Above the sky

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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni

    Martedì 14 Maggio



    Che ore si sono fatte? Dean era poggiato alla finestra della Guferia e guardava all'esterno con fare pensieroso. Non si sarà mica perso? Sbuffava. Il tempo non era certamente dei migliori quel giorno, il vento non era stato troppo clemente con Hidenstone e le fronde degli alberi tremavano e ondeggiavano agli sbuffi. Nonostante ciò l'accademia sembrava essere in una quiete abbastanza mistica, c'erano ben poche figure che potevano rovinare la perfezione di quella vista dall'alto, tranquilla e silenziosa. Un po' li invidiava i gufi. Tutto il giorno, tutti i giorni a godersi questo bel panorama, a beccare il mangime che veniva portato loro e poi, un bel giorno, venir liberati per lavoro.. ed il loro lavoro consisteva nello svolazzare qui e lì, allegri, godersi il vento sulle piume, per poi consegnare un messaggio, farsi grattare la testa piumata e tornare alla loro torre, tutti tranquilli. Il lavoro dei sogni. Li invidiava sia per quello sia perché loro non avevano dannati problemi con i fottuti vestiti! Avrebbe dovuto essere una normalissima giornata di maggio, calda come poche cose al mondo, al punto da essere insopportabile ed invece per poco lì fuori non si scatena un tifone. E lui, povero idiota, vestito con una polo bianca a maniche corte che se fosse riuscito a rincasare senza una polmonite si sarebbe potuta considerare una vittoria. E che cazzo Kali.. Kali era colui con cui Dean aveva questo fantomatico appuntamento e che, ovviamente, stava tardando ad arrivare. Un vecchio amico? Una bella donna? Si, magari. Kali era la viziatissima civetta nana che Dean si portava dietro da sempre, fin da Hogwarts, che l'aveva accompagnato come messaggero invisibile grazie alle sue dimensioni anche durante il lungo periodo di "militanza" e che era rimasta al Ministero quando lui era partito per Hidenstone. Ora però, secondo i piani alti, l'uomo ne avrebbe avuto bisogno nel caso fosse stato necessario scambiarsi messaggi e quindi gliela stavano recapitando.. sempre che così si potesse dire.. dopotutto ci andava con le sue ali, non la spedivano mica. E nonostante questa descrizione la faccia apparire come un veloce e silenzioso alleato.. beh, Kali era sì tutto questo, ma soprattutto era una mostruosa bestia volatile, una creaturina assatanata di appena una quindicina di centimetri ed una sessantina di grammi che viveva per due cose: mangiare e sbucare dal nulla alle spalle delle persone per far prendere loro degli accidenti. Dean non sapeva neanche più se quell'essere gli stesse dietro perché in fondo in fondo gli si era affezionato o perché il cibo che gli procurava era particolarmente di suo gusto. Fatto sta che era in ritardo e questo, oltre ad infastidire profondamente l'uomo, lo preoccupava anche. Certo, arrivare ad Hidenstone non era certo una passeggiata per quello scricciolo, ma la sua preoccupazione era più indirizzata ai poveracci che avessero avuto la sventura di incontrarla. Non osava neanche immaginare quanto Kali fosse alla ricerca di "divertimento", dopo tutti quei mesi passati in gabbia. Dean abbassò lo sguardo, godendosi un'altra panoramica che dall'ingresso della torre andava fino all'ingresso del castello. I migliori amici di un mago.. certo.. bestiaccia...

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    eva ivanova
    DOCENTE DI INCANTESIMI
    29 anni
    Se c'era qualcosa che Eva aveva ormai capito da anni, era quella di non lasciare la porta della sua stanza aperta, quando ne usciva, altrimenti avrebbe passato le ore a girare alla ricerca del suo gattaccio. Il suo era un gatto un po' strano. Se lo si vedeva da dietro era nero come la notte, la pece, insomma tutto quello che di più nero c'è al mondo. Ma il suo faccino era perfettamente diviso tra il nero e il grigio. E anche gli occhi erano di due colori diversi, uno verde e l'altro color ghiaccio. Insomma, era come se avesse due facce.
    «Dragos! Dove ti sei cacciato, dai!» quel gatto era sempre un imprevisto. Era sicuramente la compagnia migliore che Eva potesse avere, ma scappava spesso. Soprattutto nei momenti peggiori, come le giornate di maggio con il tifone. Maddai...
    La donna era alla ricerca del gatto da ore, in giro per tutto il castello, ma niente, non l'aveva assolutamente trovato. Lo cercava disperatamente, sotto ogni mobile ed era rimasta solo un'unica parte dove cercare l'amico peloso.
    Era uscita e aveva fatto a due a due le scale della guferia, per poter giungere a destinazione il prima possibile. Ma mentre saliva, tante erano le parole affettuose che la rumena diceva al suo tenero amichetto «Pisică, se scopro che hai spennato qualche uccellaccio giuro che ti chiudo in gabbia questa volta.» sapeva di parlare ad alta voce e da sola, tuttavia, questa cosa non la preoccupava più di tanto, e si lasciava andare anche a qualche parola in rumeno, che spesso mandava giù durante il resto della giornata.
    Il suo abbigliamento, poi, non era dei migliori: oggi era la sua giornata libera, quindi aveva passato l'intero giorno in pigiama, proprio come piaceva a lei e quindi lo indossava ancora, quel due pezzi di seta nera, con dei bordini chiari [x] che risalvano il candore della sua pelle porcellana, oltre che il biondo dei suoi corti capelli spettinati e il verde dei suoi occhi. Ai piedi aveva delle ciabattine chiuse, anch'esse nere. Insomma, era in tenuta da stanza. E quando avrebbe trovato Dragos, sarebbe tornata felice nelle sue dimore. Era già pronta. Il capo era chino, a cercare in ogni dove il peloso «Avanti, pucci, pucci vieni fuori e torniamo in camera. Dai...» il suo tono era amorevole, seppur con un certo volume alto, così che - sperava - il gatto potesse sentirla. Non badava se passasse qualcuno di lì o ci fossero già persone, che magari volevano scrivere in santa pace una lettera ai propri cari. «Draaaaaaaaagooooooos, dai cucciolino, vieni fuori...»
