Ci sono notti in cui i lupi stanno in silenzio e solo la luna ulula.

Einar- Cade

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    Denrise
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    Einar Tryggvisson | Predone
    La luna, quell'astro aveva significato sempre qualcosa per il Predone. Come figlio di Denrise Einar sapeva bene che fosse quell'astro a determinare le maree e, per questo, aveva imparato a tributargli il giusto rispetto. Da trentacinque anni a questa parte, tuttavia, aveva significato molto di più per lui e, volente o nolente, Einar avrebbe dovuto subire l'influsso della luna ogni ventinove giorni. Sentiva già i primi effetti, tra due giorni ci sarebbe stata la luna piena e il suo corpo ne risentiva, la pelle si faceva più pallida e il pallore e i sudori freddi che lo accompagnavano in quelle prime avvisaglie lo rendevano più debole che mai. Si era inoltrato nella Foresta Eterea insieme a Fenrir, il proprio lupo bianco, per poter andare alla ricerca di funghi commestibili ed erbe e radici utili per poter creare dei medicamenti per la furia che la Bestia avrebbe inflitto su sé stessa durante il plenilunio. Il Predone si era portato dietro la cornamusa per poter poi sistemarsi con la schiena contro un albero e suonare durante una pausa. La mattinata era stata fruttuosa, si era alzato presto e aveva camminato tutta la mattina all'interno della foresta raccogliendo un buon bottino. Il suo ringraziamento andò agli Dèi, ringraziandolo per l'abbondanza del raccolto, con il cestino pieno di funghi, erbe e radici Einar si sarebbe appoggiato al tronco di un albero sempreverde, quando il rumore di rami spezzati gli fece alzare lo sguardo, agì distinto e, con la bacchetta, Materializzò una gabbia che si chiuse attorno alla propria preda. Con la magia dalla sua la lepre non ebbe scampo, una volta catturata la uccise e diede la sua carne a Fenrir che, finito di mangiare, si sdraiò docilmente accanto a lui. Prese la propria cornamusa e, poste le dita sui buchi nelle canne, iniziò a suonare una melodia tipica di Denrise. Gli occhi chiusi, si sarebbe lasciato andare completamente alla melodia, tappando con mani esperte i buchi per poter comporre la musica. I capelli e la barba sarebbero stati lasciati volare al vento e il piede accolto in stivali pesanti avrebbe battuto a terra il ritmo. Si sarebbe fermato di colpo, riportando la mano dominante sulla bacchetta, non appena sentì Fenrir iniziare un basso e sordo ringhio.
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    Edited by Einar Tryggvisson - 3/12/2022, 23:00
     
