Canzone Stupida

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    Blake Barnes Studente
    Dopo la chiacchierata con Annie, in ospedale, e dopo soraprutto quello che aveva saputo da lei di suo fratello, Blake aveva deciso che poteva prendersi un pò di pausa dalle sue manie di grandezza e mettersi un pò a studiare, recuperare e capire davvero cosa voleva fare. Diciamo che ci voleva talento a stare a febbraio in difficoltà con i compiti arretrati visto e considerato che non tutti gli insegnanti avevano deciso di dare i compiti. Era da poco ricominciata a la scuola e tutto quello era assurdo. Erano stati in vacanza in India quell'anno e suo fratello non gli aveva detto niente, si era comportato come al solito. Era incredibile come non riusciva a fargli pesare niente. Eppure le parole di Annie gli risuonavano dentro come mai gli era successo. Aaron stava male perchè lui era un coglione. Si era dedicao completamente a lui lasciando da parte qualsiasi cosa ed adesso lui non riusciva neanche ad andare decentemente a scuola? non era così che ci si comportava! Assolutamente. Aveva finito da poco di studiare, ma non gli andava di mettersi a letto, quindi preferì prendere una sigaretta, appositamente nascosta nel suo baule, ed andare sulla torre di astronomia. In alto. Sicuramente il clima non era ideale, ma si respirava bene ed in genere con quel freddo nessuno aveva la minima intenzione di salire tutti quei gradini ed andare in un posto dove, beh, caldo non faceva sicuramente.
    Aveva bisogno di stare un pò rilassato, un pò per conto suo, infondo una sigaretta speciale ogni tanto non faceva male a nessuno no? Avere degli amici babbani non era poi così male se gli passavano quella roba che non era forte, assolutamente ma era molto, molto efficace. Aveva dei pantaloni della tuta nera ed una felpa dello stesso colore, capelli scompigliati e il capuccio sulla testa,uno sciarpone per corprisi. Non era molto, in realtà, ma non sopportava molto i capotti o giubbini vari quindi il suo abbigliamento sarebbe stato sufficiente per coprirsi. Salì i gradini della torre di Astronomia in velocità. Non sono andato a correre, quindi ci sta un pò di allenamento extra pensò poi regolando il fiato. E poi doveva fumare no? Quindi per non sentirsi in colpa una corsetta era gradita, e poi il sedere non si manteneva da solo, no? Aveva una certa reputazione da mantenere anche all'interno di quella scuola, quindi era ovvio e normale tenere il suo fisico ben allenato. Una volta li, in cima alla torre, decise di mettersi seduto sul muretto, una gamba penzoloni fuori, ed una all'interno. Si stava bene con il freddo che gli tagliava la faccia! Aveva avuto un'ottima idea, doveva riconoscerselo!
    by Revelio GDR
     
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | I anno

    Sei lunghi mesi. Sei lunghi mesi e ancora non riusciva ad imparare la strada per tornare nella sua sala comune. Le aveva provate tutte: una mappa fai-da-te su una pergamena, cercare di fissare nella sua mente oggetti-chiave, come delle piccole mollichine di pane, lungo il percorso per ritornare nel suo letto. Nulla, tutto inutile. Chiedere a qualcuno indicazioni, magari a studenti più grandi, neanche a parlarne. Avrebbe preferito continuare a vagare nel castello per tutta la notte piuttosto che chiedere aiuto. Una testarda fin dentro al midollo. Anche perché non c'era nessuno, di sabato sera, al quarto piano. E come biasimarli.
    Un'ombra attraversò il suo campo visivo. La figura di un maschio, con una tuta rigorosamente nera ed il cappuccio sulla testa, che però non riuscì a nascondere il vaporoso ciuffo biondo, che correva verso le scale che l'avrebbero portato al piano superiore.
    Ehi, tu! Non si corre per i corrid- Troppo tardi la sua voce risuonò nel vuoto del corridoio, creando un'eco a dir poco sgradevole, che però non raggiunse il diretto interessato.