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni

    Si è perso. Si è sicuramente perso.. Dovette iniziare a pensare Dean dopo un po'. Era innegabile che non ci fosse altra spiegazione. O quella o Kali stava aspettando che smettesse di pensare a lui per sbucargli alle spalle e farlo morire d'infarto... e tra le due forse la seconda non era poi tanto improbabile. E poi, proprio quando stava per gettare la spugna, un barlume di speranza in quella giornata buia e grigia. Un rumore ai piani inferiori della torre, nulla di caotico, ma sicuramente una presenza. Ma che fa, entra dalle porte adesso? Sussurrò tra sé e sé, per poi essere subito smentito da una voce che, ovattata, iniziava a propagarsi grazie all'eco all'interno della torre. Oh, cielo.. è una persona. L'avranno trovato in giro e lo staranno riportando qui? In quel caso già avrebbe dovuto prepararsi tutte le formalità del caso "La ringrazio." "Fa sempre così" "Cosa posso fare per sdebitarmi?". E se invece è una vittima di uno dei suoi dispetti a starlo riportando qui? Dean rigirò gli occhi al solo pensiero. Tutto tranne quello! E se mi chiede i danni? Merlino.. Ed ecco che il più apocalittico degli scenari apocalittici era già diventata realtà nella mente dell'uomo, che si era incupito al punto che avrebbe volentieri tirato il collo alla sua stessa civetta appena se la fosse trovata davanti. Ed invece.. la realtà aveva evoluzioni della faccenda ben diverse in serbo. L'animago si avvicinò alle scale, sospirando, per andare incontro a chi si stava avvicinando e si ritrovò davanti una giovane donna decisamente.. fuori contesto, diciamo, rispetto al luogo in cui stava girando. E che, a quanto sembrava, neppure aveva con sé Kali. Dean rimase per un attimo stordito, poi poggiò lo sguardo sugli occhi di lei per capire se l'avesse già vista da qualche parte. Zero. Gli occhi fecero rapidamente un guizzo a notare il pigiama, poi tornarono su, poi si abbassarono sulle ciabatte e ritornarono su. Ecco... non so cosa stia facendo di preciso, signorina... ma posso quasi assicurarle che non si trova nel posto dove dovrebbe essere.. O così o se hai un appuntamento almeno prendilo ad un ora in cui non ci sale nessuno su in guferia, per Merlino. Ma nonostante questo l'uomo fece due passi indietro per permetterle, nel caso avesse voluto, di finire di salire le scale e ritrovarsi in mezzo a tutti quei pennuti spaparanzati nelle loro gabbie nel dolce far nulla. Che poi una studentessa non credo sia.. dato l'abbigliamento non credo venga da fuori... è un'insegnante? Molte domande iniziarono a frullare nella testa dell'uomo, a cui però in quel momento interessava solo una cosa che, per quanto suonasse fuori contesto più delle ciabatte in quella situazione, doveva domandare. Senti, so che non è proprio il momento migliore.. ma hai mica visto una civetta nana arrivando qui? Marroncina, grande più o meno cos- E ovviamente, come volevasi dimostrare, il demonio doveva apparire proprio quando Dean aveva dato le spalle alla finestra. Però quello che fece perdere svariati anni di vita all'irlandese e lo fece voltare con tanto di imprecazione in lingua madre non era propriamente il suo Kali. Era più.. una palla di pelo e piume urlante variopinta, che strideva e si lamentava come fosse posseduta da chissà quale demone e che, come un proiettile, si diresse verso il soffitto della guferia, ruotando su sé stesso. Neanche il tempo di riuscire a realizzare cosa fosse successo, che dalla "creatura madre" se ne staccò un pezzo a forma di gatto, cadendo (con ovvia grazia felina) su una delle nicchie di un gufo. Quello che era rimasto a mezz'aria era nientemeno che la bestia, Kali, che ormai con tutte le piume arruffate sembrava un cacatua. Lì su, tronfio, convinto di aver vinto chissà quale guerra, buttava sguardi di sfida misti ad odio a Dragos, la palla di pelo cascata di cui sopra, che lo stava ricambiando più che apertamente. La civetta strideva, il gatto soffiava e, come era ovvio aspettarsi, tutti i volatili della guferia, impanicati dal casino che si era appena consumato sotto i loro occhi, iniziarono a gufare e stridere di risposta, trasformando la torre in una sorta di concerto a cappella di volatili, a ovvio discapito dei due poveri sventurati non muniti di piumaggio. Dean riuscì solamente a buttare un occhio su Eva in una sorta di sguardo alla "Dimmi che non l'ho visto solo io", dopodiché indicò minaccioso con un indice la sua civetta che ancora svolazzava: Kali, giuro che se non scendi da lì immediatamente ti spenno piuma per piuma. fece, con particolare enfasi sul "piuma per piuma". Il docente di CURA delle creature magiche, signori.
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    eva ivanova
    DOCENTE DI INCANTESIMI
    29 anni
    Ovunque si fosse cacciato Dragos, non era dato saperlo alla povera insegnante di Incantesimi, che lo cercava disperatamente, prima di poter rimettersi chiusa tra le quattro mura della sua stanza a leggere qualsivoglia tipologia di libro. Quel gatto gliene aveva combinate sempre tante, fin da quando si erano incontrati, sotto l'albero di mele. Eva pensa che Dragos l'abbia scelta, proprio per farle dispetti. Effettivamente il loro modo di conoscersi non fu così tanto amichevole, da parte del gattaccio, però da quel giorno la biondina non era riuscita a toglierselo di torno. Dragos, quella volta, ci aveva tenuto a far cadere quante più mele potesse in testa alla streghetta, allora bambina, nascondendosi tra la folta chioma dell'albero di mele. Quando decise di palesarsi, lo fece graffiando il braccio della ragazzina, che stava cercando di capire cosa diavolo ci fosse tra i rami di quell'albero, muovendolo dopo essersi arrampicata. Morale della favola? Caddero tutti e due di sedere a terra, diventando una coppia inseparabile.
    Purtroppo, però, non tutti i mali vengono da soli. Insomma, lei era una docente e in quella scuola aveva un certo polso, farsi trovare in giro con il pigiama a cercare un gatto, sarebbe stata una cosa spiacevole se qualche studente l'avesse vista. Tuttavia, proprio arrivata a destinazione (?), Eva fu costretta ad alzare lo sguardo per cercare di non scontrarsi contro un... uomo?
    Altra parentesti. Eva, oltre ad un grande problema con il suo gatto, aveva anche un pessimo rapporto con le conoscenze di uomini. Soprattutto se adulti. Questo perché, spesso, accadeva che la biondina si trovasse in situazioni fuori dagli schemi, proprio nel momento in cui un possibile essere umano di sesso opposto al suo, potesse fare l'apparizione, facendola sembrare una perfetta idiota.
    E... quello era esattamente una di quelle volte.
    «Oh.» le labbra della donna si disegnarono in forma di O, mentre rimase per qualche attimo a guardare l'uomo davanti a lei. Aggrottò poi la fronte, cercando di capire se quel volto fosse a lei conosciuto o meno.
    E nel scoprire che era un perfetto sconosciuto, Eva non potè notare che Dean (di cui ancora il nome alla donna era ignoto), stava osservando il suo pigiama e poi le sue ciabatte. E lei... beh, fece lo stesso. Quando lui guardò il suo pigiama, lei guardo il proprio pigiama. E quando Dean guardò le sue ciabatte, lei abbasso la testa sui propri piedi. In contemporanea, poi, al suo parlare, ecco che «Posso spiegarle.» come se lui glielo avesse chiesto. Riusciì, per fortuna a non coprire totalmente la frase dell'uomo, quindi le ultime parole divennero di senso compiuto quasi subito «Su questo ha più che ragione, e vorrei essere esattamente dove dovrei essere» eh? Vabbé, era certa che gli altri avessero capito. Fatto sta, che nel momento in cui si fece da parte, Eva fece qualche passo in avanti, rimanendo a cavallo dell'entrata, proprio quando l'uomo le rivolse nuovamente la parola, interrompendosi.
