Posts written by Rebecca Wagner

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    Persino la pazienza di una come Rebecca aveva un limite e ci stava giungendo piuttosto velocemente, complici le esperienze di quegli ultimi anni che l'avevano messa seriamente a dura prova e dover anche fare i conti con chi proprio non voleva capire, era dura.
    Dovette ripetersi che Joanne era solo una ragazzina e che era stata cresciuta da una delle famiglie più bigotte dell'isola, che quindi non era colpa sua se aveva dei preconcetti così accentuati, ma dell'ambiente in cui era cresciuta, nonché l'unico che conosceva.
    In fondo, la cosa non la stupiva. Era stata tirata su con la credenza che fare sesso fosse il male in terra, che fosse il più grande peccato che potesse esistere e prima o poi qualcuno avrebbe dovuto farle veramente capire che non fosse così.
    Prese un profondo respiro, controllando l'orologio appeso sopra la porta e che serviva per scandire il tempo che un cliente aveva a disposizione, a seconda di quanto sborsava. Mancavano ancora dieci minuti all'arrivo di quel particolare cliente e sarebbe stato meglio, per la Nilsson, non farsi trovare all'interno della stanza... lui avrebbe potuto pretendere la realizzazione di sue fantasie ancor più spinte e quel giorno non ci sarebbe stato Jonathan a proteggerla da un uomo fin troppo violento, quando non otteneva ciò che voleva. Rabbrividì al pensiero.
    Pensi troppo, Jo le elargì alla fine, convinta fino in fondo di quelle sue parole. Si faceva troppe paranoie, rifletteva troppo su cosa stesse succedendo, quando avrebbe solamente dovuto lasciarsi andare, viverla e vedere come sarebbe andata a finire.
    Devi solamente lasciare che sia il tuo cuore a dirti cosa fare. Si strinse nelle spalle. Sembrava un consiglio scontato, una frase fatta, ma non avrebbe saputo aiutarla in modo migliore. Se questo Edward ci è stato, significa che gli piaci, quindi non vedo perché tu debba farti tanti problemi. Non scese nei particolari del fatto che per il ragazzo potesse essere solo una botta e via, Joanne non aveva bisogno di essere demoralizzata. Inoltre, da come lei ne parlava, sembrava tutt'altro che quello.
    E poi le fece quella domanda a bruciapelo, perché lei stessa si era innamorata solamente una volta e non era andata a finire bene. Però sapeva riconoscerne i segnali come se non fosse passato un solo giorno dalla morte di Luke.
    Cercò di rassicurarla in ogni modo, anche posandole le mani sulle spalle con fare fraterno. Ma non le sfuggiva niente, aveva un'enorme esperienza quando si trattava di sesso e di cogliere i segnali, quindi non si perse il fatto che lei strinse le gambe, ma non disse niente, osservandola con insolita intensità.
    Si risollevò eretta, sovrastandola ed guardandola dall'altro. Ho parecchi vestiti che potrebbero andarti bene, a casa. Lo disse come se fosse completamente scollegato dal discorso ed in parte forse lo era, ma aveva ripreso il fatto che lei volesse valorizzare il suo corpo. Dovrei avere anche dei trucchi da qualche parte, scommetto che saresti una bomba con un po' di mascara... tornò ad abbassarsi verso di lei, posandole una mano sotto il mento per sollevarle la testa in modo che i loro sguardi si incrociassero. Ne studiò ogni lineamento del viso, ogni espressione. A Denrise non si usava molto truccarsi, tuttavia qualcosa di leggero andava sempre bene, soprattutto per lei e per i suoi clienti più pretenziosi. La maggior parte inglese, tra l'altro.
    Sono sicura che affascineresti chiunque. E smettila di lavorare la terra, ti rovina le mani. Prenditi una casa lontano dai tuoi genitori. Puoi venire a stare da me, se non hai altri posti, per ora. In realtà non sapeva se lavorasse ancora la terra e vivesse ancora dai suoi, si basava sulle informazioni che aveva l'ultima volta che si erano visti, ma comunque quelle proposte gliele fece con serietà, perché in fin dei conti, Joanne aveva solamente bisogno di una vera amica, qualcuna che non la giudicasse per tutto quello che faceva, che l'aiutasse e la sostenesse. Quando aveva la sua età, anche Rebecca avrebbe tanto desiderato un'amica del genere, perciò era tutt'intenzionata a diventarlo lei, sempre che l'altra avesse accettato. In caso contrario, non avrebbe potuto fare altro. Le accarezzò il mento con pochi, leggeri, movimenti, osservandola negli occhi in attesa di un responso.
    Rebecca Wagner


