Elisabetta Law
Dioptase - 16 anni
La montatura scura fu sistemata con la delicatezza di un indice -Ok, alla fine mi ha risposto.- Un sorriso un po' malizioso le tinse le labbra -anche se non sembra sapere che le acque del lago siano salmastre-
«Oh andiamo, questa l'ha sicuramente letta da qualche parte.»
-Certo che l'ho letta da qualche parte! Tu cosa usi per studiare?- Come per il ragazzo che aveva cercato di schernirla anche lei non era riuscita a trattenersi e al guardarlo con più attenzione sbuffò -a guardarti immagino belle ragazze e aria aperta. Impegnati di più e poi vedrai che le mie risposte non ti faranno più guaire per l' invidia.-
Un sorriso un po' impacciato fu invece dedicato all'Ametrina che l'aveva guardata con fare ammirato, con tanto di incitazione polliciosa.
Poi però giunse il tempo dell'esercitazione pratica ed Elisabetta si rimboccò le maniche.
Come prima cosa raggiunse i rubinetti -750 ml precisi precisi- che con un attenzione da calcolatore aritmetico furono raccolti nella caraffa graduata per poi essere portati la banco e versati nel piccolo calderone che venne acceso con una stoccata della bacchetta -fiamma, m..media, si! Media.-
Preparò quindi il tagliere a cui affiancò il coltello più adatto a tagliare con precisione -Si, ecco. Devo essere veloce-Come aveva detto la professoressa, infatti, con i tentacoli di purvincolo la rapidità era tutta. Quindi, dopo aver preparato gli strumenti adatti alla loro lavorazione, prese la vaschetta in dotazione, raggiunse il barattolo contenente quei cosini rosa e dopo aver dedicato un timido sorriso alla professoressa, afferrò la pinza e con estrema delicatezza prese a tastare vari tentacoli saggiandone la gommosità. Alla fine prese i più rosa ed elastici, li pose nella vaschetta e prima di tornare con essa alla sua postazione, usò una casseruola per raccogliere un po' del liquido in cui i tentacoli erano in salamoia.
-Veniamo a noi cosetti!-
Era davanti al suo banco e con un piccolo righello misurò 1,5cm. Una volta interiorizzata al meglio quella dimensione, sfruttò la sua mano ferma per tagliare tutti i 4 tentacoli. In poco tempo, anche grazie alla preparazione preventiva, aveva finito quella fase e buttò i dadini ottenuti dentro il calderone.
-Ok Betta, ora con calma.-
Il cucchiaio di legno iniziò a girare 4 volte in senso antiorario, nel modo che continuava ad essere ripetuto dalla mente della ragazzina come un mantra -Calma e tranquillità, clama e tranuillità.-
Un altro passaggio era stato fatto, quindi aggiunse acqua sufficiente a far raggiungere alla soluzione la tacchetta del litro, indicata dentro il calderone. Quindi avviò il timer del proprio orologio analogico su cui aveva già predisposto un periodo di tempo ben preciso -15 minuti-
Fatto ciò indossò le protezioni che aveva dato loro la prof in precedenza, guanti, occhiali e grambiule, per poi avvicinarsi al bubotubero. La prof aveva usato delle pinze, Elisabbetta preferì essere più leggera, in modo tale da indispettire di meno la pianta. -Ciao bella- Accarezzò la parte della pianta che sarebbe andata a spremere, per poi alitarci anche sopra, in modo tale da riscaldare un po' quella zona e rilassarla -Mi serve il tuo aiuto. Qualche goccia del tuo succo-
Detto così, posizionò il becker al di sotto della protuberanza e iniziò a stringerla piano, con delicatezza, cercando di non forzarla troppo e avrebbe continuato finché non avrebbe raccolto l'equivalente in centilitri di 5 grammi di di pus di bubotubero.
Mise da parte il contenitore di vetro, si tolse tutte le protezioni, afferrò dal proprio banco un coltello pulito, specializzato nel taglio di piante e verdure, e affrontò anche la pianta di aloe, tagliandone una foglia. Tornata al proprio banco ne estrasse il gel aiutandosi con la lama appena utilizzata e ne pesò 10 grammi che inserì in un altro contenitore, mettendo, invece, da parte la quantità sovrabbondante.
-Bene, ora tocca alle sanguisughe- un piccolo brivido si arrampicò lungo la spina dorsale, ma venne ricacciato subito indietro -ho affrontato cose ben peggiori.- Prese quindi un altro barattolino di vetro e delle pinze che poi, raggiunta la vasca delle sanguisughe, fece immergere nell'acqua. Prenderle non era difficile, erano attaccate alla parete, fu più complesso resistere allo schifo che ispirava il contorcersi nell'aria di quei cosi gelatinosi e viscidi.
Ad ogni modo, ne aveva catturato due esemplari grassocci, li aveva posti nel barattolo e portati al banco, quando la sveglia suonò.
-Bene- un sorriso le si dipinse sul volto -sta andando tutto come previsto-
Prese quindi la prima sanguisuga e la buttò nel calderone bollente, poi, con un colpo di bacchetta ordinò al mestolo di mescolare piano per 5 minuti in senso orario e mise il timer affinché l'avvisasse al termine del tempo prestabilito. Poi, quando fu l'ora, aggiunse l'altra e incantò di nuovo il mestolo, stavolta affinché mescolasse in senso antiorario, sempre per 5 minuti.
Quando la sveglia suonò ancora e Elisabetta tirò fuori il mestolo, la soluzione era già mutata verso una tinta arancione ed emanava un puzzo che fece storcere le narici alla ragazza. -Fortuna che sarà solo momentaneo-
Fu quindi aggiunto il pus, venne impostato il timer sui 7 minuti e nel frattempo, Elisabetta, prese la provetta e, servendosi di un imbuto dalle giuste dimensioni, la riempì di 1/3 con la salamoia, precedentemente conservata, in cui erano stati fatti riposare i tentacoli di purvincolo.
Suonato il timer, invece, la ragazzina aggiunse il gel di aloe vera al composto che bolliva nel calderone e, per 6 volte, mescolò con forza in senso orario, poi, prese la bacchetta ancora una volta e la passò sopra la sostanza 3 volte, con un moto circolare, cercando di trasferirci il proprio potenziale magico.
Se tutto fosse andato come previsto la colorazione e il profumo della sostanza sarebbe cambiato. In ogni caso Elisabetta spense il fuoco, prese una piccola casseruola, un imbuto e la fiala, precedentemente preparata con la salamoia di murtlap, per riempire i restanti 2/3 con il composto appena ottenuto.