Tutta colpa dei biondi

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  1. Alkos Leveson-Gower
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    Alkos Leveson-Gower
    Black Opal | 19 anni

    Alkos Leveson-Gower aveva un sacco di pregi – e, a detta di alcuni, ancor più difetti –, fra cui l’essere terribilmente attraente, incredibilmente simpatico e pure sveglio, ma nonostante le sue innumerevoli doti rimaneva un essere umano e come tale aveva bisogno, di tanto in tanto, di usare il bagno. Cose che capitavano anche ai migliori, e non aveva neanche sua sorella con cui lamentarsi. Era tutta colpa di quel biondino, comunque. Cassie aveva letteralmente perso la testa per uno dei suoi compagni al Dioptase che aveva “mani magiche” e “labbra anche migliori”, da quello che aveva capito Alkos mentre la ascoltava distrattamente – perché in tutta sincerità al moro non importava quanti tizi si fosse scopata sua sorella, grazie tante –, e oltre alle invidiabili caratteristiche di cui sopra riusciva perfino a non avere un carattere di merda. L’uomo perfetto insomma. Il Leveson-Gower non si era preoccupato granché, e non era preoccupato neanche in quel momento, perché … insomma, perché loro erano nobili purosangue e sarebbero finiti ad avere un matrimonio combinato e cinque amanti a testa, era così che funzionava. Quindi, dall’alto della sua saggezza di ragazzo non innamorato, Alkos aveva detto alla gemella di scoparsi il biondino finché voleva e poteva, e poi continuare con la sua vita. Cassie gli aveva detto che era il peggior fratello della storia, perché era ingrata esattamente a quel livello. E poi, ovviamente, aveva seguito il suo consiglio. Alkos si appuntò mentalmente di rinfacciarlo alla sorella alla prima occasione.
    Certo che anche lei … innamorarsi, che idea bislacca!
    Come avrebbe detto suo padre: il tipo di idea che poteva venire solo ad una femmina. Il moro aprì l’acqua per lavarsi le mani, le sopracciglia leggermente aggrottate. Era cresciuto con Cassiopea, sapeva quanto sua sorella potesse essere a volte irragionevole alle volte; eppure, Cassie era anche sveglia ed intuitiva, con una mente che funzionava a pieno regime per la maggior parte del tempo, e tutto sommato Alkos non aveva mai capito del tutto le parole di suo padre. Meglio non capirlo che contrariarlo, comunque. Il Black Opal raddrizzò le spalle, passandosi una mano fra i capelli ed osservandosi allo specchio: splendido, come sempre.
    Sono così bravo che neppure io riuscirei a fare meglio di me. | Scheda | Stat.
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    Lilith sapeva benissimo che in ogni piano c'era un bagno diverso per sesso e religione in cui poter fare i propri bisogni, tuttavia, lei non badava molto a queste cose e tendeva a infilarsi nel primo bagno che vedeva, quando ne aveva bisogno, senza esclusione di colpi.
    Era esattamente davanti a quello degli uomini quando era entrata e aveva perso un po' di tempo leggendo un libro, nonostante avesse finito di fare la pipì. Si era persa nella lettura di Orgoglio e Pregiudizio, dimenticandosi che stava occupando un bagno, oltretutto dei ragazzi.
    Si risvegliò dal suo immenso sogno letterario, solo quando sentì l'acqua scorrere.
    «Merda.» bisbigliò tra sè, mentre cercava di spiare sotto la porta della stanzetta dei bisogni, chi fosse.
    «Se è Blake mi darà filo da torcere, per essere qui. Se fosse Erik, potrebbe cercare di ficcare di nuovo il naso lì sotto... non che mi dispiaccia, però... ecco...» non riuscì a guardare bene, vedeva solo i piedi di chi era davanti al lavandino.
    Alla fine dei conti non stava facendo niente di male, era solo chiusa in un gabbinetto a leggere. Erano bisogni che tutti avevano, quindi perchè doveva negare di averli anche lei? E poi era entrata lì solo per una pipì, niente di così scandaloso.
    Si poggiò con la schiena alla porta, chiuse gli occhi e prese un gran respiro.
    «Dai, Lilith, che problema c'è, esci e fai la disinvolta.» lo ripetè a se stessa, mentre cercava di trovare il coraggio di mettere il nasino fuori dal gabinetto.