    Denrise
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    Bisex

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    Qual era la cosa più mistica dello Jul Bran? Sicuramente il fatto che il Canto della Sirena arrivasse ad offrire all'isola intera, i suoi beni. Doveva per forza essere una festa importante, per far scucire le tasche al suo capo.
    Ad ogni modo, era da qualche anno che la sua partecipazione era passiva, la sua voglia di far festa assorbita da qualcosa di più grande che non le permetteva di godersi appieno l'evento. Ma quella volta era completamente diverso, quella sera -si promise- avrebbe reso memorabile il suo evento.
    Con Rum -il carbuncle, non l'alcolico- che le saltellava tra le gambe, quella sera si era avviata verso la spiaggia, dove si sarebbe tenuta la festa.
    I denrisiani, comunque, non badavano proprio a spese né decidevano di rimanere sobri quando si trattava di un evento al quale credevano così tanto ed al quale, in fondo, credeva anche lei. La fondazione di quel villaggio era qualcosa di così importante da non poter passare in sordina ed avrebbero fatto di tutto per onorarlo.
    Era stata dura trovare qualcosa da mettersi che non fosse più adatto al suo lavoro, aveva dovuto frugare nel proprio armadio chissà quante ore, sebbene nonostante le apparenze, non fosse una alla quale piacesse perdere chissà quanto tempo per prepararsi. Solitamente si metteva la prima cosa che capitava ed era bellissima lo stesso.
    Nel suo tragitto per la spiaggia, gli occhi color oceano, accarezzarono tutte le drakkar ormeggiate, guardandole con venerazione ed assorbendone ogni dettaglio. Un giorno anche lei ne avrebbe guidata una; era il suo sogno più grande. Prendere il mare e scoprire che cosa ci fosse oltre l'orizzonte conosciuto, portare a compimento il desiderio di Luke.
    Finora aveva preso parte a delle spedizioni, ma doveva rimaner subordinata a qualcun altro che aveva più esperienza e, di conseguenza, un'imbarcazione tutta sua, ma prima o poi l'avrebbe ottenuta, a costo di doversela costruire da zero. Si stava pregustando il momento così tanto da non prestar attenzione al suo percorso, tanto che si ritrovò in prossimità della spiaggia molto prima che se ne potesse rendere conto.
    Sollevò gli occhi, distogliendoli con pigrizia dallo spettacolo marittimo, posandolo sulla festa che ormai era iniziata, anche se probabilmente da poco. C'era un sacco di gente che pareva divertirsi, che beveva, si sfidava a diverse prove e quant'altro.
    Iniziò a cercare con lo sguardo volti conosciuti. Okay, conosceva più o meno tutti, infondo viveva in quell'isola da più tempo di quello che le piacesse ammettere, per quanto si mantenesse piuttosto giovane, come se per lei gli anni non passassero.
    La sua prima tappa fu il tavolo degli alcolici, sempre con Rum al seguito.
    Fu più o meno lì che individuò Eirikr, con il quale aveva in comune un curioso passato. Si avvicinò e prese due boccali di rum -aveva adocchiato anche il suo capo-.
    Chi non muore si rivede sussurrò, passando affianco al Predone, ammiccandogli ed allontanandosi, facendogli un cenno che stava a significare tipo "ci vediamo più tardi", visto che sembrava impegnato con Sigurth. Faccio il tifo per te aggiunse solo, prima di sparire tra le ombre create dalle fiamme.
    Quindi, con i suoi due boccali, si avvicinò al limitare dei carboni ardenti.
    Ti ho preso del- non completò la frase, inarcando le sopracciglia alla proposta di Jonathan. Lo sguardo percorse il tappeto di carboni e sebbene (strano ma vero) quello non rientrasse nella sua comfort zone, pensò che se voleva davvero diventare una predona, doveva fare qualcosa che uscisse dalla sua zona di comfort, qualcosa che fosse una sfida e che le permettesse di far vedere quanto valesse anche a chi credeva che contasse zero.
    Sembra... non trovò esattamente una parola per descrivere cosa pensava di quella sfida, quindi si girò e fermò il primo ragazzino che passava di là. Reggimeli. Ma non berli. Bastò sbattere le ciglia un paio di volte, alternandolo ad un tono minaccioso, per convincere il ragazzino.
    Fece un cenno a Rum perché si sedesse e non si muovesse di lì, anche se invero aveva già iniziato a scodinzolare attorno alle gambe di Jonathan, annusando l'aria.
    Va bene, ti sfido io. Si strinse nelle spalle, determinata (e nella speranza che i dadi ci assistano).
    Rebecca Wagner


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    Interagisce con Eirikr J. Donneville prima,
    Poi va vicino ai carboni ardenti per offrire del rum a Jon, anche se poi lo fa reggere ad un tizio a caso. Quindi, lo sfida mentre Rum (il carbuncle, stavolta) lo annusa come se fosse una salsiccia.
    jonathan baker
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    Richiedente: Rebecca Wagner
    Provino per: Atleticità I
    Requisiti: 32 Destrezza, 30 Coraggio

    Fatto

    Edited by Lo Snaso Triangolino - 12/12/2022, 20:28
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    Lo osservò avvicinarsi senza perdere il suo sorriso sornione, chiedendosi che cosa volesse fare. Jason era effettivamente un bell'uomo e se lo sarebbe fatto volentieri, nonostante la sua politica sulle persone che conosceva e ciò che provava per un altro, qualcosa di indefinito, anche se fin'ora non aveva fatto nessun passo avanti.
    Uuh sembra una proposta da cogliere al volo replicò, inspirando il suo profumo di erbe non meglio identificate e da macho, osservandolo così da vicino, notando ogni pagliuzza nei suoi occhi imperscrutabili.
    Come si era avvicinato, si era anche allontanato. Becca si allontanò di qualche passo dal bordo del bancone, osservandolo. Essendo comunque un cliente pagante, non esitò -sempre con la stessa velocità ed agilità- a versargli un'altra birra, che sembrava eccezionale quanto la prima. Non commentò il fatto che l'avesse praticamente buttata giù tutta d'un sorso, era abituata ai clienti così.
    Sono qui per questo, Jas annunciò, accarezzando ogni lettera del suo nome con incredibile sensualità. Era una caratteristica tipica di Rebecca.
    Gli servì la terza birra prima di lasciare il suo posto ed il suo compito, l'avrebbe passato ad un'altra delle ragazze, per sedersi sul bancone ed osservarlo dall'altro, senza perdere il suo cipiglio malandrino.
    E sentiamo... quale sarebbe questo modo? Domandò, abbassando la propria mano a sfiorare quella decisamente più grande di Jason, posata sul suo ginocchio. Ora la stava sovrastando in tutta la sua altezza, che era decisamente maggiore della propria. Non che la cosa le dispiacesse in alcun modo.
    Agganciò le gambe ai suoi fianchi, al seguito di quella frase, per attirarlo tra di esse, in modo che le distanze si facessero meno distanziate. Sono molto curiosa di sapere come tratti una donna, mio prode cavaliere lo canzonò senza malizia, senza preoccuparsi del fatto che stessero superando il limite del decente in un luogo pubblico. Ma era abbastanza sicura che chiunque fosse troppo ubriaco per badare a loro e, ad ogni modo, erano tutti abituati e nessuno faceva domande. Sono sicura che qualcuno potrà sostituirmi qui per un po', mentre tu mi dai lezioni. Ammiccò, spingendosi un po' di più verso il suo corpo, osservandolo senza poi troppo pudore ed immaginandosi cosa si celasse sotto la cintura.
    Rebecca Wagner