    E ad interromperlo fu proprio... l'Apocalisse. Eva non capì esattamente cosa stesse succedendo, sentì solo molta confusione e le gabbie piene agitarsi ancora di più, mentre un tonfo sordo cadde proprio poco più avanti dei due adulti. La confusione era stata scatenata e a farlo erano stati due animali. E no, non parliamo di Dean ed Eva, ma di Dragos e Kali. I due, evidentemente non si erano poi così tanto piaciuti e ora cercavano di dirselo in maniera veramente poco gentile, uno dall'alto, l'altro dal basso.
    «Non ci credo...» Eva strinse i pugni lungo i fianchi e poi guardò la civetta «Credo che tu stia cercando lei.» la indicò, parlando a Dean, al quale rivolse uno sguardo quasi esasperato dall'idea che quei due avrebbero potuto continuare così per ore. Quasi nello stesso istante in cui Dean si mosse a richiamare il suo animaletto, Eva fece lo stesso, afferrando rapida e felina, dalla coda, il proprio gattaccio «Destul, Dragos!» lo ammonì in lingua madre, dicendogli basta e facendolo dondolare per la coda. Il gatto cercò di dimenarsi, si agitava tantissimo, ma Eva sembrava abituata a quella forza felina che imprimeva. Guardò Dean, sperando che la sua civetta fosse sana e salva «Sono davvero mortificata, mi creda... non so come chiederle scusa. Posso fare qualcosa per lei e la sua civetta?» sorrise imbarazzata, grattandosi con la mano libera dalla coda del gatto, dietro la nuca. Doveva sempre rimediare a quei fattacci. «Sono Eva Ivanova, insegnante di Incantesimi, qui in accademia.» si presentò, sperando che questo, condito dal suo dolce sorriso, potesse zuccherare la pillola dell'aggressione alla civetta.
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni

    Subito, appena gli sguardi di Eva e Dean si incrociarono, la prima cosa che i due fecero fu parlarsi addosso l'un l'altra per buoni due secondi, cosa che fece zittire quasi subito l'uomo per il frastuono che si era andato a creare. E solo un istante dopo, la risposta di Eva.. che dire? Un verso di poesia. Si. Poesia ermetica. Di quella che non puoi capire a meno che tu non sia l'autore. Dean non era un appassionato di poesia e quindi quella frase lo mandò completamente in tilt per un secondo buono, nella speranza che qualche sinapsi venisse in suo soccorso a spiegargli cosa diamine avesse tentato di dirgli la bionda. Ma.. no. Nulla. Si, no, niente di niente. Oh, iniziamo bene. Fortuna che quest'attimo di imbarazzo si sciolse pochi secondi dopo, più o meno in contemporanea con lo scoppio della Prima Guerra pennuta Mondiale all'interno di quella guferia. E se il relativo frastuono che avevano provocato lui ed Eva pochi secondi prima aveva infastidito abbastanza le orecchie di Dean, allora quello scempio che si stava consumando nella torre era più o meno paragonabile ad una tortura. Si, credi bene. Direi che ci ha trovato da solo. Constatò con aria piuttosto incazzata Dean, quando la giovane donna indicò Kali. Il docente scollò gli occhi di dosso al suo "compagno" per un attimo solo quando sentì quella che sembrava proprio un'imprecazione ma in una lingua a lui ignota. E quando sentì chiamare il gatto per nome capì che forse una forza benefica esisteva davvero al mondo e aveva fatto capitare la proprietaria di quell'altra bestia satanica nella sua stessa stanza per evitargli di soffrire in solitudine e per dargli una mano nel contenere il disastro. Quando poi la rumena gli si rivolse direttamente le basi della buona educazione gli fecero formulare almeno una risposta. Si figuri, signorina. Lo conosco abbastanza bene da essere più che certo che, nonostante le apparenze possano far sembrare il contrario, non dev'essere stato il suo gatto ad attaccare Kali, al massimo il contrario... E mentre diceva questo si voltava nuovamente in direzione della sua civetta che, però, non sembrava molto interessata a Dean quanto a gufare con rinnovato interesse contro Dragos, cercando di scatenare una reazione in lui. E insieme a lei, spaventati, ad ogni verso tutti i gufi prendevano a stridere più forte e più intensamente, martellando incessantemente il cervello del povero Dean. Per Merlino.. Silenzio!! Sbottò il docente, passando rapidamente lo sguardo su tutta la guferia. Nell'urlare aveva snudato i denti, che per un attimo erano apparsi vagamente più massicci e appuntiti e la sua voce era sembrata quasi più un ringhio felino, quasi come se ci fosse stato un ruggito sovrapposto al suo ammonimento. Probabilmente Eva non avrebbe quasi notato la differenza con una normale ramanzina, ma gli animali.. ohh se l'avevano notata. In un istante tutta la guferia si era chetata. Niente più battiti di ali, niente più gufate, niente più artigli che grattavano. Anche Kali si era zittito: forse alla fine non era per il cibo che era rimasto fedele a Dean tutti quegli anni, quanto per il rispetto intrinseco che in quanto animale non riusciva a non provare quando l'uomo gli si imponeva attingendo alla sua natura di Animago. M-mi scusi. Non volevo spaventarla. Si voltò verso Eva, ricordandosi che non c'erano solo lui e le bestie lì dentro e che la signorina avrebbe potuto non apprezzare. E mentre Dean si scusava, Kali calava di quota, fino a poggiarsi con le zampette sulla sua spalla e a chiudere le ali, in silenzio, scuotendo giusto un po' la testa per mettersi a posto le penne. Il suo padrone gli buttò uno sguardo e riuscì finalmente a notare che un graffio abbastanza profondo lo stava facendo sanguinare dalla zampa sinistra. Ben ti sta. Così la prossima volta ci pensi due volte. Sembrava un po' un padre che bacchettava il figlio.. Non preoccuparti, dopo ti rammendo. lo rassicurò, tornando a dare attenzioni poi alla donna e rispondendo finalmente alla sua presentazione. Io mi chiamo Dean Guymoore. Sono... il nuovo docente di Cura delle creature magiche di Hidenstone, piacere di conoscerla. le porse la mano. Va.. bene solo Dean. Passeremo gran parte delle nostre giornate sotto lo stesso, enorme tetto dopotutto, è inutile avere formalità del genere.
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    eva ivanova
    DOCENTE DI INCANTESIMI
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    Eva aveva la capacità di risultare veramente svampita, a volte, soprattutto quando si trattava di vita di tutti i giorni. Inoltre riusciva a cacciarsi nelle situazioni più strane, in ambienti molto particolari e in condizioni che nessun essere umano poteva immaginarsi. E questo era esattamente quello che stava accadendo in quell'istante. Non aveva bene la capacità di regolare la sua parlantina, e credeva che spesso le persone con cui parlava, potessero capirla al volo. Cosa che accadeva raramente.
    Per fortuna l'attimo di imbarazzo fu praticamente dimenticato quasi rapidamente nel momento in cui l'Apocalisse animale s'era scagliata in quella guferia, che nemmeno Noè avrebbe voluto assistere a cotanta confusione. Ormai gli animali in gabbia erano praticamente schierati dalla parte della cosetta nana.