    Sbuffò, quindi, mettendo il libro sottobraccio e tirando lo sciacquone come a voler annunciare il suo arrivo. Quindi spinse la porta ed uscì in tutto il suo splendore: x un pantaloncino molto corto di jeans, attillato che tirava su la forma del suo sedere, una magliettina leggera di colore bianco, una camiciola per l'esattezza, legati i due lembi tra di loro, con un nodo all'altezza dell'ombellico che lasciava intravedre qualche filo di pelle, oltre che il nero del pizzo del reggiseno che aveva sotto quelle manichine corte. Ai piedi un paio di converse bianche.
    Uscì disinvolta, affiancando il Black Opal, che guardò con la coda dell'occhio, senza dire niente, quasi a volerlo squadrare in silenzio.
    «Quest'accademia è sempre piena di grandi risorse a quanto pare...» pensò tra sé, mentre si lavava le mani, buttando occhiatine all'altro attore, ma senza dir nulla di particolare.
    Non voleva dare molto nell'occhio, tuttavia, i suoi capelli castani, tra un'occhiatina e l'altra, iniziarono a tingersi di lilla, giusto qualche ciocca qua e là.
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  3. Alkos Leveson-Gower
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    Alkos Leveson-Gower
    Black Opal | 19 anni

    In effetti, una volta Alkos si era innamorato. Beh, più che innamorarsi aveva trovato una ragazza sia carina che tollerabile per più di dieci minuti, e supponeva che innamorarsi fosse più o meno quello: decidere che, in fondo, in una marea di individui insopportabili che ne fosse almeno uno vagamente meno insopportabile degli altri, per poi decidere che era così tanto tollerabile da passarci assieme anche del tempo vestito a parlare. A volte si arrivava addirittura al matrimonio. Una cosa carina insomma, che il giovane Leveson-Gower poteva comprendere e accettare tutto sommato. Dunque, una volta si era quasi innamorato di una ragazza, che poi aveva scoperto essere Nata Babbana, cosa che di conseguenza l’aveva declassata da “possibile interesse” a “feccia”. Una persona simpatica, Alkos.
    Lanciò a malapena un’occhiata alla porta del bagno solo quando lo vide aprirsi, raddrizzando le spalle e allungando una mano verso la carta per asciugarsi, già pronto sia a dimenticare quella ridicola faccenda dell’innamoramento che la persona che stava uscendo dal bagno, concentrandosi sull’unico essere al mondo che meritasse la sua attenzione: lui stesso. Cassiopea, a volte, ma solo a patto che non si dimostrasse troppo irragionevole. Invece, quella che uscì dal bagno … beh, se non altro aveva delle bella gambe. Alkos le lanciò un’occhiata a metà fra lo scherno e il perplesso, riuscendo a notare tutto sommato solo un dettaglio veramente importante.
    Non sapevo ci avessero cambiato la divisa
    Commentò piatto, gli occhi che si spostavano su ogni imperfezione della ragazza: sciatteria, voglia di farsi notare, ed era pure una metamorphomagus. Il Leveson-Gower emise un sospiro impercettibile, tornando ad asciugarsi le mani e pensando a quanto era caduta in basso quella scuola.
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    Lilith aveva la capacità di ficcarsi nelle peggiori delle situazioni, nonostante non volesse affatto farlo.
    Per esempio, adesso si trovava nei bagni degli uomini, per aver fatto una semplice pipì, alle prese con uno spocchioso figo dell'accademia, per di più Black Opal. Ma tutti da lì venivano quelle perle di bellezza?
    Sbuffo un ciuffo di capelli che le era caduto sul naso, quindi continuò a strofinarsi le mani.
    Il suo sguardo aveva qualcosa di fastidioso, ma Lilith cercò di trattenersi dal fare l'acidella. In fin dei conti, lei si trovava dove non dove essere, sbaglio?
    Le sue parole, poi arrivarono come un fulmine, tra una lavata di mani e l'altra.
    Rimase in silenzio, continuando a strofinare, fino a quando non decise di sciacquarle, chiudere l'acqua.
    Aveva sentito quello che aveva detto, ma prima di esplodere contro il ragazzino, voleva cercare la sua parte pacifista interiore.