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    Forse doveva stare più attenta a ciò che desiderava.
    Poco prima, aveva sperato che succedesse qualcosa che spezzasse la monotonia di quella serata mai finita, tuttavia un Jason lamentoso non era il concetto di divertimento che cercava. A meno che non avesse potuto portarselo in camera da letto, chiaramente. Ma era molto più difficile con qualcuno che conosceva, infatti solitamente prediligeva persone con le quali non avesse nessun tipo di rapporto e che incontrasse solo per quegli attimi di divertimento, tanto la maggior parte erano degli smidollati che non avrebbe mai visto in missione.
    Posò entrambi i gomiti sul bancone ed usò le mani a palmo aperto per sostenersi la testa mentre lo osservava con aria annoiata.
    Lui, a differenza di altri, è molto impegnato si limitò a rispondere, prendendolo in giro, ammiccandogli. Era sicura che anche essere un Jason fosse faticoso, ma in quel momento stava diventando molto irritante, quindi non si meritava nessun tipo di adorazione o rispetto.
    Tornerà presto, non temere lo rassicurò come faceva con Rum quando stava male, guardandolo con pena malcelata ed un sorriso sornione. Di sicuro non sarebbero state le urla di un denrisiano qualsiasi, a spaventare una come Rebecca.
    Raccolse le monete e le infilò al sicuro nella cassa, luogo in cui sicuramente Jonathan aveva gettato qualche maledizione in modo che avesse torturato chiunque l'avesse toccato per toglierci i soldi -qualcuno che non fosse lui, chiaramente.
    Si stupì della serietà che poco dopo lesse nel suo sguardo, stupendosi del fatto che ne fosse capace... chissà cosa aveva detto di tanto oltraggioso.
    Ti ho offeso? Replicò e sebbene fosse infastidita tanto quanto lui, il suo tono si abbassò come se si fosse accorta di aver toccato un tasto delicato. Sia per lei, che per lui.
    In questo posto ho dovuto imparare a sopravvivere. Ed incredibilmente, non solo contro pericoli mortali. Quella frase implicava il fatto che avesse dovuto lottare con tutte le sue forze per trovare il suo posto all'interno dell'isola. Ma questo lo sapeva già, se si ricordava il discorso che avevano avuto qualche tempo prima al porto.
    Va bene, va bene, scusa. Quando gli uomini facevano così, aveva imparato che era meglio dargli ragione o sarebbero state peggio di donne in quel periodo del mese. Periodo che, tra parentesi, a lei non tangeva più grazie a Freya.
    Posò lo strofinaccio sul bancone e lo aggirò, usando la stecca dove prima si era alzato Jason, per darsi la spinta e sedersi sul lungo piano di legno, molto vicina al Druido. Posso farmi perdonare in qualche modo? Il suo tono si fece più basso e suadente, mentre la mano andò a solleticare il mento dell'uomo. Le dispiaceva sinceramente litigare con forse il suo unico amico ed alleato reale all'interno dell'intera Denrise.
    Rebecca Wagner


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    Stava sistemando una delle camere, quando una voce piuttosto conosciuta, irruppe all'interno della locanda. Certo, lei era al piano di sopra, ma l'uomo aveva usato un tono di voce così alto, che lo sentì ugualmente. Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Quel giorno Jonathan era fuori, perciò Jason non lo avrebbe trovato.
    Prima di scendere, fece una tappa al bagno per lavarsi le mani -chissà cosa era successo ai cuscini che aveva toccato fino a poco prima- e poi si diresse verso le scale, asciugandosi le dita sul tessuto dei jeans.
    Scese con incredibile lentezza, sicura che Jason avrebbe potuto aspettare ancora un po' la sua birra. Sperò, comunque, che avesse i soldi per pagare.
    Guarda che lo rompi. Poi chi lo sente Jonathan rimproverò Jason, vedendolo in piedi su quell'asta che sembrava fin troppo sottile per sostenere il peso di tutti quei muscoli. Percorse tutto il bancone fino a portarsi dinanzi l'uomo. Posò le mani sul legno e sospirò di sollievo quando tornò a sedersi, sebbene iniziò a fare il solito melodrammatico. Gli schioccò le dita davanti agli occhi per attirare completamente la sua attenzione ed avere i suoi occhi su di sé. Se continui ad urlare, mi infastidisci i clienti. Non posso permettermi di perdere soldi. Era solo un mezzo rimprovero, perché non riusciva realmente ad essere arrabbiata con determinate persone. Non ci riusciva con Filippo, figurarsi con Giasone.
    Ecco a te la tua birra, basta che stai zitto. Con pochi, rapidissimi -ed esperti- movimenti, afferrò un boccale e la riempì ben bene di birra. Osservò soddisfatta la schiuma bianca che si formò. Sembrava soffice come una nuvola ed era data dall'alta qualità della birra che aveva servito all'uomo... in effetti se avevano prodotti scadenti, li riservavano a chi tentava di fare il furbo per procurargli un bel cagotto.
    Jonathan al momento non è disponibile. Puoi dire a me? Sempre non sia troppo donna per te sottolineò la parola, ben conscia del maschilismo degli isolani. Ma ben sapeva che chiunque l'avesse vista in azione durante le loro missioni, l'avrebbe definita tutto fuorché una povera donnina indifesa da soccorrere.
    Rebecca Wagner


