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.murphy, benvenuta al tuo provino!
Ci troviamo di fronte ad un semplice start, quindi non ti chiedo molto in questo post. Ovviamente prima risponderai tu e di riflesso prima risponderò io <3. -
.murphy.
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vivyan
murphyQuando, circa due anni prima, si era proposta per il lavoro alla testa di porco, Vivyan sapeva esattamente ciò che stava facendo.
Abbandonare i propri gioielli e le proprie pellicce in virtú di un grembiule e un aspetto più umile (cosí come abbandonare locali sfarzosi e lussureggianti per stare più di otto ore in una sudicia bettola) era un sacrificio di cui si fece capace per favorire un piano (se non propriamente una visione) molto più grande.
I pezzi grossi che riusciva ad ammaliare (se così vogliamo gentilmente appellare il modus operandi della figlia del più viscido e infame piccolo criminale della Londra magica) in posti molto più eleganti e ben disposti di quello le regalavano informazioni utili, sí, ma erano i pesci più piccoli, i disperati e gli ubriachi, quelli che dicevano sempre e solo le verità più succulente. Servirgli da bere stentando sorrisi cordiali (per quanto le linee dure del suo volto potessero permetterle di risultar realmente tale) era solo un piccolo prezzo; aveva già da tempo imparato che infondo nulla è gratuito o fortuito.
Il volto nuovo che aveva fatto il proprio ingresso alla testa di porco qualche giorno prima, era stato chiaro e non gli ci era voluto molto perché si sentisse a proprio agio a parlarle liberamente, senza giri di parole. Nominata l'Acromantula, quindi, aveva ottenuto l'attenzione di Vivyan, così come lo ebbero le informazioni riguardo l'incontro cui quella notte la bionda si apprestava a raggiungere.
Aveva tenuto i capelli legati in una coda, cosí come era solita fare in veste di cameriera, ma con il cappotto scarlatto dal taglio elegante risultava senz'altro più simile alla reale sè stessa di quanto non lo fosse dietro al bancone. Uscendo dal proprio albergo Vivyan notò (e fu notata) da due grossi omaccioni appostati poco più in là rispetto la sfarzosa porta illuminata appena varcata, ma rivolse loro solo un mezzo sorriso prima di proseguire verso la direzione opposta, trovare un vicolo buio e desolato e smaterializzarsi.
Sapevano già dove trovarla, se proprio dovevano. Il fatto che fosse stata messa in dubbio la sua parola (nonostante non conoscesse nessuno dell'organizzazione e nessuno, ancora, conosceva lei) l'aveva offesa enormemente, ma Vivyan sapeva bene come camuffare simili sciocche umane emozioni. Per quella volta non avrebbe serbato rancore.
Bussò alla porta della casa che le era stata indicata, con un leggero colpo di nocche. Era puntuale e dacchè detestava aspettare (l'impazienza era forse il suo difetto più grande, per quanto spesso l'avesse però anche aiutata) anzichè farlo si infilò entrambe le mani in tasca e dondolando sul posto iniziò ad intonare una melodia a labbra serrate, studiando la casa dall'esterno.
Probabilmente chiunque si trovasse ad attenderla dentro si sarebbe aspettato vederla sbucare dal camino (come le era stato consigliato fare) ma lei amava prendere l'iniziativa per non farsi dar mai per scontato. Insubordinata mai, originale sempre.
Non era intimorita, nè pareva esser conscia del reale rischio cui stava andando contro: entrambe le sensazioni, d'altro canto, erano soppiantate dall'entusiasmo covato per esser giunta cosí vicina al proprio obiettivo.
Si sentí quasi come quando fu ammessa all'accademia auror, solo che in quell'occasione (ne era certa più che mai) una volta dentro, nessuno sarebbe più riuscito a ricacciarla fuori.
« buonasera, Ryan. »
Apertole la porta Vivyan avrebbe educatamente salutato l'ospite di casa, sfilandogli poi sotto il naso previo il suo invito ad entrare. Avrebbe cercato una sedia (una poltrona se c'era) e si sarebbe posta alle spalle di quest'ultima, posando entrambe le mani sullo schienale. Era di pessimo gusto sedersi quando il padrone di casa era in piedi e Vivyan ci teneva terribilmente a far in modo di trovarsi sempre alla stessa altezza (letterale e non) del suo interlocutore.