    Un piede si mosse verso il corridoio da cui l'altro veniva -forse quella sera sarebbe stata la volta buona per riuscire a tornare direttamente nella sede dei Black Opal, senza girarsi mezza accademia- ma l'istinto la portò a girarsi e seguire quella figura che aveva visto solo per un secondo. Sguainò la sua bacchetta di ciliegio, si sistemò al meglio la borsa -dove aveva conservato il mantello, ritenendolo superfluo all'interno del piacevole tepore all'interno della sala lettura- e si indirizzò verso il piano di sopra. Due gradini alla volta, la tracolla che le sbatteva sul fianco, i passi accelerati fino a diventare una corsetta. Era in ritardo, non correva sul serio -non come quella figura che aveva solo intravisto, e finì col perderla e col perdersi. Il suo incedere si arrestò ai piedi di una scala a chiocciola che riconobbe immediatamente. Da lì, gradino dopo gradino, sapeva che vi avrebbe trovato l'osservatorio astronomico dove facevano lezione di Astronomia.
    Non si soffermò a chiedersi se terminare lì la sua corsa o percorrere quella scala infinita, il suo corpo aveva già iniziato a muoversi.
    Man mano che saliva poteva avvertire chiaramente il freddo pungente, costringendola ad arrestare il passo giusto il tempo di allacciarsi il mantello scuro a coprire la sua divisa. Quando arrivò in cima poteva vedere il suo fiato, un po' provato da quel moto improvviso, condensarsi in piccole nuvolette.
    Morgana! Si gela. Gli occhi cerulei iniziarono a scandagliare il perimetro, mentre la punta lingua andava ad infilarsi in quello spazio tra gli incisivi che tanto odiava, in un tic che l'accompagnava da quand'era bambina, alla ricerca speranzosa di quell'ombra, che iniziava a pensare fosse frutto della sua fantasia. Si rassenerò nel vedere che no, non stava impazzendo, e che sì, seduto a cavalcioni sul muretto, ci fosse davvero una persona. Un ragazzo, per essere precisi.
    Tutta quella corsa per poi starsene seduto su un muretto. Sentire la sua voce interrompere il silenzio notturno la sorprese: non l'aveva pensato, l'aveva proprio detto. Non poteva starsene ferma, sulla soglia, con ancora l'identità del ragazzo a lei sconosciuta.
    Sarà uno di quegli Ametrin... Questo, per sua fortuna, non era andato al di là del suo pensiero. Anche se poco le importava di una eventuale reazione. Lei diceva tutto quello che le passava per la testa, senza filtri, senza belle parole ad ammorbidire la cruda verità. Lentamente si avvicinò, provando a scorgerlo meglio alla luce della luna. Quei capelli le sembravano familiari, eppure, il nome, ancora le sfuggiva. Sarà stato perché, in tutti quei mesi, non si era curata neanche di imparare tutti quei nomi di studenti che riempivano Hidenstone come funghi, sorvolando anche su quelli dei Black Opal, la sua nuova casa, men che meno quelli del primo anno. Un punto a suo sfavore, ma che non poteva farsene una colpa. Fino a quel momento nessuno era stato così memorabile ai suoi occhi per meritare di ricordarsi il suo nome. Eppure sentiva che lui doveva conoscerlo. Si fermò davanti a lui, riponendo la bacchetta di ciliegio nella tasca interna del suo mantello, senza smetterlo di fissarlo. Una serie di cognomi uditi distrattamente a lezione si rincorsero. Coleridge, Wolfe, Morgan... No, era fuori strada. Era con la B. Barney, Beckers, Brabson... Barnes. Blake Barnes. Black Opal, proprio come lei.