    Eva aveva ancora la coda del suo gatto in mano, quando il collega parlò nuovamente. Scrollò la testa a destra e sinistra «Non ci giurerei, Dragos è capace di far perdere la pazienza anche al più paziente al mondo. Si fidi, è un gatto veramente fastidioso...» e a dimostrarlo fu il soffio che fece il quadrupede in direzione della civettina. «Spero che non si siano fatti male, comunque.» sorrise cordiale, mentre una ciocca dei suoi capelli biondi iniziò a prendere colorazioni magenta. Solitamente controllava quasi tutte le emozioni, seppur in maniera difficoltosa, ma l'imbarazzo non sapeva trattenerlo e quello era proprio il colore di quell'emozione che non stava dentro.
    Chissà se Dean se ne sarebbe accorto in tutta quella confusione. Eva sperava di no, seppur ci aveva fatto l'abitudine, non sempre amava dare spiegazioni per quel che accadeva al suo corpo. Soprattutto ai suoi cambiamenti d'umore.
    Intanto, il colore si faceva più insistente. Fino a quando... «Per Morgana!» sobbalzò, diventando improvvisamente rossa di capelli, proprio nell'istante in cui la guferia si mise a tacere dopo lo sbotto di Guymoore. Si mise una mano al cuore, mentre l'altra aveva lasciato andare la coda del gatto d'istinto. Gatto che si rifugiò dietro le sue gambe, passando solo la testina bicolore in mezzo, a guardare impaurito l'uomo. Rise di circostanza «Stava per venirmi un infarto... però... che bel silenzio. Ci voleva proprio, non si preoccupi.» e tirò fuori tutta l'aria che aveva recuperato dallo spavento, mentre pian piano i suoi capelli si sbiadirono di nuovo nel biondo platino con cui si era palesata davanti all'uomo.
    Con la coda dell'occhio seguì la civetta poggiarsi e aggrottò la fronte quando sentì le parole di Dean, quindi azzardò un passo verso di loro «Oh, Santo Cielo. Dragos le ha fatto male! Mi dispiace, davvero. E' tanto grave? » e con la coda dell'occhio fulminò il suo gatto al quale rivolse un tono a dir poco amorevole «Dispari!» un sibilo leggero, un fischio aspro, prima di tornare a guardare l'uomo che stava provvedendo a presentarsi, mentre il gatto indietreggiava verso l'uscita.
    Sgranò gli occhi a sentire la sua carica e ... i capelli scoppiarono di un magenta così acceso che quasi avrebbe potuto illuminare la guferia. «Per Silente, Merlino e Morgana! Ora mi ricorderà sempre in pigiama, con un gatto antipatico e con delle ciabattine orribili! Che figuraccia!» si portò le mani alle guance, quasi per nascondersi «Io sono Evangeline Ivanova, docente di Incantesimi e giuro che non sono quasi mai così.» gli strinse la mano, sorridendogli amorevolmente «Va bene, Dean... tu puoi chiamarmi Eva. Sei qui da tanto?» chiese con curiosità cercando di placare il suo imbarazzo.
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni

    A Dean faceva quasi piacere sentire che c'era qualcun'altro che condividesse il suo cruccio di vivere la propria vita condita da un animale non particolarmente.. normale.. quello e anche perché FORSE, per una volta, non doveva essere lui a scusarsi con gli altri per chissà quale danno aveva deciso di combinare Kali. Anche Eva sembrava particolarmente esperta di quell'arte.. abituata magari come lui a dover chinare il capo dopo un intervento non troppo lusinghiero della propria bestiaccia. Ha la pellaccia dura, quel coso. Sono sicuro che se si è graffiato neanche deve averlo sentito. Profetico a dir poco. Effettivamente si, Kali si era graffiato e si di nuovo, neanche se ne era accorto. Ha preso botte più forti sicuramente. Mi basterà poco per ricucirlo, non si preoccupi. Cercò di rassicurarla Dean. E poi, a dirla tutta, a Kali sembrava interessare più il suo piumaggio arruffato rispetto alla zampa tagliata. Si, si, sta buono, ti do una mano io.. gli fece, sollevando una mano per andare ad aggiustargli qualche penna sulla testa. Per un'assurda coincidenza di posizione dello sguardo in diversi momenti Dean mancò le prime due "esperienze metamorfomaghe" di Eva, quindi quando le capitò la terza per lui fu una sorpresa. Gli occhi si puntarono immediatamente sul viso della collega e l'uomo si puntò la testa da solo, come se volesse farle notare qualcosa. Hai.. insomma. Non credo che siano voluti, ecco. Le fece notare, cercando di rimanere sempre il più rispettoso possibile. Insomma, la donna era quasi morta di imbarazzo nel rendersi conto di star avendo una conversazione in pigiama con un collega, essere più diretti nelle sue esplicitazioni avrebbe potuto farla svenire sul posto. Ma che, non farti di questi problemi.. Hidenstone è casa di tutti, alla fine. Cercò di rassicurarla almeno un po'. L'unica cosa che mi perplime è che tu sia fuori con questo tempo, ecco. Siamo fortunati che non sia già venuto giù un diluvio. Le piogge primaverili qui non sono esattamente il massimo. E lui, che era irlandese, ne sapeva qualcosa. Supponeva che la ragazza non fosse abituata a quei climi dalla lingua che aveva parlato prima con il suo Dragos, probabilmente non era abituata ai climi di quella parte di mondo. No, non sono qui da molto, in effetti. Sono arrivato solo da qualche giorno e tu sei solo la seconda collega che incontro, in effetti. Mi sembra un posto molto pacifico il castello, se devo dire la verità e questo lo apprezzo.. anche la riserva non è male, le ho già dato un'occhiata, essendo il posto dove porterò più spesso i ragazzi. Oltre che a far conversazione questa frase aveva anche lo scopo di innescare qualcosa in Eva. Dean SAPEVA per certo che Hidenstone non era il luogo idilliaco che sembrava o che almeno intorno ad essa stesse accadendo qualcosa. Se la donna avesse saputo che stava accadendo qualcosa di strano, sicuramente avrebbe contestato la frase dell'uomo.. non sapeva effettivamente se sperare che l'altra gli desse ragione o meno. Sicuramente non è che SPERASSE che ci fosse qualcosa che non andava, ma dall'altro canto sapere per certo che un problema c'era, ma non riuscire ad identificarlo era ben più frustrante e, purtroppo, la chiacchierata con Brian non è che gli avesse dato tanti spunti su dove e come iniziare ad investigare. C'è qualcosa che dovrei sapere, visto che sono l'ultimo arrivato? le chiese con lo stesso intento, nel mentre che si avvicinava ad un paio dei gufi nella guferia che erano rimasti coinvolti nello scontro felino-pennuto, per controllare che non si fossero fatti del male. Ah, giusto, se mi potessi anche dire dove si trova l'infermeria mi faresti un gran piacere. Devo prendere un paio di cose per Ka- Ed ovviamente, perché i guai non arrivano mai da soli e perché il fato stava cercando di dire a Dean che a volte le cose doveva tenerle in testa per sé e non aprire la bocca, mentre il docente di Cura parlava, spalle rivolte alla finestra, un fulmine squarciò una nuvola dietro di lui, in lontananza, illuminando con forza l'interno della Guferia. Un paio di secondi di silenzio totale all'esterno, rotti solo da un paio di uccelli che volavano via spaventati.. e una pioggia di proporzioni comiche iniziò a scendere, scrosciante e fitta da sembrare quasi un muro ad occhi poco attenti. Giusto.. ovviamente. sospirò l'uomo, sempre più vicino alle imprecazioni quelle pesanti.
