Te l'avevo promesso, no?

J.H.

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  1. Lilith Clarke
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Più i minuti in compagnia di JH passavano, più Lilith si rendeva conto di quanto fosse anticonvenzionale quel ragazzo. Aveva tutte le carte in regola per fare strada in quella scuola di caini che voleva vedere solo le carni altrui ardere nei corridoi. Lei lo aveva imparato fin dai primi anni di Hogwarts e su quelle orme aveva portato con sé un bagaglio piuttosto preparato di scudi di difesa per potersi preservare dalle altre persone.
    Kwon sembrava già pronto per quel tipo di personalità di Hidenstone e, allo stesso tempo, pareva riuscire a distanziarsi da loro in tutto e per tutto. Sarebbe stato troppo facile ricadere nei cliché che erano stati serviti durante quella loro serata, eppure Lilith sembrava quasi sollevata di notare come il ragazzo avesse preferito conoscere lei, piuttosto che l'interno della sua bocca. Con ogni certezza era questo che l'aveva portata a sbilanciarsi un po' di più e respirare un po' di serenità, come se il suo modo di approcciarsi a lei, avesse portato la Caposcuola a fidarsi almeno una briciola in più di quanto non avrebbe fatto.
    Sbuffò una risata arrendevole alle sue parole, antipatica non era uno dei primi aggettivi che le veniva affibbiato, ma c'era sempre una prima volta. Per lo più era quella stronza, quella che aveva rubato Blake (a chi poi non era ben certa di capirlo), quella che aveva fatto partorire Jessica lanciandole un bicchiere d'acqua in faccia quando era incinta (ciao Jesse, tivvibbi!) e tante altre cose che non era piacevole elencare per non annoiare nessuno. La verità dei fatti era che reputava Joo-Hyuk davvero simpatico, ma sarebbe stato troppo semplice ammetterlo a parole; diverso era per i suoi comportamenti, che riflettevano quanto di quella simpatia provava, già solo per essere ancora lì a spendere del tempo con lui, senza nessuna motivazione apparente.

    L'altro, tuttavia, aveva pizzicato una corda scoperta della Caposcuola. Sussultò a quelle parole, accorgendosi di aver lasciato un fianco scoperto dove JH aveva insinuato lentamente la sua lama. Balenò nella sua testa che forse la sua reputazione fosse arrivata al ragazzo prima ancora che lui potesse realmente saggiarla quella sera. L'aveva colpita e affondata, quella volta. Forse la seconda - realmente - in quella serata.

    «Sai cosa? Probabilmente nessuno è mai riuscito ad arrivare oltre questa faccia da stronza.»

    Il tono era ironico, ma con un pizzico di sincerità tra le note, come se per una volta avesse voluto concedere un indizio esplicito di quello che realmente le accadeva intorno. Non c'erano state volte in cui qualcuno si era fermato a scavare oltre quella prima facciata che faceva da mantello a ciò che era veramente la riccia. Il solo che si era fermato un po' di più era stato Blake, che adesso era scappato perché non era il momento.
    Allontanò il pensiero del Prefetto opale quasi più rapidamente di come avrebbe mai pensato di fare prima di allora.

    «C'è chi si ferma alla copertina di un libro, senza sfogliarne le pagine.»

    Ed era piuttosto reale come riflessione, se non fosse che poi, dopo quelle parole, la riccia decise di riprendere possesso della sua posizione da stronza, forse essendosi accorta di aver allentato un po' troppo la presa, sbottonandosi e lasciando intravedere un altro lembo di pelle dove JH avrebbe potuto scalfirla.

    «Però sono molto brava a mantenere alta la mia reputazione.»

    Potè accorgersi che stava ridendo perché si strinse nelle spalle e portò le nocche dell'indice e medio della mano sinistra a sfiorare le proprie labbra, quasi a voler nascondere quella parentesi ricurva.
    E non fu da meno quando continuò a sottolineare la sua frigidità, seppur in maniera scherzosa, forse per smorzare quei contatti appena appena accennati del loro corpo. Sembrava una guerra silenziosa, dove tutti rischiavano di ferirsi, ma nessuno sembrava voler fare un passo indietro.
    La cosa non migliorò - in una prima istanza - quando si ritrovò a dover fare i conti con la freschezza del suo profumo, odore che sembrava volerla avvolgere completamente e insinuarsi prepotente in ogni singolo riccio di lei, attaccandosi alla sua divisa. Sarebbe stato un problema l'indomani, quando si sarebbe scoperta ad arricciare il naso, alla ricerca di quell'odore addosso.
    Sentì la contrazione del suo addome, forse aveva osato troppo? La stretta sui suoi polsi lasciarono che la risposta fosse evidente. Si morse il labbro inferiore, socchiudendo gli occhi per un breve istante, il giusto per sperare che quella stretta non si allentasse, almeno per un po'. Un ghigno a quel sussurro che rimandò lui, quasi una supplica. E fu decisamente adorabile sentirlo così vicino che il cuore le arrivò in un attimo in gola, d'istinto avvicinò ancora di più il volto a quello di lui, sfiorando con la punta del naso la pelle della sua guancia, respirando piano, per quanto riuscisse ancora a recuperare ossigeno.
    Forse aveva perso abbastanza forze in tutto quel mantenersi composta, che non ebbe la minima intenzione di interrompere il contatto con lui e il suo corpo. La testa poggiata su quel petto, poteva sentirne l'eco del suo cuore, il lento respiro e la voce che risaliva verso la sua bocca, vivida immagine ancora nella testa di lei.
    Si concesse una risata a quel puntualizzare la loro trasgressione, ma era troppo concentrata ad ascoltare ogni suo suono corporeo per poter rovinare con delle inutili parole.
    Non appena, alla sua proposta, chiese il giorno, Lilith allargò un sorriso diverso, quasi rasserenato dal fatto che non era stata una proposta troppo fuori dai limiti. Che poi, si erano dati dei limiti? E quali erano? Perché sembrava che proprio in quel momento avessero superato le barriere di ciò che doveva essere un semplice tour della scuola. Sentì il palmo della mano di lui scivolare sulla sua schiena, Lilith socchiuse gli occhi e deglutì a vuoto, prima di proporre ciò che secondo lei, l'orientale avrebbe declinato.
    Sgranò le palpebre quando, invece, propose una giornata.
    Si ricordò di non aver risposto ancora alla sua di domanda, quindi il capo lentamente si mosse ad annuire.

    «Facciamo così… finisco il tirocinio e partiamo. Alle quindici in punto, all'ingresso, così potrai vedere la mia stanza e valutare se ne vale ancora la pena di portarmi a cena fuori.»

    Sollevò il capo riccio a cercare il suo sguardo.

    «Devo riportarti indietro…»

    Un flebile sussurro, chinando di nuovo il testino, quasi delusa che tutto stesse per terminare. Si strinse appena di più al suo petto, d'impulso. Il suo corpo stava parlando, stava raccontando quando non avrebbe voluto alzarsi da lì, quanto avrebbe desiderato che potessero concedersi---

    «… ancora cinque minuti, ok?»

    Il tono era cambiato. Più flebile, rilassato. Aveva perso quella stronzaggine che finora aveva usato per scagliare quelle frecce.
    Lilith Clarke

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    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
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    Dioptase, Prefetto

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16 replies since 8/11/2022, 14:09   288 views
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