    Almeno tornerò in Sala Comune senza problemi, questa sera.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Blake Barnes Studente
    ok, forse non era stata una buona idea correre per i corridoi in cerca di un posto tranquillo, ma davvero ne avea bisogno, aveva bisogno di fare movimento, ogni muscolo del suo corpo lo richiedeva, era comese urlasse pietà e chiedesse di alzarsi da quella dannata sedia e mettersi a fare qualcosa, qualsiasi cosa. Blake era sempre stato abituato al movimento e mai ad essere fermo e quello voleva dire che il suo corpo aveva delle esigenze ben precise, era ovvio. Non si era staccato dai libri per una giornata ed era anche sabato. Avrebbe voluto essere in un altro posto, magari chiedere un permesso per uscire e tornare a casa, un pò da suo fratello... dalla sua famiglia. Sospirò a quel pensiero. Aaron era sempre così calmo e sempre così attento e perfetto che a volte gli faceva una rabbia che neanche lui sapeva esattamente come ci riuscisse. Stava correndo come se qualcuno effettivamente lo inseguisse, e forse, se fosse stato meno sovrappensiero si sarebbe reso conto che effettivamente era così, ma non si accorse della ragazza che gli diss che non si correva nei corridoi, ne tanto meno che lo avesse raggiunto fino alla torre di astronomia.
    Doveva semplicemente riprendere fiato e si sarebbe fumato una bella sigaretta un pò speciale per rilassarsi. infondo non aveva mai fatto male a nessuno, ovviamente se lo avessero scoperto lo avrebbero sospeso, o peggio espulso e peggio dell'espulsione c'era solamente un Aaron Barnes incazzato nero che lo aspettava sullo stipite della porta di casa. E da li ricominciava il giro dei pensieri. lui era fatto così e doveva accettarlo per come era. Avevano avuto delle vite completamente differenti e differente era il dolore che avevano provato per la stessa perdita, prima della madre e dopo del padre... senza contare la morte di loro nonno. Insomma erano stati anni veramente tanto duri, ma alla fine li aveva fatti unire in un legame d'acciaio. Litigava, certo, ma era normale, faceva parte del gioco, e prima ancora che potesse accendere la sigaretta per interrompere quel turbinio di pensieri e stanchezza, sentì una voce femminile provenire da vicino alla porta, si levò il capuccio e voltò il suo viso verso di lei. Alzò appena un sopracciglio.
    Hai un'idea migliore? Chiese poi riferendosi alla frase detta, quasi con delusione, dalla ragazza. Dopo una corsa cosa si doveva fare se non riposarsi? Si accese la sigaretta, il respiro era tornato normale. Aveva una buona ripresa e questo, ovviamente, lo doveva ad anni ed anni di allenamento e di corsa con Aaron. Certe volte sembra che ne sono innamorato per quante volte lo nomino, che palle! Pensò poi tornando alla ragazza prima di fare un tiro alla sigaretta per accenderla per bene.
    A te ti è andata meglio, sei arrivata fino in cima alla torre di astronomia ed hai trovato niente e poco di meno che me! Almeno ne sarà valsa la pena! Ma no, non era per niente una persona con un ego sconfinato! La osservò. Era una ragazza della sua casata, ne era convinto, ma in quel momento era uno sforzo troppo grande ricordare chi esattamente fosse, anche perchè non la vedeva molto bene!
    by Revelio GDR
     
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    Elisabeth Lynch
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    Un pensiero detto ad alta voce il suo che venne recepito dalla figura semi avvolta dall'oscurità con l'abbassarsi del cappuccio e il volto girato verso di lei, seguendo il suono delle sue parole. Non riusciva a scorgerne al meglio i tratti, resi distorti dal buio della notte.
    Si avvicinò mentre la figura andava a delinearsi. Riconobbe i lineamenti, i capelli ancor più arruffati dopo che il cappuccio era stato abbassato, ma il nome, tra tutti quelli che aveva provato ad imparare durante i primi mesi di lezione, le sfuggiva. Già che fosse riuscita a circoscriverlo tra gli studenti della sua stessa nuova Casata era una vittoria non da poco.
