The angel from my nightmare

E.M.

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  1. Joshua B. Evans
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    ScaredShallowAracari-size_restricted
    Joshua Benjamin Evans
    Ametrin | 20 anni
    Erin era una vera e propria condanna. Croce e delizia per quel suo animo tormentato fin nel profondo, che non riusciva a trovare tregua se non negli occhi di pochissime e speciali persone. Erin era una di quelle, perché era in quei due smeraldi che il ragazzo riusciva finalmente a scorgere la pace tanto anelata.
    Josh non sopportava l'idea che si sentisse messa a confronto di altre, tanto lei aveva da dare. Ma nell'esatto momento in cui capì il perché aveva tentato la riuscita di quella pozione, non poté fare a meno di fermarsi a riflettere. Elisabeth Lynch poteva avere svariati difetti, da che lui ricordasse, ma era bella da mozzare il fiato. Non faticava a ricordare la sensazione di passare le dita tra quei capelli scuri e setosi, il profumo che l'avvolgeva e il sapore delle sue labbra, il calore che il suo corpo era stato in grado di restituirgli.
    Elisabeth era il massimo per lui, complice quella tendenza iniziale a sfuggirgli come poche avevano avuto l'intenzione di fare. Essere riuscito ad averla dopo mesi - se non anni - di tentativi fallimentari l'aveva resa un traguardo ineguagliabile.
    Erin, d'altro canto, era ciò che di più luminoso si fosse mai affacciato nella sua vita. Per quante difficoltà la ragazza si fosse ritrovata ad affrontare fin dalla più tenera età, per Josh era, da tre anni a quella parte, motivo di entusiasmo. Docile, arrendevole e ingenua all'apparenza, nascondeva dentro di sé un'animain grado di riaccendere ogni speranza e rischiare qualsiasi ombra dell'animo turbolento dell'inglese.
    Erano talmente diverse da rappresentare gli antipodi l'una dell'altra, così come differenti erano le sensazioni che Josh nutriva nei loro confronti: se Elisabeth era la tentazione e il fuoco che annienta qualunque cosa sulla propria scia, Erin era l'entusiasmo di vivere e la fiamma della speranza.
    Sbuffò aria dalle narici mentre rivolgeva lo sguardo di fronte a sé, a quel soffitto che non era in grado di restituirgli nulla, se non il tempo di riflettere su ciò che avrebbe dovuto e potuto dirle.
    «Lo è. E' vero.»
    Ancora una volta quell'onestà che tanto millantava lo caratterizzasse venne fuori in tutta la sua semplicità.
    Erin, per quanto potesse nutrire una qualsivoglia forma di competizione nei confronti di Elisabeth, sapeva bene cosa l'altra significasse per lui.
    Ma persino Josh, che si considerava ormai uomo vissuto a suo malgrado, non era in grado di intercettare quei flebili segnali che la vita sembrava porgli davanti: Elisabeth era cresciuta ed era cambiata, ma lui non poteva ancora saperlo; Erin era un bocciolo in attesa che qualcosa o qualcuno le desse il via per l'ultima, grande presa di consapevolezza.
    Ma benché la rossa apparisse ingenua e pronta ad assecondare chiunque avesse intenzione di prevaricare su di lei, l'animo selvatico che si nutriva della sua ribellione esalò in un fiato parole che sembrarono incasellare Josh alla perfezione. Il ragazzo schiuse le labbra in un chiaro tentativo di dire la propria su una verità assoluta, una certezza che tuttavia non avrebbe ammesso di condividere né di riconoscere, ma Erin fu più veloce e riprese da dove aveva interrotto, insinuando nel ragazzo l'incertezza di essere stato letto da lei come da nessun altro prima.
    Ascoltò ciò che la ragazza aveva da dire sui Black Opal e, fin dalla prima affermazione, sorrise.
    «E' una critica al mio modo di pensare o al loro?»
    Non aveva tutti i torti, comunque: i Black Opal erano in un certo qual senso i Serpeverde di Hogwarts bagnati dell'avventatezza dei Grifondoro, un'accoppiata decisamente pericolosa.
    Si lasciò avvolgere, colse la sua voce come un balsamo su una ferità per troppo tempo trascurata.
    «Prima o poi mi dirai dov'è che non guardo?»
    C'era della genuinità in quella ragazza. Un'apertura totale a cui Josh era stato abituato tempo addietro da due sole persone nella propria vita. Era quel che più aveva amato di loro, se di amore si può parlare; una dote che temeva che il tempo avesse trascinato via.
    Annuì e la strinse maggiormente a sé, sapendo che l'infermiere Maeve lo avrebbe sbattuto fuori da quella stanza non appena lo avesse visto importunare una delle sue pazienti. Ma fino ad allora, si disse, non c'era motivo per andare via.
    Sospirò e lasciò che la mano sinistra vagasse sulla schiena di Erin, intrecciando le dita in quella ragnatela scarlatta che era la sua folta chioma. Nel silenzio che li avvolse non si era reso conto di conoscerla tanto bene da considerare ogni suo dettaglio casa.
    Inconsapevole di cosa sarebbe accaduto l'indomani, Josh chiuse gli occhi e lasciò la mente libera di vagare nei ricordi, portando inevitabilmente a confronto due persone che mai avrebbero dovuto essere equiparate per i più banali motivi.
    Era fatto così, lui: sempre pronto a tirarsi la zappa sui piedi da solo, poiché non abbastanza per soddisfare tutte le persone a cui più teneva al mondo.
    RevelioGDR
     
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7 replies since 6/11/2022, 23:28   173 views
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