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    In effetti quel nome non gli diceva niente, perciò si strinse nelle spalle, lasciando che quel nome le solleticasse la mente nel tentativo di collegarlo ad un volto... ma vedeva centinaia di uomini tutti i giorni, se quel ragazzo era nuovo, probabilmente era facile che non lo conoscesse.
    Non si era aspettata quella domanda da Joanne, ma nonostante questo la ascoltò con attenzione e le diede una risposta seria, quel che pensava e che aveva sempre pensato. Sorrise sinceramente alla risposta così ingenua dell'altra, probabilmente data semplicemente dalla sua giovane età e dall'inesperienza.
    Davvero, non è così semplice, Jo. Un sospiro. Si strinse al petto le ginocchia e rifletté sulle sue parole. Era ciò che sapeva fare bene e ci guadagnava pure, quindi non vedeva proprio perché avrebbe dovuto smettere. Anche se ultimamente pensava a quanto sarebbe stato bello con un uomo in particolare, ma era meglio se scacciava quel pensiero dalla testa. Forse era anche per quello che preferiva dedicarsi a quell'attività senza lasciare che altre idee le balenassero in testa.
    Non dico di no perché mi pagano, le mance sono generose, oltretutto. Ma non credere che io dica di sì a tutto le spiegò, sollevando il dito come avrebbe fatto con un bambino per spiegarle un concetto per lui difficile ma per tutti gli altri, incredibilmente semplice. Ho delle regole e chi non le rispetta finisce nei guai. Baker ci protegge. Un brivido silenzioso nel pronunciare quelle ultime parole che suonarono strane persino a lei, però era la verità. Le poche volte che qualcuno aveva osato fare qualcosa di vietato con loro, non aveva più avuto il coraggio di ritornare da quanto era stato pestato dal locandiere. Quando mi innamorerò di qualcuno, allora penserò a cambiare. Una pausa, lo sguardo di ghiaccio posato sulla ragazzina. Tu sei innamorata di questo Edward? Era una semplice domanda, non un'accusa, ma ci teneva a farla riflettere sulle sue stesse parole.
    Osservò con un sorrisetto le sue guance farsi rosse. Scosse la testa. Si alzò in piedi e si avvicinò alla ragazza, posando le mani sulle sue spalle ed abbassandosi per eguagliarne l'altezza da seduta. Dimmi... perché, esattamente, sei venuta qui? Se questo posto ti fa così schifo, voglio dire. Non c'era rabbia o disprezzo nella sua voce, solo un'inspiegabile stanchezza.
    Rebecca Wagner


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    Inclinò la testa ancora una volta per osservarlo meglio. Quell'uomo le ricordava davvero tanto un suo docente di Hogwarts. Parlavano allo stesso modo ed i loro discorsi erano egualmente criptici. Ma sicuramente non poteva essere lui per due motivi: intanto, non aveva idea di che lavoro facesse, in secondo luogo, sebbene non sapesse la sua età, non sembrava così tanto vecchio da poter essere stato un docente all'epoca dei suoi studi, dal momento che era passato tanto, troppo tempo. Ed in tutto quel tempo, che sembrava infinito, la ferita per Luke non aveva accennato a rimarginarsi.
    Si girò completamente nella sua direzione sfruttando la rotazione dello sgabello, quando riprese a parlare.
    Lo posso capire. Rebecca annuì con solennità, pensando a quanto nessuno ci fosse mai stato per lei, doveva affidarsi solamente alle proprie abilità, a qualcosa di intangibile che però non l'avrebbe mai abbandonata. Ma man mano che l'altro parlava, si immergeva in discorsi un po' più profondi.
    A quella sua ennesima confessione incomprensibile ma pregna di dolore, Becca saltò giù dallo sgabello, aggraziata come un gatto, e posò i piedi a terra in silenzio. Si avvicinò a lui di qualche passo, stavolta però non invase il suo spazio personale, limitandosi ad osservarlo con intensità.
    Sembrava un discorso così superficiale, stare male per un oggetto, ma Rebs aveva abbastanza esperienza per capire che c'era molto di più che lui non le aveva detto e non sapeva se fosse un bene indagare, oppure prendere quel ricordo e custodirlo con lo stesso affetto con il quale custodiva i ricordi del suo primo amore.
    Di cosa si trattava, esattamente? Domandò solamente, avvicinandosi ancora ed ancora, fino a trovarsi tra le sue gambe, il volto rivolto verso l'alto, gli occhi puntati nei suoi, resi lucidi dall'alcol e... da qualcos altro. Solo se ti va di dirmelo aggiunse, sollevando una mano e sfiorandogli la guancia con il polpastrello. Un tocco talmente gentile e sottile da essere quasi inesistente.
    L'odio ha molte sfaccettature, sono d'accordo concluse, lasciando ricadere la propria mano lungo il corpo ma senza scostarsi da quell'uomo enigmatico che la stava attirando come una calamita. Non capisco come sia possibile odiare qualcuno. Forse non è nella natura umana, però è riuscito a corromperla. A far sì che il cuore di molte persone sia pieno d'odio. Sennò non ci sarebbero state guerre, litigi, problemi, distruzione. Anche se l'odio, secondo me, coincide molto con la paura. Cosa, se non quella, può portarti ad odiare qualcun altro? Se sai di non essere inferiore, perché dovresti odiarlo? Fu un sussurro dedicato solamente all'uomo, mentre si metteva in punta di piedi per eliminare ancora un po' di quella distanza, fino a far sì che il suo respiro gli accarezzasse la pelle.
    Non ho mai conosciuto un uomo che sapesse così tante cose in contemporanea commentò con una risatina, senza allontanarsi, ricalcando quel noioso stereotipo al quale non credeva ma che usò semplicemente per spazzare via completamente ogni tipo di tensione. In effetti possedere la magia, era molto più utile di quel che potesse sembrare.
    Come dovrei chiamarti, allora? Gli domandò, stavolta allontanandosi e prendendo nuovamente posto sul suo sgabello, senza però distogliere lo sguardo da lui o perdere quel sorrisetto sornione che le si era dipinto sulle labbra da qualche minuto.
    In effetti quegli ambienti sono ben lontani da Denrise, forse è per questo che non ti conosco. Si strinse nelle spalle, sollevando il braccio per ottenere un altro drink. Il rum venne versato in un secondo, riempiendo il bicchiere fino al bordo. Ne prese un sorso, svuotando in un colpo il cristallo, che ancora una volta rimase orfano di rum.
    E per l'ennesima volta, incalcolabile quante fossero state, si alzò e si avvicinò, afferrandogli la mano e tirando con leggerezza per invogliarlo ad alzarsi a sua volta. Lo sai, questo bancone sta diventando un po' noioso... annunciò, il fiato che sapeva piacevolmente da rum non di ottima qualità ma comunque buono. Potremmo esplorare altri angoli del locale. Un ordine, il suo, mascherato da proposta. Vincent aveva qualcosa che le impediva di distogliere lo sguardo, quindi avrebbe voluto approfondire quella conoscenza. Alla fantasia dei lettori, capire in che senso. Sorrise, posando una mano -sempre con la solita leggerezza- contro il suo petto, accarezzandone i tratti con le unghie.
    Rebecca Wagner