    Qualcosa che non implichi una lenta morte per assideramento dici? Sollevò gli occhi al cielo. Direi tante e soprattutto che giustificassero una corsa per i corridoi. No, proprio non le andava giù che il ragazzo avesse infranto una delle regole per cosa poi... una sigaretta? Tutta quella fatica, per cosa? Un insieme di anidride carbonica, tabacco e zolfo. Non c'era niente di peggio che accendersene una dopo uno sforzo, seppur non intensivo, come quello che l'altro aveva fatto.
    Corpo suo, vita sua.
    I piedi si mossero, portandosi ad affiancare il ragazzo, poggiando i gomiti sul muretto dove l'altro era seduto. Se solo si sforzava poteva vedere il campo da Quidditch: gli spalti rumorosi, la Pluffa che entrava in uno dei tre anelli, il Boccino che faceva capricci. Poteva persino sentire il suono metallico del Bolide.
    C'era poco da fare. Quello sport le mancava come l'aria. Avrebbe tanto voluto avere una mazza da stringere tra le dita e... suonarla in testa a Barnes.
    Ruotò il capo, verso la sua direzione, fulminandolo con lo sguardo. Si poteva essere così stupidi?
    Oh sì, fortunatissima. Usò la forza delle braccia, per issarsi a sedere sul muretto e, solo dopo aver trovato stabilità, imitare la postura dell'altro, stando ben attenta a tenere bassa la gonna ed il mantello.
    Le conquisti tutte così le ragazzine che ti girano dietro?
    Avrebbe chiesto, mentre il fumo le giungeva alle narici. Non era il solito olezzo che accompagnava le sigarette tradizionali. Era un qualcosa di più forte, resinoso, quasi speziato. Le sembrava strano che poteva quasi avvertirne il sapore con le sue pupille gustative. Non sapeva cosa fosse, ma di sicuro era qualcosa che li avrebbe messi davvero nei guai nel caso qualche spillato, o peggio un docente, li beccasse nella torre di Astronomia.



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    Blake Barnes Studente
    Non c'era niente di peggio di una rompiscatole quando si aveva intenione di fumare una canna, se non voleva morire di freddo, perchè mai era salita fino li? E soprattutto perchè mai si era venuta anche a sedere di fronte a lui? Sospirò, la guardò mentre sembrava quasi stesse cercando qualcosa di particolare verso l'orizzonte. Ma non si mise a guardare nella sua direzione, non gli interessava al momento cosa stesse guardando quella ragazza. Sorrise mentre si tirò giù la gonna ed il mantello. Guarda che sei venuta tu di tua spontanea volontà qui... potevi tornare tranquillamente nel lettino! aggiunse poi alla sua domanda palesemente retorica, ma no, quello non era proprio il momento da rimanere in silenzio, alla fine lui stava tanto bene dove stava e non sentiva neanche troppo freddo! Infondo non faceva caldo, ma non doveva neanche esagerare. la guardò meglio mentre cominciava a fare un tiro di canna. Era una roba leggera, niente di che ma ne aveva assolutamente bisogno, si sentiva la testa pesante come se qualcuno gli stesse sbattendo un martello in testa, aveva studiato tutto il giorno e non aveva voglia di qualcuno che facesse la maestrina con lui. Era tanto bella quella ragazza che quasi sembrava essere fatta di ceramica. Le guardò ancora il viso e poi alzò un sopracciglio quando la vide accomodarsi. Sospirò buttando via il fumo, cercò anche di farci un piccolo cerchio, senza alcun successo, ovviamente. Come cavolo si faceva a fare quella roba in aria con il fumo? Forse c'era qualche incantesimo particolare che rendeva il fumo qualcosa di incredibilmente figo e dettagliato? Doveva informarsi.
    Sogghignò. Oh, davvero pensava che ci stesse provando? Davvero? Se non era resistita una come Annie al suo corteggiamento, davvero si sentiva all'altezza di rifiutarlo? Interessante. Alla fine le ragazze che partivano con quel piede erano già a metà strada per innamorarsi di lui, o almeno avere una di quelle cotte colossali.