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    eva ivanova
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    Pelliccia dura o meno, Eva non aveva la convinzione che il suo gatto avesse fatto pochi danni. Forse per questo tirò un respiro di sollievo quando se ne tornò quatto quatto sui suoi passi. Sicuramente non lo avrebbe trovato in stanza, ma era certa che lungo la strada del ritorno, dopo essersi fermato a rubare qualcosa dagli elfi della mensa, sarebbe tornato davanti alla porta della sua padrona con un cupcake tra le fauci, da smezzare insieme. Era sempre così: ogni volta che faceva un qualcosa di sbagliato e la Ivanova lo riprendeva, lui faceva di tutto per farsi perdonare. E farsi perdonare da Eva, per quel gattino, era veramente facile. Probabilmente era l'unico che realmente riceveva il suo perdono, oltre gli studenti. «Sarà. Ma Dragos, per almeno tre giorni non uscirà dalla mia stanza, nemmeno se miagola in rumeno.» come se un gatto potesse realmente miagolare in una lingua diversa dal "Miao!".
    Provò a non pensare al fatto che il suo gatto avesse graffiato Kali, e guardava i due sistemarsi le penne. Cioé, non che Dean si stesse sistemando le penne, ma insomma, stava sistemando quelle di Kali e sorrise con tenerezza.
    Tuttavia, quello che la mise più in imbarazzo fu il fatto che Dean si accorse che il biondo dei capelli di Eva, avesse cambiato colore nel momento stesso in cui non era riuscita a contenere l'imbarazzo.
    Sgranò gli occhi smeraldo, quindi, portandosi le mani a coprire la testa alla meno peggio, cosa che aumentò solamente il suo magenta tra quei fili dorati, che stava invadendo sempre di più la sua testa «Blestem! » il colore delle sue guance cambiò, diventando rosso, come tutti i comuni mortali «Lo sapevo! Sempre colpa di quel gattaccio! Io non---» muoveva i suoi capelli come a voler cancellare dalla testa il fucsia che stava accendendosi sempre di più. Ormai non aveva più il controllo delle sue emozioni, era un uragano di sensazioni che stavano venendo fuori con un arcobaleno in quel taglio sbarazzino «Giuro che solitamente riesco a controllarmi, lo giuro! Argh... adesso penserai che io sia pazza, giuro che non lo sono!» certo, è proprio quello che un pazzo direbbe.
    Era ormai finita, nella sua testa Dean l'avrebbe etichettata sicuramente come la docente pazza di Incantesimi che cambia colore dei capelli ed esce in pigiama.
    A tal proposito, Eva tirò un respiro pronfodissimo, esasperata, ascoltando le parole del collega. «Effettivamente sarebbe opportuno rientrare prima che inizi un bel temporale... sono scesa di corsa alla ricerca del gatto e...vabbè, il resto lo sai.» scrollò le spalle, allargando le braccia, inerme davanti a tutto quello che in pochi attimi era successo. Tuttavia, il discorso vertì facilmente su altre lande, facendo passare di mente alla ragazza la questione pigiama. Eva sorrise cordiale e dolce, com'era solita fare «Sì, è un posto tranquillo qui. E... non ho mai visto la riserva, nonostante sia qui da un po'.» strinse un occhio e si grattò dietro la nuca, i capelli che ancora una volta si accesero di magenta. Probabilmente se avesse continuato così non avrebbe mai fatto in modo che tornassero al loro colore naturale. Alla domanda di Guymoore, Eva si portò un indice a sfiorare il labbro inferiore, quindi iniziò a pensare «Mmm... » strinse gli occhi alla ricerca di qualcosa di importante «... allora qui gli elfi fanno dei dolci favolosi, i ragazzini tenteranno di fregarti come possono e il tempo fa veramente schifo...» insomma tutte cose che dovrebbe già sapere, ma che lei ci ha tenuto a precisare «... in pratica niente di importante. Però posso farti da guida per il castello, un giorno di questi, così almeno inizi a scoprire tutti i posti e le aule.» sorrise, inclinando il capo a destra. La cordialità di Eva era simbolo di quell'Accademia. Probabilmente a volte superava i livelli del collega Olwen, tuttavia aveva una vena autoritaria che non era solita cacciare, né tantomeno le piaceva utilizzare.
    Annuì alla sua domanda «Certamente, Skyler Mave è il nostro infer--- AAAH!» Eva non finì la frase, sentì un frastuono assurdo, un lampo, poi un rumore assordante e di scatto balzò in avanti, cercando di afferrare il braccio del collega, stringendolo e nascondendoci la faccia dentro, mentre i capelli magenta iniziarono a sfumarsi di rosso fuoco. Le dita che avevano provato ad afferrare il braccio di Dean, se ci fossero riuscite, avrebbero stretto ancora un po'. Eva riaprì gli occhi e quando si accorse di quello che era successo... voleva seppellirsi.
    Nessuno lì dentro sapeva della sua paura per i temporali. Ed ora, davanti a quel povero malcapitato di Dean Guymoore, docente di Cura delle Creature Magiche, che era appena arrivato, aveva fatto i conti con Dragos e i suoi capelli cambia colore, doveva avere a che fare anche con la sua fobia per i temporali.
    Eva cercò di fare qualche passo indietro, sprofondando in un imbarazzo che aveva reso i suoi capelli totalmente magenta, con qualche sfumatura rossa, dovuta alla paura che si era presa. Rise nervosa, scuotendo le mani davanti a sé «Non è niente, non è nient--- AAAH!» un altro tuono, un altro urlo. La docente si strinse nelle spalle, stringendo gli occhi.
    «Uffi, perché tutte a me!»