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    Quel discorso non era facile, per lei, pervasa da ricordi piuttosto controversi. Automaticamente, abbassò lo sguardo sul proprio corpo che, accuratamente nascoste sotto i vestiti, portava i segni del passato. Segni di cui, comunque, andava moderatamente orgogliosa. Accarezzò il vetro del suo bicchiere, il volto inclinato verso destra a contemplare qualcosa che in realtà non c'era.
    La conversazione stava diventando strana quasi quanto il comportamento dell'uomo, ma non importava. Solo perché la definivano "puttana", non significava che non fosse profonda anche d'animo e quindi ci teneva a capire ciò che le accadeva attorno e cosa passavano le persone che la circondavano, fosse pure per una sola sera.
    Ti sei adombrato affermò con decisione. Infatti non era una domanda ma una mera constatazione. Come dicevamo prima, Becca aveva a che fare con così tanta gente, che ormai riusciva a capire che emozione pervadesse una persona anche solo osservandola per qualche attimo.
    Cosa ti passa per la testa? Chiese poi senza filtri. Lei si era appena aperta, dicendo ad uno sconosciuto ciò che più l'aveva ferito in passato e che tanto aveva combattuto e sebbene l'altro non fosse tenuto a ricambiare, visto che non era stato lui a chiedere, Becca quasi se lo aspettava. I suoi clienti si scucivano piuttosto facilmente... ma forse dipendeva da altri fattori.
    Non mi odiano, dici? Una risata amara le gorgogliò in gola e la lasciò uscire, invadere la loro piccola bolla di solitudine condivisa. Non lo so, vedevo come mi guardavano. Come se non fossi una di loro, come se fossi uno dei mostri che tanto si prodigano a combattere. Sono certa che per qualcuno, sia ancora così. La mente virò immediatamente a Philipp, un sorrisino ad illuminarle le labbra, per quanto fosse amaro.
    Annuì e non disse più nulla per diverso tempo, lasciando che a parlare fosse l'alcol che scorreva nelle loro vene, che stava diventando predominante sul sangue, probabilmente.
    Pensi che io non sia lucida? Domandò quasi offesa, picchiettando sul suo ginocchio con le unghie corte ma curate. Si vede che non sei denrisiano. Il rum, per noi, è come l'acqua. Te l'ho detto prima, no? Sorrise ancora, senza distogliere lo sguardo dal suo, quasi a volerlo sfidare a contraddirla.
    Parli sempre in maniera così enigmatica? Chiese alla fine, affascinata ed infastidita in egual misura. Becca non sapeva fare molte cose nella vita, ma far scucire gli uomini era una di quelle.
    Credo, comunque, che la mano sana ti serva che girare meglio le pagine dei tuoi libri ridacchiò lei, posando anche l'altra mano sul ginocchio libero, avvicinandosi ancora un po'. Ma non ci siamo ancora presentati. Io mi chiamo Rebecca. Te? Una pausa significativa, mentre faceva cenno al barista di versare ad entrambi un altro giro di ciò che avevano bevuto fino a quel momento. O forse sei uno di quelli a cui piace mantenere un alone di mistero nella loro vita? Una domanda frutto di una constatazione in base agli uomini che aveva conosciuto a lavoro. Molti le raccontavano ogni virgola della propria vita ma non rivelavano mai il loro nome. Indietreggiò, posandosi con il fondoschiena al proprio sgabello, facendo scivolare le mani lungo il corpo ma senza mai distogliere lo sguardo.
    Rebecca Wagner