    E tu le noti tutte le ragazzine che mi stanno intorno? Chiese di rimando, non ci faceva caso lui a chi gli stesse intorno non pensava che qualcuna potesse davvero mettersi a questionare su quelle cose. Si sistemò i capelli con fare naturale, ma era un fissato su quelle cose che neanche lui a volte si sopportava. Colpa sicuramente del fratello che ci impiegava le ore a preparsi per essere sempre perfetto davanti agli occhi del mondo, ed in particolare ai suoi. Sei fortunata ad avermi trovato qui, ma giustamente non è stata fortuna visto che hai deciso di seguirmi, ti manca il tuo ragazzo? Hai bisogno di qualcosa? Si, Blake Barnes riusciva ad essere il ragazzo più detestabile del mondo in pochi secondi. Fece un altro bel tiro a pieni polmini della sia finta sigaretta per poi buttare fuori di nuovo il fumo. Chiuse gli occhi. Un tocca sano per tutto quello. Era veramente, ma veramente necessario. Adesso che il fumo cominciava ad entrare in circolazione sentiva davvero il benessere invaderlo in tutti gli angoli del suo corpo. Tranquillità e relax, erano le uniche cose che in quel momento gli servivano veramente!
    by Revelio GDR
     
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    Elisabeth Lynch
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    Dov'era scritto che due Opal dovessero andare per forza d'accordo e supportarsi l'uno con l'altro? Da nessuna parte. Ed erano davvero pochi gli anni che esistevano quelle casate per poter avere un quadro ben delineato di ciò che rappresentavano. Prendete ad esempio Elisabeth Lynch e Blake Barnes. Cosa avevano in comune quei due? Nulla, se non i colori della loro divisa. Lei era solita starsene in un angolo, a non interagire tanto con i suoi coetanei, provando sempre la sgradevole sensazione di sentirsi fuori posto. Lui, invece, era il classico ragazzo tronfio, che se ne andava in giro lasciando una scia di ego smisurata su cui era facile inciampare. Si credeva il padrone del mondo solo perché lo status della famiglia in cui era nato lo permetteva, mentre lei, una parvenza di fama, l'avrebbe guadagnata solo con il sudore e la fatica, sgomitando per trovare il suo spazio nel mondo.
    Uno spazio che però faticava ancora a trovare, se non in sella ad una scopa e con una mazza per bolidi in mano. Lì si trasformava, smettendo i panni della ragazza silenziosa ed indossando l'armatura della giocatrice di quidditch.
    Odiava i tipi come Barnes, così simili a quel bambino che l'aveva mortificata puntando su un tasto dolente per lei: non sapere neanche il volto che avesse suo padre. Aveva solo un nome, Christopher, che con il tempo aveva iniziato a dubitare fosse vero. Ogni qualvolta che provava a parlarne con la madre la donna cercava di sviare dal discorso, provando a nasconderle gli occhi umidi al pensiero di quell'uomo che aveva contribuito con il solo movimento di lombi alla sua esistenza.
    La risposta del biondino non tardò ad arrivare, con il suo solito tono strafottente e l'uso di diminutivi urticanti. O, eccome che avrebbe preferito starsene al caldo delle sue coperte... solo che non sapeva come arrivarci. Una maledizione quella. E di certo non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
    Lasciata cadere quella ripicca nel vuoto, Elisabeth si sedette sul muretto con una gamba ad ondeggiare nel vuoto più assoluto, rimbeccandolo su uno degli aspetti per cui Blake era famoso: le ragazze.
    Impossibile non non notarle, direi. Sono così fastidiosamente rumorose. Gridolini, baci volanti e pizzini d'amore erano all'ordine del giorno per il rampollino e ogni volta la Lynch si chiedeva dove fosse quel briciolo di amor proprio in quelle ragazze così infantili nonostante avessero già tutte sostenute i G.U.F.O..
    Probabilmente l'avevano lasciato nella loro culla.
