azzurrina cominciò a salire dalle impronte; a Jess ricordava la luce di un fuoco fatuo. Qualcosa in quell'evento, spinse Jessica a continuare a camminare, mano nella mano con l'amico, nella speranza che lui non la mollasse per tornare indietro da solo. Sperò che l'avrebbe seguita.
Ad un certo punto Jess si fermò. Una figura femminile era ferma davanti a loro. Sembrava così regale che quasi l'affascinò. Si stroppicciò con forza gli occhi credendo di sognare, ma la figura era ancora lì, in tutta la sua imponenza. La guardò in viso e si pentì immediatamente di averlo fatto. Faceva paura. La figura puntò uno strano scettro verso di loro, come a volerli maledire o lasciargli un Avada Kedavra. La ragazza chiuse gli occhi convinta che fosse la fine, ma poi la donna parlò.
Nessuno può passare qui, a meno che non si prostri a me, sussurrandomi una frase che sia al contempo vera e falsa! Impiccherò ogni codardo che oserà dirmi una verità! E annegherò ogni vile che avrà la faccia tosta di mentirmi! Nessuno escluso
Che cavolo voleva dire? Le impronte si fermarono -almeno, quelle umane lo fecero- mentre quelle della creatura, proseguirono. Questo fenomeno diede ancora di più la sensazione a Jessica che quelle orme rappresentassero proprio loro due. Indietreggiò di un passo e strinse non più solo la mano, ma tutto il braccio dell'amico. In quel momento non riusciva a dimostrare il suo carattere forte e autoritario, anche leggermente ironico, ma riusciva solo a manifestare la sua debolezza e timore per ciò che stava accadendo. Ho paura, Erik. Che facciamo?Jessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."[ schema role by psiche]
SPOILER (clicca per visualizzare)Allora Alex, scusa il ritardo uwu Da ora però sono attiva fino a fine agosto e posso risponderti subito uwu Quindi sarò molto più veloce *^* Spero che il post valga l'attesa uwu Ti voglio bene e ora vado a morire addio e.e. -
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.17 y.o. ✕ Black Opal ✕ Mother ✕ Student✕ Single“Nella vita bisogna cavarsela da soli.Ormai erano dentro il labirinto. Eh no Jess cara, non si può tornare indietro? Non puoi sicuramente mostrare ad Erik che un po' ti inquieta quel luogo mistico. Lei era sempre stata coraggiosa e forte di carattere, anche se quel labirinto la faceva letteralmente crollare, le distruggeva i nervi per qualche strano motivo che nemmeno lei sapeva spiegarsi. Ed era frustrante non riuscire a comprendere il perché delle cose: decisamente molto frustrante. Quindi, come già detto in precedenza, la corvina si gettò in una conversazione con Erik, in modo da rompere il silenzio e buttò lì l'idea di allenarsi insieme; idea che sembrava avere un po' sconvolto l'amertino. Che la credesse una schiappa? O una pessima compagnia? Non doveva lasciarsi prendere da quei brutti pensieri, perciò aspettò che l'amico parlasse.
Allenarci insieme, dici?
La ragazza non riuscì a definire il tono dell'altro. Forse apprensivo? Non credeva proprio che Erik fosse capace di usare toni arroganti, quindi optò per quella spiegazione.
Sei sicura che sia una buona idea? Insomma, hai partorito da poco, forse dovresti star un po' a riposo, no?
In effetti come ragionamento aveva anche abbastanza senso, lei lo sapeva bene, ma giorno dopo giorno si sentiva sempre più in forze ed era convinta che glielo avrebbe fatto capire. Moro, dimentichi che sono una sportiva, mi sono già ripresa da un pezzo! è passato un mese ormai rispose così con una scrollatina di spalle. Era vero. Tutte quelle parole erano vere.
Le successive parole riguardo alla situazione familiare, Jessica le percepì appena. Percepì appena la stretta preoccupata di Erik e il suo tono altrettanto preoccupato. Le disse qualcosa riguardo la sua forza, il fatto che anche quello formava il carattere... ma la ragazza ormai era come se avesse spento il cervello, oltre al fatto che in quel momento si sentiva tutt'altro che forte. Avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli di non dire cazzate, che lei era tutt'altro rispetto a quello che dimostrava, ma le impronte l'avevano shockata; non tanto gli zoccoli o quelle dei due adulti, bensì quelle del bambino. Il sangue le si era gelato nelle vene. Fu solo lo schiocco di dita dell'amertino a riportarla sull'attenti, assieme alla sua frase preoccupata, pronunciata solo qualche secondo prima che la voce incorporea parlasse, palesandosi a loro. L'unica cosa che fece Jessica fu stringergli un po' più forte la mano per fargli capire che era connessa. Ma in quel momento era troppo terrorizzata per parlare e, quindi, se avesse aperto bocca, era sicura che la sua voce avrebbe tremato.
Solo una volta giunti davanti a quella donna -o creatura di tali sembianze- la Opale osò dimostrare la sua paura, stringendo anche il braccio dell'amico in un gesto meccanico. Una carezza, una singola ma dolce carezza da parte del ragazzo la fece rilassare un attimo e, dimentica di tutto, sorrise. Stava per dirgli quanto gli fosse grata, ma la voce dell'amico la riportò al Qui e Ora, alla strana figura e alla strana frase che aveva pronunciato.