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    Rebecca era una delle persone più buone che ci fossero al mondo e, soprattutto, in quell'isola piena di razzisti, omofobi, ignoranti e chi più ne ha più ne metta, tuttavia... si divertiva anche lei, qualche volta. E prendere bonariamente in giro Joanne, rientrava esattamente in quel divertimento. Non stava di sicuro facendo nulla di male, tuttavia l'avversione che la ragazzina sembrava avere per una delle sue attività preferita, la divertiva estremamente. Infatti quand'era entrata nella stanza, sembrava che Jo fosse sul punto di vomitare o svenire. Oppure entrambe e non necessariamente in quest'ordine.
    Okay, okay... allora dimmi pure cosa ti turba asserì, andandosi a sedere sul letto. Aveva sempre ascoltato con piacere la ragazzina e l'aveva sempre aiutata, quando ne aveva l'opportunità. Quella volta non avrebbe fatto eccezione, nonostante avesse tempo limitato rispetto alle altre volte.
    Tutto si sarebbe aspettato, tranne che quella confessione. Se avesse avuto dell'acqua in bocca, l'avrebbe sputata tutta. Perché era piuttosto sconvolgente.
    Con chi è stato? Domandò con semplicità, come se non le avesse appena detto niente di aver fatto sesso. In quell'isoletta si conoscevano bene o male tutti, ragion per cui se si trattava di un denrisiano, sarebbe stato molto semplice che lo conoscesse.
    Ti è piaciuto? Fu la domanda successiva e non c'era traccia di ironia nella sua voce, era semplicemente interessata a capire come fosse la sua visione sulla sua prima esperienza completa e con un uomo. Un uomo che magari le piaceva, chissà.
    Perché... lo faccio? Ripeté come se non avesse capito bene la domanda, anche se in realtà l'aveva capita eccome. Non è molto semplice, Jo iniziò, facendosi improvvisamente più seria. Non faceva quel tipo di lavoro semplicemente per passione, anche se non ce ne avesse messa almeno un po', andare al lavoro la mattina sarebbe stata una tortura. Si strinse nelle spalle.
    Quando ho iniziato, tanti anni fa, non ero così sicura come lo sono adesso, quindi credevo che fosse l'unica cosa che sapevo fare. Quindi quando Jonathan mi ha proposto questo lavoro, beh... semplicemente ho accettato. Avevo bisogno di soldi e sfruttavo ciò che ero in grado di fare. Poi però ho notato che effettivamente piacevo, pagavano bene e le mance erano sostanziose. E poi ero e sono single, perciò non ci sono problemi. Ora mi diverto. Non è così male come sembra. Aveva minimizzato davvero tanto, perché c'erano così tante sfaccettature in quel che faceva e nel perché lo faceva, che mezz'ora non le sarebbe bastato.
    Rebecca Wagner


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    Arricciò il naso, distogliendo lo sguardo dall'uomo per abbassarlo sul suo bicchiere, ormai abbandonato sul bancone senza alcun liquido all'interno a fargli compagnia. Sollevò lo sguardo e fece un rapido cenno al barista perché gliene mettesse ancora, prevedeva che sarebbe stata una lunga serata e gliene sarebbe servita una bella quantità. Fortunatamente uno dei pro -in realtà non so se sia proprio definibile pro- di vivere a Denrise era lo svilupparsi di una invidiabile resistenza all'alcol, quindi avrebbe potuto bere ancora per ore e risentirne molto lentamente, anche perché quel rum non era minimamente paragonabile a quello della sua adorata isola.
    Non abbiamo bisogno di allearci con nessuno commentò quando finalmente il liquido ambrato fu tornato ad annegare il suo bicchiere... ed il suo dolore. Sorrise amaramente, ripensando a tutto quello che aveva passato prima che la sicurezza riuscisse ad avvolgerla e si sentisse forte come si sentiva ora. Cioè, forse non proprio in quel momento specifico, ma in generale erano cambiate molte cose rispetto al passato.
    Comunque non è un'eventualità molto prossima, quindi non vedo perché dovremmo discutere per ipotesi. Non credi? Domandò alla fine, stanca di aggiungere drammi alla propria tristezza. Sollevò ancora una volta il bicchiere, aspettando che l'uomo cozzasse il proprio contro in un altro brindisi, inno alla vita. Più o meno.
    Lo ascoltò interessata, anche se lei non aveva un'istruzione tale da permetterle di comprendere appieno certi argomenti, sebbene riuscisse ad intuirne i significati più profondi. Scosse la testa.
    Non è sempre stato così, comunque iniziò, apparentemente prendendo il filo di un discorso del quale era a conoscenza solamente lei e, in effetti, era esattamente così.
    E' solo ultimamente che i denrisiani hanno iniziato ad accettarmi. Mi hanno sempre visto come una "mezzosangue". Sai, mio padre era tedesco. Quindi non di sangue puro denrisiano. Non ero degna, dunque... ma credo di aver dimostrato sufficientemente il mio valore in battaglia. Un brivido evidente persino ad un cieco, le percorse tutta la schiena al ricordo del patto che aveva stretto con Freya e di quello che le era stato tolto, quel giorno. Era abbastanza sicura di non essere ancora stata in grado di realizzarlo, tanto era una cosa strana.
    Adesso perlomeno non mi odiano concluse alla fine, prendendo un generoso sorso del suo rinnovato bicchiere di rum.
    Incrociò poi il suo sguardo con assoluta serietà, quando l'argomento trattato fu lo studio. Lei non aveva mai avuto l'opportunità di studiare del tutto, anche se quando poteva, si faceva una cultura per conto suo. Le piaceva essere informata su tutto, però ai tempi aveva dovuto mollare per il fatto che aveva dovuto occuparsi di tutto lei, senza parlare della morte di Luke che l'aveva distrutta.
    Mi sarebbe sempre piaciuto studiare un po' di più cominciò, saltando giù dal suo sgabello -senza mollare il drink- ed avvicinandosi di qualche passo, fino ad essere costretta a reclinare la testa all'indietro per compensare il divario d'altezza. Potresti darmi qualche lezione ammiccò lei, posandogli distrattamente una mano sul ginocchio, talmente leggera che quasi non si sarebbe sentita.
    Lo osservò ancora con curiosità che non si preoccupò di nascondere, inclinando la testa di lato e cercando quale fosse la risposta più adatta.
    Non dovresti proprio sfogarti contro oggetti inanimati e soprattutto così duri... potresti farti molto male. Come sei messo ad incantesimi curativi? Avresti potuto rompertela lo rimproverò, riprendendogli il polso con la mano libera, osservando nuovamente le nocche sbucciate, passandoci sopra lentamente con il dito. Quante ne aveva viste di ferite superficiali come quelle? E quanto ne aveva viste di più profonde? E, soprattutto, quante ne avrebbe viste in futuro?
    Rebecca Wagner