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni

    Ok. Ok, Eva, con calma. Nessuno qui sta pensando nulla di strano su nessun'altro d'accordo? L'importante è che ora ti calmi.. Cercò di prendere in mano la situazione Dean quando quella stava decisamente sfuggendo di mano alla rumena, dopo che aveva notato come le si fossero conciati i capelli a causa del suo crescente imbarazzo. Dopotutto era lì per ricoprire il ruolo di docente, ormai "sostenere psicologicamente" era diventato il suo lavoro, che differenza poteva esserci nel farlo anche con un collega? Grazie al cielo la donna sembrò effettivamente rilassarsi e subito dopo riuscì a rispondere più o meno fluidamente alle domande di Dean, mentre il collega si assicurava che pian piano i suoi capelli tornassero al loro colore naturale. Man mano che andava avanti a parlare, però, nella testa dell'uomo si faceva spazio un pensiero, che poi divenne convinzione e subito dopo realtà. Questa donna non ha la minima idea di cosa sia la malizia.. Cos è, essere eccessivamente puri era un requisito per entrare ad Hidenstone? Cioè, insomma, alla richiesta di nominargli qualcosa di importante la PRIMISSIMA cosa che le era venuta in mente fu "Gli elfi domestici sono ottimi pasticcieri?" Insomma, come?! Gli occhi di Dean nel mentre pensava questo erano abbastanza spenti, ma si riaccesero subito quando quella smise di parlare. Si.. si, certamente, mi farebbe molto piacere. La più ovvia e generica delle risposte di circostanza condita da un sorriso, quando quella si offrì di mostrargli il castello. Poverina, non è che se lo meritasse.. semplicemente Dean era interessato a tutt'altro in quel momento e si trovava in mezzo ad un mare di strade vuote, non sapeva davvero che pista seguire. E comunque la riserva è un bel posto, dovresti farci un salto. Sempre che non ti spaventino le creature magiche, ovvio. Continuò, giusto per dimostrarle che in un modo o nell'altro l'aveva seguito davvero il suo discorso. Va beh, forse alla fine era stato meglio così..
    Pochi istanti dopo, stranamente, non fu affatto il tuono a far balzare il cuore dal petto di Dean, aveva affrontato talmente tante "missioni" sul campo che il fatto che ti scoppiasse un temporale in testa quando meno te l'aspettavi era quasi normale per lui, ma diamine il grido di Eva con suo conseguente attaccarsi al suo braccio peggio dello snaso alla riserva il giorno prima, no, quello non se l'aspettava affatto. Combatté disperatamente con l'istinto primordiale che aveva di afferrare il braccio di chiunque lo prendesse in quel modo alle spalle, ribaltarlo e bloccarlo a terra in una sottomissione e che si era affinato in anni di militanza.. Era solo lei, dopotutto, no? Niente di pericoloso.. Però i suoi muscoli si irrigidirono molto in quel momento, non era stata affatto una bella sensazione. Dopo essersi definitivamente calmato si voltò verso la collega, che si stava allontanando da lui tremante dopo essersi tranquillizzata col contatto fisico e non poté non notare il suo cambiamento di umore repentino, manifestato attraverso la sua metamorfomagia. Un cambio di colore improvviso e intenso come questo significa che si tratta di un'emozione che non riesce a controllare. Quasi sicuramente paura.. vuol dire che è una fobia? Andiamo bene.. Collegò rapidamente l'uomo. Era veramente un problema, quello. Era stato a contatto con diverse persone che non riuscivano a controllare la propria fobia, soprattutto maghi e sapeva che per loro la situazione era sempre molto più critica che per i babbani. Si sarebbe riuscita a muovere? Lo so benissimo che col cavolo che non è nien- Interruzione per il nuovo grido della donna. ...che non è niente. Qui dentro siamo al sicuro. Ma non possiamo certo restare confinati qui finché non spiove.. per quanto ne sappiamo potrebbe andare avanti tutto il giorno. Questo non lo disse, il panico in quella guferia era già bello elevato. Guardò un secondo fuori dalla finestra. E se avesse mandato Kali dentro il castello per mandare un messaggio? Si, certo, messaggio che si sarebbe sciolto dopo pochi secondi, sempre che quello scricciolo di civetta non fosse stato dilaniato prima da quella pioggia scrosciante. Pessima idea. Ora però, il primo passo da fare era ristabilire l'ordine nella testa di Eva, non poteva portarsela dietro così. Coraggio, Dean, hai trascinato persone morenti in mezzo al fango con molto meno sforzo.. Si riavvicinò alla collega, cercando di non chiudere troppo gli spazi per non farla sentire oppressa, ma abbastanza da farsi sentire vicino. Ok, ok Eva, calmiamoci. Non è terribile come sembra. Ce l'hai la bacchetta? Chiese, tirando fuori la sua e puntandola verso l'alto. Se ce l'hai ti basta fare così e siamo a posto. Cammineremo vicini fino all'ingresso del castello, non è lontano. E mentre lo diceva un sottile raggio traslucido si innalzò dalla sua bacchetta, allargandosi in una cupola che rifletteva i colori dell'arcobaleno sulla testa dell'uomo. Non era propriamente un ombrello ma poteva andare, no? Riesci.. riesci a camminare, no? Oppure vorresti sederti un po' prima? Quel poveraccio di Dean aveva fatto primo soccorso in un campo di feriti, ma fisico, mica psicologico. Sperava seriamente che avesse avuto qualche tipo di effetto, con quelle parole.
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    eva ivanova
    DOCENTE DI INCANTESIMI
    29 anni
    Dire a qualcuno di calmarsi, non fa in modo di calmare realmente l'altro. Anzi, la maggior parte delle volte tende a far innervosire ancora di più il nostro interlocutore. Per fortuna, il caso di Eva non era questo. Insomma, lei doveva calmare il suo imbarazzo, così i suoi capelli sarebbero tornati al suo colore naturale.
    E fu complicato, dopo tutto quello che era successo fino a quel momento.
    Sorrise cordiale, seppur sapeva che l'affermazione di Dean era solo di circostanza, probabilmente il giro del castello non lo avrebbero mai fatto, ma questo non importava. Eva lo aveva proposto per gentilezza, lei si era persa facilmente i primi tempi lì dentro, se ci fosse stato qualcuno a indicarle le vie, probabilmente sarebbe stato tutto più facile.
    Riguardo alla riserva, la donna sgranò gli occhi, quasi come se fosse confusa da quella frase «Uhm? Oh... non mi spaventano, anzi... anche se non so bene come trattarle, mi affascinano. Sai, magari potrei passarci qualche giorno di questi.»
    Quello che avvenne dopo fu davvero incontrollato da parte della bionda, che si aggrappò al braccio del docente come se ci si volesse infilare dentro. Sentì i muscoli dell'uomo irrigidirsi e questo, forse, la fece rinvenire momentaneamente da lasciare la presa. Quando aveva paura era sempre incontrollata e ingestibile, riusciva a ficcarsi nelle peggiori situazioni, tanto da non riuscire nemmeno lei a capire come ci si fosse infilata.
    Il temporale non voleva far in modo di smetterla, anche perchè era appena iniziato, quindi la situazione andava gestita al meglio.
    E non da Eva.
    La donna si era stretta al muro, non voleva guardare fuori, stringeva gli occhi nascosti tra le sue mani, i capelli divampavano di quella tinta che mostrava la sua paura più recondita.
    Poi arrivò ovattata la voce di Dean "qui dentro siamo al sicuro, Eva scosse la testa, come se quella frase non l'avesse assolutamente convinta. Lei non era al sicuro, lei non si sentiva al sicuro. I gufi iniziavano a svolazzare da una parte all'altra. Non riusciva a dire nulla, solo dei mugugni.
    L'interno delle labbra veniva morso dai denti della donna, così come anche il labbro inferiore, ad intervarlo. Quest'ultimo ne stava risentendo di più.