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    Cade Barker
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    L'odore di muschio era ormai diventato talmente familiare da potersi assimilare a quello del mare, per Cade. Preferiva di gran lunga quest'ultimo, tuttavia il potere degli odori nei ricordi e nelle sensazioni era sempre stato forte per lui. Muschio significava foresta e foresta significava il luogo in cui, sulla terraferma, si rifugiava una volta al mese per lasciar sfogare la bestia che viveva in lui e che veniva chiamata a gran voce dalla luna piena.
    La Foresta Eterea, in particolare, portava con sé un bagaglio di storia e leggenda non indifferente, che aveva affascinato Cade sin da quando ne aveva memoria. Aveva cambiato significato nel corso degli anni e, nonostante avesse sempre preferito il mare aperto alle fitte forese, troppo claustrofobiche per lui, da quando aveva iniziato a fare i conti con la maledizione che lo affliggeva era anche peggio. La natura della terraferma gli ricordava la bestia e la bestia gli ricordava che mai più avrebbe potuto liberarsi della sua natura.
    Tuttavia, quando il malessere iniziava ad impossessarsi del suo corpo - primo campanello d'allarme - era solito fare un giro nella foresta per prendere confidenza con i luoghi. Lo chiamava iniziare ad entrare nell'ottica ed era il primo passaggio fondamentale per affrontare tutto ciò che sarebbe giunto in seguito.
    Assicurandosi di essere solo, si addentrò tra gli alberi con passo lento, le mani nascoste nelle tasche di una giacca pesante che lo riparava dal clima rigido della stagione. All'apparenza nient'altro che un uomo intento a godersi una tranquilla passeggiata immerso nel verde, eppure dentro di lui iniziava già ad agitarsi una violenta tempesta.
    Si sentiva più debole e di conseguenza più vulnerabile.
    Riuscì a distrarlo unicamente il suono di una melodia, proveniente da qualche parte della foresta non troppo distante da lui. Si concentrò sulle note e iniziò a camminare nella direzione da cui provenivano.
    Quando fu abbastanza vicino, la musica improvvisamente cessò. Si chiese come avesse fatto l'uomo ad accorgersi della sua presenza dato che ancora non era in vista e che era stato parecchio silenzioso, tuttavia bastarono un altro paio di passi per comprendere.
    Come se la sorte avesse appena deciso di tirargli uno schiaffo dritto in faccia, di fronte a sé era intento a ringhiare un lupo dal manto bianco, accanto ad un uomo dai lunghi capelli e la barba rossi.
    "Chiedo scusa" disse piano, ma abbastanza da farsi sentire dall'uomo. Chissà se il lupo poteva rendersi conto di trovarsi accanto ad un essere che a cadenza regolare si trasformava in un suo cugino.
    "Non voglio far del male a nessuno" e alzò i palmi vuoti in direzione dell'uomo, che aveva già portato la sua mano alla bacchetta.
    "Sono solo stato attirato dalla musica, era deliziosa."
    Non aggiunse altro, attendendo principalmente due cose: capire se il lupo gli avrebbe concesso di fare un passo in più e capire se l'uomo fosse in vena di incrociare uno sconosciuto.

    code ©#fishbone
     
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    Einar Tryggvisson | Predone
    Il Predone abbassò la bacchetta non appena vide che si trattava di Cade un suo conterraneo, la mano andò a posarsi sulla testa del lupo e una carezza con il polpastrello sarebbe andata ad accarezzarlo dietro l'orecchio nel tentativo di calmare Fenrir. L'unico occhio dello scaldo si sarebbe posato su quello del predone: era evidente che l'uomo avesse avuto alcuni trascorsi violenti con licantropi dato che i graffi della bestia che lo aveva assalito ormai trentacinque anni prima erano divenute cicatrici indelebili sul suo volto, lo stesso occhio perduto e rimpiazzato da poco con una protesi magica celata dietro una benda in pelle era testimone della furia del licantropo incontrato sulle isole dell'arcipelago di Åland. «Buono Fenrir, buono.» Disse, con la sua voce profonda. Un sorriso stanco sarebbe comparso sul volto del bardo che si schiarì la voce. «Non c'è bisogno di scusarsi ragazzo.» Disse, accennando una leggera risata. «Questa foresta è aperta a tutti e tu quanto me hai diritto di stare qui.» Come Cade il figlio di Tryggvi condivideva quel pallore e i sintomi dell'approssimarsi della luna piena. «Ti piace?» Chiese riguardo la propria musica, mentre il sorriso si sarebbe allargato al complimento dell'altro. «Ho imparato tutto da mia madre, Jórunn Haraldsdóttir, quando la mia carriera come Predone è calata a picco. Io sono Einar Tryggvisson.» Si sarebbe avvicinato a Cade, porgendo la mano per la tipica stretta all'avambraccio. L'uomo non era solito farsi vedere per le strade di Denrise, preferendo di gran lunga restare da solo in casa trovando conforto tra le note dei suoi strumenti o i libri di rune e antichi racconti nordici. Si sarebbe appoggiato nuovamente al tronco dell'albero mentre il lupo si sarebbe sdraiato a terra accettando la presenza dello sconosciuto e consentendogli di avvicinarsi a lui ed Einar.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Einar Tryggvisson - 7/1/2023, 11:30
     
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2 replies since 3/12/2022, 21:22   89 views
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