Credo che non abbiamo scelta: dobbiamo far ciò che chiede.
E, per carità, Jess era anche d'accordo, solo che in quel momento era troppo paralizzata per poter dire anche solo una parola. Non si sentiva affatto bene ed era piuttosto sicura che quel malessere non fosse dovuto alla gravidanza appena avuta e alla stanchezza da essa portata; sicuramente era dovuta a ben altro. Non volle, tuttavia, sobbarcarlo di un altro peso, quindi stette zitta e ascoltò ciò che aveva da dire. Sì, aveva assolutamente senso. Ma non era proprio sicura che la frase portata da lui come esempio, potesse essere la frase giusta. No, si poteva interpretare a piacimento e la tizia avrebbe trovato mille modi per ammazzare entrambi. Decisamente troppo rischioso, anche perché non era proprio sicura che, anche lanciando le classiche scintille rosse, qualche insegnante o la Burke stessa sarebbero venuti in loro aiuto, piuttosto probabilmente avrebbero preso i pop corn e si sarebbero goduti lo spettacolo da postazioni privileggiate. Quindi no, meglio non rischiare la morte con così noncuranza.
Potremo dirle qualcosa di cui non è a conoscenza. Non so, potremo dir di chiamarci Light Kira Yagami e Misa Amane. Non potendo conoscere la verità non saprebbero se annegarci o impiccarci. ah, già che ci siamo, tra le due opzioni cosa preferiresti?
Nella situazione in cui si trovava, i ragionamenti strambi dell'amico non la aiutavano affatto. Sapeva a cosa si riferisse, erano i tizi di Death Note, no? Non sapeva, in ogni caso, cosa rispondere. Erik, io... fece per dirgli che non si sentiva troppo bene, ma ci ripensò quando l'amico si buttò a capofitto su un nuovo ragionamento di cui Jess capì forse forse metà. Parlava di Yu-gi-oh, fin là ci era arrivata. Ma non capiva assolutamente il nesso, perciò si limitò ad annuire. Là faceva decisamente caldo, troppo caldo. Le impronte la "guardavano" ancora, minacciose e la morsa di panico tornò ad attanagliarle le viscere, tanto che non era concentrata e non riuscì a fermare Erik dal pronunciare "la mia frase è falsa". Sperava davvero andasse bene, sennò non doveva fare altro che prepararsi alla loro morte! Ma era sicura che stesse per morire, si sentiva troppo oppressa dalla situazione, come se stesse per svenire? Ma cosa le stava succedendo? Guardò la statua in attesa, tirando l'amico più vicino.Jessica Veronica Whitemore <a href=?t=76650889[sheet] "Wrote it down and read it out, hopin' it would save me."[ schema role by psiche]
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.CITAZIONEBeh, ragazzi, che dire, questo brevissimo evento termina qui ^^ Purtroppo per voi avete iniziato a giocare veramente troppo tardi per poter godere di tutto ciò che aveva da offrirvi il Minotauro, ma ciononostante avete comunque fatto la conoscenza di un qualcuno di non poco misterioso e magari avete anche ricevuto qualche minuscolo incipit. Mi sono comunque divertito a vedere spiegati i ragionamenti con cui siete poi arrivati a dare la risposta finale. Su questo ho tre piccoli appunti da fare.
1) La risposta, teoricamente, era "Io verrò annegato" oppure "Io non verrò impiccato", almeno nella mia mente. Mentre davo una controllatina però ho notato che per come avevo fatto porre il quesito "Io sono un vile" e "Io non sono un codardo" erano diventate praticamente risposte equivalenti a quelle da me pensate, quindi bravo Erik, mi hai stupito xD
2) Jessica cara. Io lo so benissimo che tu hai voluto giocarti un periodo di incertezze, dubbi e paure del tuo personaggio e lo apprezzo tantissimo! Purtroppo, però, quando hai aperto questa role, sapevi benissimo che si sarebbe trattato di un evento basato totalmente sull'interazione con gli indovinelli del Minotauro! E per quattro post non hai neppure provato ad interagire minimamente con il "giochino", lasciando tutto quanto a gravare sulle spalle di Erik. Non che tu dovessi essere forte e determinata nelle risposte come lo è stato lui, lungi da me chiederti questo, ma almeno ragionarci in un post su quattro <3 Per questo, per non fare un torto a lui, non posso assegnare anche a te l'oggetto di completamento dell'evento, spero tu capisca.
3) Dato che l'evento doveva finire necessariamente oggi ho deciso di dare all'oggetto ottenuto utilizzi pari al doppio del numero di indovinelli risolti per ottenerlo (con un massimo di 6) in modo da dare uno zuccherino a chi avesse deciso di aprire la role il 2 agosto anziché il 20. Purtroppo nel vostro caso si tratta della ricompensa minima ottenibile </3
Detto ciò:
ERIK: 8 Exp + OggettoSPOILER (clicca per visualizzare)Gemma del Toro: Un piccolo cristallo color dell'ambra a forma di testa bovina. Lo si può utilizzare per farci una collana, un bracciale, un anello o anche solamente tenerselo in tasca come portafortuna. Dona un bonus di +2 ad Intelligenza ad Erik per 2 volte, dopodiché mantiene solamente la sua funzione decorativa 0/2
JESSICA: 7 Exp
SNASO: 3 Exp (da assegnare a Nikolai van Aalter).