    Sentì ancora la voce di Dean e questa volta decise di aprire un occhio e voltarsi in sua direzione, quasi più per assicurarsi che ci fosse abbastanza spazio per respirare.
    Strinse i denti, ancora di più. Per lei era davvero terribile. Lei era terrorizzata dai temporali. Ancora un tuono, seguito da un lampo e un fulmine. La donna si morse stretta, tanto da farsi sanguinare il labbro, mentre strinse ancora di più gli occhi.
    Annuii alle parole del collega, quindi, mentre con la mano tremante, allungò le dita affusolate verso la tasca del pantalone del pigiama. Toccò il legno della stecchetta, lo afferrò non saldamente, la forza era concentrata tutta sul tremore.
    Ancora annuii.
    Riusciva a camminare, ma aveva completamente smesso di parlare.
    E là fuori la pioggia scendeva a dirotto, quindi si sarebbe anche presa un bell'accidenti.
    Si avvicinò al docente di Cura, quindi, per poi mettersi dietro di lui, quasi come se fosse un animaletto spaventato dal mondo nuovo che stava osservando.
    Avrebbe iniziato a camminare solo se Dean lo avesse fatto.

    Il tragitto era breve, questo lo sapeva, ma con le condizioni atmosferiche che c'erano fuori e lo stato impanicato di Eva, alla donna sembravano chilometri e chilometri da percorrere.
    I primi passi erano incerti, spaventati. Sentiva la pioggia scenderle addosso e non era quello che la intimoriva di più. Era l'imprevedibilità di un possibile fulmine, quello la terrorizzava.
    Si era attaccata a distanza ravvicinata a Dean, cercando di non toccarlo per evitare di infastidirlo. In quel momento non riusciva a pensare ad altro se non che quel povero uomo aveva trovato una pessima collega ad accoglierlo, quella sera.
    O probabilmente sarebbe stata l'unica di cui si sarebbe ricordato, magari... forse non era andata poi così male, probabilmente dentro il castello si sarebbero messi a ridere e ... un fulmine cadde.
    Esattamente non molto lontano dalla torre, senza colpire niente di pericoloso.
    Eva si raggomitolò sulla scalinata che avevano intrapreso, con un suono strozzato di paura che si fermo in gola.
    Era troppo. Non poteva farcela ad arrivare al castello. Non avrebbe potuto farcela di nessuna ragione. Non c'era un modo. Sentiva sulle guance delle gocce.
    Acqua? No, il panico era aumentato, dopo quel frastuono immenso che era stato il fulmine di poco prima. La donna stava piangendo, raggomitolata su uno scalino, le braccia stringevano le ginocchia e la testa era nascosta tra queste, mentre il sapore del sangue del labbro diventava ferroso e asciugava il palato.
    Avrebbe voluto fermare Dean, dirgli che non ce la faceva, che per lei era troppo... ma la voce non le venne fuori. Non volle alzare nemmeno la testa.
    Voleva tornare in camera sua, mettersi sotto le coperte e terminare quella giornata.
     
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    Dean Guymoore
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    Come volevasi dimostrare Dean era decisamente pessimo come consulente psicologico, anzi, quella situazione stava iniziando a mandare vagamente nel panico anche lui. Eva sembrava fermamente convinta nel rendere quel passaggio il più complesso possibile.. e poverina, non era certamente colpa sua, una fobia del genere non si tiene certamente a bada con la forza di volontà, altrimenti non si chiamerebbe "fobia". Il docente di Cura accennò appena un sorriso quando quella, con molta calma e poca forza, fece per tirare fuori la propria bacchetta. Certo, sembrava sempre di avere a che fare con un capriolo spaventato, ma almeno se, anche con estrema calma, quel capriolo avesse iniziato a camminargli di fianco, nessuno dei due si sarebbe beccato un'influenza e in poco più di cinque minuti sarebbero tornati all'asciutto dentro il castello. Purtroppo, però, il panico di Eva non era del suo stesso parere ed infatti, dopo qualche passettino incerto che mamma mia sembrava stesse per svenirgli addosso da un momento all'altro, quella si bloccò ancora in mezzo alle scale allo scoppiare di un nuovo fulmine, raggomitolandosi come un riccio. No, non era affatto una buona idea e anzi, pur di tenere la bocca serrata, la ragazza si stava anche spaccando completamente le labbra e chissà che da un momento all'altro non avrebbe serrato i denti facendosi del male anche alla lingua. Ecco, quello sarebbe stato un grosso problema. Ok, ok, allora. Non usciamo Eva, d'accordo? Ti prometto che non usciamo. Sicuramente in quella torre doveva sentirsi più al sicuro e il pensiero di uscire in mezzo al temporale la destabilizzava. Restiamo qui dentro fin quando non spiove, ma devi promettermi due cose La guardò dritta negli occhi cercando di farle mantenere lo sguardo alto per non concentrarsi sulla sua paura, nel mentre le faceva il simbolo del due con le dita. La prima è che urlerai se vuoi urlare.. a forza di stringere i denti potresti farti più male di quanto pensi. e dicendo questo le porse un fazzoletto, indicandole le labbra e il rivoletto di sangue che vi stava uscendo.
    La seconda, invece, è che ora metterai le mani così, in questa posizione e ti concentri il più possibile su ciò che senti col tatto. Fidati, serve a superare il panico, me l'hanno insegnato quando avevo vent'anni.. Le mimò la posizione. In pratica consisteva nel quasi appoggiare i polpastrelli di una mano su quelli dell'altra, senza farli toccare e tenendo lontani anche i palmi. Se la donna avesse messo in pratica quel suo suggerimento, poi, con uno scatto repentino delle braccia, l'uomo le avrebbe colpito i dorsi delle mani con i suoi palmi, stringendole in una specie di "gesto del cinque" a quattro mani e facendone rimbombare il suono per tutta la rampa di scale. Dopo un secondo avrebbe riaperto le mani e la sua collega si sarebbe ritrovata con le proprie totalmente formicolanti a causa dello spavento e della botta improvvisa, nonché con i dorsi in fiamme a causa del colpo. Faceva male? Si, abbastanza. Aiutava? Nell'esperienza di Dean sul campo probabilmente gli aveva salvato la vita. Prima caccia, tensione alle stelle, i suoi muscoli non gli rispondevano per nulla.. se non fosse stato per quel trucchetto chissà se fosse andata così bene come poi era andata, quella sera. Il principio era lo stesso del singhiozzo. Scacciare spasmi muscolari involontari con uno spavento, ma in questo caso l'effetto veniva amplificato poiché alla paura si aggiungeva la sensazione ben più fisica del dolore, che anche solo per un secondo invadeva completamente la testa del povero malcapitato di turno, impedendogli di pensare a qualsiasi altra cosa lo stesse turbando in precedenza. Certo, non avrebbe curato la fobia di Eva, ci mancherebbe.. ma almeno sarebbe stata un pelo più lucida di prima. Ok, ok, non sono stato sincero fino in fondo. Ma non importa finché funziona, no? Cercò di giustificarsi lui. Dopotutto l'aveva comunque colpita. E si erano incontrati per la prima volta giusto venti minuti prima.. L'unico difetto di questo giochino è che da solo non puoi farlo.. Disse, infine, con un pizzico di nostalgia e tristezza nella voce. Beh.. effettivamente era vero. Anche quando l'aveva subito per la prima volta gli era stato insegnato da un amico.. qualcuno che adesso non c'era più nella sua vita e che, sicuramente, non poteva più chiamare compagno. Ma non era certamente quello il momento di pensarci. Senti.. se ti ho colpita non è sicuramente per sport, ma perché mi servi lucida. Non ho intenzione di farti uscire in mezzo a questo temporale, ma ciò non toglie che l'unica che può farci uscire di qui al momento sei tu. E non puoi assolutamente essere in quelle condizioni terribili per farlo. Saliamo? Si alzò in piedi, dato che si era abbassato accanto a lei, e le porse la mano per farla rimettere in piedi. Quando lei ci fosse riuscita, allora l'avrebbe riportata alla finestra superiore della guferia, dove il cataclisma pennuto sembrava essere più o meno passato: ora erano sicuramente più calmi di prima. Dean si voltò verso Eva e le porse un fischietto, che tirò fuori da una tasca. Era di legno, colorato d'oro ed intarsiato con motivi che ricordavano quelli tribali degli indiani d'America. Ti prometto che è un'idea migliore di uscire con le bacchette a mo' di ombrello..