Edited by .murphy - 10/8/2019, 12:43. -
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Eccoci al nostro secondo post!
Ciò che ti chiede Damien è piuttosto semplice: rispondere alle sue domande. Per farlo sentiti libera di utilizzare informazioni apprese durante questa risposta spaziando un po' con la fantasia su quelle che potevano essere le abitudini e i modi di fare di Ryan (apprezzerei molto di più) o, in alternativa, giocare su deduzioni logiche riguardo alla particolarità di quell'appuntamento.
Più sarai specifica nella tua risposta e più sarà alta la tua valutazione, ti chiedo solo di non sfociare nel metagame con informazioni che Vivyan grazie al suo lavoro non avrebbe mai potuto sapere (ad esempio: Ryan porta scarpe numero 42, mentre Damien 44).
Buon gioco! <3
Edited by Alexander Olwen - 12/8/2019, 01:17. -
.murphy.
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vivyan
murphyNon essendoci una poltroncina o una sedia imbottita per limitare e circoscrivere il proprio spazio vitale all'interno della stanza condivisa con Ryan, Vivyan propese per il divanetto.
Su di un tavolino lí accanto scorse della tequila e con un colpo di bacchetta fece in modo di versarsene un pò recapitando il bicchiere poi nel proprio palmo. Nel mentre ascoltò accuratamente le parole dell'altro, tant'è che per rispondere tempestivamente al suo appello fece il primo sorso solo a metà.
« no, non sbaglia »
Alla testa di porco, solo qualche giorno prima, si era presentato un ragazzo con le identiche fattezze di quello che ora le sedeva dinanzi, ma solo sentendolo parlare le fu chiaro non fosse la stessa persona. Gli aveva dato del lei, dunque, cosí come l'altro aveva iniziato fare e come neppure per un istante ebbe mai fatto invece Ryan.
In un primo momento Vivyan (e mai si sarebbe data sufficientemente della stupida per questo) non aveva neppure notato che il ragazzo biondo cenere non portasse più l'anello d'argento all'anulare sinistro, ma dovette avvertire l'assenza del suo fastidioso tic di rigirarselo attorno al dito mentre parlava, a far sí che un dettaglio così rilevante potesse catturare la sua attenzione.
L'assenza di elementi a cui appigliarsi per poter squadrare la situazione in cui era in altri momenti avrebbe potuto addirittura innervosirla, ma quella volta nonostante la svista riparata in netto ritardo, non fu cosí: si sentiva, piuttosto, lusingata d'esser posta sotto analisi da qualcuno che non fosse un rozzo subalterno privo di una padronanza dialettica. L'esatto opposto di ciò che lei invece era stato riconosciuto meritasse, sebbene mandato all'incontro celato da una maschera.
« solo cinque? farò del mio meglio... » Vivyan sorrise da dietro il proprio bicchiere portato in alto dinanzi al volto in segno di brindisi e poi buttò giú d'un colpo l'intero contenuto.
« vediamo... è strano, tanto per iniziare, mandare qualcuno ad avvicinarsi ad un'estrenea che per sentito dire vuole entrare in un'organizzazione criminale di cui il suddetto messaggero si riconosce subito come membro, cosí com'è strano mandarla poi a pedinare la notte dell'incontro da voi voluto senza offrirle neppure un passaggio per la destinazione a cui è stata spedita. È strano che lei si presenti come Ryan pur potendo vantare senz'altro uno charme migliore di lui ed è strano che lei mi chieda cosa sia strano in una circostanza che conunemente ha tutto dell'incredibile. Se pensa che trovi strano anche il luogo dove ha deciso di darmi appuntamento o l'orario in cui ha deciso di incontrarmi mi spiace deluderla ma non è il primo uomo stravagante che mi ha chiesto qualcosa di simile. »
Il tono utilizzato da Vivyan era deciso, ma non duro. Era mellifluo, ma non patetico. Non stava tentando di sedurlo, nè di stupirlo: voleva solo risultare chiara, nel bene o nel male, senza apparire allo stesso tempo però una minaccia, per via dello stesso pregio.