    E chi ti dice che sia un ragazzo, Barnes? Rispose piccata, inserendo la lingua in quella piccola fessura tra i denti e guardandolo con l'intenzione di instillargli il dubbio che avesse una ragazza. Non che fosse vero, tra l'altro. E se avessi bisogno di te, invece? I palmi delle mani andarono a posizionarsi un po' più su rispetto alla linea immaginaria che univa le sue ginocchia. Le avrebbe tese, sollevando il sedere, facendo leva sulle braccia per avvicinarsi di più al concasato. Venendo però accolta da una nuvola di fumo in piena faccia, facendola tossicchiare e cadere di peso sul sedere. Ouch! Una mano andò verso il suo fondoschiena, massaggiandolo, mentre un attacco di ridarella si faceva largo. Una ridarella ingiustificata tra l'altro, ma che non riusciva a far smettere.

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    Blake Barnes Studente
    La maledizione di ogni Barnes era legata al fatto che erano in un modo ma apparivano sempre in un altro. Aaron sembrava il ragazzo più tenebroso del mondo, parlava poco, se ne stava per fatti suoi, diceva sempre quello che pensava, e da sempre non pensava mai cose belle quando si trattava di esseri umani, aveva un senso della responsabilità e del dovere troppo spieccato... appariva in questo modo, ma in realtà non era altro che un cucciolotto che arrossiva quando diceva qualcosa "fuori dagli schemi" e che in realtà vagava più nell'insicurezza che in altro. Blake, da canto suo, era veramente sicuro di se, e si adorava sul suerio, non aveva mai pensato neanche una volta di essere "inferiore" o da meno di qualcuno, ma si presentava come un arrogante, viziato e dispotico bimbetto di 16 anni che aveva tutto dalla vita e che non gli serviva niente e nessuno. Guarda un pò? Alla fine neanche lui era in quel modo, o almeno non lo era del tutto. Blake era un tipo gentile, che adorava la compagnia, ridere, scherzare e chiacchierare. Nessuno dei due Barnes era capace ad esprimere sentimenti, ma entrambi ne avevano da vendere. In quel momento Blake stava semplicemente mostrando la parte più facile di se a quella ragazzina che non aveva la ben che minima idea in che casino aveva davanti. Una massa completamente incasinata, con gli ormoni che gli sprizzavano da tutte le parti e sopratutto con quell'ego smisurato che non sapeva contenere. Blake non lo faceva per presunzione ma era cresciuto con suo nonno e suo fratello, entrambi sempre pronti a ricordargli di quanto fosse bello, bravo, intelligente, di quanto lui potesse tutto nella vita! Per carità, Aaron gli faceva delle prediche infinite, ma alla fine il senso era sempre lo stesso: sei impeccabile ma non ti impegni nell'esserlo! Mai qualcuno gli aveva detto qualcosa che lo avesse fatto dubitare delle sue capacità. Alzò un sopracciglio ridacchiando per quello che disse la sua concasata.
    Sarà che ne sono così tanto abituato che, oramai, non ci faccio neanche più caso! Fece un altro tiro di quella roba che lo stava facendo rimettere in pace con il mondo. Se solo Aaron lo avesse visto, lo avrebbe ammazzato di botte per poi fumare il resto della canna da solo. Si. Lo aveva visto ed era inutile che faceva il Santo! Tornò a guardare la ragazza e scosse il capo. Non ce la vedeva con un'altra ragazza e non perchè avesse qualcosa in contrario,ma semplicemente perchè ne parlava in maniera troppo distaccata.
    Stava per rispondere al fatto che magari avesse bisogno di lui, stava riaprendo gli occhi dopo quella boccata d'aria fresca - o almeno quello che lui credeva lo fosse - quando sentì semplicemente un "BOOM". Aprì velocemente gli occhi e vide la ragazzina sedura, a terra che si massaggiava il sedere. Non ce la fece, scoppiò a ridere. Forse era veramente il fumo che cominciava ad entrare in circpolo, ma non ce la faceva a trattenersi. Veramente? chiese poi ricomponendosi e scuotendo il capo. Praticamente erano tanto vicini che se si fosse sporto solo un pò di più i loro corpi sarebbero stati uno spalmato sull'altro.