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    eva ivanova
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    29 anni ?
    Tutto quello che stava accadendo, aveva una punta estrema di imbarazzo che andava via via crescendo ad ogni fulmine o tuono che veniva emesso dal cielo.
    Eva non aveva mai pensato di potersi trovare nel bel mezzo di un temporale con un suo nuovo collega, facendo la figura della frignona impaurita.
    Ma oramai tutto quello che poteva fare, lo aveva fatto, quindi continuare a crogiolarsi nell'imbarazzo non serviva a nulla.
    Apprezzava tantissimo quello che stava facendo Dean per lei e la cosa la metteva un tantino a disagio.
    Provò davvero a fare quei passi verso il docente, per uscire da quel posto, ma era più forte di lei. Le gambe non volevano ricevere alcun comando di quel tipo e la bloccavano a terra.
    Ascoltò le parole di Dean e annuii lentamente. Il fatto di poter rimanere al coperto, probabilmente aiutava moltissimo la docente a rimanere vigile, nonostante il panico crescente.
    Quando le suggerì la posizione delle mani, era quasi perplessa, ma lo fece comunque, seguendo ogni singolo dettame del docente. Forse lui ne sapeva di più di lei.
    Lo fece e guardò le proprie mani e poi... il bruciore, lo schioppo delle mani di Dean sui suoi dorsi e gli occhi sgranati di Eva.
    Si stava vendicando? Voleva farle male per ripicca? Le mani adesso bruciavano e lei per lo schianto sussultò di colpo «Merlino! Ma che diamine...» poi scoppiò a ridere, calando la testa su se stessa. Scrollò il capo alle sue parole, ridendo leggermente «Ti- ti chiedo scusa, davvero... è che il temporale.. cioé penso che tu l'abbia capito.» afferrò quindi la sua mano e si guardò intorno, ancora un tantino destabilizzata da quello che stava accadendo.
    «A-aspetta...» guardò la scalinata che portava fin giù, quindi prese la bacchetta e la sollevò sulle loro teste, quindi cercò di tenere a mente il suo intento, provò a canalizzare la sua energia facendola scorrere per il proprio corpo e provando a farla arrivare fino alla punta del catalizzatore e poi... «Erecto!» puntò in basso e lentamente si spostò verso l'alto, avendo in mente la struttura che voleva. Un telo sostenuto da quattro stecche, du avanti e due dietro, leggere, in modo che mettendosi insieme avrebbero sollevare la struttura «Che ne dici?» non era chissà quanto stabile, però probabilmente avrebbe aiutato a scendere e non bloccare il povero professore con lei in guferia.
     
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    Dean Guymoore
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    Era davvero difficile riuscire a restare calmi e razionali in una situazione in cui ci si trovava di fronte a qualcuno nelle condizioni di Eva; probabilmente Dean avrebbe preferito decine di volte il ritrovarsi in uno scontro mortale all'ultimo sangue con un feroce lupo mannaro piuttosto che trovarsi in quella situazione.. e chissà, magari in futuro, in un'altra pagina della sua vita che il fato aveva scritto per lui questo sarebbe accaduto veramente (?), ma ora, purtroppo, il suo nemico era molto più pericoloso e meno picchiabile di un lupo mannaro.. come fai a prendere a pugni qualcosa che esiste solo nella mente di una persona..? La prendi a craniate? Probabilmente non era l'idea più furba della storia. Beh, non so se l'hai notato.. ma scusa o non scusa, temporali o meno, non ti tremano più le mani. Fece notare Dean alla sua collega mentre quella si dispiaceva di qualcosa per la diciottesima volta da quando avevano avuto il loro primo contatto visivo. Ed effettivamente le mani di Eva, per quanto i loro dorsi si fossero infiammati a causa della sua pelle particolarmente candida e quindi sensibile, non vibravano più impazzite come prima, anzi. Sei anche riuscita a formulare una frase bella lunga senza balbettare. Altro punto degno di nota. Poco prima la donna squittiva di paura ogni tre o quattro parole pronunciate, mentre quelle ultime scuse erano state incredibilmente fluide. Credo che possiamo finalmente dirci ad un buon punto Era una speranza più che una certezza, ma non gli sembrava certo quello il momento di puntualizzarlo.

    Mh? Dean si fermò mentre stava risalendo le scale per guardare Eva che aveva espresso del dissenso. Già le più nere aspettative dell'uomo stavano per materializzarsi davanti ai suoi occhi. Non vuole neanche più salire perché è già tornata a morire di paura? Ti prego, fa che non sia così.. Erano gli unici pensieri che gli giravano per la testa. Eppure, quella volta, il risultato più apocalittico non fu quello ottenuto. La donna aveva una SUA idea per uscire di lì. E beh, sicuramente per una persona emotivamente instabile era più facile fidarsi e quindi non impanicarsi con un'idea personale piuttosto che seguire quelle altrui e sperare che funzionassero. Ok. Si, ti seguo. Fece, quindi l'uomo, aspettando di capire cosa volesse fare la docente di Incantesimi. Un paio di movimenti di bacchetta dopo e, soprattutto, dopo aver pronunciato la formula di Erecto tutto fu più chiaro, ma c'era un dubbio che comunque attanagliava la mente di Dean. Non è spessissima.. insomma, probabilmente ci bagneremo comunque. Non inzuppati, per carità, ma non si spaventerà? Inclinò appena la testa. Forse è solo una questione psicologica. Magari si sente al sicuro se è "coperta", in qualsiasi modo possa esserlo. Tentar non nuoce comunque, non è una corsa così lunga da qui all'interno dell'accademia. Andata. Perché no.. possiamo provare. Partiamo quando te la senti, ok? E al primo segnale positivo di Eva sarebbero entrati partiti, correndo verso le porte del castello, in uno sprint sicuramente non troppo impegnativo a livello fisico quanto mentale.
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