« credo di essere arrivata a quattro, giusto? bhè, l'ultima stranezza degna di nota qui è che lei non sta bevendo. Devo forse preoccuparmi? » Nel chiederlo la bacchetta di Vivyan si mosse ancora, così come ancora il bicchiere le venne magicamente riempito. Rispose alla propria retorica buttando giù un altro sorso di tequila e poi sorrise. Sí, ancora.
« Quindi, io chi sono e perché sono qui?»
Udendo quella domanda Vivyan non riuscí a trattenere una flebile e cristallina risata. Dovette addirittura rimettersi dritta allontanandosi dallo schienale per posare sul tavolino posto a dividerla dall'elegante Ryan farlocco, perché potesse coprirsi la bocca e successivamente ricomporsi da quello sfogo ilare.
« se io avessi realmente gli improbabili strumenti per sapere lei chi è, penso che anziché farmi assumere dall'Acromantula aprirei un'organizzazione che le faccia competizione, non crede? non perché mi ritenga più brava di chiunque sia attualmente a capo, ma perché sarebbe un rivale così poco temibile lasciando trapelare informazioni sensibili come l'identità dei suoi esponenti meritevoli di provinare nuovi adepti, da diventare una preda anche per chi non è un predatore naturale. Ma queste sono solo mie considerazioni.. » Posò allora i gomiti sulle ginocchia e il mento sul palmo destro dispiegato all'insú. Sporgendosi in avanti, Vivyan affinò poi lo sguardo e dopo aver schioccato la lingua sul palato, ricominciò: « che siamo qui perché entrambi intenzionati a esaminarci vicendevolmente prima di giungere ad un accordo che possa garantire un'alleanza mi pare lo avesse già chiarito lei. Infine, sebbene sia superfluo specificarlo, ciò che posso dirle per certo in merito alla sua identità è che questa non risponde al nome di Ryan e ciò la fa risultare tremendamente sgarbato dato che siamo qui entrambi con l'intento di fare amicizia »
La bionda sbattè allora le palpebre e riappogiò la schiena, cosí da riuscire ad infilare una mano nella tasca del proprio giaccone alla ricerca del porta sigarette argentato.
« le dispiace se fumo?»
Edited by .murphy - 12/8/2019, 21:10. -
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.murphy.
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vivyan
murphy
« Complimenti signorina Murphy, devo ammettere che in questo gioco è piuttosto brava, ma tale rimane: un gioco. »
Vivyan, esattamente così come avrebbe fatto un gatto, con il sorriso ancora stampato dietro i baffi inclinò il capo d'un lato, scrutando l'uomo come se avesse appena preso a sventolarle davanti al naso un gomitolo.
Ascoltò ogni parola pronunciata con la dovizia di chi sa bene come dietro queste possano sempre nascondersene di altre e come chi, allo stesso modo, si rendeva perfettamente conto che una disattenzione sarebbe potuta (per orgoglio o pretesto) diventarle addirittura fatale.
Preferí non discutere quando le venne detto che aveva sbagliato, nonostante venne punta sul vivo. Non lo rimbeccò, dunque, sebbene non avesse mai detto ciò per cui era stata corretta e il proprio ego poteva vantare quattro volte la dimensione della villa in cui si trovavano. Rimase in silenzio e fece ciò per cui oramai era diventata la migliore: diede il potere all'altro. In quel caso solo nei meriti della chiacchierata in corso, ovviamente, ma ad ogni modo sí, Vivyan riconobbe l'uomo come a capo della situazione in atto e si sottomise a lui, tacendo anziché dar voce ai propri pensieri.
Quando l'esame virò verso l'autocertificazione delle proprie competenze, Vivyan (che aveva iniziato a fumare non appena ricevuto il consenso) cacciò dalle labbra fumo ancora denso dopo aver boccheggiato un lungo e riflessivo tiro dalla propria sottile sigaretta babbana. Nel mentre, cominciò: « mio padre faceva il criminale prima di me e, molto probabilmente, te. Mi ha cresciuta insegnandomi che ad essere onesti si mangia bene, ma è con la disonestà che spesso e volentieri al pasto ci accompagni il vino. » L'espressione sul volto della bionda era compiaciuto, posato e spavaldo, ma dentro in realtà il solo aver menzionato (seppur vagamente) suo padre Graham, l'aveva fatta ribollire. Quello non era proprio un insegnamento che suo padre aveva realmente tenuto a elargirle, ma romanzando il tutto così come l'ultima Murphy della sua genía stava facendo, avrebbe anche potuto.