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    Lo osservò senza preoccuparsi di nascondere la propria curiosità a quell'osservazione. Che cosa intendeva, esattamente? Non sapeva se domandarglielo o no, quindi sperava che le desse la risposta senza che dovesse essere lei a pretendere. Alla fine, l'uomo avverò i suoi desideri. E la risposta non le piacque per niente. Storse la bocca e s'imbronciò di nuovo, anche se questa volta l'oggetto del suo fastidio non era lui, ma chi minava la pace dell'isola... se di pace si poteva parlare.
    Poveri idioti ringhiò e probabilmente quel verso avrebbe reso molti isolani fieri di lei. Se di solito era piuttosto pacata e gentile, non riusciva ad esserlo quando qualcuno minava l'incolumità della sua amata terra. Se si azzardano anche solo ad alzare un dito contro Denrise, non gliela faranno passare liscia sibilò tra i denti, pensando comunque con affetto ai suoi conterranei, che sicuramente avevano tendenze un po' troppo violente.
    In realtà non sono tutti così, ma non posso smentirti! Ridacchiò, accarezzando il duro legno del bancone, riflettendo su quanto l'altro aveva appena detto. Però con gli anni si sono un po' ammorbiditi... soprattutto da quando è stata costruita Hidenstone. Hai presente, no? Con le mani, mimò le forme di un castello come se l'altro fosse scemo. Cioè, giornalmente si ritrovano alle prese con ragazzini o con i parenti più grandi dei ragazzini. Non che ora gli inglesi gli piacciano di più, ma sono stati costretti ad accettarli. Sospirò ancora, picchiettando sul legno con le nocche, chiedendosi quanto davvero avessero accettato la presenza straniera nell'isola e quanto avrebbero voluto buttar giù quella scuola.
    Pensa che qualche anno fa, c'è stata la festa di Laurea di Aaron Barnes e tutti i docenti sono stati invitati... quindi la preside ha chiesto ai denrisiani di tenere d'occhio i ragazzi. E' stato troppo divertente vederli come baby sitter! Si era sciolta un po' e ciò le aveva permesso di gettarsi in quel racconto che la faceva ridere ancora dopo tanto tempo. Le cose erano realmente cambiate rispetto ad una volta, quando lo straniero era buttato in acqua ancor prima che mettesse piede sull'isola.
    Sembra... avvincente commentò, sporgendosi ancora un po', interessata a quel che studiava lui. Non lo considerava certo un passatempo stupido, le piacevano le persone acculturate. Ma anche quelle che non lo erano, sennò Jonathan non le sarebbe piaciuto per niente.
    Si soffermò ancora per un attimo sulle sue nocche, annuendo con fare esperto, come se comprendesse la situazione alla perfezione. Oh, oh devi averlo proprio conciato per le feste, quel muro scherzò, scuotendo al contempo la testa. Se era arrivato al punto di picchiare il muro, doveva essere successo qualcosa. Di solito le persone picchiavano oggetti inanimati, solo quando stavano molto male.
    Sentiamo... cosa ti ha fatto per meritarsi i pugni? Sussurrò, anche se la domanda sottintesa era: "cosa ti ha turbato a tal punto?". Curiosa, si avvicinò a lui e ne sfiorò involontariamente ed ancora una volta, le nocche sbucciate.
    Rebecca Wagner


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    In effetti, lo sconosciuto aveva ragione. Bere rum era un'abitudine molto da pirati, ed in un certo senso poteva definirsi così, anche se "predone" era più di classe. Aveva affrontato missioni più o meno mortali, aveva pagato a Freya un prezzo troppo alto ed aveva subito tante sconfitte morali. Ed ora era là, a parlare in uno squallido bar con uno sconosciuto un po' meno squallido, forse. Lo sperava. Sembrava simpatico. Sicuramente aveva modi molto cavalleresti, o almeno così le stava sembrando.
    Non sai quanto. Tagliò corto, stringendosi per l'ennesima volta nelle spalle e sospirando, chiedendo un terzo bicchiere di rum al barista, facendogli un cenno con la mano ad indicare che voleva ancora ciò che aveva appena bevuto. Prima o poi sarebbe uscita dalla sua alcolica comfort zone, ma non era quello il momento.
    Rizzò la schiena nel sentir nominare la sua isola. Non aveva mai detto da dove veniva e stava per chiedergli se fosse pazzo, quando si ricordò di trovarsi in un bar magico, quindi che altro posto aveva come bevanda nazionale il rum, se non Denrise? Si rilassò appena, osservandolo comunque offesa.
    Denrise è un posto meraviglioso. Ma non sembra che molti lo capiscano replicò piccata, incrociando le braccia al petto e sbuffando in direzione dell'altro uomo.
    Si era salvato in corner dal pugno con le sue ultime parole, però. Si rilassò ancora. Ben detto... ma non definirla mai più "postaccio". E' molto meglio di quel che sembra, sai? Chiese con supponenza, punta sul vivo. In realtà Vincent non aveva tutti i torti, visto che gli isolani ci avevano messo anni ad accettarla ed ancora non tutti ne erano in grado. Erano razzisti e maschilisti, violenti ed ignoranti... ma erano comunque la sua famiglia. Tutto quello che aveva. Si morse il labbro, rendendosi conto di essersi scaldata un po' troppo, molto al di fuori dai suoi standard.
    Quando ti senti bene... studi? Non poté evitare che una risata uscisse dalle sue labbra rosee. Non che non fosse affascinante e molti suoi conoscenti ne avrebbero avuto bisogno, il Baker tra tutti. Ma era comunque un buffo passatempo, soprattutto per uno che sembrava molto più che ragazzo, ormai.
    E cosa studi? Domandò abbassando la voce, posando le braccia sul bancone e sporgendosi verso di lui, osservandolo dal basso.
    Oh no ma hai ragione, ti mantengono piuttosto bene si affrettò ad aggiungere, lasciando finalmente che il suo sguardo vagasse sul corpo dello sconosciuto, squadrandolo da testa a piedi proprio come era abituata a fare con i suoi avventori al Canto della Sirena, prima di portarseli in camera e lasciare che conducessero loro il gioco, nei limiti delle sue regole. Ma là non era nella sua taverna e non era davanti ad un suo cliente pagante. Tornò a concentrarsi su di lui ma, soprattutto, sulla sua mano sbucciata.
    Chi hai preso a pugni? Hai vinto? Glielo domandò con tranquillità, abituata a persone che risolvevano le loro controversie a pugni, quindi non le venne in mente nessun'altra spiegazione. Lasciò che scostasse la mano senza accennare a riprenderla, facendosi fuori il suo quinto bicchiere di rum.
    Rebecca Wagner