    Prima di cercare di saltarmi addosso in un modo così.. goffo, ecco, potresti dirmi almeno come ti chiami?Perchè non mi ricordo il tuo nome, anche se so chi sei! Si avvicinò ad un soffio dalle sue labbra. Era seriamente divertente quella situazione e il fumo non aiutava per niente a non farlo sentire in quel modo. In realtà era estremamente rilassato. Davvero.
    by Revelio GDR


    Edited by Blake Barnes - 31/8/2019, 12:22
     
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    Se avesse dovuto partecipare al gioco "Indovina il Patronus" Elisabeth avrebbe indicato il pavone come creatura per Barnes. Uno di quelli dalla coda mastodontica, piena di occhi e di colori sgargianti. Una coda che metteva in gran mostra come i capelli fintamente scomposti che portava. Una coda che apriva al passaggio delle ragazzette della scuola di Hogwarts, prima, e all'accademia di Hidenstone, poi. Che fosse un ragazzo carino, oggettivamente parlando, non poteva negarlo, ma lei preferiva di più quelli trasandati, che non si curavano troppo del loro aspetto e che preferivano far ingrassare la loro anima, non l'animo tronfio. Tutto sommato però Blake era capace di portare una ventata d'aria fresca in situazioni pesanti ed incomode. Le sarebbe piaciuto tanto avere un amico come lui, se solo avesse saputo come si diventasse amici di qualcuno. Perché Andros, il Tassorosso che aveva lasciato ad Hogwarts, era lontano anni luce dal ragazzo che le sedeva di fronte fumando una sigaretta speciale. Andros era come lei e non c'era poi tanto bisogno di parlare. Invece Barnes sembrava uno che amasse stare al centro dell'attenzione e parlare tantissimo. Era il suo esatto opposto... e si sa che gli opposti si attraggono. No, non solo in campo amoroso, ma anche semplicemente affettivo.
    E poi gli scatenava l'istinto omicida, animalesco, di picchiarlo, proprio come quando aveva affermato che era così abituato ad essere adorato dal genere femminile che ormai non ci faceva più caso.
    Era divertente starsene seduti su quel muretto, al freddo di febbraio, e punzecchiarsi. Aveva provato ad instillare persino il dubbio che le potessero interessare anche le ragazze ma il ragazzo non ci credette, scuotendo il capo e costringendola ad indossare la maschera della ragazzina sexy attratta dal belloccio della scuola. Peccato però che avesse osato troppo, non calibrando le movenze sensuali e finendo col ricadere pesantemente sul muretto. Risero entrambi della sua goffaggine e stranamente non ne risentì il suo ego.
    Ma ti pare? Ribatté con ancora il sorriso sulle labbra, sollevando gli occhi al cielo quando l'altro le chiese di ricordarle il suo nome. Era assurdo che non si conoscessero se non di vista, nonostante erano stati verde-argento entrambi, oltre ad essere opalini ora. Si vede proprio che non mi ritieni all'altezza di essere ricordata dopo sei anni che frequentiamo le stesse lezioni. Portò giù l'altra gamba, saltando verso l’interno della terrazza, sistemando con un paio di pacche il mantello sollevando un po’ della polvere del gesso del muretto su cui era stata seduta. Lynch. Elisabeth Lynch, comunque. Niente mani protese, solo il viso reclinato verso la spalla, mentre l’altro dava gli ultimi tiri a quella sigaretta che non avrebbe provato neanche sotto tortura. Vogliamo tornare in Sala Comune? Tra poco scatta il coprifuoco e non ho nessuna intenzione di perdere punti inutilmente. Avrebbe detto una volta che l’altro avesse buttato via quella strana sigaretta, invitandolo a rientrare. Sentiva il peso di una giornata stancante e il freddo che aveva iniziato ad intorpidirle le ossa. Voleva solo il suo letto comodo e caldo su cui lasciarsi sprofondare e dormire un sonno senza sogni.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
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