    «Beh, probabilmente non ti hanno avvisato che il sabato e la domenica, ci si può vestire come si vuole.» il sopracciglio, irrimediabilmente, saltò verso l'alto. Non poteva trattenere anche le sue microespressioni, purtroppo, quindi si limitò a sorridere, per cercare di sembrare meno antipatica «Sai, in quei giorni ne approfitto per lavare le mie divise, sia mai che qualche spocchiosetto di questa scuola possa pensare male...» probabilmente aveva lanciato una frecciatina, probabilmente pensava realmente quello che diceva, a prescindere dalla sua presenza lì, ma lei doveva dire esattamente quello che aveva appena detto.
    Terminò di asciugarsi le mani, quindi si voltò verso il ragazzo, allungando un braccio «Lilith Clarke.» si presentò senza troppe storie.
    Alla fin dei conti, anche lei aveva la puzza sotto il naso, ma prendeva una politica ben diversa: lei faceva la socievole con tutti, poi ignorava alla stessa maniera il buon 99,9% delle persone che aveva conosciuto.
    A suo parere, nessuno fino ad ora, aveva avuto il giusto peso da risultare interessante. Probabilmente solo Erik e Blake avevano portato la ragazzina a perdere un po' più di tempo nelle conversazioni. Ma gli altri? Erano completamente vuoti e privi di ogni qualsivoglia imput intellettivo.
    Chissà Alkos se nascondeva qualcosa di intrigante.
    Lilith lo guardò poi scrollò le spalle.
    «Se la tua prossima domanda è sulla mia presenza nel vostro bagno, beh... ti rispondo subito. No, non ho il vizio di ficcarmi nei bagni degli uomini. Stavo leggendo e non ho fatto caso a quale bagno fosse.» schioccò la lingua sul palato, quindi, e incrociò le braccia al petto.
    Insomma, aveva fatto la solita Lilith del cavolo, ma lei era così e non ci avrebbe potuto far niente.
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  5. Alkos Leveson-Gower
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    Alkos Leveson-Gower
    Black Opal | 19 anni

    Forse non sembrava, ma in genere Alkos era uno che teneva alle regole e le rispettava – a patto che andassero a suo favore ma, come diceva un vecchio saggio, questa è un’altra storia –, e il ragazzo approvava sempre delle gonne e un paio di belle gambe. Le avrebbe apprezzate anche in quel momento, se solo non fosse stato così concentrato su Cassie e sulla sua ridicola pretesa di amore. Come se fosse una cosa reale poi, e non solo un modo per fregare tutti gli idioti così scemi da crederci. Bah.
    Quindi sei convinta che quei pantaloncini siano una buona idea. Capisco.
    Prendersela con sconosciute carine in genere non era nello stile di Alkos, ma quel giorno sembrava che la sua cortesia e il suo amore per le belle ragazze fossero andati in vacanza: era arrabbiato, stressato, e Lilith era la vittima perfetta contro cui prendersela. La persona sbagliata al momento sbagliato, non c’era che dire. Si appoggiò al lavandino, incrociando le braccia per guardarla e ignorando bellamente il fatto che anche lui era sul punto di tornare in dormitorio, levarsi quell’orribile divisa – ma gli faceva delle belle spalle, era il primo ad ammetterlo – e infilarsi qualcosa di più casual per farsi un giro fuori dal castello con la sua ragazza del momento. La coerenza era la cosa più importante, e lui aveva iniziato in un modo: non poteva assolutamente tornare indietro, ne andava del suo orgoglio personale. Mantenne in tatto il suo ghigno di scherno quindi, anche se la voglia di prendere in giro la ragazza era quasi del tutto passata.
    Alkos Leveson-Gower
    Gli era sempre sembrato strano che gli altri avessero un solo cognome, che si presentassero come se facessero parte di una sola famiglia – quella del padre, in genere – invece che di due o più. Certo, raramente le persone sapeva qualcosa sulla loro genealogia che andasse oltre i bisnonni. Non si poteva mica pretendere troppo in effetti. Inarcò ancora di più un sopracciglio quando la ragazza gli specificò che era andata in bagno per leggere.
    Grazie dell’informazione, ma quello che fai in bagno è affar tuo
    Ci mancava solo mettersi a parlare dei problemi mentali e intestinali di una perfetta sconosciuta per rovinarsi del tutto il pomeriggio.
    Ma sono serio, per amore del buon gusto: cambia quei jeans. Gli anni ottanta hanno sul serio bisogno che tu glieli restituisca
    Magari assieme alla camicia, ma quella magari se la sarebbe risparmiata per dopo.
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4 replies since 8/5/2019, 11:26   154 views
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