« È così che ho sviluppato la mia passione solo per il buon vino, incrementando le mie abilità nell'ambito che più mi permetteva di portarlo a tavola ogni mattina, pomeriggio e sera. So fare ciò che bisogna fare quando è necessario lo si faccia, ma ammetto che prediligo cacciare il non detto e ciò che dovrebbe restare tale, anzichè sporcarmi le mani nel modo più letterale. Non c'è nulla che non farei, comunque, perché io o chi per me abbia un successo garantito. » Se l'altro fosse stato capace di leggere tra le righe del suo curriculum avrebbe senz'altro scovato la voce "spia" tra le sue esperienze più fruttifere. « e cosa mai potrei chiedere in cambio se non strumenti per lavorare al meglio dato che amo ciò che faccio, soldi dato che amo me stessa e libertà decisionale, dato che amo prendermi cura dei miei superiori come credo sia il mio meglio? » Si bagnò le labbra con il distillato ambrato, dopodiché fece un nuovo tiro. Il bruciore che le pervase la gola fu poco più che un piacevole toccasana.
« gradirei però, semmai dovesse esserci una seconda volta per un incontro del genere, che le presentazioni non siano più unilaterali dato che la fase delle precauzioni potrebbe a quel punto dirsi superata »
Non le piacevano i giochi che si macchiavano di viltà: lei ci metteva sempre la faccia. Precauzione o meno che fosse non poteva consentire si continuasse a quel modo, doveva sapere verso chi rivolgere il proprio impegno. Se avesse voluto un capo senza volto nè nome si sarebbe data alla religione babbana, piuttosto.. -
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.murphy.
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vivyan
murphyIl Ryan fantoccio che le sedeva dinanzi capitolava spesso e volentieri durante i suoi soliloqui dal più formale lei al molto più colloquiale tu, mosso forse da un inconscio già pronto ad accettarla come sua complice o pari. Vivyan non potè non notarlo, cosí come allo stesso tempo non riuscí a non compiacersene, stampando per questo indelebilmente (così come spontaneamente) un sincero ed orgolioso sorriso sul proprio volto tratteggiato in modo ancor più sinistro dalle ombre e dai giochi di luce dei pochi lumi circostanti.
Nel prendere atto di quello che voleva proporsi come il suo futuro impiego (con correlate già approvate richieste da lei avanzate poco prima) Vivyan si lasciò addirittura andare in un sospiro dal retrogusto che sapeva di sollievo.
Entrare all'accademia auror era stato estremamente più difficile; certo, non era ancora detta l'ultima parola e quello restava così solo un mero frettoloso giudizio, ma l'Acromantula poteva già sentirlo che le calzasse meglio di quanto forse mai avrebbe fatto invece il distintivo ministeriale.
« Oh, honey » alzando nuovamente il proprio bicchiere la bionda intonò, quasi fosse il preludio di una melodia, l'appellativo con cui aveva deciso rivolgersi all'altro sopperendo la mancanza del suo vero nome e tornò dunque a sporgersi in avanti sul tavolino che li divideva. « Se non subito allora quando? » Spense la sigaretta nel posacenere di cristallo lí adagiato schiacciandola e girandola su sè stessa più volte del necessario, poi posò il bicchiere ormai vuoto e rimise le spalle diritte premute sullo schienale imbottito della propria seduta. Ricusò allora la bacchetta in grembo, scoccò la lingua sul palato e fece tabula rasa nella propria mente altrimenti affollata di supposizioni, giudizi, osservazioni e analisi che avrebbero potuto contaminare la concentrazione con il quale aveva deciso concedersi al cospetto altrui.
Era pronta a macchiare di Scarlatto le pagine ancora immacolate dedicate al suo prossimo capitolo.
Quello decisivo, continuava a ripetersi.
Edited by .murphy - 21/8/2019, 23:37. -
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