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    Era così presa dai suoi pensieri, che l'ordinazione proveniente da una voce maschile, la fece sussultare visibilmente. Era così presa dai suoi pensieri, che stava per esclamare "arriva subito!" ma un attimo prima di aprir bocca, si ricordò che per una volta lei era una cliente e non la barista. Si rilassò appena, osservando il vero barista muoversi con agilità e preparare il cocktail in pochi attimi e con una precisione che un chirurgo avrebbe senza dubbio invidiato. Si ritrovò a sorridere appena ed involontariamente.
    Da dove vengo io, il rum è più... non sapeva esattamente come continuare la frase, perciò la lasciò in sospeso per diversi secondi, osservando prima il proprio bicchiere e poi l'uomo, il volto seminascosto sempre dalla penombra che avvolgeva tutto il locale, rendendolo ottimo per la sua intimità. ...si beve più dell'acqua, insomma. Sperava che vivere troppo a contatto con Jonathan, non le avesse rubato la capacità di sapersi esprimere correttamente. Forse era solamente la stanchezza, la tristezza o il liquore che entrava in circolo. Sperava vivamente che fosse solamente una di queste ultime opzioni.
    Nemmeno tu stai sembri star così bene, comunque asserì con una scrollata di spalle. Aveva a che fare tutti i giorni con centinaia di persone diverse e nei momenti morti si divertiva ad osservare gli avventori del Canto, tutti presi da emozioni e situazioni diverse. Quindi aveva capito che qualcosa non andava, anche se il volto dell'uomo era parecchio enigmatico.
    Solo che tu nemmeno fisicamente ti salvi esclamò, quando il luccichio del bicchiere mise in evidenza le sue nocche sbucciate e lievemente arrossate.
    Scontrò il cristallo contro quello di lui, annuendo a quel suo macabro brindisi che però condivideva in tutto e per tutto. Vivere, a volte, era una terribile condanna alla quale avrebbe voluto mettere velocemente fine.
    Anche lei si scolò il secondo bicchiere di rum che il barista le aveva portato, quindi posò l'oggetto sul bancone ed allungò le mani a prendere quella rovinata di lui, muovendosi esperta. Era abituata a medicare soprattutto Jonathan quando tornava da qualche missione mezzo sfasciato ma vittorioso. Non gli chiese il permesso, non era tipa. Ti fa male? Gli domandò, guardandolo di sottecchi, chiedendosi per un attimo se potesse dargli del "tu" o se fosse troppo vecchio.
    Rebecca Wagner


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    Una brutta giornata, andava coronata con una bella bevuta.
    Si trovava a Londra, quel giorno, anziché dietro il bancone del Canto della Sirena o, ancora, nella sua solitaria casa di Denrise. Aveva lasciato Rum a Kara, prima di prendere la Dragone degli Abissi che l'aveva condotta nella capitale inglese.
    Aveva voluto andare alla tomba di Luke perché in quei giorni si sentiva particolarmente turbata senza essere certa del motivo. Stavano succedendo così tante cose nella sua vita e tutte così diverse tra loro, che prendersi una pausa dall'Isola e dai suoi abitanti, le era sembrata la scelta nettamente migliore. Aveva portato dei fiori sulla tomba di quello che sarebbe rimasto sempre il suo primo amore ed aveva parlato con lui tutto il pomeriggio raccontandogli le ultime novità della sua vita. Non visitava quel luogo sacro da oltre un anno, l'ultima volta era stato prima di un evento al Paiolo Magico e ricordava di aver passato la successiva notte con Aaron Barnes, il suo parabatai mancato.
    Ora, invece, si trovava seduta su uno sgabello foderato di velluto cremisi con davanti un bicchiere di rum -le vecchie abitudini sono dure a morire-. Le dita affusolate erano avvolte al bicchiere di cristallo, mentre osservava quel liquido color ambra scura. Le dava un enorme senso di soddisfazione sentire quel familiare calore bruciarle la gola. Sorrise prendendone un altro sorso, ma sentiva comunque un enorme vuoto dentro come ogni volta che andava a trovare il defunto ragazzo... nonostante la sua vita andasse avanti e nuovi sentimenti indefiniti stessero sbocciando dentro di lei, per quanto si fosse premurata di mettergli un freno, soprattutto visto il lavoro che faceva, l'esatto opposto di qualcosa di sentimentale.
    Beh, alla salute... sussurrò all'aria, scolandosi il bicchiere fino all'ultimo sorso. Il locale era semivuoto ed una luce violetta soffusa le impediva di scorgere chiaramente i volti degli altri avventori, proprio come loro non avrebbero intravisto niente se non una bella donna seduta al bancone.
    Rebecca Wagner


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